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Quello che ha detto Giorgia Meloni a Praga dopo l’incontro con il premier Fiala

Quello che ha detto Giorgia Meloni a Praga dopo l’incontro con il premier FialaRoma, 10 mag. (askanews) – “Con il presidente Fiala abbiamo discusso del ruolo dell’Europa”, di temi “su cui Italia e Repubblica Ceca si sono trovati spesso spesso d’accordo”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando a Praga insieme al primo ministro della Repubblica Ceca Petr Fiala.

E’ stata “una bella occasione di scambiare vedute a 360 gradi” nell’ambito di una “collaborazione proficua e storica, su tante questioni su cui ci siamo trovati in pieno accordo”. “Ormai è inevitabile affrontare la questione” dei migranti “a livello europeo, prima che investa il territorio, altrimenti è inevitabile che continueremo a discutere tra noi su un problema che rimane in Europa. Bisogna spostare l’attenzione sulla difesa esterna dei confini e lavorare sui rimpatri” ha detto Meloni.

Sulla revisione del Patto di stabilità “con il presidente Fiala siamo d’accordo sul fatto che le nuove regole non possano non tenere conto delle grandi sfide che l’Europa si è data” sulla transizione verde e digitale, e “non possiamo non immaginare che con le nuove regole gli investimenti necessari per le transizioni non vengano considerati”. “Esattamente – ha po detto Meloni – come accade per la difesa: in un momento in cui l’Europa decide di investire sulla difesa e sulla sua libertà, gli investimenti non possono non essere tenuti in considerazione nel calcolo rapporto tra deficit e Pil. C’è ancora lavoro da fare sulla proposta della Commissione e su questo siamo d’accordo”.

In Europa “la transizione verde deve essere economicamente e socialmente sostenibile, non guidata da intenti utopici e ideologici ma pragmatica” ha quindi detto Meloni. Infine, parlando della guerra in Ucraina, “abbiamo in modo fermo e determinato sostenuto il popolo ucraino e la causa ucraina. E abbiamo confermato il sostegno all’Ucraina a 360 gradi fin quando sarà necessario, ma abbiamo parlato anche di ricostruzione, a conferma del fatto che scommettiamo sul futuro di pace e libertà e sul futuro europeo dell’Ucraina”.

Cerimonia per la presentazione dei candidati ai David di Donatello, Mattarella: la cultura è libertà

Cerimonia per la presentazione dei candidati ai David di Donatello, Mattarella: la cultura è libertàRoma, 10 mag. (askanews) – “Le istituzioni sono chiamate a sostenere la cultura nelle sue diverse espressioni, promuovere cultura vuol dire anzitutto promuoverne la libertà”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando in Quirinale alla cerimonia di presentazione dei candidati al premio David di Donatello, che si è svolta oggi al Quirinale.

“Abbiamo superato le insidie più gravi di una pandemia che ha lasciato segni drammatici e profondi nella società… Ma l’industria del cinema non si è fermata”, ha sottolineato Mattarella, aggiungendo: “Il cinema può acquisire nuovi formati, ma, va sempre ricordato, non può rinunciare a se stesso, alla propria cultura e creatività”, i dati sulla “presenza nelle sale purtroppo non sono soddisfacenti e anche il confronto con paesi vicini ci vede indietro, occorre attenzione, le sale cinematografiche, i tanti nostri ‘Nuovo cinema Paradiso’, rappresentano un patrimonio di socialità, non vanno ignorati i problemi ma il cinema può vincere nel cambiamento la sua partita”.

Affitti, la protesta degli studenti in tenda dilaga. Schlein: vi sosteniamo. Bernini: col Pnrr 60mila posti

Affitti, la protesta degli studenti in tenda dilaga. Schlein: vi sosteniamo. Bernini: col Pnrr 60mila postiRoma, 10 mag. (askanews) – Il problema degli affitti insostenibili per gli studenti universitari fuori sede ha fatto breccia ed è arrivata sui tavoli della politica, grazie alla protesta degli studenti in tenda, accampati davanti agli atenei per mostrare plasticamente cosa comporta l’attuale situazione degli affitti alle stelle. Un’iniziativa tanto semplice quanto efficace: dopo l’esempio della studentessa del Politecnico di Milano, Ilaria Lamera, anche alcuni studenti della Sapienza di Roma si sono accampati in tenda davanti al Rettorato, mentre gli studenti si mobilitano, in tenda, anche in altre città universitarie, da Cagliari a Bologna a Torino.

Il primo cittadino di Milano Beppe Sala ha già sentito Ilaria, e promesso un tavolo ad hoc. I sindaci sono i primi a muoversi. “È un problema enorme i ragazzi hanno ragione e io li voglio incontrare. È una vergogna che nella nostra città universitaria si debbano pagare cifre enormi per una mezza stanza e non sappiano dove dormire. Siamo un Paese con pochi studentati, prevediamo misure apposite nel nostro Piano casa”, ha detto il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, a Omnibus su La7. “Servono aree a basso costo, per costruire alloggi accessibili, non case da 8 mila euro al metro quadro. Lo Stato attraverso il Demanio deve dare ai Comuni le grandi caserme inutilizzate a questo scopo: costruire case popolari e alloggi per studenti. Non basta mettere soldi, bisogna anche mettere le aree, per frenare la rendita. Bologna ha una grande tradizione, ma 18 aree ex militari e ferroviarie sono totalmente inutilizzate da 15 anni”, afferma il sindaco di Bologna Matteo Lepore a La Repubblica tornando a parlare del caro affitti per gli studenti fuori sede.

“Le città devono rimettere in circolo gli appartamenti sfitti dei privati e riuscire a limitare gli Airbnb. Ma il Governo e le Regioni devono realizzare subito studentati pubblici, perché finora abbiamo visto nascere soprattutto strutture private, con tariffe di lusso”. A Bologna “puntiamo a prendere in gestione, come Comune, gli appartamenti sfitti dei privati che non vengono messi sul mercato. Con la nuova agenzia per la casa, elaborata dalla vicesindaca Emily Clancy, stiamo individuando un pacchetto di qualche centinaio di alloggi e cerchiamo di garantire un incontro sostenibile tra domanda e offerta, dando anche ai proprietari la garanzia che può offrire un ente pubblico. Questo aiuterà gli universitari a trovare una casa più facilmente. Però non vogliamo esonerare Governo e Regioni dalle loro responsabilità”, ha spiegato il sindaco che ha un piano per l’abitare che prevede la realizzazione di 10 mila alloggi in 10 anni, con investimenti da 200 milioni. “La nostra città vuole rimanere inclusiva, non veder arrivare grandi fondi internazionali che speculano sulle aree dismesse. Ma il Governo ci deve aiutare. In questo senso il primo incontro con la ministra Anna Maria Bernini è stato proficuo”, ha concluso Lepore. La ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, dalle pagine de Il Giornale ha spiegato: “Con l’aiuto di tutto il governo, per le residenze universitarie abbiamo già messo in legge di bilancio 400 milioni in più rispetto alle risorse ordinarie, che ci permetteranno di creare 14mila nuovi posti letto. Si tratta di risorse extra rispetto a quelle Pnrr. Ma sappiamo che è solo un primo passo”. “Il Pnrr prevede di realizzare 60mila posti aggiuntivi. Il Mur ha già raggiunto il primo target, assegnando agli studenti 7.500 posti letto. Nelle prossime ore – ha aggiunto la ministra – partirà una manifestazione d’interesse per capire gli immobili pubblici su cui possiamo contare per creare gli altri 52.500 posti previsti. Nei giorni scorsi ho chiesto il supporto dei sindaci delle città metropolitane e lunedì ho istituito il gruppo di lavoro che dovrà stabilire prezzi al di sotto di quelli di mercato”.

Il tema sta ora anche nelle priorità dell’opposizione: “Siamo vicini alle studentesse e agli studenti che stanno manifestando contro il caro affitti. E’ diventato impossibile per loro trovare una casa e questo incide sul diritto allo studio, un diritto fondamentale nel nostro Paese”. Così la segretaria del Pd, Elly Schlein, a margine di un evento elettorale a Umbertide, in provincia di Perugia, a sostegno del candidato sindaco del centro sinistra, Sauro Anniboletti. Ribadendo l’elenco delle priorità già fatto davanti alla premier Giorgia Meloni, durante il faccia a faccia sulle riforme, Schlein ha sottolineato: “Il Partito democratico continuerà a spingere per convincere il governo a tornare indietro sull’errore madornale che ha fatto cancellando il fondo per gli affitti di 330 milioni di euro”.

Pnrr, Mattarella: opportunità storica, sfida da superare come paese

Pnrr, Mattarella: opportunità storica, sfida da superare come paeseRoma, 10 mag. (askanews) – Quella del Piano nazionale di ripresa “è un’opportunità storica, una sfida che dobbiamo superare come Paese” e “ha capitoli rilevanti che interessano il cinema e la cultura”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando al Quirinale alla cerimonia di presentazione dei candidati al premio David di Donatello.

“La condizione per riuscire ad ottenere i risultati migliori dei progetti messi in campo è la capacità di tutti gli operatori, delle istituzioni pubbliche, di ogni categoria di dialogare proficuamente e di trovare intese e convergenze” ha osservato Mattarella.

Dialogo Meloni-Schlein non decolla,Pd dice no a presidenzialismo

Dialogo Meloni-Schlein non decolla,Pd dice no a presidenzialismoRoma, 9 mag. (askanews) – Il dialogo sulle riforme non decolla, solo Italia viva apre in maniera convinta all’elezione diretta del premier – una delle due opzioni proposte dal governo – mentre Pd, M5s, Più Europa e Verdi-Sinistra bocciano la scelta presidenziale di Giorgia Meloni e rimandano la palla nell’altro campo. Elly Schlein, in particolare, chiarisce che la possibilità di un confronto dipende innanzitutto dall’atteggiamento del governo, aggiungendo che le mosse fatte fin qui non aiutano: “Al confronto non ci si sottrae mai, l’importante è che sia un confronto vero e non già deciso”, ha spiegato. E iniziare dicendo che si deve eleggere direttamente il presidente o il premier, appunto, significa presentare un lavoro già fatto, da prendere o lasciare. “Se hanno già deciso come va a finire non è un vero confronto, ed è difficile discutere”.

Il confronto tra le due è stato “cordiale”, racconta chi era presente. Non sono mancate le battute, come quando la Schlein si è rivolta alla Meloni proponendo una ‘soluzione’ che sarebbe in effetti originale: “Perché non una democrazia illuminata?”. La premier, spiegano, ha iniziato senza proporre uno schema secco, insistendo sulla stabilità, sulla necessità di garantire un legame tra voto degli elettori e possibilità di portare avanti il programma di governo. Ma, raccontano dal Pd, man mano che si è andati avanti è apparso chiaro che la Meloni non intende rinunciare ad un principio: ci vuole l’elezione diretta del presidente della Repubblica o del premier e deve essere previsto che se cade il capo del governo, cade il Parlamento e si torna al voto. Proprio quello che il Pd non intende accettare: “Abbiamo già chiarito la nostra contrarietà all’elezione diretta del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica. Non si tocca il ruolo del presidente della Repubblica”, ha ribadito la Schlein. Al contrario, i democratici sono disponibili a ragionare si misure che razionalizzino il sistema parlamentare, limitando le crisi al buio con la sfiducia costruttiva alla tedesca o seguendo lo schema spagnolo. Contro l’elezione diretta netto anche il no di Verdi-Sinistra e di Più Europa: “L’ipotesi del sindaco d’Italia è una follia se non una sciocchezza”, dice Riccardo Magi.

Più sfumata la posizione di Giuseppe Conte. Il leader M5s non dice esplicitamente no all’elezione diretta del premier ma chiede che “Il rafforzamento dei poteri del premier” garantisca comunque “un quadro che si conservi complessivamente equilibrato” e che non si “non mortifichi il modello parlamentare che è molto utile per garantire inclusività e favorire la composizione dei conflitti”. Allo stesso modo è importante non intaccare “e questo ci sta, molto a cuore, la funzione del presidente Repubblica che nel nostro ordinamento ha una posizione di garanzia”. Conte, peraltro, apre al “dialogo in una commissione parlamentare costituita ad hoc”, un passaggio che in casa Pd non è stato particolarmente apprezzato. “Che senso ha – chiede un esponente della segreteria – se stiamo dicendo che non si può partire dando per scontata l’elezione diretta? Se non si sgombra prima il campo da questo, di che dialogo parliamo?”. Non a caso la Schlein, nelle dichiarazioni dopo l’incontro, dice che di eventuali bicamerali “non si è parlato” e chiude la questione limitandosi a dire che “lo strumento del confronto saranno loro a stabilirlo. A noi interessa la qualità e il perimetro del confronto”. E, appunto, “se hanno già deciso come va a finire non è un vero confronto, ed è difficile discutere”.

Il Pd, peraltro, ha provato a complicare la vita alla maggioranza chiedendo anche una “moratoria sull’autonomia differenziata”, sapendo che è un tema che può creare problemi tra la Meloni e Salvini. La Schlein vuole che la questione faccia parte della discussione complessiva. Ma la segretaria Pd vuole anche provare ad evitare che le opposizioni procedano in ordine sparso. Raccontano che abbia sentito sia Conte che Carlo Calenda, in queste ore, per avviare un minimo di raccordo. Di sicuro il leader di Azione ha parlato pubblicamente della necessità di un confronto tra le opposizioni: “Riteniamo importante che su questo le opposizioni abbiano un loro dialogo. Per questo ci sentiremo con le altre opposizioni”.

Iniziativa subito stoppata da Maria Elena Boschi: “La proposta di Calenda impegna Azione. Noi di Italia Viva riteniamo che non ci sia la necessità di un coordinamento con le opposizioni, tantomeno con i 5 stelle”. E anche nel merito, in realtà, le posizioni tra i centristi non sono identiche. Per la Boschi è “fondamentale l’elezione diretta del premier”, mentre Calenda parla più genericamente di “indicazione” del presidente del consiglio, elencando un “range” di ipotesi che dall’elezione vera e propria “il sindaco d’Italia”, fino “all’indicazione del presidente del Consiglio come avviene in altri paesi”. Adm

Riforme, Meloni dopo aver sentito le opposizioni: faremo una proposta (e lancia il “modello italiano”)

Riforme, Meloni dopo aver sentito le opposizioni: faremo una proposta (e lancia il “modello italiano”)Roma, 9 mag. (askanews) – Il confronto con le opposizioni è stato “proficuo e molto interessante”, “le posizioni erano molto molto variegate tra loro, passando di delegazione in delegazione”, “cercheremo di elaborare una proposta che tenga conto del dibattito”, così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al termine della giornata di consultazioni con le opposizioni sulle riforme. “Per me è molto importante e auspico una condivisione più ampia possibile, più ampia della maggioranza ma non a costo di venire meno agli impegni presi con i cittadini” ha detto la presidente, sottolineando: “Tutti quanti si rendono conto, che l’instabilità della politica italiana ha prodotto danni molto importanti alla nostra nazione che non ha eguali nelle grandi democrazie europee”.

Nello specifico, quella dell’elezione diretta del presidente del Consiglio “è sicuramente, all’esito del dibattito, l’ipotesi che incontra minore opposizione”, ha spiegato Meloni, “Poi – ha aggiunto – ho trovato le posizioni delle opposizioni molto variegate, speravo di avere una posizione più coesa invece sono molto diverse ma sicuramente tra l’elezione diretta del presidente della Repubblica quella del capo del governo la seconda riscuote maggiore, timida, apertura e questo va tenuto in considerazione da parte nostra. Mi pare che a monte ci sia una chiusura abbastanza trasversale su modelli presidenziale o semipresidenziale, mentre mi pare la valutazione sia più variegata sulla elezione diretta del presidente del Consiglio, del capo del governo”. Comunque “il dialogo è stato molto aperto, franco, ma anche collaborativo”, ha sottolineato la presidente del Consiglio, prima di lasciare palazzo Montecitorio al termine degli incontri con le opposizioni sul tema delle riforme, ricordando “l’impegno che ci siamo presi con i cittadini è mettere il più possibile la sovranità nelle loro mani” e “garantire una democrazia più matura che non abbia i problemi di instabilità che abbiamo vissuto nella nostra storia repubblicana e che non ha eguali nelle altre grandi democrazie occidentali”. Infine, Meloni – dopo aver sottolineato che per il governo “l’autonomia differenziata e la riforma delle istituzioni centrali si tengono insieme”, “un unico pacchetto” – come a tirare una sintesi delle posizioni ha lanciato una sorta di nuovo modello: “Noi non siamo innamorati di un sistema nello specifico, ci sono molti modelli che possono essere presi ad esempio e possiamo immaginare anche un modello italiano”.

Meloni punta su premierato per dividere opposizioni. Distinguo Lega

Meloni punta su premierato per dividere opposizioni. Distinguo LegaRoma, 9 mag. (askanews) – Non è un caso, e nemmeno soltanto una constatazione, se per ben tre volte sceglie di definire con l’aggettivo “variegato” le posizioni con cui i gruppi parlamentari che ha incontrato nella biblioteca del presidente alla Camera si sono presentati al confronto con il governo sulle riforme. Perchè se da una parte Giorgia Meloni si è trovata davanti una “chiusura abbastanza trasversale” sul modelli come quello presidenziale e semi presidenziale, sul premierato il discorso è più aperto grazie alla sponda offerta da Azione e Italia viva. E se all’atto pratico, questo primo giro di consultazioni non le consente di raccattare niente più di questo, nella strategia sulla lunga distanza la presidente del Consiglio prova a creare una crepa tra il Pd di Elly Schlein e il M5s di Giuseppe Conte, sfruttando quella competizione che finora ha sempre prevalso rispetto alla volontà di fare fronte comune.

A tutti, e poi pubblicamente alla fine, Meloni dice di voler tenere il più possibile aperta la porta del dialogo, senza presentarsi con una “proposta preconfezionata” proprio per poter poi elaborare un testo che tenga conto della discussione. Di fatto, però, l’unica vera frecciata è proprio quella che lancia in direzione della neo segretaria dem quando boccia con nettezza la proposta di sfiducia costruttiva che, a suo dire, “non è risolutiva” ai fini di quelli che definisce i due “paletti irrinunciabili”, ovvero “stabilità dei governi e delle legislature e rispetto del voto dei cittadini”. E non è nemmeno un caso se fonti di Fratelli d’Italia lasciano filtrare che il clima che si è respirato nell’incontro con il M5s è stato “piuttosto buono”, né se che sia arrivata una apertura sulla proposta di Conte di creare una commissione ad hoc. “Su quale possa essere lo strumento migliore il dibattito è aperto, il punto è se l’obiettivo di queste richieste ha o no un intento dilatorio. Se il presupposto è fare io sono pronta a parlare di tutto”, dice poi in modo più generico rispondendo ai giornalisti. Se da una parte c’è l’apertura al dialogo, dall’altra però resta il punto fermo di voler portare a casa questo progetto di riforma delle istituzioni. Evitare il referendum sarebbe auspicabile anche perché, prima che il percorso finisca, saranno passati anni e chissà in che condizioni di salute (e di gradimento) sarà a quel punto la maggioranza. Ma per arrivare ai due terzi i voti del cosiddetto Terzo polo non bastano e le lusinghe al M5s difficilmente potranno portare a una inversione a U di Giuseppe Conte sul modello da appoggiare. – “Per me è molto importante ottenere la condivisione più ampia possibile, e più ampia della maggioranza, ma non a costo di venire meno agli impegni presi con i cittadini”, osserva.

Ma se la presidente del Consiglio punta sul premierato, dalla Lega affiora qualche distinguo. E’ il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, in mattinata a ricordare che il programma del centrodestra prevedeva l’elezione diretta del presidente della Repubblica. “Se si vuole virare sulla elezione diretta del premier chiediamo che vengano mantenute le garanzie sul ruolo del Parlamento”, aggiunge. Sullo sfondo c’è sempre la competizione tra i due partiti della coalizione, entrambi pronti a sventolare la bandiera che gli è più cara: l’elezione diretta per Fdi, l’autonomia per la Lega.Anche se la premier nega che sulla realizzazione dei due progetti sia in atto una gara: “Sono disponibile a spiegare come l’autonomia differenziata e la riforma delle istituzioni centrali si tengono insieme”, sono “un unico pacchetto”.

Riforme, faccia a faccia Meloni-Schlein. La leader del Pd: le priorità sono lavoro, sanità, Pnrr, clima

Riforme, faccia a faccia Meloni-Schlein. La leader del Pd: le priorità sono lavoro, sanità, Pnrr, climaRoma, 9 mag. (askanews) – E’ durato quasi due ore il confronto sulle riforme istituzionali tra la premier Giorgia Meloni e la delegazione del Pd guidata dalla leader Elly Schlein. Il primo faccia a faccia tra la presidente del Consiglio e la segretaria dem. Nella delegazione Pd anche i capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga, e il responsabile Riforme del partito Alessandro Alfieri.

A quanto si apprende, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante il confronto sulle riforme con la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha sottolineato l’importanza della strada intrapresa: “Proprio perché abbiamo una maggioranza solida siamo tra i pochi che possono cercare di trasformare quello che sta accadendo in termini, si spera, di stabilità in un orizzonte temporale del governo in carica, cercare una riforma che renda questa novità strutturale. Ho sentito dire in questa interlocuzione ‘voi volete rafforzare il governo ma avete già la maggioranza’, guardate questa non è una riforma che stiamo facendo per noi stessi: se dovesse andare bene, se dovesse andare in porto, se dovesse superare le sue articolate fasi, passare il referendum, per entrare forse in vigore nella prossima legislatura. Forse”. Ma per Elly Schlein le riforme istituzionali non sono la priorità: “Questa discussione sulla riforma costituzionale non è una priorità del Paese”, ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, al termine dell’incontro a Montecitorio della delegazione dem con il Governo. Elencando le priorità che il Pd vede in questo momento, Schlein ha citato “lavoro, sanità pubblica, attuazione del Pnrr, clima, giovani che non riescono a permettersi una casa. Ci sentiamo vicini a studenti e studentesse che stanno manifestando perché non riescono a trovare casa col caro affitti”. Ciò detto, comunque per le segretaria Pd c’è un limite invalicabile: “Non si tocca l’istituzione del presidente della Repubblica, che in questi anni è quella che ha dimostrato maggiore efficacia, a garanzia della stabilità, anche nei momenti più difficili per il Paese e della credibilità intrnazionale dell’Italia, nel suo ruolo di garante della Costituzione, nel suo ruolo super partes e di garante della coesione e dell’unità nazionale”. In ogni caso la possibilità di un’intesa al tavolo delle riforme “dipende da come procederà il governo”, e “se si è giù deciso come va a finire non è un vero confronto”.

Riforme, Meloni: non abbiamo proposta pre confezionata

Riforme, Meloni: non abbiamo proposta pre confezionataRoma, 9 mag. (askanews) – “Sapete che tra gli obiettivi del programma della maggioranza c’è la riforma delle istituzioni dell Repubblica per due obiettivi irrinunciabili: stabilità governi e delle legislature e rispetto del voto dei cittadini. Su questi obiettivi abbiamo avviato una interlocuzione con le forze di opposizione per capire se ci fosse convergenza tra i tanti sistemi, noi non abbiamo una proposta pre confezionata”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al termine della giornata di consultazioni con le opposizioni sulle riforme.

Riforme, Schlein: cambiare Costituzione non è priorità Paese

Riforme, Schlein: cambiare Costituzione non è priorità PaeseRoma, 9 mag. (askanews) – “Questa discussione sulla riforma costituzionale non è una priorità del Paese”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, al termine dell’incontro a Montecitorio della delegazione dem con il Governo nel quadro dei colloqui con le opposizioni promossi dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul tema delle riforme istituzionali.

Elencando le priorità che il Pd vede in questo momento, Schlein ha citato “lavoro, sanità pubblica, attuazione del Pnrr, clima, giovani che non riescono a permettersi una casa. Ci sentiamo vicini a studenti e studentesse che stanno manifestando perché non riescono a trovare casa col caro affitti”.