Mafia, Meloni: via d’Amelio ferita aperta, seguiamo esempioRoma, 19 lug. (askanews) – “La strage di Via D’Amelio, dove Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta vennero uccisi dalla mafia, è stato il motivo per il quale ho iniziato a fare politica. La data del 19 luglio 1992 rappresenta una ferita ancora aperta per chi crede in un’Italia giusta. Paolo sfidò il sistema mafioso senza mai temere la morte, insegnandoci a non restare a guardare e a non voltarci mai dall’altra parte. Il suo coraggio e la sua integrità sono doni che ci ha lasciato e che tanti giovani hanno deciso di raccogliere per affermare due valori imprescindibili: la legalità e la giustizia”. Lo scrive la presidente del Consiglio Giorgia Meloni su Facebook. Meloni è stamani a Palermo per rendere omaggio alle vittime della strage.
“Oggi, a 31 anni di distanza da quel terribile attentato – aggiunge – ricordiamo tutti quegli eroi che non ebbero paura di denunciare al mondo il vero volto della criminalità organizzata e che servirono lo Stato fino all’ultimo. Nel loro esempio portiamo avanti il nostro impegno quotidiano per estirpare questo male dalla nostra Nazione: solo così il loro sacrificio non sarà mai vano”.
Risultati positivi per il vertice Ue-Celac. Al di là dell’UcrainaBruxelles, 18 lug. (askanews) – Il vertice dei leader dell’Ue e della Comunità dell’America latina e dei Caraibi (Celac), svoltosi ieri e oggi a Bruxelles, si è concluso con alcune ore di ritardo a causa della divergenza sulle conclusioni sull’Ucraina da parte di un solo paese, il Nicaragua (all’inizio c’erano problemi anche con Cuba e Venezuela, poi rientrati); ma a parte questo disaccordo, finito in una nota a pié di pagina, può essere considerato un successo riguardo alle ragioni principali per cui era stato convocato.
L’obiettivo era quello di riannodare le relazioni con un continente storicamente, culturalmente e linguisticamente vicinissimo, soprattutto ai paesi latini dell’Europa, con l’impegno a intraprendere insieme un nuovo rapporto economico su nuove basi di rispetto e vantaggio reciproco, e non più sullo sfruttamento colonialista con cui questo rapporto era cominciato cinque secoli fa e si era successivamente sviluppato. L’Europa ha bisogno, oggi, di rivolgersi a partner affidabili e fidati, culturalmente a lei vicini, per rimpiazzare almeno in parte la dipendenza delle proprie catene di approvvigionamento dai “rivali sistemici” come la Cina, per non parlare della Russia, e per entrare in una nuova fase di sviluppo di una globalizzazione controllata, di sicurezza economica, di certezza e stabilità delle proprie catene del valore. E l’Ue ha bisogno di avere altri alleati stretti, oltre ai paesi del G7, alle Nazioni Unite e nell’arena internazionale.
L’America latina, da parte sua, è sempre più oggetto delle attenzioni e degli investimenti cinesi, apparentemente senza richieste di contropartite, ma in realtà funzionali alle mire strategiche ed egemoniche di lungo termine di Pechino, nella sua prospettiva di diventare la prima potenza economica mondiale. Anche se l’Ue e gli Stati Uniti sono complessivamente ancora i maggiori investitori nella regione, la Cina sta recuperando posizioni a passi da gigante, come notava nei giorni scorsi il quotidiano tedesco Handelsblatt, diventando il principale partner commerciale della maggior parte dei paesi latino americani, con un aumento di 26 volte i suoi investimenti dal 2000 al 2020, 21 paesi nel progetto “Belt and Road” e la costruzione di enormi terminali portuali in Perù e Cile e anche nei porti franchi dei Caraibi.
Come ha sintetizzato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, l’Ue, con il suo programma “Global Gateway”, ha lanciato in questi giorni, parallelamente al vertice Ue-Celac, programmi per investimenti in America latina per 45 miliardi di euro, con 135 progetti già in preparazione, anche se devono ancora essere definite le aree di intervento, che andranno dall’idrogeno verde, alle materie prime strategiche, all’economia digitale, ai vaccini. L’Ue, inoltre, ha firmato ieri due protocolli d’intesa con l’Argentina e l’Uruguay per l’energia verde e l’idrogeno e un accordo sulle materie prime con il Cile. L’Unione europea, inoltre, intende arrivare entro la fine dell’anno a rilanciare l’accordo con il Mercosur (il mercato comune di Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, concluso nel 2019 ma da allora congelato), e a modernizzare l’accordo commerciale con il Messico, mentre entro la fine della settimana dovrebbe essere rinnovato anche l’accordo Cotonou con i paesi dell’Africa, Caraibi e Pacifico.
L’intervento forse più significativo, durante la conferenza stampa alla fine del vertice, è stato quello del presidente dell’Argentina Alberto Ángel Fernández: “Sono contento – ha detto -, non solo per la firma dell’accordo energetico di ieri” con la Commissione europea, “una cosa molto importante perché dà certezza giuridica agli investitori europei che sono interessati all’energia. Sono anche molto contento perché è la prima volta che abbiamo potuto discutere e parlare con la massima chiarezza di un meccanismo per porre fine all”estrattivismo’ in America latina”. “Estrattivismo”, ha spiegato, è “questa idea che l’America Latina sia solo fornitrice di materie prime, e sembrava che dovesse sempre esserlo ha impedito di industrializzare questa produzione primaria. E’ la prima volta che siamo riusciti a parlare di questo tema, dell’estrattivismo, senza sensi di colpa; e lasciatemi dire tra il serio e il faceto che ci sono voluti cinque secoli ma finalmente ce l’abbiamo fatta, adesso ci siamo riusciti. E finalmente possiamo pensare ai prodotti della nostra terra, delle nostre miniere, e valorizzarli, contando sugli investimenti europei. Questo per noi è molto molto importante e motivo di incoraggiamento”. “Così come – ha concluso il presidente argentino – è stato incoraggiante anche aver potuto avere questo dialogo franco, trovando sempre un punto di contatto con l’Europa sul rispetto della democrazia, dello stato di diritto e il pieno rispetto dei diritti umani su queste basi che sono molto solide nei nostri paesi e a cui diamo tanto valore”.
Schlein: sul salario minimo Pd non mollerà di un centimetroRoma, 18 lug. (askanews) – Il Pd non intende “mollare di un centimetro” sul salario minimo. Lo ha detto la segretaria Elly Schlein arrivando alla Camera. “Il governo Meloni non può non vedere che ci sono 3,5 milioni di lavoratori e lavoratrici che sono poveri anche se lavorano. Sono dati che ha dato l’Istat qualche giorno fa. I sondaggi di questi giorni dimostrano che c’è un’attesa del 75% delle italiane e degli italiani intervistati a favore del salario minimo”.
“La proposta delle opposizioni, unitaria, vuole rafforzare la contrattazione collettiva e dire che quella contrattazione non può scendere sotto i 9 euro. Proposta che riguarda la dignità del lavoro in questo paese, assurdo che la destra continui a cercare di respingerla. Non molleremo di un centimetro”.
Mafia, Meloni: Falcone e Borsellino martiri, hanno insegnato lottaRoma, 18 lug. (askanews) – “Domani è il 19 luglio, in Italia è una data simbolica. Il 19 luglio di 31 anni fa la mafia uccise il giudice Paolo Borsellino, che insieme al giudice Giovanni Falcone aveva intentato il più grande processo contro la mafia mai esistito in Italia. Sono stati due martiri della lotta alla mafia e sono anche due dei principali attori ai quali noi dobbiamo gran parte di quello che sappiamo nella lotta contro il crimine organizzato, sono stati loro ad averci insegnato quanto fosse importante combattere la mafia, combattere il crimine organizzato, anche lavorando fuori dai propri confini nazionali, con organizzazioni criminali che erano sempre più potenti e che non riguardavano più solamente le nostre società”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo al vertice Ue-Celac a Bruxelles.
“E’ la ragione – ha aggiunto – per la quale 23 anni fa le Nazioni unite hanno, proprio a Palermo nella città di Falcone e Borsellino, avviato quella che noi conosciamo come convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale e credo che questo sia un altro elemento fondamentale della nostra cooperazione, qualcosa su cui possiamo continuare a lavorare insieme perché l’Italia è riconosciuta per essere una delle Nazioni che hanno il know how maggiore, ma i risultati migliori in questa cooperazione li abbiamo ottenuti proprio con i partner dell’America Latina”.
Ucraina, Meloni: non confondere pace con invasioneRoma, 18 lug. (askanews) – “Ho sentito qui diversi parlare di pace. Penso però che dobbiamo dare alle parole il giusto significato che hanno: la parola pace non può essere confusa con la parola invasione perché pace e invasione sono due concetti molto diversi, su questo bisogna essere franchi”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo al vertice Ue-Celac a Bruxelles.
“E se qualcuno – ha aggiunto – ritiene di poter confondere queste due parole non si rende conto che un mondo nel quale non dovesse più esistere il diritto internazionale, un mondo nel quale chi è militarmente più forte può liberamente invadere il suo vicino non sarà mai un mondo di pace. Sarà semplicemente un mondo nel quale vige la legge del più forte, questo può convenire a chi è forte per carità ma decisamente non conviene a tutti gli altri. Sarebbero le Nazioni più esposte a essere in pericolo e quindi io credo non solo, come ha detto Christianis, che la guerra in Ucraina sia una nuova guerra coloniale ma credo anche che sia una guerra fatta contro i più deboli e lo vediamo anche con il mancato rinnovo dell’accordo sul grano che è sempre volontà della Russia, segnale chiaro sul quale credo che tutti debbano interrogarsi perché usare la materia prima che sfama il mondo come un’arma è un’offesa nei confronti dell’umanità. Eppure colleghi seppure noi siamo in una crisi sappiamo anche che le crisi sono un’occasione, ce lo insegna Papa Francesco, un discendente di emigrati italiani in Argentina che oggi guida la Chiesa Cattolica, perché le crisi ci impongono di scegliere”, ha concluso.
Sul salario minimo muro contro muro maggioranza-opposizione. Voto slittaRoma, 18 lug. (askanews) – E’ muro contro muro tra maggioranza e opposizioni sul salario minimo ed è slittato il voto in commissione Lavoro della Camera, anche sull’emendamento firmato dall’intero centrodestra che punta a far scomparire dal tavolo la proposta che lo introduce per legge con una soppressione tout court del testo. La seduta riprenderà mercoledì, si annuncia infuocata e non è escluso che si affaccino i leader.
Sul salario minimo, i partiti di minoranza hanno trovato una certa convergenza, non così scontata di questi tempi, e tentano di tenere alta l’attenzione, facendo notare inoltre quanto la situazione stia mettendo sempre più in difficoltà le ‘tasche’ delle famiglie degli italiani. Durante la seduta sono intervenuti in massa i deputati di Pd, M5S, Azione e Avs. Il presidente della commissione, Walter Rizzetto (Fdi), ha tenuto a sottolineare che aveva “calendarizzato tra martedì e mercoledì sia il voto che le discussioni sul complesso degli emendamenti. Se legittimamente le opposizioni vogliono portare a domani la discussione sul complesso degli emendamenti, tranquillamente la presidenza lo concede”, ma ha chiarito che il voto non slitterà ulteriormente: “Dobbiamo istruire per andare in Aula entro il 28. Cercheremo, compatibilmente con gli spazi che ognuno vuole prendersi, di votare entro questa settimana”.
La responsabile lavoro Dem Maria Cecilia Guerra, che interverrà in commissione mercoledì, ha replicato a chi lancia l’accusa di ostruzionismo: “Ci stiamo avvalendo di tutte le possibilità offerte dal regolamento e interveniamo nel merito, da parte nostra non c’è alcun atteggiamento pretestuoso. Il problema è che loro rifiutano il dibattito. Abbiamo incardinato la Pdl a marzo, abbiamo fatto decine di audizioni, lavorato su un testo base su cui il centrodestra non ha avanzato alcuna proposta e ora vogliono cancellare il testo base con un emendamento. Quello che vogliamo è che resti aperta la discussione in commissione e in aula e che venga evitata una bocciatura liquidatoria sul salario minimo. La maggioranza ha paura di questo argomento”, rileva Guerra. Botta e risposta anche sulla copertura del provvedimento. A Rizzetto che paventa il ‘no’ della commissione Bilancio perché la pdl sarebbe carente sul fronte delle risorse, Guerra e il capogruppo Dem in commissione Arturo Scotto rispondono che il testo prevede che sia la legge di Bilancio a individuare le coperture.
Da Bruxelles, dove si sta tenendo il vertice Ue-Celac, la segretaria Dem Elly Schlein avverte che il Pd non mollerà: “Abbiamo parlato di salario minimo, di alzare i salari delle persone, di aumentare il potere d’acquisto rispetto a un’inflazione alzata anche per effetto della guerra” e “Giorgia Meloni non può voltare la faccia dall’altra parte. Noi continueremo a batterci, non molleremo di un centimetro su questa importante proposta”. “Tajani – sottolinea su twitter il presidente M5S Giuseppe Conte – dice che non serve un salario minimo, ma un ‘salario ricco’. Ricco per chi? Per politici, parlamentari ed ex parlamentari, a cui hanno ripristinato tutti i vitalizi? A Tajani e Forza Italia lasciamo le battaglie per i soliti privilegiati, noi continueremo a lottare per quasi 4 milioni di lavoratori che non arrivano a guadagnare neanche 9 euro l’ora. Meritano rispetto e dignità”.
Il leader di Azione Carlo Calenda taccia il ministro degli Esteri Antonio Tajani di “grave ignoranza” quando dice che il salario minimo ‘non serve, non siamo in unione sovietica’: “ha detto un’imbecillità e sorprende che un ministro degli Esteri non conosca fatti fondamentali tipo che il salario minimo c’è in tutti i Paesi del G7, europei e occidentali. Secondo quanto si apprende, la seduta di mercoledì, calendarizzata alle 12, potrebbe slittare al pomeriggio, all’ordine del giorno c’è anche un ufficio di presidenza sul timing dei lavori dove continuerà il braccio di ferro.
Zaki condannato, Meloni: ancora fiducia in soluzione. Schlein: Tajani riferiscaRoma, 18 lug. (askanews) – “Il nostro impegno per una soluzione positiva del caso di Patrick Zaki non è mai cessato, continua, abbiamo ancora fiducia”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
“Patrick Zaki è stato condannato a tre anni di reclusione in Egitto, vederlo portare via in tribunale pesa come un macigno, non ci sono parole per questa gravissima ingiustizia”. Lo ha affermato, dal canto suo, la segretaria del Pd Elly Schlein, in una nota. “Siamo di fronte a un verdetto scandaloso: ora serve la mobilitazione di tutte e tutti per riaffermare le ragioni del diritto e chiederne la liberazione. Il governo italiano batta ufficialmente un colpo: il ministro Tajani venga a riferire alle Camere”, chiede la leader dem.
Salario minimo, muro contro muro maggioranza-minoranza: il voto slittaRoma, 18 lug. (askanews) – E’ muro contro muro tra maggioranza e opposizioni sul salario minimo ed è slittato il voto in commissione Lavoro della Camera, anche sull’emendamento firmato dall’intero centrodestra che punta a far scomparire dal tavolo la proposta che lo introduce per legge con una soppressione tout court del testo. La seduta riprenderà domani, si annuncia infuocata e non è escluso che si affaccino i leader.
Sul salario minimo, i partiti di minoranza hanno trovato una certa convergenza, non così scontata di questi tempi, e tentano di tenere alta l’attenzione, facendo notare inoltre quanto la situazione stia mettendo sempre più in difficoltà le ‘tasche’ delle famiglie degli italiani. Durante la seduta sono intervenuti in massa i deputati di Pd, M5S, Azione e Avs.Il presidente della commissione, Walter Rizzetto (Fdi), ha tenuto a sottolineare che aveva “calendarizzato tra martedì e mercoledì sia il voto che le discussioni sul complesso degli emendamenti. Se legittimamente le opposizioni vogliono portare a domani la discussione sul complesso degli emendamenti, tranquillamente la presidenza lo concede”, ma ha chiarito che il voto non slitterà ulteriormente: “Dobbiamo istruire per andare in Aula entro il 28. Cercheremo, compatibilmente con gli spazi che ognuno vuole prendersi, di votare entro questa settimana”.
La responsabile lavoro Dem Maria Cecilia Guerra, che interverrà in commissione domani, ha replicato a chi lancia l’accusa di ostruzionismo: “Ci stiamo avvalendo di tutte le possibilità offerte dal regolamento e interveniamo nel merito, da parte nostra non c’è alcun atteggiamento pretestuoso. Il problema è che loro rifiutano il dibattito. Abbiamo incardinato la Pdl a marzo, abbiamo fatto decine di audizioni, lavorato su un testo base su cui il centrodestra non ha avanzato alcuna proposta e ora vogliono cancellare il testo base con un emendamento. Quello che vogliamo è che resti aperta la discussione in commissione e in aula e che venga evitata una bocciatura liquidatoria sul salario minimo. La maggioranza ha paura di questo argomento”, rileva Guerra.Botta e risposta anche sulla copertura del provvedimento. A Rizzetto che paventa il ‘no’ della commissione Bilancio perché la pdl sarebbe carente sul fronte delle risorse, Guerra e il capogruppo Dem in commissione Arturo Scotto rispondono che il testo prevede che sia la legge di Bilancio a individuare le coperture.
Da Bruxelles, dove si sta tenendo il vertice Ue-Celac, la segretaria Dem Elly Schlein avverte che il Pd non mollerà: “Abbiamo parlato questa mattina di salario minimo, di alzare i salari delle persone, di aumentare il potere d’acquisto rispetto a un’inflazione alzata anche per effetto della guerra” e “Giorgia Meloni non può voltare la faccia dall’altra parte. Noi continueremo a batterci, non molleremo di un centimetro su questa importante proposta”.“Tajani – sottolinea su twitter il presidente M5S Giuseppe Conte – dice che non serve un salario minimo, ma un ‘salario ricco’. Ricco per chi? Per politici, parlamentari ed ex parlamentari, a cui hanno ripristinato tutti i vitalizi? A Tajani e Forza Italia lasciamo le battaglie per i soliti privilegiati, noi continueremo a lottare per quasi 4 milioni di lavoratori che non arrivano a guadagnare neanche 9 euro l’ora. Meritano rispetto e dignità”.
Il leader di Azione Carlo Calenda taccia il ministro degli Esteri Antonio Tajani di “grave ignoranza” quando dice che il salario minimo ‘non serve, non siamo in unione sovietica’: “ha detto un’imbecillità e sorprende che un ministro degli Esteri non conosca fatti fondamentali tipo che il salario minimo c’è in tutti i Paesi del G7, europei e occidentali.Secondo quanto si apprende, la seduta di domani, calendarizzata alle 12, potrebbe slittare al pomeriggio, all’ordine del giorno c’è anche un ufficio di presidenza sul timing dei lavori dove continuerà il braccio di ferro.
Schlein: Tajani riferisca alle Camere su ZakiRoma, 18 lug. (askanews) – “Patrick Zaki è stato condannato a tre anni di reclusione in Egitto, vederlo portare via in tribunale pesa come un macigno, non ci sono parole per questa gravissima ingiustizia”. Lo dice la segretaria del Pd Elly Schlein, in una nota.
“Siamo di fronte a un verdetto scandaloso: ora serve la mobilitazione di tutte e tutti per riaffermare le ragioni del diritto e chiederne la liberazione. Il governo italiano batta ufficialmente un colpo: il ministro Tajani venga a riferire alle Camere”, chiede la leader dem.
M5s: gravissima condanna Zaki, Tajani in Aula dica cosa fa governoRoma, 18 lug. (askanews) – “Siamo sconcertati per la notizia della condanna a tre anni per Patrick Zaki. Si tratta di un fatto gravissimo sul quale il ministro Tajani deve venire a riferire immediatamente per dirci quali saranno le prossime azioni del governo”. Lo afferma Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera.
“Il nostro Paese – osserva – non può accettare una condanna di questo tipo e ha il dovere di fare quanto in suo potere per evitare che un ragazzo, che ha subito già numerose e profonde ingiustizie, ne subisca delle altre. Il Movimento 5 Stelle è vicino alla famiglia e agli amici di Patrick Zaki e continuerà a chiedere la sua immediata liberazione”.