Tajani: l’attacco alla cattedrale di Odessa è un atto criminaleMilano, 23 lug. (askanews) – “Odessa è patrimonio Unesco, colpire centro della cristianità è un atto criminale, un atto indegno”. Così il ministro degli esteri, Antonio Tajani, ha commentato inntervendo in diretta a Omnibus su La7 l’attacco missilitico russo che ha colpito la città di Odessa distruggendo parzialmente la storica cattedrale della Trasfigurazione. “Una violenza inaccettabile”, ha aggiunto il ministro che poi ha puntualizzato: “Stiamo lavorando con il Maxxi, con la Triennale e con l’architetto Boeri per partecipare alla ricoscostruzione architettonica dell’Ucraina”.
Bonaccini tiene acceso il motore riformista del Partito DemocraticoCesena, 22 lug. (askanews) – Stefano Bonaccini lo ha ripetuto fino allo sfinimento (“guai a dividerci tra noi”, “non vogliamo indebolire la segretaria”, “questa non è una corrente”) e non c’è motivo di non credere alle sue parole. Ciononostante, la kermesse di “Energia popolare”, l’area politico-culturale (così la definisce) che fa riferimento al presidente del Pd e che rappresenta la minoranza uscita sconfitta dal congresso del febbraio scorso, ha segnalato con vigore che le divergenze di vedute politiche con la segreteria Elly Schlein sono forti e numerose, nonché i malumori che serpeggiano tra alcuni membri della minoranza. Il fil rouge dello scontento riguarda, in estrema sintesi, le idee riformiste, che in molti sentono minacciate dal nuovo corso del partito.
Oggi l’intervento più “duro” nei confronti della nuova gestione è stato quello del presidente del Copasir Lorenzo Guerini: “Io la dannazione della memoria – ha detto Guerini riferendosi agli strali incessanti della nuova segreteria contro l’ex segretario ed ex premier Matteo Renzi – non riesco più a tollerarla, non porta il partito a guardare il futuro. Sono d’accordo sul dire, come fa Stefano Bonaccini, che non bisogna segare il ramo su cui siamo seduti, ma io ho preoccupazione per l’albero, a partire delle sue radici”, perché se alcune radici col tempo nuovo” si ritiene che possano “essere tagliate, allora rischiamo di far cadere l’albero”. Più “conciliante” Delrio, anch’egli di provenienza “renziana”, che ha usato una metafora alpinistica: “Siamo tutti attaccati alla stessa corda, non si taglia la corda al capo cordata, ma spesso da sotto vedi se il capo cordata sta prendendo la via sbagliata, se si sta mettendo sotto un tetto e dobbiamo avere la libertà di dirlo perché se va sotto un tetto precipita lui e ci trascina tutti giù”.
Ma posizioni più “estremistiche”, e probabilmente più indicative dello stato d’animo di molti dirigenti e militanti del Pd, erano state espresse ieri, da esponenti minori. Tra tutti, l’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, assolto dopo sette anni dalla Cassazione per il reato di turbativa d’asta, il quale aveva denunciato tra gli applausi scroscianti, e alla presenza della Schlein, una “subalternità culturale sulla giustizia che proprio non mi va giù”, e sul tema del giustizialismo era arrivato ad evocare nientepopodimeno che Bettino Craxi (“Quando un magistrato si mette a dare la caccia ad una persona e non ad un reato, è un grave errore, e lo dico pensando alla vicenda di Craxi”), mentre da imprenditore aveva invitato a riflettere sulla bontà del Job Act renziano (“Se non ci fosse stato avrei fatto fatica ad assumere”), sottolineando infine, senza giri di parole, “l’infantilismo post-renziano” che sembra aver colpito la nuova dirigenza. Parole dirompenti, tanto che oggi il senatore Alessandro Alfieri, membro della segreteria e componente di “Energia popolare”, ha voluto precisare che “gli applausi di ieri a Uggetti non erano, come ha scritto un giornale, applausi a Craxi ma a una persona che ha subìto per sette anni quello che ha subìto”.
Poi con Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e padre nobile del Partito democratico, che ha toccato soprattutto temi di geopolitica, si è volato alto. Il professore ha parlato della necessità del riformismo, “indispensabile nella situazione attuale” italiana e mondiale, “accompagnato da una certa necessità di un radicalismo che in famiglia, fino a poche settimane fa – ha detto riferendosi con tutta probabilità alla scomparsa dell’amata moglie Flavia -, avremmo definito ‘radicalismo dolce’. Il Pd ha ancora la possibilità di essere perno di questa trasformazione, ma può farlo – secondo Prodi – solo con uno spirito unitario, condizione affinché possa ritornare a essere guida della nostra Italia”. E così Bonaccini, nelle sue conclusioni, ha avuto strada facile per evocare un ritorno alla vocazione maggioritaria di veltroniana memoria. “Abbiamo bisogno che il nostro riformismo torni a essere popolare e di popolo, ma anche che la nostra radicalità non diventi settarismo, elitarismo e massimalismo, perché – ha spiegato il presidente del Pd – un grande partito sa riconoscere tutte le minoranze e difende strenuamente i loro diritti, ma lo fa parlando, convincendo e provando a rappresentare, però, la maggioranza dei cittadini. È la differenza che separa la testimonianza e il movimentismo dalla vocazione maggioritaria che io non intendo abbandonare e vorrei riscoprissimo. Non che da solo possiamo bastare – ha precisato – ma dobbiamo rappresentare il paese per tornare a governare. Il successo del Pd dipende anche da noi perché – ha scandito – questo Paese non potrà mai avere un’alternativa praticabile se si spegne il motore riformista del Partito democratico”. Come a dire: il riformismo è nel Pd e continuerà ad esserci.
Domani Conferenza sulle migrazioni, leader del Mediterraneo a confrontoRoma, 22 lug. (askanews) – Governare il fenomeno migratorio sostenendo lo sviluppo economico con progetti di lungo periodo. È questo il percorso che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intende portare avanti con la Conferenza sulle migrazioni in programma domani alla Farnesina a Roma.
Una ventina gli Stati presenti (quelli della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, nonché gli Stati Ue di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa) con una quindicina di organizzazioni internazionali, a partire dai vertici dell’Ue Ursula von der Leyen e Charles Michel. Tra gli altri, secondo quanto si apprende, sono attesi il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed, quello tunisino Kais Saied, quelli di Cipro Nikos Christodoulides e della Mauritania Mohamed Ould Cheikh El Ghazouani. In arrivo a Roma anche i primi ministri di Algeria Aymen Benabderrahmane, dell’Egitto Mostafa Kemal Madbouly, del Niger Ouhoumoudou Mahamadou, di Malta Robert Abela. Per la Libia interverrà il presidente del Consiglio nazionale Mohamed Al Menfi. Quatar e Turchia saranno rappresentati dai ministri degli Esteri Mohammed Al Thani e Hakan Fidan, che avrà un bilaterale con Antonio Tajani e altre controparti. Da definire i rappresentanti di Spagna e Grecia, dato il momento particolare determinato, rispettivamente, dalle elezioni e dalla crisi degli incendi. Presente anche un rappresentante del Marocco. Il formato comunque, sottolineano fonti diplomatiche, è “aperto” e dunque in futuro potranno aderire altri partner. Con la Conferenza, Meloni – sottolineano le fonti – intende dare all’Italia un “ruolo guida nel Mediterraneo allargato” per affrontare le emergenze che il Paese “non può e non vuole affrontare da sola”. Dunque l’obiettivo è quello di lanciare “un progetto di lungo periodo dando avvio ad un percorso pluriennale internazionale con impegni concreti e verificabili”. Sei i campi su cui si concentreranno i progetti di cooperazione: agricoltura; energia; infrastrutture; educazione-formazione; sanità; acqua e igiene. Previsti anche investimenti nella tutela dell’ambiente e nella diversificazione delle fonti energetiche, con l’impegno a favorire lo sviluppo di energie rinnovabili e a basse emissioni negli Stati partner. In quest’ottica, per la premier la Conferenza è il primo passo verso l’elaborazione di quel Piano Mattei che illustrerà poi a novembre in occasione della Conferenza Italia-Africa.
Il summit, tra l’altro, si svolge alla vigilia del Vertice Fao “Un Food Systems Summit +2 Stocktaking Moment” (a dimostrazione – viene fatto notare – di come le tematiche di sviluppo e migrazioni siano strettamente collegate a quelle della sicurezza alimentare) e a pochi giorni dalla firma del Memorandum d’Intesa Ue-Tunisia per il partenariato strategico-globale che nella visione di Meloni potrà e dovrà essere replicato con gli altri Stati del Nord Africa. Infatti, per la presidente del Consiglio, non è possibile affrontare il tema migratorio solo “a livello securitario” senza guardare alle cause profonde del fenomeno. E la presenza di von der Leyen e Michel – secondo il governo italiano – dimostra la “forte sensibilità” europea verso questi temi. Intanto, a livello concreto, su indicazione di Tajani è stata aggiornata la programmazione del Fondo Migrazioni 2023, disponendo uno stanziamento di 16 milioni di euro, di cui 8,5 milioni per tre progetti in Libia, e 7,5 milioni per tre in Niger. Tra i vari interventi previsti, saranno realizzate attività di formazione per le autorità locali al fine di innalzarne la capacità di gestione del fenomeno migratorio, nel rispetto degli standard di tutela dei diritti umani, corsi di formazione in loco per migranti e comunità ospitanti, attuazione di rimpatri volontari assistiti. In Libia saranno anche svolte attività a sostegno del sistema scolastico.
Domenica Conferenza sulle migrazioni, leader del Mediterraneo a confrontoRoma, 22 lug. (askanews) – Governare il fenomeno migratorio sostenendo lo sviluppo economico con progetti di lungo periodo. È questo il percorso che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intende portare avanti con la Conferenza sulle migrazioni in programma domani alla Farnesina a Roma. Una ventina gli Stati presenti (quelli della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, nonché gli Stati Ue di primo approdo e alcuni partner del Sahel e del Corno d’Africa) con una quindicina di organizzazioni internazionali, a partire dai vertici dell’Ue Ursula von der Leynen e Charles Michel. Tra gli altri, secondo quanto si apprende, sono attesi il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed, quello tunisino Kais Saied, quelli di Cipro Nikos Christodoulides e della Mauritania Mohamed Ould Cheikh El Ghazouani. In arrivo a Roma anche i primi ministri di Algeria Aymen Benabderrahmane, dell’Egitto Mostafa Kemal Madbouly, del Niger Ouhoumoudou Mahamadou, di Malta Robert Abela. Per la Libia interverrà il presidente del Consiglio nazionale Mohamed Al Menfi. Quatar e Turchia saranno rappresentati dai ministri degli Esteri Mohammed Al Thani e Hakan Fidan, che avrà un bilaterale con Antonio Tajani e altre controparti. Da definire i rappresentanti di Spagna e Grecia, dato il momento particolare determinato, rispettivamente, dalle elezioni e dalla crisi degli incendi. Presente anche un rappresentante del Marocco. Il formato comunque, sottolineano fonti diplomatiche, è “aperto” e dunque in futuro potranno aderire altri partner.
Con la Conferenza, Meloni – sottolineano le fonti – intende dare all’Italia un “ruolo guida nel Mediterraneo allargato” per affrontare le emergenze che il Paese “non può e non vuole affrontare da sola”. Dunque l’obiettivo è quello di lanciare “un progetto di lungo periodo dando avvio ad un percorso pluriennale internazionale con impegni concreti e verificabili”. Sei i campi su cui si concentreranno i progetti di cooperazione: agricoltura; energia; infrastrutture; educazione-formazione; sanità; acqua e igiene. Previsti anche investimenti nella tutela dell’ambiente e nella diversificazione delle fonti energetiche, con l’impegno a favorire lo sviluppo di energie rinnovabili e a basse emissioni negli Stati partner. In quest’ottica, per la premier la Conferenza è il primo passo verso l’elaborazione di quel Piano Mattei che illustrerà poi a novembre in occasione della Conferenza Italia-Africa. Il summit, tra l’altro, si svolge alla vigilia del Vertice Fao ‘Un Food Systems Summit +2 Stocktaking Moment’ (a dimostrazione – viene fatto notare – di come le tematiche di sviluppo e migrazioni siano strettamente collegate a quelle della sicurezza alimentare) e a pochi giorni dalla firma del Memorandum d’Intesa Ue-Tunisia per il partenariato strategico-globale che nella visione di Meloni potrà e dovrà essere replicato con gli altri Stati del Nord Africa. Infatti, per la presidente del Consiglio, non è possibile affrontare il tema migratorio solo “a livello securitario” senza guardare alle cause profonde del fenomeno. E la presenza di von der Leyen e Michel – secondo il governo italiano – dimostra la “forte sensibilità” europea verso questi temi.
Intanto, a livello concreto, su indicazione di Tajani è stata aggiornata la programmazione del Fondo Migrazioni 2023, disponendo uno stanziamento di 16 milioni di euro, di cui 8,5 milioni per tre progetti in Libia, e 7,5 milioni per tre in Niger. Tra i vari interventi previsti, saranno realizzate attività di formazione per le autorità locali al fine di innalzarne la capacità di gestione del fenomeno migratorio, nel rispetto degli standard di tutela dei diritti umani, corsi di formazione in loco per migranti e comunità ospitanti, attuazione di rimpatri volontari assistiti. In Libia saranno anche svolte attività a sostegno del sistema scolastico.
A Camaldoli si celebra il contributo cattolico alla democraziaFirenze, 22 lug. (askanews) – Esattamente 80 anni fa, una trentina di intellettuali di ispirazione cattolica, misero a punto un testo, di una settantina di pagine, noto come ‘Codice di Camaldoli’ che si può a pieno titolo considerare alla radice della Costituzione italiana e, naturalmente, della fondazione della Democrazia Cristiana. Tra di loro vi erano, solo per fare alcuni nomi, Aldo Moro, Giulio Andreotti, Sergio Paronetto, Vittorino Veronese, Giorgio La Pira, Paolo Emilio Taviani che, con passione e lungimiranza civica e politica, posero le basi di un pensiero che sapesse coniugare i principi del liberalismo, inteso come radicale ribellione ai regimi totalitari, della democrazia e della giustizia sociale.
In occasione degli 80 anni del Codice, il Monastero di Camaldoli ospita da venerdì 21 a domenica 23 luglio una serie di incontri per celebrare quel documento e dare una rilettura in chiave attuale. Alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, ha insistito sul ruolo della Chiesa, e dei papi in particolare, nella promozione della pace, mettendo in parallelo la fine della seconda guerra mondiale con la necessità di trovare, al più presto, una soluzione al conflitto in Ucraina: per “cercare la pace – ha detto Zuppi – come fondamento di convivenza civile liberata dall’odio e dai conflitti”, è necessaria sempre “una grande costruzione collettiva”. Dal canto suo Mattarella, in un testo affidato ai settimanali cattolici della Fisc, osserva che “a settantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica è compito prezioso tornare sulle riflessioni che hanno contribuito alla sua formazione e alle figure che hanno avuto ruolo propulsivo in quei frangenti ” afferma il capo dello Stato. “Sulla spinta di un organico aggiornamento della Dottrina sociale della Chiesa cattolica – aggiunge Mattarella – emerge la funzione della comunità politica come garante e promotrice dei valori basilari di uguaglianza fra i cittadini e di promozione della giustizia sociale fra di essi”.
“Il Codice di Camaldoli è alle radici della nostra Costituzione, che fu influenzata in modo molto chiaro dal lavoro svolto in questo monastero”, ha sottolineato Marta Cartabia, presidente emerito della Corte Costituzionale e già ministro della Giustizia. “Il Codice – ha aggiunto Cartabia – non è da considerarsi perfetto, né intendeva esserlo, ma deve essere giudicato come trampolino per quello che i cattolici seppero costruire successivamente”.
Clima, Schlein: se i cambiamenti non saranno guidati li pagheranno i poveriMilano, 22 lug. (askanews) – “Dobbiamo stare in guardia e spiegare bene che se non guidate queste grandi trasformazioni” del clima e dell’ambiente “che stanno spaventando le nostre società non è che non avverranno perché c’è chi le nega, avverranno comunque, stanno già avvenendo, e le pagheranno sempre i soliti, i più fragili, i più poveri”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, nel suo intervento in videocollegamento agli Stati generali del socialismo italiano, organizzati dal Psi, in corso a Roma.
Le critiche di Prodi alla UeCesena, 22 lug. (askanews) – “Sull’Ucraina non abbiamo alcuna capacità propositiva, l’Ue non esiste, questa non è l’Europa che noi vogliamo”. Lo ha detto Romano Prodi, ex premier ed ex presidente della Commissione europea, nel suo intervento alla kermesse di Energia popolare, l’area politico-culturale del partito che fa capo al presidente del partito e della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, in corso alla fiera di Cesena.
“La Cina – ha aggiunto Prodi – vuole l’alleanza con la Russia ma neanche lei condivide la folle guerra che Putin ha iniziato, la tiene come alleata ma non le fornisce armi. In questo quadro abbiamo una Ue sbandata, abbiamo una forte alleanza con gli Usa” ma “ci stiamo comportando come vassalli che non contano niente”.
Pd, Bonaccini: ok diritti civili ma non perdiamo di vista maggioranza PaeseCesena, 21 lug. (askanews) – “Va benissimo la battaglia sui diritti civili, per la dignità di minoranze che non hanno diritti mi batterei fino all’ultimo dei giorni, ma attenti a, per stare attenti alle minoranze, non perdere di vista la maggioranza del Paese, quindi diritti civili sempre ma di fianco guai ad abbandonare i diritti sociali, a partire da quelle che per me sono le vere emergenze del paese: il lavoro povero, la sanità pubblica”. Lo ha detto presidente del PD e della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, intervistato da la direttrice del quotidiano nazionale Agnese Pini alla festa dell’unità di Cesena. “Dobbiamo usare un linguaggio semplice” perché a me “interessa un Pd popolare perché quello che conta è provare a vincere le elezioni”.
Pd, Bonaccini: tanti non vogliono rinunciare a idee riformisteCesena, 21 lug. (askanews) – “Abbiamo voluto chiamare chi mi ha sostenuto, chi mi ha votato, e magari anche qualcuno che non mi ha votato e che pensa che sia utile al partito democratico un contributo di idee”. Lo ha detto il presidente del partito democratico e della regione Emilia-Romagna arrivando alla kermesse di ‘Energia popolare’, l’area politico-culturale che fa riferimento allo stesso Bonaccini, in corso alla fiera di Cesena.
“Da questo punto di vista – ha proseguito Bonaccini – c’è una mozione ben precisa che comunque ha raccolto tanto consenso, anche tra gli elettori, pur riconoscendo la vittoria, e ci mancherebbe altro, di Elly e soprattutto che raggiunse la maggioranza assoluta tra gli iscritti. C’è tanta gente che non vuole rinunciare a un’idea riformista del partito democratico, del centro sinistra, ho trovato e mi ha fatto molto piacere, la dichiarazione di Bersani che ha detto che ci conosce, sa chi siamo e non ha dubbi che questa” kermesse “viene fatta non per fare non per fare una corrente che debba mettersi in competizione con altri ma per un luogo che porti idee, perché un grande partito, se vuole essere grande, non può che essere plurale e se vuole essere plurale vuol dire che si mettono a confronto idee e a volte nemmeno tutte coincidenti”. In sostanza, ha proseguito il presidente del Pd, “Energia popolare” vuole “provare a fare del Pd un partito più forte, più robusto, più radicato, perché sentiamo il vento di destra che in tutta Europa cresce impetuoso. Sentiamo e abbiamo visto nelle ultime amministrative come è presente questa destra nella società e nei territori. Noi abbiamo il dovere di fare più forte il Pd, per essere anche attrattivi, per costruire poi dopo un nuovo centrosinistra che la prossima volta sia alternativa nel paese e che però già il prossimo anno, visto che si vota in oltre 4mila comuni italiani e in tante regioni, provi a tornare a vincere”.
Schlein: nel Pd porte spalancate, lavoro lungo per alternativa di governoRoma, 21 lug. (askanews) – Le porte del Pd saranno “spalancate” con l’obiettivo di costruire, a partire dai territori e dal confronto delle idee, un’alternativa di governo nel Paese. Nella consapevolezza che sarà un lavoro “lungo, curioso e profondo”. Presentando, insieme a Nicola Zingaretti che la guiderà, la Fondazione prevista dallo statuto dem, la segretaria Elly Schlien ha sottolineato la necessità che ci sia un “luogo dove sviluppare un pensiero profondo sulle sfide cruciali, curioso, che guardi a cosa accade intorno a noi. Ma che sia soprattutto un luogo che valorizzi il pluralismo interno al partito” e, allo stesso tempo, curi “le nostre radici” proiettandole nel futuro e offrendo una risposta alle “aspettative di chi ci guarda da fuori e magari vuole darci” una mano.
“Abbiamo l’ambizione – ha sottolineato Schlein – di provare a far tornare la politica a non ossessionarsi solo dell’hashtag quotidiano o della prossima scadenza elettorale per quanto importante, una politica” che non si accontenti di un “dibattito ombelicale”. La segretaria Pd si è detta d’accordo con Pier Luigi Bersani: “Ha molta ragione quando ci richiama alla necessità di continuare a tenere aperte le porte, spalancate, di questo partito”. Un lavoro “che non si fa in poche settimane, io ne ho la piena consapevolezza, noi ne abbiamo la piena consapevolezza”.
La Fondazione e non solo (la segretaria ha ricordato le relazioni internazionali, gli incontri sui territori come quello avvenuto ieri, la scuola di formazione che partirà in autunno, il confronto di questa mattina al Nazareno con le associazioni sulla transizione energetica) hanno proprio l’obiettivo di “creare luoghi di confronto aperto, un modo per costruire la fiducia, e provare a ricucire i fili che in questi anni si erano indeboliti”. “C’è una domanda e la vogliamo raccogliere allargando sempre di più le nostre prospettive, un lavoro per farci portare fuori le nostre idee e raccoglierne altre”, per “ricostruire una visione di futuro”, ritrovare chi in questi anni “non si è sentito” più “rappresentato”.
La Fondazione, inserita nello statuto quando Zingaretti era segretario, sarà il luogo dove far “vivere il pluralismo, curare le radici e proiettare l’identità che stiamo cercando di dare al Partito Democratico per affrontare le sfide del futuro e parlare alle nuove generazioni”. “Ringrazio la segretaria Schlein per questo incarico” che porterà “dopo l’estate alla costituzione della Fondazione nazionale del Pd. Interpreto questa sfida di procedere, dopo il lavoro prezioso fatto da Gianni Cuperlo, come una volontà di rafforzamento del progetto politico del Pd all’insegna della riflessione, dell’apertura e della trasformazione. Una sfida per affrontare il futuro insieme e più forti”, ha affermato Zingaretti, il quale ha assicurato che la Fondazione “sarà uno strumento al servizio dell’azione politica che si è aperta con l’ultimo congresso”.
Gli obiettivi della Fondazione “si possono ridurre in tre parole: capire, unire (le differenze, le persone e le esperienze) e moltiplicare” (grazie all’apporto della società, di chi “non è nel Pd”, delle “intelligenze di cui l’Italia è ricchissima”). Nella Fondazione, ha detto l’ex governatore del Lazio che lasciò la segreteria in polemica con il correntismo, prevarrà il “pluralismo, ricchezza unica del Pd, che potrà vivere con maggiore vivacità ma dentro la condivisione di un’idea e di un profilo comune”. “Io non sono mai andato via dal Pd, mi sono dimesso da segretario per salvare il Pd”, ha puntualizzato.