Mattarella: tutti desideriamo la pace, ma deve essere una pace giusta che rispetti l’integrità dell’UcrainaRoma, 26 apr. (askanews) – “Confermo il sostegno pieno dell’Italia all’Ucraina, in ogni ambito e finché sarà necessario. La difesa dell’indipendenza, della libertà e dell’integrità territoriale dell’Ucraina è un valore fondamentale per tutti i Paesi del mondo che credono nella libertà dei popoli e delle persone”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che questa mattina ha ricevuto al Quirinale il primo ministro d’Ucraina, Denys Shmyhal. Mattarella ha sottolineato che “tutti desideriamo la pace, ma deve essere una pace giusta che rispetti l’integrità dell’Ucraina”.
Tra gli altri temi di discussione al centro dell’incontro con la delegazione ucraina la sicurezza nucleare, la ricostruzione, le trattative di pace. “L’Italia esprime il forte convincimento favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea nel più breve tempo possibile e apprezziamo l’impegno del suo governo per il cammino di riforme intraprese per rispettare i parametri comunitari” ha aggiunto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al termine dell’incontro con il primo ministro ucraino Denys Shmyhal.
Borghi lascia il Pd e passa a Iv: con Schlein è partito massimalistaRoma, 26 apr. (askanews) – Lascia il Partito democratico di Elly Schlein perché “è diventato la casa di una sinistra massimalista figlia della cancel culture americana che non fa sintesi e non dialoga”. Il senatore Enrico Borghi esce dai dem e annuncia, in un’intervista a La Repubblica, il passaggio a Italia Viva di Matteo Renzi, credendo “in un nuovo progetto riformista alternativo alla destra e distinto da questo Pd”.
“Le prime scelte di Schlein rappresentano una mutazione genetica: da partito riformista a un partito massimalista di sinistra. Io sono convinto che ci sia invece un elettorato moderato che ha bisogno di una casa. Dobbiamo impedire che vada in porto il progetto di Giorgia Meloni di lanciare una opa sui moderati italiani”, ha ribadito. Quanto all’ipotesi che altri possano seguirlo nella decisione di lasciare i dem Borghi ha precisato che la sua è una scelta individuale: “Non ho parlato con nessuno. Non provoco scissioni e non faccio proselitismo”.
“La decisione del senatore Borghi di abbandonare il gruppo del PD in Senato è un gesto di gravità inaudita”, dichiara Marco Meloni, senatore del Partito Democratico, già coordinatore nazionale della segreteria del partito. “Anzitutto – prosegue – quel che afferma sulla segreteria del Pd somiglia in modo inquietante alla caricatura che ne fanno gli ambienti di destra e non ha alcuna corrispondenza con la realtà dei fatti. In secondo luogo, Borghi viene meno, al contempo, all’impegno assunto appena pochi mesi fa coi nostri elettori alle elezioni politiche, con gli elettori che hanno votato alle Primarie del Partito Democratico e con tutta la comunità democratica”.
“Non saranno gesti isolati come questo – dice ancora Meloni – a frenare il percorso di crescita e cambiamento che fa del PD, in una logica di apertura e pluralismo, il perno di una coalizione di centrosinistra progressista e riformista capace di contrastare e battere l’estrema destra attualmente al governo”.
Fini: da Meloni è arrivata una risposta inequivocabile sul 25 aprileMilano, 26 apr. (askanews) – Con la sua frase sulla destra “incompatibile con qualsiasi nostalgia del fascismo” la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha risposto con un pronunciamento chiaro sul 25 aprile. È l’opinione dell’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, che in un’intervista al Corriere della Sera sottolinea come “Alleanza Nazionale nacque proprio tre decenni fa” e che “le parole ‘valori conculcati dal fascismo’ sono contenute nel documento finale del congresso di Fiuggi”.
“Di certo il mio invito a Meloni a definirsi antifascista non è stato accolto alla lettera: nel lessico, non cita l’antifascismo. Ma è stato accolto nella sostanza, nei valori richiamati e nei riferimenti alla destra del dopoguerra. Al riguardo non avevo, per la considerazione che ho del presidente del Consiglio, alcun dubbio” ha aggiunto riferendosi sempre alla lettera di Meloni pubblicata ieri dallo stesso quotidiano. Quanto al fatto che Meloni parli di festa della libertà e non della Liberazione per Fini non è una forma di ritrosia “perché è ovvio che se oggi possiamo festeggiare il 25 aprile come festa della libertà è solo perché gli italiani sono tornati liberi con la fine del regime fascista. Meloni ha scritto anche che ‘i costituenti affidarono alla forza della democrazia il compito di includere anche chi aveva combattuto tra gli sconfitti’. E ha fatto un inedito, per la destra, quanto esplicito riferimento all’amnistia firmata da Togliatti. È un concetto importante perché sottolinea l’auspicio che la celebrazione del 25 aprile non sia più strumentalmente utilizzata per stilare la lista ‘dei buoni e dei cattivi’, non già, come è giusto, in ragione del giudizio sul fascismo e sulla Resistenza, bensì in ragione della contrapposizione politica tra destra e sinistra”. A proposito delle voci, anche da destra, su presunte proprie ambizioni personali che sarebbero alla base delle sue dichiarazioni, Fini le ha infine definite “Sciocchezze. Spero che si ricredano quelli che a destra, non molti in verità, hanno visto nelle mie parole la volontà di mettere in difficoltà Giorgia Meloni. E che si ricredano i pochi che hanno pensato che avessi chissà quali obiettivi reconditi. Non aspiro a nulla. Intendevo solo contribuire, in forza del ruolo che ho avuto nel passato, a fare chiarezza sul rapporto attuale della destra, Fratelli d’Italia, con la Liberazione. Meloni ha dato una risposta inequivocabile, ne sono lieto” ha concluso.
La Russa: valori della Resistenza e lotta al fascismo sono in CostituzioneRoma, 25 apr. (askanews) – “Senza la caduta del fascismo la Costituzione non sarebbe mai nata, essa nasce proprio per la sconfitta della dittatura, quindi in questo senso, benché la parola antifascismo non sia tecnicamente presente nella Costituzione, i valori in positivo della Resistenza e della lotta al fascismo sono nella prima parte della Costituzione per intero”. Con queste parole il il presidente del Senato Ignazio La Russa, intervistato da Bruno Vespa a “Cinque minuti” su Rai Uno, ha voluto chiudere le polemiche nate dopo le sue dichiarazioni sulla mancanza di un riferimento alla parola “antifascismo” nel testo della Costituzione italiana.
Incalzato da Vespa, che gli chiedeva se si sentisse antifascista, il presidente del Senato ha risposto che “dipende da cosa si intende per antifascista. Già durante la resistenza – ha spiegato La Russa – c’erano antifascisti bianchi, antifascisti rossi, poi c’è stato l’antifascismo militante degli anni Settanta che ho conosciuto tristemente molto bene, in quel senso è difficile dare una risposta” affermativa, “ma se per antifascista lei intende un No deciso alla dittatura e un no deciso al nostalgismo allora sì”, mi posso definire antifascista, ha scandito La Russa. In ogni caso, ha aggiunto La Russa riferendosi alla cosiddetta “svolta di Fiuggi” compiuta dalla destra ai tempi di Alleanza Nazionale, “i conti” con il fascismo noi della destra “li abbiamo fatti a Fiuggi, non c’è bisogno che lo rispolveriamo come una novità”.
La Russa a Praga riconosce il valore della Resistenza ed evita polemichePraga, 25 apr. (askanews) – Resistenza, sconfitta del fascismo, democrazia. Con queste parole pronunciate a Praga, nel giorno in cui in Italia si celebra la Liberazione dal nazifascismo, il presidente del Senato Ignazio La Russa tira le fila del suo ragionamento sul 25 aprile, che è stato al centro delle polemiche dopo le sue dichiarazioni sulla mancanza di un riferimento alla parola “antifascismo” nel testo della Costituzione italiana. Ma oggi l’idea è quella di chiudere ogni polemica, non rispondere agli attacchi, dribblando, difatti, anche i giornalisti. L’agenda della visita a Praga, infatti, cambia e solo a cose fatte e dalle parole stesse del presidente del Senato – nel suo intervento alla riunione dei presidenti dei Parlamenti europei – si capisce che l’omaggio a Jan Palach previsto inizialmente per il primo pomeriggio è stato anticipato alla mattina. Anche un gruppo di italiani residenti a Praga, che aveva organizzato un sit-in di protesta nei confronti del presidente del Senato al monumento di Palach, viene preso in contropiede e non incrocia La Russa.
In questo quadro le dichiarazioni della premier Giorgia Meloni sull’incompatibilità tra la destra e qualsiasi nostalgia fascista appaiono per la destra conclusive (se non ultimative) di ogni querelle sull’argomento. La Russa apre il suo discorso davanti ai colleghi europei premettendo che il 25 aprile “per l’Italia è un giorno molto importante: è il giorno nel quale viene ricordata la Liberazione dall’occupazione nazista nella Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta del fascismo”. Proprio per l’importanza della data, spiega, si è dato il cambio con il presidente della Camera Lorenzo Fontana, intervenuto ieri ai lavori del summit. Il secondo passaggio del suo discorso – uno tra gli ultimi interventi alla riunione, alla quale partecipa anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola con cui, viene fatto sapere, La Russa ha avuto “un lungo e cordiale colloquio” – ha come focus la Resistenza. “Insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alle Alte Cariche dello Stato questa mattina ho solennemente testimoniato all’Altare della Patria l’impegno e il sacrificio per la libertà e l’indipendenza così come – sottolinea La Russa – il valore assoluto della Resistenza nel superare la dittatura e nel ridare all’Italia la democrazia”. Una risposta indiretta a chi lo ha criticato ricordando, tra l’altro, che la sua elezione a presidente del Senato si deve a meccanismi democratici inimmaginabili sotto il regime fascista. Ma perché ricordare proprio il 25 Aprile (l’Anpi ha commentato che il presidente del Senato “aveva 364 giorni per farlo”) un patriota anti-comunista? “Sono stato al monumento dedicato a Jan Palach, come ho sempre fatto ogni volta che sono venuto a Praga. E l’ho fatto anche stavolta perché non potevo certo mancare di rispetto verso la vostra storia”, precisa La Russa dopo aver deposto una corona in piazza San Venceslao, nella città vecchia, in ricordo del patriota cecoslovacco simbolo della resistenza antisovietica.
Quanto alle richieste di dimissioni, avanzate dall’Anpi e da esponenti di Alleanza Verdi e Sinistra, e alle critiche e ai distinguo giunti dagli alleati di Forza Italia e Lega, la linea è quella di stare ai fatti e non rispondere a quelle che vengono considerate polemiche strumentali. Piuttosto La Russa rimarca la necessità di condannare “tutti i totalitarismi” con la convinzione che “la capacità di contrastare ogni forma di regime totalitario potrà venire dall’attuazione di politiche coraggiose, dalla capacità di realizzare veri processi di pacificazione e dando testimonianza delle aberrazioni di tutti i regimi totalitari”. Così l’ultimo appuntamento del 25 aprile a Praga del presidente del Senato è la visita al campo di concentramento di Theresienstadt, a quasi un’ora di strada dalla capitale, che fu usato dalle forze tedesche come struttura di internamento e deportazione verso Treblinka ed Auschwitz. L’Olocausto, osserva La Russa, “è la più grande atrocità del secolo appena passato” e “per evitare che lo spettro di regimi illiberali possa nuovamente tornare a limitare le nostre libertà, deve esserci innanzitutto piena collaborazione e rispetto tra gli Stati, a cominciare dal rispetto dei confini nazionali”. Il riferimento è a quanto sta avvenendo in Ucraina: proprio domani La Russa incontrerà il primo ministro Denys Shmyhal al quale confermerà che “il popolo ucraino non è solo nella lotta contro la Russia per l’indipendenza e l’integrita territoriale”.
Mattarella: la Costituzione è antifascista, ora e sempre ResistenzaCuneo, 25 apr. (askanews) – Una Costituzione “figlia della lotta antifascista”, nata “dove caddero i partigiani”, in quel “moto di popolo” che fu la Resistenza, “rivolta morale di patrioti” che permise una “nuova Italia” dopo l’abisso del fascismo. Sergio Mattarella ristabilisce i punti fermi della Liberazione dal nazifascismo: la celebra a Cuneo, nei luoghi bagnati dal sangue di duemila partigiani morti in battaglia e di duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste, nel 25 aprile che “è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo”.
Nel discorso del presidente della Repubblica non c’è spazio per le ambiguità, la nascita della Repubblica viene ripercorsa con chiarezza, sfruttando due citazioni di un padre della Costituzione, Piero Calamandrei: la prima in apertura, sul sangue dei partigiani; la seconda in chiusura, la risposta che Calamandrei mandò al comandante delle forze di occupazione naziste, Kesserling: “Ora e sempre Resistenza”. In mezzo alle due citazioni, il Capo dello Stato ha ribadito quelle che sono le fondamenta della Repubblica e della Costituzione, spazzando ogni tentazione revisionista, e restituendo alle parole il loro significato. Ha scelto Cuneo, da dove Duccio Galimberti il 26 aprile del 1943 chiamò alla Resistenza i suoi concittadini, per poi salire in montagna e combattere fino alla morte con i partigiani. Quelli furono “i patrioti”, scandisce il presidente, grazie ai quali fu possibile “la riconquista della Patria e la conferma dei valori della sua gente, dopo le ingannevoli parole d’ordine del fascismo: il mito del capo; un patriottismo contrapposto al patriottismo degli altri in spregio ai valori universali”.
E la Resistenza fu “moto di popolo”, con “i vecchi antifascisti”, i soldati che rifiutarono di mettersi sotto il comando degli occupanti, i giovani che “scoprivano la natura del fascismo”, gli operai delle fabbriche, i contadini e i montanari. E la popolazione civile che li sosteneva, mentre il “servilismo della collaborazione assicurata ai nazisti” consegnava alla morte “profughi in cerca di salvezza”, come gli ebrei deportati dalla stazione di Borgo San Dalmazzo. Ecco allora che il 25 aprile “è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo”. Da lì è nata “una nuova idea di comunità, dopo il fallimento della precedente”, con la Repubblica “fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista”. Lì si trova “l’anima autentica della Nazione”, con la Carta si dà vita “a una nuova Italia”. Perchè “le Costituzioni nascono in momenti straordinari della vita di una comunità, sulla base dei valori che questi momenti esprimono e che ne ispirano i principi”.
È così che “è nata una democrazia forte e matura nelle sue istituzioni e nella sua società civile, che ha permesso agli italiani di raggiungere risultati inimmaginabili”. Per contro, “chiediamoci dove e come saremmo se fascismo e nazismo fossero prevalsi allora!”. Per questo la chiusura è affidata ancora a Calamandrei, con Mattarella che cita la risposta a Kesserling che provocatoriamente rivendicava addirittura un monumento dagli italiani. Risposta che è incisa su una lapide del municipio di Cuneo, e che Mattarella scandisce come monito: “Se mai avversari della libertà dovessero riaffacciarsi su queste strade troverebbero patrioti. Come vi è scritto: ‘Morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza’”.
Meloni: destra incompatibile col fascismo ma no a lezioni di democraziaRoma, 25 apr. (askanews) – Nel giorno della Festa della Liberazione Giorgia Meloni sceglie una lettera al ‘Corriere della Sera’ per chiarire il suo pensiero su resistenza e antifascismo, ma se l’obiettivo era quello di una “pacificazione” non è stato pienamente raggiunto. Nell’agenda della premier quella di oggi era segnalata come una giornata complicata, resa ancora più difficile da qualche uscita dei suoi nei giorni scorsi, come quelle del presidente del Senato Ignazio La Russa. Forse anche nel timore di contestazioni (a Napoli sono comparsi manifesti con la sua foto a testa in giù) la scelta è stata quella di limitare al minimo l’esposizione pubblica. Per questo, dopo la cerimonia all’Altare della Patria con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha deciso di passare il resto della giornata in famiglia.
Ma quello che aveva da dire lo ha espresso dalle colonne del ‘Corriere della Sera’, con una lettera pubblicata insieme alla fotografia dell’incontro (avvenuto nei giorni scorsi) con Paola Del Din, la partigiana “Renata”, medaglia d’oro al valor militare. “Da molti anni, e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”, rivendica Meloni, per la quale il 25 aprile segna “uno spartiacque” per l’Italia: “la fine della Seconda guerra mondiale, dell’occupazione nazista, del Ventennio fascista, delle persecuzioni anti ebraiche, dei bombardamenti e di molti altri lutti e privazioni che hanno afflitto per lungo tempo la nostra comunità nazionale”. Però, tiene a sottolineare, “la stessa data non segnò anche la fine della sanguinosa guerra civile che aveva lacerato il popolo italiano” e anzi “per centinaia di migliaia di nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia iniziò invece una seconda ondata di eccidi e il dramma dell’esodo dalle loro terre”.Certo è che “il frutto fondamentale del 25 aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana”, una Costituzione “che si dava l’obiettivo di unire e non di dividere” e da cui è nata “una grande democrazia, solida, matura e forte”, “una democrazia nella quale nessuno sarebbe disposto a rinunciare alle libertà guadagnate”.
Qui però la premier non rinuncia a una ‘stoccata’ nei confronti di chi, da sinistra, accusa lei e il suo partito di non aver completamente reciso i legami con l’ideologia fascista. “Libertà e democrazia – scrive – sono un patrimonio per tutti, piaccia o no a chi vorrebbe che non fosse così. Per questo non comprendo le ragioni per le quali, in Italia, proprio fra coloro che si considerano i custodi di questa conquista vi sia chi ne nega allo stesso tempo l’efficacia, narrando una sorta di immaginaria divisione tra italiani compiutamente democratici e altri – presumibilmente la maggioranza a giudicare dai risultati elettorali – che pur non dichiarandolo sognerebbero in segreto un ritorno a quel passato di mancate libertà. Capisco, invece, quale sia l’obiettivo di quanti, in preparazione di questa giornata e delle sue cerimonie, stilano la lista di chi possa e di chi non possa partecipare, secondo punteggi che nulla hanno a che fare con la storia ma molto hanno a che fare con la politica. È usare la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico”. Da qui la domanda, che si rivolge, “se queste persone si rendano conto di quanto, così facendo, indeboliscono i valori che dicono di voler difendere”.Più tardi Meloni, che rilancia l’idea di Silvio Berlusconi di fare della Festa della Liberazione la “Festa della Libertà”, pubblica la lettera sui suoi social, esprimendo la speranza che le sue riflessioni possano contribuire a una “ritrovata concordia nazionale”. Un auspicio che rimane non pienamente soddisfatto. Il leader M5s Giuseppe Conte apprezza le parole della premier che “rinnega le nostalgie del fascismo” e per Carlo Calenda è un “bene” che la Meloni abbia riconosciuto che “forse oggi va fatto uno sforzo da parte di tutti: invece di sottolineare le divisioni, di cercare di rimetterle insieme”. Critica invece la sinistra, con Nicola Fratoianni che le chiede di avere “il coraggio di dire la verità”. La segretaria del Pd Elly Schlein, oggi alla manifestazione di Milano, evita polemiche, dicendo che “noi continueremo a onorare la resistenza antifascista”, ma il capogruppo al Senato Francesco Boccia attacca: “Spiace che Giorgia Meloni, pur in uno sforzo che le riconosciamo ma che mantiene una evidente reticenza, non riesca a dichiararsi antifascista”. “La festa del 25 aprile è della Liberazione non della Libertà, la Costituzione è antifascista, la nostra Repubblica si fonda sulla lotta dei partigiani e delle partigiane. La normalizzazione del fascismo non passerà”, aggiunge Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria nazionale Dem.
Schlein: onorare la memoria della Resistenza e proiettarla nel futuroMilano, 25 apr. (askanews) – “Oggi siamo qui a onorare la resistenza antifascista e continueremo a farlo oggi perché fa parte della nostra storia”. Lo ha detto la segretaria del partito democratico Elly Schlein, a margine della manifestazione di celebrazione del 25 aprile a Milano.
“Oggi è il giorno – ha detto Schlein – in cui chi fa politica credo debba anche non solo onorare quella memoria e quel sacrificio ma anche proiettarlo nel presente per il futuro”. La leader del pd ha ricordato chi ha avuto “il coraggio di combattere per sacrificare la propria vita per la libertà” contro i regimi e ha auspicato all’attuazione, oggi, dei principi costituzionali nati dalla lotta della Resistenza. 0ggi, ha detto, “la paura di futuro assume vesti nuove: chiama noi tutti nelle istituzioni, in politica, nel paese, a un impegno quotidiano per realizzare pienamente quei valori e quei principi costituzionali. Quei diritti costituzionali che ancora purtroppo non sono pienamente attuati. Noi ci concentreremo ogni giorno non soltanto in questa bella festa di liberazione ma per portare avanti la battaglia per il diritto alla salute delle persone, per il diritto allo studio di tutti i bambini, per il diritto al lavoro dignitoso e di qualità. Queste sono le cose che oggi rischiano di minacciare il futuro delle nuove generazioni su questo noi dobbiamo dedicare il massimo impegno quotidiano”.
25 aprile, Schlein: proiettare la memoria nel futuroMilano, 25 apr. (askanews) – “Oggi siamo qui a onorare la resistenza antifascista e continueremo a farlo oggi perché fa parte della nostra storia”. Lo ha detto la segretaria del Partito democratico Elly Schlein, a margine della manifestazione di celebrazione del 25 aprile a Milano.
“Oggi è il giorno – ha detto Schlein – in cui chi fa politica credo debba anche non solo onorare quella memoria e quel sacrificio ma anche proiettarlo nel presente per il futuro”. La leader del Pd ha ricordato chi ha avuto “il coraggio di combattere per sacrificare la propria vita per la libertà” contro i regimi e ha auspicato all’attuazione, oggi, dei principi costituzionali nati dalla lotta della Resistenza. Oggi, ha detto, “la paura di futuro assume vesti nuove: chiama noi tutti nelle istituzioni, in politica, nel paese, a un impegno quotidiano per realizzare pienamente quei valori e quei principi costituzionali. Quei diritti costituzionali che ancora purtroppo non sono pienamente attuati. Noi ci concentreremo ogni giorno non soltanto in questa bella festa di liberazione ma per portare avanti la battaglia per il diritto alla salute delle persone, per il diritto allo studio di tutti i bambini, per il diritto al lavoro dignitoso e di qualità. Queste sono le cose che oggi rischiano di minacciare il futuro delle nuove generazioni su questo noi dobbiamo dedicare il massimo impegno quotidiano”.
Le cose importanti che ha detto Mattarella per il 25 AprileCuneo, 25 apr. (askanews) – ”Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione’. È con questa citazione di Piero Calamandrei, da un discorso agli studenti della Società Umanitaria nel 1955 a Milano, che il presidente della Repubblica ha scelto di aprire il suo discorso per la celebrazione della Festa della Liberazione al teatro Toselli di Cuneo. Se dunque è dai partigiani che è nata la Costituzione, ‘è qui allora, a Cuneo’ che si deve andare in pellegrinaggio: ‘Nella terra delle 34 Medaglie d’oro al valor militare e dei 174 insigniti di Medaglia d’argento, delle 228 medaglie di bronzo per la Resistenza. La terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste’, elenca il Capo dello Stato. ‘È qui che la Repubblica celebra oggi le sue radici, celebra la Festa della Liberazione. Su queste montagne, in queste valli, ricche di virtù di patriottismo sin dal Risorgimento. In questa terra che espresse, con Luigi Einaudi, il primo Presidente dell’Italia rinnovata nella Repubblica’.
‘La Resistenza fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per il riscatto nazionale”, ha proseguito Mattarella, sottolineando che ‘dopo l’8 settembre il tema fu quello della riconquista della Patria e della conferma dei valori della sua gente, dopo le ingannevoli parole d’ordine del fascismo: il mito del capo; un patriottismo contrapposto al patriottismo degli altri in spregio ai valori universali, che animavano, invece, il Risorgimento dei moti europei dell’800; il mito della violenza e della guerra; il mito dell’Italia dominatrice e delle avventure imperiali nel Corno d’Africa e nei Balcani. Combattere non per difendere la propria gente ma per aggredire. Non per la causa della libertà ma per togliere libertà ad altri’. La Resistenza fu dunque ‘un moto di popolo che coinvolse la vecchia generazione degli antifascisti. Convocò i soldati mandati a combattere al fronte e che si rifiutarono di porsi sotto il comando della potenza occupante tedesca, pagando a caro prezzo, con l’internamento in Germania e oltre 50.000 morti nei lager, questa scelta. Chiamò a raccolta i giovani della generazione del viaggio attraverso il fascismo, che ne scoprivano la natura e maturavano la scelta di opporvisi. La generazione, ‘sbagliata’ perché tradita. Giovani ai quali Concetto Marchesi, rettore dell’Università padovana si rivolse per esortarli, dopo essere stati appunto ‘traditi’, a ‘rifare la storia dell’Italia e costituire il popolo italiano’. Fu un moto che mobilitò gli operai delle fabbriche. Coinvolse i contadini e i montanari che, per la loro solidarietà con i partigiani combattenti, subirono le più dure rappresaglie (nel Cuneese quasi 5.000 i patrioti e oltre 4.000 i benemeriti della Resistenza riconosciuti)’. ‘Quali colpe potevano essere ascritte alle popolazioni civili? Di voler difendere le proprie vite, i propri beni? Di essere solidali con i perseguitati? Quali le colpe dei soldati? Rifiutarsi di aggiungersi ai soldati nazisti per fare violenza alla propria gente?’, si chiede Mattarella prima di elencare tutti i paesi decorati della Provincia.
La Repubblica è ‘fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista’ e ‘dalla Resistenza’ arriva ‘la spinta a compiere scelte definitive’ per la libertà e la democrazia. Così ancora Mattarella al teatro Toselli di Cuneo. ‘Dura fu la lotta per garantire la sopravvivenza dell’Italia nella catastrofe cui l’aveva condotta il fascismo. Ci aiutarono soldati di altri Paesi, divenuti amici e solidi alleati: tanti di essi sono sepolti in Italia. Ad essa si aggiunse una consapevolezza: la crisi suprema del Paese esigeva un momento risolutivo, per una nuova idea di comunità, dopo il fallimento della precedente. Si trattava di trasfondere nello Stato l’anima autentica della Nazione. Di dare vita a una nuova Italia. Impegno e promessa realizzate in questi 75 anni di Costituzione repubblicana. Una Repubblica fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista’. Perché le Costituzioni, ha spiegato Mattarella, ‘nascono in momenti straordinari della vita di una comunità, sulla base dei valori che questi momenti esprimono e che ne ispirano i principi. Le ‘Repubbliche’ partigiane, le zone libere, nelle loro determinazioni, furono anticipatrici, nel loro operare, della nostra Costituzione. È dalla Resistenza che viene la spinta a compiere scelte definitive per la stabilità delle libertà del popolo italiano e del sistema democratico, rigettando le ambiguità che avevano permesso lo stravolgimento dello Statuto albertino operato con il fascismo’.
‘Il 25 aprile è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo”, ha anche sottolineato il presidente della Repubblica che, ricordando il processo di integrazione europea, ha invitato a chiedersi ‘dove e come saremmo se fascismo e nazismo fossero prevalsi allora!’. Mattarella ha ricordato i passaggi che dopo il 25 luglio 1943 hanno portato alla Repubblica e poi alla Costituzione che ‘sarebbe stata la risposta alla crisi di civiltà prodotta dal nazifascismo, stabilendo il principio della prevalenza sullo Stato della persona e delle comunità, guardando alle autonomie locali e sociali dell’Italia come a un patrimonio prezioso da preservare e sviluppare. Una risposta fondata sulla sconfitta dei totalitarismi europei di impronta fascista e nazista per riaffermare il principio della sovranità e dignità di ogni essere umano – autonoma identità – sulla pretesa di collettivizzazione in una massa forzata al servizio di uno Stato, in cui l’uomo appare soltanto un ingranaggio. Il frutto del 25 aprile è la nostra Costituzione. Il 25 aprile è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo. È nata una democrazia forte e matura nelle sue istituzioni e nella sua società civile, che ha permesso agli italiani di raggiungere risultati inimmaginabili’. E dunque ‘chiediamoci dove e come saremmo se fascismo e nazismo fossero prevalsi allora!’.
‘Accanto agli ebrei cuneesi – ha aggiunto il presidente Mattarella – che non riuscirono a sfuggire alla cattura, la più parte di loro era di nazionalità polacca, francese, ungherese e tedesca. Si trattava di ebrei che, dopo l’8 settembre, avevano cercato rifugio dalla Francia in Italia ma dovettero fare i conti con la Repubblica di Salò. Profughi alla ricerca della salvezza, della vita per sé e le proprie famiglie, in fuga dalla persecuzione, dalla guerra, consegnati alla morte per il servilismo della collaborazione assicurata ai nazisti’. ‘Desidero sottolineare che onorano la Resistenza, e l’Italia che da essa è nata, quanti compiono il loro dovere favorendo la coesione sociale su cui si regge la nostra comunità nazionale. Onorano la Resistenza – ha sottolineato il Capo dello Stato – i medici e gli operatori sanitari che ogni giorno non si risparmiano per difendere la salute di tutti. Onorano la Resistenza le donne e gli uomini che con il loro lavoro e il loro spirito di iniziativa rendono competitiva e solida l’economia italiana. Onorano la Resistenza quanti non si sottraggono a concorrere alle spese pubbliche secondo la propria capacità contributiva. Il popolo del volontariato che spende parte del proprio tempo per aiutare chi ne ha bisogno. I tanti giovani che, nel rispetto degli altri, si impegnano per la difesa dell’ambiente. Tutti coloro che adempiono, con coscienza, al proprio dovere pensando al futuro delle nuove generazioni’.
”Morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza’. È ancora con una citazione di Piero Calamandrei che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto di chiudere il suo discorso al teatro Toselli di Cuneo per le celebrazioni della Festa della Liberazione. Stavolta è la risposta che Calamandrei mandò ad Albert Kesserling, comandante delle forze di occupazioni naziste in Italia, che è scolpita in una lapide sul municipio di Cuneo.
‘Come recita la lapide apposta al Municipio di questa città, nell’ottavo anniversario della uccisione di Galimberti, se mai avversari della libertà dovessero riaffacciarsi su queste strade troverebbero patrioti. Come vi è scritto: ‘Morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza’. Viva la Festa della Liberazione! Viva l’Italia!’.