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Ue, procedimento Dsa su X rallentato da pioggia documenti da avvocati

Ue, procedimento Dsa su X rallentato da pioggia documenti da avvocatiRoma, 1 mar. (askanews) – Nel dicembre 2023, la Commissione europea ha avviato un procedimento formale per valutare se X possa aver violato il regolamento Ue sui servizi digitali (regolamento Dsa) riguardo alle disposizioni sulla gestione dei rischi, la moderazione dei contenuti, i “dark pattern” (modelli di progettazione ingannevoli, che possono influenzare il comportamento degli utenti, indurli ad agire contro i propri interessi e ostacolare la protezione dei loro dati personali), la trasparenza della pubblicità e l’accesso ai dati per i ricercatori.



Nel luglio scorso, l’Esecutivo comunitario ha informato X del suo parere preliminare secondo cui la violazione del regolamento Dsa sarebbe confermata almeno riguardo agli ultimi tre punti. E i legali di X hanno risposto inviando le loro osservazioni. Nelle accuse di Bruxelles, particolarmente rilevante è la presunta violazione sui “dark pattern”. Secondo la Commissione, X progetta e gestisce il proprio interfaccia per gli “account verificati” con il “marchio di controllo blu” in un modo che non corrisponde alla “prassi” del settore; e vi sarebbero prove di attori malevoli (come gruppi neonazisti, ndr) che abusano degli “account verificati” per ingannare gli utenti. Siccome – è l’ipotesi – chiunque può abbonarsi per ottenere lo status “verificato”, questo inciderebbe negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate in merito all’autenticità degli account e ai contenuti con cui interagiscono.


Da quando Trump ha vinto le elezioni presidenziali Usa con il sostegno di Elon Musk, la Commissione è sotto pressione da parte della stampa che vuol conoscere il verdetto di questa inchiesta, e che sospetta Bruxelles di voler evitare lo scontro con l’uomo più ricco e con il presidente più potente del mondo. I portavoce della Commissione finora hanno sempre risposto che è ancora troppo presto, che ci vuole tempo per esaminare le risposte, e che la decisione finale dovrà essere “giuridicamente solida”, per poter reggere a un più che probabile ricorso dei responsabili di X in Corte europea di Giustizia. In effetti, quella a carico di X è la prima e più importante indagine aperta dall’Ue ai sensi del regolamento Dsa, relativamente recente (2022). Quello che è successo, e che i portavoce di Bruxelles non possono dire ufficialmente, è che al fianco dei legali di Musk sono stati reclutati anche gli avvocati di Google, con un lunga esperienza di controversie giuridiche con la Commissione. E costoro hanno messo in campo una tattica per così dire “ostruzionistica”, inviando a Bruxelles – viene spiegato da una fonte – “migliaia e migliaia di pagine” di informazioni complementari, controdeduzioni e confutazioni in risposta alle accuse formulate dalla Commissione. Sommersi da questi documenti, i pochi funzionari del team dell’Esecutivo comunitario che si occupano dell’indagine stanno facendo quello che possono per esaminarli tutti, ma ci vorrà ancora tempo.


Intanto in Italia iniziano a vedersi le prime frizioni nel rapporto tra le forze di governo e Elon Musk. A creare tensione è il Ddl spazio, in questi giorni all’esame del Parlamento. Nel disegno di legge, promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’articolo 25 prevede che il Mimit realizzi una riserva di capacità trasmissiva nazionale tramite “sia satelliti sia costellazioni in orbita geostazionaria media e bassa” che “possono essere gestiti esclusivamente da soggetti appartenenti all’Unione Europea e all’Alleanza Atlantica”. Il deputato Dem Andrea Casu, in commissione attività produttive, ha presentato alcuni emendamenti in cui, tra le altre cose, si prevedeva di dare precedenza alle aziende europee. Molti sono stati respinti ma due sono passati con accordo bipartisan: uno che prevede un “adeguato ritorno industriale per il sistema Paese” e un altro che introduce il tema della garanzia della “sicurezza nazionale”. Due modifiche che hanno fatto infuriare Andrea Stroppa, braccio destro di Musk in Italia. Che su X non l’ha mandata a dire. “Intesa Pd-FdI. Bene, si vuole far passare Starlink e SpaceX (che, tra l’altro, ha lanciato missioni per l’Italia accelerando le tempistiche per dare una mano) per i cattivi. Agli amici di FdI: evitate di chiamarci per conferenze o altro”, ha scritto. Creando un notevole malumore nella maggioranza, in particolare nel partito di Giorgia Meloni, che già da qualche giorno vede con crescente irritazione e preoccupazione le mosse di Stroppa. Infatti, pochi giorni prima del ‘caso’ del Ddl Spazio, aveva lanciato su X due “sondaggi” che mettevano in cattiva luce il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Nel primo Stroppa chiedeva: “Da quando è ministro Piantedosi mi sento per me e i miei cari più o meno sicuro?”, annunciando poi il “preoccupante” risultato che il “67% si sente meno sicuro”. Il secondo chiedeva: “Quale ministro dell’Interno ha gestito meglio la sicurezza negli ultimi anni?”. La scelta era tra Marco Minniti, Luciana Lamorgese, Matteo Salvini e Matteo Piantedosi. Il risultato dava come preferito Salvini (che dopo la sentenza Open Arms non ha fatto mistero di desiderare un ritorno al Viminale). “Perchè questi sondaggi, cosa c’è dietro?”, la domanda che in tanti, in Fdi ma anche a Palazzo Chigi, si sono fatti. Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese