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Meloni invita Volodymyr Zelensky: vieni presto in Italia

Meloni invita Volodymyr Zelensky: vieni presto in ItaliaRoma, 26 apr. (askanews) – “Caro Volodymyr, grazie di aver partecipato stamani in collegamento. Spero che tu possa venire qua di persona il prima possibile. Viva l’Italia e viva l’Ucraina”. Questo l’invito che la premier Giorgia Meloni ha rivolto al presidente Zelensky, collegato con la Conferenza per la ricostruzione a Roma. “Ho sentito che nel 2025 ci sarà una nuova Conferenza per la ricostruzione, spero vivamente che ciò accada prima”, ha detto Zelensky che ha “ringraziato personalmente Giorgia. Grazie Giorgia per le tue parole, per il lavoro e per l’appoggio. Gloria all’Italia”.

“Lavoriamo perchè si esca da questo conflitto” e “vogliamo contribuire all’obiettivo aiutando l’Ucraina a difendersi e sostenendo tutte le iniziative politiche, purchè si parta dal presupposto che l’integrità della nazione non è in discussione e che un’invasione non si scambia mai con la parola pace” ha poi detto la presidente del Consiglio. Poco prima Meloni rivolgendosi “agli imprenditori italiani in platea dico di non aver paura di investire, di costruire e ricostruire in Ucraina, di saper guardare oltre i difficili mesi che stiamo attraversando. Non abbiate paura di scommettere sulla vittoria dell’Ucraina e sulla sua integrazione europea. Perché noi sosterremo con forza il diritto degli ucraini a essere parte della famiglia europea”.

Ucraina, Meloni invita Zelensky: vieni presto in Italia

Ucraina, Meloni invita Zelensky: vieni presto in ItaliaRoma, 26 apr. (askanews) – “Caro Volodymyr, grazie di aver partecipato stamani in collegamento. Spero che tu possa venire qua di persona il prima possibile. Viva l’Italia e viva l’Ucraina”. Questo l’invito che la premier Giorgia Meloni ha rivolto al presidente Zelensky, collegato con la Conferenza per la ricostruzione a Roma.

“Ho sentito che nel 2025 ci sarà una nuova Conferenza per la ricostruzione, spero vivamente che ciò accada prima”, ha detto Zelensky che ha “ringraziato personalmente Giorgia. Grazie Giorgia per le tue parole, per il lavoro e per l’appoggio. Gloria all’Italia”.

Meloni: accelerare avvio di negoziati per adesione Ucraina alla Ue

Meloni: accelerare avvio di negoziati per adesione Ucraina alla UeRoma, 26 apr. (askanews) – L’Italia sostiene le “legittime aspirazioni europee” dell’Ucraina e auspica l’accelerazione dell’iter per l’ingresso di Kiev nell’Ue. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un punto stampa con il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, a margine della Conferenza bilaterale sulla ricostruzione.

“Riconosciamo – ha detto Meloni – le legittime aspirazioni europee dell’Ucraina, le sosteniamo e crediamo che il futuro dell’Ucraina debba essere un futuro di sempre maggiore capacità di inserirsi nella dinamica e nelle istituzioni europee. L’Ucraina è un avamposto della sicurezza del continente e credo che il modo più intelligente per ringraziare l’Ucraina per quello che sta facendo sia accelerare la possibilità di far parte delle istituzioni europeee, possibilità che l’Italia ha sempre sostenuto. Peraltro voglio sottolineare gli sforzi enormi che Kiev ha fatto per riformare il suo sistema e avvicinarlo ai target richiesti dalla Commissione. Penso sia fondamentale riconoscere quello sforzo accelerando e avviando in tempi rapidi i negoziati di adesione all’Ue”. “Diamo sostegno anche al piano di pace in 10 punti: crediamo nella possibilità di soluzione diplomatica a patto che non si pensi che la soluzione del conflitto possa essere la resa di un paese aggredito, perchè sarebbe ingiusto e costituirebbe un mondo in cui diritto del più forte vince sul diritto e non conviene a nessuno. Alla pace si potrà arrivare solo quando la Russia cesserà le ostilità e gli attacchi agli obiettivi civili”, ha spiegato Meloni assicurando che “l’Italia continuerà a fare la sua parte a 360 gradi dal punto di vista politico, militare, umanitario e anche della ricostruzione”.

Mattarella: tutti desideriamo la pace, ma deve essere una pace giusta che rispetti l’integrità dell’Ucraina

Mattarella: tutti desideriamo la pace, ma deve essere una pace giusta che rispetti l’integrità dell’UcrainaRoma, 26 apr. (askanews) – “Confermo il sostegno pieno dell’Italia all’Ucraina, in ogni ambito e finché sarà necessario. La difesa dell’indipendenza, della libertà e dell’integrità territoriale dell’Ucraina è un valore fondamentale per tutti i Paesi del mondo che credono nella libertà dei popoli e delle persone”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che questa mattina ha ricevuto al Quirinale il primo ministro d’Ucraina, Denys Shmyhal. Mattarella ha sottolineato che “tutti desideriamo la pace, ma deve essere una pace giusta che rispetti l’integrità dell’Ucraina”.

Tra gli altri temi di discussione al centro dell’incontro con la delegazione ucraina la sicurezza nucleare, la ricostruzione, le trattative di pace. “L’Italia esprime il forte convincimento favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea nel più breve tempo possibile e apprezziamo l’impegno del suo governo per il cammino di riforme intraprese per rispettare i parametri comunitari” ha aggiunto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al termine dell’incontro con il primo ministro ucraino Denys Shmyhal.

Borghi lascia il Pd e passa a Iv: con Schlein è partito massimalista

Borghi lascia il Pd e passa a Iv: con Schlein è partito massimalistaRoma, 26 apr. (askanews) – Lascia il Partito democratico di Elly Schlein perché “è diventato la casa di una sinistra massimalista figlia della cancel culture americana che non fa sintesi e non dialoga”. Il senatore Enrico Borghi esce dai dem e annuncia, in un’intervista a La Repubblica, il passaggio a Italia Viva di Matteo Renzi, credendo “in un nuovo progetto riformista alternativo alla destra e distinto da questo Pd”.

“Le prime scelte di Schlein rappresentano una mutazione genetica: da partito riformista a un partito massimalista di sinistra. Io sono convinto che ci sia invece un elettorato moderato che ha bisogno di una casa. Dobbiamo impedire che vada in porto il progetto di Giorgia Meloni di lanciare una opa sui moderati italiani”, ha ribadito. Quanto all’ipotesi che altri possano seguirlo nella decisione di lasciare i dem Borghi ha precisato che la sua è una scelta individuale: “Non ho parlato con nessuno. Non provoco scissioni e non faccio proselitismo”.

“La decisione del senatore Borghi di abbandonare il gruppo del PD in Senato è un gesto di gravità inaudita”, dichiara Marco Meloni, senatore del Partito Democratico, già coordinatore nazionale della segreteria del partito. “Anzitutto – prosegue – quel che afferma sulla segreteria del Pd somiglia in modo inquietante alla caricatura che ne fanno gli ambienti di destra e non ha alcuna corrispondenza con la realtà dei fatti. In secondo luogo, Borghi viene meno, al contempo, all’impegno assunto appena pochi mesi fa coi nostri elettori alle elezioni politiche, con gli elettori che hanno votato alle Primarie del Partito Democratico e con tutta la comunità democratica”.

“Non saranno gesti isolati come questo – dice ancora Meloni – a frenare il percorso di crescita e cambiamento che fa del PD, in una logica di apertura e pluralismo, il perno di una coalizione di centrosinistra progressista e riformista capace di contrastare e battere l’estrema destra attualmente al governo”.

Fini: da Meloni è arrivata una risposta inequivocabile sul 25 aprile

Fini: da Meloni è arrivata una risposta inequivocabile sul 25 aprileMilano, 26 apr. (askanews) – Con la sua frase sulla destra “incompatibile con qualsiasi nostalgia del fascismo” la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha risposto con un pronunciamento chiaro sul 25 aprile. È l’opinione dell’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, che in un’intervista al Corriere della Sera sottolinea come “Alleanza Nazionale nacque proprio tre decenni fa” e che “le parole ‘valori conculcati dal fascismo’ sono contenute nel documento finale del congresso di Fiuggi”.

“Di certo il mio invito a Meloni a definirsi antifascista non è stato accolto alla lettera: nel lessico, non cita l’antifascismo. Ma è stato accolto nella sostanza, nei valori richiamati e nei riferimenti alla destra del dopoguerra. Al riguardo non avevo, per la considerazione che ho del presidente del Consiglio, alcun dubbio” ha aggiunto riferendosi sempre alla lettera di Meloni pubblicata ieri dallo stesso quotidiano. Quanto al fatto che Meloni parli di festa della libertà e non della Liberazione per Fini non è una forma di ritrosia “perché è ovvio che se oggi possiamo festeggiare il 25 aprile come festa della libertà è solo perché gli italiani sono tornati liberi con la fine del regime fascista. Meloni ha scritto anche che ‘i costituenti affidarono alla forza della democrazia il compito di includere anche chi aveva combattuto tra gli sconfitti’. E ha fatto un inedito, per la destra, quanto esplicito riferimento all’amnistia firmata da Togliatti. È un concetto importante perché sottolinea l’auspicio che la celebrazione del 25 aprile non sia più strumentalmente utilizzata per stilare la lista ‘dei buoni e dei cattivi’, non già, come è giusto, in ragione del giudizio sul fascismo e sulla Resistenza, bensì in ragione della contrapposizione politica tra destra e sinistra”. A proposito delle voci, anche da destra, su presunte proprie ambizioni personali che sarebbero alla base delle sue dichiarazioni, Fini le ha infine definite “Sciocchezze. Spero che si ricredano quelli che a destra, non molti in verità, hanno visto nelle mie parole la volontà di mettere in difficoltà Giorgia Meloni. E che si ricredano i pochi che hanno pensato che avessi chissà quali obiettivi reconditi. Non aspiro a nulla. Intendevo solo contribuire, in forza del ruolo che ho avuto nel passato, a fare chiarezza sul rapporto attuale della destra, Fratelli d’Italia, con la Liberazione. Meloni ha dato una risposta inequivocabile, ne sono lieto” ha concluso.

La Russa: valori della Resistenza e lotta al fascismo sono in Costituzione

La Russa: valori della Resistenza e lotta al fascismo sono in CostituzioneRoma, 25 apr. (askanews) – “Senza la caduta del fascismo la Costituzione non sarebbe mai nata, essa nasce proprio per la sconfitta della dittatura, quindi in questo senso, benché la parola antifascismo non sia tecnicamente presente nella Costituzione, i valori in positivo della Resistenza e della lotta al fascismo sono nella prima parte della Costituzione per intero”. Con queste parole il il presidente del Senato Ignazio La Russa, intervistato da Bruno Vespa a “Cinque minuti” su Rai Uno, ha voluto chiudere le polemiche nate dopo le sue dichiarazioni sulla mancanza di un riferimento alla parola “antifascismo” nel testo della Costituzione italiana.

Incalzato da Vespa, che gli chiedeva se si sentisse antifascista, il presidente del Senato ha risposto che “dipende da cosa si intende per antifascista. Già durante la resistenza – ha spiegato La Russa – c’erano antifascisti bianchi, antifascisti rossi, poi c’è stato l’antifascismo militante degli anni Settanta che ho conosciuto tristemente molto bene, in quel senso è difficile dare una risposta” affermativa, “ma se per antifascista lei intende un No deciso alla dittatura e un no deciso al nostalgismo allora sì”, mi posso definire antifascista, ha scandito La Russa. In ogni caso, ha aggiunto La Russa riferendosi alla cosiddetta “svolta di Fiuggi” compiuta dalla destra ai tempi di Alleanza Nazionale, “i conti” con il fascismo noi della destra “li abbiamo fatti a Fiuggi, non c’è bisogno che lo rispolveriamo come una novità”.

La Russa a Praga riconosce il valore della Resistenza ed evita polemiche

La Russa a Praga riconosce il valore della Resistenza ed evita polemichePraga, 25 apr. (askanews) – Resistenza, sconfitta del fascismo, democrazia. Con queste parole pronunciate a Praga, nel giorno in cui in Italia si celebra la Liberazione dal nazifascismo, il presidente del Senato Ignazio La Russa tira le fila del suo ragionamento sul 25 aprile, che è stato al centro delle polemiche dopo le sue dichiarazioni sulla mancanza di un riferimento alla parola “antifascismo” nel testo della Costituzione italiana. Ma oggi l’idea è quella di chiudere ogni polemica, non rispondere agli attacchi, dribblando, difatti, anche i giornalisti. L’agenda della visita a Praga, infatti, cambia e solo a cose fatte e dalle parole stesse del presidente del Senato – nel suo intervento alla riunione dei presidenti dei Parlamenti europei – si capisce che l’omaggio a Jan Palach previsto inizialmente per il primo pomeriggio è stato anticipato alla mattina. Anche un gruppo di italiani residenti a Praga, che aveva organizzato un sit-in di protesta nei confronti del presidente del Senato al monumento di Palach, viene preso in contropiede e non incrocia La Russa.

In questo quadro le dichiarazioni della premier Giorgia Meloni sull’incompatibilità tra la destra e qualsiasi nostalgia fascista appaiono per la destra conclusive (se non ultimative) di ogni querelle sull’argomento. La Russa apre il suo discorso davanti ai colleghi europei premettendo che il 25 aprile “per l’Italia è un giorno molto importante: è il giorno nel quale viene ricordata la Liberazione dall’occupazione nazista nella Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta del fascismo”. Proprio per l’importanza della data, spiega, si è dato il cambio con il presidente della Camera Lorenzo Fontana, intervenuto ieri ai lavori del summit. Il secondo passaggio del suo discorso – uno tra gli ultimi interventi alla riunione, alla quale partecipa anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola con cui, viene fatto sapere, La Russa ha avuto “un lungo e cordiale colloquio” – ha come focus la Resistenza. “Insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alle Alte Cariche dello Stato questa mattina ho solennemente testimoniato all’Altare della Patria l’impegno e il sacrificio per la libertà e l’indipendenza così come – sottolinea La Russa – il valore assoluto della Resistenza nel superare la dittatura e nel ridare all’Italia la democrazia”. Una risposta indiretta a chi lo ha criticato ricordando, tra l’altro, che la sua elezione a presidente del Senato si deve a meccanismi democratici inimmaginabili sotto il regime fascista. Ma perché ricordare proprio il 25 Aprile (l’Anpi ha commentato che il presidente del Senato “aveva 364 giorni per farlo”) un patriota anti-comunista? “Sono stato al monumento dedicato a Jan Palach, come ho sempre fatto ogni volta che sono venuto a Praga. E l’ho fatto anche stavolta perché non potevo certo mancare di rispetto verso la vostra storia”, precisa La Russa dopo aver deposto una corona in piazza San Venceslao, nella città vecchia, in ricordo del patriota cecoslovacco simbolo della resistenza antisovietica.

Quanto alle richieste di dimissioni, avanzate dall’Anpi e da esponenti di Alleanza Verdi e Sinistra, e alle critiche e ai distinguo giunti dagli alleati di Forza Italia e Lega, la linea è quella di stare ai fatti e non rispondere a quelle che vengono considerate polemiche strumentali. Piuttosto La Russa rimarca la necessità di condannare “tutti i totalitarismi” con la convinzione che “la capacità di contrastare ogni forma di regime totalitario potrà venire dall’attuazione di politiche coraggiose, dalla capacità di realizzare veri processi di pacificazione e dando testimonianza delle aberrazioni di tutti i regimi totalitari”. Così l’ultimo appuntamento del 25 aprile a Praga del presidente del Senato è la visita al campo di concentramento di Theresienstadt, a quasi un’ora di strada dalla capitale, che fu usato dalle forze tedesche come struttura di internamento e deportazione verso Treblinka ed Auschwitz. L’Olocausto, osserva La Russa, “è la più grande atrocità del secolo appena passato” e “per evitare che lo spettro di regimi illiberali possa nuovamente tornare a limitare le nostre libertà, deve esserci innanzitutto piena collaborazione e rispetto tra gli Stati, a cominciare dal rispetto dei confini nazionali”. Il riferimento è a quanto sta avvenendo in Ucraina: proprio domani La Russa incontrerà il primo ministro Denys Shmyhal al quale confermerà che “il popolo ucraino non è solo nella lotta contro la Russia per l’indipendenza e l’integrita territoriale”.

Mattarella: la Costituzione è antifascista, ora e sempre Resistenza

Mattarella: la Costituzione è antifascista, ora e sempre ResistenzaCuneo, 25 apr. (askanews) – Una Costituzione “figlia della lotta antifascista”, nata “dove caddero i partigiani”, in quel “moto di popolo” che fu la Resistenza, “rivolta morale di patrioti” che permise una “nuova Italia” dopo l’abisso del fascismo. Sergio Mattarella ristabilisce i punti fermi della Liberazione dal nazifascismo: la celebra a Cuneo, nei luoghi bagnati dal sangue di duemila partigiani morti in battaglia e di duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste, nel 25 aprile che “è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo”.

Nel discorso del presidente della Repubblica non c’è spazio per le ambiguità, la nascita della Repubblica viene ripercorsa con chiarezza, sfruttando due citazioni di un padre della Costituzione, Piero Calamandrei: la prima in apertura, sul sangue dei partigiani; la seconda in chiusura, la risposta che Calamandrei mandò al comandante delle forze di occupazione naziste, Kesserling: “Ora e sempre Resistenza”. In mezzo alle due citazioni, il Capo dello Stato ha ribadito quelle che sono le fondamenta della Repubblica e della Costituzione, spazzando ogni tentazione revisionista, e restituendo alle parole il loro significato. Ha scelto Cuneo, da dove Duccio Galimberti il 26 aprile del 1943 chiamò alla Resistenza i suoi concittadini, per poi salire in montagna e combattere fino alla morte con i partigiani. Quelli furono “i patrioti”, scandisce il presidente, grazie ai quali fu possibile “la riconquista della Patria e la conferma dei valori della sua gente, dopo le ingannevoli parole d’ordine del fascismo: il mito del capo; un patriottismo contrapposto al patriottismo degli altri in spregio ai valori universali”.

E la Resistenza fu “moto di popolo”, con “i vecchi antifascisti”, i soldati che rifiutarono di mettersi sotto il comando degli occupanti, i giovani che “scoprivano la natura del fascismo”, gli operai delle fabbriche, i contadini e i montanari. E la popolazione civile che li sosteneva, mentre il “servilismo della collaborazione assicurata ai nazisti” consegnava alla morte “profughi in cerca di salvezza”, come gli ebrei deportati dalla stazione di Borgo San Dalmazzo. Ecco allora che il 25 aprile “è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo”. Da lì è nata “una nuova idea di comunità, dopo il fallimento della precedente”, con la Repubblica “fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista”. Lì si trova “l’anima autentica della Nazione”, con la Carta si dà vita “a una nuova Italia”. Perchè “le Costituzioni nascono in momenti straordinari della vita di una comunità, sulla base dei valori che questi momenti esprimono e che ne ispirano i principi”.

È così che “è nata una democrazia forte e matura nelle sue istituzioni e nella sua società civile, che ha permesso agli italiani di raggiungere risultati inimmaginabili”. Per contro, “chiediamoci dove e come saremmo se fascismo e nazismo fossero prevalsi allora!”. Per questo la chiusura è affidata ancora a Calamandrei, con Mattarella che cita la risposta a Kesserling che provocatoriamente rivendicava addirittura un monumento dagli italiani. Risposta che è incisa su una lapide del municipio di Cuneo, e che Mattarella scandisce come monito: “Se mai avversari della libertà dovessero riaffacciarsi su queste strade troverebbero patrioti. Come vi è scritto: ‘Morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza’”.

Meloni: destra incompatibile col fascismo ma no a lezioni di democrazia

Meloni: destra incompatibile col fascismo ma no a lezioni di democraziaRoma, 25 apr. (askanews) – Nel giorno della Festa della Liberazione Giorgia Meloni sceglie una lettera al ‘Corriere della Sera’ per chiarire il suo pensiero su resistenza e antifascismo, ma se l’obiettivo era quello di una “pacificazione” non è stato pienamente raggiunto. Nell’agenda della premier quella di oggi era segnalata come una giornata complicata, resa ancora più difficile da qualche uscita dei suoi nei giorni scorsi, come quelle del presidente del Senato Ignazio La Russa. Forse anche nel timore di contestazioni (a Napoli sono comparsi manifesti con la sua foto a testa in giù) la scelta è stata quella di limitare al minimo l’esposizione pubblica. Per questo, dopo la cerimonia all’Altare della Patria con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha deciso di passare il resto della giornata in famiglia.

Ma quello che aveva da dire lo ha espresso dalle colonne del ‘Corriere della Sera’, con una lettera pubblicata insieme alla fotografia dell’incontro (avvenuto nei giorni scorsi) con Paola Del Din, la partigiana “Renata”, medaglia d’oro al valor militare. “Da molti anni, e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”, rivendica Meloni, per la quale il 25 aprile segna “uno spartiacque” per l’Italia: “la fine della Seconda guerra mondiale, dell’occupazione nazista, del Ventennio fascista, delle persecuzioni anti ebraiche, dei bombardamenti e di molti altri lutti e privazioni che hanno afflitto per lungo tempo la nostra comunità nazionale”. Però, tiene a sottolineare, “la stessa data non segnò anche la fine della sanguinosa guerra civile che aveva lacerato il popolo italiano” e anzi “per centinaia di migliaia di nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia iniziò invece una seconda ondata di eccidi e il dramma dell’esodo dalle loro terre”.Certo è che “il frutto fondamentale del 25 aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana”, una Costituzione “che si dava l’obiettivo di unire e non di dividere” e da cui è nata “una grande democrazia, solida, matura e forte”, “una democrazia nella quale nessuno sarebbe disposto a rinunciare alle libertà guadagnate”.

Qui però la premier non rinuncia a una ‘stoccata’ nei confronti di chi, da sinistra, accusa lei e il suo partito di non aver completamente reciso i legami con l’ideologia fascista. “Libertà e democrazia – scrive – sono un patrimonio per tutti, piaccia o no a chi vorrebbe che non fosse così. Per questo non comprendo le ragioni per le quali, in Italia, proprio fra coloro che si considerano i custodi di questa conquista vi sia chi ne nega allo stesso tempo l’efficacia, narrando una sorta di immaginaria divisione tra italiani compiutamente democratici e altri – presumibilmente la maggioranza a giudicare dai risultati elettorali – che pur non dichiarandolo sognerebbero in segreto un ritorno a quel passato di mancate libertà. Capisco, invece, quale sia l’obiettivo di quanti, in preparazione di questa giornata e delle sue cerimonie, stilano la lista di chi possa e di chi non possa partecipare, secondo punteggi che nulla hanno a che fare con la storia ma molto hanno a che fare con la politica. È usare la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico”. Da qui la domanda, che si rivolge, “se queste persone si rendano conto di quanto, così facendo, indeboliscono i valori che dicono di voler difendere”.Più tardi Meloni, che rilancia l’idea di Silvio Berlusconi di fare della Festa della Liberazione la “Festa della Libertà”, pubblica la lettera sui suoi social, esprimendo la speranza che le sue riflessioni possano contribuire a una “ritrovata concordia nazionale”. Un auspicio che rimane non pienamente soddisfatto. Il leader M5s Giuseppe Conte apprezza le parole della premier che “rinnega le nostalgie del fascismo” e per Carlo Calenda è un “bene” che la Meloni abbia riconosciuto che “forse oggi va fatto uno sforzo da parte di tutti: invece di sottolineare le divisioni, di cercare di rimetterle insieme”. Critica invece la sinistra, con Nicola Fratoianni che le chiede di avere “il coraggio di dire la verità”. La segretaria del Pd Elly Schlein, oggi alla manifestazione di Milano, evita polemiche, dicendo che “noi continueremo a onorare la resistenza antifascista”, ma il capogruppo al Senato Francesco Boccia attacca: “Spiace che Giorgia Meloni, pur in uno sforzo che le riconosciamo ma che mantiene una evidente reticenza, non riesca a dichiararsi antifascista”. “La festa del 25 aprile è della Liberazione non della Libertà, la Costituzione è antifascista, la nostra Repubblica si fonda sulla lotta dei partigiani e delle partigiane. La normalizzazione del fascismo non passerà”, aggiunge Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria nazionale Dem.