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Def, Schlein: siamo al dilettantismo, purtroppo lo paga l’Italia

Def, Schlein: siamo al dilettantismo, purtroppo lo paga l’ItaliaRoma, 27 apr. (askanews) – “Delle due l’una: o siamo di fronte a un episodio di imperdonabile sciatteria o alla prova conclamata delle divisioni della maggioranza. In entrambi i casi si dimostra la totale inadeguatezza di questo Governo e di questa maggioranza, che dovranno risponderne davanti al Paese”. Lo afferma la segretaria del Pd Elly Schlein, commentando la bocciatura alla Camera della relazione sullo scostamento di bilancio.

Aggiunge Schlein: “Sono andati sotto per mancanza dei voti necessari sullo scostamento di bilancio, ovvero una decisione fondamentale che impatta sui conti pubblici e quindi sulle famiglie e sulle imprese. Siamo al dilettantismo, il problema è che lo pagano l’Italia e la sua credibilità”.

Def, la Camera boccia lo scostamento di bilancio: alla maggioranza mancano sei voti (assenti in 26)

Def, la Camera boccia lo scostamento di bilancio: alla maggioranza mancano sei voti (assenti in 26)Roma, 27 apr. (askanews) – L’aula della Camera ha bocciato la risoluzione di maggioranza sullo scostamento di bilancio, su cui serviva la maggioranza dei componenti. I voti favorevoli sono stati 195 ma la maggioranza dei componenti era 201, quindi alla risoluzione del centrodestra sono mancati sei voti. I presenti erano 319, i votanti 214, gli astenuti 105 e i contrari 19.

Al momento della bocciatura, mentre il vicepresidente di turno Fabio Rampelli, cercava di capire che era successo, con i funzionari d’aula, dai banchi delle opposizioni si sono partiti grida di gioia e applausi. “Colleghi… capisco l’euforia dell’opposizione”, ha detto Rampelli richiamando l’aula all’ordine. A seguito della mancata autorizzazione non si è proceduto al voto sulle risoluzioni al Def. La seduta è stata quindi interrotta e riprenderà alle 19. L’aula della Camera ha bocciato per sei voti mancanti la risoluzione di maggioranza sullo scostamento di bilancio. E ora parte la caccia a chi non ha votato (esclusi i deputati in missione). Tra i banchi della maggioranza, al momento del voto, erano assenti 26 esponenti del centrodestra: 11 della Lega, 9 di Fi, 5 di Fdi e 1 di Nm. “Il problema è che i deputati non si rendono conto”. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, arrivato a Montecitorio dopo la bocciatura della risoluzione sullo scostamento di bilancio indispensabile per varare il Def.

Meloni a Londra: possiamo fare un buon lavoro insieme. Sunak: sfide condivise, dall’Ucraina ai migranti

Meloni a Londra: possiamo fare un buon lavoro insieme. Sunak: sfide condivise, dall’Ucraina ai migrantiLondra, 27 apr. (askanews) – “E’ un nuovo inizio” nelle relazioni tra i nostri Paesi, “sono molto contenta di essere qui, sono convinta che possiamo fare un buon lavoro insieme”, lo ha detto la premier Giorgia Meloni incontrando il primo ministro britannico, Rishi Sunak, a Downing street.

Sunak ha accolto Meloni salutandola in italiano: “Grazie Giorgia, benvenuta a Londra”. “Voglio ringraziarti – ha sottolineato il primo ministro britannico – per la tua gestione molto attenta dell’economia italiana, cosa che ha portato stabilità in tempi di incertezza. I valori tra i nostri due Paesi sono assolutamente allineati, motivo per cui possiamo lavorare così bene insieme sulle nostre sfide condivise, sia che si tratti di rispondere all’invasione illegale in Ucraina, sia che si tratti di affrontare il tema dell’immigrazione clandestina”. E Meloni ha poi rilanciato: “La lotta ai trafficanti e all’immigrazione clandestina è qualcosa che i due governi stanno facendo molto bene, sto seguendo il tuo lavoro, sono assolutamente d’accordo con il tuo lavoro”.

Quando la premier Meloni è arrivata, un gruppo di manifestanti di “Stand up to racism” in presidio davanti a Downing street in segno di protesta contro la politica sui migranti, hanno urlato slogan e mostrato un cartello con la scritta “No to fascist Meloni”.

Def, Camera boccia risoluzione maggioranza su scostamento bilancio

Def, Camera boccia risoluzione maggioranza su scostamento bilancioRoma, 27 apr. (askanews) – L’aula della Camera ha bocciato la risoluzione di maggioranza sullo scostamento di bilancio, su cui serviva la maggioranza dei componenti.

I voti favorevoli sono stati 195 ma la maggioranza richiesta era di 201 deputati, quindi alla risoluzione del centrodestra sono mancati sei voti. I presenti erano 319, i votanti 214, gli astenuti 105 e i contrari 19. Al momento della bocciatura, mentre il vicepresidente di turno Fabio Rampelli, cercava di capire che era successo, con i funzionari d’aula, dai banchi delle opposizioni si sono partiti grida di gioia e applausi. “Colleghi… capisco l’euforia dell’opposizione”, ha detto Rampelli richiamando l’aula all’ordine.

A seguito della mancata autorizzazione non si è proceduto al voto sulle risoluzioni al Def. La seduta è stata quindi interrotta e riprenderà alle 19. Il testo, è stato spiegato, va ora modificato.

Giorgetti: illustreremo il decreto lavoro prima ai sindacati. Meloni convoca i leader domenica 30 aprile

Giorgetti: illustreremo il decreto lavoro prima ai sindacati. Meloni convoca i leader domenica 30 aprileRoma, 27 apr. (askanews) – “Il primo maggio faremo un decreto legge, lo illustreremo prima ai sindacati e poi a voi”. Lo ha detto il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, parlando ai cronisti del prossimo provvedimento su lavoro e cuneo fiscale a margine del question time alla Camera. Il premier Giorgia Meloni ha convocato i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl (Maurizio Landini, Luigi Sbarra, Pierpaolo Bombardieri e Paolo Capone) per domenica 30 aprile, alle 19, nella sala verde di Palazzo Chigi. Al centro dell’incontro i provvedimenti relativi al cuneo fiscale, al reddito di inclusione e alle misure di avviamento al lavoro che andranno il giorno dopo, 1 maggio, in consiglio dei ministri.

Il governo nel decreto che conterrà il nuovo taglio del cuneo fiscale inserirà anche un “innalzamento del limite dei fringe benefit per i lavoratori dipendenti con figli”, ha detto il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo all’interrogazione nel corso del question time alla Camera. “Il Governo, come indicato nella relazione al Parlamento oggi all’esame di questa Camera – ha detto – destinerà con un prossimo provvedimento di urgenza i margini di bilancio disponibili per finanziare, per l’anno in corso, un nuovo taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi e un innalzamento del limite dei fringe benefit per i lavoratori dipendenti con figli, perseguendo in tal modo il duplice scopo di incrementare i redditi reali delle famiglie e al contempo limitare la rincorsa salari-prezzi, che renderebbe la vampata inflazionistica causata dai prezzi energetici e alimentari più sostenuta nel tempo, trasformandola in strutturale”.

Il senatore Gasparri contro la serie Rai “Rocco Schiavone”: propaganda l’uso di droghe

Il senatore Gasparri contro la serie Rai “Rocco Schiavone”: propaganda l’uso di drogheMilano, 27 apr. (askanews) – “Lo stile di vita non è quello di Rocco Schiavone”. A scagliarsi contro la serie televisiva è Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, che durante l’audizione in Commissione Vigilanza del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha puntato il dito contro “forme di propaganda sull’uso di droghe anche usano la fiction come nella vicenda di Rocco Schiavone che nell’ultima puntata ha dato consigli su come abbinare vini e marijuana in fascia protetta”. “L’uso di sostanze stupefacenti – ha aggiunto – è vietato dalla legge e la Rai fa esattamente il contrario”.

Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, in Commissione vigilanza Rai replicando all’attacco del senatore Maurizio Gasparri contro la fiction Rocco Schiavone allontanando ogni forma di censura, come definita da qualche membro della commissione, ma ribadendo la necessità di tutelare i minori. “Lungi da me una logica di censura e nemmeno ovviamente da parte dell’intero governo. E penso che non fosse nemmeno questa l’intenzione del senatore Gasparri – ha detto – Credo però che sia fondamentale per noi oggi più che mai, in cui i nostri giovani sono esposti fin dai primi anni dell’infanzia al mondo, la tutela dei minori e credo che soprattutto la Rai debba fare con grande attenzione nei contenuti che vengono veicolati negli orari di maggiore ascolto dei minori”.

Pd, Borghi spiazza Schlein e va in Iv. Renzi: “Non sarà l’ultimo”

Pd, Borghi spiazza Schlein e va in Iv. Renzi: “Non sarà l’ultimo”Roma, 26 apr. (askanews) – Stavolta il divorzio è più doloroso, l’uscita di Enrico Borghi non è come quella di Giuseppe Fioroni e Andrea Marcucci, dirigenti che già da tempo erano considerati con un piede fuori dal partito. Elly Schlein tace, anche se in colloqui riservati è apparsa rammaricata della scelta. La segretaria non si capacita delle motivazioni di Borghi, “ho tenuto sulla guerra in Ucraina, sul termovalorizzatore, ho detto che sono disponibile a ragionare sui temi sensibili…”. I suoi, i pochi che – a microfoni spenti – commentano, cercano di minimizzare, ma basta la reazione del capogruppo in Senato Francesco Boccia a far capire che questo nuovo addio mette in subbuglio il partito: “Sono amareggiato sul piano personale e deluso sul piano politico”, commenta, aggiungendo la richiesta di dimettersi dal Copasir dove era entrato in quota Pd.

Il fatto è che Borghi avrà pure deciso in assoluta solitudine, come pare, e forse anche per “valutazioni personali”, come dicono tanti. Ma il senatore alla fine può essere di fatto l’apripista di un mondo che fatica a riconoscersi nel “Nuovo Pd”, come pronostica Matteo Renzi (“Non sarà l’ultimo”) e come cominciano a temere anche nell’ala moderata del partito. Non a caso Lorenzo Guerini invita a non sottovalutare quello che è successo, anche se chiede di non drammatizzare. “La verità – dice un esponente della minoranza – è che potrebbe non essere un caso isolato. C’è parecchio malessere per come Schlein sta gestendo questa fase”. Pesano le scelte sulla segreteria, sui capigruppo, ma anche una linea politica che molti considerano troppo sbilanciata sulle piazze e su temi di bandiera. Nessuno pensa che ci possano essere altre uscite a breve, anche l’area ex lettiana – ora “neo-ulivisti” – a cui Borghi apparteneva ha subito preso le distanze: “La decisione del senatore Borghi di abbandonare il gruppo del Pd in Senato è un gesto di gravità inaudita. Non saranno gesti isolati come questo – dice Marco Meloni – a frenare il percorso di crescita e cambiamento che fa del Pd, in una logica di apertura e pluralismo, il perno di una coalizione di centrosinistra progressista e riformista”.

Parole simili le pronuncia Anna Ascani: “La decisione del senatore Enrico Borghi di dire addio al Pd è un errore, un errore grave. Le parole che ha utilizzato richiamano la caricatura del Pd che spesso viene riportata dalla destra”. Anche Giuseppe Provenzano, che è in segreteria come responsabile esteri, rilancia la stessa critica: “Dispiace che Borghi usi le stesse parole della destra per criticare il Pd”. E’ però un fatto che le prese di posizione della segretaria sulla maternità surrogata, per esempio, abbiano suscitato molte perplessità tra i cattolici del partito, e non solo. Come è vero che in tanti, anche nella maggioranza, sollecitano una maggiore presenza del partito sui temi più caldi dell’agenda politica, a cominciare da quelli economici.

In generale, riaffiora quel dibattito sulla natura del Pd che aveva dominato le primarie e che poi è stato un po accantonato dopo l’elezione di Schlein: essere ancora un partito che guarda sia al centro che a sinistra, coltivare in qualche modo una “vocazione maggioritaria” come diceva Bonaccini durante la campagna per il congresso, o scegliere nettamente una ricollocazione più tradizionalmente di sinistra? Durante la direzione dello scorso giovedì, raccontano, è stata Laura Boldrini – per esempio – a rilanciare la seconda tesi: “Di fronte a loro che fanno la ‘destra-destra’ noi dobbiamo essere la ‘sinistra-sinistra’”, sarebbe stato il ragionamento. E un dirigente della sinistra Pd oggi, quando gli si chiedeva dell’addio di Borghi rispondeva: “L’importante è che ieri a Milano Schlein è stata accolta in trionfo. Quello è il nostro mondo”. Giudizio simile a quello che Marco Furfaro consegna a SkyTg24: “Prima delle primarie del 26 febbraio, il Pd era ai minimi storici, alcuni commentatori davano persino a rischio l’esistenza del Pd. Oggi il Pd è il primo partito dell’opposizione, è cresciuto di 5-6 punti nei sondaggi, è un partito che viene applaudito come ieri a Milano con Schlein e non contestato. Mi spiace ma Borghi è poco comprensibile rispetto al fatto che il Pd si stia restringendo…”.

Ma, appunto, è questo che allarma l’ala riformista, che pure critica Borghi. “La piazza di Milano non basta”, dicono in diversi. Schlein deve fare attenzione, non deve sottovalutare il disagio, è il ragionamento. Anche se nessuno per ora appoggia la mossa di Borghi: vero che c’è la tentazione in qualcuno della sinistra di cambiare il Dna del Pd, indiscutibile che serva attenzione ad un profilo più “riformista”, tanto più con la crisi del Terzo polo. Ma “sta anche a noi far vivere il pluralismo in questo partito. Non si può gettare la spugna subito”. Fatto sta che l’addio di Borghi è forse il segnale che la tregua post-primarie si va esaurendo.

Meloni vola a Londra da Sunak per parlare di Ucraina, migranti e di rapporti commerciali

Meloni vola a Londra da Sunak per parlare di Ucraina, migranti e di rapporti commercialiRoma, 26 apr. (askanews) – La prima volta che si sono incontrati, il 7 novembre, in un bilaterale a margine della Cop27 in Egitto, Giorgia Meloni era presidente del Consiglio da 16 giorni e Rishi Sunak primo ministro del Regno Unito da 13. Due premier giovani, ‘fortysomething’, due conservatori, una nomina praticamente in contemporanea: un bagaglio di affinità considerevole, persino prima di conoscersi. Domani, oltre cinque mesi dopo, i due leader torneranno a incontrarsi per trasformare quell’intesa nel terreno comune che porterà alla firma di un imminente accordo che non sarà solo un rafforzamento delle relazioni commerciali tra i due Paesi ma anche una collaborazione in molti settori, tra cui transizione ecologica, tecnologie avanzate, innovazione, difesa. Una intesa a cui si lavora da tempo, rallentata prima dalla pandemia e poi dalla guerra, che ha avuto una accelerazione negli ultimi mesi proprio per volere dei due capi del governo.

Giorgia Meloni sarà infatti a Londra per una visita di due giorni la cui prima tappa, domani pomeriggio, sarà proprio l’incontro al numero 10 di Downing street. E’ la sua prima visita di due giorni in un Paese europeo, segno – sottolineano da palazzo Chigi – della “importanza che il governo italiano attribuisce alle relazioni con il Regno Unito”.Un colloquio che avrà certamente tra i temi principali quello della guerra in Ucraina: d’altra parte sin dall’inizio dell’invasione russa, Italia e Gran Bretagna sono stati tra i più forti sostenitori della resistenza di Kiev e Giorgia Meloni, che all’epoca era all’opposizione, una volta al governo ne ha fatto un punto di forza della sua politica estera e della credibilità all’interno della collocazione atlantica. All’ordine del giorno del bilaterale anche l’accordo siglato a dicembre da Gran Bretagna, Italia e Giappone per lo sviluppo del programma GCAP/Tempest per la progettazione del caccia multiruolo di VI generazione che palazzo Chigi giudica di “valenza strategica”.

Ma c’è un altro punto su cui è facile aspettarsi che la presidente del Consiglio e il suo omologo inglese useranno toni e parole perfettamente sovrapponibili: quello dell’immigrazione. Un tema caro ai rispettivi elettorati, il che inevitabilmente trasforma la gestione del fenomeno in uno dei principali banchi di prova dell’azione dei loro governi. Anche Sunak, come Meloni, deve affrontare arrivi crescenti e continua a ripetere che il fenomeno migratorio non può essere considerato il problema di singoli Paesi più esposti ma dell’intera Europa. E se una delle strade scelte dal governo italiano per limitare il record di sbarchi è quella di arrivare all’abolizione della protezione speciale – come previsto in sede di conversione del decreto Cutro – da mesi Sunak e la sua ministra dell’Interno, Suella Braverman, hanno promesso un giro di vite che è arrivato a contemplare misure molto contestate come l’invio in Ruanda dei migranti in attesa di asilo.Nel secondo giorno della sua visita a Londra, invece, la presidente del Consiglio è attesa a un incontro con investitori e operatori nella residenza dell’ambasciatore in cui, accompagnata dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, sarà impegnata soprattutto nella promozione del Made in Italy. Ma visto il parterre, è probabile che la presidente del Consiglio approfitti dell’occasione per dare rassicurazioni sull’affidabilità italiana anche nella gestione dei fondi del Pnrr.

Di certo, i rapporti commerciali tra Italia e Gran Bretagna – dove peraltro risultano iscritti all’anagrafe dei residenti all’estero oltre mezzo milione di connazionali – già fanno registrare numeri positivi: anche dopo la Brexit, sottolineano fonti di governo, la collaborazione economica con il Regno Unito è rimasta “solida e diversificata, con forti complementarietà industriali e ampie prospettive di crescita”. L’interscambio nel 2022 è stato di 35,6 miliardi (+13% sul 2021 e in linea con i dati pre-Covid), con saldo positivo per 19 miliardi di euro.Il Regno Unito è inoltre un importante investitore in Italia: gli investimenti diretti esteri (Ide) arrivano a 26 miliardi di euro concentrati nel settore finanziario, assicurativo ed energetico. A sua volta anche la presenza imprenditoriale italiana è molto radicata in Uk (con Ide per 31,8 miliardi) soprattutto in ambito difesa (Leonardo), energia e rinnovabili (Eni, Enel) e infrastrutture e trasporti.

 

Renzi dice che “‘Italia Viva’ è più viva che mai, Borghi non sarà l’ultimo ad arrivare”

Renzi dice che “‘Italia Viva’ è più viva che mai, Borghi non sarà l’ultimo ad arrivare”Roma, 26 apr. (askanews) – “Lo spazio del Terzo polo sembra esaurisi invece è più grande di prima, è un effetto fisarmonica. Io sono convinto che il Terzo polo abbia spazio indipendentemente da noi, questo spazio c’è”. Lo dice Matteo Renzi nella conferenza stampa al Senato per annunciare l’ingresso di Enrico Borghi in Italia viva.

“Quando le strade si reincrociano è sempre un momento bello, nella convinzione che la politica è ideale, è progetto politico, è scelta, e ci vuole tanto coraggio nel lasciare la casa in cui si sta, questo è stato il gesto di Borghi” ha detto Renzi annunciando l’adesione dell’ex Pd Enrico Borghi in Italia viva insieme alla capogruppo Raffaella Paita. “C’è una dimensione profondamente politica nella scelta di Enrico – ha aggiunto il leader di Iv – e tutto quello che abbiamo in testa di fare è quello di cui ha parlato oggi Enrico in una intervista, a cominciare dalla citazione morotea dei diritti e doveri, e del riformismo per cambiare le cose”. “Il 25 febbraio il Pd ha fatto una mutazione genetica, che va rispettata, ma bisogna prendere atto che non risponde più all’originaria pulsione che portò tanti di noi a pensare che quel progetto potesse essere il partito del nuovo secolo, l’idea dell’incontro, della fusione tra i vari riformismi” ha detto Borghi, in conferenza stampa con Matteo Renzi e Raffaella Paita. “C’è il rischio della merkelizzazione di Meloni con un Pd che si sposta su posizioni più radicali, credo il paese abbia bisogno di qualcosa di diverso rispetto a un derby tra una destra che fatica a farsi conservatrice e una sinistra identitaria”, osserva il parlamentare, per il quale il Terzo polo rappresenta “il moderatismo, con i popolari del cattolicesimo democratico, quelle famiglie e quelle culture politiche che non si rassegnano all’idea della reductio a due della dialettica, singolare curioso che queste famiglie siano organizzate in tutta Europa tranne che in Italia”.

“Il progetto del Terzo polo con Borghi è più credibile, quindi l’Italia è messa meglio di prima perchè il Terzo polo serve all’Italia non a noi, per dare un’alternativa a sovranisti e populisti”, ha aggiunto Matteo Renzi. “Bisogna ve ne facciate una ragione: tutte le volte che pensate Italia viva non sia più viva siamo più vivi di prima, siamo sempre qua, con persone che non hanno paura di giocare in politica. Ci sono 4 anni da qui alle politiche, fino al 2027 faremo politica… non possiamo dire chi sarà il prossimo ma Borghi non sarà l’ultimo da nessun punto di vista”. Renzi ha ricordato che nel Pd esiste un “tema politico, che esploda in due o sei mesi, in due anni o 4 anni, lo dirà la nostra capacità di fare politica, ma esiste ed è un macigno”.

“Il Pd ha fatto una scelta e bisogna rispettarla, ora il dilemma di Elly è: o lei è fedele al mandato ricevuto dalle primarie, allora sposta su alcuni temi il partito su una posizione massimalista, o se lei non lo fa perde la propria identità. Quindi il Pd vive un oggettivo travaglio che noi rispettiamo”. “Il prossimo pezzo non lo perde Azione o Iv o il terzo polo, guardate che succede in Europa, nel Pd c’è una dinamica oggettiva, ma io non sto lavorando per questo” ha detto Renzi rispondendo a chi gli chiede se dopo Enrico Borghi ci saranno altri arrivi dal Pd ad Iv. “Non è finita qui per noi di accogliere altre realtà, ma non è finita neanche per il Pd”, ha aggiunto. “Noi non abbiamo rotto sulla federazione, non abbiamo rotto sul partito unico e non rompiamo sui gruppi, vogliamo lavorare con tutti i riformisti” ha detto Renzi rispondendo sul futuro dell’alleanza con Carlo Calenda nel Terzo polo. “Siamo convinti che non ci siano elementi politici per rompere, a fronte di attacchi personali la nostra risposta è stata zen – insiste il leader di Iv -, rimarco e rivendico il primato della politica e mi metto a disposizione: non sono alla ricerca di un ruolo per me, di esaltazione del mio nome, sono convinto che questo progetto serve al paese”. “Le nostre porte sono spalancate, non mettiamo veti noi, se qualcun’altro interrompe il lavoro comune si assume la responsabilità”, conclude Renzi annunciando che “la mia indisponibilità a giocare un ruolo di leadership in prima persona è finalizzata a far crescere persone di grande qualità”.

Meloni: l’Italia sostiene l’Ucraina, noi protagonisti della ricostruzione

Meloni: l’Italia sostiene l’Ucraina, noi protagonisti della ricostruzioneRoma, 26 apr. (askanews) – “L’Italia continuerà a fare la sua parte a 360 gradi” per sostenere l’Ucraina “dal punto di vista politico, militare, umanitario” e si candida anche a diventare “protagonista” della ricostruzione. Questo il messaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha chiuso la Conferenza sulla ricostruzione organizzata al Palazzo dei Congressi di Roma.

A margine dei lavori, a cui ha preso parte in collegamento anche Volodymyr Zelensky, Meloni ha incontrato il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, che ha ringraziato l’Italia per il sostegno offerto in questi mesi. Un sostegno che non verrà meno, sul piano politico, militare, finanziario ma anche diplomatico: “Crediamo nella possibilità di una soluzione diplomatica a patto che non si pensi che la soluzione del conflitto possa essere la resa di un Paese aggredito”. Infatti, per la presidente del Consiglio, “alla pace si potrà arrivare solo quando la Russia cesserà le ostilità e gli attacchi agli obiettivi civili” e partendo dal “presupposto che l’integrità della nazione non è in discussione”. Del resto, per lei, “l’Italia non avrebbe potuto fare altra scelta che essere al fianco del popolo ucraino, non solo perchè era giusto farlo ma anche perchè quello che accade oggi in Ucraina ci riguarda tutti. Il popolo ucraino sta combattendo anche per noi, allontana un possibile conflitto più vicino a casa nostra”. In sostanza, l’Ucraina è la prima linea di difesa dell’Europa e nel sistema continentale dovrà essere quindi sempre più integrata. “E’ un avamposto della sicurezza del continente – ha detto la premier – e credo che il modo più intelligente per ringraziare l’Ucraina per quello che sta facendo sia accelerare la possibilità di far parte delle istituzioni europeee, possibilità che l’Italia ha sempre sostenuto. Peraltro voglio sottolineare gli sforzi enormi che Kiev ha fatto per riformare il suo sistema e avvicinarlo ai target richiesti dalla Commissione. Penso sia fondamentale riconoscere quello sforzo accelerando e avviando in tempi rapidi i negoziati di adesione all’Ue”. In attesa della fine del conflitto e di un futuro di “libertà e pace”, è però necessario andare “oltre”, sottolinea Meloni citando Antoine de Saint-Exupéry. Un andare oltre che parte, fin da subito, con la ricostruzione. “E’ nostro compito aiutare l’Ucraina a scrivere un nuovo capitolo della sua storia e l’Italia ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista, per la determinazione, la credibilità con cui abbiamo fatto le nostre scelte e non abbiamo mai tentennato ma anche perchè nel 2024 sarà presidente di turno del G7, è stata protagonista in tutte le grandi scelte fatte in questi anni”, dice, candidando il nostro Paese a ospitare nel 2025 la Ukraine recovery conference.

Certo la ricostruzione è una sfida, ma il messaggio che manda agli imprenditori riuniti in platea è di non avere timori. “Alle imprese – scandisce – dico di non aver paura di investire, di costruire e ricostruire in Ucraina, di saper guardare oltre i difficili mesi che stiamo attraversando. Non abbiate paura di scommettere sulla vittoria dell’Ucraina e sulla sua integrazione europea. Perché noi sosterremo con forza il diritto degli ucraini a essere parte della famiglia europea”. L’Italia che ha costruito il “miracolo economico” dopo la Seconda guerra mondiale, per la presidente del Consiglio, può costruire anche il “miracolo economico dell’Ucraina”. E per farlo serve l’”impegno responsabile” di tutti, anche dei privati. Un primo passo è la disponibilità di Sace (società di assicurazioni per le imprese controllata dal Mef) a riprendere l’attività in Ucraina, sospesa all’inizio del conflitto, con uno stanziamento di un miliardo. “Mettiamo a disposizione il meglio dell’Italia – ha garantito il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani -. Il saper fare di 4 milioni di piccole e medie imprese che sono il tessuto connettivo della seconda manifattura d’Europa, a dimostrazione che l’Italia sa essere solidale e sostenere chi è a noi vicino”.