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Dl lavoro, Meloni: varo 1 Maggio no mancanza rispetto, è segnale

Dl lavoro, Meloni: varo 1 Maggio no mancanza rispetto, è segnaleRoma, 30 apr. (askanews) – “Non è una mancanza di rispetto un Cdm il primo maggio per tagliare il costo del lavoro. È un segnale e mi sarei aspettata un ‘bravi’. Era un modo per dire ‘ci siamo e ci siamo tutti’, una mano tesa, un tentativo di dialogare e di lavorare insieme, perché sul taglio del cuneo fiscale credo che siamo d’accordo”. Così la premier Giorgia Meloni, secondo quanto si apprende, durante l’incontro con i sindacati a Palazzo Chigi, in vista del varo del dl lavoro, domani, 1 Maggio, giorno “simbolico”.

Meloni ha assicurato che “la priorità del governo è alleggerire la pressione fiscale sul costo del lavoro” e spiegato che la riduzione del cuneo fiscale arriverà “al 6% del taglio sotto i 35mila euro e al 7% sotto i 25mila euro, fino alla fine dell’anno”. Nel provvedimento il governo procederà alla “riforma del Reddito di cittadinanza, per distinguere chi è in grado di lavorare da chi non lo è”, ha proseguito, puntualizzando che “ci sono anche norme significative in tema di sicurezza sul lavoro, anche questo – ha detto – è un bel modo di celebrare il primo maggio”. L’incontro odierno, ha poi tenuto a sottolineare ai sindacati, non sarà “una tantum” né “esaustivo rispetto al nostro dialogo, anche perché l’iter del provvedimento che approveremo domani sarà abbastanza lungo” e, ha aggiunto, “serve un dialogo serio, costruttivo, sia sul lavoro sia su tutte le materie che affronteremo: Pnrr, RepowerEU, correzioni su come spendere le risorse, politica salariale e conseguente lotta all’inflazione, riforme, che affronteremo nelle prossime settimane”.

Schlein: basta lavoro povero e precario

Schlein: basta lavoro povero e precarioRoma, 30 apr. (askanews) – La “prima grande questione”, al centro della “visione che stiamo portando avanti come Pd”, è quella “di cui si parla in questi giorni ma si dovrebbe parlarne tutto l’anno, non soltanto il primo maggio per la festa del Lavoro”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein, parlando da Ragusa, in una delle tappe del suo viaggio in Sicilia.

“Noi siamo stufi di vedere le sacche di lavoro povero e precario che condannano le nuove generazioni, donne e giovani, specialmente al Sud. Ed è insopportabile – attacca Schlein – che il governo di Giorgia Meloni domani voglia aumentarle ulteriormente, rafforzando il ricorso dei contratti a termine, estendendo i voucher, la forma più becera del lavoro”. E ancora, di “crisi della natalità parla tanto anche questo governo ma non si rende conto che quando hai un contratto che dura due mesi” ci sono conseguenze sulla denatalità. Il Pd, afferma Schlein, vuole fare “l’opposto: vogliamo riuscire a limitare quei contratti a termine, vogliamo riuscire insieme ai sindacati che ringrazio per il loro impegno una legge sulla rappresentanza”, contro i “contratti pirata” e “finalmente fissare un salario minimo, ne abbiamo bisogno”.

Meloni polemizza con Landini sul Primo Maggio

Meloni polemizza con Landini sul Primo MaggioRoma, 30 apr. (askanews) – “Incomprensibili le parole del segretario della Cigl Maurizio Landini sul Consiglio dei ministri convocato il primo maggio per varare provvedimenti sul lavoro. Io credo sia un bel segnale, invece, per chi come noi è un privilegiato, onorare con il nostro impegno, in questo giorno di festa, i lavoratori e le risposte che attendono. E vorrei ricordare al segretario Landini che il primo maggio ci sono molte persone che lavorano, dai camerieri ai medici, dalle forze dell’ordine fino ai tecnici che consentono lo svolgimento del concerto di piazza San Giovanni. Se Landini pensa davvero che sia diseducativo lavorare il primo maggio, allora il concerto la triplice dovrebbe organizzarlo in un altro giorno. Noi non la pensiamo così e rispettiamo l’iniziativa della triplice, così come chiediamo rispetto per il nostro lavoro”. Lo dice il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rispondendo a Landini sulla convocazione del Cdm il primo maggio.

 

Mattarella: non arrendersi a idea che possa esistere lavoro povero

Mattarella: non arrendersi a idea che possa esistere lavoro poveroCavriago, 29 apr. (askanews) – “Mentre si riaffaccia la tentazione di arrendersi all’idea che possa esistere il lavoro povero” è necessario “affermare con forza il carattere del lavoro come primo, elementare, modo costruttivo di redistribuzione del reddito prodotto”. Ecco perché “favorire l’ingresso nel mondo del lavoro è compito delle autorità pubbliche preposte che devono creare le condizioni affinché le imprese possano svilupparsi”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita al distretto meccatronico di Reggio Emilia in occasione della festa del 1 Maggio, alla presenza tra gli altri del ministro del Lavoro, Marina Calderone.

“L’unità del Paese significa unità sostanziale sul piano delle opportunità di lavoro – ha detto Mattarella -. Significa impegno per rimuovere le disuguaglianze territoriali. Presidiare e promuovere l’unità nazionale significa anche questo. Il lavoro è indice di dignità perché è strettamente collegato al progetto di vita di ogni persona”. E, allora, ha proseguito il Capo dello Stato “mentre si riaffaccia la tentazione di arrendersi all’idea che possa esistere il lavoro povero, la cui remunerazione non permette di condurre una esistenza decente, è necessario affermare con forza, invece, il carattere del lavoro come primo, elementare, modo costruttivo di redistribuzione del reddito prodotto”. “Il Primo Maggio è la festa della dignità del lavoro – ha ricordato Mattarella -. E’ la festa della Repubblica fondata sul lavoro. Il lavoro è un diritto e lo stesso Luigi Einaudi – rigoroso maestro liberale di economia – in risposta all’appello di Giorgio La Pira ‘in difesa della povera gente’, in cui indicava la lotta alla disoccupazione e lo sradicamento della miseria come impegno primario dello Stato – siamo nel 1950 – affermava che ‘lo Stato moderno ha come primo compito di non creare disoccupazione e miseria’, elencando i motivi che le aggravano”.

“Il lavoro – ha precisato il presidente – è anche un dovere. Ce lo ricorda l’art. 4 della Costituzione: ‘La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto’. Per proseguire: ‘Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società’”. Ecco perché “favorire l’ingresso nel mondo del lavoro è compito delle autorità pubbliche preposte che devono creare le condizioni affinché le imprese possano svilupparsi. E l’intervento del ministro del Lavoro manifesta questa consapevolezza. Ma, come noto, il richiamo ai valori fondanti della nostra società è ben più impegnativo”.

Mattarella: Repubblica fondata su lavoro è traguardo a cui tendere

Mattarella: Repubblica fondata su lavoro è traguardo a cui tendereCavriago, 29 apr. (askanews) – “Il Primo maggio di quest’anno conferma i grandi valori che ispirano questa giornata di Festa per i lavoratori e per l’intera comunità nazionale. E’ una giornata di impegno, perché sollecita a rendere concreta l’affermazione che la Repubblica è fondata sul lavoro, traguardo a cui tendere costantemente”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita al distretto meccatronico di Reggio Emilia in occasione della festa del 1 Maggio.

“Celebriamo il valore della giornata del 1° maggio con necessario anticipo, nel cuore del distretto della Meccatronica, a Reggio Emilia – ha detto Mattarella nel suo saluto, dopo aver ascoltato gli imprenditori e i lavoratori locali e dopo l’intervento del ministro del Lavoro, Marina Calderone -. Dopo l’anno scorso, a Udine, anticipiamo questa volta la celebrazione della Festa del Lavoro in un luogo di lavoro che guarda all’innovazione. Una realtà che ribadisce il valore costituzionale del lavoro e sottolinea, al contempo, come esso si confermi il motore della crescita e della coesione sociale della Repubblica”. “E’ il lavoro – secondo Mattarella – che ci mette di fronte alle sfide nuove, alle necessità e a bisogni emergenti, per chiederci come rilanciare il Paese in Europa e nel mondo. Il lavoro è stato lo strumento che ha permesso e favorito la mobilità sociale. Il lavoro è stato ed è misura del contributo ai doveri inderogabili di solidarietà tracciati dalla Costituzione. Il lavoro è ciò che mette ogni cittadino nella condizione di scegliere il proprio posto nella vita della comunità. E il lavoro riguarda le persone”. Quel “capitale umano” che, come ha ricordato il Capo dello Stato “è all’origine dell’esperienza che qui, oggi, viene messa in rilievo con l’immagine della fabbrica come ‘cantiere permanente’ evocata dalla presidente di Unindustria Reggio Emilia Anceschi”.

Le parole importanti che ha detto Mattarella sul lavoro in occasione del Primo Maggio

Le parole importanti che ha detto Mattarella sul lavoro in occasione del Primo MaggioCavriago, 29 apr. (askanews) – “Il Primo maggio di quest’anno conferma i grandi valori che ispirano questa giornata di Festa per i lavoratori e per l’intera comunità nazionale. E’ una giornata di impegno, perché sollecita a rendere concreta l’affermazione che la Repubblica è fondata sul lavoro, traguardo a cui tendere costantemente”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita al distretto meccatronico di Reggio Emilia in occasione della festa del Primo Maggio.

“Celebriamo il valore della giornata del 1° maggio con necessario anticipo, nel cuore del distretto della Meccatronica, a Reggio Emilia – ha detto Mattarella nel suo saluto, dopo aver ascoltato gli imprenditori e i lavoratori locali e dopo l’intervento del ministro del Lavoro, Marina Calderone -. Dopo l’anno scorso, a Udine, anticipiamo questa volta la celebrazione della Festa del Lavoro in un luogo di lavoro che guarda all’innovazione. Una realtà che ribadisce il valore costituzionale del lavoro e sottolinea, al contempo, come esso si confermi il motore della crescita e della coesione sociale della Repubblica”. “E’ il lavoro – secondo Mattarella – che ci mette di fronte alle sfide nuove, alle necessità e a bisogni emergenti, per chiederci come rilanciare il Paese in Europa e nel mondo. Il lavoro è stato lo strumento che ha permesso e favorito la mobilità sociale. Il lavoro è stato ed è misura del contributo ai doveri inderogabili di solidarietà tracciati dalla Costituzione. Il lavoro è ciò che mette ogni cittadino nella condizione di scegliere il proprio posto nella vita della comunità. E il lavoro riguarda le persone”. Quel “capitale umano” che, come ha ricordato il Capo dello Stato “è all’origine dell’esperienza che qui, oggi, viene messa in rilievo con l’immagine della fabbrica come ‘cantiere permanente’ evocata dalla presidente di Unindustria Reggio Emilia Anceschi”.

Così, ancora, Mattarella: “Mentre si riaffaccia la tentazione di arrendersi all’idea che possa esistere il lavoro povero” è necessario “affermare con forza il carattere del lavoro come primo, elementare, modo costruttivo di redistribuzione del reddito prodotto”. Ecco perché “favorire l’ingresso nel mondo del lavoro è compito delle autorità pubbliche preposte che devono creare le condizioni affinché le imprese possano svilupparsi”. E poi: “Il Primo Maggio è la festa della dignità del lavoro – ha ricordato Mattarella -. E’ la festa della Repubblica fondata sul lavoro. Il lavoro è un diritto e lo stesso Luigi Einaudi – rigoroso maestro liberale di economia – in risposta all’appello di Giorgio La Pira ‘in difesa della povera gente’, in cui indicava la lotta alla disoccupazione e lo sradicamento della miseria come impegno primario dello Stato – siamo nel 1950 – affermava che ‘lo Stato moderno ha come primo compito di non creare disoccupazione e miseria’, elencando i motivi che le aggravano”. “Il lavoro – ha precisato il presidente – è anche un dovere. Ce lo ricorda l’art. 4 della Costituzione: ‘La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto’. Per proseguire: ‘Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società’”.

Ecco perché “favorire l’ingresso nel mondo del lavoro è compito delle autorità pubbliche preposte che devono creare le condizioni affinché le imprese possano svilupparsi. E l’intervento del ministro del Lavoro manifesta questa consapevolezza. Ma, come noto, il richiamo ai valori fondanti della nostra società è ben più impegnativo”. “C’è amarezza in chi constata che la piena occupazione, specie per i giovani e le donne, è di là da venire. Così come nel Mezzogiorno. Persistono frammentazione e precarietà, condizioni di lavoro insicure, divari salariali, costo della vita in aumento, in funzione anche delle tensioni internazionali in atto”. “Un recente rapporto ha messo in evidenza come il lavoro minorile sfruttato sia ancora una piaga presente – ha spiegato Mattarella -. Lo sfruttamento ai danni dei minori costituisce un grave furto di futuro, sottraendo questi ragazzi alla scuola e spingendoli verso la marginalità. E’ un tema che riguarda anche la condizione di molti lavoratori immigrati”.

Altro aspetto da “porre in primo piano”, secondo il Capo dello Stato, è quello degli “infortuni sul lavoro, che distruggono vite, gettano nella disperazione famiglie, provocano danni irreversibili, con costi umani inaccettabili”. “Sappiamo bene – ha detto Mattarella – che le battaglie del movimento sindacale dei lavoratori hanno contribuito in modo significativo a raggiungere traguardi di progresso sociale evidenti e che l’Italia, nella sua trasformazione, ha compiuto giganteschi passi di crescita e di progresso. Ma le contraddizioni tendono sovente a riprodursi, come in ogni vicenda umana”. “C’è amarezza in chi constata che la piena occupazione, specie per i giovani e le donne, è di là da venire. Così come nel Mezzogiorno – ha aggiunto -. Persistono frammentazione e precarietà, condizioni di lavoro insicure, divari salariali, costo della vita in aumento, in funzione anche delle tensioni internazionali in atto. Stagnazione salariale e sicurezza sul lavoro, nonostante i passi compiuti, sono temi in perenne discussione. I rappresentanti sindacali che hanno preso la parola lo hanno dichiarato e denunciato”.

Schlein: non credo che il mio look sia uno dei problemi del Paese

Schlein: non credo che il mio look sia uno dei problemi del PaeseGenova, 28 apr. (askanews) – “Sono una persona che non capisce niente di abiti e di trucco, e non faccio nessuna fatica ad ammetterlo. Non è mai stato il mio ambito, non ho tempo da dedicarci e non credo che uno dei problemi del Paese sia il fatto che mi sia rivolta ad un’amica che lo fa per mestiere”. Lo ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein, parlando delle polemiche sul suo look e sulla consulente di armocromia a margine di un comizio elettorale a Sestri Levante, in provincia di Genova.

“Sono colpita – ha aggiunto la segretaria del Pd – di vedere tutti appassionati alle questioni di colore. Non vorrei però che si sottraesse attenzione al resto delle cose che ho detto anche in quella intervista di 30 righe in cui ne è emersa una, mettendo al centro la questione del lavoro, del contrasto alla precarietà, mettendo al centro il tema dell’Europa che per noi del Pd è fondamentale e anche mettendo al centro naturalmente la questione del clima”. “Delle donne – ha osservato ancora la leader dem – spesso si parla più del loro aspetto che delle loro idee. Ma noi siamo qui a parlare delle nostre idee e delle nostre battaglie per il futuro dell’Italia. Sono una persona sincera, non ipocrita e non costruita. Non credo di essere l’unica in politica. La differenza semmai è tra chi lo ammette in trasparenza e chi non lo fa”.

Accordo maggioranza-M5s-Terzo polo sui giudici, Pd attacca

Accordo maggioranza-M5s-Terzo polo sui giudici, Pd attaccaRoma, 28 apr. (askanews) – Alla fine sulla partita dei membri laici delle magistrature speciali (magistratura amministrativa, tributaria e Corte dei conti) prevale l’accordo tra M5s-Terzo polo e centrodestra che fa portare a casa alle due forze di opposizione 3 uomini di loro scelta. Il Pd resta all’asciutto e attacca, in particolare il partito di Giuseppe Conte da cui non si aspettava questo “tradimento”.

Alla Camera vengono eletti al consiglio di presidenza della giustizia amministrativa Eva Sonia Sala e Francesco Urraro; nel consiglio della Corte dei Conti: Filippo Bari e Vito Mormando. Infine nel consiglio della Corte della giustizia tributaria sono stati eletti Carolina Lussana e Alfonso Bonafede con 210 voti. Al Senato ieri sono stati eletti i componenti del Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria Giorgio Fiorenza e Alessio Lanz; ai Consigli di Presidenza della Giustizia amministrativa e della Corte dei conti sono risultati eletti Giovanni Doria e Carmela Margherita Rodà. E oggi si sono aggiunti Francesco Cardarelli e Gian Giacomo Palazzolo. Da tempo l’elezione dei giudici veniva rimandata o non andava in porto, una vacatio che non era passata inosservata al più alto livello istituzionale perchè rischiava di indebolire le sentenze che queste magistrature esprimono. Per settimane le trattative si sono arenate sulle richieste, come era già successo per il Csm, di rispettare la prassi di dividere più equamente le nomine con le opposizioni. Alla fine il centrodestra ha preferito trattare con Conte che, approfittando probabilmente dello stallo, è riuscito a fare en plein: non solo il suo ex ministro della Giustizia, Bonafede, ma anche l’avvocato Cardarelli. Mentre Palazzolo, sindaco di Cinisi, è in quota Azione.

Questo però complica i già difficili rapporti tra le tre opposizioni. E se con il Terzo polo i dem hanno ormai preso strade sempre più distanti, con i pentastellati, partner privilegiati di una possibile futura alleanza, questo strappo potrebbe avere conseguenze. Francesco Boccia lo dice senza mezzi termini manifestando il disagio dei vertici democratici: “Il Pd di Schlein – dice il capogruppo in Senato ribadendo l’importanza della parità di genere – non fa mediazioni sui principi, non ci sediamo ai tavoli così e se dovessero essere eletti solo uomini sarà un fatto grave”. Il Pd ha deciso di non partecipare alle votazioni per segnalare la propria contrarietà al metodo scelto: “Noi non abbiamo deciso di fare opposizione con l’Aventino, ma tenendo il punto su questioni fondamentali. Oggi la maggioranza ha votato i giudici rompendo qualsiasi consuetudine – ha spiegato Chiara Braga -. Noi ci siamo tirati fuori. Abbiamo lavorato fino all’ultimo, ma non veniva garantito il rapporto di 7 a 5. In aggiunta hanno forzato sul tema della parità di genere. Oggi è stato ancora una volta negato questo tema, con la complicità di Terzo Polo e M5s”.

“Oggi un pezzo di opposizione ha deciso, nonostante questi rilievi, di fare accordi con la maggioranza su questioni di potere”, ha rincarato Walter Verini puntando il dito proprio nei confronti dei Cinque stelle. A far notare la “stranezza” dell’accordo però sono gli stessi esponenti del Terzo polo: “Questa bizzarra maggioranza. Ieri non trova 200 voti per il Def – segnala Enrico Costa, deputato di Az-Iv -, oggi garantisce ben 210 preferenze per eleggere Alfonso Bonafede nel Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria”. “Il simbolo vivente del giustizialismo ottiene un prestigioso incarico grazie ai voti del centrodestra sedicente garantista”, aggiunge il senatore di Azione- Italia Viva Ivan Scalfarotto. Ma i pentastellati non si scompongono: “Ci siamo battuti per rappresentare alle forze di maggioranza che quando sono in gioco organi di garanzia e di autogoverno delle magistrature speciali, è doveroso che ci sia un’adeguata rappresentanza delle forze di opposizione – osserva Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera -. Ma non condividiamo questa reazione del Pd: se tutte le forze politiche di minoranza avessero abbandonato la votazione in Aula, non avrebbero fatto altro che lasciare alla maggioranza la totalità della rappresentanza laica negli organi di autogoverno”.

Pressing di Bce e Eurogruppo sul Mes. Giorgetti: approfondiremo

Pressing di Bce e Eurogruppo sul Mes. Giorgetti: approfondiremoRoma, 28 apr. (askanews) – Dalla Bce e dall’Eurogruppo informale di Stoccolma arriva la richiesta al governo italiano di ratificare il Meccanismo economico di stabilità (Mes), mentre in Italia esecutivo e maggioranza prendono tempo per ulteriori “approfondimenti”.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ‘salta’ l’Eurogruppo a Stoccolma per presidiare i lavori sul Def dopo la bocciatura della risoluzione di maggioranza sullo scostamento (rientrata oggi con un nuovo voto del Parlamento). Ma uscendo dalla commissione Bilancio, puntualizza che “bisogna approfondire e approfondiremo. Una cosa alla volta”, dice in risposta a chi domanda in quanto tempo il Mef fornirà alla commissione Affari Esteri della Camera gli elementi informativi sull’eventuale impatto che la ratifica potrebbe avere sui conti. La richiesta di informazioni all’esecutivo è stata avanzata ieri da tre deputati Fdi della commissione e contestata dal Dem Vincenzo Amendola che l’ha definita una tattica “dilatoria” per far restare al palo le due pdl (del Pd e di Iv) che chiedono la ratifica del Mes e che sono state incardinate più di un mese fa e poi lasciate fuori dal calendario dei lavori.

Quasi in contemporanea alle dichiarazioni di Giorgetti, la presidente della Bce, Christine Lagarde, nella conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo informale a Stoccolma, incalzata dai giornalisti, affermava: “Penso che sarebbe positivo se l’Italia” ratificasse la riforma del Mes “perché avere un meccanismo di sicurezza aiuterebbe tutti i Paesi che hanno ratificato” il Trattato. E il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, pur premettendo di avere “piena consapevolezza che è una questione sensibile in Italia”, aggiungeva che è pure “molto importante sottolineare che, nel pieno rispetto” delle procedure nazionali “ci serve ancora che venga ratificato” affinché “se altri paesi dovessero ritenere” di ricorrervi “lo possano fare”. “Tornerò in Italia nelle prossime settimane e sono in contatto costante” con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, le parole del presidente del Mes, Pierre Gramegna, il quale ha aggiunto che il termine inglese “backstop”, cioè la rete di sicurezza finanziaria per il Fondo di risoluzione unica bancario che viene sistematicamente associato alla riforma del Mes “fondamentalmente significa che raddoppiamo la potenza di fuoco di cui disponiamo per proteggerci dalle turbolenze finanziarie”.

“Non voglio interferire con le scelte del governo e del Parlamento italiano – ha osservato il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire – l’unico punto che voglio enfatizzare è che il backstop è una giusta ed efficace protezione per tutti i membri dell’Eurozona”. Già nella prima mattinata, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, aveva sottolineato che l’impegno a ratificare “è stato preso da tutti i paesi, inclusa l’Italia, e che quindi, nei tempi e nei modi che il governo e il Parlamento italiano decideranno, la ratifica italiana non dovrebbe essere in discussione: è stata decisa più di due anni fa”.

“Anche oggi l’Eurogruppo si chiede perché l’Italia non ratifichi il Mes. Come Pd chiediamo che venga messo in calendario e votato nel mese di maggio. Non vogliamo che l’Italia sia un paese inaffidabile che blocca l’Europa”, ha buon gioco a scrivere su twitter la deputata Pd Lia Quartapelle. Mentre Mauro Del Barba (Az-Iv) invita a cessare il “braccio ferro con l’Europa”. “A fine maggio quando ci saranno delle scadenze precise ci sarà chiarezza su tutto”, ha assicurato il capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli.

Nel pomeriggio, dopo il via libera al Def, il ministro Giorgetti è arrivato a Stoccolma per l’Ecofin e si è intrattenuto in un bilaterale con la Lagarde per poi andar via senza rilasciare dichiarazioni di merito. I lavori riprenderanno domani mattina.

Meloni a Londra dà ragione a Sunak sui migranti: in Ruanda? Per me non è deportazione

Meloni a Londra dà ragione a Sunak sui migranti: in Ruanda? Per me non è deportazioneLondra, 28 apr. (askanews) – La Corte europea dei diritti umani dice che collocare i migranti in attesa di asilo in Ruanda come vorrebbe fare il governo inglese è violazione dei diritti umani? “Non so quali siano i principi che vengono violati. Questo racconto per cui in Ruanda come in qualsiasi nazione africana è una nazione impresentabile, quello è razzismo”, lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, conversando con i giornalisti all’ambasciata italiana a Londra. “Non è una questione di deportazione, di fronte all’immigrazione illegale – ha aggiunto – non stai deportando nessuno. Quando queste persone arrivano tu processi le loro richieste, c’è un tempo nel quale quella richiesta va processata per capire se c’è il diritto ad avere la protezione internazionale o no. Nel qual caso, per tutte le Corti del mondo, se non hai diritto alla copertura devi tornare a casa. Dove queste richieste vengano processate, e la stessa Ue prevede dei centri dove trattenere queste persone durante la richiesta, dove questo accade è assolutamente secondario. Il punto che dobbiamo considerare è che la materia diventa molto più difficile da gestire se tu pensi di poter concentrare la pressione solo su alcune nazioni”.

“Io non sono d’accordo sul principio di deportazione – ha rimarcato Meloni – non vi rendete conto della gravità del temine utilizzato. Io non la vedo come una deportazione ma come un accordo tra Stati liberi nei quali viene garantita la sicurezza delle persone e credo che parlare di deportazione o lasciare intendere che il Ruanda sarebbe un paese che non rispetta i diritti e sarebbe una nazione inadeguata o indegna credo che questo sì sia un modo di razzista di leggere le cose”. I migranti che arrivano in maniera irregolare nel Regno Unito “non è questione di considerarli criminali, ma sono responsabili di qualcosa di illegale. È illegale attraversare senza rispettare le regole i confini di una nazione”, ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Londra. “È illegale attraversare senza rispettare le regole i confini di una nazione. Attenzione a come vengono raccontate le cose perché a me pare che molto sia legato a di che matrice sono i governi che fanno le stesse cose, e non faccio esempi perché i miei rapporti internazionali voglio mantenerli buoni…”, ha sottolineato la premier, Giorgia Meloni, rispondendo alle domande dei giornalisti a Londra e riferendosi sempre ai migranti che arrivano in maniera irregolare nel Regno Unito.

“In alcuni casi – ha aggiunto – si fa finta di niente, in altri si ingigantiscono questioni che sono semplicemente il tentativo di risolvere problemi che quando si intensificano rischiano di avere reazioni più difficili da controllare”. Ma le iniziative del governo inglese rischiano di spaccare la Ue sulle politiche migratorie? “No, al contrario. Quello che Sunak sta cercando di fare è collaborare con la Ue e con l’Italia, ma l’ha fatto anche con la Francia di Macron con cui hanno fatto un partenariato. Non è un tentativo di dividere l’Europa, è un tentativo di collaborare”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, conversando con i giornalisti all’ambasciata italiana a Londra e manifestando così la convergenza con il premier britannico Rishi Sunak. “La Gran Bretagna – ha aggiunto – è disponibile a collaborare con Frontex, per esempio. Perché come sempre se non si difendono le frontiere esterne e non si lavora sulla dimensione esterna, hai voglia a cercare di risolvere il problema internamente tra le singole nazioni. Chi arriva in Italia poi va in Francia, in Germania, in alcuni casi per il tramite de La Manica arriva in Gran Bretagna”.