Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Clima, Mattarella: ridurre emissioni, seguire indicazioni scienza

Clima, Mattarella: ridurre emissioni, seguire indicazioni scienza

Giovedì 16 marzo 2023 – 09:38

Clima, Mattarella: ridurre emissioni, seguire indicazioni scienza

“Obbligo ineludibile, non avremo un ‘secondo tempo’”

Clima, Mattarella: ridurre emissioni, seguire indicazioni scienza
Milano, 16 mar. (askanews) – “Non si può fuggire dalla realtà. La riduzione delle emissioni nei tempi e nelle modalità indicate dalla comunità scientifica costituisce un obbligo ineludibile, che riguarda tutti. Non ci si può cullare nell’illusione di perseguire prima obiettivi di sviluppo economico per poi affrontare in un secondo momento le problematiche ambientali. Non avremo un ‘secondo tempo’”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenuto stamane all’Università di Nairobi, in occasione della sua visita di Stato in Kenia.

CONDIVIDI SU:





Mattarella: serve coesione, no divisioni fra Nord-Sud o Est-Ovest

Mattarella: serve coesione, no divisioni fra Nord-Sud o Est-OvestRoma, 16 mar. (askanews) – “È il momento dell’unità, della coesione, non di divisioni fra Nord e Sud, fra Est e Ovest del mondo. Affrontare le sfide che si pongono all’umanità, tutta insieme, significa abbandonare gli scenari di guerra e di conflitto interno che gravano, purtroppo, sui destini di tante popolazioni e progettare congiuntamente il futuro”. Lo ha sottolineato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso all’università di Nairobi nel corso della sua visita di Stato in Kenya.
Un discorso che si è concentrato sul tema della crisi climatica ma che ha rinnovato anche l’appello alla pace e un riferimento a quanto accade in Ucraina: “La brutale aggressione della Federazione Russa all’Ucraina sta riportando i rapporti internazionali indietro di ottant’anni, quasi che non ci sia stato, in questo arco di tempo, un mirabile progresso sul terreno della indipendenza, della libertà e della democrazia, della crescita civile di tante nazioni”.

Mattarella: cambiamento climatico a lungo affrontato inadeguatamente

Mattarella: cambiamento climatico a lungo affrontato inadeguatamente

Giovedì 16 marzo 2023 – 08:59

Mattarella: cambiamento climatico a lungo affrontato inadeguatamente

Non da oggi consapevoli che attività umane hanno impatto ambiente

Mattarella: cambiamento climatico a lungo affrontato inadeguatamente
Milano, 16 mar. (askanews) – “Per troppo tempo abbiamo affrontato in modo inadeguato la questione della tutela dell’ambiente e del cambiamento climatico”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo stamane all’Università di Nairobi, in occasione della visita di Stato nella Repubblica del Kenya. “Eppure – ha osservato il presidente – non da oggi siamo consapevoli di come le attività umane abbiano un impatto sull’ambiente e sul clima: basti pensare alla deforestazione che ha caratterizzato lo sviluppo di tante aree in Europa”.

CONDIVIDI SU:





Pd, voci su Braga capogruppo agitano minoranza e allungano tempi

Pd, voci su Braga capogruppo agitano minoranza e allungano tempiRoma, 15 mar. (askanews) – Il completamento della squadra Pd richiederà ancora qualche giorno – “c’è tempo”, si limita a dire Elly Schlein ai cronisti alla Camera – ma tra i parlamentari si continua a parlare degli assetti da dare al partito e il clima comincia a surriscaldarsi. In queste ore prende consistenza l’ipotesi di una doppietta tutta appannaggio della maggioranza, Francesco Boccia al Senato e Chiara Braga alla Camera, o almeno questi sono i rumors di corridioio alla Camera, e la voce rischia di complicare il lavoro di Stefano Bonaccini, determinato a portare tutta la sua mozione nella gestione unitaria del partito concordata con la segretaria. Come dice più di un parlamentare della minoranza “gestione unitaria vuol dire innanzitutto che c’è condivisione sui capigruppo, altrimenti stiamo fuori”. Qualcuno arriva a dire: “Se non ci danno un capogruppo e Stefano insiste la mozione si divide”.
La Schlein, appunto, per ora prende tempo. Anche a più di un dirigente Pd ha detto che non si potrà fare un punto prima del fine settimana. Ma l’ipotesi Braga crea qualche sussulto anche tra i sostenitori della segretaria, perché la deputata “è una fedelissima di Franceschini” e tutta l’area ex Ds che ha sostenuto la Schlein uscirebbe da questo giro di nomine solo con qualche posto in segreteria, se si esclude il tesoriere Michele Fina, vicino ad Andrea Orlando. D’altro canto, ammette un parlamentare, “è anche difficile immaginare ruoli per figure di primo piano come Orlando, Zingaretti, Provenzano… Sono ex ministri, ex segretari, non è che puoi dargli un incarico in segreteria”. Ci sarebbe l’idea di eleggere Provenzano a capogruppo alla Camera, ma – dicono in molti – “come si fa a passare da due capigruppo donne a due uomini? Va bene che adesso abbiamo la segretaria donna, però…”.
Ma il ticket Boccia-Braga è al momento solo un’ipotesi, probabilmente la prima scelta che ha in mente la segretaria, ma da testare sondando gli umori dei parlamentari. I capigruppo vanno eletti e senza un accordo blindato si rischia addirittura una conta, come già capitò tra Debora Serracchiani e Marianna Madia. Non è escluso che si finisca di nuovo a un ballottaggio, qualcuno potrebbe provare a riproporre il nome della capogruppo uscente alla Camera, se Bonaccini non riuscisse a persuadere tutta la minoranza, a cominciare da Base riformista, ma non solo. E qualcuno aggiunge: “Anche al Senato le cose non sono semplici, a palazzo Madama la presenza della minoranza è robusta”.
Non basterebbe nemmeno, almeno così dicono i più insofferenti, “l’offerta di un vice-segretario. La Schlein proverà sicuramente a chiuderla così: vi do un vicesegretario e dei posti in segreteria, ma i capigruppo li nomino io. Ma così non ci stiamo”. Possono essere le normali fibrillazioni di un passaggio di fase, ma per la Schlein e Bonaccini c’è ancora da lavorare.

Mes legato a Patto stabilità e banche, linea di Meloni per ratifica

Mes legato a Patto stabilità e banche, linea di Meloni per ratificaRoma, 15 mar. (askanews) – L’Italia non utilizzerà il Mes e per quanto riguarda la ratifica non dice no, ma chiede che prima venga fatta una discussione complessiva sulle ‘emergenze’ attuali: la governance europea, in particolare il Patto di stabilità e crescita, ma anche la stabilità del sistema bancario. E’ questa la strategia di Giorgia Meloni sul cosiddetto Fondo salva-Stati.
Oggi il tema è stato posto al question time alla Camera da parte di Luigi Marattin, deputato di Italia viva, che ha chiesto a Meloni quando il governo intende ratificare lo strumento. L’Italia è l’unico Paese europeo a non averlo ancora fatto e anche se non c’è un termine, c’è una “pressione” politica a concludere l’iter.
Nella sua risposta a Marattin, Meloni ha ribadito ancora una volta che “l’Italia finché ci sarà un governo guidato dalla sottoscritta non potrà mai accedere al Mes”, che è uno strumento che ritiene inadeguato perchè nato sulla base di una “linea austeritaria”. Sulla ratifica, la premier non ha dato una risposta precisa perchè il passaggio parlamentare rientra, nella sua visione, in un’ottica più complessiva. Il governo, ha ricordato, “ha ricevuto lo scorso novembre dal Parlamento il mandato” a “non ratificare la riforma” del Mes “in assenza di un quadro chiaro dell’impianto regolatorio non solo in materia di governance e non solo in materia di stabilità ma in materia bancaria”. Quindi, è il senso del discorso di Meloni, la ratifica del Mes deve essere inquadrata in un contesto radicalmente mutato rispetto a quando è nato, con altre “priorità” ed “emergenze” da affrontare. C’è da tenere conto, infatti, viene spiegato, dell’eventuale crisi bancaria che potrebbe essere innescata dal crack di Silicon Valley Bank e dalle difficoltà di Credit Suisse; della mutata situazione determinata dal rialzo dei tassi di interesse; del confronto sulla governance europea e sul Patto di stabilità e crescita, appena iniziato. Senza questo “quadro” generale, dunque, per l’esecutivo, sarebbe prematuro in questa face procedere con la ratifica.

Alla Camera primo duello Meloni-Schlein. Leader Pd attacca: incapaci

Alla Camera primo duello Meloni-Schlein. Leader Pd attacca: incapaciRoma, 15 mar. (askanews) – Va in scena nell’aula della Camera il primo duello tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, con la neo segretaria del Pd che approfitta del question time per denunciare la “incapacità”, la “insensibilità” e “l’approssimazione” della presidente del Consiglio.
Schlein sceglie il terreno di scontro: “Perchè non approviamo subito salario minimo e congedo paritario di almeno tre mesi? Aiuterebbe anche il lavoro delle donne, noi ci siamo”, dice illustrando la sua interrogazione. Ma a partire all’attacco è Meloni, che sceglie il sarcasmo per addossare ai governi precedenti la responsabilità della perdita di potere d’acquisto dei salari e degli stipendi: “Gli interroganti del Pd, con una sincerità che fa loro onore, fanno notare che la quota di pil destinata a salari e stipendi è diminuita più che negli altri Paesi industrializzati. È vero, c’è un problema: chi ha governato fino ad ora ha reso gli italiani più poveri e questo governo deve fare quello che può per invertire la rotta”.
Nel merito, la presidente del Consiglio ribadisce il no al salario minimo: nel sistema italiano, è la convinzione della presidente del Consiglio, potrebbe “per paradosso” generare per i lavoratori condizioni “peggiori di quelle di oggi”, favorendo “le grandi concentrazioni economiche”. La strada, per Meloni, invece quella di estendere la contrattazione collettiva e tagliare le tasse sul lavoro. Il congedo parentale è invece l’unico tema di possibile avvicinamento: “Siccome abbiamo molto a cuore la questione della denatalità, sul tema del congedo parentale sono sempre pronta a confrontarmi”.
Durissima la replica di Schlein, che sceglie tre sostantivi per definire l’azione del governo: “Incapacità, approssimazione e insensibilità”. Perchè oggi, ricorda Schlein a Meloni, “lei è al governo, ci sono io all’opposizione: non è più tempo di dare la responsabilità ad altri, spetta a voi dare risposte agli italiani. Servono risposte immediatamente, ma lei dice di no e rinvia a soluzioni incerte che risulteranno tardive e inadeguate”, insiste la leader dem. E anche se al governo da soli cinque mesi, “siete andata nella direzione opposta e sbagliata: più voucher e volete estendere i contratti a termine”. Ma ora “la vostra propaganda sta sfumando, ora che non siete più all’opposizione e il giudizio degli italiani sarà per quello che fate e non per le false promesse alimentate per anni e svanite nei primi mesi del governo”.

Cospito, Giurì d’Onore: Donzelli non ha leso onorabilità deputati Pd

Cospito, Giurì d’Onore: Donzelli non ha leso onorabilità deputati Pd

Commissione guidata da S. Costa esclude “incoraggiamento” dem a lotta anarchico

Roma, 15 mar. (askanews) – I parlamentari del Pd Silvio Lai, Debora Serracchiani e Andrea Orlando non hanno mai “incoraggiato” la battaglia dell’anarchico Alfredo Cospito detenuto al regime del 41 bis in seguito alla loro visita in carcere, ma il deputato di FdI Giovanni Donzelli non ne ha leso l’onorabilità con le sue parole pronunciate in aula il 31 gennaio quando li accusò di averlo fatto dicendo fra le altre cose: “Io voglio sapere se la sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi”. E’ questa in sostanza la conclusione della relazione svolta in aula a Montecitorio da Sergio Costa (M5S), vicepresidente della Camera e presidente del Giurì d’Onore convocato per indagare sulla vicenda in base all’articolo 58 del regolamento della Camera.
“Nel corso dell’audizione svolta presso la commissione, il deputato Donzelli – ha spiegato Costa nella relazione – ha evidenziato come i deputati Serracchiani Lai e Orlando fossero sicuramente interessati alla salute e alle condizioni di detenzione del Cospito ma che a suo avviso il contesto precedente e successivo alla visita abbia potuto avere, anche indirettamente, l’effetto dell’incoraggiamento sul Cospito. La Commissione ha preso atto che secondo quanto affermato in audizione, le parole utilizzate nel suo intervento in aula, seppure con toni che appaiono politicamente aspri, intendevano essere testimonianza di una preoccupazione riguardo eventuali effetti indiretti sull’affievolimento dell’istituto di cui all’articolo 41 bis nei confronti del Cospito e pertanto non lesive dell’onorabilità dei deputati Serracchiani, Lai ed Orlando”.
La commissione, nella lunga esposizione svolta dall’ex ministro dell’Ambiente, ha rivendicato il “diritto-dovere” per i parlamentari di accedere alle strutture penitenziarie per verificare le condizioni di detenzione e di salute di quanti vi sono ristretti, e ha escluso che le azioni dei parlamentari democratici possano essere interpretate come “incoraggiamento” alla battaglia del detenuto contro l’istituto del 41 bis, ma ha circoscritto l’ambito dell’indagine ai soli fatti esposti nell’intervento in discussione e alla effettiva lesione dell’onorabilità dei deputati chiamati in causa (nella stessa occasione della visita a Cospito era presente anche il senatore Walter Verini, ma il Giurì d’Onore ha concluso la relazione rimandando ad altre sedi la determinazione delle modalità attraverso le quali poter verificare le modalità di difesa dell’onorabilità dei membri di altri rami del Parlamento).

Lombardia, Sgarbi: io contrario alle Regioni, qui mi sento inutile

Lombardia, Sgarbi: io contrario alle Regioni, qui mi sento inutileMilano, 15 mar. (askanews) – “Dal punto di vista della sensazione a pelle il Consiglio regionale è una cosa vuota. Forse non rimarrò qui perché mi sentirei inutile”. Lo ha detto il neo consigliere regionale lombardo Vittorio Sgarbi, conversando con i giornalisti a margine della prima seduta della dodicesima legislatura del Consiglio regionale lombardo.
“Il consigliere Sgarbi – dice lo stesso Sgarbi, che ricopre anche la carica di sottosegretario al ministero della Cultura – che cosa fa? Sta qui, prende uno stipendio e poi che cosa fa? Che cosa mi chiedono di fare? C’è la sensazione di una macchina che lavora a vuoto. Il Parlamento un po’ meno, perché fa misure nazionali. Ma una volta che hai fatto la legge sulla Sanità qui che legge vuoi fare, sui sensi unici?”, afferma, aggiungendo di essere “un po’ depresso” ma di “tornare” sicuramente a Palazzo Pirelli a Milano, dove ha sede il consiglio regionale lombardo “il primo aprile perché devo fare il pesce d’aprile”.
“Sono contrario da sempre alle Regioni perché sono da sempre ipercentralista – afferma Sgarbi -. La mia idea è questa: fare quattro o cinque lavori con un solo stipendio. Si può fare perché il parlamentare lavora martedì pomeriggio, mercoledì e giovedì mattina. Qui si riunisce una volta a settimana. Quindi nei tre o quattro giorni vuoti che hanno i parlamentari nazionali possono fare i consiglieri regionali. E basta. Risolvono i problemi locali e fanno l’interesse delle loro Regioni. Magari con una Giunta di esterni”.
Sgarbi propone quindi di “mantenere le Regioni” ma “con i parlamentari eletti nella Regione” al posto dei consiglieri regionali. “I parlamentari eletti in Lombardia si riuniscono il venerdì qui – afferma Sgarbi – tanto non hanno un cazzo da fare… È bello perché si è pagati di più che in qualsiasi altro ruolo”. E “il consigliere semplice d’opposizione è in vacanza: aspettano che finiscano i cinque anni e prendono un sacco di soldi. Io voglio guadagnare lavorando, guadagnare per non fare un cazzo mi deprimo. Come il direttore d’orchestra che dirige una volta all’anno”.

Lombardia, Christian Garavaglia capogruppo di Fdi al Pirellone

Lombardia, Christian Garavaglia capogruppo di Fdi al PirelloneMilano, 15 mar. (askanews) – Christian Garavaglia è il nuovo capogruppo di Fratelli d’Italia nel Consiglio Regionale della Lombardia, che si è ufficialmente insediato questa mattina al Pirellone. L’esponente del partito di Meloni ha 49 anni, è docente universitario e dirigente regionale di Fdi. È stato eletto con 10.329 voti nel collegio di Milano e provincia.
“Desidero ringraziare il partito e i colleghi consiglieri per la fiducia nell’assegnarmi il ruolo di capogruppo del partito di maggioranza della coalizione che sostiene il rieletto presidente Attilio Fontana. I lombardi scelgono ininterrottamente il centrodestra dal 1995. Questo ci riempie di una soddisfazione mista a responsabilità: in Lombardia non basta fare le cose bene, o molto bene. I cittadini si aspettano che vengano fatte al meglio” ha commentato.
“Sono stato per molti anni un amministratore locale e un sindaco, con un’attitudine e una predilezione nell’affrontare e risolvere i problemi. Da docente universitario ed economista sono invece da sempre incline allo studio dell’industria e delle sue dinamiche: chi produce crea lavoro e sviluppo. La Lombardia che abbiamo in mente è quella che sostiene l’impresa, il cui ruolo è prima sociale che economico e produttivo” ha proseguito.
Garavaglia ha infine ricordato che “725.402 persone hanno votato Fratelli d’Italia in Regione Lombardia, 1.774.482 questa maggioranza e il suo presidente. A loro, come a tutti i lombardi, noi dobbiamo delle risposte alle domande e ai bisogni su sanità, lavoro, servizi alla persona, famiglia, giovani e anziani, infrastrutture, ambiente, agricoltura e cultura. Il nostro preciso compito sarà di rispondere, uno per uno, a questi bisogni: la buona politica fa esattamente questo”.

Meloni al Pd: voi avete reso più poveri i lavoratori, rimedieremo

Meloni al Pd: voi avete reso più poveri i lavoratori, rimedieremoRoma, 15 mar. (askanews) – Giorgia Meloni attacca il Pd e i governi che hanno preceduto il suo per aver impoverito i lavoratori. Rispondendo ad una interrogazione sul salario minimo della segretaria Dem Elly Schlein, la presidente del Consiglio replica: “Fronteggiare il lavoro povero è una delle priorità su cui questo governo lavora. L’Italia è l’unico Paese Ocse in cui tra il 1990 e il 2020 il salario medio annuale è diminuito mentre negli altri Paesi dell’Occidente cresceva. E gli interroganti del Pd, con una sincerità che fa loro onore, fanno notare che la quota di pil destinata a salari e stipendi è diminuita più che negli altri Paesi industrializzati. È vero, c’è un problema: chi ha governato fino ad ora – accusa Meloni – ha reso gli italiani più poveri e questo governo deve fare quello che può per invertire la rotta”.
Meloni ribadisce il no all’introduzione di un salario minimo legale: potrebbe “per paradosso” – sostiene – generare per i lavoratori condizioni “peggiori di quelle di oggi”, favorendo “le grandi concentrazioni economiche”.
Replica Schlein in aula alla Camera: “Siete ossessionati dall’immigrazione ma non vedete l’emigrazione di tanti giovani costretti a costruire il loro futuro altrove. Le vostre emergenze sono altre, la capisco, sono i rave, i condoni, la guerra alle Ong e da ieri anche colpire i figli delle famiglie omogenitoriali che hanno diritti come tutti gli altri. Sul piano sociale la vostra azione si definisce in tre parole: incapacità, approssimazione e insensibilità”. “Lei oggi è al governo, ci sono io all’opposizione, non è più tempo di dare la responsabilità ad altri, spetta a voi dare risposte agli italiani, servono risposte immediatamente”. Sul salario minimo “lei dice di no e rinvia a soluzioni incerte che risulteranno tardive e inadeguate”, insiste la leader dem.