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Meloni vedrà le opposizioni sulle riforme. Primo confronto con Schlein

Meloni vedrà le opposizioni sulle riforme. Primo confronto con SchleinRoma, 5 mag. (askanews) – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, avvia il confronto con le opposizioni sulle riforme istituzionali. L’appuntamento con i rappresentanti delle forze politiche, riferisce una nota, è fissato per martedì 9 maggio alla Camera dei deputati, nella Biblioteca del presidente. Potrebbe essere la prima occasione per un faccia a faccia diretto con la segretaria del Pd Elly Schlein.

Agli incontri partecipano anche i vicepresidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati; il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e il costituzionalista Francesco Saverio Marini”. Questo il programma degli incontri: alle 12.30 componente +Europa; alle 13 gruppo per le Autonomie e componente Minoranze linguistiche; alle 13.45 gruppo Alleanza Verdi e Sinistra; alle 15.30 gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe; alle 17 gruppo Movimento Cinque Stelle; alle 18.30 gruppo Partito democratico.

Tajani: da Parigi pugnalata ma hanno capito gravità parole Darmanin

Tajani: da Parigi pugnalata ma hanno capito gravità parole DarmaninMilano, 5 mag. (askanews) – Le parole del ministro francese Darmanin sono state “una pugnalata alla schiena” ma ora a Parigi “hanno capito la gravità di quelle parole”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando a La7 e a Rainews24 da Milano, dove si apre la convention di Forza Italia.

“L’Italia non può permettere a chicchessia di offenderla. L’offesa di Darmanin è stata rivolta al presidente del Consiglio, al governo e anche all’Italia perchè ha parlato anche di Italia. Sono convinto che questa scelta improvvida con parole inaccettabili non sia una scelta di tutto il governo francese o di Macron, ma è inaccettabile quello che è successo. Mi pare che ci sia stata di fatto una presa di distanza da parte del governo francese e dal ministro degli Esteri, ma il tema dell’offesa e dell’insulto gratuito, a freddo, senza alcuna motivazione, rimane: è stata una sorta di pugnalata alla schiena”, ha ribadito Tajani a La7.

Riforme, Meloni vedrà opposizioni, primo confronto con Schlein

Riforme, Meloni vedrà opposizioni, primo confronto con SchleinRoma, 5 mag. (askanews) – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, avvia il confronto con le opposizioni sulle riforme istituzionali. L’appuntamento con i rappresentanti delle forze politiche, riferisce una nota, è fissato per martedì 9 maggio alla Camera dei deputati, nella Biblioteca del presidente. Potrebbe essere la prima occasione per un faccia a faccia diretto con la segretaria del Pd Elly Schlein.

Agli incontri partecipano anche i vicepresidenti del Consiglio, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati; il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e il costituzionalista Francesco Saverio Marini”. Questo il programma degli incontri: alle 12.30 componente +Europa; alle 13 gruppo per le Autonomie e componente Minoranze linguistiche; alle 13.45 gruppo Alleanza Verdi e Sinistra; alle 15.30 gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe; alle 17 gruppo Movimento Cinque Stelle; alle 18.30 gruppo Partito democratico.

Conte: su lavoro e dignità Governo lontano da principi Costituzione

Conte: su lavoro e dignità Governo lontano da principi CostituzioneRoma, 5 mag. (askanews) – Quello prospettato dal Governo sul reddito di citttadinanza, rimodulato nel nuovo reddito di inclusione è “un taglio che rappresenta una discriminatoria ‘punizione’ per chi ha una sola ‘colpa’: trovarsi in una difficoltà lavorativa ed economica che in un momento del genere può colpire davvero tutti”. Lo ha scritto il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, in un intervento pubblicato dal quotidiano Avvenire.

“Una punizione – ha osservato l’ex presidente del Consiglio – in arrivo dallo stesso Governo che invece ha introdotto misure che rendono più facile la vita di evasori e corrotti. Lo stesso Governo incapace di aiutare i cittadini alle prese con l’impennata dei mutui e degli affitti e che non ha il coraggio di attingere dagli extraprofitti incamerati grazie alla crisi da grandi banche, società farmaceutiche e assicurative come proposto dal M5s in Parlamento. Un Governo che con una mano agita lo spettro della sostituzione etnica perché i nostri ragazzi non fanno più figli e con l’altra spazza la loro speranza di un futuro, di una casa e di una famiglia sotto il tappeto asfissiante di un futuro precario. Perché, è bene ricordarlo, la precarietà non fa figli”. “Dobbiamo in questo accogliere – ha proseguito Conte – l’accorato appello di Papa Francesco contro una precarietà che rimanda le scelte di vita dei giovani. Cadere nel vortice di contratti a tempo per una vita significa condannare i nostri ragazzi a non poter essere genitori e a essere figli a vita, chiusi nella prospettiva dell’infinita assenza di un proprio orizzonte di sviluppo”.

A giudizio del leader stellato “dopo l’articolo 11 sull’Italia che ripudia la guerra, la sensazione è che il Governo italiano abbia ormai completamente perso di vista anche i principi co- stituzionali in materia di lavoro e dignità. Per questo saremo al fianco di tutte le iniziative delle forze sociali, civiche e del terzo settore. E metteremo in campo anche una nostra manifestazione per proporre un’idea differente di lavoro: salario minimo, riduzione dell’orario di lavoro, sgravi alle imprese che riducono enormi divari di stipendio fra manager e dipendenti, tirocini curriculari adeguatamente retribuiti. È il momento di opporsi duramente a livello politico e sociale a una inaccettabile idea di Paese”, ha concluso Conte.

Napoli Campione, Berlusconi: vittoria meritata

Napoli Campione, Berlusconi: vittoria meritataRoma, 4 mag. (askanews) – “Una città in festa, una città che se lo meritava, complimenti, complimenti, complimenti. Una città incredibile che trascina anche noi dentro la sua gioia. Quindi anche noi diciamo: Forza Napoli, bravo Napoli, avanti tutta, questo deve essere l’inizio di una grande storia di vittorie! I napoletani, davvero, se lo meritano e noi siamo tutti con loro. Evviva, evviva, evviva! E lo dico col cuore, anche io che mi sono sempre considerato un napoletano nato a Milano”. Lo afferma in una nota il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi.

Meloni in Cdm ‘ottiene’ norma Fuortes, niente accordo su Gdf

Meloni in Cdm ‘ottiene’ norma Fuortes, niente accordo su GdfRoma, 4 mag. (askanews) – Raccontano che per quasi due ore, Giorgia Meloni, Giancarlo Giorgetti e Alfredo Mantovano siano rimasti chiusi nello studio della premier a discutere, mentre tutti gli altri ministri erano seduti intorno al tavolo in attesa che cominciasse un Consiglio che, da convocazione, era in programma alle 16.

Un confronto che, però, non è riuscito a sciogliere il nodo: quello della nomina del nuovo comandante della Guardia di Finanza, su cui in mattinata c’era stato anche un faccia a faccia tra il responsabile dell’Economia e il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Alla fine tutto rinviato, la ‘pratica’ (che peraltro non era inserita nell’ordine del giorno) non viene proprio affrontata quando finalmente comincia la riunione. Sarà forse il prossimo Consiglio dei ministri a decidere chi prenderà il posto di Giuseppe Zafarana, nel frattempo indicato come presidente dell’Eni. Da un lato c’è appunto il nome prescelto dalla stessa premier e dal sottosegretario Mantovano, quello del generale Andrea De Gennaro, fratello dell’ex capo della Polizia. Dall’altra, il generale Umberto Sirico, attuale comandante dei reparti speciali della Gdf, gradito alla Lega e ‘sponsorizzato’ da Giorgetti. In sospeso rimane anche un’altra nomina, quella del nuovo capo della Polizia che dovrà sostituire Lamberto Giannini, nominato nel 2021 da Draghi e Lamorgese. E lo stesso vale per il nome del nuovo prefetto di Roma.

Dal ministero dell’Economia negano tensioni. Quello per la nomina del nuovo comandante della Guardia di Finanza, si sottolinea infatti, è un “processo complesso, che vede il coinvolgimento di diversi soggetti e che sta andando avanti da tempo. Un percorso condiviso fin dall’inizio, che non vede alcuna divergenza con Chigi o con gli altri soggetti interessati”. Il Consiglio dei ministri dà invece il via libera alla norma che di fatto apre la strada all’addio di Carlo Fuortes da amministratore delegato per approdare al San Carlo di Napoli. Un provvedimento, fortemente voluto dalla presidente del Consiglio, che in pratica può dare il via a un giro di nomine nella tv di Stato. In pratica, si fissa il limite massimo di 70 anni per il pensionamento dei sovrintendenti dei teatri lirici. Una misura che può essere applicata proprio all’attuale presidente del San Carlo, Stéphane Lissner. In particolare, il decreto stabilisce la cessazione dall’incarico dal 10 giugno.

Il nome del gruppo all’europarlamento riaccende discussione Pd

Il nome del gruppo all’europarlamento riaccende discussione PdRoma, 4 mag. (askanews) – L’unica cosa certa è che adesso il Pd si dice contrario al cambio del nome del gruppo dei ‘Socialisti e democratici’, una posizione messa nero su bianco anche su una nota del Nazareno, ma non è semplice ricostruire come si sia arrivati a questo corto circuito. Quella sorta di ‘referendum’ sul nome lanciato dalla capogruppo Iratxe Garcia Perez ha mandato in subbuglio i democratici, con i ‘riformisti’ che alzano le barricate e la sinistra che – come dimostrano le parole di Andrea Orlando – sembra condividere l’idea di eliminare il riferimento ai “democratici” e usare semplicemente la dicitura “Pse”, Partito socialista europeo. Potenzialmente una bomba che rischia di far riesplodere lo scontro interno, tanto più che molti sembrano convinti che dietro alla mossa della Garcia Perez possa esserci una qualche apertura dei vertici del Pd, come scrive il sito Politico.eu citando la stessa segreteria Elly Schlein.

Ricostruzioni che il quartier generale Pd smentisce subito: “Per il Partito Democratico il cambiamento del nome del gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo non è mai stato in discussione. Le indiscrezioni giornalistiche sul presunto sostegno di Elly Schlein a questa ipotesi sono del tutto destituite di fondamento”. E il capodelegazione a Bruxelles Brando Benifei aggiunge: “Sono certo che da parte nostra ci sarà il supporto per il mantenimento dell’attuale denominazione di Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici che rappresenta per noi un valore e una storia che inizia quando la nostra delegazione italiana era guidata da David Sassoli”. Resta il fatto che, appunto, nella sinistra Pd tanti considerano quasi naturale la richiesta della Garcia Perez. Dice Orlando: “La denominazione socialisti e democratici fu concepita quando il Pd pur non aderendo a Pse intendeva far parte del gruppo parlamentare a Strasburgo. Successivamente il Pd ha aderito al Pse. Oggi,quindi, il gruppo si può tornare a chiamare socialista. Dove è il problema?”.

La risposta gliela danno in tanti dall’ala ‘riformista’ del partito, sono molti a leggere questa ipotesi come una negazione del Dna stesso del Pd. Lorenzo Guerini, sempre assai parco con le dichiarazioni, lo spiega su Twitter: “La nostra forza è nell’unità delle nostre differenze. È un valore che abbiamo portato come Pd al gruppo al Parlamento europeo. La famiglia progressista si deve allargare, non restringere. Per questo l’ipotesi di modificare il nome sarebbe uno sbaglio che non va commesso”. Più o meno sulla stessa linea sono, tra gli altri, Debora Serracchiani, Piero Fassino, Enzo Amendola, Pina Picierno, Walter Verini, Elisabetta Gualmini. Tutti esponenti dell’ala riformista del Pd che hanno alzato le barricate per dire che il nome del gruppo al Parlamento europeo non si deve toccare. Parlando con qualche europarlamentare si apprende che della faccenda sicuramente si era già parlato in una riunione dell’ufficio di presidenza di S&D, qualche settimana fa. Ma, viene precisato, “avevamo chiaramente detto che non siamo d’accordo con l’idea di cambiare il nome”. Insomma, c’era stato qualche scambio su questo argomento, ma niente più e, soprattutto, nessuna decisione. La ‘colpa’ di tutto viene attribuita alla presidente del gruppo Garcia Perez, spagnola. “In Spagna – dicono in molti nel Pd – vogliono connotarsi più nettamente puntando su una chiara identità socialista, è una questione che ha a che fare con le loro dinamiche interne”.

Una ricostruzione che certo potrebbe aiutare a chiudere la questione, insieme alla frenata della stessa Garcia Perez (“Non abbiamo ancora deciso, sarà un processo trasparente”), se non fosse che le parole di Orlando sono condivise da parecchi a sinistra. E lo stesso ex ministro in serata torna sull’argomento per rilanciare: “Chi vede nell’affermazione di questo termine (socialismo, ndr) una vittoria di un’anima del Pd sull’altra, trascura invece di considerare che socialista non è un sinonimo di ex-comunista (e lo dico da ex comunista)”. In generale, le dichiarazioni dell’ala riformista non sono piaciute molto ai vertici Pd, perché – spiega un dirigente – “il punto non è se noi aderiamo o no al Pse: lo abbiamo già fatto nel 2014”. Il Pd dirà no al cambio di nome non perché vuole distinguersi dal socialismo, ma perché l’obiettivo è continuare ad allargare il gruppo a Strasburgo, anche a sinistra, a forze come quella di Alexis Tsipras per esempio.

Domani sarà Giuseppe Provenzano, responsabile esteri del partito, a fare in videoconferenza il punto sulla questione con gli europarlamentari. L’ennesima conferma che l’equilibrio tra le due anime del Pd è sempre delicato e basta una discussione sul nome del gruppo all’europarlamento per rianimare la discussione.

Perché il Pd denuncia “l’occupazione della Rai” da parte del governo

Perché il Pd denuncia “l’occupazione della Rai” da parte del governo

Roma, 4 mag. (askanews) – “Con la norma ad personam approvata dal Consiglio dei ministri per estromettere dal teatro San Carlo di Napoli il sovrintendente Stéphane Lissner per ‘offrire il posto’ all’attuale amministratore delegato della RAI Carlo Fuortes, il governo Meloni ha toccato il fondo. Il Partito Democratico si batterà in Parlamento e nel Paese per difendere l’articolo 21 della Costituzione. È essenziale, e ne va della sua sopravvivenza, che il servizio pubblico garantisca i diversi punti di vista, culturali e politici”. Lo dichiarano Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione parlamentare di Vigilanza Rai e Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del Pd.

“Ci opporremo come Partito Democratico, con tutte le nostre forze – sottolineano- all’occupazione della RAI e al giro di nomine che si preannunciano con organigrammi già confezionati dalla maggioranza parlamentare. La RAI è un’azienda pubblica patrimonio di tutti gli italiani, ha un Cda in carica e pienamente operativo. Quello della destra è il tentativo di un colpo di mano sulla libertà e l’autonomia della più grande azienda culturale del Paese”.

Rai,Pd:”colpo di mano governo, battaglia in Parlamento e Paese”

Rai,Pd:”colpo di mano governo, battaglia in Parlamento e Paese”Roma, 4 mag. (askanews) – “Con la norma ad personam approvata dal Consiglio dei ministri per estromettere dal teatro San Carlo di Napoli il sovrintendente Stéphane Lissner per ‘offrire il posto’ all’attuale amministratore delegato della RAI Carlo Fuortes, il governo Meloni ha toccato il fondo. Il Partito Democratico si batterà in Parlamento e nel Paese per difendere l’articolo 21 della Costituzione. È essenziale, e ne va della sua sopravvivenza, che il servizio pubblico garantisca i diversi punti di vista, culturali e politici”. Lo dichiarano Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione parlamentare di Vigilanza Rai e Sandro Ruotolo, responsabile Informazione del Pd.

“Ci opporremo come Partito Democratico, con tutte le nostre forze – sottolineano- all’occupazione della RAI e al giro di nomine che si preannunciano con organigrammi già confezionati dalla maggioranza parlamentare. La RAI è un’azienda pubblica patrimonio di tutti gli italiani, ha un Cda in carica e pienamente operativo. Quello della destra è il tentativo di un colpo di mano sulla libertà e l’autonomia della più grande azienda culturale del Paese”.

Berlusconi è ricoverato da 30 giorni

Berlusconi è ricoverato da 30 giorniMilano, 4 mag. (askanews) – È stato Paolo Berlusconi oggi il primo ad arrivare, all’ospedale San Raffaele di Milano per visitare il fratello Silvio, ricoverato dal 5 aprile nell’ospedale lombardo per una polmonite, poi risolta e per la cura di una leucemia. Fino alle 19 non era stato visto entrare nell’ospedale nessuno dei familiari e degli amici più cari che in questi trenta giorni hanno quasi quotidianamente fatto visita all’ex premier.

Dall’ospedale San Raffaele nuovo no comment sulla possibile data delle dimissioni di Berlusconi, annunciato per l’intervento finale di sabato alla Convention di Forza Italia di domani e dopodomani a Milano. “Alla convention tornerà Silvio Berlusconi, vedremo in quale forma”, ha detto ieri il numero due di Forza Italia Antonio Tajani. A quanto si apprende da fonte politica dimissioni entro il week end sono “possibili” ma “dipende dalle decisioni dei medici e della famiglia”. Permane dunque l’incertezza sui tempi per l’uscita dell’ex premier dall’ospedale.

Sulla partecipazione di Berlusconi alla Convention tra le ipotesi che circolano c’è l’invio di un suo messaggio vocale o un intervento scritto dell’ex premier letto da altri. Chi lo conosce tende ad escludere che possa inviare alla convention un video girato durante il ricovero dall’ospedale.