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Il 12 e 13 giugno presentazione nuove annate vini Montefalco e Spoleto

Il 12 e 13 giugno presentazione nuove annate vini Montefalco e SpoletoMilano, 11 giu. (askanews) – Martedì 12 e mercoledì 13 giugno a Montefalco (Perugia) si terrà “A Montefalco”, la presentazione riservata alla stampa specializzata nazionale e internazionale e agli operatori del settore delle nuove annate dei vini prodotti nei territori delle Denominazioni di Montefalco e Spoleto. L’evento, organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, prevede la degustazione delle annate in commercio di Montefalco Bianco Doc, Montefalco Grechetto Doc, Spoleto Trebbiano Spoletino Doc, Spoleto Trebbiano Spoletino Superiore Doc, Spoleto Trebbiano Spoletino Passito Doc, Montefalco Rosso Doc, Montefalco Rosso Riserva Doc, Montefalco Sagrantino Docg e Montefalco Sagrantino Passito Docg e della nuova annata del Montefalco Sagrantino Docg.


Il 12 giugno alle 9 al Complesso Museale San Francesco si terrà la presentazione dell’annata 2020 e delle Cantine protagoniste di questa edizione 2024: dopo i saluti del presidente del Consorzio, Paolo Bartoloni, interverranno, tra gli altri, il presidente nazionale dell’Associazione italiana Sommelier (Ais), Sandro Camilli, l’assessore all’Agricoltura della Regione Umbria, Roberto Morroni, e la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei. Per l’occasione sarà presentata, anche quest’anno l’”Etichetta d’Autore”, opera celebrativa dell’annata 2020 del Montefalco Sagrantino Docg. Alle 10.30, presso il Chiostro Sant’Agostino, è prevista la masterclass “Beyond flavors – Understanding wine quality by tannins” condotta da Cristina Mercuri. Altri momenti importanti della manifestazione saranno quelli con i produttori, i tour nelle Cantine e il “Gran Premio del Sagrantino”, concorso nazionale per sommelier promosso dall’Ais , in cui 18 professionisti provenienti da varie regioni italiane si disputeranno delle borse di studio in una finale pubblica tra i migliori tre giunti in semifinale.


Il “claim” della manifestazione è “Montefalco terra per il vino” che vuole evidenziare “l’impegno messo in campo per fare del territorio del Consorzio un polo di eccellenza vitivinicola a livello nazionale ed internazionale”. Non più solo Sagrantino, dunque, ma anche Montefalco DOC e Spoleto DOC Trebbiano Spoletino, Denominazioni in cui il Consorzio “crede fortemente” e per le quali da tempo ha messo in campo numerose azioni di promozione e valorizzazione.

Vino, Oss. Uiv: trimestre positivo per l’export italiano, +3,1%

Vino, Oss. Uiv: trimestre positivo per l’export italiano, +3,1%Milano, 11 giu. (askanews) – Chiude in positivo l’export di vino italiano nel primo trimestre di quest’anno, in controtendenza rispetto alla generale dinamica negativa del made in Italy rilevata dall’Istat. Il saldo tendenziale indica un +3,1% nei volumi esportati (+3,9% i valori a 1,84 miliardi di euro) dalle imprese enologiche italiane, a fronte dei competitor francesi che si fermano a -0,2%. Ma, secondo le elaborazioni dell’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) su base Istat, il quadro del mercato presenta ancora aree di incertezza.


In particolare, dopo un ottimo avvio nel nuovo anno e un bimestre chiuso con un +8,3% di bottiglie spedite all’estero, a marzo si è registrata un’inversione di tendenza con un gap del 4% per effetto soprattutto di cali in doppia cifra di Germania, Regno Unito, Svizzera e Francia. E se tutte le tipologie segnano saldi valoriali positivi, con gli spumanti a +7,3% da gennaio, i fermi imbottigliati a +2,7% e i frizzanti a +12,2%, i prezzi medi (a eccezione di sfusi e mosti) perdono comunque smalto, “segno che il mercato non è disposto a pagare di più per compensare un’ultima annata decisamente leggera sul piano produttivo”. L’incremento dei volumi esportati, sempre secondo l’analisi di Uiv, è infine da attribuire interamente all’exploit degli ordini della Federazione Russa, senza il quale la crescita sarebbe piatta. Tra le note positive, in questo ping-pong di luci e ombre, c’è senz’altro il ritorno al segno positivo per i rossi Dop imbottigliati (+2,8% valore, a 459 milioni di euro), l’incremento in doppia cifra dei bianchi Igp (+12,7%), e la corsa di Prosecco (+7,8%) e Asti Docg (+7,5%) tra gli spumanti. “Il contesto congiunturale impone ancora la massima attenzione: riteniamo che in questa fase molto fluida sia di particolare importanza per le imprese continuare a monitorare i mercati ma anche vigilare sui listini, perché l’obiettivo di lungo periodo resta quello di migliorare il posizionamento del vino made in Italy” ha detto il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi, aggiugendo che “contestualmente, Unione italiana vini è convinta che anche in fasi complicate come questa sia necessario non abbandonare la strada degli investimenti strategici in promozione, innovazione e ristrutturazione dei vigneti”.


Prosegue infine la divaricazione tra i risultati 2024 relativi alla domanda Ue (-0,6% a valore) ed extra-Ue (+7%), con una leggera crescita (1,3% a valore) nei top 5 mercati, che assieme valgono il 59% dell’export. Stati Uniti a +2,2%, Germania -2,7%, Regno Unito +7,8%, Svizzera a -7,8% e Canada a +8,9%. La Russia, grazie a +142,6%, balza al sesto posto superando Francia e Giappone. Ma il dato è destinato a normalizzarsi, perché condizionato da un previsto sensibile aumento delle accise, in vigore da maggio scorso, e conseguente corsa anticipata alle scorte.

Vino, il 30 giugno al via il “Casavecchia e Pallagrello Wine Festival”

Vino, il 30 giugno al via il “Casavecchia e Pallagrello Wine Festival”Milano, 11 giu. (askanews) – E’ in programma il 30 giugno e il 5, 6 e 7 luglio prossimi nel centro storico di Pontelatone (Caserta) la sesta edizione del “Casavecchia e Pallagrello Wine Festival”, evento che celebra la ricchezza e la diversità dei vitigni autoctoni della zona, mettendo in risalto due delle varietà più distintive della Campania: il Casavecchia e il Pallagrello.


Quattro giorni di degustazioni, laboratori, musica live e food di qualità per la manifestazione organizzata dalla Strada del Vino del Casavecchia di Pontelatone e dalla Pro loco e dal Comune di Pontelatone. Anche in questa edizione, i protagonisti saranno i produttori delle due Denominazioni, con l’obiettivo di dare spazio e voce a questi vitigni, consolidando la loro presenza e importanza nel panorama enologico campano e italiano in generale. In piazza Cavour ci saranno i banchi d’assaggio delle Cantine mentre in piazza Cutillo sarà allestita l’area food. Proprio al food è dedicata una delle prime importanti novità di quest’anno: saranno i ristoranti e gli esercizi della zona a preparare i piatti che saranno proposti al pubblico nelle quattro giornate: agriturismo La Monticella, azienda agricola Caputo Raffaele, Punto e Pasta, A Patricella, La Baronia e Caseificio Antica Casella. Inoltre, al percorso gastronomico e a quello enologico si affiancherà anche quello dedicato ai dolci.


L’inaugurazione è prevista alle 18 del 30 giugno alla presenza dei vertici degli enti e delle Amministrazioni coinvolte, e poi si apriranno le aree food e il percorso dedicato alle Cantine. In programma anche una speciale Masterclass guidata da Luciano Pignataro e una dimostrazione della filatura della mozzarella, uno dei prodotti di punta della zona. “La nostra ambizione è che le nostre due Denominazioni rappresentino una calamita per attirare enoturisti sul territorio, la stessa Strada del Vino sta crescendo e questo è un segnale decisamente positivo” ha dichiarato il presidente della Strada del Vino del Casavecchia di Pontelatone, Giuseppe Chillemi, spiegando che “oltre al Comune di Pontelatone, socio fondatore, hanno infatti aderito i Comuni di Caiazzo, Liberi e Piana, a conferma della maggiore penetrazione di questi due vini nel nostro territorio. Di pari passo – ha annunciato – stiamo immaginando un progetto di zonazione dei vigneti, aumentando l’attenzione e qualificando sempre di più il lavoro delle Cantine nonché degli enologi che, insieme, stanno offrendo al mondo del vino prodotti di livello sempre superiore, sia sotto il profilo dei bianchi che dei rossi”.

La firma aromatica dei vini Tedeschi: 7 anni di ricerca in un libro

La firma aromatica dei vini Tedeschi: 7 anni di ricerca in un libroMilano, 11 giu. (askanews) – Fruttato, balsamico, speziato-pepato, speziato dolce: sono queste le quattro grandi dimensioni olfattive individuate per i vini della Valpolicella grazie allo studio voluto dalla famiglia Tedeschi e presentate nei giorni scorsi in un incontro organizzato a San Pietro in Cariano al Polo Universitario San Floriano di Verona. La ricerca, raccolta nel volume “Il senso di un luogo di un vino e la firma aromatica dei Cru Tedeschi” è stata realizzata da Maurizio Ugliano, docente di Tecnologie e processi enologici e Wine identity and typicality presso il Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona.


“Con la mia famiglia ci siamo sempre impegnati nel sostenere e promuovere progetti che approfondissero la conoscenza del nostro territorio, per poterlo esaltare in vigna e in cantina e per poterlo valorizzare presso i consumatori” ha affermato Riccardo Tedeschi, spiegando che “la collaborazione con il professor Ugliano è cominciata nel 2017, con una ricerca sulla caratterizzazione aromatica delle varietà d’uva della Valpolicella, i cui risultati sono stati presentati nel 2021. Ora, con questo nuovo step, viene descritta ‘scientificamente’, la ‘firma aromatica’ dei nostri cru. A raccontarla ci ha aiutato con una prefazione sul libro e in conferenza, Jamie Goodie” editorialista del quotidiano britannico “The Sunday Express” e collaboratore di “The World of Fine Wine” e di “Wine and Spirit”. Un primo passaggio fondamentale dello studio ha riguardato la definizione delle caratteristiche olfattive dei vini ottenuti dalle principali uve del territorio, ossia Corvina e Corvinone, il cui assemblaggio è alla base dell’equilibrio e della complessità dei vini della Valpolicella. A grandi linee, vini ottenuti in purezza da Corvina si caratterizzano per una maggior intensità del carattere di frutti rossi e delle note floreali, mentre nel caso dei vini Corvinone risultano maggiormente presenti i composti associati a note vegetali e speziate. “Si tratta quindi di due profili alquanto complementari nella costruzione stilistica dei vini della Valpolicella, nei quali accanto alle note fruttate, caratteristiche dei vini rossi, sono presenti aromi floreali, di spezie dolci, pepe e tabacco” ha evidenziato Ugliano, precisando che “l’approccio sperimentale adottato si è basato sulla combinazione di una strategia di vinificazione altamente riproducibile e su una serie di analisi chimiche avanzate, che hanno permesso di dimostrare, su vini di cinque diversi vigneti Tedeschi, Monte Olmi, La Fabriseria, Maternigo (Anfiteatro, Barila, Impervio), nel corso di tre annate consecutive, l’esistenza di quello che abbiamo chiamato ‘il senso del luogo di un vino’, vale a dire la sua capacità di trasmettere una gamma unica di sensazioni olfattive e stimoli che, nel loro insieme, sono altamente rappresentativi dell’ambiente in cui le uve vengono coltivate”.


In particolare, i cinque vini dei cinque differenti vigneti hanno evidenziato una notevole diversità tra loro nel profilo aromatico e in annate consecutive, definendo tali caratteristiche come veri marcatori molecolari dell’identità di ciascun vino e quindi del suo senso del luogo. Terpeni con attributi floreali e balsamici così come il dimetil solfuro, potente composto aromatico con note di tartufo, sono al centro del senso del luogo dei vini La Fabriseria, soprattutto per la varietà Corvina. Differente il Monte Olmi, caratterizzato da un profilo unico di esteri aromatici fruttati e terpeni agrumati, mentre i vini della tenuta Maternigo sono caratterizzati da norisoprenoidi con caratteri di frutta matura e benzenoidi associati alle spezie dolci, in particolare per l’uva Corvinone. Dalla ricerca è inoltre emerso che, contrariamente alla credenza comune, questo pool di sostanze odorosamente attive non comprende solo composti che derivano direttamente dall’uva, ma anche altri composti ‘nascosti’ scaturiti dalle complesse reazioni chimiche e biochimiche che si instaurano nel corso della fermentazione. Un’altra componente chiave è l’invecchiamento, durante il quale potenti composti odorosi fortemente influenzati dal vitigno e dall’ecosistema del vigneto di provenienza si accumulano, contribuendo ulteriormente all’espressione del senso del luogo del vino.


“Sebbene in una certa misura influenzate dall’appassimento e dalla vinificazione – ha chiosato Ugliano – queste caratteristiche sono risultate presenti sia nei vini in stile Valpolicella che in quelle in stile Amarone, attestando il potenziale dei cru di Tedeschi di esprimere l’enorme diversità dei luoghi della Valpolicella al di là delle pratiche di vinificazione”.

Vino, il 21 giugno “Red Montalcino” festeggia 40esimo Denominazione

Vino, il 21 giugno “Red Montalcino” festeggia 40esimo DenominazioneMilano, 11 giu. (askanews) – Il Consorzio del vino Brunello di Montalcino venerdì 21 giugno torna ad ospitare nella Fortezza medievale del borgo toscano “Red Montalcino”, l’evento dedicato al Rosso della Denominazione che quest’anno spegne quaranta candeline e sarà protagonista di momenti di confronto, assaggi, degustazioni e food pairing.


Ad aprire l’evento, alle 11 su invito al Chiostro di Sant’Agostino, il talk “Red Evolution: origini e futuro del Rosso di Montalcino” moderato da Barbara Di Fresco che, attraverso le voci di Enzo Tiezzi, Andrea Costanti e Francesco Ripaccioli ripercorre i primi quarant’anni della Denominazione e fa il punto sulle prospettive e le nuove tendenze di un prodotto identitario per uno sguardo che dal passato guarda al futuro della Doc. Alle 18 la Fortezza apre i battenti anche agli eno-appassionati per il consueto “walk around tasting” con 68 aziende, a cui segue alle 20 l’apertura dei “food corner” che propongono specialità gastronomiche regionali, vegan e fusion, dell’enoteca collettiva con servizio sommelier e alle 22 dell’area mixology con prodotti locali. A chiudere “Red Montalcino sotto le stelle”, il djset firmato di Jay Carol Gigli del duo Jas&Jay.

Il 15 giugno una giornata per scoprire i vini dei Colli Piacentini

Il 15 giugno una giornata per scoprire i vini dei Colli PiacentiniMilano, 11 giu. (askanews) – Si chiama “Aromatica” l’evento alla prima edizione promosso sabato 15 giugno dalla Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini, “per dare l’occasione di scoprire il lato più sorprendente dei vini del territorio: quello aromatico”. Per farlo, apriranno le porte per tutta la giornata 11 Cantine del territorio e un’associazione di produttori che accoglieranno i visitatori con giochi, degustazioni e abbinamenti gastronomici alla scoperta degli aromi di Ortrugo e Malvasia di Candia Aromatica.


I visitatori potranno scegliere la Cantina, prenotare online e poi partecipare al gioco degli aromi abbinato alla degustazione di un calice di vino: “si tratta di riconoscere la combinazione di sentori di fiori, frutti, spezie ed erbe aromatiche, per apprezzare questi vini direttamente dal racconto del produttore”. Ognuna di queste Cantine offrirà anche proposte e abbinamenti enogastronomici, visite guidate e attività all’aria aperta. Con quest’attività ludico-formativa, la Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli Piacentini vuole contribuire “alla valorizzazione del territorio e sostenere la sinergia tra le aziende associate con l’obiettivo di rafforzare l’immagine di destinazione enoturistica delle Valli piacentine”.


Le aziende che aderiscono a questa manifestazione sono: F.lli Piacentini (con Giustè Food Truck), Mossi 1558, Civardi Racemus, Cantine Luretta, Tenuta Borri, Labré con Valore Valnure (Baraccone, Uccellaia e Cascinotta di Rizzolo), Villa Rosalba (con Ristorante Riva), Loschi Enrico, La Caminà (con Agriturismo La Rondanina e Caseificio Contini), Casa Benna (con Agriturismo Campogrande) e Saccomani.

Vino, il 12 giugno al via “Enovitis in campo” con 160 espositori

Vino, il 12 giugno al via “Enovitis in campo” con 160 espositoriMilano, 10 giu. (askanews) – Centosessanta aziende espositrici, più di cento trattori in movimento e oltre 200 attrezzature per il vigneto in esposizione. Sono i numeri dell’edizione 2024 di “Enovitis in campo”, la rassegna dinamica di Unione italiana vini (Uiv) dedicata alle tecnologie per la viticoltura che prenderà il via mercoledì 12 fino a giovedì 13 giugno dalle 9 alle 18 tra i vigneti dell’azienda agricola Agrivar di Palazzo di Varignana a Castel San Pietro Terme (Bologna).


In vetrina, le più moderne tecnologie, materiali e attrezzature impiegabili in tutte le operazioni agronomiche: impianto del vigneto, protezione fitosanitaria e nutrizione, gestione del suolo e della chioma, irrigazione, sistemi di controllo e rilevamento per la viticoltura di precisione. “In queste 18 edizioni Enovitis in campo ha quadruplicato gli espositori partecipanti e triplicato i visitatori, diventando il punto di riferimento tra le fiere dimostrative” ha spiegato il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti, aggiungendo che “come ogni anno attendiamo aziende vitivinicole, enologi, agronomi, tecnici e viticoltori da tutto il Paese”. Nata nel 1998 in Lombardia, “Enovitis in campo” è l’unica fiera dinamica in Italia interamente dedicata alle tecnologie per la viticoltura. La formula itinerante, che ha già trasformato in “palcoscenico” i vigneti di 15 aziende agricole in nove regioni italiane, consente di contestualizzare l’impiego delle tecnologie nei vari ambienti pedoclimatici e colturali che caratterizzano il vigneto Italia, allargando lo sguardo all’olivicoltura là dove, come per l’edizione 2024, l’areale di svolgimento lo consente. Tra le aree tematiche, “Enovitis in campo Bio”, uno spazio realizzato da FederBio Servizi in collaborazione con Unione Italiana Vini con la partecipazione di sponsor tecnici, che punta ad approfondire le migliori tecniche di coltivazione per la conduzione di un vigneto in agricoltura biologica.

Vino, Castello di Meleto: un nuovo Dg e un bianco di rappresentanza

Vino, Castello di Meleto: un nuovo Dg e un bianco di rappresentanzaMilano, 10 giu. (askanews) – Con i suoi 1.100 ettari di terreno (di cui 900 di bosco), un meraviglioso castello e una storia di vino che risale al 1200, Castello di Meleto è uno dei simboli di Gaiole in Chianti, borgo senese tra i più alti delle colline del Chianti Classico. La sua rinascita avviene nel 1968 grazie all’”Operazione Vigneti”, il primo crowdfunding italiano nel mondo del vino, lanciato dall’editore Gianni Mazzocchi (Editoriale Domus) che propose ai lettori della rivista economica “Quattrosoldi” che dirigeva, di acquistare delle quote di questo straordinario patrimonio nazionale che rischiava di finire abbandonato. Nacque così Viticola Toscana, poi Castello di Meleto Società Agricola, che in questo mezzo secolo è diventata un’azienda che ha saputo unire la vocazione vitivinicola e agricola a quella turistica attraverso un modello di produzione sostenibile e rispettoso della straordinaria biodiversità sulla quale poggia.


Oggi gli azionisti sono 1.600 e il Cda, che a fine 2023 aveva eletto presidente Stefano Ilari, ha recentemente nominato Dg il 44enne senese Francesco Montalbano, già direttore amministrativo prima di finire nel 2017 alla celebre Cantina di Montalcino, Biondi Santi. I nuovi vertici hanno annunciato l’intenzione di continuare a puntare sulla valorizzazione dei Cru, sullo sviluppo di un turismo da “wine resort” e sulla conservazione e valorizzazione del patrimonio architettonico e storico della Tenuta. Così, in parallelo al completamento della ristrutturazione della cantina da 4.400 mq, con un impianto fotovoltaico di 500 mq che la rende energeticamente autonoma, l’azienda sta proseguendo con i lavori di restauro della Pieve di Spaltenna, splendida chiesa dell’XI secolo che si trova all’interno della Tenuta e che sarà presto riconsegnata agli abitanti di Gaiole e ai turisti che vorranno visitarla. Tra i progetti annunciati c’è anche la creazione all’interno del Castello di un “agrinido”: un asilo che sarà aperto non solo ai figli dei dipendenti ma anche a tutte le famiglie del piccolo comune senese. Non solo, per ottimizzare la produzione di energia solare, è allo studio una batteria di accumulo che ne permetta lo stoccaggio e l’utilizzo nel corso di tutto l’anno.


I 130 ettari di vigneti sono a conduzione biologica e si estendono dai 350 ai 600 metri slm, alternati a boschi, pascoli e oliveti. Accanto al Sangiovese, per il quale da alcuni anni è in corso una sperimentazione con l’Università di Firenze per individuare i cloni e biotipi migliori per le cinque sottozone, sono presenti Merlot, Vermentino, Trebbiano e piccole percentuali di Malvasia Nera, Ciliegiolo e Colorino. La produzione complessiva annuale si aggira sulle 500mila bottiglie, il 40% delle quali sono rappresentate dalle 13 referenze della linea “Castello di Meleto” (tra cui tre Chianti Classico Gran Selezione, un Vinsanto e un Metodo Classico), e le altre confluiscono nella linea “Borgaio”, sei etichette destinate alla Gdo. L’ultima referenza di “Castello di Meleto” è stata presentata in anteprima all’ultimo Vinitaly, si tratta del suo bianco di rappresentanza, il “Simbionte Igt Toscana Bianco”, da uve Trebbiano e Malvasia Bianca Toscana che dopo la vinificazione riposa in barrique d’acacia per 15 mesi. A partire dal 2017, la cantina affidata all’enologo Alberto Stella (con la consulenza di Valentino Ciarla) ha ridotto la quantità di vetro utilizzata per imbottigliare i vini, e da due vendemmie ha eliminato la raccolta meccanizzata e tutti i materiali plastici, con le legature eseguite con prodotti derivati dal mais.


Forte di oltre 15mila persone che visitano ogni anno la Tenuta, l’azienda punta (giustamente) anche sulla ricettività alberghiera con sette suites nel Castello, quattro stanze in Canonica e 11 appartamenti nel borgo medievale. Un ricco calendario di attività, corsi ed eventi culturali nel prezioso teatro di corte settecentesco, completano l’offerta insieme con il ristorante “Osteria Meleto”. Per promuovere la ripopolazione delle api nel territorio, quattro anni fa la realtà senese ha dato la possibilità di “adottare” un’arnia, arrivando così ad ospitare ogni anno più di 3,2 milioni di api. Un progetto ampliato poi con la realizzazione del “Parco delle Api” e con il lancio di “Idromele”, bevanda biologica a base di miele fermentato di edera e di lavanda, che si affianca alla produzione di miele selvatico, millefiori e propoli. Non può mancare infine l’olio Evo biologico, ricavato da circa 1.600 olivi delle cultivar Leccino, Frantoio, Pendolino e Moraiolo, e l’allevamento allo stato brado di maialini di Cinta Senese.

Vino, partnership tra Franciacorta e Guida Michelin per il mercato Usa

Vino, partnership tra Franciacorta e Guida Michelin per il mercato UsaMilano, 10 giu. (askanews) – Franciacorta diventa “Sparkling wine partner” esclusivo delle cerimonie di premiazione della Guida Michelin negli Stati Uniti e sponsor dei “Sommelier of the year awards” per i prossimi tre anni. Lo ha annunciato lo stesso Consorzio, ricordando che dal 2021 Franciacorta è “Destination partner” della Guida Michelin in Italia.


Questa nuova collaborazione verrà ufficialmente inaugurata in California in occasione della presentazione della Guida con la rivelazione delle nuove stelle californiane. Nel corso dell’evento, gli chef premiati e gli ospiti avranno la possibilità di degustare le diverse tipologie di Franciacorta, e durante la cerimonia, Michelin assegnerà anche il premio al miglior sommelier locale dell’anno, sponsorizzato appunto dal Consorzio. La collaborazione proseguirà per tutto il 2024 e nei due anni successivi durante le cerimonie della Guida che toccheranno varie destinazioni negli Stati Uniti. “Questa alleanza si fonde sull’interesse comune per l’enogastronomia, oltre che su un approccio sostenibile nei confronti dell’ambiente” ha affermato il presidente del Consorzio, Silvano Brescianini, dicendosi orgoglioso di “traghettare oltreoceano la nostra collaborazione con la Guida Michelin Usa, perché riteniamo che Franciacorta abbia ancora tanto da esprimere e comunicare in questo mercato, soprattutto nel settore dell’alta gastronomia e della cucina di qualità. Siamo convinti che – ha concluso Brescianini – che chef e sommelier rivestano ogni giorno un ruolo chiave come ambasciatori dell’eccellenza gastronomica ed enologica e questo è un modo per esprimere la nostra gratitudine”.


“Sono felice che la nostra collaborazione con Franciacorta possa estendersi al mercato statunitense, brindando insieme agli straordinari successi degli chef e del settore della ristorazione in tutte le nostre destinazioni” ha dichiarato il direttore internazionale della Guida, Gwendal Poullennec, sottolineando che “i nostri valori comuni e l’impegno a promuovere il settore enogastronomico dimostrano che questa collaborazione rappresenta il connubio perfetto da portare sulla scena gastronomica statunitense in continua crescita”.

Vino, “Granit 960”: il Kerner che affina nel granito della Valle Isarco

Vino, “Granit 960”: il Kerner che affina nel granito della Valle IsarcoMilano, 10 giu. (askanews) – Territorialità e artigianalità: sono questi i due elementi che caratterizzano il “Granit 960”, un progetto più che un vino, appena concepito dalla feconda Cantina Valle Isarco. Si tratta di un Kerner in purezza affinato in uno speciale contenitore da 960 litri (da qui il nome) e due quintali di peso, ricavato da un singolo blocco di granito di Bressanone di più di 20 tonnellate.


Un pezzo unico, un cilindro con uno spessore di otto centimetri, una vera e propria scultura realizzata in esclusiva da un’azienda locale e che oggi fa bella mostra di sé nella sala dove affinano i vini in bottiglia di questa che è la più giovane e scalpitante cooperativa vinicola dell’Alto Adige. “‘Granit 960’ presenta una visione innovativa per la viticoltura e incarna la simbiosi tra tradizione e innovazione, con l’obiettivo di evidenziare l’unicità della nostra zona di produzione” ha spiegato il Dg della Cantina, Armin Gratl, nel corso della presentazione in anteprima nazionale a Milano, sottolineando che “l’esclusività di questo progetto si riflette in ogni aspetto, dall’idea all’attuazione, fino al prodotto finale. Non è solo un’ode alla diversità minerale della nostra regione – ha concluso – ma offre anche un’esperienza gustativa senza paragoni”. Pensato per simboleggiare la quintessenza del terroir in cui nasce, questo progetto non poteva che essere ambizioso ma allo stesso tempo si dimostra lungimirante. Innanziutto perché il Kerner è uno dei vitigni simbolo di questa regione e in particolare del territorio della Valle Isarco, e poi perché è una pianta vigorosa e che si adatta a suoli diversi soprattutto di alta montagna e dunque potrebbe essere un vitigno chiave in ottica di cambiamento climatico. Il Kerner di “Granit 960” oggi ammicca più al Riesling che alla Schiava Grossa di cui è incrocio, giocando molto più su mineralità e sapidità che sulla sua classica aromaticità, e dà l’idea che sarà il tempo e questo nuovo materiale a valorizzarlo ulteriormente donandogli maggiori spessore e rotondità, smussando l’alcol, senza togliergli la sua intrinseca freschezza. Dunque un progetto affascinante per un vino modernissimo che punta diritto al futuro.


Frutto della vendemmia 2020 delle uve dei migliori vigneti da cui nascono i Kerner della pluripremiata linea “Aristos”, questo bianco è affinato un anno in granito, un altro in acciaio e ancora 18 mesi minimo in bottiglia. Una referenza da segmento premium di cui saranno disponibili solamente 500 bottiglie per ogni annata, tutte numerate e fuori catalogo, mentre altre 500 verranno impiegate per collezioni verticali, degustazioni d’eccezione ed eventi. Debutterà sul mercato a luglio e sarà disponibile solo in un piccolo circuito di enoteche selezionate (a partire da 130 euro) e attraverso la vendita diretta, ma non nel canale della ristorazione. “Una decisione – ha precisato Gratl – che abbiamo preso per preservare la sua unicità e il carattere esclusivo ma anche perché questo vino richiede una spiegazione dettagliata prima del consumo, che non può essere sempre garantita al ristorante”. La bottiglia è chiusa con una gommalacca personalizzata con sabbia di granito ed è custodita in un cofanetto al cui interno è stato inserito un cassettino dove è riposto un sacchetto di velluto con un pezzo del granito scartato nello scolpire il fusto in cui ha maturato il vino. In una tasca trova poi posto un libretto con la descrizione della genesi e le istruzioni per iscriversi al “Club Granit 960”, i cui membri potranno prendere parte ad eventi esclusivi.


Fondata nel 1961, Cantina Valle Isarco oggi riunisce 135 soci che coltivano 150 ettari di vigneti tra i 500 e i mille metri di altitudine in 11 Comuni tra Bolzano e Bressanone. Ogni anno produce circa 950mila bottiglie per un totale di 29 etichette, con il 98% della produzione dedicata ai vini bianchi, dove spiccano Kerner e Sylvaner.