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Giubileo, Meloni: cantiere Piazza Pia piccolo miracolo civile

Giubileo, Meloni: cantiere Piazza Pia piccolo miracolo civileRoma, 23 dic. (askanews) – “Fra qualche ora Roma aprirà le sue porte ancor più di quanto non faccia ogni giorno ai pellegrini. In questi due anni abbiamo lavorato tutti bene per far sì che la città eterna sia all’altezza del compito”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso della cerimonia di inaugurazione del restyling di piazza Pia, a Roma, opera legata ai lavori per il Giubileo.


Il nuovo sottopasso automobilistico e la pedonalizzazione della piazza fra Castel Sant’Angelo e la basilica di San Pietro rappresentano, ha sottolineato, “l’opera più imponente, costata 85 milioni di euro, creerà uno spazio per 150mila persone in vista degli eventi giubilari. Abbiamo contemporaneamente lavorato al potenziamento dei servizi essenziali, a partire dai pronto soccorso”. La premier ha rivendicato “lo spirito di collaborazione” che ha animato “tutti i soggetti coinvolti”. A giudizio di Giorgia Meloni fondamentale per il raggiungimento del risultato è stato “il metodo che questo governo ha utilizzato: abbiamo messo in campo una cabina di regia capace di affrontare in tempo reale gli ostacoli che via si presentavano”. Ricordando il ritrovamento, nel corso dei lavori di scavo, di una villa romana che è stata smontata e trasferita senza fermare il cantiere, Meloni ha parlato di “un piccolo miracolo civile. Possiamo chiamarlo il metodo Giubileo. La pubblica amministrazione sa farlo quando ci sono i grandi obiettivi ma penso si possa anche sui piccoli obiettivi del lavoro quotidiano”.

Strage del rapido 904, Mattarella: l’Italia unita seppe reagire all’eversione

Strage del rapido 904, Mattarella: l’Italia unita seppe reagire all’eversioneRoma, 23 dic. (askanews) – “Il primo, intenso pensiero è rivolto ai familiari e a tutti coloro che da allora hanno portato il peso del dolore più intimo e incancellabile. La solidarietà che oggi si rinnova trova le sue radici nella risposta che il popolo italiano seppe, unito, esprimere di fronte all’attacco eversivo. Le Istituzioni seppero respingere il ricatto e difendere la democrazia grazie alla reazione civile e all’amore per la libertà degli italiani. Questo è il testimone da consegnare alle generazioni più giovani”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una dichiarazione a quarant’anni dalla strage del rapido 904, squarciato da una bomba mentre percorreva un galleria sotto l’Appennino.


“Fu una strage spaventosa, di impronta terroristico-mafiosa, come avrebbe accertato la magistratura. Sedici vittime, quasi 300 feriti. Distrutta la vita di donne e uomini inermi, che tornavano per le festività nelle loro terre d’origine. Anche tre bambini fra le vittime di tanta disumanità. Ancora una volta, il tentativo era attentare alla pacifica convivenza del Paese” ricorda il capo dello Stato. “Si allungava la catena dei criminali attentati ai treni, in continuità con le stragi compiute dall’eversione nera. Una strategia di intimidazione e destabilizzazione che la mafia avrebbe replicato contro la Repubblica anche nel decennio successivo” ricorda ancora Mattarella.

Strage rapido 904, Mattarella: Italia unita seppe reagire a eversione

Strage rapido 904, Mattarella: Italia unita seppe reagire a eversione“Questo è il testimone da consegnare alle generazioni più giovani” Roma, 23 dic. (askanews) – “Il primo, intenso pensiero è rivolto ai familiari e a tutti coloro che da allora hanno portato il peso del dolore più intimo e incancellabile. La solidarietà che oggi si rinnova trova le sue radici nella risposta che il popolo italiano seppe, unito, esprimere di fronte all’attacco eversivo. Le Istituzioni seppero respingere il ricatto e difendere la democrazia grazie alla reazione civile e all’amore per la libertà degli italiani. Questo è il testimone da consegnare alle generazioni più giovani”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una dichiarazione a quarant’anni dalla strage del rapido 904, squarciato da una bomba mentre percorreva un galleria sotto l’Appennino.


“Fu una strage spaventosa, di impronta terroristico-mafiosa, come avrebbe accertato la magistratura. Sedici vittime, quasi 300 feriti. Distrutta la vita di donne e uomini inermi, che tornavano per le festività nelle loro terre d’origine. Anche tre bambini fra le vittime di tanta disumanità. Ancora una volta, il tentativo era attentare alla pacifica convivenza del Paese” ricorda il capo dello Stato. “Si allungava la catena dei criminali attentati ai treni, in continuità con le stragi compiute dall’eversione nera. Una strategia di intimidazione e destabilizzazione che la mafia avrebbe replicato contro la Repubblica anche nel decennio successivo” ricorda ancora Mattarella.

Salvini: bello occuparsi di sicurezza, io al Viminale? L’alibi (del processo in corso) non c’è più

Salvini: bello occuparsi di sicurezza, io al Viminale? L’alibi (del processo in corso) non c’è piùMilano, 22 dic. (askanews) – Al ministero dell’Interno “c’è un amico, cioè una persona che ha la mia amicizia e la mia fiducia come Matteo Piantedosi. Sicuramente occuparsi della sicurezza, del futuro, della tranquillità e della serenità di milioni di italiani è qualcosa di bello a cui tutti non potrebbero che ambire, e se qualcuno in passato poteva dire che Salvini non può andare agli Interni perché c’è un processo in corso sulla sua condotta da ministro, adesso quest’alibi non c’è più”. Così il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a margine di un incontro a Milano a chi gli chiedeva se non puntasse a tornare al Viminale. Salvini, però, ha aggiunto subito dopo che “in questo momento sto bene dove sto. E poi parlerò con Giorgia, parlerò con Matteo. Questo governo è una squadra di amici e quindi vedremo”.


Salvini poco prima aveva detto che “Al ministero delle Infrastrutture abbiamo tanti progetti, tanti cantieri, tante opere: le Olimpiadi invernali Milano-Cortina, il ponte sullo Stretto, una nuova rete ferroviaria con più di mille canteri aperti e quindi sono contento di quello che abbiamo fatto e faremo”.

Meloni dai militari italiani nella base Nato in Lituania: c’è chi si riempie la bocca di pace, voi sul campo

Meloni dai militari italiani nella base Nato in Lituania: c’è chi si riempie la bocca di pace, voi sul campoSaariselka (Finlandia), 22 dic. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è arrivata alla base aerea di Siauliai, in Lituania, per far visita al contingente militare italiano impegnato nella missione Nato Baltic Air Policing, a salvaguardia dello spazio aereo delle Repubbliche Baltiche.


Ad accoglierla, il comandante della Task Force Air 36th Wing Baltic Thunder II, colonnello Roberto Massarotto. In video collegamento saranno presenti anche i contingenti nazionali impegnati in missioni all’estero in Asia, Medio Oriente, Africa, Balcani, Paesi Baltici, Est Europa, Stati Uniti, Mar Mediterraneo e Mar Rosso.


“Sono qui per portarvi gli auguri della nazione e la riconoscenza del popolo italiano. Io torno a casa dalla Finlandia, come fa la gran parte di coloro che lavorano fuori casa. In Italia la gran parte delle persone è impegnata a organizzare il pranzo di Natale o a comprare regali e si preparano a riabbracciare le proprie famiglie. Voi non lo farete, so che vi pesa, ma forse vi peserebbe di più sapere che non state facendo il vostro lavoro per garantire sicurezza e serenità alle vostre famiglie e a milioni di famiglie che non vi conoscono e forse neanche se ne rendono conto”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, salutando alla base aerea di Siauliai, in Lituania, il contingente militare italiano impegnato nella missione NATO Baltic Air Policing. “La patria è una madre, non è un caso che la chiamiamo madre-patria. Quella madre vuol essere da voi e dirvi buon natale, vuol dirvi grazie, che apprezza, conosce e riconosce gli straordinari sacrifici che fate, il valore che regalano e producono per la nostra nazione. Sono qui anche per ricordare tutto questo agli italiani, per ricordare all’Italia nel suo complesso quanta parte della nostra credibilità passa dai vostri sacrifici e dalla vostra abnegazione, per ricordarlo a quei tanti che si riempiono la bocca della parola pace ma non ricordano sempre che la pace non è qualcosa di dato per garantito, è qualcosa che va difeso e garantito ogni giorno e che c’è qualcuno in prima linea a fare questo lavoro” ha sottolineato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Ai tanti che ci dicono che le spese per la difesa non sono in fondo così utili – ha aggiunto – vale la pena di ricordare che sono le risorse che ci consentono di difendere il transito delle navi mercantili che consentono ai prodotti di arrivare in Italia senza un aumento dei prezzi; che consentono di garantire pace e benessere per nazioni martoriate dalla guerra; di produrre lontano dai nostri confini una deterrenza che consente di non far avvicinare i rischi alle nostre case e alle nostre famiglie”.

Trump spinge Ue a unità su spese difesa, Kallas promette risorse

Trump spinge Ue a unità su spese difesa, Kallas promette risorseSaariselka (Finlandia), 22 dic. (askanews) – Donald Trump non è ancora entrato in carica ma già sta cambiando il clima nell’Unione europea, ad esempio avvicinando i Paesi del Nord cosiddetti “frugali” ai “Pigs” del Sud sulla spesa comune nella difesa. Il tema è stato al centro del primo vertice Nord-Sud che si è tenuto a Saariselka in Lapponia e che ha messo attorno al tavolo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i premier (tutti conservatori) di Grecia Kyriakos Mitsotakis, Finlandia Petteri Orpo, Svezia Ulf Kristersson e l’Alta rappresentante dell’Ue per la politica estera e la sicurezza Kaja Kallas.


Alla fine sono tutti d’accordo, sintetizza Orpo, sul fatto che “la difesa europea deve essere potenziata”, la questione riguarda i finanziamenti e per la prima volta – è questa la novità – anche i sobri Paesi del Nord non chiudono la porta a possibili iniziative comuni europee: “Dobbiamo esplorare ogni opzione finanziaria”, dice il primo ministro finlandese nella conferenza stampa finale. E Meloni prende atto con soddisfazione che “abbiamo capito che il mondo è cambiato e non possiamo affrontare le sfide se non comprendiamo il punto di vista e le difficoltà degli altri”. A maggior ragione con l’arrivo di Trump dopo il 20 gennaio. Secondo indiscrezioni raccolte dai media americani nei giorni scorsi, il presidente eletto pretenderebbe, e non è una novità, un maggior contributo alla Nato degli europei, alzando di molto l’asticella: dall’attuale 2% (che pochi raggiungono, e l’Italia non è tra questi) al 5%. Su questo Meloni invita alla cautela: “Secondo me su Trump non dovremmo seguire i rumors. Ho sentito per esempio l’ultima cosa che ha detto sull’Ucraina: ‘Stiamo lavorando per la pace ma non possiamo avere la pace abbandonando l’Ucraina’, che è quasi quello che ho detto io per anni. Aspetterei di capire esattamente quale sia la volontà del nuovo presidente degli Stati Uniti”. E comunque, aggiunge, “io non penso a cosa l’America può fare per noi ma cosa noi possiamo fare per noi stessi. Dobbiamo rafforzare la nostra sicurezza e la difesa e abbiamo bisogno di strumenti”.


I suoi colleghi sono sulla stessa linea. “I Paesi europei sanno che devono rafforzare la loro difesa, non possiamo chiedere agli Usa di essere i maggiori sponsor della difesa europea”, ammette Kristersson. Per Orpo, Trump ha “ragione” nella sostanza, poi “non è questione di quale sia la percentuale ma di sicurezza: dobbiamo lavorare dentro la Nato insieme per trovare il giusto livello di spesa”. Mitsotakis mostra di dar credito all’indiscrezione sul 5% perchè “quello che sappiamo è che il 2% è probabilmente storia e dovrà essere di più” ma servirà un “accordo all’interno della Nato”. E prima ancora all’interno dell’Ue. “L’anno prossimo – promette Kallas – proporremo idee a livello europeo per una maggiore cooperazione in materia di difesa, maggiori capacità e finanziamenti”.

Migranti, Meloni: processo Open Arms a Salvini per le sue scelte politiche (ma non tornerà al Viminale)

Migranti, Meloni: processo Open Arms a Salvini per le sue scelte politiche (ma non tornerà al Viminale)Saariselka (Finlandia), 22 dic. (askanews) – Matteo Salvini non tornerà al Viminale, dopo l’assoluzione nel processo Open Arms. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rispondendo a un giornalista che le chiedeva se potrà tornare a fare il ministro dell’Interno.


Sulla sentenza Open Arms, ha detto Meloni, “mi pare un fatto che l’oggetto del processo a Salvini fossero le sue scelte politiche piuttosto che effettivi reati e che la giurisdizione sia stata usata per condizionare la politica” ma “oggi sia io che Salvini siamo contenti del lavoro che svolge l’ottimo ministro dell’Interno”. Meloni ha anche affrontato la questione dei centri in Albania per i migranti: “Mi pare che la Cassazione abbia dato ragione al governo: è diritto del governo stabilire la lista dei Paesi sicuri e poi i giudici possono entrare nel singolo caso ma non disapplicare in toto il decreto del governo. Domani ho convocato una riunione sul tema Albania per vedere come procedere”. Sui centri in Albania “abbiamo avuto problemi di interpretazione sulle nuove regole, le stiamo superando”, ha sottolineato la presidente del Consiglio, nelle dichiarazioni alla stampa al termine del vertice Nord-Sud.


“Bisogna pensare fuori dagli schemi: l’Italia è stata la prima a fare un accordo con un Paese extra Ue, stiamo avendo qualche problema nell’interpretazione delle regole ma lo stiamo superando. Penso che sia un nuovo modo di affrontare questo problema”, ha concluso.

Giustizia, Bongiorno: sì separazione carriere, no pm sotto esecutivo

Giustizia, Bongiorno: sì separazione carriere, no pm sotto esecutivoRoma, 22 dic. (askanews) – La separazione delle carriere dei magistrati “è importante per l’effettiva parità tra accusa e difesa, ma la parte che reputo decisiva della riforma è quella del Csm contro la degenerazione correntizia”. Lo afferma Giulia Bongiorno (Lega), presidente della commissione Giustizia del Senato, in un a intervista al Corriere della sera all’indomani dell’assoluzione di Matteo Salvini, che l’esponente leghista ha difeso nel processo Open Arms.


Non vede il rischio che dopo la separazione il pm finisca sotto l’esecutivo? “Mai pm sotto l’esecutivo e mai eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale”, replica Bongiorno.

Ddl sicurezza slittato a gennaio tra crepe in maggioranza e polemiche

Ddl sicurezza slittato a gennaio tra crepe in maggioranza e polemicheRoma, 22 dic. (askanews) – La gestazione del ddl sicurezza in Senato si conferma lunga e accidentata, dopo gli stop and go registrati in prima lettura alla Camera. Compatta versus le opposizioni, la maggioranza registra invece frizioni al suo interno. Tanto che, l’11 dicembre, all’annuncio da parte del ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani di “possibili” modifiche c’è stato subito un altolà della Lega contro l’ipotesi di una terza lettura a Montecitorio. Ma poiché alcune criticità risultano essere state segnalate informalmente dallo stesso Quirinale, ignorarle rischierebbe di produrre un contraccolpo nei rapporti tra Palazzo Chigi e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella chiamato a promulgare le leggi. Immediato lo stallo. E la partita su come intervenire è slittata al nuovo anno.


Questa la cronaca fino a mercoledì scorso, giorno dell’ultima seduta delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia di Palazzo Madama che si sono date appuntamento a gennaio, probabilmente non prima della metà del prossimo mese, complice l’iter del Milleproroghe, secondo quanto viene riferito.Come se non bastasse, venerdì, sul ddl sicurezza è esploso uno scontro tra il Consiglio d’Europa e il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha rinfocolato la polemica politica. Il Commissario per i diritti umani, Michael O’Flaherty, ha inviato una missiva a La Russa in cui paventa il rischio di restrizioni dello Stato di diritto in Italia e in cui lo prega di trasmettere la richiesta ai senatori di non votare il ddl se non ci saranno cambiamenti sostanziali. Secca la reazione di La Russa che ha definito il contenuto della lettera una “inaccettabile interferenza nelle decisioni autonome e sovrane di un’assemblea parlamentare. Al di fuori degli atti ufficiali, la mia personale opinione è che ho trovato non solo irrituale ma contrario a qualunque principio democratico, che il signor Michael O’ Flaherty (a me finora del tutto sconosciuto) chieda addirittura di non votare una legge per altro il cui testo è ancora in formazione e all’esame della commissioni”.


L’esame a Palazzo Madama è proceduto a rilento anche a causa dell’ostruzionismo dei gruppi di minoranza che hanno presentato oltre 1.500 proposte di modifica ed è stato interrotto ai primi emendamenti (tutti bocciati) all’articolo 14, quello che prevede il reato di blocco stradale (o ferroviario) con il proprio corpo. Una delle nuove fattispecie difese a spada tratta dal centrodestra e definite, per altro verso, “liberticide” e “anti-costituzionali” dalle opposizioni e dalla Rete nazionale ‘No ddl sicurezza’ che sabato della scorsa settimana ha visto scendere in piazza migliaia di persone e che sta mettendo in cantiere nuove iniziative.Il provvedimento è composto da 38 articoli e ne rimangono da affrontare i due terzi, peraltro la parte più controversa. Tra le norme su cui il ministro ha segnalato la necessità di una riflessione ci sono lo stop dell’obbligo del rinvio di esecuzione della pena per le madri incinta e con figli minori di un anno e il divieto di vendere una Sim ai migranti senza permesso di soggiorno. Ma altri due articoli sarebbero sul tavolo: il reato di resistenza passiva nelle carceri e nei Cpr e l’aggravante per il reato di resistenza a pubblico ufficiale nel caso di proteste contro infrastrutture strategiche.


Nessuna novità ci dovrebbe essere sull’equiparazione della cannabis light alla droga, secondo quanto riferito da Ciriani. Tuttavia, la stretta ha sollevato le proteste accese di tutta la filiera della canapa industriale, anche per il suo impatto sulla normativa europea, ma su questo tema per ora l’esecutivo ha fatto muro. Il ddl sicurezza è stato varato dal consiglio dei ministri più di un anno fa, nel novembre del 2023. In aula alla Camera è stato approvato il 18 settembre scorso. Il testo introduce oltre venti tra nuovi reati, innalzamenti di pena o aggravanti e contiene un pacchetto di misure corpose che vanno dal reato di blocco stradale o ferroviario attuato con il proprio corpo, alle norme ‘anti-Ponte’ e ‘anti-Tav’, al contrasto alle occupazioni abusive, all’autorizzazione agli agenti di pubblica sicurezza a detenere e a portare senza licenza armi anche quando non sono in servizio, sino appunto al reato di resistenza passiva nelle carceri e nei Cpr. 

Giustizia, Nordio: separazione carriere, deciderà il referendum

Giustizia, Nordio: separazione carriere, deciderà il referendumRoma, 22 dic. (askanews) – La separazione delle carriere dei magistrati è importante perché “è un principio che adottano tutti i paesi del mondo, garantisce la terzietà del giudizio”. Lo sostiene il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervistato dal Messaggero.


Quanto ai tempi di approvazione della riforma, “entro l’estate – afferma – dovremmo avere la doppia lettura, alla Camera e al Senato. A Montecitorio il primo sì tra gennaio e febbraio, poi si va a Palazzo Madama. Tre mesi per legge di pausa, poi la seconda lettura che dovrebbe essere de plano”. Con che maggioranza? “Difficilmente ci saranno i due terzi, quindi si andrà a referendum. E me lo auguro: se ci fossero i 2/3, vista la malizia politica, qualcuno potrebbe insinuare accordi sottobanco. Mentre con il referendum – conclude Nordio – saranno i cittadini a decidere”.