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IA, per compiacere J.D. Vance l’Ue contraddice se stessa

IA, per compiacere J.D. Vance l’Ue contraddice se stessaRoma, 15 feb. (askanews) – La Commissione europea ha deciso a sorpresa, nella sua riunione di martedì 11 febbraio a Strasburgo, di ritirare la proposta di direttiva sulla responsabilità civile in caso di danni provocati dall’Intelligenza artificiale (indicata dall’acronimo Aild). La decisione è stata presa nel quadro del nuovo programma di lavoro per il 2025 della Commissione, che è stato presentato il giorno dopo, mercoledì 12 febbraio a Strasburgo, in conferenza stampa, sempre a Strasburgo, insieme a una comunicazione sul nuovo piano di ‘semplificazione’ delle normative comunitarie, per ridurre gli oneri burocratici delle imprese. Alla conferenza stampa hanno partecipato i due commissari forse più vicini alla presidente Ursula von der Leyen, Valdis Dombrovskis, responsabile per l’Economia, la Produttività, l’Attuazione e Semplificazione della normativa Ue, e Maros Sefcovic, responsabile per il Commercio, la Sicurezza economica e le Relazioni interistituzionali. Entrambi sono stati vicepresidenti esecutivi nella precedente Commissione.



La riunione del Collegio dei commissari, nel pomeriggio dell’11 febbraio a Strasburgo, è stata presieduta da von der Leyen, appena ritornata dall’incontro di poche ore prima con il vicepresidente americano James David Vance, a margine del summit internazionale di Parigi sull’Intelligenza artificiale (AI Action Summit), a cui avevano partecipato anche i vicepresidenti esecutivi Henna Virkkunen, responsabile per la Sovranità tecnologica, Sicurezza e Democrazia, e Stéphane Séjourné, responsabile per la Prosperità e la Strategia industriale. Significativamente, durante il summit di Parigi, Vance si era scagliato contro ‘l’eccesso di regolamentazione’ dell’Ue nei confronti del settore digitale e in particolare dell’Intelligenza artificiale. ‘Un’eccessiva regolamentazione potrebbe uccidere un settore trasformativo proprio mentre sta decollando’, aveva sottolineato il vicepresidente americano. Si può ragionevolmente ipotizzare che il ritiro della direttiva Aild sia stato un segnale di attenzione che von der Leyen e Virkkunen, in particolare, hanno voluto dare a Vance, in risposta al suo avvertimento. La proposta di direttiva sarebbe stata individuata, insomma, come una innocente vittima sacrificale per placare l’ira dell’Olimpo, tutto americano, del grande business dell’Intelligenza artificiale.


Una contraddizione salta subito agli occhi, ed è stata immediatamente messa in luce dal relatore per il Parlamento europeo della direttiva ‘sacrificata’, l’eurodeputato tedesco del Ppe Axel Voss: in questo caso, la normativa non era affatto un onere amministrativo supplementare, e magari inutile, destinato a complicare la vita delle imprese, ma, al contrario, mirava a unificare certe condizioni del mercato europeo nel settore. Siamo davanti a una pretesa ‘semplificazione’, insomma, operata con una flagrante ‘deregolamentazione’, che invece di rendere più agevole la vita delle imprese, le lascia sottoposte a 27 diverse regolamentazioni nazionali sulla responsabilità civile, rinunciando a un’armonizzazione minima europea, in contraddizione con la logica e le esigenze del mercato unico e della facilitazione dell’espansione transnazionale, soprattutto per le Pmi e le start-up.


La direttiva era stata proposta dalla Commissione il 28 settembre 2022, dopo una regolare valutazione d’impatto, dopo che il Parlamento europeo l’aveva sollecitata con una ‘risoluzione legislativa’ nel 2020, e dopo che la stessa Commissione aveva individuato in un proprio rapporto del 2020 le sfide per la sicurezza e la responsabilità civile dell’intelligenza artificiale e della robotica. Sebbene già dalla primavera scorsa fossero state espresse delle perplessità sull’adeguatezza della proposta di direttiva Aild, sia nel Parlamento europeo che da diversi Stati membri in Consiglio Ue, e nonostante il fatto che il lavoro legislativo fosse rimasto fermo in attesa dell’approvazione definitiva del regolamento generale dell’Ue sull’Intelligenza artificiale (AI Act), avvenuta il 21 maggio 2024, il dossier non sembrava affatto su un binario morto, ma era chiaro, semmai, che avrebbe richiesto degli adattamenti per tenere conto degli ultimi sviluppi, sia tecnologici che regolamentari. La stessa Commissione aveva modificato nel luglio scorso la proposta con una versione ‘aggiornata’ per tenere conto delle ultime modifiche del regolamento AI Act, e il Parlamento europeo aveva pubblicato a settembre delle raccomandazioni per allargare il campo di applicazione della direttiva.


Non si trattava affatto, insomma, di una proposta legislativa arenatasi e rimasta bloccata per anni nel processo decisionale per mancanza di consenso tra gli Stati membri, o perché non riconosciuta davvero necessaria, come accade in genere per i casi in cui la Commissione decide di ritirare le proprie proposte. Né la direttiva era stata bocciata in un voto del Parlamento europeo (come ad esempio è accaduto l’anno scorso per la normativa che intendeva dimezzare l’uso dei pesticidi nell’agricoltura dell’Ue). Le motivazioni del ritiro della direttiva che ha dato, in particolare, il commissario Sefcovic mercoledì scorso a Strasburgo, sono tutt’altro che convincenti. ‘Abbiamo esaminato come questo dossier sta procedendo nel processo co-legislativo. A volte vediamo che delle particolari proposte sono bloccate nel processo co-legislativo per lunghi anni’, ha detto il commissario. Su questa direttiva, ha continuato, ‘abbiamo seri dubbi che faranno progressi quest’anno. Quindi abbiamo valutato se dovremmo inventarci qualcosa di nuovo, se dovremmo affrontare la questione da un’angolazione diversa’. Ma alla fine, ha riferito il commissario, ‘abbiamo deciso di inserirlo nella lista delle proposte da ritirare, perché questa lista viene poi messa sul tavolo dei co-legislatori, e loro hanno la possibilità di dirci di no, di insistere sul fatto che una proposte debba essere mantenuta’. In questo caso, ha assicurato, ‘siamo pronti a lavorarci, e concludere in tempo. Quindi questo è un nostro invito ai co-legislatori a dirci se vogliono o no che continuiamo a lavorare su queste proposte per la responsabilità civile dell’IA’. Certo, appare quanto meno inappropriato fare riferimento a un processo co-legislativo ‘bloccato per lunghi anni’ quando la direttiva è stata proposta poco più di due anni fa, e aggiornata nel luglio scorso: si tratta di tempi del tutto normali per l’Ue. Inoltre, non sembra appropriato scaricare sul Parlamento europeo e sul Consiglio Ue la responsabilità di dire l’ultima parola su una decisione che comunque spetta alla Commissione, ‘guardiana dei Trattati Ue’ e detentrice del monopolio dell’iniziativa legislativa, in base a considerazioni di opportunità e all’esigenza di mantenere l’integrità delle proposte, quando vengono modificate dai co-legislatori in un senso che ne modifica gravemente l’efficacia e gli obiettivi. Un’altra strana motivazione è stata data venerdì 14 febbraio dal portavoce della Commissione Markus Lammert, responsabile per Affari interni, Democrazia, Giustizia e Stato di diritto. Rispondendo a una nostra domanda, Lammert ha detto: ‘Abbiamo osservato una certa riluttanza nei confronti di questa proposta di direttiva, per la quale le discussioni sono state sospese per un bel po’ di tempo. Inoltre, da quando la proposta originale è stata presentata nel 2022, sono state adottate altre normative che coprono determinati aspetti, come il regolamento sulla responsabilità civile dei prodotti e il regolamento AI Act. La Commissione valuterà se presentare un’altra proposta o se scegliere un altro tipo di approccio’. ‘L’inclusione di questo dossier nella lista delle proposte da ritirare – ha aggiunto il portavoce – esprime l’intenzione della Commissione in questo senso. Ma in linea con gli accordi istituzionali, sia il Parlamento europeo che il Consiglio Ue possono ora esprimere la loro opinione su tutte le proposte che intendiamo ritirare, e le terremo attentamente in considerazione prima di prendere la decisione finale’. Anche queste affermazioni contraddicono in modo evidente quanto la Commissione aveva sempre sostenuto finora che la direttiva sulla responsabilità civile dell’IA era necessaria proprio per coprire quegli aspetti che non rientrano nel campo di applicazione dell’AI Act e del regolamento sulla responsabilità civile dei prodotti. Ma la contraddizione più paradossale tra le motivazioni addotte per il ritiro della proposta di direttiva e le motivazioni indicate dalla stessa Commissione per sostenerne la necessità sta in una dichiarazione ufficiale di un altro commissario europeo, l’irlandese Michael McGrath, responsabile per la Democrazia e lo Stato di diritto, la Giustizia e la Tutela dei consumatori. Per una strana coincidenza, McGrath ha inviato una risposta scritta all’interrogazione parlamentare di due eurodeputati sulla direttiva Aild che è arrivata ed è stata pubblicata proprio martedì 11 febbraio, lo stesso giorno in cui la Commissione ha deciso il ritiro della direttiva, con le motivazioni che abbiamo visto. L’interrogazione, presentata il 26 novembre da due eurodeputati dello stesso gruppo Ppe di Axel Voss (contrarissimo al ritiro della direttiva, come abbiamo visto), il tedesco Andreas Schwab e la svedese Arba Kokalari, chiedeva innanzitutto se la Commissione ‘riconsidererà l’idea alla base della direttiva sulla responsabilità civile per quanto riguarda la necessità di promuovere la competitività e l’innovazione’; in secondo luogo, quali misure specifiche siano previste ‘per garantire che questa legislazione non abbia un impatto sproporzionato sulle Pmi e sulle start-up europee’; e infine come valuti la Commissione ‘il rischio di una regolamentazione eccessiva di un settore in espansione e di ulteriori ostacoli normativi per le aziende confrontate a una forte concorrenza internazionale’. Se la Commissione avesse avuto l’intenzione di ritirare la proposta di direttiva già da prima del summit di Parigi sull’IA e dell’incontro con Vance, non ci sarebbe stato nulla di più facile che rispondere ai due eurodeputati rassicurandoli sul fatto che sì, in effetti potrebbero esserci dei problemi, c’è il rischio di un impatto negativo su Pmi e start-up europee e di una regolamentazione eccessiva. Vediamo invece come ha risposto McGrath, l’11 febbraio: Innanzitutto, ‘la proposta di direttiva sulla responsabilità per intelligenza artificiale (IA) è stata concepita con un approccio lungimirante per modernizzare alcune norme sulla responsabilità civile basata sulla colpa, tenendo conto delle caratteristiche uniche dell’IA (opacità, complessità e autonomia) che la differenziano dal software tradizionale. La certezza del diritto in materia di responsabilità civile è importante per ridurre i rischi e incoraggiare le imprese, in particolare le Pmi e le start-up, a investire in AI. Le norme armonizzate sulla responsabilità civile basata sulla colpa – rileva McGrath – riducono al minimo la frammentazione, creando un ambiente prevedibile per l’innovazione e garantendo al contempo la responsabilità’. Da notare che quest’ultima argomentazione è esattamente quella sostenuta dal relatore della direttiva, Axel Voss In secondo luogo, il commissario sottolinea che ‘la direttiva proposta non crea alcun onere amministrativo per le imprese (nessun obbligo di segnalazione, registrazione, documentazione) e rafforza la certezza del diritto’. Niente a che vedere, dunque, con ‘l’eccesso di regolamentazione’ denunciato da Vance, e neanche con la logica della semplificazione burocratica invocata dalla Commissione. In terzo luogo, continua McGrath, ‘la direttiva proposta non crea ulteriori ostacoli per le aziende, poiché si basa su obblighi che le aziende devono già rispettare ai sensi della legislazione europea o nazionale’. Quanto alla complementarietà della proposta di direttiva che si vuole ritirare rispetto al campo d’applicazione dell’AI Act e della direttiva sulla responsabilità civile dei prodotti, il commissario spiega che il primo ‘riduce i rischi per la sicurezza e i diritti fondamentali’, mentre la seconda ‘stabilisce la responsabilità senza colpa dei produttori per i prodotti difettosi, a vantaggio dei consumatori’. La proposta di direttiva Aild, invece, ‘copre la responsabilità civile per i danni causati dall’IA, collegati alla colpa di qualsiasi persona’ giuridica. E’ evidente, qui, la contraddizione già sottolineata in precedenza con quanto affermato dal portavoce Markus Lammert. ‘L’adattamento della responsabilità per colpa alle specificità dell’intelligenza artificiale consente a qualsiasi tipo di vittima di incidenti causati da sistemi di intelligenza artificiale di presentare una richiesta di risarcimento danni con successo e di ottenere un risarcimento’, conclude McGrath. Questa soluzione, se la direttiva verrà ritirata – come vuole la Commissione per piegarsi alle richieste americane -, non sarà più possibile secondo una normativa armonizzata europea, ma solo secondo quanto prevedono, se lo prevedono, 27 normative nazionali, diverse per ogni paese. Un regalo avvelenato per le Pmi e le start-up che vogliano espandersi nel mercato unico europeo. Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese