Riforme, Meloni: improrogabili, ascolteremo proposte e criticheRoma, 9 mag. (askanews) – “Oggi una giornata di confronto con le opposizioni alla Camera dei deputati, nella Biblioteca del Presidente. Il Governo dialogherà con i rappresentanti dei partiti sulle riforme istituzionali necessarie all’Italia. Intendiamo ascoltare attentamente ogni proposta o critica, nel corso di quello che consideriamo un confronto importante per la nostra democrazia e per approvare misure improrogabili per il bene dei cittadini e della Nazione”. E’ quanto scrive la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sui social.
Casellati: per le riforme serve una ricetta condivisa anche con le opposizioniRoma, 9 mag. (askanews) – Maria Elisabetta Casellati, titolare delle Riforme, impegnata oggi in una maratona di incontri, assieme alla premier Meloni, con tutti i gruppi di opposizione per cercare di capire se sarà possibile trovare un’intesa sulla riforma costituzionale, si dice “fiduciosa”. In una intervista al Corriere della Sera, spiega di essere fiduciosa perchè “i tempi sono ormai maturi. La riforma costituzionale non può essere una priorità solo del centrodestra, ma una scelta obbligata di tutti, perché il nostro Paese ha avuto in 75 anni di storia repubblicana 68 governi con una durata media di 14 mesi. Serve dunque stabilità per rendere l’Italia più credibile e più competitiva nell’economia mondiale”. Proporrà il premierato o il semipresidenzialismo? “Il tema non è semplice. È la grande sfida del nostro Paese, ma io amo un aforisma che suona così: ‘Non ho bisogno che sia facile, ho bisogno che ne valga la pena’. E siccome ritengo che ne valga la pena, in questa fase, invece di esprimere preferenze, credo sia più giusto trovare il ‘punto di caduta’, la sintesi in grado di portare alla massima condivisione possibile. Una proposta aperta per accogliere tutti i contributi utili, ma nell’ambito di un perimetro delimitato. Da un lato l’elezione diretta del presidente della Repubblica o del Consiglio e dall’altro la garanzia di stabilità. Un ‘modello italiano’ che non deve necessariamente coincidere con modelli sperimentati negli altri Paesi” dice Casellati. Andrete avanti anche senza acconto con le opposizioni? “Rimango ottimista sulla possibilità di trovare una ricetta condivisa, anche per l’ottima iniziativa del presidente Meloni di dialogare con tutta l’opposizione. Oggi, perciò, una risposta è prematura”.
Riforme, da Pd-M5s no al presidenzialismo e si guarda al referendumRoma, 8 mag. (askanews) – Ancora una volta le opposizioni si presentano divise di fronte al governo. Al tavolo delle riforme convocato da Giorgia Meloni Pd, M5s e centristi arrivano in ordine sparso, ognuno avendo in testa un’idea diversa su come affrontare la sfida della presidente del Consiglio. Persino 5 stelle e democratici, che pure nel merito della questione hanno idee abbastanza simili, di fatto si muovono separatamente, secondo quella logica di competizione a tutto campo che ormai contraddistingue i rapporti tra i due partiti e che con la vittoria di Elly Schlein alle primarie si è persino accentuata.
Per non parlare poi di Azione-Iv, con Matteo Renzi che apre all’elezione diretta del premier con la formula del “sindaco d’Italia” e con Carlo Calenda che in maniera più generica parla di “premierato” e chiede di salvaguardare il ruolo del capo dello Stato. Sullo sfondo si profila la sfida del referendum confermativo, minacciato da Antonio Tajani ma in realtà sempre più centrale anche nei ragionamenti sia dentro M5s che nel Pd, perché in molti cominciano a pensare che possa essere l’occasione per un remake del film andato in scena nel 2016 con Renzi. Elly Schlein si muove con prudenza, sa che nel partito le sensibilità su questo tema sono diverse e preferisce rilanciare la palla nel campo della Meloni. La segretaria, peraltro, capisce che il Pd non può attestarsi su una linea conservatrice e quindi ripete che andrà ad ascoltare quello che le dirà la premier. Certo, sia in segreteria che con i parlamentari Pd delle commissioni Affari costituzionali la leader democratica ha espresso tutti i suoi dubbi: “E’ un passaggio stretto, dobbiamo capire se Meloni vuole davvero dialogare o se sta solo cercando di distogliere l’attenzione dai temi su cui è in difficoltà”. Ma, appunto, il Pd non può permettersi di dire semplicemente no: dunque, chiarito che non c’è spazio per l’elezione diretta del premier o del presidente della Repubblica, i democratici domani si diranno disponibili a forme di razionalizzazione del sistema parlamentare sul modello tedesco, vale a dire cancellierato, sfiducia costruttiva e via dicendo, aspettando di sentire come Meloni porrà la questione.
Dai 5 stelle arrivano valutazioni simili, Stefano Patuanelli commenta le parole di Tajani e spiega: “Non mi pare un bel modo per aprire il confronto. Se pensano di procedere facendo anche sulle riforme le forzature che stanno facendo nei loro primi mesi di governo, che vadano pure avanti. Si schianteranno, nel referendum confermativo: è già successo, in questi anni”. Anche lui parla di “disponibilità” a valutare correttivi “puntuali” al sistema parlamentare come “maggiori poteri al presidente del Consiglio, anche ad esempio di nomina e revoca di ministri, sfiducia costruttiva” e come il Pd il presidente dei senatori M5s dice: “Non ci saremo se si pensa di imporre l’elezione diretta del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio e in generale se si pensa di stravolgere la Costituzione”. Quando però gli si chiede se ci sarà un fronte comune con il Pd, la risposta è eloquente: “Il Pd negli anni ha cambiato spesso approccio sul tema delle riforme ad esempio ricordiamo l’esito dell’iniziativa di Renzi. Non so cosa faranno, credo ci sia un confronto al loro interno. Il nostro approccio è scritto nei nostri programmi”.
Il fatto, appunto, è che sia tra i democratici che in casa M5s si rafforza sempre più la convinzione che la partita si giocherà al referendum confermativo, proprio come avvenne con la riforma di Renzi. Tra i democratici c’è qualche cautela a parlarne esplicitamente, “vediamo se il governo intende fare sul serio o se vogliono solo un argomento di propaganda da usare per nascondere i loro guai…”. Ma, soprattutto se ci sarà il voto di Italia viva sull’elezione diretta del premier, lo scenario del referendum confermativo diventa più che mai concreto, come dice appunto Patuanelli ma come spiega anche più di un parlamentare Pd. Ed è qui che nasce la competizione tra democratici e M5s. La campagna contro “lo stravolgimento della Costituzione” è un’occasione d’oro, è già pronta la mobilitazione di Cgil, Anpi e le associazioni che già si schierarono contro la riforma di Renzi: un bacino elettorale al quale punta Giuseppe Conte, ma anche il Pd di Schlein. Come dice un parlamentare democratico: “I sondaggi dicono che noi stiamo ottenendo risultati sul terreno dell’opposizione netta al governo, Schlein sta riportando il Pd nelle piazze dalle quali era stato cacciato. Perché dovremmo buttare via tutto questo per trattare con il governo? Se si va al referendum la polarizzazione è nelle cose, Schlein si deve accreditare come unica vera leader dell’opposizione”.
Riforme, Salvini: spero niente no pregiudiziali o decidono italianiAncona, 8 mag. (askanews) – “Domani ascoltiamo sperando che ci sia la voglia di dialogare, che non ci siano dei no pregiudiziali, in questi mesi c’è stata una opposizione che dice ‘no’ a tutti. Noi domani ascoltiamo per mantenere l’impegno preso coi cittadini per ottenere più stabilità e perché gli italiani possano eleggere direttamente chi li governa. Il massimo sarebbe che se metti mano alla Costituzione lo fai tutti insieme, se qualcuno poi continuerà a dire no a qualsiasi proposta poi saranno gli italiani a metterci il timbro e autorizzarlo”. Lo ha detto Matteo Salvini ad Ancona, a margine del comizio a sostegno del candidato sindaco Silvetti.
C’è un modello che preferisce? “A me – ha aggiunto il vicepremier e leader della Lega – basta che il voto dei cittadini sia sempre più corrispondente a quello che succede in cinque anni di legislatura, non ho preferenze per questo o quel modello mi interessa che siano sempre più difficili i ribaltoni, i cambi di casacca. Non abbiamo pregiudizi sulla legge elettorale, sulle riforme, premierati, siamo assolutamente disponibili ad ascoltare e lavorare insieme”.
Meloni avvia il cantiere per le riforme: il “sogno” è il presidenzialismo (ma apre al premierato)Roma, 8 mag. (askanews) – Il “sogno” è il presidenzialismo, ma Giorgia Meloni è “aperta” a ogni soluzione che garantisca “governabilità e stabilità”. Così la presidente del Consiglio si presenta domani all’appuntamento con le opposizioni, convocate a partire dalle 12.30 nella Biblioteca del presidente a Montecitorio per un confronto sulle riforme istituzionali. Con lei ci saranno i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro per le Riforme Elisabetta Casellati, il titolare dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari e il costituzionalista Francesco Saverio Marini. Davanti a lei, in incontri separati, sfileranno nell’ordine Movimento 5 Stelle; Gruppo per le Autonomie e Componente Minoranze Linguistiche; Azione-Italia Viva; +Europa; Alleanza Verdi e Sinistra; Pd.
L’obiettivo, spiegano fonti di governo, è “ascoltare” le posizioni delle forze di minoranza sul tema. Dunque, almeno inizialmente, non sarà presentata una proposta dell’esecutivo, che però nella sostanza è nota. Già nella conferenza stampa di fine anno Meloni aveva definito il presidenzialismo una “priorità”, ma senza escludere altre strade, purchè garantiscano governi eletti dai cittadini e che possano durare per tutta la legislatura. Dunque si può discutere anche di semi-presidenzialismo o, meglio ancora, di premierato. E’ questa la formula che ieri ha proposto Tajani, su cui secondo il numero due di Forza Italia potrebbe essere trovata una convergenza anche con parte delle opposizioni (come Azione e Iv). Quel che è certo è che, se Meloni è disponibile al confronto, non è altrettanto disponibile a fermare l’apertura del cantiere. Il ddl di riforma costituzionale sarà infatti presentato da Casellati entro giugno e poi la palla passerà al Parlamento. “Auspichiamo che non ci sia un muro contro muro perché l’Italia ha bisogno di collaborazione sulle cose che riguardano le regole del gioco. Siamo disponibili al confronto con le opposizioni – ha ribadito oggi Ciriani – ma se ci fosse un niet dovremmo andare avanti da soli ugualmente. Però non è questo il nostro obiettivo”.
Dal tavolo di domani, invece, resterà fuori il capitolo Autonomia, priorità della Lega, il cui percorso è già partito. “Autonomia e presidenzialismo avanti tutta. Io sono il più convinto sostenitore di entrambe le riforme”, ha detto il ministro Roberto Calderoli al ‘Corriere della Sera’.
Riforme, Ciriani: spero no muro contro muro opposizioni. Noi avantiRoma, 8 mag. (askanews) – “Ci sarò anche io al tavolo che il premier Meloni ha voluto con tutte le forze dell’opposizione. Auspichiamo che non ci sia un muro contro muro perché l’Italia ha bisogno di collaborazione sulle cose che riguardano le regole del gioco”. Lo ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, intervistato a Sky Tg24.
“Siamo disponibili al confronto con le opposizioni, se ci fosse un niet dovremmo andare avanti da soli ugualmente, ma non è questo il nostro obiettivo”, ha concluso.
Show di Morandi al Senato, anche Meloni e Crosetto canticchianoRoma, 8 mag. (askanews) – Giorgia Meloni che canticchia “Caruso” di Lucio Dalla, il ministro della Difesa Guido Crosetto che accenna la canzone pacifista “C’era un ragazzo”, Matteo Renzi che canta quasi tutti i brani, accennando anche qualche gesto di batteria. Aula di Palazzo Madama piena per Gianni Morandi, che apre la cerimonia per i 75 anni del Senato con l’inno nazionale e la conclude con un medley di canzoni.
Morandi, nella sua esibizione, ha voluto omaggiare Lucio Dalla, con “Caruso”, ricordandolo con un pensiero: “Ci guarda da lassù e si fa una risata”. E ha anche ricordato di come “C’era un ragazzo” sia stata vittima, quando uscì, della censura e oggetto di una interrogazione parlamentare. “Per fortuna oggi queste censure non ci sono più”. Crosetto, al termine dell’esibizione, ha scherzato con i cronisti che gli facevano notare il suo ‘karaoke’ su “C’era un ragazzo”, canzone contro la guerra. “Le ho cantate tutte, e se non avessi cantato quella chissà cosa avreste detto…”, ha replicando il ministro della Difesa ridendo. Morandi al termine della cerimonia ha salutato con un abbraccio il presidente del Senato Ignazio La Russa e stretto la mano al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla premier Giorgia Meloni. Poi, durante il ricevimento nella sala Garibaldi di Palazzo Madama, il cantante si è concesso per numerosi video e autografi.
Riforme, in segreteria Pd scetticismo sul tavolo MeloniRoma, 8 mag. (askanews) – Prevale lo scetticismo in segreteria Pd, la convocazione del tavolo sulle riforme da parte della premier Giorgia Meloni non convince i vertici del Nazareno. Durante la riunione di questa mattina, raccontano alcuni dei partecipanti, si è ribadita una disponibilità al confronto – “Perché il Pd non si sottrae…” – ma in un clima, appunto, di disincanto.
“Di che parliamo?”, racconta uno dei partecipanti. “Le priorità del Paese sono altre e se davvero volessero un dialogo dovrebbero iniziare in Parlamento sui temi che preoccupano il Paese, a cominciare dal lavoro, dal Pnrr…”. Non aiutano nemmeno le dichiarazioni di Antonio Tajani sulla determinazione del governo ad andare avanti comunque: “Se quella che dovrebbe essere l’ala moderata dice così…”. I democratici porteranno le loro proposte, domani, alla premier, basate su un sistema tipo cancellierato tedesco: una razionalizzazione del sistema parlamentare che non tocchi però il ruolo del capo dello Stato e che, quindi, esclude ogni forma di elezione diretta del presidente della Repubblica o del premier. Per il Pd, poi, non si può affrontare il tema delle riforme a compartimenti stagni, è impensabile parlare di forma di governo senza affrontare il tema dell’autonomia.
Rai, Fuortes si è dimesso: mancano le condizioni per continuareRoma, 8 mag. (askanews) – “Nell’interesse dell’Azienda rimetto il mandato. Mancano le condizioni per continuare nell’incarico”. Con queste parole, in sostanza, secondo quanto si legge in una nota ufficiale, l’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes ha comunicato le sue dimissioni al ministro dell’Economia e delle Finanze.
“Da decenni – ha scritto il manager – lavoro nell’amministrazione pubblica e ho sempre agito nell’interesse delle istituzioni che ho guidato, privilegiando il beneficio generale della collettività rispetto a convenienze di parte. Nel primo anno di lavoro del nuovo Consiglio di amministrazione con il governo Draghi il Cda ha raggiunto grandi risultati per l’azienda. Per citarne solo alcuni: nuovi programmi e palinsesti che hanno portato tra l’altro a un evidente rilancio di Rai2, la trasformazione organizzativa per Generi, un Piano immobiliare strategico che si attendeva da decenni, un rilevante potenziamento di RaiPlay e dell’offerta digitale”. “Dall’inizio del 2023 sulla carica da me ricoperta e sulla mia persona – ha affermato Fuortes – si è aperto uno scontro politico che contribuisce a indebolire la Rai e il Servizio pubblico. Allo stesso tempo ho registrato all’interno del Consiglio di amministrazione della Rai il venir meno dell’atteggiamento costruttivo che lo aveva caratterizzato, indispensabile alla gestione della prima azienda culturale italiana. Ciò minaccia di fatto di paralizzarla, non mettendola in grado di rispondere agli obblighi e alle scadenze della programmazione aziendale con il rischio di rendere impossibile affrontare le grandi sfide del futuro della Rai. Il Consiglio di amministrazione deve deliberare, nelle prossime settimane, i programmi dei nuovi palinsesti ed è un dato di fatto che non ci sono più le condizioni per proseguire nel progetto editoriale di rinnovamento che avevamo intrapreso nel 2021”.
“Non posso, pur di arrivare all’approvazione in Cda dei nuovi piani di produzione, accettare il compromesso – ha spiegato l’Ad dimissionario – di condividere cambiamenti – sebbene ovviamente legittimi – di linea editoriale e una programmazione che non considero nell’interesse della Rai. Ho sempre ritenuto la libertà delle scelte e dell’operato di un amministratore un elemento imprescindibile dell’etica di un’azienda pubblica. Il mio futuro professionale – di cui si è molto discusso sui giornali in questi giorni, non sempre a proposito – è di nessuna importanza di fronte a queste ragioni e non può costituire oggetto di trattativa. Prendo dunque atto che non ci sono più le condizioni per proseguire il mio lavoro di amministratore delegato. Nell’interesse dell’Azienda, ho comunicato le mie dimissioni al ministro dell’Economia e delle Finanze”, ha concluso Fuortes.
La Russa: un francobollo per il 75mo anniversario del Senato e tramandare i valori della CostituzioneRoma, 8 mag. (askanews) – Seconda giornata delle celebrazioni dedicate al 75mo anniversario della prima seduta del Senato della Repubblica. Oggi in programma una cerimonia alle 11,30 nell’aula di palazzo Madama, alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella, attesa anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e in giornata anche un concerto di Gianni Morandi, giunto a palazzo Madama stamani. “Un francobollo è per sempre, soprattutto per chi li colleziona e li tramanda magari di padre in figlio, esattamente come noi – ha spiegato il presidente del Senato Ignazio La Russa presentando le emissioni numismatiche e filateliche dedicate alla storica ricorrenza – vogliamo tramandare i valori della nostra Costituzione, che il Senato della Repubblica nella sua prima sua seduta faceva propri e trasferiva plasticamente nell’opinione pubblica. Così anche il francobollo verrà conservato e ricordato e verrà tenuto sempre come elemento fondante del nostro stare insieme”.
“Il francobollo – ha aggiunto – era il via libera alla comunicazione tra le persone, senza francobollo non si poteva scrivere una lettera. La lettera era allora la forma di comunicazione tra le persone: mia nonna, che abitava a venti chilometri dalla figlia che si era sposata ed era andata a vivere a Catania, scriveva tutti i giorni a sua figlia e riceveva tutti i giorni da sua figlia una lettera e quindi tutti i giorni comprava un francobollo e la figlia tutti i giorni comprava un francobollo. A volte ci dimentichiamo l’importanza che nella storia ha avuto questa affrancatura che dava il permesso, il diritto di comunicare tra le persone con lo Stato che se ne faceva interprete”. “Ancora oggi – ha concluso La Russa – questa valenza rimane e rimane ancora di più il fatto simbolico che nel 75mo anniversario della Repubblica e della prima seduta il Senato si unisca in questo ricordo commosso”.