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Ancora tensione governo-toghe, da Ue “richiamo” a Italia su Cpi

Ancora tensione governo-toghe, da Ue “richiamo” a Italia su CpiRoma, 31 gen. (askanews) – “Mentre il Governo lavora senza sosta per portare risultati all’Italia, c’è chi prova invano a smontarli. E intanto il mondo torna a puntare su di noi”. Di buon mattino Giorgia Meloni rilancia su X – accompagnato da questo post – il video del suo intervento di ieri all’evento “La Ripartenza”, in cui aveva attaccato frontalmente i “giudici che vogliono governare”. Una linea dura che era iniziata martedì pomeriggio, con il video social in cui annunciava di aver ricevuto un avviso di garanzia (si tratta in realtà di un avviso di un procedimento, una cosa diversa) per il caso Al-Masri. Poco prima, come anticipato da alcuni quotidiani, era salita al Colle per annunciare al presidente Sergio Mattarella di aver ricevuto l’atto.



La premier oggi si è tenuta a distanza da Palazzo Chigi e domani non dovrebbe andare alla direzione Fdi, anche se non si esclude un videomessaggio. Nel palazzo della Presidenza del Consiglio si è invece presentata l’avvocata Giulia Bongiorno, legale di Meloni, dei ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio e del sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano. “Per adesso non ho dichiarazioni da fare. Devo fare ulteriori riunioni e poi parlo di tutto”, le uniche parole che si è lasciata sfuggire con i giornalisti. Certo è che, se il suo consiglio era stato – come pare – quello di abbassare i toni, non è stato seguito. “Nonostante gli attacchi gratuiti quotidiani e i tentativi di destabilizzare il Governo, il sostegno degli italiani rimane solido”, ha rilanciato Meloni questa volta su Facebook, commentando un sondaggio che dà Fdi in crescita dello 0,5% al 30,1%. “Io vado avanti, come sempre, a testa alta”, assicura. Le opposizioni però non mollano la presa. Per Riccardo Ricciardi, capogruppo M5s alla Camera, Meloni “è sotto ricatto da parte di uno stupratore libico”; secondo il leader di Iv Matteo Renzi “è gravissimo che il Governo cancelli di propria iniziativa l’informativa al Parlamento” mentre la premier parla sui “social, negli eventi organizzati da Nicola Porro, con le veline ai giornalisti amici”; per Annalisa Corrado, responsabile conversione ecologica nella segreteria del Pd ed europarlamentare, “l’ennesimo attacco alla magistratura” è solo “fumo negli occhi per distrarre i cittadini dalle proprie mancanze”.


A far discutere oggi sono state anche le parole di Lucio Malan, capogruppo Fdi al Senato, che a Sky Tg24 ha ipotizzato la possibilità di abolire l’obbligatorierà dell’azione penale, perché “nonostante la riforma Cartabia qualcuno continua a ritenere dovuto procedere alle indagini sempre e comunque”. Come è avvenuto – ha sostenuto – nel caso della denuncia di Luigi Li Gotti contro la presidente del Consiglio e gli altri membri dell’esecutivo. Lo stesso Malan, poi, in serata ha dovuto smentire, affermando di essere stato frainteso: “L’obbligatorietà dell’azione penale non si tocca”. La vicenda Al-Masri non ha però solo una dimensione interna, ma anche europea, dopo che Meloni e altri esponenti del governo hanno adombrato il sospetto che il mandato di arresto sia stato fatto scattare solo dopo l’arrivo in Italia del generale libico, proveniente dalla Germania. Proprio contro Berlino e la Cpi l’esecutivo punta il dito. Una situazione che crea imbarazzo all’Unione europea. “Non spetta alla Commissione europea far rispettare i mandati della Corte penale internazionale, ma quello che possiamo dire, come Commissione europea e come Unione europea, è che sosteniamo la Corte penale internazionale e i principi stabiliti nello Statuto di Roma”, ha detto rispondendo a una domanda il portavoce per la Politica estera della Commissione Anouar El Anouni, ricordando che “il Consiglio ha invitato tutti gli Stati membri a garantire la piena cooperazione con la Corte internazionale” anche “tramite la rapida esecuzione dei mandati di arresto in sospeso”.