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Presentato “Enoturismo 4.0”, manuale sul turismo del vino in Italia

Presentato “Enoturismo 4.0”, manuale sul turismo del vino in ItaliaMilano, 6 mar. (askanews) – Nel 96% dei casi le Cantine turistiche italiane propongono la classica visita guidata ai locali di produzione con una piccola degustazione finale, e la metà sono chiuse nei giorni festivi e nei fine settimana, cioè proprio quando i visitatori sono potenzialmente di più, con l’11% delle prenotazioni che cade nel vuoto. Aumentano invece i prezzi delle attività proposte, comprese le esperienze ‘premium’ oltre i 100 euro a persona, che generano un reddito però ancora marginale rispetto alla vendita diretta del vino che è pari al 6-14% dell’intero business enologico ed è il vero introito enoturistico. Sono alcuni dei dati che emergono da ‘Enoturismo 4.0 – Osservatorio Enoturismo: Evoluzione del digitale’, un volume di Agra Editrice dedicato al settore enoturistico con particolare attenzione all’impatto delle tecnologie digitali, che è stato presentato a Palazzo Giustiniani a Roma. Duecentoundici pagine scritte a quattro mani dal docente universitario e senatore Dario Stefàno e dall’imprenditrice vitivinicola Donatella Cinelli Colombini con il contributo de Le Donne del Vino, Movimento Turismo del Vino, Città del Vino e Nomisma Wine Monitor.


Il manuale è la più ampia e documentata analisi delle destinazioni del vino italiane (città e Cantine) che sono state indagate da Nomisma Wine Monitor su un campione di 145 Comuni e 265 imprese. Oltre ai dati statistici e alla fotografia dell’evoluzione di un comparto che si sta consacrando come strategico per il turismo italiano, il libro definisce le categorie in cui raggruppare le Cantine che già adesso registrano 15 milioni di accessi ogni anno e ricavano sul fronte enoturistico mediamente il 7% del loro business enoico: piccola Cantina con accoglienza familiare (39%), Cantina con rilevanza storica, architettonica o artistica (14%), brand famoso/marchio storico (12%), Cantina con rilevanza paesaggistica o naturalistica (11%), Cantina organizzata per l’incoming (11%) e Cantina dotata di offerta innovativa (11%). Il 48% delle aziende vitivinicole che offrono servizi enoturistici non supera i 500mila euro di fatturato annuo, hanno in media 15 dipendenti di cui tre coinvolti con la wine hospitality, affidata nel 73% dei casi ad una donna, mentre la direzione aziendale è prevalentemente maschile (55%). Il volume contiene inoltre degli affondi che vogliono rappresentare dei manuali d’uso per gli uffici turistici delle Città del Vino e per le Cantine aperte al pubblico. Il focus, spiegato in queste sezioni da Donatella Cinelli Colombini, è sul significato e il funzionamento del wine club e sui vantaggi di un uso coordinato dei social network e della tecnologia per ampliare i follower che ne rappresentano il principale bacino di utenza, così come per l’e-commerce proprietario.


‘Questo libro continua a volere essere occasione non solo di verifica dell’evoluzione di un fenomeno legato in modo profondo a due asset strategici del nostro Paese, quali sono, appunto, il turismo e il vino – ha spiegato Stefàno – ma anche di pungolo e richiamo affinché legislatore e governo colgano e, possibilmente, anticipino input e tendenze che caratterizzano questa peculiare declinazione del turismo esperienziale’. ‘La mia parte del libro contiene le ‘istruzioni per l’uso’ delle novità emerse dalle indagini, insegna, ad esempio, cosa sono i winery club e come mai in Usa funzionano e da noi no, perché le Cantine devono usare più tecnologia nel rapporto con i visitatori e smettere di proporre ‘esperienze del vino fotocopia” ha precisato Cinelli Colombini, aggiungendo che ‘la parte più nuova riguarda le donne del vino: è breve ma è la prima raccolta organica delle informazioni sul vino al femminile in Italia e mostra che le donne delle aziende del vino sono le più vicine al tetto di cristallo e che la parità di genere si raggiunge procedendo in modo asimmetrico cioè presidiano le attività più congeniali alle donne. Infatti – ha concluso – nelle Cantine le donne sono minoritarie nel settore produttivo ma dominano, anche in termini di progressioni di carriera, il comparto più vicino ai consumatori cioè commerciale, enoturismo, comunicazione e marketing’.


‘Le Cantine, anche quelle di più piccole dimensioni, hanno accelerato negli ultimi anni il percorso di ampliamento di esperienze enoturistiche offerte, spaziando su dimensioni trasversali, dalla ristorazione alla ricettività, mettendo al centro la natura e il benessere’ hanno spiegato Denis Pantini e Roberta Gabriell di Nomisma-Wine Monitor, aggiungendo che ‘il percorso da seguire è delineato, la sfida per le associazioni, le amministrazioni coinvolte e le Cantine in primis è accrescere lo sviluppo di competenze, da quelle tecniche a quelle relazionali e di customer care: il fine è quello di avere un enoturista che sceglie di tornare e di consigliare l’esperienza vissuta’. Accolti a Palazzo Giustiniani a Roma dal saluto del presidente del Senato Ignazio La Russa, alla presentazione del libro ‘Enoturismo 4.0 – Osservatorio Enoturismo: Evoluzione del digitale’ sono intervenuti, oltre agli autori, la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, il presidente dell’Oiv Luigi Moio (con un videomessaggio), la presidente de Le Donne del Vino, Daniela Mastroberardino, il presidente del Movimento Turismo del Vino, Nicola D’Auria, il presidente dell’Associazione Città del Vino, Angelo Radica e per Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini e Roberta Gabrielli.


‘Dobbiamo aiutare il settore a costruire offerte turistiche sempre più diversificate perché ormai non parliamo più di turismo ma di turismi’ ha detto Santanchè, proseguendo che ‘ l’enoturismo è una forma di turismo che ci aiuta anche a destagionalizzare perché spesso le Cantine sono collocate in luoghi meno conosciuti intorno ai quali si possono costruire percorsi turistici differenti’. ‘Serve quindi un’offerta di qualità supportata da percorsi di alta formazione’ ha aggiunto, ricordando che ‘questo settore dà lavoro a molte donne e le rende indipendenti economicamente e quindi più libere, e questo è un passo importante contro la violenza di genere’. ‘L’enoturismo è un comparto strategico per tutti’ ha ricordato Moio, sottolineando che ‘l’Italia è un museo del vino a cielo aperto, siamo un modello reale di diversità del vino, che è possibile comunicare e trasmettere agli appassionati solo accogliendoli nei luoghi. I suggerimenti che vengono dati in questo manuale – ha chiosato – servono per approfondire e per perfezionare l’accoglienza, oltre a costituire un ottimo strumento di studio’. ‘Da due anni, la nostra Associazione ha avviato una sperimentazione per introdurre il vino fra le materie di studio degli Istituti Turistici e Alberghieri di tutta Italia’ ha precisato Daniela Mastroberardino, proseguendo ‘ora chiediamo che la materia vino entri a pieno titolo nella didattica italiana, abbiamo coinvolto migliaia di studenti in tutte le regioni con la sola forza delle nostre associate: nel sogno di tutte noi c’è una nuova generazione di futuri responsabili delle sale dei ristoranti così come di futuri manager di uffici turistici, agenzie di viaggio o alberghi che conoscono le nozioni base sul vino e sui territori del vino. In un’Italia dove l’agroalimentare – ha concluso – è sempre più importante per il turismo non è possibile continuare a insegnare solo arte, territori e geografia turistica ai futuri manager dell’incoming’. ‘L’accoglienza, intesa come offerta di un’esperienza immersiva legata al vino e al territorio, è fondamentale per il successo dell’enoturismo’ ha dichiarato Nicola D’Auria, evidenziando ‘l’importanza di valorizzare il vino e il territorio attraverso un turismo sostenibile e responsabile, ponendo enfasi sulla qualità dell’esperienza offerta ai visitatori in Cantina’. ‘Enoturismo 4.0 rappresenta un manuale quanto mai utile per tutti i Comuni del vino italiano’ ha detto Angelo Radica, sottolineando che ‘per i 145 sindaci intervistati essere Città del Vino significa promuovere e valorizzare al meglio il vino e la sua cultura, essere all’interno di una rete, di un progetto condiviso per poter creare strategie di marketing turistico’.

Vino, Consorzio Doc delle Venezie torna a Prowein con un suo stand

Vino, Consorzio Doc delle Venezie torna a Prowein con un suo standMilano, 6 mar. (askanews) – Dal 10 al 12 marzo il Consorzio Doc Delle Venezie parteciperà per il secondo anno con suo standalla fiera Prowein di Dusseldorf, con uno spazio espositivo completamente dedicato dove sarà possibile approfondire la conoscenza del territorio viticolo, stile, peculiarità e modalità di certificazione dei suoi vini, assaggiare diverse referenze e ricevere indicazioni sulla posizione delle aziende socie presenti alla manifestazione.


Per la seconda più grande Denominazione italiana che riunisce gli operatori della filiera produttiva di Pinot grigio di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Trento, la fiera rappresenta “un appuntamento immancabile ed estremamente significativo in termini di comunicazione, promozione e creazione di nuovi network”. La Denominazione interregionale ha infatti una quasi totale vocazione all’export, che si attesta intorno al 95% del consumo, con la Germania che si colloca sul podio dei principali Paesi di destinazione, con circa il 10% delle esportazioni totali, preceduta solo da Usa e Regno Unito. “La Doc Delle Venezie oggi è il bianco fermo più esportato a livello nazionale e continua ad essere apprezzata e richiesta a livello globale” ha spiegato il direttore Stefano Sequino, continuando “il Consorzio non perde certamente di vista le operazioni di visibilità all’estero più importanti e strategiche per la nostra Doc. Abbiamo al contempo avviato un percorso di promozione volto a fidelizzare il mercato domestico – ha concluso – con l’obiettivo di valorizzare le potenzialità espressive e lo stile iconico del Pinot Grigio Doc Delle Venezie e replicare lo straordinario successo conseguito all’estero”.


Al Salone di Dusseldorf, l’ente consortile sarà inoltre protagonista di un seminario inserito nel programma di degustazioni di Italian trade agency (Ita), che si terrà l’11 marzo alle 16.30 al padiglione 15, Stand F07 a cura del giornalista e sommelier Sebastian Bordthauser.

Vino, Cantina Girlan si rafforza in Usa con Maze Row Wine Merchant

Vino, Cantina Girlan si rafforza in Usa con Maze Row Wine MerchantMilano, 6 mar. (askanews) – Dal 1 maggio Maze Row Wine Merchant sarà l’importatore esclusivo negli Stati Uniti dei vini dell’altoatesina Cantina Girlan. Con sede a Healdsburg in California, Maze Row Wine Merchant è uno dei più importanti selezionatori e importatori di fine wines al mondo.


“Per Cantina Girlan questa collaborazione rappresenta un’altra tappa fondamentale della sua lunga storia, che ha da poco raggiunto il traguardo dei primi cento anni di attività” ha dichiarato il presidente della storica realtà cooperativa di Cornaiano (Bolzano), Oscar Lorandi, spiegando che “negli ultimi 15 anni abbiamo lavorato con grande determinazione per migliorare e consolidare il nostro posizionamento con una precisa strategia commerciale nei mercati storici per il vino italiano. Questo accordo – ha concluso – è una conferma dell’impegno sin qui svolto e siamo orgogliosi di questo ulteriore traguardo che ci permetterà di far apprezzare al meglio negli Stati Uniti i nostri vini fortemente legati al territorio”. “Siamo entusiasti di aggiungere Girlan al nostro portafoglio” – ha aggiunto Joseph C. Gallo, fondatore di Maze Row Wine Merchant, sottolineando che “i loro vini riflettono veramente il carattere e le tradizioni della viticoltura d’alta quota in Alto Adige”.


Maze Row Wine Merchant importerà in esclusiva il “Trattmann Pinot Noir Riserva” della linea Solisti, il “Patricia Pinot Noir”, il “Marna Chardonnay” e l’”Indra Sauvignon” della linea Vigneti e, infine, il Pinot Grigio e lo Chardonnay della linea Classici. “Siamo convinti che Maze Row sia il partner ideale per rafforzare gradualmente la nostra posizione nel dinamico mercato statunitense, da sempre tra i più recettivi per i fine wines” ha evidenziato il presidente Oscar Lorandi, chiosando che “siamo inoltre entusiasti di tutti le sinergie che possono nascere da una collaborazione così prestigiosa e importante”.

Vino, Assovini Sicilia: a Prowein con 26 Cantine, 12 in collettiva

Vino, Assovini Sicilia: a Prowein con 26 Cantine, 12 in collettivaMilano, 5 mar. (askanews) – Saranno in tutto ventisei, di cui dodici riunite nella collettiva Assovini Sicilia, le aziende vitivinicole siciliane che parteciperanno alla trentesima edizione di Prowein, che si terrà a Dusseldorf dal 10 al 12 marzo.


Le dodici aziende della collettiva sono riunite nell’ATI “Prost”, con capofila Tenute Nicosia Sicilia, mentre le altre Cantine saranno presenti in diverse aree della fiera. L’Area Sicilia, gestita quest’anno in esclusiva dall’Istituto regionale vini e oli di Sicilia (Irvo), sarà al Padiglione 17. “Per le nostre aziende, ProWein rappresenta un’occasione importante di confronto e un’opportunità commerciale unica” ha spiegato la presidente di Assovini Sicilia, Mariangela Cambria, aggiungendo che “i nostri associati, sempre più consolidati nei mercati esteri, si sono affermati grazie alla straordinaria qualità della produzione vinicola e alle strategie di comunicazione e marketing messe in atto. Il nostro obiettivo – ha concluso – è continuare a valorizzare il patrimonio vitivinicolo siciliano, promuovere le Doc e Igp siciliane attraverso i territori, la qualità e l’eccellenza della produzione”.


Le aziende riunite nella collettiva Assovini Sicilia sono Alessandro di Camporeale, Baglio di Pianetto, Baglio Oro, Benanti, Candido, Caruso & Minini, Cantina sociale Chitarra, Feudo Montoni, Feudo Solaria, Firriato, Tenute Navarra e Tenute Nicosia. Dell’associazione di vitivinicoltori siciliani che riunisce cento aziende, saranno a Prowein anche Baglio del Cristo di Campobello, Cusumano, CVA Canicattì, Donnafugata, Duca di Salaparuta – Florio, Fina, Masseria del Feudo, Pellegrino Carlo, Planeta/Serra Ferdinandea, Principi di Butera, Rallo, Settesoli, Zisola/Mazzei e Tenuta Gorghi Tondi.

Vino, Astoria prima al mondo a usare nuovo tappo da canna da zucchero

Vino, Astoria prima al mondo a usare nuovo tappo da canna da zuccheroMilano, 5 mar. (askanews) – La Cantina trevigiana Astoria Wines ha siglato un accordo con Vinventions per il primo uso al mondo del nuovo “Nomacorc Pops”, un tappo per spumanti in plastica di origine vegetale ricavata dalla canna da zucchero e con “zero impronta di carbonio”. L’azienda di Paolo e Filippo Polegato, primo vinificatore privato del Conegliano-Valdobbiadene Docg, utilizzerà per la prima volta il nuovo tappo per la bottiglia ufficiale del Giro d’Italia, l’evento ciclistico in programma dal 4 al 26 maggio.


“La caratteristica principale di questo tappo, nato dopo cinque anni di ricerche e test, è di garantire le stesse proprietà meccaniche di un normale tappo in sughero e la conservazione ottimale del gas carbonico disciolto nella bottiglia, ma con una completa neutralità sensoriale e senza rischio del cosiddetto ‘sapore di tappo’” ha spiegato Antonino La Placa, direttore commerciale di Vinventions Italia e Sud Est Europa, sottolineando che “Pops offre il vantaggio competitivo di essere l’unica chiusura per spumanti dotata di impronta carbonica netta neutra e di essere progettata per essere riciclabile”. “Questa partnership segna un passo significativo verso la sostenibilità nel settore vinicolo e siamo estremamente orgogliosi di essere i primi in Italia coinvolti in questo progetto pionieristico” ha aggiunto La Placa, dicendosi certo che “questo contribuirà a ridefinire gli standard di sostenibilità nel settore, offrendo al contempo una soluzione di alta qualità per la conservazione degli spumanti”.

Consorzio Vini Alto Adige sarà a Prowein con stand con 37 Cantine

Consorzio Vini Alto Adige sarà a Prowein con stand con 37 CantineMilano, 5 mar. (askanews) – Il Consorzio Vini Alto Adige torna anche quest’anno a Prowein, la fiera internazionale del vino in programma dal 10 al 12 marzo a Dusseldorf in Germania, dove presenzia dal 1995 ovvero dalla seconda edizione della manifestazione che quest’anno festeggia i trent’anni. Insieme con il Consorzio ci sarà una collettiva di 37 produttori altoatesini, mentre altre aziende del territorio saranno presenti con postazioni proprie in diversi padiglioni.


“Abbiamo aderito alla fiera quando ancora era una scommessa” racconta Andreas Kofler, presidente del Consorzio Vini Alto Adige, spiegando che “nel tempo è diventata una conferma che si ripete ogni anno nel nostro calendario di eventi anche se gli scenari, lo sappiamo, sono in continua evoluzione. La Germania resta il primo mercato di esportazione per i nostri vini ed è quindi importante essere a Dusseldorf per raccontare tutte le ultime novità: il fatto di presentarci agli operatori del settore, uniti nello spazio dedicato all’Alto Adige, credo sia una scelta vincente per poter fare un migliore gioco di squadra” Tra i diversi appuntamenti in calendario si segnalano quelli del 10 marzo con i produttori altoatesini che si racconteranno in occasione dell’evento per sommelier allo stand VDP (Padiglione 01/ Stand 100), e quello dell’11 marzo, quando, a partire dalle 18, allo stand collettivo dei Vini Alto Adige i produttori apriranno le magnum delle loro etichette.


Foto di Sven Schomburg

Oltre 17mila presenze al Salone del vino di Torino e a eventi Off

Oltre 17mila presenze al Salone del vino di Torino e a eventi OffMilano, 5 mar. (askanews) – Sono state oltre 17mila le presenze registrate alla seconda edizione del Salone del vino di Torino e al palinsesto Off diffuso che si è tenuto dal 27 febbraio al 4 marzo. In particolare, sabato, domenica e lunedì 4 marzo alle Officine grandi riparazioni (Ogr) e al Museo nazionale del Risorgimento i passaggi sono stati 10mila, di cui duemila operatori registrati nella giornata di chiusura. Lo ha reso noto l’organizzazione della manifestazione, il cui prossimo appuntamento è stato già fissato per il febbraio 2025.


“Siamo molto felici di questa seconda edizione” ha commentato il direttore del Salone, Patrizio Anisio, spiegando che “il risultato di questa manifestazione nasce da un grande lavoro di squadra e dall’impegno costante nella costruzione di una rete di collaborazioni con realtà di tutto il Piemonte, che ci auguriamo si allarghi e rafforzi sempre di più”. Il Salone dedicato al vino piemontese è stato organizzato da Klug Aps con il patrocinio e il sostegno di Città di Torino, Camera di Commercio di Torino, Unioncamere Piemonte, Turismo Torino e Provincia; con il patrocinio di Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino; con il contributo di Fondazione CRT e con la partecipazione e la collaborazione di Regione autonoma Valle d’Aosta, Camera valdostana delle imprese e delle professioni, Ascom Confcommercio Torino e Confesercenti di Torino e Provincia.

Vino, Nomisma: nel 2023 Usa sempre primi per consumi e acquisti

Vino, Nomisma: nel 2023 Usa sempre primi per consumi e acquistiMilano, 5 mar. (askanews) – Nel 2023 gli Stati Uniti ribadiscono il primato nella classifica mondiale dei consumi assoluti di vino, con un dato complessivo superiore ai 30 milioni di ettolitri, sebbene in leggero calo rispetto agli anni precedenti. Gli Usa sono anche il principale importatore mondiale, con un valore di acquisti di vino dall’estero superiore ai sei miliardi di euro, per quanto nel 2023 evidenzi una riduzione di oltre l’11% rispetto all’anno precedente. È la fotografia scattata dal report che Nomisma Wine Monitor dedica al Nord America analizzando le performance del vino italiano negli Stati Uniti e in Canada.


La Francia si conferma il primo partner commerciale degli Stati Uniti, con oltre il 37% della quota di mercato, cui segue l’Italia (con oltre il 30%), il cui valore di esportazioni nel 2023 è sceso al di sotto dei due miliardi di euro (-11,4% a valore rispetto al 2022). Nel complesso tutti i primi cinque Paesi partner commerciali degli Usa cedono sul versante del valore delle esportazioni; nonostante ciò, Francia e Italia consolidano le prime due posizioni in termini di quote di mercato. “Nel 2023, sia negli Stati Uniti che in Canada – spiega Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor – si assiste ad una tendenza opposta all’anno precedente, con un calo delle importazioni di vino derivante da molteplici fattori: da un eccesso di acquisti sopra la media nel 2022 da parte di importatori che ha generato un overstock, alla stretta monetaria della Fed che ha ridotto la capacità di spesa dei consumatori, fino ad una maggiore attenzione a tutto ciò che può essere considerato healthy”.


Considerando il vino imbottigliato, ad esclusione dello spumante, nel 2023 le importazioni negli Usa diminuiscono sia a valore sia a volume, dopo un 2022 particolarmente brillante soprattutto sul fronte del valore. Francia e Italia si spartiscono quasi equamente i due terzi della quota di mercato, seguite da Nuova Zelanda, Spagna e Australia. In Canada l’import del vino imbottigliato segue la tendenza generale del totale del vino, con un calo leggermente più deciso a valore (-15,2%). In questo segmento, la Francia raggiunge la prima posizione nella classifica dei partner commerciali, scalzando gli Stati Uniti: i due Paesi si spartiscono quasi il 50% della quota di mercato complessiva, con l’Italia staccata di poco. L’Osservatorio dedicato al mercato del vino evidenzia che sul fronte della categoria “sparkling” si registrano marcate contrazioni sia a volume che a valore. In questo contesto, l’Italia è il Paese che performa meno peggio tra i top cinque partner degli Stati Uniti, consolidando il secondo posto in termini di quote di mercato (con il 36,4% del totale), alle spalle della Francia, che ha invece visto diminuire il valore delle esportazioni negli Usa di un quinto rispetto al 2022. In Canada, invece, il segmento sparkling non riesce a confermare gli incrementi di mercato registrati nel 2022, con riduzioni nelle importazioni a valore e a volume.


Nel 2023 regge il valore (+2,4%) delle importazioni di “grandi formati”, nicchia del mercato statunitense, e lo stesso accade in quello canadese, che fa segnare un +8,2% dell’import a volume di vino in contenitori tra 2 e 10 litri. In merito all’import di vino sfuso, negli Usa si registrano forti cali sia a valore sia a volume: in questo scenario non positivo migliora leggermente l’Italia, che raggiunge una quota di mercato pari al 6%. Anche in Canada le importazioni di questa tipologia di vino diminuiscono a valore, pur rimanendo stabili nei volumi. Qui perde terreno l’Italia che si affianca alla Francia al quarto posto tra i partner commerciali, a seguito di riduzioni superiori al 30% sia a valore che a volume. In ultimo, la generale negatività registrata nel 2023 influenza anche le esportazioni di vini Dop italiani negli Usa, che calano del 4,8% a valore e di oltre il 10% a volume (cumulato gennaio-novembre 2023 vs 2022). Nonostante una leggera flessione, il Prosecco rimane il primo vino italiano esportato. Trend positivi di crescita sono riscontrabili anche nei vini bianchi del Trentino Alto-Adige e del Friuli Venezia Giulia, così come nei bianchi siciliani. Le performance peggiori sono invece quelle registrate dai vini frizzanti (e, tra questi, dal Lambrusco). Sul fronte canadese, le esportazioni dei vini Dop registrano una contrazione sia a valore che a volume, generata in particolare dal crollo dei rossi Veneti che perdono quasi il 30% nel valore dell’export. I rossi Dop della Toscana, invece, rimangono al primo posto della classifica tra i vini a Denominazione più venduti nel Paese, seguiti dal Prosecco.

Vino, a Vinitaly quattromila Cantine da Italia e oltre 30 Paesi

Vino, a Vinitaly quattromila Cantine da Italia e oltre 30 PaesiMilano, 5 mar. (askanews) – Sono quattromila le aziende del vino provenienti da tutta Italia e da oltre trenta Paesi che hanno confermato la loro presenza alla 56esima edizione di Vinitaly, in programma a Veronafiere dal 14 al 17 aprile.


“Una partecipazione espositiva consolidata che conferma la centralità del Salone internazionale del vino e dei distillati sempre più targetizzato sulle esigenze delle imprese e sulla promozione del settore in Italia e sui mercati esteri, storici ed emergenti” affermano gli organizzatori, spiegando che in questa direzione va anche il nuovo Piano strategico di Veronafiere “One 2024-2026, che contempla un rafforzamento ulteriore della mission di Vinitaly volta ad amplificare la piattaforma promozionale del brand per garantire, al contempo, investimenti per l’incoming sulla manifestazione e sul prodotto italiano nelle piazze export più strategiche, grazie a un radicamento di Veronafiere ancora più capillare proprio in quelle aree”. In contemporanea a Vinitaly 2024 anche la 28esima edizione di “Sol, International olive oil trade show” (area C); “Xcellent Beers” (area C) e il 25esimo “Enolitech, Salone internazionale delle tecnologie per la produzione di vino, olio e birra” (pad. F). Con le tre rassegne, il numero delle aziende presenti nei 17 padiglioni della fiera sale a quasi 4.300 (dato al 4 marzo 2024). Confermato anche “Vinitaly and the city”, il fuorisalone in calendario nel centro della città scaligera dal 12 al 15 aprile, che nel 2023 aveva registrato oltre 45mila degustazioni da parte dei winelover.


Sabato 13 aprile 131 produttori selezionati da Wine Spectator e Veronafiere si ritroveranno alle Gallerie Mercatali per la 13esima edizione di “Vinitaly Operawine”, l’evento première del Salone internazionale che ogni anno punta i riflettori sugli ambasciatori e sulle iconiche etichette del vino italiano negli States. Quest’anno si contano tre debutti rispetto alla selezione 2023, a cui si aggiungono sei aziende che tornano in lista dopo l’assenza dello scorso anno. Con 33 produttori rappresentati, la Toscana è ancora una volta la regione capofila ma sono confermati anche il secondo e terzo gradino del podio, occupati rispettivamente da Piemonte (19 aziende) e Veneto (18), seguiti a loro volta dalla Sicilia che passa dalle dieci cantine del 2023 a 16. E se due produttori selezionati su tre provengono proprio dalle “regioni bandiera” del vino italiano, guardando alla geografia enologica complessiva dello Stivale il primato per rappresentatività va al Nord (43%), seguito dal Centro (33%) e poi da Sud e Isole (24%). Tema del layout di “Vinitaly Operawine 2024” è l’opera lirica, iscritta da quest’anno nel Patrimonio immateriale dell’Unesco.

Vino, Lino Scaravonati nuovo direttore generale di Conte Vistarino

Vino, Lino Scaravonati nuovo direttore generale di Conte VistarinoMilano, 4 mar. (askanews) – Lino Scaravonati è il nuovo direttore generale di Conte Vistarino, la Cantina guidata da Ottavia Giorgi di Vistarino, trisnipote di Augusto Giorgi di Vistarino che nel 1850 importò dalla Francia e piantò per primo il Pinot Nero nell’Oltrepò Pavese. Scaravonati, che entrerà ufficialmente in carica a metà marzo, era direttore di produzione di Bisol 1542, azienda del Gruppo Lunelli nel quale il manager classe 1971 ha svolto una carriera ventennale.


“La prima attività a cui mi dedicherò sarà l’elaborazione di un piano strategico pluriennale, che si attuerà in vigneto, in Cantina e sui mercati, senza trascurare posizionamento, comunicazione e accoglienza, in accordo con la visione della proprietà” ha affermato Scaravonati, evidenziando che “alcune novità, già ‘on stage’ a Prowein dove attendiamo le visite degli importatori, degli stakeholder e della stampa di settore, saranno poi attuate a partire da Vinitaly”. “Vogliamo crescere soprattutto in eccellenza, oltre che in fatturato, nel prossimo quinquennio, come la nuova nomina dimostra: confido da sempre nelle persone che lavorano con me e sono certa dell’ottima scelta reciproca operata, poiché la mia azienda necessita di una nuova visione, di una persona scevra da ogni condizionamento, che mi affianchi nell’impostazione strategica” ha dichiarato la contessa Vistarino, spiegando che “la decisione del nuovo Dg di far parte della nostra squadra la rende ancora più forte e conferma, al pari della recente managerializzazione di altre importanti realtà locali e delle note acquisizioni degli ultimi mesi, l’appealing crescente dell’Oltrepò, che deve continuare ad arricchirsi di competenze e talenti, per avere il successo diffuso che merita. Personalmente, quindi anche in questo modo, desidero dare un ulteriore contributo alla valorizzazione e all’evoluzione della mia azienda nonché del territorio”.


“Dopo la ricostruzione aziendale degli anni Duemila e il seguente consolidamento qualitativo, oggi siamo nella fase della crescita strutturata” ha proseguito Ottavia Giorgi di Vistarino, aggiungendo che “come i miei predecessori, continuo a puntare sul Pinot Nero, certa che sui nostri terreni calcarei e argillosi, possa vincere prove sempre più prestigiose e competere con le più note etichette internazionali, sia nella versione in rosso che in quella a Metodo Classico. Progetto, quest’ultimo – ha concluso – che, dopo la creazione dei cru rossi sul modello della Borgogna, la costruzione della nuova Cantina e di una nuova sala di degustazione professionale per accogliere enoturisti e sommelier, per noi è diventato prioritario, guardando alla nostra storia, alla Champagne e ai nuovi consumatori”. Fondata nel 1674 a Rocca de’ Giorgi (Pavia), la Tenuta conta oggi 826 ettari, di cui 102 vitati, con al centro Villa Fornace. Da circa un ventennio, Ottavia Giorgi di Vistarino ha rivoluzionato l’azienda puntando sempre più sulla qualità e arrivando a selezionare tre Cru di Pinot Nero: “Pernice”, “Bertone” e “Tavernetto”. L’articolata gamma dei vini è oggi arricchita anche da etichette di Metodo Classico, fulcro dell’attività in fieri della nuova cantina inaugurata nel 2018.