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Renzi: chiedo scusa, io ho fatto di tutto per evitare il patatrac nel Terzo Polo

Renzi: chiedo scusa, io ho fatto di tutto per evitare il patatrac nel Terzo PoloRoma, 15 apr. (askanews) – Matteo Renzi nella e-news “chiede scusa a tutti gli amici che credono nel riformismo e nel Terzo Polo per l’indecoroso spettacolo di questa settimana. Ho fatto di tutto per evitare di giungere a questo epilogo. Ci ho creduto ma non ci sono riuscito. Penso che chi ha avuto responsabilità in questo fallimento debba chiedere scusa. E io lo faccio, per la mia quota parte, con la consapevolezza che ho fatto di tutto fino all’ultimo per evitare il patatrac”, assicura il leader di Italia viva a proposito della rottura con Carlo Calenda.

“In queste ore Carlo Calenda sta continuando ad attaccarmi sul piano personale, con le stesse critiche che da mesi usano i giustizialisti. Sono post e tweet tipici dei grillini, non dei liberal democratici. Tuttavia io non replico” scrive Matteo Renzi nella e-news. “Se sono un mostro oggi, lo ero anche sei mesi fa quando c’era bisogno del simbolo di Italia Viva per presentare le liste. Se sono un mostro oggi, lo ero anche quando ho sostenuto Calenda come leader del Terzo Polo, come sindaco di Roma, come membro del Parlamento europeo. O addirittura quando l’ho nominato viceministro, ambasciatore, ministro”, aggiunge il leader di Italia viva.

Da domani Mattarella in Polonia e Slovacchia, al centro l’Ucraina e l’Ue

Da domani Mattarella in Polonia e Slovacchia, al centro l’Ucraina e l’UeRoma, 15 apr. (askanews) – Sicurezza, Ucraina e Unione europea saranno i temi al centro della prossima visita del Presidente della Repubblica in Polonia e Slovacchia dal 16 al 20 aprile. Oltre agli incontri istituzionali Sergio Mattarella si recherà anche ad Auschitwz-Birkenau dove, in occasione della tradizionale “Marcia dei vivi”, visiterà il museo insieme ad alcuni studenti italiani e alle sorelle Andra e Tatiana Bucci, sopravvissute alla Shoah. Il Capo dello Stato, accompagnato in questa visita dalla figlia Laura e dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, incontrerà a Varsavia il Presidente della Repubblica di Polonia, Andrezej Duda, il primo ministro, Mateusz Maorawiecki e i presidenti di Camera e Senato. Con la guerra in Ucraina la Polonia ha assunto un ruolo di punta e di grande sostegno a Kiev, questo ha rafforzato i rapporti con gli Usa e mitigato anche l’atteggiamento sovranista in Europa cosa che dà nuovi margini per un più ampio dialogo e una cooperazione. Ma la solidarietà verso l’Ucraina comincia a incrinarsi nell’opinione pubblica a causa della crisi economica e delle ingenti spese militari (la Polonia ha destinato il 4% del Pil, il doppio rispetto agli altri paesi Nato), inoltre accoglie un milione e mezzo di profughi ucraini. Tema sul quale cì identità di veduta con l’Italia sulla necessità di un intervento europeo.

In Europa però la Polonia ha una posizione sovranista, recentemente il presidente polacco, Andrezej Duda espressione di un partito di destra, parlando in Germania ha ribadito la sua contrarietà a ulteriori integrazioni in Ue e non va dimenticato che c’è un contenzioso aperto con Bruxelles sui fondi europei a causa delle leggi contro lo stato di diritto. Mattarella parlerà anche all’università di Varsavia nel corso della sua visita e lì non potrà che ribadire la posizione italiana di fedeltà ai valori e di appartenenza all’Ue e l’importanza del dialogo malgrado i diversi punti di vista. Tra Italia e Polonia comunque i rapporti bilaterali sono solidi e c’è una grande presenza di imprese italiane.

Martedì 18 Mattarella si sposterà a Cracovia e da lì ad Auschwitz dove visiterà il museo insieme agli studenti italiani del Liceo Leonardo da Vinci di Terracina, del Liceo Classico Rinaldini di Ancona e del Liceo G.A. Pujati, Sacile (Pordenone) e alle sorelle Bucci. Subito dopo il capo dello Stato parteciperà alla cerimonia conclusiva della Marcia dei vivi dove farà un intervento di saluto. Il giorno seguente Mattarella parlerà all’università Jagellonica prima di partire alla volta di Bratislava per la visita uficiale in Slovacchia, una visita fortemente richiesta e che avrà al centro il tema della sicurezza.

Oltre ai colloqui con la presidente della Repubblica e il primo ministro il capo dello Stato visiterà la base aerea di Malackj-Kuchjna dove è presente un contingente italiano della Nato, presenti la Presidente della Repubblica slovacca Zuzana Caputova, il ministro della Difesa slovacco, Jaroslav Nad e il comandante di vertice interforze Gen. Francesco Paolo Figliuolo. In Slovacchia si trovano le unità militari della Nato che schierano il sistema di difesa aerea e contro i missili balistici e da crociera Patriot. Anche la Slovacchia, come la Polonia dove si voterà in autunno, vive una fase pre-elettorale, il governo è stato sfiduciato ed è in carica per gli affari correnti, inoltre c’è una situazione economica difficile a causa della guerra in Ucraina. La Slovacchia presiede inoltre il gruppo Visegrad ma in modo moderato tanto che in questa fase i toni polemici verso l’Ue sono stati mitigati.

Artom Uss, Meloni: fatto grave, ne parlerò con ministro Nordio

Artom Uss, Meloni: fatto grave, ne parlerò con ministro NordioAddis Abeba, 15 apr. (askanews) – La fuga di Artom Uss è “sicuramente un fatto abbastanza grave e al rientro mi riservo di parlarne con Nordio per capire come sono andate le cose. Sicuramente ci sono state anomalie e la principale è la decisione della Corte di Appello di offrire i domiciliari con motivazioni discutibili e mantenerla anche quando c’era una iniziativa di estradizione con un rischio di fuga piu evidente”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando con i giornalisti ad Addis Abeba.

Alcune delle cose che ha detto Meloni ad Addis Abeba

Alcune delle cose che ha detto Meloni ad Addis AbebaAddis Abeba, 15 apr. (askanews) – “Io ho come obiettivo l’eliminazione della protezione speciale, perchè si tratta di un’ulteriore protezione rispetto a quello che accade nel resto d’Europa. C’è una proposta di maggioranza nel suo complesso, non è un tema su cui ci sono divergenze. E’ una questione complessa ed è normale che ci siano diversi emendamenti”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando con i giornalisti ad Addis Abeba. Meloni ha poi detto che la fuga di Artom Uss è “sicuramente un fatto abbastanza grave e al rientro mi riservo di parlarne con Nordio per capire come sono andate le cose. Sicuramente ci sono state anomalie e la principale è la decisione della Corte di Appello di offrire i domiciliari con motivazioni discutibili e mantenerla anche quando c’era una iniziativa di estradizione con un rischio di fuga piu evidente”. Quindi, parlando del centrodestra e del partito unico, Meloni ha detto “io sono sempre stata convinta che la pluralità anche all’interno del centrodestra sia un arricchimento più che un problema. Il punto è la volontà di camminare insieme, quella volontà io la vedo e fermo restando quella volontà ci sono anche sfumature diverse, questo è più facile oggi farlo con i partiti, quello che succederà domani nessuno è in grado di dirlo”.

A proposito del Pnrr, Meloni ha affermato che “la prescrizione della Commissione Ue” per le modifiche al Pnrr è “agosto e noi ci atteniamo. Vogliamo fare nostro del meglio per spendere le risorse e per le modifiche ci prendiamo il tempo necessario per il vero obiettivo che non è essere i primi della classe ma usare al meglio le risorse”. “Non è – ha aggiunto – un lavoro facile, stabilire cosa sia più difficile secondo il piano iniziale e con il contesto che abbiamo oggi spendere entro il 2026 o piuttosto quali siano le alternative che ci consentano di fare arrivare a terra queste risorse ma è un lavoro che stiamo facendo quotidianamente con grande serietà non so darle una data precisa ma posso dire che noi rispettiamo le prescrizioni che ci vengono fornite” dall’Europa.

Dl Cutro, Meloni: obiettivo eliminare protezione speciale

Dl Cutro, Meloni: obiettivo eliminare protezione specialeAddis Abeba, 15 apr. (askanews) – “Io ho come obiettivo l’eliminazione della protezione speciale, perchè si tratta di un’ulteriore protezione rispetto a quello che accade nel resto d’Europa. C’è una proposta di maggioranza nel suo complesso, non è un tema su cui ci sono divergenze. E’ una questione complessa ed è normale che ci siano diversi emendamenti”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando con i giornalisti ad Addis Abeba a proposito delle modifiche introdotte al Dl Cutro sui migranti.

Meloni: l’Italia sostiene la Somalia nel creare istituzioni stabili e forti

Meloni: l’Italia sostiene la Somalia nel creare istituzioni stabili e fortiAddis Abeba, 15 apr. (askanews) – “Ad Addis Abeba ho avuto il piacere di incontrare anche il presidente somalo Hassan Mohamud. La Somalia troverà sempre nell’Italia un partner privilegiato e solido nel sostenere gli sforzi volti a rafforzare le istituzioni somale e la stabilità dell’intero Corno d’Africa”. Lo scrive su Twitter la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel secondo giorno di visita ad Addis Abeba.

Proprio con il presidente somalo e con il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali, Meloni avrà, tra pochi minuti, un incontro trilaterale.Alle 12.10 ora locale (le 11.10 in Italia) Meloni visiterà poi la scuola italiana Galileo Galilei, il più grande istituto scolastico italiano all’estero, con 900 iscritti. Poi ripartirà per Roma.

 

Meloni: Italia sostiene Somalia per istituzioni stabili e forti

Meloni: Italia sostiene Somalia per istituzioni stabili e fortiAddis Abeba, 15 apr. (askanews) – “Ad Addis Abeba ho avuto il piacere di incontrare anche il presidente somalo Hassan Mohamud. La Somalia troverà sempre nell’Italia un partner privilegiato e solido nel sostenere gli sforzi volti a rafforzare le istituzioni somale e la stabilità dell’intero Corno d’Africa”. Lo scrive su Twitter la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel secondo giorno di visita ad Addis Abeba.

Proprio con il presidente somalo e con il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali, Meloni avrà, tra pochi minuti, un incontro trilaterale. Alle 12.10 ora locale (le 11.10 in Italia) Meloni visiterà poi la scuola italiana Galileo Galilei, il più grande istituto scolastico italiano all’estero, con 900 iscritti. Poi ripartirà per Roma.

Dl Cutro, il testo Fdi-Lega-Fi che di fatto azzera protezione speciale

Dl Cutro, il testo Fdi-Lega-Fi che di fatto azzera protezione specialeRoma, 14 apr. (askanews) – E’ in arrivo un forte giro di vite che di fatto punta ad azzerare il rilascio della protezione speciale a chi non ha ottenuto la protezione internazionale ma non può essere espulso o respinto perché a rischio di persecuzione, della vita e di violazioni sistematiche di diritti umani, trattamenti inumani o tortura. E’ quanto prevede una delle norme contenute nel subemendamento Fdi, Lega e Fi, al dl Cutro.

Nel testo, c’è anche una stretta sulla possibilità per chi ha ottenuto la protezione speciale di vedersela convertire in permessi di soggiorno per poter lavorare; stop anche per chi è nel nostro Paese a causa di gravi calamità e per cure mediche. Il permesso di soggiorno per calamità poi verrà concesso non più per “grave” calamità ma per calamità “contingente ed eccezionale” e si precisa che sarà rinnovabile (rispetto ai primi sei mesi) solo per ulteriori sei mesi e solo se permarranno le condizioni di “eccezionale” calamità. Pure il rinnovo non potrà essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Si restringe inoltre la platea degli stranieri che non possono essere respinti o espulsi per motivi legati a gravi condizioni psicofisiche o patologiche.

Nelle ipotesi di divieto di respingimento o espulsione o estradizione di una persona non verrà più tenuto conto della natura e della effettività dei vincoli familiari dell’interessato e dell’esistenza di legami familiari e sociali con il suo paese d’origine. A fronte del giro di vite, nell’emendamento della maggioranza è stata invece inserita una norma per concedere il permesso di soggiorno alla vittima straniera che venga costretta o indotta a contrarre un matrimonio.

La crisi nel terzo polo rilancia il dibattito nel Pd: chi prende voti al centro?

La crisi nel terzo polo rilancia il dibattito nel Pd: chi prende voti al centro?Roma, 14 apr. (askanews) – Nel Pd fanno battute, in tanti maramaldeggiano sul divorzio tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, e non potrebbe essere diversamente. Ma il naufragio del progetto centrista diventerà presto un tema politico molto serio anche in casa democratica. Il Pd visto in queste prime settimane non si preoccupava troppo di parlare anche agli elettori più moderati, Elly Schlein ha vinto soprattutto restituendo entusiasmo a quella sinistra che alle politiche e alle regionali dei mesi scorsi si era rifugiata nel non voto o aveva addirittura optato per M5s, “per non regalare il nostro elettorato a Conte”, come dice uno degli esponenti della sinistra Pd.

L’obiettivo numero uno, del resto, era fermare “l’opa ostile” dei 5 stelle sull’elettorato di sinistra, consolidare il Pd riconquistando innanzitutto l’elettorato storico, la “base”, lasciando di fatto ad altri il compito di organizzare il voto di centro. Certo, il rapporto con Calenda e Renzi era assai complicato, ma del resto c’è tempo prima di doversi preoccupare di costruire un’alleanza stabile, le politiche non saranno a breve. L’implosione del terzo polo cambia il quadro e finirà per riaprire una discussione. Se non c’è un soggetto moderato a fianco del Pd, come si intercetta quell’elettorato? L’ala più moderata – quella che sosteneva Stefano Bonaccini per capirsi – tornerà a farsi sentire, a rilanciare un’impostazione simile a quella del Pd veltroniano delle origini. Enrico Borghi lo dice chiaramente: “Non c’è dubbio che quello che sta accadendo pone un tema di riflessione nel Pd. Serve la sintesi tra due culture. E’ evidente che torneremmo ad essere competitivi se dovesse nascere un partito che con Schlein copre saldamente l’arco di sinistrae attraverso altre figure è in grado anche di parlare al mondo più moderato o riformista”. Di fatto, appunto, è la “vocazione maggioritaria” dei tempi di Veltroni, lo schema che lo stesso Bonaccini aveva sostenuto durante la campagna per le primarie. Non è questa la visione della maggioranza del partito, quella che ha sostenuto Schlein alle primarie. Da Andrea Orlando a Goffredo Bettini, passando per Articolo 1, l’idea è che il Pd debba caratterizzarsi appunto come partito chiaramente di sinistra, un partito “del lavoro” come ha ripetuto anche nei giorni scorsi Sandro Ruotolo.

“Quello schema del partito che tiene dentro tutto non funziona, ha funzionato solo con Veltroni”, dice un parlamentare della sinistra. “Non si riesce a parlare ai moderati e alla sinistra allo stesso tempo”. E Arturo Scotto aggiunge: “Nel congresso Pd chi evocava la vocazione maggioritaria ha perso la partita. Prima ancora della formula politologica conta la società, che è più frantumata e impaurita di 15 anni fa e chiede alla sinistra una connotazione più netta lungo le linee di frattura con la destra”. Per Scotto “il moderatismo è stato seppellito ovunque dopo il tonfo della classe media. Ed anche il tecnopopulismo di cui sono stati teorici – agitando l’agenda Draghi manco fosse il libretto rosso di Mao – appare un feticcio identitario”. Su questo punto l’analisi coincide con quella di Borghi: “La crisi del terzo polo è la conferma della bipolarizzazione del sistema politico italiano. In Azione-Iv convivevano due ambiguità: Renzi che ammiccava al centrodestra partendo da sinistra e l’idea calendiana di porsi come terzo polo alla Macron. Hanno dovuto fare i conti col principio di realtà: il bipolarismo ha tenuto”.

Non c’è spazio per un centro che non sta “nè di qua né di là”, insomma, su questo sono tutti d’accordo. Il punto, però, è come occupare lo spazio politico “riformista”, quello più moderato che magari non si riconosce in un Pd nettamente collocato “a sinistra”, categorie peraltro abbastanza logore. Già ieri Romano Prodi – non a caso sull’Avvenire – avvertiva: “Per vincere la coalizione è vitale, i moderati vanno recuperati. Passare dal 20 al 50% è dura da soli. Serve un dialogo vero al centro e a sinistra”. Per la sinistra del partito “in politica non restano mai i vuoti, lo spazio viene sempre occupato”. Più d’uno spera che possa essere lo stesso Giuseppe Conte a ricollocarsi: “Anziché fare concorrenza al Pd a sinistra lui – che di sinistra non è – potrebbe provare a prendere voti al centro, da cattolico progressista quale è”, dice uno. E se non sarà Conte a farlo, nascerà comunque qualcosa al centro e a fianco del Pd, in uno schema un po simile all’Ulivo, ai Ds-Margherita.

Non è quello che pensano nella minoranza Pd. Dice Borghi: “Dicono che non si possono prendere sia i voti moderati che quelli di sinistra? A me non fa schifo vincere le elezioni. Una sinistra di rappresentanza non è quello di cui ha bisogno il paese”. La questione non si risolverà in un giorno e la Schlein sa di avere davanti a sé del tempo, visto che la prima grande prova elettorale – le europee del prossimo anno – non richiede alleanze. Ma, come dice Prodi, senza conquistare anche il voto moderato la sfida alla destra sarà impossibile.

Crisi terzo polo rilancia dibattito Pd: chi prende voti centro?

Crisi terzo polo rilancia dibattito Pd: chi prende voti centro?Roma, 14 apr. (askanews) – Nel Pd fanno battute, in tanti maramaldeggiano sul divorzio tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, e non potrebbe essere diversamente. Ma il naufragio del progetto centrista diventerà presto un tema politico molto serio anche in casa democratica. Il Pd visto in queste prime settimane non si preoccupava troppo di parlare anche agli elettori più moderati, Elly Schlein ha vinto soprattutto restituendo entusiasmo a quella sinistra che alle politiche e alle regionali dei mesi scorsi si era rifugiata nel non voto o aveva addirittura optato per M5s, “per non regalare il nostro elettorato a Conte”, come dice uno degli esponenti della sinistra Pd.

L’obiettivo numero uno, del resto, era fermare “l’opa ostile” dei 5 stelle sull’elettorato di sinistra, consolidare il Pd riconquistando innanzitutto l’elettorato storico, la “base”, lasciando di fatto ad altri il compito di organizzare il voto di centro. Certo, il rapporto con Calenda e Renzi era assai complicato, ma del resto c’è tempo prima di doversi preoccupare di costruire un’alleanza stabile, le politiche non saranno a breve. L’implosione del terzo polo cambia il quadro e finirà per riaprire una discussione. Se non c’è un soggetto moderato a fianco del Pd, come si intercetta quell’elettorato? L’ala più moderata – quella che sosteneva Stefano Bonaccini per capirsi – tornerà a farsi sentire, a rilanciare un’impostazione simile a quella del Pd veltroniano delle origini. Enrico Borghi lo dice chiaramente: “Non c’è dubbio che quello che sta accadendo pone un tema di riflessione nel Pd. Serve la sintesi tra due culture. E’ evidente che torneremmo ad essere competitivi se dovesse nascere un partito che con Schlein copre saldamente l’arco di sinistrae attraverso altre figure è in grado anche di parlare al mondo più moderato o riformista”. Di fatto, appunto, è la “vocazione maggioritaria” dei tempi di Veltroni, lo schema che lo stesso Bonaccini aveva sostenuto durante la campagna per le primarie. Non è questa la visione della maggioranza del partito, quella che ha sostenuto Schlein alle primarie. Da Andrea Orlando a Goffredo Bettini, passando per Articolo 1, l’idea è che il Pd debba caratterizzarsi appunto come partito chiaramente di sinistra, un partito “del lavoro” come ha ripetuto anche nei giorni scorsi Sandro Ruotolo.

“Quello schema del partito che tiene dentro tutto non funziona, ha funzionato solo con Veltroni”, dice un parlamentare della sinistra. “Non si riesce a parlare ai moderati e alla sinistra allo stesso tempo”. E Arturo Scotto aggiunge: “Nel congresso Pd chi evocava la vocazione maggioritaria ha perso la partita. Prima ancora della formula politologica conta la società, che è più frantumata e impaurita di 15 anni fa e chiede alla sinistra una connotazione più netta lungo le linee di frattura con la destra”. Per Scotto “il moderatismo è stato seppellito ovunque dopo il tonfo della classe media. Ed anche il tecnopopulismo di cui sono stati teorici – agitando l’agenda Draghi manco fosse il libretto rosso di Mao – appare un feticcio identitario”. Su questo punto l’analisi coincide con quella di Borghi: “La crisi del terzo polo è la conferma della bipolarizzazione del sistema politico italiano. In Azione-Iv convivevano due ambiguità: Renzi che ammiccava al centrodestra partendo da sinistra e l’idea calendiana di porsi come terzo polo alla Macron. Hanno dovuto fare i conti col principio di realtà: il bipolarismo ha tenuto”.

Non c’è spazio per un centro che non sta “nè di qua né di là”, insomma, su questo sono tutti d’accordo. Il punto, però, è come occupare lo spazio politico “riformista”, quello più moderato che magari non si riconosce in un Pd nettamente collocato “a sinistra”, categorie peraltro abbastanza logore. Già ieri Romano Prodi – non a caso sull’Avvenire – avvertiva: “Per vincere la coalizione è vitale, i moderati vanno recuperati. Passare dal 20 al 50% è dura da soli. Serve un dialogo vero al centro e a sinistra”. Per la sinistra del partito “in politica non restano mai i vuoti, lo spazio viene sempre occupato”. Più d’uno spera che possa essere lo stesso Giuseppe Conte a ricollocarsi: “Anziché fare concorrenza al Pd a sinistra lui – che di sinistra non è – potrebbe provare a prendere voti al centro, da cattolico progressista quale è”, dice uno. E se non sarà Conte a farlo, nascerà comunque qualcosa al centro e a fianco del Pd, in uno schema un po simile all’Ulivo, ai Ds-Margherita.

Non è quello che pensano nella minoranza Pd. Dice Borghi: “Dicono che non si possono prendere sia i voti moderati che quelli di sinistra? A me non fa schifo vincere le elezioni. Una sinistra di rappresentanza non è quello di cui ha bisogno il paese”. La questione non si risolverà in un giorno e la Schlein sa di avere davanti a sé del tempo, visto che la prima grande prova elettorale – le europee del prossimo anno – non richiede alleanze. Ma, come dice Prodi, senza conquistare anche il voto moderato la sfida alla destra sarà impossibile.