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Dialogo Meloni-Schlein non decolla,Pd dice no a presidenzialismo

Dialogo Meloni-Schlein non decolla,Pd dice no a presidenzialismoRoma, 9 mag. (askanews) – Il dialogo sulle riforme non decolla, solo Italia viva apre in maniera convinta all’elezione diretta del premier – una delle due opzioni proposte dal governo – mentre Pd, M5s, Più Europa e Verdi-Sinistra bocciano la scelta presidenziale di Giorgia Meloni e rimandano la palla nell’altro campo. Elly Schlein, in particolare, chiarisce che la possibilità di un confronto dipende innanzitutto dall’atteggiamento del governo, aggiungendo che le mosse fatte fin qui non aiutano: “Al confronto non ci si sottrae mai, l’importante è che sia un confronto vero e non già deciso”, ha spiegato. E iniziare dicendo che si deve eleggere direttamente il presidente o il premier, appunto, significa presentare un lavoro già fatto, da prendere o lasciare. “Se hanno già deciso come va a finire non è un vero confronto, ed è difficile discutere”.

Il confronto tra le due è stato “cordiale”, racconta chi era presente. Non sono mancate le battute, come quando la Schlein si è rivolta alla Meloni proponendo una ‘soluzione’ che sarebbe in effetti originale: “Perché non una democrazia illuminata?”. La premier, spiegano, ha iniziato senza proporre uno schema secco, insistendo sulla stabilità, sulla necessità di garantire un legame tra voto degli elettori e possibilità di portare avanti il programma di governo. Ma, raccontano dal Pd, man mano che si è andati avanti è apparso chiaro che la Meloni non intende rinunciare ad un principio: ci vuole l’elezione diretta del presidente della Repubblica o del premier e deve essere previsto che se cade il capo del governo, cade il Parlamento e si torna al voto. Proprio quello che il Pd non intende accettare: “Abbiamo già chiarito la nostra contrarietà all’elezione diretta del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica. Non si tocca il ruolo del presidente della Repubblica”, ha ribadito la Schlein. Al contrario, i democratici sono disponibili a ragionare si misure che razionalizzino il sistema parlamentare, limitando le crisi al buio con la sfiducia costruttiva alla tedesca o seguendo lo schema spagnolo. Contro l’elezione diretta netto anche il no di Verdi-Sinistra e di Più Europa: “L’ipotesi del sindaco d’Italia è una follia se non una sciocchezza”, dice Riccardo Magi.

Più sfumata la posizione di Giuseppe Conte. Il leader M5s non dice esplicitamente no all’elezione diretta del premier ma chiede che “Il rafforzamento dei poteri del premier” garantisca comunque “un quadro che si conservi complessivamente equilibrato” e che non si “non mortifichi il modello parlamentare che è molto utile per garantire inclusività e favorire la composizione dei conflitti”. Allo stesso modo è importante non intaccare “e questo ci sta, molto a cuore, la funzione del presidente Repubblica che nel nostro ordinamento ha una posizione di garanzia”. Conte, peraltro, apre al “dialogo in una commissione parlamentare costituita ad hoc”, un passaggio che in casa Pd non è stato particolarmente apprezzato. “Che senso ha – chiede un esponente della segreteria – se stiamo dicendo che non si può partire dando per scontata l’elezione diretta? Se non si sgombra prima il campo da questo, di che dialogo parliamo?”. Non a caso la Schlein, nelle dichiarazioni dopo l’incontro, dice che di eventuali bicamerali “non si è parlato” e chiude la questione limitandosi a dire che “lo strumento del confronto saranno loro a stabilirlo. A noi interessa la qualità e il perimetro del confronto”. E, appunto, “se hanno già deciso come va a finire non è un vero confronto, ed è difficile discutere”.

Il Pd, peraltro, ha provato a complicare la vita alla maggioranza chiedendo anche una “moratoria sull’autonomia differenziata”, sapendo che è un tema che può creare problemi tra la Meloni e Salvini. La Schlein vuole che la questione faccia parte della discussione complessiva. Ma la segretaria Pd vuole anche provare ad evitare che le opposizioni procedano in ordine sparso. Raccontano che abbia sentito sia Conte che Carlo Calenda, in queste ore, per avviare un minimo di raccordo. Di sicuro il leader di Azione ha parlato pubblicamente della necessità di un confronto tra le opposizioni: “Riteniamo importante che su questo le opposizioni abbiano un loro dialogo. Per questo ci sentiremo con le altre opposizioni”.

Iniziativa subito stoppata da Maria Elena Boschi: “La proposta di Calenda impegna Azione. Noi di Italia Viva riteniamo che non ci sia la necessità di un coordinamento con le opposizioni, tantomeno con i 5 stelle”. E anche nel merito, in realtà, le posizioni tra i centristi non sono identiche. Per la Boschi è “fondamentale l’elezione diretta del premier”, mentre Calenda parla più genericamente di “indicazione” del presidente del consiglio, elencando un “range” di ipotesi che dall’elezione vera e propria “il sindaco d’Italia”, fino “all’indicazione del presidente del Consiglio come avviene in altri paesi”. Adm

Riforme, Meloni dopo aver sentito le opposizioni: faremo una proposta (e lancia il “modello italiano”)

Riforme, Meloni dopo aver sentito le opposizioni: faremo una proposta (e lancia il “modello italiano”)Roma, 9 mag. (askanews) – Il confronto con le opposizioni è stato “proficuo e molto interessante”, “le posizioni erano molto molto variegate tra loro, passando di delegazione in delegazione”, “cercheremo di elaborare una proposta che tenga conto del dibattito”, così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al termine della giornata di consultazioni con le opposizioni sulle riforme. “Per me è molto importante e auspico una condivisione più ampia possibile, più ampia della maggioranza ma non a costo di venire meno agli impegni presi con i cittadini” ha detto la presidente, sottolineando: “Tutti quanti si rendono conto, che l’instabilità della politica italiana ha prodotto danni molto importanti alla nostra nazione che non ha eguali nelle grandi democrazie europee”.

Nello specifico, quella dell’elezione diretta del presidente del Consiglio “è sicuramente, all’esito del dibattito, l’ipotesi che incontra minore opposizione”, ha spiegato Meloni, “Poi – ha aggiunto – ho trovato le posizioni delle opposizioni molto variegate, speravo di avere una posizione più coesa invece sono molto diverse ma sicuramente tra l’elezione diretta del presidente della Repubblica quella del capo del governo la seconda riscuote maggiore, timida, apertura e questo va tenuto in considerazione da parte nostra. Mi pare che a monte ci sia una chiusura abbastanza trasversale su modelli presidenziale o semipresidenziale, mentre mi pare la valutazione sia più variegata sulla elezione diretta del presidente del Consiglio, del capo del governo”. Comunque “il dialogo è stato molto aperto, franco, ma anche collaborativo”, ha sottolineato la presidente del Consiglio, prima di lasciare palazzo Montecitorio al termine degli incontri con le opposizioni sul tema delle riforme, ricordando “l’impegno che ci siamo presi con i cittadini è mettere il più possibile la sovranità nelle loro mani” e “garantire una democrazia più matura che non abbia i problemi di instabilità che abbiamo vissuto nella nostra storia repubblicana e che non ha eguali nelle altre grandi democrazie occidentali”. Infine, Meloni – dopo aver sottolineato che per il governo “l’autonomia differenziata e la riforma delle istituzioni centrali si tengono insieme”, “un unico pacchetto” – come a tirare una sintesi delle posizioni ha lanciato una sorta di nuovo modello: “Noi non siamo innamorati di un sistema nello specifico, ci sono molti modelli che possono essere presi ad esempio e possiamo immaginare anche un modello italiano”.

Meloni punta su premierato per dividere opposizioni. Distinguo Lega

Meloni punta su premierato per dividere opposizioni. Distinguo LegaRoma, 9 mag. (askanews) – Non è un caso, e nemmeno soltanto una constatazione, se per ben tre volte sceglie di definire con l’aggettivo “variegato” le posizioni con cui i gruppi parlamentari che ha incontrato nella biblioteca del presidente alla Camera si sono presentati al confronto con il governo sulle riforme. Perchè se da una parte Giorgia Meloni si è trovata davanti una “chiusura abbastanza trasversale” sul modelli come quello presidenziale e semi presidenziale, sul premierato il discorso è più aperto grazie alla sponda offerta da Azione e Italia viva. E se all’atto pratico, questo primo giro di consultazioni non le consente di raccattare niente più di questo, nella strategia sulla lunga distanza la presidente del Consiglio prova a creare una crepa tra il Pd di Elly Schlein e il M5s di Giuseppe Conte, sfruttando quella competizione che finora ha sempre prevalso rispetto alla volontà di fare fronte comune.

A tutti, e poi pubblicamente alla fine, Meloni dice di voler tenere il più possibile aperta la porta del dialogo, senza presentarsi con una “proposta preconfezionata” proprio per poter poi elaborare un testo che tenga conto della discussione. Di fatto, però, l’unica vera frecciata è proprio quella che lancia in direzione della neo segretaria dem quando boccia con nettezza la proposta di sfiducia costruttiva che, a suo dire, “non è risolutiva” ai fini di quelli che definisce i due “paletti irrinunciabili”, ovvero “stabilità dei governi e delle legislature e rispetto del voto dei cittadini”. E non è nemmeno un caso se fonti di Fratelli d’Italia lasciano filtrare che il clima che si è respirato nell’incontro con il M5s è stato “piuttosto buono”, né se che sia arrivata una apertura sulla proposta di Conte di creare una commissione ad hoc. “Su quale possa essere lo strumento migliore il dibattito è aperto, il punto è se l’obiettivo di queste richieste ha o no un intento dilatorio. Se il presupposto è fare io sono pronta a parlare di tutto”, dice poi in modo più generico rispondendo ai giornalisti. Se da una parte c’è l’apertura al dialogo, dall’altra però resta il punto fermo di voler portare a casa questo progetto di riforma delle istituzioni. Evitare il referendum sarebbe auspicabile anche perché, prima che il percorso finisca, saranno passati anni e chissà in che condizioni di salute (e di gradimento) sarà a quel punto la maggioranza. Ma per arrivare ai due terzi i voti del cosiddetto Terzo polo non bastano e le lusinghe al M5s difficilmente potranno portare a una inversione a U di Giuseppe Conte sul modello da appoggiare. – “Per me è molto importante ottenere la condivisione più ampia possibile, e più ampia della maggioranza, ma non a costo di venire meno agli impegni presi con i cittadini”, osserva.

Ma se la presidente del Consiglio punta sul premierato, dalla Lega affiora qualche distinguo. E’ il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, in mattinata a ricordare che il programma del centrodestra prevedeva l’elezione diretta del presidente della Repubblica. “Se si vuole virare sulla elezione diretta del premier chiediamo che vengano mantenute le garanzie sul ruolo del Parlamento”, aggiunge. Sullo sfondo c’è sempre la competizione tra i due partiti della coalizione, entrambi pronti a sventolare la bandiera che gli è più cara: l’elezione diretta per Fdi, l’autonomia per la Lega.Anche se la premier nega che sulla realizzazione dei due progetti sia in atto una gara: “Sono disponibile a spiegare come l’autonomia differenziata e la riforma delle istituzioni centrali si tengono insieme”, sono “un unico pacchetto”.

Riforme, faccia a faccia Meloni-Schlein. La leader del Pd: le priorità sono lavoro, sanità, Pnrr, clima

Riforme, faccia a faccia Meloni-Schlein. La leader del Pd: le priorità sono lavoro, sanità, Pnrr, climaRoma, 9 mag. (askanews) – E’ durato quasi due ore il confronto sulle riforme istituzionali tra la premier Giorgia Meloni e la delegazione del Pd guidata dalla leader Elly Schlein. Il primo faccia a faccia tra la presidente del Consiglio e la segretaria dem. Nella delegazione Pd anche i capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga, e il responsabile Riforme del partito Alessandro Alfieri.

A quanto si apprende, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante il confronto sulle riforme con la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha sottolineato l’importanza della strada intrapresa: “Proprio perché abbiamo una maggioranza solida siamo tra i pochi che possono cercare di trasformare quello che sta accadendo in termini, si spera, di stabilità in un orizzonte temporale del governo in carica, cercare una riforma che renda questa novità strutturale. Ho sentito dire in questa interlocuzione ‘voi volete rafforzare il governo ma avete già la maggioranza’, guardate questa non è una riforma che stiamo facendo per noi stessi: se dovesse andare bene, se dovesse andare in porto, se dovesse superare le sue articolate fasi, passare il referendum, per entrare forse in vigore nella prossima legislatura. Forse”. Ma per Elly Schlein le riforme istituzionali non sono la priorità: “Questa discussione sulla riforma costituzionale non è una priorità del Paese”, ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, al termine dell’incontro a Montecitorio della delegazione dem con il Governo. Elencando le priorità che il Pd vede in questo momento, Schlein ha citato “lavoro, sanità pubblica, attuazione del Pnrr, clima, giovani che non riescono a permettersi una casa. Ci sentiamo vicini a studenti e studentesse che stanno manifestando perché non riescono a trovare casa col caro affitti”. Ciò detto, comunque per le segretaria Pd c’è un limite invalicabile: “Non si tocca l’istituzione del presidente della Repubblica, che in questi anni è quella che ha dimostrato maggiore efficacia, a garanzia della stabilità, anche nei momenti più difficili per il Paese e della credibilità intrnazionale dell’Italia, nel suo ruolo di garante della Costituzione, nel suo ruolo super partes e di garante della coesione e dell’unità nazionale”. In ogni caso la possibilità di un’intesa al tavolo delle riforme “dipende da come procederà il governo”, e “se si è giù deciso come va a finire non è un vero confronto”.

Riforme, Meloni: non abbiamo proposta pre confezionata

Riforme, Meloni: non abbiamo proposta pre confezionataRoma, 9 mag. (askanews) – “Sapete che tra gli obiettivi del programma della maggioranza c’è la riforma delle istituzioni dell Repubblica per due obiettivi irrinunciabili: stabilità governi e delle legislature e rispetto del voto dei cittadini. Su questi obiettivi abbiamo avviato una interlocuzione con le forze di opposizione per capire se ci fosse convergenza tra i tanti sistemi, noi non abbiamo una proposta pre confezionata”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al termine della giornata di consultazioni con le opposizioni sulle riforme.

Riforme, Schlein: cambiare Costituzione non è priorità Paese

Riforme, Schlein: cambiare Costituzione non è priorità PaeseRoma, 9 mag. (askanews) – “Questa discussione sulla riforma costituzionale non è una priorità del Paese”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, al termine dell’incontro a Montecitorio della delegazione dem con il Governo nel quadro dei colloqui con le opposizioni promossi dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul tema delle riforme istituzionali.

Elencando le priorità che il Pd vede in questo momento, Schlein ha citato “lavoro, sanità pubblica, attuazione del Pnrr, clima, giovani che non riescono a permettersi una casa. Ci sentiamo vicini a studenti e studentesse che stanno manifestando perché non riescono a trovare casa col caro affitti”.

Riforme, Schlein a Meloni: ruolo garanzia Quirinale non si tocca

Riforme, Schlein a Meloni: ruolo garanzia Quirinale non si toccaRoma, 9 mag. (askanews) – “Non si tocca l’istituzione del presidente della Repubblica, che in questi anni è quella che ha dimostrato maggiore efficacia, a garanzia della stabilità, anche nei momenti più difficili per il Paese e della credibilità intrnazionale dell’Italia, nel suo ruolo di garante della Costituzione, nel suo ruolo super partes e di garante della coesione e dell’unità nazionale”. Lo ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein, al termine dell’incontro a Montecitorio della delegazione dem con il Governo nel quadro dei colloqui con le opposizioni promossi dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sul tema delle riforme istituzionali.

Riforme, Schlein: non è vero confronto se esito è già deciso

Riforme, Schlein: non è vero confronto se esito è già decisoRoma, 9 mag. (askanews) – “Al confronto non ci si sottrae mai, l’importante è che sia un confronto vero e non già deciso”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando al Tg3. La Schlein non si pronuncia sulla bicamerale, alla quale invece ha aperto Giuseppe Conte: “Lo strumento del confronto saranno loro a stabilirlo. A noi interessa la qualità e il perimetro del confronto, se hanno già deciso come va a finire non è un vero confronto, ed è difficile discutere”. Inoltre, “è difficile discutere di riforme costituzionali impegnative se continuassero ad andare dritti su riforme altrettanto importanti come l’autonomia differenziata”.

Riforme, Meloni a Schlein: non le stiamo facendo per noi stessi

Riforme, Meloni a Schlein: non le stiamo facendo per noi stessiRoma, 9 mag. (askanews) – “Proprio perché abbiamo una maggioranza solida siamo tra i pochi che possono cercare di trasformare quello che sta accadendo in termini, si spera, di stabilità in un orizzonte temporale del governo in carica, cercare una riforma che renda questa novità strutturale. Ho sentito dire in questa interlocuzione ‘voi volete rafforzare il governo ma avete già la maggioranza’, guardate questa non è una riforma che stiamo facendo per noi stessi: se dovesse andare bene, se dovesse andare in porto, se dovesse superare le sue articolate fasi, passare il referendum, per entrare forse in vigore nella prossima legislatura. Forse”. Lo ha detto, a quanto si apprende, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante il confronto sulle riforme con la segretaria del Pd, Elly Schlein.

Meloni a Schlein: problema non è rafforzare Governo ma stabilità

Meloni a Schlein: problema non è rafforzare Governo ma stabilitàRoma, 9 mag. (askanews) – “Il problema non è rafforzare l’esecutivo ma rafforzare la stabilità dell’esecutivo. Non è accentrare il potere. Ogni sistema democratico ha bisogno dei suoi contrappesi. Io credo che una democrazia abbia bisogno dell’opposizione, siamo persone che capiscono il tema dei contrappesi. Sicuramente il nostro obiettivo è portare a casa questa riforma, bisogna cercare di capire qual è la convergenza. Mi pare di capire che c’è una convergenza sulla considerazione che l’instabilità è un problema”. Lo ha detto, a quanto si apprende, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante il confronto sulle riforme con la segretaria del Pd, Elly Schlein.