Papa Francesco è in Ungheria, per il suo 41esimo viaggio apostolico (con un pensiero all’Ucraina)Città del Vaticano, 28 apr. (askanews) – Papa Francesco è giunto in Ungheria dove sta iniziando il suo 41.mo viaggio internazionale. Al suo arrivo all’Aeroporto Internazionale Ferenc Liszt di Budapest, Francesco è stato accolto dal Vice-Primo Ministro della Repubblica di Ungheria, Zsolt Semjén. Due bambini in abito tradizionale gli hanno offerto il pane e il sale, simboli di accoglienza. Quindi, dopo la presentazione delle delegazioni locali, il Papa e il vice-primo ministro si sono diretti verso la sala vip dell’aeroporto per un breve incontro. Poi, la cerimonia di benvenuto al Palazzo Sßndor, la visita di cortesia alla presidente della Repubblica, Katalin Novak e l’incontro con il primo ministro, Viktor Orban.
“Questa visita è programmata da tempo e quindi non è motivata principalmente dalla situazione odierna che è marcata dalla guerra in Ucraina – ha spiegato ieri il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin su Vatican News – ma come sappiamo questa tragedia che si sta perpetuando sta molto a cuore al Papa e sono sicuro che in questa visita non verrà trascurata nessuna opportunità che si possa presentare per promuovere la pace. Questa particolare attenzione del Santo Padre, dunque, arricchisce la sua presenza in Ungheria anche di questo incoraggiamento per un maggiore impegno a favore della pace”.
Dopo lo “scivolone” la Camera torna ad esaminare il Def e la nuova RelazioneRoma, 28 apr. (askanews) – L’Aula della Camera è tornata ad esaminare il nuovo Documento di economia e finanza (Def) 2023 e la Relazione con cui il governo chiede al Parlamento l’autorizzazione allo sforamento di bilancio. Si tratta di 3,4 miliardi per il 2023 e di 4,5 miliardi per il 2024. Dopo che ieri in Aula non è passata la Relazione, oggi l’Assemblea di Montecitorio esamina i provvedimenti con la stessa procedura. Ieri sera il Def e la nuova Relazione sono stati licenziati dalla Commissione bilancio. Nella nuova Relazione, approvata ieri pomeriggio in Consiglio dei Ministri, si è introdotto il riferimento all’utilizzo delle risorse per il 2023 per “sostenere le famiglie con figli”, oltre che a sostenere il reddito disponibile e il poter d’acquisto dei lavoratori dipendenti. Per il 2024 resta la destinazione delle risorse a interventi di riduzione della pressione fiscale.
Dopo la votazione sulla nuova Relazione, l’Assemblea di Montecitorio voterà le risoluzioni al Def già presentate ieri. Nel pomeriggio, dalle 14, la Relazione e il Def saranno esaminati dal Senato. Una giornata in cui la maggioranza dovrà rimediare allo “scivolone” di ieri: il Def non era mai stato bocciato prima. La notizia che la risoluzione sullo scostamento di bilancio non era passata per sei voti, con 26 assenze sui banchi della maggioranza è piombata ieri nel salottino dell’appartamento al numero 10 di Downing street, poco dopo che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si era accomodata accanto al premier britannico Rishi Sunak per un bilaterale che il governo italiano considerava importantissimo, anche perché ha portato alla firma di un memorandum a cui i due Paesi lavoravano dai tempi del Conte 2 e che finora, complici anche pandemia e guerra, non si era mai chiuso. Un accordo che spazia da ambiti come difesa e energia, fino a transizione ecologica e scambi commerciali. La premier aveva da poco ribadito al padrone di casa la “piena sintonia” su molti temi, a cominciare dall’Ucraina e soprattutto i migranti, arrivando anche ad appoggiare l’idea da molti contestata, di spostare in Ruanda i richiedenti asilo sbarcati sulle coste del Kent.
Un bilaterale sin dalle premesse costruito per essere pressoché perfetto per la premier, che però nel bel mezzo del colloquio è stata avvertita che la maggioranza era andata sotto nella risoluzione che accompagna il Def. Un provvedimento pesante e importante, uno di quelli su cui normalmente la maggioranza dovrebbe essere a ranghi serrati, non essere battuto per troppe assenze. La prima reazione, un messaggio ai suoi: “Non ho parole”. Più che rabbia, racconteranno, dispiacere e stupore. L’obiettivo di non oscurare la visita a Londra, con tanto di giro privato con Sunak in una Westminster chiusa al pubblico che si prepara all’incoronazione di Re Carlo III, ormai impossibile da centrare. La stessa presidente del Consiglio si rende conto che, per quanto lo avrebbe voluto evitare trovandosi in una missione all’estero, si impone la necessità di dare una risposta. Anche perché il caso ha finito per coinvolgere pure il Quirinale che, interpellato sulla possibilità di rivotare lo stesso testo, ha spiegato che il guaio andava sistemato con un nuovo provvedimento e una nuova risoluzione. Cosa che poi ha portato alla convocazione del Cdm riparatore. E così, conversando con alcuni giornalisti nell’hotel, la premier a fine giornata ha deciso di mettere nero su bianco che ciò che è successo alla Camera è “uno scivolone”, “una brutta figura” per cui tutti vanno “richiamati alle loro responsabilità” ma ha negato che si sia trattato di un “segnale politico” da parte degli alleati e anzi ha assicurato che il Consiglio dei ministri del 1 maggio, quello con i provvedimenti dedicati al lavoro, è confermato.
Il governo va sotto sul Def, domani si rivota. Meloni: solo un brutto scivoloneRoma, 27 apr. (askanews) – Un “brutto scivolone ma non un segnale politico” per Giorgia Meloni, “dilettantismo” per Elly Schlein. Comunque venga definito (e alla fine risolto) il caso, oggi è stato il giorno più difficile per il governo, andato sotto alla Camera sulla risoluzione con cui chiedeva l’autorizzazione allo scostamento di bilancio, necessario per i provvedimenti sul lavoro che dovrebbero andare nel Consiglio dei ministri convocato simbolicamente il primo maggio.
Al Senato il passaggio del Def è andato liscio: poco dopo le 16 l’aula di Palazzo Madama ha dato via libera alla risoluzione di maggioranza. Dato che proprio al Senato il centrodestra ha numeri meno ampi, sembrava profilarsi un pomeriggio tranquillo e invece alla Camera è arrivata la sorpresa: risoluzione bocciata per sei voti. Tra i banchi della maggioranza, secondo quanto ricostruito poi dai tabulati, al momento del voto sono assenti (al netto degli onorevoli in missione) 26 deputati: 11 della Lega, 9 di Fi, 5 di Fdi e 1 di Noi moderati. “Il problema è che i deputati non si rendono conto”, sibila scuro in volto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti attraversando il Transatlantico mentre l’opposizione esulta. Va trovata una soluzione d’urgenza, anche per non aggiungere alla figuraccia (il Def non era mai stato bocciato prima) un’altra figuraccia, ovvero essere costretti a far saltare il Cdm del primo maggio. A Londra, dove stava incontrando il premier britannico Rishi Sunak, Giorgia Meloni viene informata e alla fine, dopo un consulto con i tecnici, la soluzione viene trovata convocando d’urgenza un nuovo Cdm, che si riunisce a Palazzo Chigi sotto la presidenza del vicepremier Antonio Tajani. Pochi minuti per decidere di non toccare il Def, ma di modificare la relazione sullo scostamento sottolineando “le finalità di sostegno al lavoro e alle famiglie oggetto degli interventi programmati per il Consiglio dei ministri già fissato per il primo maggio”. Un Cdm che, assicura una (furiosa) Meloni dal Regno Unito, viene confermato. Per questo si torna subito in Parlamento. Le capigruppo decidono che alla Camera si va in commissione stasera e domani mattina in Aula, al Senato commissione domani mattina e voto in Aula alle 14.
Per tutti, parlamentari, sottosegretari, vice ministri e ministri scatta la precettazione, a scanso di sorprese. Poi, al rientro di Meloni, è prevedibile che arrivi anche una “strigliata”.
Governo va sotto sul Def, dopo passaggio in Cdm ci sarà nuovo votoRoma, 27 apr. (askanews) – Un “brutto scivolone ma non un segnale politico” per Giorgia Meloni, “dilettantismo” per Elly Schlein. Comunque venga definito (e alla fine risolto) il caso, oggi è stato il giorno più difficile per il governo, andato sotto alla Camera sulla risoluzione con cui chiedeva l’autorizzazione allo scostamento di bilancio, necessario per i provvedimenti sul lavoro che dovrebbero andare nel Consiglio dei ministri convocato simbolicamente il primo maggio.
Al Senato il passaggio del Def è andato liscio: poco dopo le 16 l’aula di Palazzo Madama ha dato via libera alla risoluzione di maggioranza. Dato che proprio al Senato il centrodestra ha numeri meno ampi, sembrava profilarsi un pomeriggio tranquillo e invece alla Camera è arrivata la sorpresa: risoluzione bocciata per sei voti. Tra i banchi della maggioranza, secondo quanto ricostruito poi dai tabulati, al momento del voto sono assenti (al netto degli onorevoli in missione) 26 deputati: 11 della Lega, 9 di Fi, 5 di Fdi e 1 di Noi moderati. “Il problema è che i deputati non si rendono conto”, sibila scuro in volto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti attraversando il Transatlantico mentre l’opposizione esulta. Va trovata una soluzione d’urgenza, anche per non aggiungere alla figuraccia (il Def non era mai stato bocciato prima) un’altra figuraccia, ovvero essere costretti a far saltare il Cdm del primo maggio. A Londra, dove stava incontrando il premier britannico Rishi Sunak, Giorgia Meloni viene informata e alla fine, dopo un consulto con i tecnici, la soluzione viene trovata convocando d’urgenza un nuovo Cdm, che si riunisce a Palazzo Chigi sotto la presidenza del vicepremier Antonio Tajani. Pochi minuti per decidere di non toccare il Def, ma di modificare la relazione sullo scostamento sottolineando “le finalità di sostegno al lavoro e alle famiglie oggetto degli interventi programmati per il Consiglio dei ministri già fissato per il primo maggio”. Un Cdm che, assicura una (furiosa) Meloni dal Regno Unito, viene confermato. Per questo si torna subito in Parlamento. Le capigruppo decidono che alla Camera si va in commissione stasera e venerdì mattina in Aula, al Senato commissione venerdì mattina e voto in Aula alle 14.
Per tutti, parlamentari, sottosegretari, vice ministri e ministri scatta la precettazione, a scanso di sorprese. Poi, al rientro di Meloni, è prevedibile che arrivi anche una “strigliata”.
Cdm non modifica Def, solo relazione sullo scostamento di bilancioRoma, 27 apr. (askanews) – Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha approvato una nuova Relazione al Parlamento ai sensi dell’art. 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243. Lo si apprende da fonti di Palazzo Chigi.
Restano confermati i saldi di finanza pubblica già riportati dal Documento di economia e finanza 2023, mentre la nuova Relazione sottolinea le finalità di sostegno al lavoro e alle famiglie oggetto degli interventi programmati per il Consiglio dei ministri già fissato per il primo maggio.
Def, Schlein: siamo al dilettantismo, purtroppo lo paga l’ItaliaRoma, 27 apr. (askanews) – “Delle due l’una: o siamo di fronte a un episodio di imperdonabile sciatteria o alla prova conclamata delle divisioni della maggioranza. In entrambi i casi si dimostra la totale inadeguatezza di questo Governo e di questa maggioranza, che dovranno risponderne davanti al Paese”. Lo afferma la segretaria del Pd Elly Schlein, commentando la bocciatura alla Camera della relazione sullo scostamento di bilancio.
Aggiunge Schlein: “Sono andati sotto per mancanza dei voti necessari sullo scostamento di bilancio, ovvero una decisione fondamentale che impatta sui conti pubblici e quindi sulle famiglie e sulle imprese. Siamo al dilettantismo, il problema è che lo pagano l’Italia e la sua credibilità”.
Def, la Camera boccia lo scostamento di bilancio: alla maggioranza mancano sei voti (assenti in 26)Roma, 27 apr. (askanews) – L’aula della Camera ha bocciato la risoluzione di maggioranza sullo scostamento di bilancio, su cui serviva la maggioranza dei componenti. I voti favorevoli sono stati 195 ma la maggioranza dei componenti era 201, quindi alla risoluzione del centrodestra sono mancati sei voti. I presenti erano 319, i votanti 214, gli astenuti 105 e i contrari 19.
Al momento della bocciatura, mentre il vicepresidente di turno Fabio Rampelli, cercava di capire che era successo, con i funzionari d’aula, dai banchi delle opposizioni si sono partiti grida di gioia e applausi. “Colleghi… capisco l’euforia dell’opposizione”, ha detto Rampelli richiamando l’aula all’ordine. A seguito della mancata autorizzazione non si è proceduto al voto sulle risoluzioni al Def. La seduta è stata quindi interrotta e riprenderà alle 19. L’aula della Camera ha bocciato per sei voti mancanti la risoluzione di maggioranza sullo scostamento di bilancio. E ora parte la caccia a chi non ha votato (esclusi i deputati in missione). Tra i banchi della maggioranza, al momento del voto, erano assenti 26 esponenti del centrodestra: 11 della Lega, 9 di Fi, 5 di Fdi e 1 di Nm. “Il problema è che i deputati non si rendono conto”. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, arrivato a Montecitorio dopo la bocciatura della risoluzione sullo scostamento di bilancio indispensabile per varare il Def.
Meloni a Londra: possiamo fare un buon lavoro insieme. Sunak: sfide condivise, dall’Ucraina ai migrantiLondra, 27 apr. (askanews) – “E’ un nuovo inizio” nelle relazioni tra i nostri Paesi, “sono molto contenta di essere qui, sono convinta che possiamo fare un buon lavoro insieme”, lo ha detto la premier Giorgia Meloni incontrando il primo ministro britannico, Rishi Sunak, a Downing street.
Sunak ha accolto Meloni salutandola in italiano: “Grazie Giorgia, benvenuta a Londra”. “Voglio ringraziarti – ha sottolineato il primo ministro britannico – per la tua gestione molto attenta dell’economia italiana, cosa che ha portato stabilità in tempi di incertezza. I valori tra i nostri due Paesi sono assolutamente allineati, motivo per cui possiamo lavorare così bene insieme sulle nostre sfide condivise, sia che si tratti di rispondere all’invasione illegale in Ucraina, sia che si tratti di affrontare il tema dell’immigrazione clandestina”. E Meloni ha poi rilanciato: “La lotta ai trafficanti e all’immigrazione clandestina è qualcosa che i due governi stanno facendo molto bene, sto seguendo il tuo lavoro, sono assolutamente d’accordo con il tuo lavoro”.
Quando la premier Meloni è arrivata, un gruppo di manifestanti di “Stand up to racism” in presidio davanti a Downing street in segno di protesta contro la politica sui migranti, hanno urlato slogan e mostrato un cartello con la scritta “No to fascist Meloni”.
Def, Camera boccia risoluzione maggioranza su scostamento bilancioRoma, 27 apr. (askanews) – L’aula della Camera ha bocciato la risoluzione di maggioranza sullo scostamento di bilancio, su cui serviva la maggioranza dei componenti.
I voti favorevoli sono stati 195 ma la maggioranza richiesta era di 201 deputati, quindi alla risoluzione del centrodestra sono mancati sei voti. I presenti erano 319, i votanti 214, gli astenuti 105 e i contrari 19. Al momento della bocciatura, mentre il vicepresidente di turno Fabio Rampelli, cercava di capire che era successo, con i funzionari d’aula, dai banchi delle opposizioni si sono partiti grida di gioia e applausi. “Colleghi… capisco l’euforia dell’opposizione”, ha detto Rampelli richiamando l’aula all’ordine.
A seguito della mancata autorizzazione non si è proceduto al voto sulle risoluzioni al Def. La seduta è stata quindi interrotta e riprenderà alle 19. Il testo, è stato spiegato, va ora modificato.
Giorgetti: illustreremo il decreto lavoro prima ai sindacati. Meloni convoca i leader domenica 30 aprileRoma, 27 apr. (askanews) – “Il primo maggio faremo un decreto legge, lo illustreremo prima ai sindacati e poi a voi”. Lo ha detto il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, parlando ai cronisti del prossimo provvedimento su lavoro e cuneo fiscale a margine del question time alla Camera. Il premier Giorgia Meloni ha convocato i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl (Maurizio Landini, Luigi Sbarra, Pierpaolo Bombardieri e Paolo Capone) per domenica 30 aprile, alle 19, nella sala verde di Palazzo Chigi. Al centro dell’incontro i provvedimenti relativi al cuneo fiscale, al reddito di inclusione e alle misure di avviamento al lavoro che andranno il giorno dopo, 1 maggio, in consiglio dei ministri.
Il governo nel decreto che conterrà il nuovo taglio del cuneo fiscale inserirà anche un “innalzamento del limite dei fringe benefit per i lavoratori dipendenti con figli”, ha detto il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, rispondendo all’interrogazione nel corso del question time alla Camera. “Il Governo, come indicato nella relazione al Parlamento oggi all’esame di questa Camera – ha detto – destinerà con un prossimo provvedimento di urgenza i margini di bilancio disponibili per finanziare, per l’anno in corso, un nuovo taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi e un innalzamento del limite dei fringe benefit per i lavoratori dipendenti con figli, perseguendo in tal modo il duplice scopo di incrementare i redditi reali delle famiglie e al contempo limitare la rincorsa salari-prezzi, che renderebbe la vampata inflazionistica causata dai prezzi energetici e alimentari più sostenuta nel tempo, trasformandola in strutturale”.