Conte dice a Meloni: Santanchè chiarisca in Parlamento o si dimettaRoma, 23 giu. (askanews) – La ministra Daniela Santanchè deve chiarire in Parlamento la vicenda sollevata da ‘Report’, oppure ha il dovere di dimettersi. Lo scrive su Twitter il leader M5s Giuseppe Conte, rivolgendosi alla premier Giorgia Meloni: “La Santachè ha due strade: o viene in Parlamento a diradare in modo puntuale le gravi ombre sul suo operato, oppure fa un passo indietro e lascia l’incarico istituzionale. Presidente Meloni sei d’accordo che non ci sono alternative? Che dici?”.
Ricorda il leader M5s: “Sono ormai trascorsi quattro giorni da quando la trasmissione Report ha diffuso ricostruzioni ben precise che gettano una grave ombra sulle attività imprenditoriali della ministra Santanchè. Abbiamo pazientemente atteso che la diretta interessata avvertisse, essa stessa, l’urgenza e la necessità di chiarire, punto per punto, la realtà dei fatti e il proprio punto di vista”. “Purtroppo – aggiunge – l’unica reazione che sin qui la ministra ha lasciato filtrare è che intende presentare una ‘querela’. Ma questa non è una risposta che entra nel merito delle accuse, gravi e circostanziate, che le vengono mosse”.
Insomma, “il tempo è ormai scaduto. Non possiamo permettere che le nostre più alte cariche istituzionali si sottraggano al principio di ‘responsabilità politica’ che impone di fornire i necessari chiarimenti rispetto a condotte censurabili. La fiducia nelle istituzioni è un ‘bene comune’ che dobbiamo tutti impegnarci a preservare”.
Conte a Meloni: Santanchè chiarisca in Parlamento o si dimettaRoma, 23 giu. (askanews) – La ministra Daniela Santanchè deve chiarire in Parlamento la vicenda sollevata da ‘Report’, oppure ha il dovere di dimettersi. Lo scrive su Twitter il leader M5s Giuseppe Conte, rivolgendosi alla premier Giorgia Meloni: “La Santachè ha due strade: o viene in Parlamento a diradare in modo puntuale le gravi ombre sul suo operato, oppure fa un passo indietro e lascia l’incarico istituzionale. Presidente Meloni sei d’accordo che non ci sono alternative? Che dici?”.
Ricorda il leader M5s: “Sono ormai trascorsi quattro giorni da quando la trasmissione Report ha diffuso ricostruzioni ben precise che gettano una grave ombra sulle attività imprenditoriali della ministra Santanchè. Abbiamo pazientemente atteso che la diretta interessata avvertisse, essa stessa, l’urgenza e la necessità di chiarire, punto per punto, la realtà dei fatti e il proprio punto di vista”. “Purtroppo – aggiunge – l’unica reazione che sin qui la ministra ha lasciato filtrare è che intende presentare una ‘querela’. Ma questa non è una risposta che entra nel merito delle accuse, gravi e circostanziate, che le vengono mosse”.
Insomma, “il tempo è ormai scaduto. Non possiamo permettere che le nostre più alte cariche istituzionali si sottraggano al principio di ‘responsabilità politica’ che impone di fornire i necessari chiarimenti rispetto a condotte censurabili. La fiducia nelle istituzioni è un ‘bene comune’ che dobbiamo tutti impegnarci a preservare”.
La Consulta: differire i trattamenti di fine servizio è incompatibile con la CostituzioneRoma, 23 giu. (askanews) – Il differimento della corresponsione dei trattamenti di fine servizio (T.f.s.) spettanti ai dipendenti pubblici cessati dall’impiego per raggiunti limiti di età o di servizio contrasta con il principio costituzionale della giusta retribuzione, di cui tali prestazioni costituiscono una componente; principio che si sostanzia non solo nella congruità dell’ammontare corrisposto, ma anche nella tempestività della erogazione. Si tratta di un emolumento volto a sopperire alle peculiari esigenze del lavoratore in una particolare e più vulnerabile stagione della esistenza umana. Spetta al legislatore, avuto riguardo al rilevante impatto finanziario che il superamento del differimento comporta, individuare i mezzi e le modalità di attuazione di un intervento riformatore che tenga conto anche degli impegni assunti nell’ambito della precedente programmazione economico-finanziaria. Lo ha affermato la Corte costituzionale nella sentenza n.130 (redattrice la giudice Maria Rosaria San Giorgio), con cui sono state dichiarate inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell’art. 3, comma 2, del decreto-legge n. 79 del 1997, come convertito, e dell’art. 12, comma 7, del d.L. N. 78 del 2010, come convertito, che prevedono rispettivamente il differimento e la rateizzazione delle prestazioni. Le questioni erano state sollevate dal Tribunale amministrativo per il Lazio, sezione terza quater, in riferimento all’art. 36 cost.
Tuttavia, la discrezionalità del legislatore al riguardo – ha chiarito la Corte – non è temporalmente illimitata. E non sarebbe tollerabile l’eccessivo protrarsi dell’inerzia legislativa, tenuto anche conto che la Corte aveva già rivolto al legislatore, con la sentenza n.159 del 2019, un monito con il quale si segnalava la problematicità della normativa in esame. la Corte ha poi rilevato che la disciplina del pagamento rateale delle indennità di fine servizio prevede temperamenti a favore dei beneficiari dei trattamenti meno elevati. Comunque, conclude la Consulta, tale normativa – che era connessa a esigenze contingenti di consolidamento dei conti pubblici – in quanto combinata con il differimento della prestazione, finisce per aggravare il rilevato vulnus.
Schlein: ieri episodio grave, auspichiamo una celere ratifica del MesRapallo (Ge), 23 giu. (askanews) – “Lo chiede a una forza di opposizione… ma non posso non far notare il grave passaggio di ieri in cui i partiti di maggioranza hanno disertato la votazione sul Mes alla Camera: è un tema di credibilità dell’Italia rispetto agli impegni presi, pacta sunt servanda, dico da giurista. Auspichiamo una celere ratifica del trattato”. Così la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha risposto alla domanda se il Governo reggesse dopo i recenti episodi, a cominciare dalla ratifica del Mes.
“Ratificarlo non significa chiedere l’attivazione dello strumento. Quello di ieri è stato un passaggio spiacevole e grave, non si è mai visto che una maggioranza disertasse una votazione”, ha aggiunto intervenendo al convegno dei Giovani di Confindustria.
Mes, Schlein: ieri episodio grave, auspichiamo celere ratificaRapallo (Ge), 23 giu. (askanews) – “Lo chiede a una forza di opposizione… ma non posso non far notare il grave passaggio di ieri in cui i partiti di maggioranza hanno disertato la votazione sul Mes alla Camera: è un tema di credibilità dell’Italia rispetto agli impegni presi, pacta sunt servanda, dico da giurista. Auspichiamo una celere ratifica del trattato”. Così la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha risposto alla domanda se il Governo reggesse dopo i recenti episodi, a cominciare dalla ratifica del Mes.
“Ratificarlo non significa chiedere l’attivazione dello strumento. Quello di ieri è stato un passaggio spiacevole e grave, non si è mai visto che una maggioranza disertasse una votazione”, ha aggiunto intervenendo al convegno dei Giovani di Confindustria.
Molinari (Lega): aspettiamo Santanchè venga a spiegare in ParlamentoRoma, 23 giu. (askanews) – “Il ministro Santanchè ha detto di essere assolutamente tranquilla, ha detto che quando sarà il momento verrà in Parlamento a spiegare le sue ragioni, aspettiamo che il ministro Santanchè spieghi le sue ragioni ma i processi non si fanno in televisioni con le inchieste giornalistiche, se ci sarà qualcosa saranno altri organismi a dover intervenire non certo Report”. Lo ha detto il capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, questa mattina a Rainews24, dopo la richiesta di dimissioni del ministro avanzata dalle opposizioni per il caso delle sue società riportato dalla trasmissione di Rai3.
Giorgetti incontra i vertici della Rai (si farà un tavolo tecnico sul tema del canone)Roma, 23 giu. (askanews) – Il Ministro dell’economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti ha incontrato oggi presso la sede del Dicastero l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, la presidente Marinella Soldi, il direttore generale Gianpaolo Rossi. Hanno preso parte alla riunione, tra gli altri, anche il capo di gabinetto del ministro, Stefano Varone, e il capo dipartimento del tesoro, Riccardo Barbieri. Al primo punto del colloquio, riferisce una nota del Mef, lo stato dell’arte del Piano Industriale della Rai 2023-25, la necessità di proseguire la modernizzazione della tv pubblica in termini di digitalizzazione e delle nuove tecnologie, il nuovo contratto di servizio che sarà presto all’esame della Commissione di Vigilanza.
Durante la riunione è stato affrontato anche il tema del canone Rai. A questo proposito è stata decisa la costituzione di un tavolo tecnico per individuare anche eventuali future nuove soluzioni che garantiscano la trasformazione della Rai in Digital Media Company, mantenendo le risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi concordati.
Tensione nel governo sul Mes e il caso Santanché, e Meloni rinvia anche il Consiglio dei ministriRoma, 22 giu. (askanews) – Giornata ad alta tensione nel centrodestra e nel governo, tra il Mes in commissione alla Camera (con un inedito ‘Aventino’ della maggioranza) e il caso Santanchè. Il tutto condito dal rinvio a martedì del Consiglio dei ministri, inizialmente convocato oggi alle 17, per “sopraggiunti impegni personali” di Giorgia Meloni.
La giornata della premier è iniziata con un colloquio con il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, con cui – secondo quanto filtrato – ha discusso delle prospettive economiche e di crescita dell’Italia e dello scenario generale dei tassi di interesse. Chissà se sul tavolo c’è stato anche il Mes, che solo l’Italia al momento non ha approvato. Proprio nelle stesse ore la commissione Esteri di Montecitorio adottava il testo base del ddl di ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, partendo dalle proposte di legge presentate da Pd e Iv. A favore hanno votato le opposizioni, mentre il centrodestra non ha partecipato. “Tutto il centrodestra, dalla Meloni al sottoscritto – ha ribadito Matteo Salvini – ha sempre ritenuto che in questo momento il Mes non è strumento utile per il Paese. Sul Mes decide il Parlamento: se arriverà la discussione in Parlamento, lì si voterà”. Duro l’attacco della segretaria Pd Elly Schlein: “I partiti di maggioranza sono talmente divisi che non si sono presentati a votare sul Mes, non si era mai visto. Ieri la maggioranza è andata sotto sul dl lavoro al Senato. Praticamente un governo fantasma”. Ora il provvedimento passerà al vaglio per i pareri delle altre commissioni prima di approdare in Aula il 30 giugno. Un appuntamento – con Meloni che sarà a Bruxelles per il Consiglio europeo – che si preannuncia come un passaggio pericoloso per il centrodestra e che si sta cercando di ‘sminare’ con contatti sull’asse Camera-Palazzo Chigi. A far crescere la tensione, oggi, anche il caso di Daniela Santanchè: la ministra del Turismo è stata al centro di una puntata di ‘Report’ che denuncia, tra le altre cose, fornitori non pagati e dipendenti che attendono ancora il Tfr dopo essere stati licenziati. Le opposizioni invitano Meloni (che al momento sul fatto non si esprime) a riferire in Parlamento e chiedono le dimissioni della ministra, che però respinge le accuse al mittente. La ricostruzione dei fatti, scrive in una nota Santanchè, “risulta radicalmente non corrispondente al vero, ispirata esclusivamente dalla finalità di screditare l’immagine e la reputazione della sottoscritta” e per questo “ho dato mandato ai legali di fiducia per le necessarie iniziative nelle opportune sedi giudiziarie”.
In questo contesto, nel primo pomeriggio è arrivata la notizia del rinvio del Consiglio dei ministri. “La presidente del Consiglio era impegnata altrove e ci ha chiesto la cortesia di essere presenti tra qualche giorno, tutto qua. Non vi inventate problemi che non esistono, non c’è nessun problema politico”, ha assicurato il ministro per le Politiche del Mare Nello Musumeci, arrivando a Palazzo Chigi per una seduta lampo sulle leggi regionali, senza la presenza della premier. Qualche problema, però, rivelano altri esponenti del governo, ci sarebbe stato, in particolare con Salvini, ancora sulla nomina del commissario per la ricostruzione dopo l’alluvione in Emilia Romagna. Comunque sia Meloni ha lasciato il Palazzo subito dopo l’incontro con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Nel colloquio, secondo quanto emerso, hanno avuto uno uno scambio di vedute sui temi al centro del prossimo Consiglio Ue ma anche sulle prospettive europee ad un anno dal voto: Meloni ha l’obiettivo di arrivare all’appuntamento con un’alleanza tra i conservatori di Ecr, di cui è presidente, e il Ppe, di cui fa parte la Metsola. Tra i temi sul tavolo i migranti e l’economia, in particolare la discussione sulle nuove regole del Patto di stabilità. La presidente del Consiglio sul primo punto, ha auspicato la “puntuale attuazione” del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo. Per quanto riguarda i temi economici, ha ribadito la necessità di un “approccio ambizioso”, orientato alla crescita economica, con una “piena flessibilità” su fondi europei.
Tensione governo su Mes e Santanché, e Meloni rinvia anche CdmRoma, 22 giu. (askanews) – Giornata ad alta tensione nel centrodestra e nel governo, tra il Mes in commissione alla Camera (con un inedito ‘Aventino’ della maggioranza) e il caso Santanchè. Il tutto condito dal rinvio a martedì del Consiglio dei ministri, inizialmente convocato alle 17, per “sopraggiunti impegni personali” di Giorgia Meloni.
La giornata della premier è iniziata con un colloquio con il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, con cui – secondo quanto filtrato – ha discusso delle prospettive economiche e di crescita dell’Italia e dello scenario generale dei tassi di interesse. Chissà se sul tavolo c’è stato anche il Mes, che solo l’Italia al momento non ha approvato. Proprio nelle stesse ore la commissione Esteri di Montecitorio adottava il testo base del ddl di ratifica del Meccanismo europeo di stabilità, partendo dalle proposte di legge presentate da Pd e Iv. A favore hanno votato le opposizioni, mentre il centrodestra non ha partecipato. “Tutto il centrodestra, dalla Meloni al sottoscritto – ha ribadito Matteo Salvini – ha sempre ritenuto che in questo momento il Mes non è strumento utile per il Paese. Sul Mes decide il Parlamento: se arriverà la discussione in Parlamento, lì si voterà”. Duro l’attacco della segretaria Pd Elly Schlein: “I partiti di maggioranza sono talmente divisi che non si sono presentati a votare sul Mes, non si era mai visto. Ieri la maggioranza è andata sotto sul dl lavoro al Senato. Praticamente un governo fantasma”. Ora il provvedimento passerà al vaglio per i pareri delle altre commissioni prima di approdare in Aula il 30 giugno. Un appuntamento – con Meloni che sarà a Bruxelles per il Consiglio europeo – che si preannuncia come un passaggio pericoloso per il centrodestra e che si sta cercando di ‘sminare’ con contatti sull’asse Camera-Palazzo Chigi. A far crescere la tensione anche il caso di Daniela Santanchè: la ministra del Turismo è stata al centro di una puntata di ‘Report’ che denuncia, tra le altre cose, fornitori non pagati e dipendenti che attendono ancora il Tfr dopo essere stati licenziati. Le opposizioni invitano Meloni (che al momento sul fatto non si esprime) a riferire in Parlamento e chiedono le dimissioni della ministra, che però respinge le accuse al mittente. La ricostruzione dei fatti, scrive in una nota Santanchè, “risulta radicalmente non corrispondente al vero, ispirata esclusivamente dalla finalità di screditare l’immagine e la reputazione della sottoscritta” e per questo “ho dato mandato ai legali di fiducia per le necessarie iniziative nelle opportune sedi giudiziarie”.
In questo contesto, nel primo pomeriggio è arrivata la notizia del rinvio del Consiglio dei ministri. “La presidente del Consiglio era impegnata altrove e ci ha chiesto la cortesia di essere presenti tra qualche giorno, tutto qua. Non vi inventate problemi che non esistono, non c’è nessun problema politico”, ha assicurato il ministro per le Politiche del Mare Nello Musumeci, arrivando a Palazzo Chigi per una seduta lampo sulle leggi regionali, senza la presenza della premier. Qualche problema, però, rivelano altri esponenti del governo, ci sarebbe stato, in particolare con Salvini, ancora sulla nomina del commissario per la ricostruzione dopo l’alluvione in Emilia Romagna. Comunque sia Meloni ha lasciato il Palazzo subito dopo l’incontro con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Nel colloquio, secondo quanto emerso, hanno avuto uno uno scambio di vedute sui temi al centro del prossimo Consiglio Ue ma anche sulle prospettive europee ad un anno dal voto: Meloni ha l’obiettivo di arrivare all’appuntamento con un’alleanza tra i conservatori di Ecr, di cui è presidente, e il Ppe, di cui fa parte la Metsola. Tra i temi sul tavolo i migranti e l’economia, in particolare la discussione sulle nuove regole del Patto di stabilità. La presidente del Consiglio sul primo punto, ha auspicato la “puntuale attuazione” del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo. Per quanto riguarda i temi economici, ha ribadito la necessità di un “approccio ambizioso”, orientato alla crescita economica, con una “piena flessibilità” su fondi europei.
Fi, tregua armata e step verso congresso. Pesa incognita FascinaRoma, 22 giu. (askanews) – Sarà pure assente e “muta”, come ormai hanno preso a chiamarla in molti, ma Marta Fascina è fin troppo presente nei dubbi che agitano il futuro di Forza Italia. Anche oggi che la Camera ha ricordato Silvio Berlusconi, il suo scranno è rimasto vuoto, come praticamente in tutto il resto della legislatura, con pochissime eccezioni che si contano sulle dita di una mano. “Ancora non se la sente”, spiega un deputato a lei vicino. “Prima vuole aspettare che si apra il testamento”, maligna invece un esponente della minoranza.
Quello sarà il momento della verità per l’eredità economica. Ma c’è chi si aspetta – o forse perlopiù teme – che possa esserlo anche per quella politica. Il percorso che traghetterà Forza Italia verso il suo tentativo di sopravvivere al fondatore è cominciato oggi e, al momento, non prevede un ruolo per la quasi moglie. Il 15 luglio si terrà il Consiglio nazionale che sancirà il ruolo di presidente pro tempore per Antonio Tajani. Poi, l’anno prossimo sarà convocato il Congresso, anche se ancora si ragiona sull’opportunità di tenerlo prima o dopo le Europee. Le elezioni per Bruxelles del prossimo giugno sono uno spartiacque, superare la soglia di sbarramento del 4% una necessità che torna utile anche a Giorgia Meloni e alla stabilità del suo governo. Al momento, sull’onda emotiva della morte dell’ex premier, Forza Italia cresce nei sondaggi, in alcuni casi facendo registrare anche un sorpasso ai danni della Lega. Ma quanto durerà questo effetto, è la domanda che si pongono deputati e senatori orfani del fondatore.
La famiglia intanto ha fatto la sua mossa per blindare casse, presentazione delle liste e simbolo, piazzando come nuovo tesoriere l’avvocato di fiducia Fabio Roscioli, e si è impegnata “pur nel rispetto dei ruoli” a mantenere in vita la creatura voluta dal padre. Ovvero a fare la sua parte sul fronte economico, garantendo le fidejussioni, ma senza un impegno diretto. Ed è qui che subentra l’incognita Fascina. Al ministro degli Esteri spetta il compito di mantenere il fragile equilibrio che per ora tiene in piedi il partito, in nome del comune interesse alla sopravvivenza. “Ma cosa potrebbe fare se fosse per esempio Marina stessa a spingere perché lei abbia un ruolo?”, si chiede un parlamentare. Magari è più un timore che una concreta possibilità, ma certo quella scena di loro due mano nelle mano ai funerali ha alimentato una vasta letteratura dietrologica. E poi c’è l’attivismo dei deputati più vicina a Fascina che, attraverso dichiarazioni e interviste, continuano a far intendere che l’intenzione non è proprio quella di ritirarsi in buon ordine.
Per questo, non è sfuggita una frase pronunciata durante la riunione dei gruppi proprio da Antonio Tajani. “In questi giorni non ho sentito Marta perché rispetto il suo lutto, ma se vorrà potrà dare il contributo che ritiene”. Parole diverse da quelle pronunciate appena una settimana fa, quando lo stesso vice premier aveva spiegato che Fascina “è un deputato ed è la compagna di vita di Silvio Berlusconi, non c’è bisogno di ritagliare spazi formali”. Lo stato dell’arte di Forza Italia, al netto di tutte le dichiarazioni di unità e necessità di essere una “falange” per realizzare il sogno di Berlusconi, è quello di un partito che prova a concedersi una tregua armata. Dove però si fa comunque fatica a nascondere le tensioni. Licia Ronzulli, nel suo intervento alla riunione dei gruppi, ha lanciato più di una frecciatina, senza mai nominarli, ai parlamentari vicini a Marta Fascina, a cominciare da Tullio Ferrante e Alessandro Sorte. In primis, quando ha ricordato che il partito è aperto ma serve “una selezione” in base alle competenze. E poi quando ha sottolineato che “la sensibilità necessaria per indicare una linea politica è qualcosa che si costruisce nel corso degli anni, non si improvvisa”. Come a dire: gli ultimi arrivati si mettano in fila.