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Tennis, Sinner: “Obiettivo 2024? Andare a caccia”

Tennis, Sinner: “Obiettivo 2024? Andare a caccia”Roma, 12 gen. (askanews) – Le lancette puntate alle 2 di notte tra sabato e domenica. E’ in quel momento che Jannik Sinner aprirà gli Australian Open sulla mitica Rod Laver Arena, il campo centrale di Melbourne. Gli organizzatori hanno infatti ufficializzato l’order of play della prima giornata dei due campi principali di Melbourne Park. Sinner, testa di serie numero 4, scenderà in campo contro l’olandese Botic Van de Zandschulp: inizio alle ore 12 australiane (a Melbourne il fuso orario è +10 rispetto all’Italia). E’ un Jannik più maturo, più a suo agio con l’ambiente, persino con i giornalisti, quello che si presenta al media day di vigilia del torneo Aussie. “Ho avuto pochi giorni liberi – racconta – meno di una settimana, e sicuramente mi ha fatto bene andare un po’ a sciare e staccare mentalmente. Mi ha fatto bene anche solo seguire in TV le gare di coppa del mondo. Ma onestamente volevo cominciare la preparazione il prima possibile. Volevo rimettermi a lavorare in fretta perché voglio vivere un’ottima stagione, come quella scorsa. E per farlo devo ancora migliorare”. In teoria non sarebbe facile migliorare le 64 partite vinte, i 4 titoli ATP tra cui il primo Master 1000, le Finals da protagonista e la ciliegina della Coppa Davis che gli hanno lasciato in dote il 2023. “Tra tutti i momenti indimenticabili dell’anno scorso quello al quale ripenso più spesso e che mi dà ancora i brividi è forse la Coppa Davis, perché l’ho potuta condividere con la squadra e con tutti gli italiani. È stato un successo che ha dato un bell’impulso al nostro movimento tennistico…ci sono tante persone che hanno preso o ripreso in mano una racchetta e questa è la cosa più bella”, spiega. “Personalmente, poi, aggiungo la vittoria di Toronto, perché mi ha dato tanta fiducia e mi ha aiutato a vincere molto verso la fine dell’anno. Ma adesso sono qui e sono contento di poter tornare a sentire la competizione”. “L’obiettivo di quest’anno è quello di andare a caccia. Ci saranno delle settimane in cui prenderemo di più e delle altre in cui andrà inevitabilmente peggio, questa è la natura dello sport. Vediamo cosa riusciamo a prendere”.

Calcio, Lavezzi soffre di ipomania, non in cura per droga o alcol

Calcio, Lavezzi soffre di ipomania, non in cura per droga o alcolRoma, 11 gen. (askanews) – “Lavezzi soffre di ipomania, un disturbo cronico che colpisce l’umore – l’individuo si caratterizza come energico, iperattivo, loquace, disinibito e presenta eccessi di autostima ndr – . Aveva già subito in passato le conseguenze di questa patologia. Non è in cura per consumo di stupefacenti o alcol, ma per un disturbo psichiatrico che può spingere anche a farsi del male”. Lo ha detto a So Foot Mauricio D’Alessandro, l’avvocato di Ezequiel Lavezzi a seguito delle voci circolate sull’ex giocatore del Napoli che parlavano di un ricovero per overdose, seccamente smentite dal figlio Tomas. Lo scorso 20 dicembre il Pocho era stato portato in ospedale con alcune lievi ferite dovute a un non meglio precisato incidente domestico. D’Alessandro spiega quanto avvenuto: “Nel cuore della notte ha sentito un rumore e ha pensato che ci fossero persone in casa, è così che si è fatto male. Quando ha lasciato l’ospedale ha cercato di superare la crisi da solo, ma non ci è riuscito, ecco perché è andato in clinica. Non è una patologia che si cura così facilmente, richiede cure mediche”. La situazione sembra in via di miglioramento: “Va molto bene, l’evoluzione è molto favorevole. Resterà in cura per 21 giorni e poi avrà la possibilità di andarsene o restare, a seconda delle sue condizioni. I medici stanno cercando di stabilizzarlo, prima di vedere se ha bisogno di cure più lunghe. Non è stato in terapia intensiva come è stato detto”.

Coppa d’Africa, atterraggio d’emergenza per il volo del Gambia

Coppa d’Africa, atterraggio d’emergenza per il volo del GambiaRoma, 11 gen. (askanews) – Momenti di paura a bordo dell’aereo che doveva portare la nazionale africana a Yamoussoukro, la capitale della Costa d’Avorio, paese che ospita l’edizione 2024 della Coppa d’Africa, e che per un problema di depressurizzazione è stato costretto a un atterraggio di emergenza, una decina di minuti dopo il decollo. A bordo, tra gli altri il capitano ed ex sampdoriano Omar Colley e l’attaccante ex Atalanta e Bologna Musa Barrow. Subito dopo il decollo da Banjul si è verificato un guasto all’aria condizionata e, a causa del gran caldo, e senza ossigeno alcuni giocatori sono svenuti, e hanno faticato a svegliarsi anche una volta tornati a terra, dove alcuni hanno accusato mal di testa, vertigini e crisi respiratorie. “Ci siamo addormentati tutti velocemente, anche io -ha raccontato il ct Saintfiet, una volta sceso dall’aereo- Ho fatto dei piccoli sogni sulla mia vita. Dopo nove minuti il pilota ha deciso di rientrare perché non c’era più ossigeno. Ci sono stati giocatori che non si sono svegliati subito dopo l’atterraggio. Abbiamo quasi avuto un avvelenamento da monossido di carbonio. Un’altra mezz’ora di volo e saremmo morti tutti”.

MotoGp, Marquez: “Consapevole di non poter lottare per il titolo”

MotoGp, Marquez: “Consapevole di non poter lottare per il titolo”Roma, 11 gen. (askanews) – “Mi dispiace dirlo, ma sarebbe un errore pensare al titolo, soprattutto perché sono due anni che non vinco almeno una gara. Non si può pretendere di iniziare un progetto con un obiettivo così importante. Non vivo di illusioni; al contrario, preferisco divertirmi”. Sono le parole di Marc Marquez che dopo 11 anni di Honda delinea i prossimi obiettivi con la Ducati del Team Gresini “Non ho mai percepito un ostruzionismo da parte della stessa Ducati – le sue parole a margine di un evento a Madrid – E poi mi sento un pilota come gli altri. Se arrivassi da una fase con più titoli consecutivi sarebbe comprensibile che avessero paura di me, ma non è così. Vengo da una situazione in cui mi hanno battuto tanti rivali. Dovrò reinventarmi per vedere cosa fanno gli altri. In ogni caso il mio compito sarà dare il 100%, lavorando tanto e seriamente per essere competitivo, pur ricordando le logiche differenze tra team ufficiale e privato”. Il test di Valencia per Marquez è stato positivo. “Quel sorriso esprimeva tranquillità, la consapevolezza di saper guidare con un’altra moto. Non importano vittorie ed esperienza, provare un nuovo progetto mi ha permesso di rilassarmi. Adesso penso solo a godermi la moto. Se lo farò, i risultati arriveranno”.

Hockey prato, Italia femminile cerca in India pass per Parigi 2024

Hockey prato, Italia femminile cerca in India pass per Parigi 2024Roma, 11 gen. (askanews) – Si gioca a Ranchi (India), dal 13 al 19 gennaio 2024, il torneo di qualificazione olimpica che vede la partecipazione della nazionale italiana femminile di hockey su prato. Sono otto – si legge in una nota – le squadre ammesse e le prime tre classificate otterranno la Carta Olimpica per Parigi 2024.

Con l’Italia (n. 19 al mondo), partecipano la testa di serie n.1 Germania (n. 5 al mondo), India (6), Nuova Zelanda (9), Giappone (11), Cile (14), Stati Uniti (15), e Repubblica Ceca (25). L’Italdonne è arrivata in India lo scorso 4 gennaio (seconda squadra ad aver raggiunto Ranchi, dopo l’India nazione ospitante) per perfezionare la preparazione e ambientarsi a clima e terreno. Le Azzurre sono inserite nel girone B con Nuova Zelanda, Stati Uniti e India; questo il programma delle gare (orario italiano):

Sabato 13 gennaio (h. 12:30): Italia-Nuova Zelanda Domenica 14 gennaio (h. 12:30): Italia-Stati Uniti Martedì 16 gennaio (h. 15:00): India-Italia Al termine della fase a gironi le ultime quattro parteciperanno a una “mini pool” per determinare i piazzamenti dal quinto all’ottavo posto, ma sono le prime due classificate dei due gironi a giocare le partite che valgono Parigi 2024: giovedì 18 gennaio (alle 12 e alle 15) si giocano infatti le due semifinali incrociate (la prima di un girone contro la seconda dell’altro raggruppamento) e chi vince partecipa alla finale del giorno successivo (h. 15), ma soprattutto ottiene la certezza della qualificazione ai Giochi. Per le due nazionali perdenti le semifinali, la partita della vita è quella per il bronzo nella competizione, che si gioca alle 120 italiane di venerdì 19.

A ospitare le partite, che si giocano nella regione indiana del Jharhand, è il Marang Gomke Jaipal Sing Hockey Stadium di Ranchi. “Siamo entusiasti e onorati di partecipare al torneo di qualificazione per i Giochi Olimpici di Parigi”, ha dichiarato nella nota Andres Mondo, allenatore della nazionale italiana femminile di hockey su prato, “Attualmente siamo al 19esimo posto del ranking mondiale e consapevoli che affronteremo squadre molto forti, molte delle quali si trovano sopra di noi nel ranking mondiale; dopo una preparazione intensa e la disputa di alcune amichevoli, le nostre aspettative sono però quelle di essere competitivi: vogliamo giocare alla pari con tutte le nostre avversarie, per dimostrare sul campo il valore del duro lavoro che abbiamo svolto. Partecipare a un torneo in India è un’esperienza straordinaria, con tutta la ricchezza culturale e l’entusiasmo che questo Paese porta con sé; inoltre affrontare la squadra di casa è qualcosa di davvero emozionante: sappiamo che sarà una sfida difficile, ma siamo pronti ad affrontarla con determinazione. Siamo ben consapevoli delle difficoltà ma crediamo nelle nostre capacità e siamo pronti a dare il massimo: non vediamo l’ora di iniziare il nostro torneo!”. Queste le 18 atlete convocate da Andres Mondo per il torneo di qualificazione olimpica di Ranchi:

Portieri: Lucia Caruso, Agustina D’Ascola Difensori: Maria Del Rosario Aleman, Sofia Laurito, Camila Machin, Sara Puglisi (capitano) Centrocampisti: Elettra Bormida, Teresa Dalla Vittoria, Maria Emilia Garcia Munitis, Maria Emilia Inaudi, Ailin Oviedo, Mercedes Pastor, Ivanna Pessina Attaccanti: Antonella Bruni, Federica Carta, Guadalupe Moras, Lara Oviedo, Antonella Rinaldi

Olimpiadi, Malagò: “Sulla pista di bob colpo di reni orgoglio italiano”

Olimpiadi, Malagò: “Sulla pista di bob colpo di reni orgoglio italiano”Roma, 10 gen. (askanews) – “I ritardi infrastrutturali? Siamo in Italia, non è una novità. Quando ci siamo aggiudicati le Olimpiadi, vincendo la candidatura contro la Svezia nel 2019, presentammo un masterplan ma da allora alcune opere sono cambiate, in alcuni casi invece le gare sono andate deserte. Il Cio non vuole che si realizzino piste ex novo per discipline sportive su impianti poco frequentati, con un business plan non sostenibile. Nel caso della pista da bob, il nazionalismo italiano, l’orgoglio italiano, ha avuto un colpo di reni: entro fine gennaio sapremo quale sarà la decisione definitiva, se l’Italia potrà realizzare una propria pista o se dovrà invece spostare le gare di bob, skeleton e slittino oltre confine”. Cosi ha dichiarato oggi Giovanni Malagò, presidente della Fondazione Milano Cortina 2026, ospite della trasmissione Ping Pong, intervistato da Annalisa Chirico.

La prima modella creata con l’intelligenza artificiale tifa Roma

La prima modella creata con l’intelligenza artificiale tifa RomaRoma, 10 gen. (askanews) – Francesca Giubelli tifa Roma: la prima modella e food-travel blogger, creata dall’Intelligenza Artificiale, è super tifosa della Roma in vista del derby.

In un’era in cui le testimonial virtuali conquistano sempre più visibilità e successo economico, Francesca Giubelli emerge come un’innovativa presenza italiana nel panorama digitale, seguendo le orme di Aitana Lopez, capace di generare oltre 10 mila euro al giorno. Questa tendenza delle modelle e influencer create dall’intelligenza artificiale sta crescendo rapidamente, con figure iconiche come Shudu Gram, Rozy, Milla Sofia, Satsuki Ai e Kyra, che hanno rivoluzionato il mondo della moda digitale con la loro presenza unica e coinvolgente.

Con un profilo Instagram che già conta oltre 7mila followers, Francesca Giubelli si prepara a condividere la sua passione per la moda, il cibo e i viaggi con un pubblico sempre più vasto. Il suo ingresso segna un ulteriore passo nell’evoluzione della moda digitale in Italia, amalgamando tradizione e innovazione in un’esperienza visiva straordinaria. Ma la vera particolarità di questo emergente fenomeno risiede nel suo impegno tutto italiano per la valorizzazione del Made in Italy, attenta alla politica e al sociale con una coscienza critica e non solo estetica.

Morto Franz Beckenbauer, il “Kaiser” del Bayern e della Germania

Morto Franz Beckenbauer, il “Kaiser” del Bayern e della GermaniaRoma, 8 gen. (askanews) – Addio a Franz Beckenbauer, due volte pallone d’oro, si meritò il soprannome di “Kaiser”, ovvero imperatore, per il suo stile, la sua eleganza unitamente a carisma e capacità di guidare con naturalezza e autorevolezza la squadra. Franz Beckenbauer è stato il più grande calciatore che il calcio tedesco abbia mai avuto. Erano giorni di preoccupazione in Germania per le sue condizioni, con il fratello Walter che aveva rilasciato delle dichiarazioni che non facevano ben sperare. Oggi l’annuncio della sua scomparsa a 78 anni. Detiene un primato assoluto: quello di essere stato il primo nella storia del calcio a vincere i Mondiali da calciatore prima e da allenatore poi. Nato a Giesing, oggi quartiere popolare di Monaco di Baviera, l’11 settembre 1945, cresce in una città dominata dalle macerie e dall’occupazione degli Stati Uniti post bellica, in una Germania divista in due stati: est e ovest. Trascorre l’infanzia in povertà, e, nonostante l’avversione del padre, che sognava di vederlo diventare avvocato o geometra, e lo considera un passatempo inutile, Franz dimostra fin da piccolo una grande passione e propensione per il calcio. I primi calci li tira a scuola e in parrocchia, finché a 9 anni entra a far parte del Settore giovanile dell’SC Monaco 1906, polisportiva le cui strutture di allenamento sono a pochi passi da casa sua, nel distretto di Obergiesing. La grande occasione si presenta a 13 anni. Nella finale di un torneo giovanile tra il Monaco 1906 e i pari età del Monaco 1860 ha un diverbio con Gerhard König che gli rifila un ceffone. Pronto a trasferirsi al Monaco 1860 Beckenbauer cambia idea e passa al Bayern Monaco. Il 6 giugno 1964 debutta in prima squadra con il Bayern in seconda divisione. Nel 64/65 entra stabilmente in proma squadra con il portiere Sepp Maier e Gerd Müller. È l’inizio di un cammino che negli anni seguenti porterà i bavaresi a dominare in Germania, in Europa e nel Mondo. Arrivano i primi trofei. Nel 1970 è double: campionato e coppa.

La scalata del Bayern nel panorama Nazionale e internazionale porta Beckenbauer anche a indossare la maglia della Germania Ovest. Il debutto arriva il 26 settembre 1965 contro la Svezia, in una partita valida per le Qualificazioni ai Mondiali di Inghilterra. Il Ct. Helmut Schön ne fa il perno del centrocampo della Nazionale che partecipa nel 1996 al torneo inglese con ambizioni di vittoria. I Mondiali 1966 sono per Beckenbauer la grande vetrina che lo consacra sul piano internazionale: Franz è infatti uno dei protagonisti più luminosi della competizione e dà sfoggio della sua enorme classe, dando un apporto determinante alla squadra nel cammino fino alla finale. Il 30 luglio si gioca a Wembley contro i padroni di casa dell’Inghilterra. Schön decide di affidare a Franz la marcatura di Bobby Charlton, il giocatore di maggior classe dei Tre Leoni, e il risultato è che le due stelle si annullano a vicenda. A determinare l’esito del match saranno così gli altri, e in particolare l’attaccante del West Ham Geoffrey Hurst, autore di una storica tripletta e di un leggendario goal fantasma. Nel 1970 in quella che passerà alla storia come ‘La partita del secolo’, Boninsegna batte Maier in avvio di gara, ma in pieno recupero il terzino del Milan, Schnellinger, pareggia, portando il match ai supplementari. Nel corso del secondo tempo i tedeschi recriminano per uno scontro in area fra Cera e Beckenbauer: Franz cade male e si lussa una spalla. Beckenbauer resta stoicamente in campo con il braccio fasciato al corpo. Il suo sacrificio non servirà però ai tedeschi, perché saranno gli azzurri a guadagnarsi la finale, grazie al goal del 4-3 finale di Gianni Rivera.

Negli anni 70 Beckenbauer diventa Kaiser. Invitato in Austria per un torneo, il Bayern si reca in visita all’Hofburg, oggi residenza del Presidente della Repubblica austriaca e in passato degli imperatori d’Asburgo. Durante la visita Beckenbauer indugia su un busto di Francesco Giuseppe, l’imperatore che rimase in carica per 68 anni, tra il 1848 e il 1916. Mentre posa accanto al busto Franz sorride e il momento è catturato dal fotografo austriaco Herbert Sündhofer. Lo scatto finisce sul tavolo della rivista ‘Kicker’ e il 16 agosto 1971 esce un articolo di Sepp Graf, nella prima pagina della sua rubrica ‘Immer am Ball’ (Sempre sul pallone) con l’immagine di Sündhofer e un titolo, destinato a fare Storia: “Due imperatori si incontrano all’Hofburg”. Beckenbauer trascina la Germania Ovest alla vittoria degli Europei del 1972. La Lezione che l’Ajax infligge al Bayern fa nascere il dualismo tra Johann Cruyff e Beckenbauer. Ai Mondiali del 1974, che si giocano proprio in Germania Ovest, si ripropone il dualismo con l’asso olandese Cruijff, capitano e simbolo dell’Olanda del calcio totale. A 32 anni è il preludio a un cambiamento epocale anche sul piano calcistico: Beckenbauer lascia infatti il Bayern Monaco (75 goal in 575 presenze) e la Nazionale tedesca occidentale (14 goal in 103 presenze) per trasferirsi negli Stati Uniti e firmare con i New York Cosmos, diventando un ambasciatore del calcio a stelle e strisce, sulla scia di quanto fatto da altri grandi campioni. A 37 anni abbandona il calcio giocato. Guida La Nazionale alla finale di Messico 1986 e Italia 90.

Beckenbauer si prende la sua rivincita e porta la Germania Ovest a conquistare la Coppa del Mondo, la 2ª della sua storia dopo quella del 1954. Il libero può alzare il trofeo più ambito nella città che lo ha visto nascere e crescere. Gli ultimi dieci anni sono stati piuttosto difficili a livello personale per Beckenbauer. Il campione, che dopo il fallimento del suo secondo matrimonio con Sybille, si è unito in terze nozze dal 2006 ad Heidi, la sua attuale moglie, è stato messo a dura prova dai problemi cardiaci, per i quali è finito un paio di volte sotto i ferri, e dalla morte di uno dei suoi quattro figli, Stephan, ucciso a soli 46 anni da un tumore al cervello.

“Per la prima volta comincio a pensare alla morte. – ha rivelato alla ‘Bild’ nel 2021 – Intravedo la fine. Spero che il buon Dio mi dia ancora molti anni, ma a questa età non lo sai. Ti rendi conto che il tempo è limitato. E questo ovviamente ti fa riflettere. Non mi agito per qualcosa che non posso cambiare. So che capiterà, morirò. Solo che a questa età ci pensi più spesso rispetto a prima. Non vado più spesso in chiesa, ma prego regolarmente. Ringrazio per la bella vita che ho avuto. Credo sia giusto ringraziare Dio ogni giorno”.

Tennis, Cagliari in festa: tutti pazzi per la Coppa Davis

Tennis, Cagliari in festa: tutti pazzi per la Coppa DavisRoma, 8 gen. (askanews) – C’è un filo conduttore che lega la città di Cagliari alla Coppa Davis: qui la nazionale italiana ha giocato in ben sei occasioni e ha sempre vinto; qui si ricordano sfide memorabili che hanno segnato la storia della competizione; qui un ex raccattapalle e giocatore appassionato e visionario, oggi massimo dirigente della Federazione Italiana Tennis e Padel, ha coltivato e realizzato un grande sogno.

Passione, impegno, vittorie e il destino: a Cagliari è iniziata oggi la quarta e ultima tappa del Tour della Coppa Davis in Sardegna. Questa mattina il Presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel Angelo Binaghi, il Sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, l’Assessore regionale al Turismo, Artigianato e Commercio Giovanni Chessa, il Presidente del Coni regionale Bruno Perra e il Presidente del Consiglio Comunale Edoardo Tocco hanno dato benvenuto ufficiale all’Insalatiera d’Argento che, dopo le tappe di Alghero, Sassari e Arzachena, chiude il Tour sardo e fino al 14 gennaio rimarrà a disposizione degli appassionati presso Palazzo Civico in Via Roma, 145. “Credo non ci sia un oggetto nel mondo dello sport che abbia un valore più iconico della Coppa Davis – ha dichiarato il Presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel Angelo Binaghi – . Questo non solo perché è la competizione a squadre più antica nel mondo dello sport, ma perché credo che giocare in Coppa in Davis sia il sogno di milioni di ragazzini nel mondo che iniziano a giocare a tennis. Perché giocare in Coppa Davis non vuol dire solo giocare per sé stessi, ma per la propria famiglia, la propria comunità, il proprio Paese. Significa avere il tifo di milioni di persone com’è successo a Jannik Sinner e alla nostra nazionale a Malaga. Significa avere una responsabilità ancora maggiore”.

E Cagliari questa responsabilità organizzativa prima, e di supporto poi, l’ha avuta per ben sei volte: “Sei match molto diversi tra loro – ha analizzato Binaghi, condividendo un ricordo per ciascuno – . Qualcuno molto facile, come la vittoria per 5-0 sull’Ungheria, qualcuno con qualche problema che strada facendo si è risolto come contro il Cile, la Georgia o la Slovacchia”. Ma soprattutto c’è una sfida che è forse la più importante nella memoria degli appassionati di tennis, e non solamente sardi: “La vittoria contro la Svezia e in particolare il successo di Canè nel centrale del Tc Cagliari”, ha ricordato. Un legame particolare quello tra la Coppa Davis e la città di Cagliari, fatto non solo di vittorie, ma anche di passione, impegno e voglia di emergere, non solo del capoluogo ma di tutta la regione: “Questa storia molto particolare ha creato una serie di considerazioni che vanno fatte, la prima è la Regione, che dalla rilevanza degli incontri, fin da quel 1968 e dalla sfida Pietrangeli contro Mulligan, di cui sono uno stato spettatore privilegiato in campo da raccattapalle, e stiamo parlando di immagini in bianco e nero, quando noi andavano a giocare fuori e ci chiamavano ‘sardignoli’, neanche sardi, e sono sensazioni perfino difficili da spiegare a chi non le ha vissute. Quindi credo che la Coppa Davis abbia inciso per far capire alla nostra Regione quanto potessero essere importanti i grandi eventi sportivi e quanto fosse importante investire nei grandi avvenimenti sportivi per rendere più importante la regione e cercare di rendere meno importante la distanza rappresentata dal mare”.

E sempre per ritornare ai ricordi in bianco e nero, c’è una considerazione che Binaghi ha fatto nei confronti del Comune: “Circa 60 anni fa il Comune ha affidato una terra incolta su una collina, nella periferia del Capoluogo facendo un investimento che oggi ha portato ad avere il circolo tennis di Cagliari uno dei luoghi più belli della città e uno tra i Tennis Club più belli d’Italia. Da quella sfida nel 1968 a oggi, che l’Italia ha vinto la Coppa ed è in mostra qui a Cagliari, possiamo dire che si è concluso un ciclo anche per me, che ero un bambino che faceva da raccattapalle e che oggi porto la Coppa e la offro alla mia città affinché possa ammirarla da vicino”. Il primo cittadino di Cagliari, Paolo Truzzu, ha evidenziato il doppio orgoglio per la città, quello di ospitare il trofeo e quello di avere un cagliaritano ai vertici del tennis. “Oggi qui festeggiamo due cose: un successo sportivo, la Coppa Davis conquistata dalla nazionale a Malaga lo scorso novembre, un successo che mancava dal 1976, e l’impresa di un dirigente, un sardo, un cagliaritano, Angelo Binaghi ed è grazie anche al suo lavoro alla guida della Federazione che questo risultato è stato possibile”.

Complimenti sinceri e densi di orgoglio anche quelli dell’Assessore al Turismo, Artigianato e Commercio della Regione Sardegna Giovanni Chessa nei confronti di Angelo Binaghi: “Dobbiamo ringraziarlo per ciò che ha fatto. La Regione e le istituzioni l’hanno solo sostenuto, basta ricordare il periodo della pandemia quando tutto il mondo era fermo, soprattutto lo sport, e in Sardegna si giocava un torneo ATP. E sulla scia delle grandi competizioni, la Davis o i tornei internazionali, oltre i grandi appuntamenti di altre discipline, ma sull’esempio del tennis, la Sardegna è cresciuta, ha visto i turisti venire nella nostra terra per gli eventi ma non solo. Persone come Angelo Binaghi hanno messo tempo, passione e dedizione, le istituzioni hanno contributo, ma i successi organizzativi sono frutto di chi ha creduto in quegli eventi e li ha proposti, perciò possiamo solo dire grazie”. “Il tennis è diventato uno sport popolare – ha concluso Binaghi, rispondendo a chi domandava se il tennis debba essere considerato ancora ‘uno sport d’élite’- perché abbiamo investito otto milioni di euro nelle scuole e abbiamo iniziato a far giocare un milione di bambini. E nei prossimi 4 o 5 anni saremo al livello del calcio. No, il tennis non è più uno sport per pochi come 60 anni fa, adesso è uno sport per tutti”. Ed è per questo che la Davis continuerà a girare nelle città d’Italia. Prossima tappa: Milano.

Tennis, Australian Open su Discovery+ ed Eurosport con Nick Kyrgios

Tennis, Australian Open su Discovery+ ed Eurosport con Nick KyrgiosRoma, 8 gen. (askanews) – Discovery+ ed Eurosport trasmettono in esclusiva italiana uno degli Australian Open più attesi nella storia del nostro tennis con Jannik Sinner eroe di Coppa Davis tra i favoriti del primo Slam dell’anno.

Da domenica 14 gennaio con il primo order of play alle finali femminile e maschile di sabato 27 e domenica 28 gennaio, Discovery+ trasmetterà l’Australian Open in diretta integrale con oltre 250 ore di tennis live dai campi di Melbourne Park. Su Eurosport 1 in diretta ogni giorno dall’1:00 e in sessione serale alle 9:00 i migliori match in programma, mentre Eurosport 2 avrà una regia dedicata alle partite degli italiani per tifare Sinner, Musetti, Arnaldi, Sonego, Berrettini, Paolini, Trevisan, Cocciaretto, Giorgi, Bronzetti e tutti i tennisti nostrani che entreranno in tabellone dalle Qualificazioni LIVE su Discovery+ fino all’11 gennaio.

Per la prima volta il tennista australiano Nick Kyrgios (finalista di Wimbledon e campione nel 2022 del doppio Australian Open con il connazionale Thanasi Kokkinakis, attualmente infortunato) si unirà alla squadra di commento di Eurosport a Melbourne per fornire le sue analisi esclusive del torneo del cuore, intervenendo in cabina e in compagnia degli inviati John McEnroe, Laura Robson e Barbara Schett. Dallo studio Cube di Londra, che consentirà d’intervistare i migliori tennisti del torneo in realtà aumentata, la nuova conduttrice Rachel Stringer sarà affiancata da Mats Wilander e Tim Henman in collegamento con Boris Becker, Alex Corretja, Justine Henin e la nostra Roberta Vinci: una squadra stellare di ex-campioni di tennis oggi talent expert di Warner Bros. Discovery.

Come al solito gli highlights delle partite, le interviste esclusive ai tennisti italiani e i momenti più spettacolari e divertenti dell’Australian Open saranno sul sito di Eurosport Italia e sull’App Eurosport, il canale che trasmette in Italia il primo Slam dell’anno dal 1995. E quest’anno Schiaffo al Volo, il programma condotto da Jacopo Lo Monaco e Simone Eterno, raddoppia durante l’Australian Open e oltre al solito appuntamento col podcast, analizzerà quotidianamente tutti i temi del torneo dopo l’ultimo match dell’order of play con Roberta Vinci special guest: disponibile anche sul canale Youtube di Eurosport. Verso Melbourne, Warner Bros. Discovery presenta infine Djokovic Unmasked, il documentario dedicato all’11 volte campione dell’Australian Open, recordman del tennis mondiale.