Strage di Bologna, Schlein su De Angelis: dimissioni immediateRoma, 6 ago. (askanews) – “Lo abbiamo detto in piazza di fronte alla stazione solo qualche giorno fa, il 2 agosto, in occasione dell’anniversario della strage di Bologna: non accettiamo ulteriori depistaggi e tentativi di riscrivere la storia, negando le evidenze processuali per cui l’associazione dei familiari delle vittime si è tanto battuta e la Procura di Bologna e le forze dell’ordine hanno lavorato in questi anni. Tantomeno se questi tentativi ignobili arrivano dal portavoce del Presidente della Regione Lazio: servono dimissioni immediate. Se non riescono a farlo i vertici della Regione Lazio sia la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a prendere provvedimenti immediati. È grave che Meloni il giorno della commemorazione non sia riuscita a dire che quella di Bologna sia stata una strage neofascista, sarebbe gravissimo se continuasse a permettere ai suoi sodali di stravolgere la verità processuale. Ponga fine, una volta per tutte, a questa scellerata aggressione alla storia del ‘900. Le evidenze processuali dimostrano che è stata una strage di matrice fascista commessa da organizzazioni neofasciste, con un disegno eversivo, facilitato da apparati deviati dello Stato. E se qualcuno fatica a riconoscerlo non è adatto a ricoprire incarichi istituzionali di nessun tipo”. Lo ha affermato la segretaria del Pd, Elly Schlein.
Pichetto: vedrò “Ultima generazione” ma basta atti contro i monumentiRoma, 6 ago. (askanews) – “Davanti a quello che sta avvenendo nessuno può permettersi di negare e neppure di minimizzare. Come ho avuto modo di ribadire: non è il momento storico dei catastrofisti ma neppure quello dei negazionisti. Serve realismo. Il senso della responsabilità ci obbliga all’azione, senza seguire ideologie di sorta. È la via che in Italia il Governo sta seguendo con ferma determinazione con le politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici messe in atto in modo coordinato da tutti i ministeri e in modo particolare dall’Ambiente”. Lo scrive il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nella lettera pubblicata da Repubblica alla vigilia dell’incontro con i giovani di Ultima Generazione.
Si tratta – ha proseguito il ministro di un tema che “non è ormai più so-lo un imperativo etico e morale, ma è anche un preciso dettato del-la nostra Carta Costituzionale, perché la Repubblica ‘tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni’, come recita la Costituzione all’articolo 9, recentemente modificato”. “In questo quadro – ha proseguito – ho deciso di incontrare alcuni rappresentanti di ‘Ultima Generazione’, un’associazione che ha chiesto di essere ricevuta per manifestare le proprie po- sizioni sui fenomeni climatici sempre più estremi che colpiscono l’Italia e l’Europa come altre aree del mondo. Sono stato però molto chiaro quando ho acconsentito alla loro richiesta: il Governo li incontra nel pieno rispetto dell’articolo 21 della Costituzione della Repubblica secondo il quale ‘tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero’, ma questi ragazzi, che certamente raccolgono alcune istanze che hanno annunciato di voler presentare a tutte le forze partitiche come al Governo, non possono essere portatori della verità, soprattutto se rappresentano le loro idee col metodo della violenza”.
“Sono certo che per questa mia scelta arriveranno critiche ‘a prescindere’ perché l’ambiente è uno dei temi centrali nel dibattito politico globale. Ma la via da percorrere per il ministro dell’Ambiente è tanto stretta quanto obbligata. Ho accettato di ascoltare i rappresentati di ‘Ultima generazione’ nella speranza di far loro comprendere che va immediatamente interrotta ogni azione volta ad ‘aggredire’ i monumenti del nostro Paese. Un patrimonio storico e culturale che tutti devono impegnarsi a custodire e valorizzare. Non a danneggiare”.
De Angelis (capo comunicazione Reg. Lazio) ha una sua verità sulla strage di BolognaRoma, 6 ago. (askanews) – “Come ogni libero cittadino di questa Nazione, ho esercitato il diritto di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare”. Lo scrive su Facebook, Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione Istituzionale della Regione Lazio, dopo le polemiche nate per il post scritto sulla strage di Bologna. “Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso”, ha aggiunto De Angelis.
“Posso dimostrare a chiunque abbia un’intelligenza media e un minimo di onestà intellettuale – aveva scritto De Angelis sul social – che Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrano nulla con la strage. Dire chi è responsabile non spetta a me, anche se ritengo di avere le idee chiarissime in merito nonché su chi, da più di 40 anni, sia responsabile dei depistaggi. Mi limito a dire che chi, ogni anno e con toni da crociata, grida al sacrilegio se qualcuno chiede approfondimenti sulla questione ha sicuramente qualcosa da nascondere”.
Fisco, Meloni: riforma storica, meno tasse per famiglie e impreseRoma, 4 ago. (askanews) – “Sono molto soddisfatta dell’approvazione in via definitiva in Parlamento della delega fiscale. Una riforma strutturale e organica, che incarna una chiara visione di sviluppo e crescita e che l’Italia aspettava da cinquant’anni. Meno tasse su famiglie e imprese, un fisco più giusto e più equo, più soldi in busta paga e tasse più basse per chi assume e investe in Italia, procedimenti più semplici e veloci”. Lo afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
“Sono alcuni dei principi – prosegue – di un provvedimento storico che rivoluzionerà il rapporto tra Fisco, cittadini e imprese e che il Governo lavorerà per attuare concretamente con i decreti attuativi. Un impegno preso con i cittadini che oggi abbiamo onorato, nell’interesse dell’Italia”.
Ok alla delega per il nuovo fisco. Resta il nodo copertureRoma, 4 ago. (askanews) – Via libera finale della Camera dei deputati in terza lettura al disegno di legge delega sulla riforma fiscale con 184 voti favorevoli 85 voti contrari. Il provvedimento, presentato il 23 marzo, è stato licenziato in prima lettura dalla Camera il 12 aprile ed in seconda lettura con modifiche dal Senato il 2 agosto.
Come promesso dal governo il disegno di legge viene quindi convertito prima della pausa estiva del Parlamento in modo da poter iniziare ad esercitare la delega, che vale 24 mesi, già entro quest’anno con il varo dei primi decreti delegati. L’esecutivo dovrà fare i conti con le risorse a diposizione e con ogni probabilità le prime misure ad essere attuate saranno quelle che non richiedono coperture. Il ddl disegna la cornice della riforma fiscale che non dovrà comportare oneri per le casse dello Stato, né aggravi della pressione fiscale. In buona parte si finanzierà con la revisione delle oltre 600 tax expenditure, che hanno un costo di 165 miliardi, ma nel corso dei prossimi due anni serviranno ulteriori risorse per rivedere il sistema delle entrate.
La delega, definita dal viceministro all’economia Maurizio Leo “una svolta nel nostro sistema tributario”, tocca infatti tutti i tributi, diretti e indiretti, degli enti territoriali, doganali e sui giochi. Per l’Irpef si prevede la revisione di aliquote e scaglioni con la prospettiva dell’aliquota unica (flat tax). Ma questo è un obiettivo graduale di legislatura come ha anche precisato Leo alla Camera: “Le famose quattro aliquote rendono la vita difficile ai contribuenti, vogliamo addolcire la curva iniziando da tre aliquote per arrivare gradualmente verso la flat tax, senza abbandonare la logica della progressività che si può ottenere anche attraverso il meccanismo delle deduzioni e delle detrazioni”.
L’Ires, che versano le società di capitali, sarà più bassa sulla quota di reddito che viene destinata a investimenti o assunzioni. Una parte importante della delega è riservata alla semplificazione dei procedimenti dichiarativi, accertativi, di riscossione e del contenzioso. Quanto alle procedure di accertamento, il nuovo fisco punta sul potenziamento della cooperative compliance e sull’istituzione del concordato preventivo biennale per i contribuenti, titolari di reddito di impresa o di lavoro autonomi, di minori dimensioni. Con quest’ultimo istituto, in sostanza, i contribuenti avranno la possibilità di aderire alla proposta che formula l’Agenzia delle Entrate sulla base delle informazioni contenute nelle banche dati, per il pagamento delle imposte sui redditi per due anni. Eventuali maggiori o minori redditi imponibili rispetto a quelli proposti dall’Agenzia diventano irrilevanti ai fini del pagamento delle imposte, fermi restando gli obblighi contabili e dichiarativi.
Questa misura ha attirato molte critiche dalle opposizioni che la vedono come un allentamento della lotta all’evasione tanto da spingere lo stesso Leo ad affermare in Aula che “Il concordato preventivo biennale non è un regalo agli evasori, tutt’altro. Si basa sulla tecnologia, sull’intelligenza artificiale, sull’interoperabilità delle banche dati, sull’analisi predittiva”. Il primo esame della Camera ha apportato una serie di modifiche al testo. Tra le principali figurano l’aliquota agevolata per le tredicesime, gli straordinari sopra una certa soglia e i premi di produttività e la possibilità di rateizzare il pagamento degli acconti e del saldo Irpef per gli autonomi e gli imprenditori individuali. Più “pesanti” gli emendamenti approvati in seconda lettura al Senato come lo stop al pignoramento automatico sui conti correnti che avverrà solo dopo una procedura semplificata ed informatizzata. A Palazzo Madama sono state poi escluse le sanzioni penali per dichiarazione infedele per le imprese che aderiscono all’adempimento collaborativo e che hanno comunicato in via preventiva l’esistenza di rischi fiscali. Inserito anche l’istituto dell’adempimento collaborativo per chi trasferisce la residenza in Italia o in Italia detiene un reddito oltre un milione anche attraverso un trust. Via libera inoltre a Rid e pagamenti elettronici per gli adempimenti tributari, alla disponibilità dei modelli fiscali due mesi degli adempimenti e alla riduzione dei tempi di rimborso per i contribuenti più affidabili individuati secondo l’indice ISA. Alla ripresa di settembre il primo passaggio per arrivare all’implementazione concreta della delega sarà la definizione della Nadef e quindi degli spazi di bilancio, che allo stato attuale appaiono strettissimi, a disposizione dei decreti delegati. “Quando avremo certezze sulle risorse faremo previsioni sull’attuazione delle misure. Dobbiamo attendere l’andamento dei conti del 2023 e la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza” ha spiegato Leo riconoscendo che “nel 2024 potranno entrare in vigore i provvedimenti della riforma che non richiedono coperture, ad esempio quelle sui procedimenti”. Oltre ai voti della maggioranza, la delega ha incassato il voto favorevole di Azione-Italia Viva “dovuto al fatto – ha spiegato Luigi Marattin – che ricalca in toto il lavoro parlamentare fatto nella scorsa legislatura e confluito nella delega Draghi”. Arriva invece un giudizio decisamente negativo del Pd che con la segretaria Elly Schlein definisce la delega fiscale una misura che “rende più profonde le già insopportabili iniquità del sistema fiscale con la introduzione di nuovi regimi di favore che sottraggono altri redditi alla progressività e violano il principio di equità orizzontale”. Bocciatura netta anche dal M5S che con il capogruppo in commissione finanze della Camera, Emiliano Fenu, rileva che “questa riforma è una patacca che non abbasserà le tasse di mezzo euro, perché non sa o non ha il coraggio di recuperare davvero risorse utili ad alleviare il carico tributario a lavoratori, famiglie e imprese”. Alleanza Verdi Sinistra sottolinea che nella delega “non c’è nessuna misura per alzare la tassazione sulle rendite, sulle grandi ricchezze e sugli extraprofitti da indirizzare al welfare e per abbassare la pressione fiscale sui soliti noti” mentre per +Europa “i principi della delega fiscale sono molto ampi, quasi una delega in bianco” mentre “è sparita dai radar la digitalizzazione del catasto, una misura di civiltà”.
Le ultime cose successe al Centro sperimentale di cinematografiaRoma, 4 ago. (askanews) – La presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia Marta Donzelli e le consigliere di amministrazione Cristiana Capotondi (nella foto, Ndr.) e Guendalina Ponti hanno formalizzato le loro dimissioni con una lunga dichiarazione in cui ripercorrono la vicenda che le ha spinte a questa scelta dolorosa e ringraziano chi le ha sostenute fino ad oggi.
“Ci riferiamo al decreto legge n. 75/2023 convertito in legge in data 3 agosto 2023, in attesa di firma da parte della Presidenza della Repubblica e di successiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale”, si legge nel testo del comunicato. “Tale disposizione introduce significative modifiche all’assetto degli Organi della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia (Consiglio di Amministrazione e Comitato Scientifico) stabilendo che, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, si provveda alla sostituzione degli attuali Organi con un nuovo Consiglio di Amministrazione ed un nuovo Comitato Scientifico”, hanno sottolineato.
“Preso atto di quanto sopra abbiamo formalizzato le nostre immediate dimissioni, rimettendo il mandato propostoci dall’allora Ministro della Cultura e poi ratificato ad ampia maggioranza dalle Commissioni Cultura di Camera e Senato nel marzo del 2021; tale mandato era stato da noi accettato con lo spirito di mettere a disposizione le nostre professionalità, le nostre diverse esperienze e competenze, nella consapevolezza, sempre condivisa, di essere chiamati a operare nell’interesse pubblico”, hanno spiegato Donzelli, Capotondi e Ponti. “Al nostro fianco nel CdA, fino alla sua prematura e drammatica scomparsa lo scorso 19 luglio, Andrea Purgatori è stato un insostituibile compagno di viaggio, nell’affrontare una sfida nuova e particolarmente complessa, a favore di una delle più importanti e antiche istituzioni culturali del nostro Paese, una Fondazione i cui due settori fondamentali sono la Scuola Nazionale di Cinema, dedicata all’alta formazione nel campo del cinema e dell’audiovisivo, e la Cineteca Nazionale”, hanno ricordato.
“La necessità di dover far fronte a una stagione unica, legata tra l’altro all’investimento dei fondi PNRR di cui la Fondazione è assegnataria, ci ha spinto a ricercare con responsabilità quelle che ad avviso del Consiglio (di concerto con il Collegio dei Revisori e la Direzione generale) erano le migliori soluzioni per cogliere a pieno un’opportunità irripetibile – hanno spiegato ancora, sottolineando – Proprio con riferimento ai fondi PNRR in data 26 gennaio 2023 la Fondazione ha sottoscritto con il Ministero della Cultura una convenzione, a valle di uno specifico decreto dell’attuale Ministro della Cultura; successivamente l’operazione è stata approvata dalla Corte dei Conti”. “La nostra attività è stata pianificata con l’obiettivo di completare, laddove possibile, o portare al massimo grado di avanzamento entro il termine di scadenza del nostro mandato, fissato per il marzo del 2025, le previste progettualità che, ove pienamente realizzate, permetteranno di confrontarsi con le grandi scuole e cineteche internazionali all’insegna della modernità e dell’efficienza”, hanno affermato.
“Il 31 luglio 2023 è stato convocato l’ultimo Consiglio di Amministrazione, che ha deliberato le materie urgenti. Nel rimettere il nostro mandato abbiamo consegnato al Ministero della Cultura una dettagliata relazione identificando le principali questioni aperte”, hanno scritto. Infine hanno ringraziato “pubblicamente il Comitato scientifico, tutti i dirigenti, i dipendenti, i collaboratori della Fondazione, gli insegnanti della Scuola che con impegno e dedizione ci hanno supportato nell’arco del nostro mandato, costituendo un importante punto di riferimento per lo sviluppo delle tante attività”. E poi fatto “un grande augurio agli allievi della Scuola Nazionale di Cinema, che sono un’eccellenza del nostro paese e rappresentano il futuro del nostro cinema e dell’industria audiovisiva, affinché mettano a frutto nel migliore dei modi i loro talenti, la loro creatività e le competenze acquisite in un percorso formativo complesso e altamente selettivo”.
Lunedì ci sarà l’ultimo Consiglio dei ministri prima delle vacanzeRoma, 4 ago. (askanews) – Taxi, caro-voli, norme sulla giustizia. L’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva si preannuncia con un ordine del giorno particolarmente corposo. La seduta dovrebbe essere convocata per le 17 di lunedì (oggi è in programma il pre-consiglio a Palazzo Chigi) con all’ordine del giorno due decreti. Il primo conterrà varie norme, ma gli interventi principali riguardano il riordino del servizio di taxi e un intervento contro la crescita dei prezzi dei biglietti aerei. Sui taxi stanno lavorando il ministro dei Trasporti Matteo Salvini e quello delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Sul tema (spinoso) ieri sera c’è stato un vertice al termine del Cdm con Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Raffaele Fitto, Giancarlo Giorgetti, Alfredo Mantovano e gli stessi Salvini e Urso. Con il decreto – tra le altre cose – sarà introdotta la possibilità per i Comuni di rilasciare entro un termine predeterminato una licenza aggiuntiva a ciascun titolare che ne faccia richiesta e che abbia i requisiti. Sarà consentito anche rilasciare licenze aggiuntive provvisorie per incrementare il servizio in occasione di particolari eventi (come il Giubileo) e sarà semplificato il meccanismo delle doppie guide. Previste anche ulteriori agevolazioni per l’acquisto di vetture elettriche o ibride. Per quanto riguarda il caro-voli, lo stesso Urso ha annunciato che nel dl ci sarà una “stretta”, operativa da subito, “perché grazie al monitoraggio fatto con la legge trasparenza che riguardava anche gli altri settori in cui si verificano aumenti anomali dei prezzi abbiamo potuto verificare che l’algoritmo che veniva realizzato crea una distorsione di mercato”. Previsto anche un “tetto” alle tariffe dei voli per le isole in concessione, che varrà dalle “prossime gare”.
Il secondo decreto, invece, interverrà sul tema della giustizia. In particolare, come aveva annunciato Meloni nelle scorse settimane, è necessario intervenire dopo una sentenza della Cassazione (la numero 34895) che ha dichiarato illegittime le intercettazioni disposte nei confronti di un imputato che non era accusato direttamente di associazione mafiosa, bensì di un reato ad aggravante mafiosa. In questo modo, era stato l’allarme lanciato dalla premier, “rischiano di andare impuniti per un supposto vizio procedurale delitti della massima gravità”. Il decreto farà chiarezza evitando questa eventualità. Quello di lunedì dovrebbe essere l’ultimo appuntamento prima della pausa estiva. Meloni dovrebbe prendersi qualche giorno di riposo fino a dopo ferragosto, per tornare poi al lavoro in vista di un settembre pieno. In un mese ci saranno grandi appuntamenti internazionali (il G20 di New Dehli, l’Assemblea generale dell’Onu a New York) e l’avvio del lavoro sulla manovra. Su questo, mercoledì scorso, la presidente del Consiglio ha avuto un incontro con Giorgetti, per iniziare a delineare i contorni di una legge di Bilancio che non sarà semplice da scrivere, dati i vincoli dei conti pubblici e il complesso quadro internazionale. Anche per questo ieri ha riunito a Palazzo Chigi i capigruppo di maggioranza, chiedendo massima “coesione” per i prossimi mesi.
Fisco, Schlein (Pd): delega premia evasori e viola principio equitàMilano, 4 ago. (askanews) – “La delega fiscale approvata dalla Camera rende più profonde le già insopportabili iniquità del sistema fiscale con la introduzione di nuovi regimi di favore che sottraggono altri redditi alla progressività e violano il principio di equità orizzontale che richiede che a pari reddito si paghi pari imposta”. Così in una nota la segretaria del PD Elly Schlein, che aggiunge: “A chi evade le imposte vengono promessi, senza alcuna verifica sulla sua situazione di difficoltà economica, sconti di sanzioni e interessi, tempi biblici di pagamento e futuri condoni”.
La delega, prosegue Schlein, “contiene mirabolanti promesse di riduzioni fiscali che renderebbero insostenibile, se realizzati, il nostro sistema di welfare. Si tradurranno invece in regali sostanziali per alcuni e piccoli sconti per altri. Come sempre avviene quando la bussola non è un fisco giusto, ma la distribuzione di privilegi corporativi”.
Dossieraggi, Renzi: inaccettabili condizionamenti alla politicaMilano, 4 ago. (askanews) – “Quello che che la vicenda Crosetto fa capire è che ci sono strani intrecci tra mondi diversi: qualche redazione, qualche investigatore, qualche magistrato, qualche pezzo delle istituzioni pubbliche hanno lavorato insieme alla costruzione di dossier e soprattutto alla distruzione dell’immagine di qualche politico. Chi ha letto “Il Mostro” non si stupisce più di nulla. Ma spero che sia chiaro – adesso – perché sto facendo da anni una battaglia su alcuni temi impopolari, rimettendoci tempo e denaro e pagando un prezzo personale altissimo. Non possiamo accettare che una valle delle nebbie condizioni la vita politica di questo Paese”. Lo scrive Matteo Renzi, nella newsletter inviata ai suoi sostenitori.
“E spero che sia chiaro perché in alcuni passaggi ho fatto scelte molto difficili: scrivere Il Mostro, in primis; denunciare alcune storture come sull’Autogrill e su Open; mettermi di traverso sull’elezione a Presidente della Repubblica della Direttrice dei servizi segreti. Quel gran genio di Leo Longanesi diceva: ‘Quando finalmente potremo dire la verità, non ce la ricorderemo’: vorrei evitare che ciò accada. Per adesso un grande abbraccio di solidarietà a Guido Crosetto”, conclude sul punto Renzi.
Meloni stoppa patrimoniale. Riunione con maggioranza per coesioneRoma, 3 ago. (askanews) – La “patrimoniale” fa fibrillare per qualche ora il governo, prima che Giorgia Meloni intervenga per chiarire che non si farà.
A far scoppiare il caso è stato un ordine del giorno di Nicola Fratoianni (Avs) in cui si chiedeva all’esecutivo di valutare una tassa per i patrimoni sopra i 500 mila euro destinata a finanziare l’istruzione. In Aula alla Camera la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassineti (Fdi) ha dato “parere favorevole, con riformulazione”. Un ‘pasticcio’ che per alcune ore fa sì che l’opposizione parli di “maggioranza Meloni-Fratoianni”. A chiudere la questione è stata la presidente del Consiglio: poco prima delle 16 un “off” di Palazzo Chigi ha chiarito che “il governo ha velocemente valutato la proposta e altrettanto velocemente concluso che non intende dare seguito alla stessa”.
Resta il fatto che l”incidente’ (dopo quello ‘simile’ su Visibilia del giugno scorso) ha fatto scattare un allarme sul raccordo tra esecutivo e Parlamento. Questo è stato uno dei punti affrontati nel corso del pranzo – che era già stato programmato da tempo – che ha visto seduti al tavolo a Palazzo Chigi la premier, i due vice Antonio Tajani e Matteo Salvini e i capigruppo della maggioranza. Il ‘caso’ Fratoianni, per Meloni, secondo quanto riferito da alcuni presenti alla riunione, è “il classico esempio di ciò che accade quando c’è scollamento tra Parlamento e governo”, che va evitato ponendo “massima attenzione”. Da qui l’invito a “coordinarci di più ed essere ancora più coesi”. E’ stata poi fatta una ricognizione sui principali dossier che si presenteranno alla ripresa dell’attività, in particolare la legge di Bilancio e le Europee. Sull’appuntamento elettorale di giugno (con sistema proporzionale) Meloni avrebbe sottolineato l’opportunità di una competizione non troppo esasperata tra gli alleati. Un invito simile avrebbe fatto anche sulla manovra: “Cerchiamo di evitare proposte spot”. In serata Meloni ha poi riunito il Consiglio dei ministri, con all’ordine del giorno, tra le altre cose, il disegno di legge con nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento. Una seduta più rilevante per i contenuti sarà però quella che – probabilmente – si terrà lunedì prossimo. Sul tavolo, tra le altre cose, le norme per la riforma del servizio di taxi, su cui al termine del Cdm c’è stata una riunione a cui hanno partecipato oltre alla premier i ministri Adolfo Urso, Antonio Tajani, Matteo Salvini, Raffaele Fitto e Giancarlo Giorgetti. L’obiettivo è arrivare a lunedì con un decreto. La proposta messa a punto al momento sembra non essere ancora gradita ai tassisti, ma la presidente del Consiglio sarebbe decisa ad andare avanti, convinta che l’idea del governo sia equilibrata e che garantisca sia gli investimenti fatti dagli operatori che l’esigenza di incrementare la concorrenza e le licenze.