
Commissione Ue pronta a sanzionare Apple e Meta (ma con multe simboliche)
Commissione Ue pronta a sanzionare Apple e Meta (ma con multe simboliche)Roma, 12 apr. (askanews) – Apple e Meta e saranno sanzionati dalla Commissione europea la settimana prossima perché non rispettano alcuni degli obblighi che hanno come “gatekeeper”, ovvero come detentori, attraverso i propri software e dispositivi elettronici, del punto d’ingresso dei servizi del mercato digitale dell’Ue, ai sensi del regolamento Dma (“Digital Markets Act”).
Lo si apprende a Bruxelles, dove la decisione finale che infliggerà delle multe alle due Big Tech americane è data per “imminente”. Le multe, tuttavia, saranno “modeste”, molto lontane dalla soglia massima del 10% del fatturato mondiale delle società, prevista dal regolamento Dma. Questo perché le sanzioni, in questo caso, non sono punitive, ma hanno il fine ultimo di convincere le piattaforme ad adeguarsi e ottemperare alle regole Ue. Secondo le conclusioni preliminari della Commissione nell’indagine su Apple, pubblicate lo scorso 19 marzo, “alcune caratteristiche e funzionalità di Google Search riservano un trattamento più favorevole ai servizi di Alphabet (la società madre di Apple, ndr) rispetto a servizi concorrenti e così facendo non garantiscono il trattamento trasparente, equo e non discriminatorio dei servizi di terzi richiesto dal regolamento”. Inoltre, “il mercato online di applicazioni Google Play non è conforme al regolamento, in quanto agli sviluppatori di app è impedito di orientare liberamente i consumatori verso altri canali per offerte migliori”.
In sostanza, Apple fa un uso monopolistico del suo app store, riservando ai propri servizi un trattamento preferenziale nei risultati delle ricerche da parte degli utenti (auto-preferenza), e impedendo agli sviluppatori esterni (a meno che non paghino una commissione giudicata eccessiva dalla Commissione), di inserire le proprie applicazioni nella lista di quelle che possono essere scaricate. Lo sviluppatore esterno, così, non può entrare in contatto diretto con gli utenti online. L’inchiesta della Commissione era cominciata il 25 marzo 2024, un anno e mezzo dopo l’approvazione del regolamento Dma, che aveva designato sei “gatekeeper” (Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta e Microsoft) piattaforme digitali di grandi dimensioni che offrono una serie di servizi digitali essenziali, quali motori di ricerca online, app store e servizi di messaggistica. I “gatekeeper” sono tenuti a rispettare una serie di obblighi, tra qui quello di non discriminare gli utenti commerciali impedendo loro di offrire sulle proprie piattaforme online prodotti o servizi simili o alternativi a quelli già presenti, a prezzi diversi o con condizioni differenti.
Apple ha risposto alle conclusioni preliminari della Commissione, ma l’Esecutivo comunitario non ha giudicato gli impegni presi dalla società soddisfacenti per l’ottemperanza agli obblighi del Dma. Il secondo caso riguarda Meta, e il suo sistema “pay or consent” che viene applicato in modo generalizzato, chiedendo agli utenti di pagare per i servizi offerti o, in alternativa, di accettare la pubblicità online. Se l’utente accetta la seconda alternativa, Meta si appropria di tutti i suoi dati, utilizzandoli per la profilazione pubblicitaria. La Commissione considera che dovrebbe esserci almeno una terza possibilità, al di là di questa scelta rigidamente binaria. Per esempio, l’utente dovrebbe poter indicare uno o più settori d’interesse per i quali accettare la pubblicità, ad esclusione degli altri.
Anche questa indagine era iniziata il 25 marzo dell’anno scorso, e anche qui la società sotto inchiesta ha presentato delle osservazioni e dei rimedi alternativi, che in questo caso la Commissione sta ancora valutando. Ma l’Esecutivo Ue, a quanto si apprende a Bruxelles, comminerà comunque una sanzione simbolica a Meta per la violazione del regolamento Dma nel periodo trascorso fino ad ora. Infine, contemporaneamente alle conclusioni sulle altre due inchieste, la Commissione dovrebbe comunicare anche la chiusura positiva di una terzo caso, riguardante ancora Apple. Si tratta dell’indagine sul “Choice Screen”, ovvero la possibilità per gli utenti di decidere quali applicazioni mettere sullo schermo del proprio dispositivo elettronico, senza imposizioni da parte di Apple. Sempre a quanto si apprende a Bruxelles, in questo caso, la società americana ha risposto ai rilievi della Commissione fornendo un’alternativa giudicata soddisfacente. Ci vorrà ancora un po di tempo, invece, per concludere l’indagine che la Commissione ha in corso, ai sensi dell’altro regolamento del Ue sui servizi digitali (il “Digital Services Act”, Dsa), sulla piattaforma di social media X (ex Twitter), di proprietà di Elon Musk. E’ una vicenda diventata particolarmente delicata dopo l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump, grande alleato di Musk, e dopo l’uso spregiudicato e politicamente orientato che il proprietario ha imposto a X, che appare in violazione con il regolamento Dsa riguardo alla sorveglianza delle piattaforme sui post dei social media, sul funzionamento degli algoritmi, sulla manipolazione e la verifica delle informazioni, sui contenuti illegali e sulle interferenze nei processi elettorali. Di Lorenzo Consoli e Alberto Ferrarese