Fazzolari: con l’Albania accordo storico sui migranti, non è GuantanamoRoma, 7 nov. (askanews) – L’accordo sui migranti con l’Albania è “un successo storico. Per la prima volta un Paese terzo rispetto all’Ue aiuterà uno Stato europeo nella gestione dell’immigrazione illegale, accogliendo migranti che arrivano via mare. Risultato ottenuto solo grazie alla credibilità in- ternazionale di Meloni”. Lo afferma il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giovanbattista Fazzolari, su ‘Il Corriere della Sera’, che respinge le accuse di voler creare con le due strutture di trattenimento una “Guantanamo”.
Per Fazzolari non si tratterà di un respongimento perché, sostiene, “i migranti soccorsi non arriveranno in Italia, sa- ranno portati direttamente in quelle strutture” che “saranno sotto la giurisdizione italiana. Avranno uno status di extra- territorialità. Lì dentro varranno le nostre regole e le no- stre garanzie”. Fuori varranno “le leggi albanesi”. Ci saranno 3mila posti iniziali, ma si arriverà a “trentaseimila posti l’anno. Ma è un modello che intendiamo replicare con qualunque Paese terzo che dia le garanzie necessarie”.
Infine Fazzolari puntualizza: con l’Ue “c’è stata interlocuzione” e l’Italia procede da sola “ma senza obiezioni da parte della Commissione”.
Il presidente della Repubblica Mattarella è arrivato a SeoulSeoul, 7 nov. (askanews) – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato a Seoul per la visita di Stato in Corea del Sud. Il capo dello Stato, accompagnato in questo viaggio dalla figlia Laura e dal sottosegretario Edmondo Cirielli, si recherà nel pomeriggio , ora locale, al cimitero nazionale per la deposizione di una corona di fiori.
Più tardi visiterà il museo nazionale della Corea. L’incontro con il presidente della Repubblica di Corea, Yoon Suk- yeol è previsto per domani pomeriggio alle 16 (le 8 italiane).
Camera,Montecitorio: stage offerti in linea con quelli altre IstituzioniRoma, 6 nov. (askanews) -“La Camera dei deputati non può che rammaricarsi che un’iniziativa di formazione, perfettamente in linea con i criteri stabiliti dalla legge per i tirocini curriculari, sia rappresentata in modo distorto rispetto alla sua finalità. Non si tratta affatto di lavoro non retribuito. È un’iniziativa di formazione, già in corso da diversi anni sulla base di una convenzione con la Conferenza dei Rettori delle Università italiane – analogamente a quanto avviene per altre Istituzioni pubbliche -, nata dalla volontà di corrispondere a richieste provenienti dalle stesse Università”. LO precisa l’ufficio stampa della Camera.
“Si offre agli studenti meritevoli – afferma Montecitorio- la possibilità di affinare il processo formativo e di apprendimento, di svolgere un’esperienza di conoscenza delle dinamiche istituzionali estremamente qualificante anche ai fini delle future scelte professionali, favorendo la conoscenza di procedure e funzioni degli organi parlamentari e delle strutture amministrative a supporto di quest’ultimi.Al termine di tale periodo, durante il quale è previsto l’accesso gratuito ai servizi di ristorazione della Camera, si richiede agli studenti di elaborare un documento che sintetizzi le esperienze maturate durante il tirocinio.L’iniziativa non discende, quindi, certo dall’esigenza della Camera di reperire forza-lavoro. Per lavorare alla Camera, come noto, occorre superare un concorso e, a questo scopo, l’Istituzione delibera appositi bandi pubblici. Si tratta invece di un percorso curriculare che negli anni ha raccolto consolidati riscontri positivi da parte degli studenti, in linea con le norme di legge e che fa parte di un più ampio programma dell’Istituzione parlamentare di apertura all’esterno e di supporto a progetti che hanno come finalità la più ampia informazione dei meccanismi di funzionamento delle Istituzioni”.
Meloni firma intesa, centri italiani per clandestini in AlbaniaRoma, 6 nov. (askanews) – L’Italia realizzerà due centri per migranti in Albania per poter gestire, a regime, fino a 39 mila casi all’anno. E’ quanto prevede un protocollo di intesa siglato oggi dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal premier albanese Edi Rama. L’intesa, secondo quanto fanno sapere fonti di Palazzo Chigi, era stata di fatto chiusa a Ferragosto, quando la premier aveva passato un paio di giorni ospite di Rama nel Paese delle Aquile (dunque non era né “vacanza” né “aperitivi” come era stato scritto, rivendicano dall’entourage di Meloni).
L’intesa “politica” sarà adesso tradotta in atti normativi e ratificata e i due centri, realizzati a spese dell’Italia, saranno “operativi” entro la primavera del 2024. Nel porto di Shengjin, ha spiegato Meloni, le autorità italiane si occuperanno di sbarco e identificazione con un centro di “prima accoglienza” e per lo “screening”. Un secondo centro, a Gjader, sarà più simile a un Cpr per le successive procedure. La “giurisdizione” nei centri sarà italiana mentre l’Albania (per cui non sono previste compensazioni) collaborerà con le sue forze di polizia per la sicurezza e la sorveglianza esterna. I due centri non accoglieranno gli immigrati che giungono sulle coste e sul territorio italiani ma solo quelli salvati in mare da navi “ufficiali” dell’Italia (dunque non delle Ong). Inoltre non potranno ospitare minori, donne in gravidanza e soggetti vulnerabili. I migranti – ha spiegato Meloni – resteranno nei centri “il tempo necessario per espletare rapidamente le procedure per le domande di asilo”. Potranno accogliere “3 mila persone contestualmente” ma “con le procedure accelerate che grazie a questo governo consentono di processare le richieste in 28 giorni” tale cifra potrà essere mensile. L’obiettivo di Palazzo Chigi è duplice: di “dissuasione” delle partenze e di “deterrenza” rispetto al traffico di esseri umani. “Sono molto soddisfatta del lavoro fatto. Considero questo un accordo di respiro europeo, dimostra che si può collaborare sulla gestione dei flussi a 360 gradi. L’immigrazione illegale di massa è un un fenomeno che l’Ue e gli Stati membri non possono affrontare da soli e la cooperazione con i Paesi, per ora, non dell’Ue può essere decisiva. E’ una soluzione innovativa che dimostra che dalla cooperazione e dall’amicizia possono nascere idee nuove e confido che possa diventare un modello e un esempio da seguire”, ha detto Meloni, confermando il “sostegno” italiano all’ingresso nell’Ue dell’Albania e dei Paesi dei Balcani occidentali. “L’Albania – ha sottolineato – si conferma nazione amica dell’Italia e dell’Ue perchè anche se non fa formalmente parte dell’Ue si comporta come se fosse già un Paese membro di fatto dell’Unione”.
“Questo protocollo di intesa è frutto di una lunga discussione per fare le cose bene, non è una scappatoia, lo facciamo perchè ci crediamo”, ha detto Rama, rimarcando che “l’Albania ha una storia di ospitalità”. Della firma dell’accordo è stata informata l’Unione europea.
Meloni: l’Albania ospiterà due centri italiani per i migranti, firmato un accordo “innovativo”Roma, 6 nov. (askanews) – Con l’Albania “firmiamo un importantissimo protocollo di intesa nella gestione del flussi migratori. L’accordo si pone tre obiettivi: contrastare il traffico illegale; prevenire i flussi irregolari e accogliere chi ha diritto davvero alla protezione. L’Albania darà la possibilità di utilizzare alcune aree in cui l’Italia potrà realizzare a proprie spese e sotto la propria giurisdizione due centri per la gestione dei migranti illegali. Inizialmente potranno accogliere fino a tremila persone”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in conferenza stampa con il premier albanese Edi Rama a Palazzo Chigi, spiegando poi che nei due centri per la gestione dei migranti che l’Italia potrà realizzare in Albania, “a regime” ci potrà essere un “flusso annuale di 36mila”. Le due strutture comunque non accoglieranno “i minori, le donne in gravidanza e i soggetti vulnerabili”.
“Sono molto soddisfatta del lavoro fatto. Considero questo un accordo di respiro europeo, dimostra che si può collaborare sulla gestione dei flussi a 360 gradi e in particolare con quelle nazioni che europee sono. E’ una soluzione innovativa che dimostra che dalla cooperazione e dall’amicizia possono nascere idee nuove e confido che possa diventare un modello ed un esempio da seguire”, ha sottolineato Meloni. “L’Albania – ha aggiunto Meloni – si conferma nazione amica dell’Italia e dell’Ue perché anche se non fa formalmente parte dell’Ue si comporta come se fosse già un Paese membro di fatto dell’Unione. Questa è una delle ragioni, non la sola, per le quali l’Italia da sempre è stata uno dei grandi sostenitori dell’ingresso dell’Albania e dei Paesi dei Balcani occidentali nell’Ue. I Balcani occidentali e l’Albania sono a tutti gli effetti Paesi europei e per questo abbiamo sostenuto il processo di riunificazione”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in conferenza stampa con il premier albanese Edi Rama a Palazzo Chigi. “Noi non avremmo fatto questo accordo con nessun altro Stato Ue”: è quanto ha detto dal canto suo il premier albanese, Edi Rama, commentando l’accordo sui migranti sottoscritto oggi a Roma con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
“Con tutto il rispetto, ma c’è una differenza importante, di natura storica, culturale, ma anche emozionale che lega l’Albania all’Italia e gli albanesi agli italiani”, ha spiegato Rama, parlando in italiano. “Noi non credo che saremo in grado di pagare il debito verso l’Italia, verso il popolo italiano per quello che hanno fatto per noi dal primo giorno in cui siamo arrivati su questa sponda del mare per cercare rifugio, scappare dall’inferno e poter immaginare una vita migliore. Questo debito non si paga. Ma, come già detto in altre occasioni, se l’Italia chiama l’Albania c’è”.
Meloni: accordo per due centri italiani per migranti in AlbaniaRoma, 6 nov. (askanews) – Con l’Albania “firmiamo un importantissimo protocollo di intesa nella gestione del flussi migratori. L’accordo si pone tre obiettivi: contrastare il traffico illegale; prevenire i flussi irregolari e accogliere chi ha diritto davvero alla protezione. L’Albania darà la possibilità di utilizzare alcune aree in cui l’Italia potrà rrealizzare a proprie spese e sotto la propria giurisdizione due centri per la gestione dei migranti illegali. Inizialmente potranno accogliere fino a 3 mila persone”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in conferenza stampa con il premier albanese Edi Rama a Palazzo Chigi.
Meloni riunisce Cdm urgente, cittadinanza alla bimba inglese Indi GregoryRoma, 6 nov. (askanews) – Il Consiglio dei ministri è stato convocato d’urgenza per concedere la cittadinanza italiana a Indi Gregory, la bambina di otto mesi affetta da una rara malattia mitocondriale. L’Alta corte di Londra ha deciso interrompere la ventilazione artificiale alle 15 italiane, nonostante che l’ospedale Bambin Gesù si fosse offerto per delle ulteriori terapie.
La cittadinanza viene conferita sulla base dell’articolo 9 comma 2 della legge 91 del 1992 “in considerazione dell’eccezionale interesse per la comunità nazionale ad assicurare al minore ulteriori sviluppi terapeutici”.
Premierato, Schlein: giù le mani dal presidente della RepubblicaRoma, 5 nov. (askanews) – “Giù le mani dal presidente della Repubblica”. Elly Schlein, in un intervento su La7 alla trasmissione In Onda, boccià senza possibilità di appello la riforma costituzionale proposta dal Governo. Non solo perchè riduce la presidenza della Repubblica a un “elemento di arredo”, ma anche perchè “indebolisce ulteriormente il Parlamento” e “scardina” la forma di repubblica parlamentare.
Il segretario del Pd, interpellato sulla riforma del premierato proposta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni esordsce così: “Facciamoci qualche domanda se il premierato non esiste in nessun altro Paese. C’è stato in Israele per qualche anno, poi sono tornati indietro perchè evidentemente è un sistema che sradica l’equilibrio dei poteri della Costituzione. E’ una riforma che indebolisce ulteriormente il Parlamento, e non ne abbiamo bisogno davanti a un governo che si sta dimostrando campione nell’uso e nell’abuso della decretazione di urgenza”. Ma c’è un altro motivo altrettanto importante secondo Schlein: “E’ una riforma che indebolisce le prerogative del presidente della Repubblica. In questi anni di navigazione difficile per il Paese se c’è una istituzione che ha garantito la stabilità e la credibilità internazionale dell’Italia è il presidente della Repubblica. Giù le mani dal presidente della Repubblica, che con questa riforma diventa un elemento di arredo, una figurina: ecco, questo è uno degli elementi più preoccupanti”.
Secondo il segretario del Pd “Sostanzialmente, per dirla in un modo semplice, è una riforma che scardina la forma di repubblica parlamentare. Cioè se oggi è il Parlamento espressione della volontà popolare, perchè lo eleggono i cittadini, a decidere della vita di un governo con questa riforma sarebbe una persona sola. Un capo solo al comando a decidere della vita del Parlamento. Cambia tutto, quindi è una riforma pericolosa”.
Mattarella torna in Asia, attenzione ai Paesi di importanza strategicaRoma, 5 nov. (askanews) – Sergio Mattarella torna in Asia, dopo la visita in Cina del 2017 la Corea sarà il quarto Paese asiatico per il presidente della Repubblica, un segno di attenzione verso un paese di grandissima importanza strategica. Nel continente il capo dello Stato si fermerà per quasi una settimana: dopo la visita di Stato in Corea (dal 7 al 9) infatti ci sarà la visita ufficiale in Uzbekistan (dal 9 all’11).
La Corea è un paese a noi molto affine, anche loro hanno un’economia votata all’esportazione, con il quale condividiamo posizioni comuni su molti dossier a partire dalla riforma dell’Onu, su cui sia Roma che Seul premono per una maggiore efficacia delle decisioni, la Corea avrà l’anno prossimo il suo seggio non permanente nel Consiglio di sicurezza. Le vicende internazionali e gli equilibri geopolitici saranno certamente al centro dei colloqui. A proposito dei rapporti bilaterali la Corea è la quarta economia dell’Asia ma la prima per interscambio pro-capite e il suo dinamismo nel settore tecnologico la rende attrattiva per noi. Proprio per rafforzare le relazioni economiche nel corso della visita di Mattarella verrà siglato un Memorandum of understanding che ha per oggetto i semi conduttori, microchip e il settore spaziale.
Mattarella arriverà a Seul martedì 7 novembre (ore 14 locali ) e nel pomeriggio, dopo aver deposto una corona di fiori al cimitero nazionale, si recherà in visita al Museo nazionale. La visita di Stato prenderà il via il giorno seguente, 8 novembre, con la visita al Visitor center della Joint Security area, il cosiddetto 38esimo parallelo, un luogo simbolico, al confine con la Corea del Nord. Alle 16 il capo dello Stato sarà al Palazzo Presidenziale per i colloqui con il presidente della Repubblica di Corea Yoon Suk-yeol. Dopo la firma delle intese ci saranno dichiarazioni alla stampa. Il giorno seguente, 9 novembre, Mattarella, dopo aver incontrato la comunità italiana che vive in Corea, si recherà in visita nella città di Daegu, dove visiterà un celebre Tempio buddista che è anche sito Unesco, sarà la parte culturale della visita di Stato.
La visita in Asia del presidente della Repubblica proseguirà in Uzbekistan dove Mattarella arriverà sempre il 9 novembre, in serata. Il viaggio nella ex repubblica sovietica è un ritorno importante e molto richiesto, l’ultimo capo dello Stato che vi si recò fu Oscar Luigi Scalfaro nel 1997. Lo scorso giugno il presidente della Repubblica dell’Uzbekistan, Shavkat Mirziyoyev, è venuto in Italia in visita ufficiale, in quell’occasione la sigla di un accordo di partenariato strategico per consolidare i rapporti bilaterali. Nel corso di quella visita infatti il presidente Uzbeko ha preso parte ad un forum di imprenditori a Milano, una tappa verso il rafforzamento della collaborazione in settori strategici quali energia, trasporti, infrastrutture, farmaceutica, agricoltura e metallurgia ma anche beni di consumo come arredamento, prodotti tessili e settore automobilistico. C’è la volontà di incrementare gli investimenti reciproci, anche attraverso una maggiore partecipazione in progetti economici bilaterali da parte di organizzazioni come Cassa Depositi e Prestiti e il Fondo per la Ricostruzione e lo Sviluppo dell’Uzbekistan. Per la sua posizione strategica tra due grandi forze l’Uzbekistan è alla ricerca di una maggiore autonomia e perciò cerca di rafforzare i rapporti con l’Occidente e con l’Europa. Anche in questa ottica Tashkent ha mantenuto una posizione di equilibrio sulla guerra in Ucraina, anche se ovviamente qui l’influenza russa ha un suo peso. Mattarella, che in questo viaggio in Asia sarà accompagnato dal viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli, oltre alla capitale Tashkent in Uzbekistan visiterà altre due città rilevanti da un punto di vista culturale: Samarcanda e Khiva.
I colloqui ufficiali si svolgeranno nel palazzo presidenziale a Tashkent venerdì 10 novembre alle 11.30, a questi seguirà la firma delle intese, si tratta di un negoziato su investimenti reciproci. Il capo dello Stato prenderà quindi parte alla cerimonia di piantumazione di un albero nel Viale degli Ospiti illustri nei giardini del Palazzo. Alle 17 (ora locale) Mattarella si recherà nella sede del Politecnico di Torino a Tashkent, un piccolo campus che testimonia la collaborazione a livello culturale e universitario tra i due paesi, qui terrà un breve discorso di saluto al termine del seminario: Direzione 4.0 dell’industria dell’Uzbekistan. Partecipano il rettore del politecnico di Torino a Tashkent e il ministro dell’Istruzione della repubblica dell’Uzbekistan. Sabato 11 Mattarella a Samarcanda visiterà il centro storico della città che comprende le tre madrase di Ulugh Beg, Tilya Kori e Sher-Dor, al termine il professore dell’università di Bologna Simone Mantellini presenterà lo spazio espositivo temporaneo dedicato alla missione arecheologica congiunta italo-uzbeka nel sito di Kofir Qal’a. Sempre in mattinata il capo dello Stato e la figlia Laura visiteranno il complesso monumentale Shah-i Zinda. Quindi il trasferimento a Urgench, 500km a est di Samarcanda, e la visita al centro storico di Khiva, un luogo emblematico perchè parte della storica via della Seta. Nel pomeriggio dell’11 il rientro alla volta di Roma.
M.O., Salvini in piazza a Milano: fascista chi attacca IsraeleMilano, 4 nov. (askanews) – Come promesso di bandiere della Lega in largo Cairoli non se ne sono viste e Matteo Salvini ha rivendicato il carattere “non di partito” della manifestazione pro Israele “Senza paura” organizzata per “la difesa dell’Occidente e delle libertà”. Eppure sul palco si sono avvicendati soprattutto ministri, governatori e sindaci leghisti, prima che lo stesso Salvini cominciasse il suo comizio con un attacco agli avversari dell’altra manifestazione, quella pro Palestina, che hanno sfilato in contemporanea da Porta Venezia: “A qualche centinaio di metri da qui c’è un’altra manifestazione di cosiddetti antifascisti che stanno attaccando Israele”, ma “gli ultimi fascisti rimasti” sono questi “nostalgici dell’odio e della paura”.
Una sfida a distanza che Salvini ha cercato di evitare venisse intesa come un esempio di “scontro di civiltà” in atto perché, ha ribadito, “il nemico non è l’Islam, ma il fanatismo, l’estremismo” e il terrorismo islamico che “è la piaga di questo secolo”. Occorre però ricordare, ha proseguito, che “l’antisemitismo è una piaga virulenta, un cancro, qualcosa di disgustoso”, un problema da affrontare “con serenità e determinazione anche in casa nostra, nessuno spazio, nessuna compassione per quelli che educano all’odio”. L’ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, ha inviato un messaggio nel quale ha ringraziato il vicepremier e “tutto il governo italiano” per la “forte solidarietà espressa” dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre “che ci ha profondamente commossi”. Un operaio musulmano, Ayoub Ouassif, ha poi attaccato Hamas e il suo uso strumentale della religione islamica per i propri fini. Ma ad alzare i toni è stata la sindaca di Monfalcone, Annamaria Cisint, secondo la quale occorre “lavorare insieme” per fermare “l’islamizzazione” della società italiana: “Da noi oggi l’Imam ti dice: non siamo interessati all’integrazione, perché noi vogliamo sostituirvi” per cui occorre “bloccare subito questo processo” perché “il buonismo ci porterà alla sostituzione”.
Per Salvini la piazza di oggi è stata comunque e soprattutto “la dimostrazione fisica che noi non abbiamo paura”. Rappresentanza di una parte della società “che reclama la libertà di pensiero e di parola. Una piazza contro l’odio, la violenza e contro il cancro disgustoso dell’antisemitismo. Una piazza a difesa dell’esistenza dello Stato di Israele e che chiede come obiettivo finale due popoli e due Stati”, ha ribadito. Il filo conduttore mediorientale è infine l’occasione per qualche riferimento casalingo, a favore di chi chiede maggiore sicurezza a Milano e contro la “politica che strizza l’occhio allo sballo e alle droghe”.