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Landini, Tajani: è fondamentalista, aizza all’odio sociale

Landini, Tajani: è fondamentalista, aizza all’odio socialeRoma, 22 gen. (askanews) – “Un leader sindacale deve fare il leader sindacale, non aizzare il popolo ma contribuire a risolvere i problemi. Non condivido le posizioni della cgil e della UIL. Non condivido le parole fondamentaliste di Landini: aizzare all’odio sociale serve solo a fare un grave danno alla nostra economia”. Lo ha detto il ministro degli Esteri e leader di Fi Antonio Tajani intervenendo al convegno “Partecipazione dei lavoratori all’impresa: un traguardo vicino” organizzato dal dipartimento lavoro di Fi a Montecitorio.


“Facendo danno all’economia si fa innanzitutto un danno ai lavoratori e alle fasce deboli che noi non vogliamo lasciare indietro”, ha aggiunto Tajani.

Santanchè, La Russa: non ne ho parlato a pranzo con Meloni

Santanchè, La Russa: non ne ho parlato a pranzo con MeloniRoma, 22 gen. (askanews) – “Non abbiamo fatto dichiarazioni, vorrei sapere come si fa a fare le ricostruzioni di quello che ci siamo detto”. Lo ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, rispondendo ai cronisti che lo hanno interpellato sul suo pranzo di ieri con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel quale secondo alcuni retroscena giornalistici sarebbe stato trattato il tema delle possibili dimissioni della ministra del Turismo Daniela Santanchè.


“Visto che eravamo io e lei, che la riunione non era sulla Santanchè, è di conseguenza priva di ogni riscontro la ricostruzione che ne fanno alcuni giornali. Io non ho fatto dichiarazioni, Meloni sicuramente non ne ha fatte, non c’era nessun altro, per forza devono essere prive di verosimiglianza”, ha ribadito La Russa.

Ue, Mattarella: le sfide presenti non sono risolvibili dagli Stati nazionali

Ue, Mattarella: le sfide presenti non sono risolvibili dagli Stati nazionaliRoma, 22 gen. (askanews) – “Il cambiamento climatico, la crisi energetica, la carenza di materie prime essenziali per lo sviluppo tecnologico, i movimenti migratori, la transizione digitale, la difesa, la cybersicurezza non sono problemi risolvibili autonomamente dagli Stati nazionali ma richiedono l’interazione tra parlamenti, esecutivi e amministrazioni nazionali, europee e, se possibile, sovranazionali”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025 dell’Università degli Studi di Messina che gli ha conferito il dottorato honoris causa in Scienza della pubblica amministrazione.


“La limitata coscienza politica, che l’Unione ha di sé stessa, condiziona il suo operare concreto e la rende troppo spesso non adeguatamente risoluta, e quindi tempestiva, dinanzi alle grandi sfide che gli Stati e i popoli europei si trovano ad affrontare”, ha aggiunto Mattarella, sottolineando: “Il presente assetto dell’amministrazione europea sconta tuttavia l’assenza di uno spazio politico europeo effettivamente integrato, di soggetti politici realmente di livello europeo, di un’opinione pubblica europea che non si riduca alla semplice sommatoria delle diverse sensibilità nazionali”. Che “soltanto uniti i paesi dell’Unione europea potranno continuare ad assicurare ai loro cittadini, come avviene da oltre settant’anni, un futuro di pace e di diffuso benessere”.

Ue, Mattarella: solo uniti assicureremo pace e benessere a cittadini

Ue, Mattarella: solo uniti assicureremo pace e benessere a cittadiniRoma, 22 gen. (askanews) – “Soltanto uniti i paesi dell’Unione europea potranno continuare ad assicurare ai loro cittadini, come avviene da oltre settant’anni, un futuro di pace e di diffuso benessere”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025 dell’Università degli Studi di Messina che gli ha conferito il dottorato honoris causa in Scienza della pubblica amministrazione.


“Il tornante della storia che stiamo attraversando richiede di trarre le dovute conseguenze dalla consapevolezza che gli Stati europei singolarmente non sono in grado di fornire risposte adeguate alle sfide del presente – ha sottolineato il capo dello Stato -. Nel marzo 2017 sono stati celebrati a Roma i sessant’anni dalla firma dei Trattati d’origine. In quella occasione, rivolgendo un saluto ai capi di Stato e di governo presenti, mi sono permesso di dire che i Paesi dell’Unione si dividono in due categorie: i Paesi piccoli e quelli che non hanno ancora compreso di essere piccoli anch’essi”.

Ue, Mattarella: non si riduca a sommatoria sensibilità nazionali

Ue, Mattarella: non si riduca a sommatoria sensibilità nazionaliRoma, 22 gen. (askanews) – “Il presente assetto dell’amministrazione europea sconta tuttavia l’assenza di uno spazio politico europeo effettivamente integrato, di soggetti politici realmente di livello europeo, di un’opinione pubblica europea che non si riduca alla semplice sommatoria delle diverse sensibilità nazionali”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025 dell’Università degli Studi di Messina che gli ha conferito il dottorato honoris causa in scienza della pubblica amministrazione.

Santanchè, Renzi: con dimissioni Santanchè via anche Delmastro

Santanchè, Renzi: con dimissioni Santanchè via anche DelmastroMilano, 22 gen. (askanews) – “Da Andrea Delmasttro mi divide una idea di società, di trattamento dei detenuti, ma se chiedete le dimissioni di Santanchè c’è anche Delmastro rinviato a giudizio: o nessuno o entrambi”. Lo ha detto Matteo Renzi, intervenendo in Senatosulla relazione del ministro della Giustizia Carlo Nordio.


E su Delmastro ha aggiunto: “Indipendentemente da questo, è il primo membro del governo al Ministero della Giustizia condannato: sta al ministero e non ci vuol dire per cosa è stato condannato, essendo il reato estinto per l’oblazione. Sappiamo che non è stato condannato per aver spifferato dei segreti a Donzelli, nè per aggressioni a dei clochard a Biella che è una cittadina particolarmente sfortunata per le aggressioni ai clochard: su questo ci sarà una serie tv, sembra interessante… Sembra che Delmastro sia stato condannato per guida in stato d’ebbrezza. Lei, ministro, trova il coraggio di dire una parola su questo al signor Delmastro?”.

Ue, Mattarella: sfide presenti non risolvibili da Stati nazionali

Ue, Mattarella: sfide presenti non risolvibili da Stati nazionaliRoma, 22 gen. (askanews) – “Il cambiamento climatico, la crisi energetica, la carenza di materie prime essenziali per lo sviluppo tecnologico, i movimenti migratori, la transizione digitale, la difesa, la cybersicurezza non sono problemi risolvibili autonomamente dagli Stati nazionali ma richiedono l’interazione tra parlamenti, esecutivi e amministrazioni nazionali, europee e, se possibile, sovranazionali”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2024/2025 dell’Università degli Studi di Messina che gli ha conferito il dottorato honoris causa in Scienza della pubblica amministrazione.

Nordio: la riforma della giustizia è un obbligo, approvazione entro l’estate

Nordio: la riforma della giustizia è un obbligo, approvazione entro l’estateRoma, 22 gen. (askanews) – Il ddl costituzionale del governo sulla separazione delle carriere dei magistrati “è promanato direttamente dal programma elettorale e la riforma della giustizia di questo era ai primi punti, quindi era un obbligo, un dovere verso gli elettori. La coalizione, che oggi è maggioranza, si era presentata compatta allo scrutinio elettorale con questo programma. La riforma è garantita dalla condivisione delle forze politiche di maggioranza che con una unità di intenti hanno sottoscritto questo testo e lo sosterranno con la medesima determinazione nel corso di quest’anno, nel quale completeremo l’iter di approvazione nelle Camere in prima e seconda lettura entro l’estate”. Lo ha detto al Senato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, nella relazione sull’amministrazione della giustizia.


“Siamo lieti che almeno una parte dell’opposizione sia pure con varie motivazioni e riserve abbia dato la sua adesione”, ha concluso.

Salvini in aula insiste su sabotaggi treni. Spiccano assenze Fdi-Fi

Salvini in aula insiste su sabotaggi treni. Spiccano assenze Fdi-FiRoma, 21 gen. (askanews) – Richiesto a gran voce dalle opposizioni nei giorni neri dei ritardi ferroviari, Matteo Salvini ri-compare in aula alla Camera alle 18.30 in punto per rispondere finalmente sulle difficoltà che si sono registrate nelle ultime settimane lungo la rete ferroviaria. La maggioranza lo accoglie con un paio di applausi quando ringrazia i dipendenti delle Fs che “non meritano fango” e quando cita il numero record di viaggiatori registrati, l’opposizione non esita a sottolineare che tra i banchi del governo c’è “un monocolore della Lega”.


Accanto al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, alla sua destra, c’è un solo ministro, è Roberto Calderoli. Nella fila in basso tutti i sottosegretari della Lega: ci sono Nicola Molteni, Edoardo Rixi, Giuseppina Castiello, Luigi D’Eramo, Federico Freni, Massimo Bitonci, Claudio Durigon, Andrea Ostellari, Alessandro Morelli. Tutti schierati. A presiedere l’aula il Presidente Lorenzo Fontana. “Nessuna forza politica di maggioranza ci mette la faccia, solo il suo partito”, commenta il capogruppo Iv Davide Faraone. Non si è fermato nemmeno il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove che per tutto il pomeriggio è stato in aula a seguire il decreto giustizia approvato a Montecitorio in via definitiva. L’esponente di Fdi è uscito dall’aula e ha lasciato la Camera non appena il vicepresidente di turno Sergio Costa ha dichiarato chiusa la votazione finale, un minuto prima dell’arrivo del leader del Carroccio. Nella sua informativa Salvini insiste sul fatto che ritardi e problemi siano dovuti a sabotaggi: “Guarda un po’ la coincidenza, dopo le pubbliche denunce e gli esposti non si sono più verificati. Tanto che la circolazione è tornata regolare con rarissime eccezioni in gran parte dovute al maltempo”, afferma. Ma secondo Benedetto Della Vedova, deputato di Più Europa, “il punto politico sembra un altro: a sostenerlo dai banchi del governo la delegazione leghista quasi al completo ma nessun membro di governo di FdI e Forza Italia. Un caso o un sabotaggio politico?”.


Al termine dell’intervento del ministro la maggioranza applaude ma ad alzarsi in piedi sono solo i deputati leghisti. Nel dibattito che segue l’informativa per Fdi e di Fi non ci sono nomi di spicco. Parlano il capogruppo del partito di Meloni in commissione Trasporti, Fabio Raimondo, e il vicepresidente della stessa commissione, il forzista Andrea Caroppo. Sostengono Salvini, gli chiedono di andare avanti. Per la Lega prende la parola il presidente dei deputati Riccardo Molinari, per Noi Moderati il leader Maurizio Lupi. La segretaria del Pd, Elly Schlein, attacca: “Lei non fa più il ministro dell’Interno e non è possibile che l’unico spostamento che le interessa è il suo al Viminale. Ma Giorgia Meloni non vuole affidarle quell’incarico, si rassegni e cominci a lavorare”. Poi aggiunge una battuta diretta alla premier: “A Giorgia Meloni, che ha la vera responsabilità di tutto questo disagio che vivono ogni giorno lavoratori e studenti, dico di smetterla di nascondersi ogni giorno dietro a Salvini. La ricorderanno come quella che ‘quando c’era lei non c’era un treno che arrivasse in orario”.


Al termine della seduta, i giornalisti in Transatlantico chiedono a Salvini se la ministra Santanchè debba dimettersi: “Perché? Perché M5s chiede le dimissioni?” Il rinvio a giudizio “non è una condanna. Siamo in un paese dove uno è colpevole dopo tre gradi di giudizio. Quindi, per quello che mi riguarda non cambia assolutamente nulla”. Mentre sull’assenza degli alleati dai banchi del governo preferisce tacere: manda un bacio e augura buon lavoro.

Schlein compatta Pd su Trump e Salvini, ma nodo è Jobs act

Schlein compatta Pd su Trump e Salvini, ma nodo è Jobs actRoma, 21 gen. (askanews) – Donald Trump, Elon Musk, la tecno-destra, Matteo Salvini, l’autonomia differenziata: Elly Schlein fissa l’agenda comunicativa del Pd, punta i riflettori sul centrodestra e cerca di tenere da parte le questioni più spinose, dal ritrovato protagonismo dei “moderati” dem alla questione del referendum sul Jobs act. La leader democratica convoca anche la segreteria, la riunione dura parecchio e viene dedicata, appunto, soprattutto ai temi della “mobilitazione”, come li ha definiti lei stessa. Sui centristi neanche una parola con i cronisti, ma frasi molto diplomatiche anche durante la riunione della segreteria. Per quanto riguarda il Jobs act appena un accenno quando i giornalisti le pongono la domanda: “Io li ho firmati – ha spiegato quando le è stato chiesto quale sarà l’indicazione di voto – senz’altro non faremo mancare il nostro contributo”.


Se ne discuterà, l’ala moderata-riformista del Pd – quella che era stata più vicina a Matteo Renzi – non ha intenzione di rinnegare il lavoro fatto dieci anni fa. Alessandro Alfieri, sul Corriere della sera, lo ha già spiegato: “Un referendum sul Jobs act rischia di riaprire ferite del passato. Fin dall’inizio ho dichiarato che non l’avrei sostenuto. Abbiamo bisogno, oggi, di mettere in evidenza le tantissime battaglie che ci uniscono, non quelle che ci dividono”. Posizione che è un po’ quella di tutta la minoranza, da Marianna Madia a Graziano Delrio e Lorenzo Guerini. Certo, precisa uno di parlamentari ‘moderati’, “non ci metteremo a fare i comitati del no con Renzi, ma c’è una strumentalizzazione da parte di Landini che non ci fa bene. E certamente non faremo campagna per il sì, ne voteremo per l’abrogazione”. La minoranza spera che la segretaria arrivi a non dare indicazione di voto, pur ovviamente facendo campagna attiva per il sì. “Se schierasse il partito tutti noi non la seguiremmo”. Antonio Misiani, responsabile economia in segreteria, la mette così: “Capisco che il referendum non è il migliore degli strumenti possibili, ma è importante che arrivi un segnale nella direzione di un rafforzamento delle tutele del lavoro”. Insomma, difficile non stare con la Cgil e chi vuole l’abrogazione del Jobs act. Ma, precisa, “avremo luoghi in cui discuterne, il Pd non è e non sarà mai una caserma”.


Sui movimenti di cattolici e riformisti – i due convegni dello scorso fine settimana – non sono mancate le critiche – da sinistra – in segreteria. Ma, appunto, non da parte di Schlein, che – raccontano – è stata assai prudente. La segretaria, del resto, sa che chi era ad Orvieto, a partire da Paolo Gentiloni, non mette in discussione la permanenza nel Pd. E lo stesso ex premier oggi ha precisato: “C’è una gran voglia di pluralismo interno. Sarebbe un errore trasformare questo in una fronda nei confronti di Elly Schlein, che ha riattivato il Pd in fondo, e quindi ha dei meriti”. Al tempo stesso, ripete, se i centristi fuori dal partito si uniscono bene, ma in ogni caso il Pd “deve avere un profilo di governo” e non cercare un “alibi per dire che mandiamo all’esterno le componenti riformiste”. Da questo punto di vista, raccontano, la stessa Schlein sarebbe almeno in parte d’accordo: la leader Pd non intende rinunciare al profilo ‘netto’ che ha dato al partito, ma non vede bene nemmeno la nascita di una ‘nuova Margherita’ che porti alla fuoriuscita dei moderati Pd. La spaccatura ridimensionerebbe il partito e aprirebbe la discussione sul nome del ‘federatore’, o meglio del candidato – o della candidata! – premier. Dunque bene se Renzi, Calenda, Sala, Ruffini, Più Europa trovano un modo per presentare un’unica lista. Ma l’esodo dei moderati dem sarebbe un’altra cosa, non auspicabile. Per questa discussione però c’è tempo, se parlerà molto da qui alle politiche.