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Meloni ha “saltato” la cena con Biden e il vertice per l’Ucraina ma la “posizione non cambia”

Meloni ha “saltato” la cena con Biden e il vertice per l’Ucraina ma la “posizione non cambia”New York, 25 set. (askanews) – Al termine del suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu, nella notte italiana, Giorgia Meloni è salita sul volo di Stato per tornare a Roma, in ‘anticipo’, rispetto al piano originario che prevedeva di trattenersi fino al 25. Dunque oggi (mercoledì) non sarà – come anche lo scorso anno – alla tradizionale cena di gala offerta da Joe e Jill Biden al Metropolitan Museum né al vertice convocato dal presidente Usa per ribadire il sostegno all’Ucraina, presente il presidente Volodymyr Zelensky. Al summit (che dovrebbe essere in un formato G7 allargato) la premier interverrà in collegamento da Roma, ma la scelta non ha mancato di sollevare dubbi in Italia su un possibile cambio di linea del governo su Kiev.


“Non” è una scelta politica, ha assicurato rispondendo ai giornalisti. “Poi – ha aggiunto – capisco che si cerchi di sostenere tesi anche contro l’evidenza. L’incontro era previsto per oggi e abbiamo tarato il nostro programma a New York anche sulla base di quell’incontro. E’ stato spostato su richiesta degli Usa a domani, parteciperemo lo stesso e penso che al di là del tentativo di cercare di dimostrare cose indimostrabili la posizione italiana non cambia e non stia cambiando come dimostra anche l’incontro di stamani con Zelensky”. Nel colloquio Meloni ha ribadito il “convinto sostegno” dell’Italia “per tutto il tempo necessario”, ricevendo i ringraziamenti del presidente ucraino. La stessa cosa ha fatto il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che l’ha sostituita nella seduta straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu su Kiev. Per questo, secondo Meloni, non è “utile per la nazione che ha il pregio che tutti riconoscono al mondo della chiarezza e della sua determinazione nel sostenere l’Ucraina cercare di raccontare un’altra storia. Non lo dico per il governo ma per l’Italia, per una volta considerata una nazione seria, affidabile, che non cambia posizione quando cambia il vento. E’ qualcosa che ci riconoscono tutti e penso che sia un elemento di cui tutti dovremmo andare fieri”. Il tema dell’Ucraina è strettamente intrecciato con la campagna elettorale americana, viste le posizioni sul tema del candidato repubblicano Donald Trump, ma anche di uno dei suoi più convinti sostenitori: quell’Elon Musk che Meloni ha scelto per farsi consegnare, ieri sera, il premio dell’Atlantic Council. La premier, rispondendo ai giornalisti, afferma di non aver avuto, in questi giorni, “contatti con Donald Trump o con potenziali membri della sua amministrazione” e nega ogni lettura “politica” del rapporto con Musk. Il numero uno di Tesla e X è “una personalità tra le più interessanti del nostro tempo”, è una scelta “che abbiamo fatto mesi fa” e “non c’entra niente con la campagna elettorale americana”. Dunque “il tentativo di schierare l’Italia nella campagna americana credo sia un tentativo italiano ma non mi pare sia particolarmente intelligente. Non sono una sostenitrice dell’ingerenza straniera nelle questioni interne delle nazioni sovrane, non sono tra quei leader che pensano di avere la facoltà di dire a un cittadino che vive in un’altra nazione cosa sia meglio per il futuro. Queste sono cose che piacciono alla sinistra, a me non sono mai piaciute”.


(di Alberto Ferrarese)

Rai, dubbi ‘campo largo’ e Pd su Aventino, pressing su Schlein

Rai, dubbi ‘campo largo’ e Pd su Aventino, pressing su SchleinRoma, 24 set. (askanews) – Si deciderà domani la linea del Pd e del ‘campo largo’ sul rinnovo del Cda Rai e ancora in queste ore sono in molti al lavoro per evitare che il centrosinistra si presenti in ordine sparso all’appuntamento. La linea dell’Aventino seguita fin qui da Elly Schlein lascia perplessi in tanti, sia dentro al suo partito, sia tra gli alleati, senza contare che M5s pare determinato a votare il proprio consigliere di amministrazione.


Domani mattina si riunirà la commissione di Vigilanza, incontro che però non dovrebbe riservare sorprese da parte del centrodestra, prevede un parlamentare democratico: “Loro andranno avanti”. Molti senatori e deputati Pd da giorni chiedevano una riunione sulla Rai, ma l’appuntamento è stato fissato solo oggi nel tardo pomeriggio, una riunione dei gruppi parlamentari fissata per le 20.30 di domani sera. Prima la Schlein farà il punto anche con Giuseppe Conte, dopo che oggi ha parlato a lungo sia con Angelo Bonelli che con Nicola Fratoianni e dopo aver sentito anche Iv. Tutti gli alleati ascoltati finora hanno provato a scoraggiare la scelta di non partecipare alle votazioni, accarezzata invece dalla segretaria finora. “Meglio fare la battaglia da dentro il cda”, insiste anche la maggior parte dei parlamentari democratici.


Con Conte si proverà a fissare almeno un minimo comune denominatore, cioé il no a Simona Agnes presidente, il nome scelto da Forza Italia. Un modo, secondo il vertice Pd, per creare un problema alla maggioranza, visto che Fdi incasserà la ‘promozione’ di Giampaolo Rossi ad amministratore delegato mentre il partito di Antonio Tajani resterebbe a mani vuote. La figura del presidente, infatti, deve essere ratificata dalla commissione di Vigilanza con i 2/3 dei voti e il centrodestra non può raggiungere il quorum senza la partecipazione almeno di parte delle opposizioni. Conte nei giorni scorsi si era detto disponibile a ragionare su un “presidente di garanzia”, aggiungendo però che i nomi finora sul tavolo non rispondevano a questi requisiti. Insomma, M5s non dovrebbe dare il proprio ok.


Ma i 5 stelle voteranno il consigliere di amministrazione che spetta loro, cosa che invece potrebbe non fare il Pd. Avs avrebbe già pronto il nome di Roberto Natale, ma molti tra i democratici pensano che questa potrebbe essere una scelta opportuna anche per il Nazareno: il Pd non indicherebbe un proprio nome, ma favorirebbe comunque l’elezione di un uomo indicato dagli alleati. Si vedrà domani quale orientamento porterà la Schlein all’assemblea dei gruppi.

Rai, centrodestra tira dritto su cda. E punta dito su divisioni Pd-M5s

Rai, centrodestra tira dritto su cda. E punta dito su divisioni Pd-M5sRoma, 24 set. (askanews) – La risposta alle voci di un rinvio che cominciano a circolare a metà mattina arriva in pochi secondi direttamente sui telefonini dei deputati di Fdi. “Obbligo di presenza giovedì 26 alle 9.30 per l’elezione di n.2 membri del cda Rai”. Dunque, come da giorni ha deciso Giorgia Meloni, questa volta per l’elezione dei 4 consiglieri di nomina parlamentare (due per ciascuna Camera) non è previsto nessuno slittamento. Lo certifica ufficialmente la capigruppo del Senato, che conferma la votazione a palazzo Madama nella stessa giornata, a partire dalle 10. Il Pd ci prova a chiedere più tempo, ma la risposta della maggioranza è un no secco.


Per il centrodestra, d’altra parte, i giochi sono sostanzialmente fatti: i voti di Fratelli d’Italia dovrebbero convergere su Federica Frangi (ma circola ancora anche il nome di Valeria Falcone), quelli della Lega su Antonio Marano (classe 1956) mentre tra giovedì e venerdì il Mef indicherà i suoi due consiglieri: Giampaolo Rossi, destinato a diventare amministratore delegato (di fatto il vero obiettivo della presidente del Consiglio), e poi quello di Simona Agnes. Dovrebbe essere lei, nei desiderata di Forza Italia, a ricoprire il ruolo di presidente. Ma è esattamente su questo punto che da settimane le trame della maggioranza si intrecciano con quelle delle opposizioni, visto che quel ruolo per essere effettivo necessita di due terzi dei voti della Vigilanza (e al centrodestra ne mancano due). La novità degli ultimi giorni è la rottura del fronte dei partiti di minoranza. I dem hanno provato a convincere tutti gli altri a seguirli nell’idea non soltanto di un Aventino in Vigilanza, ma addirittura a disertare lo stesso voto parlamentare. Giuseppe Conte, tuttavia, pur avendo posto come condizione la scelta di un presidente di garanzia (che al momento non è sul piatto), non sembra intenzionato a rinunciare all’elezione del ‘suo’ Alessandro di Majo. Il Pd, con la segretaria Elly Schlein, continua a sostenere che prima di procedere al rinnovo bisogna fare la riforma della governance. Il M5s, invece, sembra aver colto favorevolmente l’apertura della settimana scorsa da parte della maggioranza sulla convocazione di Stati generali dedicati proprio alla scrittura della nuova legge.


Ed è in questa crepa che il centrodestra ha deciso di incunearsi per portare a casa la nomina del nuovo consiglio di amministrazione. Certo, per Forza Italia c’è ancora il rischio che Simona Agnes non abbia i voti necessari per essere indicata come presidente ma in quel caso la legge prevede che a fare le funzioni sia il consigliere più anziano (dovrebbe essere Marano). Dunque intanto il nuovo cda sarebbe operativo, solo dopo si aprirebbe la questione della Vigilanza che – ci sperano gi azzurri – a quel punto potrebbe essere una partita completamente diversa. Il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, lo dice chiaramente con parole che suonano più come un avvertimento che come un consiglio. “Noi – dice – abbiamo aperto agli stati generali e alla riforma” della governance, “se non ci saranno i due terzi sul presidente, se non c’è un atteggiamento costruttivo, non si può pretendere di fare gli stati generali o la riforma”. Insomma, se c’è un approccio “collaborativo” bene, altrimenti “andiamo avanti, tanto la Rai va in onda pure in questo momento”. Nell’opposizione in queste ore si lavora per evitare una spaccatura. Come ammette uno dei pontieri della sinistra, “stiamo cercando di spiegare al Pd che fare l’aventino da soli sarebbe un gesto politicamente poco utile”. Ad ogni modo, dalla maggioranza non hanno nessuna intenzione di approfittare dell’impasse nell’altro fronte per provare a eleggersi un consigliere in più. “Noi andiamo per la nostra strada, decidano loro cosa vogliono fare”, spiega un alto dirigente meloniano. Così, però, in teoria, potrebbe essere il M5s a provare a raddoppiare il numero di suoi eletti in cda. Nella maggioranza non credono a questa ipotesi, ma ad ogni modo la risposta resta sempre la stessa. “Non è un problema nostro”.

Sul cda della Rai il centrodestra tira dritto. E punta il dito sulle divisioni Pd-M5s

Sul cda della Rai il centrodestra tira dritto. E punta il dito sulle divisioni Pd-M5sRoma, 24 set. (askanews) – La risposta alle voci di un rinvio che cominciano a circolare a metà mattina arriva in pochi secondi direttamente sui telefonini dei deputati di Fdi. “Obbligo di presenza giovedì 26 alle 9.30 per l’elezione di n.2 membri del cda Rai”. Dunque, come da giorni ha deciso Giorgia Meloni, questa volta per l’elezione dei 4 consiglieri di nomina parlamentare (due per ciascuna Camera) non è previsto nessuno slittamento. Lo certifica ufficialmente la capigruppo del Senato, che conferma la votazione a palazzo Madama nella stessa giornata, a partire dalle 10. Il Pd ci prova a chiedere più tempo, ma la risposta della maggioranza è un no secco.


Per il centrodestra, d’altra parte, i giochi sono sostanzialmente fatti: i voti di Fratelli d’Italia dovrebbero convergere su Federica Frangi (ma circola ancora anche il nome di Valeria Falcone), quelli della Lega su Antonio Marano (classe 1956) mentre tra giovedì e venerdì il Mef indicherà i suoi due consiglieri: Giampaolo Rossi, destinato a diventare amministratore delegato (di fatto il vero obiettivo della presidente del Consiglio), e poi quello di Simona Agnes. Dovrebbe essere lei, nei desiderata di Forza Italia, a ricoprire il ruolo di presidente. Ma è esattamente su questo punto che da settimane le trame della maggioranza si intrecciano con quelle delle opposizioni, visto che quel ruolo per essere effettivo necessita di due terzi dei voti della Vigilanza (e al centrodestra ne mancano due). La novità degli ultimi giorni è la rottura del fronte dei partiti di minoranza. I dem hanno provato a convincere tutti gli altri a seguirli nell’idea non soltanto di un Aventino in Vigilanza, ma addirittura a disertare lo stesso voto parlamentare. Giuseppe Conte, tuttavia, pur avendo posto come condizione la scelta di un presidente di garanzia (che al momento non è sul piatto), non sembra intenzionato a rinunciare all’elezione del ‘suo’ Alessandro di Majo. Il Pd, con la segretaria Elly Schlein, continua a sostenere che prima di procedere al rinnovo bisogna fare la riforma della governance. Il M5s, invece, sembra aver colto favorevolmente l’apertura della settimana scorsa da parte della maggioranza sulla convocazione di Stati generali dedicati proprio alla scrittura della nuova legge.


Ed è in questa crepa che il centrodestra ha deciso di incunearsi per portare a casa la nomina del nuovo consiglio di amministrazione. Certo, per Forza Italia c’è ancora il rischio che Simona Agnes non abbia i voti necessari per essere indicata come presidente ma in quel caso la legge prevede che a fare le funzioni sia il consigliere più anziano (dovrebbe essere Marano). Dunque intanto il nuovo cda sarebbe operativo, solo dopo si aprirebbe la questione della Vigilanza che – ci sperano gi azzurri – a quel punto potrebbe essere una partita completamente diversa. Il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, lo dice chiaramente con parole che suonano più come un avvertimento che come un consiglio. “Noi – dice – abbiamo aperto agli stati generali e alla riforma” della governance, “se non ci saranno i due terzi sul presidente, se non c’è un atteggiamento costruttivo, non si può pretendere di fare gli stati generali o la riforma”. Insomma, se c’è un approccio “collaborativo” bene, altrimenti “andiamo avanti, tanto la Rai va in onda pure in questo momento”. Nell’opposizione in queste ore si lavora per evitare una spaccatura. Come ammette uno dei pontieri della sinistra, “stiamo cercando di spiegare al Pd che fare l’aventino da soli sarebbe un gesto politicamente poco utile”. Ad ogni modo, dalla maggioranza non hanno nessuna intenzione di approfittare dell’impasse nell’altro fronte per provare a eleggersi un consigliere in più. “Noi andiamo per la nostra strada, decidano loro cosa vogliono fare”, spiega un alto dirigente meloniano. Così, però, in teoria, potrebbe essere il M5s a provare a raddoppiare il numero di suoi eletti in cda. Nella maggioranza non credono a questa ipotesi, ma ad ogni modo la risposta resta sempre la stessa. “Non è un problema nostro”.

Meloni vede Erdogan: sostegno a Ucraina, confronto anche su M.O.

Meloni vede Erdogan: sostegno a Ucraina, confronto anche su M.O.New York, 24 set. (askanews) – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni unite, il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan.


“Al centro del colloquio – riferisce Palazzo Chigi – oltre alla sempre più difficile situazione in Medio Oriente, il comune impegno a sostegno dell’integrità territoriale dell’Ucraina e per la ricerca di una pace giusta e duratura”. Sul fronte bilaterale, “è stata ribadita la comune volontà di convocare al più presto un Vertice tra i due Governi e un ‘Business Forum’ al fine di un ulteriore rafforzamento della relazione bilaterale”.

La Russa: rimaste casematte sinistra, vanno abbattute

La Russa: rimaste casematte sinistra, vanno abbattuteRoma, 24 set. (askanews) – “La nuova egemonia della sinistra? Forse c’è meno egemonia, ma è rimasta la struttura e sono rimasti coloro che sono a guardia della struttura, non voglio dire armata…”. Lo ha detto il presidente del Senato Ignazio La Russa intervenendo, in Sala Koch al Senato, al convegno intitolato “Da Gramsci a Gentile. Esiste l’egemonia culturale”, organizzato dalla Fondazione Alleanza Nazionale.


“Le casematte, espressione usata da Gramsci, sono sempre rimaste ben occupate, non credo ci debba essere nulla di male ad abbatterle e a lasciare la pianura, luoghi aperti alle incursioni di tutti senza che nessuno voglia limitare le espressioni degli altri” ha concluso La Russa.

Cittadinanza, raggiunto il quorum di 500.000 firme per il referendum

Cittadinanza, raggiunto il quorum di 500.000 firme per il referendumMilano, 24 set. (askanews) – La raccolta firme online per la richiesta di referendum che mira a modificare la normativa per ottenere la cittadinanza italiana da parte di un cittadino straniero residente nel territorio della Repubblica, aperta il 6 settembre, ha raggiunto il quorum richiesto. In base ai dati pubblicati dalla piattaforma del ministero della Giustizia le firme digitali raccolte finora sono infatti più di 510.000. Il quesito punta a dimezzare da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza.

Meloni premiata a Ny: grazie a Elon Musk per la sua stima

Meloni premiata a Ny: grazie a Elon Musk per la sua stimaNew York, 24 set. (askanews) – “Grazie Elon”. Lo scrive su X la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, postando il video dell’intervento di Elon Musk ieri sera alla consegna del premio dell’Atlantic cCouncil alla premier.


“È stato per me un grande orgoglio – aggiunge Meloni – ricevere questo illustre riconoscimento, per cui ringrazio tutto l’Atlantic Council. Sono anche profondamente grata a Elon Musk per le sue parole di stima e per avermi consegnato il premio”.

Meloni premiata a New York, lancia il suo “manifesto” del patriottismo: ‘Difenderemo i nostri valori’

Meloni premiata a New York, lancia il suo “manifesto” del patriottismo: ‘Difenderemo i nostri valori’New York, 24 set. (askanews) – E’ stato un “manifesto” politico del patriottismo come alternativa al declino dell’Occidente e risposta agli autoritarismi quello delineato da Giorgia Meloni dal palco dell’Atlantic Council, l’organizzazione che l’ha premiata a New York con il “Global Citizen Award”.


A consegnarle il riconoscimento, su richiesta della stessa premier, il numero uno di Tesla e X Elon Musk: una decisione che – secondo indiscrezioni – non sarebbe stata gradita da tutti all’interno dell’Atlantic Council. L’applauso, tiepido, che ha accolto l’imprenditore (molto controverso per alcune sue idee e grande sostenitore di Donald Trump) è sembrato confermarlo. Ma Musk nella sua breve introduzione è stato particolarmente sobrio e misurato: ha scherzato su Meloni (“E’ più bella dentro che fuori”) elogiandola per il “lavoro incredibile come primo ministro dell’Italia: un record di crescita economica, di occupazione, è incredibile”. Nel suo intervento Meloni ha abbandonato i temi istituzionali che sta affrontando nei giorni dell’Assemblea generale dell’Onu, scegliendo un taglio nettamente politico, con numerose citazioni: Ronald Reagan; il filosofo conservatore Roger Scruton; Giuseppe Prezzolini ma anche il suo “prof d’inglese” Michael Jackson.


Come politica, ha detto, tra la scelta di essere “una leader o una che segue” la sua “ambizione è guidare e non seguire”. Le sue idee – ha ricordato – sono state definite da ‘Politico’ “nazionalismo occidentale”. Espressione, spiega, forse non “corretta” perché spesso associata a “dottrine di aggressione o autoritarismo”. Ma sicuramente “non dobbiamo vergognarci di usare e difendere parole come nazione e patriottismo”. In particolare si è soffermata sul presente e il futuro dell’Occidente che “più che un luogo fisico”, è “una civiltà costruita nei secoli grazie al genio e al sacrificio di molti”. L’Occidente è “un sistema di valori in cui la persona è centrale, gli uomini e le donne sono uguali e liberi, i sistemi sono democratici, la vita è sacra, lo Stato è laico e basato sullo Stato di diritto”. Oggi però l’Occidente mostra “disprezzo” per se stesso, quella ‘malattia’ che Scruton chiama “oikofobia”. Un disprezzo che, ha accusato, “ci porta a voler cancellare con la violenza i simboli della nostra civiltà, negli Stati Uniti come in Europa”. Questo con il “paradosso” che “mentre da un lato l’Occidente disprezza se stesso, dall’altro pretende spesso di essere superiore agli altri”, rischiando di diventare “un interlocutore meno credibile”. In questa situazione di debolezza dell’Occidente, “le autocrazie stanno guadagnando terreno sulle democrazie” anche grazie a una “narrazione sull’inevitabile declino dell’Occidente” diffusa con “trolls e bot impegnati a manipolare la realtà”.


Di fronte all’avanzare delle autocrazie – è il suo appello – “dobbiamo recuperare la consapevolezza di chi siamo” con “fiducia nei nostri valori: una sintesi nata dall’incontro tra filosofia greca, diritto romano e umanesimo cristiano” senza “rinunciare alla forza della nostra identità, perché sarebbe il miglior regalo che possiamo fare ai regimi autoritari”. Per questo – ha concluso – “il patriottismo è la migliore risposta al declino” e “ai tifosi degli autoritarismi dico molto chiaramente che difenderemo i nostri valori”. (dell’inviato Alberto Ferrarese)

Meloni premiata a New York, lancia suo “manifesto” patriottismo

Meloni premiata a New York, lancia suo “manifesto” patriottismodell’inviato Alberto Ferrarese New York, 24 set. (askanews) – E’ stato un “manifesto” politico del patriottismo come alternativa al declino dell’Occidente e risposta agli autoritarismi quello delineato da Giorgia Meloni dal palco dell’Atlantic Council, l’organizzazione che l’ha premiata a New York con il “Global Citizen Award”.


A consegnarle il riconoscimento, su richiesta della stessa premier, il numero uno di Tesla e X Elon Musk: una decisione che – secondo indiscrezioni – non sarebbe stata gradita da tutti all’interno dell’Atlantic Council. L’applauso, tiepido, che ha accolto l’imprenditore (molto controverso per alcune sue idee e grande sostenitore di Donald Trump) è sembrato confermarlo. Ma Musk nella sua breve introduzione è stato particolarmente sobrio e misurato: ha scherzato su Meloni (“E’ più bella dentro che fuori”) elogiandola per il “lavoro incredibile come primo ministro dell’Italia: un record di crescita economica, di occupazione, è incredibile”. Nel suo intervento Meloni ha abbandonato i temi istituzionali che sta affrontando nei giorni dell’Assemblea generale dell’Onu, scegliendo un taglio nettamente politico, con numerose citazioni: Ronald Reagan; il filosofo conservatore Roger Scruton; Giuseppe Prezzolini ma anche il suo “prof d’inglese” Michael Jackson.


Come politica, ha detto, tra la scelta di essere “una leader o una che segue” la sua “ambizione è guidare e non seguire”. Le sue idee – ha ricordato – sono state definite da ‘Politico’ “nazionalismo occidentale”. Espressione, spiega, forse non “corretta” perchè spesso associata a “dottrine di aggressione o autoritarismo”. Ma sicuramente “non dobbiamo vergognarci di usare e difendere parole come nazione e patriottismo”. In particolare si è soffermata sul presente e il futuro dell’Occidente che “più che un luogo fisico”, è “una civiltà costruita nei secoli grazie al genio e al sacrificio di molti”. L’Occidente è “un sistema di valori in cui la persona è centrale, gli uomini e le donne sono uguali e liberi, i sistemi sono democratici, la vita è sacra, lo Stato è laico e basato sullo Stato di diritto”. Oggi però l’Occidente mostra “disprezzo” per se stesso, quella ‘malattia’ che Scruton chiama “oikofobia”. Un disprezzo che, ha accusato, “ci porta a voler cancellare con la violenza i simboli della nostra civiltà, negli Stati Uniti come in Europa”. Questo con il “paradosso” che “mentre da un lato l’Occidente disprezza se stesso, dall’altro pretende spesso di essere superiore agli altri”, rischiando di diventare “un interlocutore meno credibile”. In questa situazione di debolezza dell’Occidente, “le autocrazie stanno guadagnando terreno sulle democrazie” anche grazie a una “narrazione sull’inevitabile declino dell’Occidente” diffusa con “trolls e bot impegnati a manipolare la realtà”.


Di fronte all’avanzare delle autocrazie – è il suo appello – “dobbiamo recuperare la consapevolezza di chi siamo” con “fiducia nei nostri valori: una sintesi nata dall’incontro tra filosofia greca, diritto romano e umanesimo cristiano” senza “rinunciare alla forza della nostra identità, perché sarebbe il miglior regalo che possiamo fare ai regimi autoritari”. Per questo – ha concluso – “il patriottismo è la migliore risposta al declino” e “ai tifosi degli autoritarismi dico molto chiaramente che difenderemo i nostri valori”.