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Meloni lunedì da Trump, unica leader europea presente

Meloni lunedì da Trump, unica leader europea presenteRoma, 18 gen. (askanews) – Chissà se Giorgia Meloni è una fan di Nanni Moretti (pensiamo di no), ma sicuramente il tira e molla sulla sua partecipazione all’Inauguration Day è sembrato molto simile al “mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?” di “Ecce Bombo”. Alla fine, dopo giorni di dubbio sulla possibilità di andare o meno a Washington lunedì, la conferma è arrivata con un “a quanto si apprende” diffuso solo venerdì 17 alle 23.08.



Facciamo un passo indietro. Alla conferenza stampa di inizio anno, il 9 gennaio, la premier aveva confermato di essere stata invitata da Trump durante l’incontro di pochi giorni prima a Mar-a-Lago. “Mi fa piacere esserci, lo sto valutando sulla compatibilità di agenda. Se riesco volentieri partecipo”, aveva spiegato nell’incontro con i giornalisti. La presidente del Consiglio, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe anche accarezzato l’idea di poter essere la prima leader ricevuta in bilaterale da Trump alla Casa Bianca (il 21), rompendo una “tradizione” che vuole questo incontro riservato al primo ministro britannico, che però non è stato neppure invitato. Dal 9 gennaio la posizione è rimasta fino all’ultimo di dubbio. “Siamo 50-50”, il mantra ripetuto da Palazzo Chigi negli ultimi giorni, fino al messaggio notturno di venerdì. Meloni sarà dunque l’unica leader europea presente, dopo il forfait di Viktor Orban. Insieme a lei, tra gli ospiti, ci sarà il presidente argentino Javier Milei, promotore della cosiddetta “Internazionale sovranista”, mentre l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro non potrà essere presente perché gli è stato ritirato il passaporto, dato che è sotto indagine per il suo presunto ruolo nel tentato colpo di Stato del gennaio 2023. Non dovrebbero mancare Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen, e Santiago Abascal, numero uno del partito populista spagnolo Vox.


Proprio il “parterre” sembra il principale motivo che ha indotto Meloni a lasciare in sospeso la visita fino all’ultimo momento. Se, come sembra, la sua ambizione è quella di proporsi come “ponte” tra la nuova amministrazione americana e l’Unione europea, la sua presenza a Washington potrebbe essere vista con fastidio a Bruxelles e nelle cancellerie europee, in particolare in Francia e Germania, dove Elon Musk è attivissimo nel sostegno al partito di estrema destra Afd. Evidentemente, però, alla fine ha pesato di più la volontà di rafforzare e mostrare il rapporto privilegiato con il tycoon. Si vedrà alla lunga se il calcolo è stato giusto. Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli