Venezia 81, Almodovar racconta l’eutanasia e l’amiciziaVenezia, 2 set. (askanews) – Applausi in sale e in conferenza stampa per “The room next door” di Pedro Almodovar, primo film in lingua inglese del regista spagnolo, in concorso alla 81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, protagoniste le splendide Julianne Moore e Tilda Swinton, insieme a John Turturro. Nel cast anche Alessandro Nivola, Juan Diego Botto, Raúl Arévalo, Victoria Luengo, Alex Hogh Andersen, Esther McGregor, Alvise Rigo, Melina Matthews.
Ingrid e Martha erano care amiche da giovani, quando lavoravano per la stessa rivista. Ingrid è poi diventata una scrittrice di romanzi semiautobiografici mentre Martha è una reporter di guerra e, come spesso accade nella vita, si sono perse di vista. Non si sentono ormai da anni quando si rivedono in una circostanza estrema ma stranamente dolce, la malattia di Martha. “The Room Next Door è il mio primo lungometraggio in inglese – ha spiegato Almodovar – La mia insicurezza è scomparsa dopo la prima lettura a tavolino con le attrici, alle prime indicazioni di regia. La lingua non sarebbe stata un problema, e non perché io padroneggi l’inglese, ma perché tutto il cast era pronto a venirmi incontro per capirmi e farsi capire. Per me è stato come cominciare una nuova era, come un film di fantascienza mi serviva il veicolo giusto, l’ho trovato nel romanzo What Are You Going Through di Sigrid Nunez. Mi ha colpito la parte in cui due donne di New York si incontrano perché una va a trovare l’altra in ospedale, conosco la loro generazione quindi per me è stato interessante raccontarle. Entrambe le attrici hanno capito il tono con cui volevo raccontare questa storia, non con un tono melodrammatico. Il tema principale è vedere al festival Tilda e Julianne insieme è straordinario”.
La densità del parlato dei film di Almodovar poteva essere un altro possibile ostacolo dovuto alla lingua, ha proseguito il regista. “I miei film sono pieni di dialoghi. Tra tutti gli elementi narrativi (tutti importanti e in cui sono coinvolto al 100%), sono gli attori a raccontare davvero la storia. In The Room Next Door Tilda Swinton e Julianne Moore sostengono da sole tutto il peso del film e sono incredibili. Sono stato fortunato perché entrambe hanno dato vita a un vero e proprio recital. A volte, durante le riprese, sia io che la troupe eravamo sull’orlo delle lacrime. È stato un lavoro molto commovente e benedetto, in un certo senso”. Almodovar ha spiegato quando sia stato difficile parlare della morte anche se “nella Mancha da cui provengo ci sono molti modi di parlare della morte e sono sopratutto le donne capaci di farlo. Sono infantile e immaturo nella mia percezione, la morte è dappertutto abbiamo la guerra, ma è una cosa che non ho davvero compreso completamente ed è difficile per me parlarne.Ogni giorno che passa è un giorno in meno che ho da vivere e invece vorrei vivere un giorno in più. Quando giravamo eravamo in tre e con la morte”.
Almodovar ha spiegato di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. “Cerco di essere ottimista. L’allegria è il metodo migliore per resistere. Ho cominciato a parlare di malattie perché alcuni problemi hanno modoficato le mie attività, nel film parlo di una malattia terminale io vorrei esprimere in maniera molto e chiaro cosa penso di questo argomento. E’ un film a favore dell’eutanasia. Martha decide di liberarsi dal cancro con la decisione che prende, se io arrivo prima il cancro non l’avrà vinta contro di me e raggiunge l’obiettivo con la sua amica e si devono comportare come due delinquenti. Tu devi essere padrone della tua esistenza. In Spagna abbiamo una legge sull’eutanasia ma dovrebbe esistere in tutto il mondo, il medico dovrebbe aiutare il paziente”. Tilda Swinton che interpreta Martha malata terminale, “abbiamo parlato così tanto della vita, il film parla della vita, mi sento piuù vicina a Martha che a Ingrid come esperienza, non mi sono mai confrontata con la morte, so che finiamo. Per certe persone nella mia vita è arrivata presto, sostengo i miei amici quando devono fare questa transizione, ma parliamo tanto di vita, il film racconta l’autodeterminazione e che prende la propria vita e la propria morte nelle sue mani. E’ un trionfo della vità in realtà, per Martha deve essere una vacanza, quasi una celebrazione. Mi sono sentita in relazione con questo personaggio. In questo film si parla di fede e dell’evoluzione del rapporto madre-figlia, quel rapporto sopravvive in Martha grazie a Ingrid”.
Julianne Moore che interpreta Ingrid, ha messo l’accento sulla “forza così vitale che si vede nei film di Pedro, Ingrid sta vicino a questa amica che conosce da tanti anni.Mi è piaciuto che si sia vista la storia di una amicizia femminile tra donne mature, non si vede spesso ed è stata rappresentata in modo molto profondo e commovente. Devo anche dire che ho visto tutti i film di Pedro e e nei colori che ha scelto rivedevo tutti i suoi film”. Il film è anche sull’amicizia e sull’empatia “sulla capacità di aiutare – ha detto il regista – è la mia risposta al discorsi d’odio che ci sono nel mondo. Tutti abbiamo grandi problemi con l’immigrazione, vorrei mandare un messaggio come Ingrid, vorrei parlare dei bambini senza aiuto che lottano per arrivare ai nostri confini e il governo manda la Marina affinché impedisca loro di entrare ed è un delirio ed è stupido e ingiusto. Se possiamo fare qualcosa anche di fronte al cambiamento climatico dobbiamo fare attenzione, il film parla di una donna agonizzante in un mondo che è agonizzante anch’esso. Ognuno deve essere contrario al negazionismo nell’ambito in cui opera, si deve dire basta alle manifestazioni negazioniste perché il pianeta è in pericolo e si può entrare in un pericolo più grande”.