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Il mistero (che non lo era) della chat di Palazzo Chigi

Il mistero (che non lo era) della chat di Palazzo ChigiRoma, 21 dic. (askanews) – Il chigista che arriva a Bruxelles per il Consiglio europeo è sempre contento di rivedere i colleghi e gli amici. I quali ne approfittano, da buoni “expat”, per aggiornarsi sulle comuni conoscenze e avere informazioni sull’Italia. Tra le curiosità di questo summit, una ci ha colpito. “Ma perché nella chat di Palazzo Chigi ora possono scrivere solo gli amministratori?”, chiede uno, strappando un sorriso amaro.



Partiamo da una spiegazione preliminare. Ormai le comunicazioni ai media si svolgono per lo più tramite chat. La comunicazione del Consiglio europeo usa Signal, ha una chat con oltre 800 iscritti, aperta, in cui tutti possono scrivere per chiedere informazioni, segnalare problemi (a volte anche banali, tipo la temperatura della sala stampa) e pure lamentarsi. Del resto se un giornalista fa una domanda, spesso la risposta è utile anche a tutti gli altri. In generale le risposte sono puntuali e abbastanza rapide. Palazzo Chigi si affida invece a WhatsApp con una chat istituzionale in cui sono presenti circa 520 utenti, “chiusa”, cioè in cui possono scrivere solo gli amministratori. Ed è sempre stato così. A questa chat istituzionale si affianca sempre, quando la presidente è in missione all’estero, un’altra chat creata ad hoc, in cui sono inseriti solo i giornalisti – inviati o corrispondenti – che seguono quel particolare appuntamento. Fino a qualche tempo fa tali canali erano aperti a tutti, si potevano chiedere informazioni di contenuto ma anche, semplicemente, di tipo organizzativo. “Adesso bisogna scrivere in privato, a volte non si sa a chi”, si lamenta l’amico bruxellese.


Quando e perché le chat delle missioni da aperte sono diventate chiuse è presto detto. Il punto di svolta è stato il viaggio a Pechino del luglio scorso. In quell’occasione ai giornalisti che erano arrivati dall’Italia per seguire gli incontri – particolarmente rilevanti anche alla luce della decisione di Meloni di uscire dal MOU sulla Via della Seta – fu detto che la presidenza cinese non aveva previsto posti per la stampa per seguire il bilaterale della premier con Xi Jinping. Poi sui canali internazionali furono trasmesse (da Reuters e Afp) le dichiarazioni dello “spray” iniziale, di cui gli italiani (pare anche lo staff della premier) non erano stati avvertiti. E soprattutto venne fuori che i cinesi avevano previsto sette posti per un “pool” stampa, ma Chigi aveva pensato di sfruttarne quattro per propri comunicatori vari (foto, video, social, ufficio stampa), senza assegnare i rimanenti. Ne era nata una rivolta, che si era scatenata sulla chat, con molti messaggi – seccati ma tutti civili, va detto – di rimostranze. Dalla trasferta successiva le chat sono state chiuse: scrivono solo gli amministratori. di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli