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Soave vino ufficiale della Giornata del cibo alla Fao a Bruxelles

Soave vino ufficiale della Giornata del cibo alla Fao a BruxellesMilano, 12 ott. (askanews) – Il Soave sarà il vino ufficiale che verrà servito in occasione della “Giornata mondiale del cibo” promossa il 16 ottobre dall’ufficio di Bruxelles dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), al Museo di Scienze Naturali della capitale belga.

L’ufficio Fao di Bruxelles organizza infatti una serie di eventi esterni e attività collaterali nell’ambito della “Word food week campaign” per promuovere l’impegno dell’organizzazione nel sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto al tema scelto per quest’anno: “L’Acqua è vita. L’acqua è cibo. Non lasciamo nessuno indietro”. Nel corso della giornata sono previsti numerosi interventi da parte di esperti di settore relativamente a temi legati all’acqua in agricoltura e alla gestione sostenibile del territorio. Il Soave è stato scelto per questo prestigioso appuntamento quale primo e, attualmente unico, comprensorio vitivinicolo italiano ad essere stato insignito del riconoscimento GIAHS-FAO, dedicato alle zone produttive che promuovono un’agricoltura sostenibile, lontana dai processi industriali, e che conserva uno stretto legame tra paesaggio, prodotti locali, comunità rurali associate.

“Siamo onorati di essere stati invitati con i nostri vini in questa prestigiosa sede, quale naturale prosecuzione dell’impegno del Soave nei confronti del riconoscimento GIAHS” ha dichiarato il presidente del Consorzio di Tutela del Soave, Sandro Gini, sottolineando che “è necessario infatti continuare questa importante attività di sensibilizzazione e di sana cultura nei confronti dell’ambiente e dell’agricoltura”.

Consorzio Vini D’Abruzzo: ottobre di promozione in Usa e Canada

Consorzio Vini D’Abruzzo: ottobre di promozione in Usa e CanadaMilano, 12 ott. (askanews) – Ottobre di promozione in Nord America per il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo. Nel loro insieme Stati Uniti e Canada valgono infatti più del 20% dell’intera quota export delle aziende abruzzesi di vino, collocandosi al primo posto come mercato estero d’elezione.

“Per il Consorzio e i nostri produttori queste sono occasioni fondamentali per affermarci nei nostri mercati più importanti” afferma il presidente del Consorzio, Alessandro Nicodemi, spiegando che “i dati export del primo semestre che stiamo elaborando ci stanno parlando di un trend in controtendenza rispetto a quello nazionale, un dato sorprendente e che merita attenzione: questo è un motivo in più per continuare nella nostra azione di promozione, per aiutare le nostre aziende a rimanere sempre competitive e pronte ad affrontare le sfide future”. Negli Stati Uniti il Consorzio ha già fatto tappa nella costa Est, toccando Chicago, New York, Washington e Miami con degustazioni guidate e b2b con diversi produttori. I seminari sono stati tenuti da grandi nomi del giornalismo americano come Tom Hyland, Caroline Hermann MW, per culminare con un l’evento targato “Vinous” a New York l’11 ottobre, dove Antonio Galloni ha guidato un tasting sul Montepulciano d’Abruzzo e sul Trebbiano d’Abruzzo, seguito da un “walk around tasting” dedicato agli operatori del settore. Fino al 15 ottobre a Miami, in Florida, ci sarà una promozione nei ristoranti dove verranno i vini abruzzesi saranno abbinati in degustazione a menu appositamente creati.

In Canada il Consorzio punta al Quebec, la regione più importante in termini di consumi e quella in cui il Consorzio ha una campagna di promozione delle denominazioni regionali in alcuni punti vendita del monopolio SAQ . L’attività di promozione prevede per tre settimane momenti di degustazione in 15 succursali SAQ di Montreal e Québec City, raggiungendo così centinaia di consumatori. A questa importante attività si affiancheranno seminari e presentazioni alla stampa e agli operatori, con i vini abruzzesi protagonisti della serata di celebrazione del 30esimo anniversario di Sélections Mondiales Des Vins Canada, il più importante concorso enologico in terra canadese.

Vino, la Moldavia ospiterà nel 2025 il 46esimo Congresso dell’Oiv

Vino, la Moldavia ospiterà nel 2025 il 46esimo Congresso dell’OivMilano, 11 ott. (askanews) – La Moldavia ospiterà nel 2025 il 46esimo Congresso dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv). Lo ha comunicato la stessa Oiv, dopo il via libera del suo Comitato esecutivo alla richiesta avanzata dall’ex Repubblica sovietica, in occasione della “Giornata nazionale del vino della Moldavia”. La Moldova, ha aderito all’Oiv nel 1992, primo dei Paesi post-sovietici.

Antichissimo produttore e storico fornitore del vino per l’Urss e i Paesi socialisti dell’Est Europa, la Moldavia ha una superficie vitata di oltre 128mila ettari su una superficie totale di 33.843 km quadrati, cosa che lo rende il Paese con la più alta densità di vigneti al mondo. Produce una ricca varietà di vini rossi, bianchi e da dessert con vitigni internazionali, caucasici (Saperavi e Rcasitele) e autoctoni (Rara Neagra, Feteasca Neagra, Feteasca Regala, Feteasca Alba). Nel 2022 la produzione totale si è attestata a circa 1,4 milioni di ettolitri, di cui circa l’80% è stato esportato. Quattro le Igp, tutte riconosciute anche dall’Ue: oltre alla generica “Divin” che copre l’intero territorio della Repubblica, ci sono “Codru” (61.200 ettari di vigneti), “Stefan Voda” (10.000 ha) e “Val lui Traian” (43.200 ha). Tra il 2013 e 2014 nel Paese sono stati costituiti l’Ufficio nazionale della vite e del vino (Onvv) e il marchio nazionale “Vinul Moldovei – Una leggenda vivente”.

”Crociera Wine Experience”: vini del Sannio salpano su MSC World Europa

”Crociera Wine Experience”: vini del Sannio salpano su MSC World EuropaMilano, 11 ott. (askanews) – I vini del Sannio salpano a bordo della nuova ammiraglia “World Europa” di MSC . Il progetto “Crociera Wine Experience”, nato dalla collaborazione con MSC Crociere, Associazione Nazionale Città del Vino e Sannio Consorzio Tutela Vini, nasce con l’obiettivo di far conoscere il vino del Sannio tramite l’esperienza del viaggio sulle navi da crociera e si propone di raggiungere anche i consumatori appassionati di vino che, durante la loro vacanza, potranno assaggiare esclusive referenze ascoltandone storia e caratteristiche.

A bordo della nave che prenderà il largo tra Napoli, Palma de Mallorca, Marsiglia, Barcellona, Genova e La Spezia, saranno organizzati momenti di approfondimento sul territorio e sulle Denominazioni della provincia di Benevento, al primo posto nel comparto vitivinicolo della Campania con circa il 50% della superficie viticola e della produzione vinicola regionale. Previsti anche incontri sulle singole Denominazioni, proposte in abbinamento ad alcuni prodotti tradizionali del Sannio come il pecorino di Laticauda, il caciocavallo di Castelfranco in Miscano, i taralli intrecciati di San Lorenzello, il prosciutto di Pietraroja, la ‘nfrennula di Sant’Agata dei Goti, il pomodorino verneteco, la salsiccia rossa di Castelpoto e l’olio extravergine di oliva Ortolana del Sannio. Oltre che di eccellenze enogastronomiche, nel corso della crociera si parlerà anche di Sannio come terra ricca di storia millenaria, cultura, paesaggi e bellezze da visitare. La “Crociera Wine Experience” sarà presentata ufficialmente il il 16 ottobre a Napoli a bordo della nave.

Vino, Cellai: delle mie 35 vendemmie la 2023 è stata la più complessa

Vino, Cellai: delle mie 35 vendemmie la 2023 è stata la più complessaMilano, 11 ott. (askanews) – “Delle mie 35 vendemmie questa è stata la più complessa, che, sia chiaro, non vuol dire la peggiore. Nel suo complesso sarà infatti un annata positiva ma che ha creato soprattutto nelle aziende di valore qualitativo importante, grandissima apprensione e ansia, e soprattutto molto lavoro nel dover andare continuamente in vigneto per selezionare gli acini migliori all’interno non solo della stessa vigna, ma anche dello stesso filare, della stessa vite e persino dello stesso grappolo”. Lo dice ad askanews Alessandro Cellai, enologo del Gruppo Domini Castellare di Castellina (DCC, di cui è anche vicepresidente) e Vallepicciola di Castelnuovo Berardenga, nonché consulente di Panizzi di San Gimignano e di Podere La Villa di San Casciano in Val di pesa, la Cantina di Ilaria Tachis, figlia del più famoso enologo italiano, maestro proprio di Cellai.

Nei giorni in cui nel Chianti Classico si chiude la vendemmia, Cellai fa il punto con askanews sull’annata 2023 in un territorio straordinario che produce alcuni dei vini italiani più famosi al mondo. “Ci sono stati una serie di fenomeni atmosferici che hanno creato un forte disequilibrio all’interno del ciclo vegetativo della pianta, in particolare le intense piogge che si sono avvicendate a maggio e giugno a cavallo della fioritura e della legagione, quello che è il momento più critico per la vite, ha creato delle disimogenità nel processo di maturazione”. “Inoltre queste piogge hanno scatenato dei pesantissimi fenomeni di peronospera, tanto che molti produttori, soprattutto quelli biologici, si sono trovati in grandissima difficoltà, perché il rame non è stato sufficiente a gestire le infezioni che si sommavano quotidianamente” prosegue Cellai che è anche produttore con il piccolo ma già premiatissimo Podere Monastero a Castellina in Chianti, evidenziando che “quando si sono fermate le piogge, le infezioni sono aumentate”. “Il grande caldo di inizio luglio ha infatti creato un effetto piscina sul terreno” continua l’enologo, spiegando che il sole faceva evaporare l’acqua che poi ricadeva a terra “con il delta termico basso della notte, con il risultato che la mattina le viti erano bagnate. La peronospora larvata ha così colpito fino all’invaiatura, quindi a grappolo formato e già chiuso – rivela – quando sui libri di testo di agronomia e viticultura si dice che questa terribile forma interrompe la sua pericolosità quando l’acino raggiunge la dimensione del chicco di pepe”. In questi ultimi anni in cui il cambiamento climatico sta modificando le condizioni standard della vite, figure come quelle dell’agronomo e dell’enologo diventano sempre più importanti. “Bisogna cambiare un po’ la filosofia di gestione del vigneto che è la base di tutto, molto di più che la Cantina, dove purtroppo si può fare ben poco se ti arriva un’uva con caratteristiche tali che devi soltanto gestire” spiega Cellai, precisando che “in vigna si deve cercare di andare incontro alle criticità climatiche: per esempio io ho messo in tutte le vigne un ulteriore filo d’appoggio per far sviluppare ancora di più la parete fogliare per dare maggiore ombraggiamento e proteggere anche da un’eccessiva produzione di zucchero all’interno dell’acino”. Con un caldo così intenso e prolungato, una delle fasi più delicate nel vigneto è infatti quella che riguarda il rapporto tra maturità fenolica e zuccherina. “Serve gestire la pianta a che tenga sempre una buona acidità e contenga il ph – dice – e che non ecceda il grado zuccherino”. “L’importante secondo me è portare in bottiglia grandissimo equilibrio, perché si può anche eccedere leggermente con l’alcol ma ci devono essere le relative acidità, ph, struttura e carica polifenolica perché si bilanci” prosegue, sottolineando che “se c’è una complessità generale, una bellissima acidità che gli dona freschezza e mineralità e quindi profondità di degustazione, quel lieve incremento alcolico è sicuramente meno evidente”.

Nonostante tutto, Cellai si dice mediamente preoccupato per gli effetti del cambiamento climatico sulla produzione vitivinicola, spiegando che “per adesso sono fiducioso perché vedo che le vigne rispondono bene alle gestioni diverse che facciamo e quindi sono moderatamente convinto che proseguendo a lavorare in una certa direzione si possono continuare ad ottenere risultati positivi”. Nel Chianti e più in generale in Toscana il mondo del vino continua a lavorare per migliorarsi, puntando sempre più sul legame con il proprio territorio. “Penso che un valore importantissimo oggi in Toscana sia la riconsiderazione del Sangiovese come vitigno principe della nostra zona: per tanti anni, molte aziende del Chianti Classico presentavano le loro migliori versioni con blend di Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, come se il Sangiovese non fosse sufficientemente capace di mostrare tutta la sua bellezza da solo e avesse sempre bisogno di una spalla” spiega l’enologo ad askanews, ricordando che “fin dal principio a Castellare portavamo avanti la bandiera del Sangiovese che se coltivato, vinificato e gestito come è giusto, è un vitigno che da grande soddisfazione, e oggi per fortuna molte Cantine seguono questa strada”. “Questo non vuol dire che nel Chianti non possa essere concepita una grande produzione di vitigni internazionali che qui si adattano benissimo – ha chiosato – ma il Sangiovese deve essere il vitigno principe e secondo me è sbagliato immaginare di ‘blendarlo’”.

Vendemmia, Conegliano Valdobbiadene: -15% delle uve ma buona qualità

Vendemmia, Conegliano Valdobbiadene: -15% delle uve ma buona qualitàMilano, 11 ott. (askanews) – Si è chiusa da pochi giorni con un calo di circa il 15% la vendemmia nella Denominazione Conegliano Valdobbiadene. Anche in questo territorio a nord della provincia di Treviso l’annata è stata ben più complicata rispetto alle precedenti ma la qualità delle uve conferite è sopra le aspettative e questo alimenta la fiducia dei produttori.

Il Consorzio ha spiegato che grazie ai monitoraggi sempre più precisi nei giorni precedenti la raccolta, l’uva arrivata in Cantina “ha il corretto equilibrio tra acidità e indice Babo” (quello che indica la quantità di zucchero naturale, ndr). Infatti, “la gradazione alcolica delle uve varia a seconda della zona di raccolta, in media si attesta intorno ai 13.9 gradi babo”, mentre per quanto riguarda l’acidità, “in tutta la Denominazione si assesta intorno al 7 g/l garantendo così l’equilibrio necessario a versare nei calici spumanti freschi e di carattere”. Inoltre, dai primi assaggi dei mosti “si riporta una buona acidità malica e un quadro aromatico di altrettanta intensità dai vigneti del valdobbiadenese, e spostandosi verso il centro della Denominazione si registra un’ottima finezza, una buona intensità olfattiva e in generale armonia gustativa”. Da un punto di vista metereologico il 2023 è stata un’annata che ha alternato periodi siccitosi, concentrati principalmente nei primi mesi dell’anno, a periodi molto piovosi da maggio per tutta l’estate. Non sono poi mancati “eventi grandinigeni importanti che hanno interessato in particolare la parte più occidentale della Denominazione: nella seconda metà di luglio quando il vigneto si stava avviando all’inizio della maturazione, le grandinate del 24 e 25 del mese hanno interrotto il processo e ci sono volute due settimane, sia alla vite sia al viticoltore, per riorganizzarsi”. Fortunatamente, a seguito della grandine, “il clima è tornato adeguato alle necessità di sviluppo delle piante che hanno generato nuova vegetazione utile per riprendere i processi di maturazione”. In questo contesto, il Consorzio sottolinea “che la buona fertilità della pianta ha contribuito a proteggere i grappoli: l’abbondante apparato fogliare è stato utile contro la grandine e contro il caldo eccessivo”.

Photo credits: Arcangelo Piai

Ai vini della Toscana 89 “Tre bicchieri 2024”: è regione più premiata

Ai vini della Toscana 89 “Tre bicchieri 2024”: è regione più premiataMilano, 11 ott. (askanews) – Con ben 89 “Tre Bicchieri” la Toscana si conferma anche quest’anno come la regione più premiata della “Guida Vini d’Italia 2024” del Gambero Rosso, che sarà presentata ufficialmente il 15 ottobre a Roma. Un successo riconducibile a una vastità di territorio e di Denominazioni, oltre che ad una grande varietà di stili e di terroir, che rendono la Toscana “una zona molto dinamica e con una voglia di crescere e di approfondire il legame con il territorio che non conosce sosta”.

Secondo i degustatori della guida, per quanto riguarda il Chianti Classico “quest’anno più che in altri emerge l’autorevolezza della Gran Selezione, spesso frutto di singole vigne, per vini dal grande potenziale evolutivo, così come la piacevolezza del Chianti Classico annata, che solo Gambero Rosso premia con numeri così rilevanti”. Tiene bene anche la tipologia Riserva, “e, soprattutto, si sgombra il campo dalla presenza ingombrante di alcuni Supertuscan senza anima e carattere”. Quella di Montalcino “è un’annata intermedia, fresca ed agile come la 2018, e un’annata calda e siccitosa come la 2017 per la Riserva”, e tutto ciò ha fatto emergere ancora una volta i migliori interpreti della vigna”. Secondo i critici del Gambero, Montepulciano “replica con vini dalla personalità sempre più decisa e autonoma rispetto ai suoi grandi vicini, un percorso che vede nella tappa delle Pievi, importante come quella dei Terraelectae della Rufina e le ‘Uga’ del Chianti Classico, un passaggio fondamentale”. Bolgheri rimane “un polo d’attrazione irresistibile per imprenditori italiani e stranieri, e si conferma una terra ideale, seppur con un carattere tutto mediterraneo, per varietà internazionali come Cabernet Sauvignon e Merlot”. Stesso ragionamento per Cortona, “ormai stabilmente sulla mappa degli amanti del Syrah italiani e non solo”.

La Maremma dei bianchi vede “una crescita irresistibile del Vermentino, mentre tra i rossi si conferma il Morellino di Scansano: un rosso che ha un’immagine approcciabile e di presa presso il grande pubblico, ma che riesce a sfiorare anche vini memorabili dalle vigne migliori”. L’intera Costa Toscana “è un vero laboratorio en plein air, con vini da vitigni internazionali, dove il Cabernet Franc sembra avere una marcia in più, ma non solo: a ben guardare ogni angolo della regione ha qualcosa di nuovo e affascinante da offrire, come testimonia la nouvelle vague dei Pinot Nero dell’Appennino”. Tra le novità, entrano nell’esclusivo club dei “Tre Bicchieri” le aziende De’ Ricci a Montepulciano, Dianella a Vinci e Tenuta Ceri a Carmignano.

Grappa del Trentino Igp: 2023 all’insegna delle peculiarità varietali

Grappa del Trentino Igp: 2023 all’insegna delle peculiarità varietaliMilano, 10 ott. (askanews) – E’ un’annata all’insegna delle peculiarità varietali, quella che si prospetta per la Grappa del Trentino Igp, da settembre in produzione con le bucce da uve a bacca bianca. Una annata vitivinicola con produzioni in lieve calo rispetto alla precedente, ma con la maggior parte delle uve con una buona maturazione e una giusta acidità e di conseguenza bucce fresche e ricche di profumi per la gioia dei distillatori. “Dalla Nosiola al Teroldego, passando per Muller o Moscato, potremo raccontare il nostro territorio attraverso le sue valli, ognuna rappresentata da un vitigno” ha spiegato il presidente dell’Istituto di Tutela Grappa del Trentino, Alessandro Marzadro, sottolineando che “il 2023 riserverà una piacevole sorpresa”.

“Dal punto di vista agronomico è stata un’annata particolare ma nonostante le paure vissute in luglio e agosto possiamo dire che al momento della raccolta le varietà autoctone utilizzate anche per la distillazione della nostra grappa si sono presentate con una buona qualità in generale” ha proseguito Marzadro, aggiungendo che “come sempre poi il grande lavoro di collaborazione tra viticoltori trentini e produttori di grappa ha ancora una volta permesso di avere delle ottime bucce da distillare in maniera rapida e sapiente come da tradizione dei distillatori Trentini e alla fine il risultato esalterà le singole varietà del nostro territorio”. Gli alambicchi trentini si sono accesi velocemente pochi giorni dopo l’inizio della vendemmia, così già a inizio settembre la distillazione era ben avviata e questo ha consentito di finire la distillazione per la grappa con il marchio del Tridente, quella “made in Trentino”, entro fine novembre, ovvero ben prima della scadenza prevista dal Disciplinare. Il “KM 0” previsto dall’Istituto infatti, assieme all’obbligo di utilizzare bucce d’uva trentine ed entro il 31 dicembre per le grappe a marchio Grappa del Trentino, resta un sinonimo di unicità e qualità della grappa prodotta in questa provincia d’Italia, unico caso nel mondo. Nel periodo tra settembre e novembre la maggior parte delle distillerie è aperta al pubblico e i visitatori possono contare sul racconto dei mastri distillatori.

L’Istituto di Tutela della Grappa del Trentino è stato fondato nel 1960 e oggi conta 25 soci che rappresentano la quasi totalità della produzione, che ogni anno si aggira intorno ai 7.500 ettanidri di grappa (il 10% del totale nazionale in bottiglie da 70 cl) equivalenti a circa 2,5 milioni di bottiglie, distillando 130mila quintali di vinaccia. Tre le tipologie principali di grappa prodotta ci sono quella da uve bianche e aromatiche (60% del totale) e il restante 40% uve a bacca rossa.

Fino al 5 novembre in tutti gli Eataly si celebra il mese del vino

Fino al 5 novembre in tutti gli Eataly si celebra il mese del vinoMilano, 10 ott. (askanews) – Fino al 5 novembre in tutti gli Eataly si celebra il mese del vino e si brinda al premio vinto come miglior “Carta Vini Retail 2023”, nella categoria catena di ristorazione, ricevuto alla “Milano Wine Week” (MWW) in corso nel capoluogo lombardo. Un riconoscimento al lavoro di selezione della lista di vini che nei ristoranti del Gruppo viene periodicamente aggiornata “per offrire al cliente una carta coerente con le stagioni, i piatti in menu e gli stimoli didattici che muovono le campagne di comunicazione”.

Il mese del vino prevede un fitto calendario di appuntamenti, degustazioni e visite in enoteca. Tutti i giorni, attraverso “Le Cantine aperte di Eataly”, i clienti possono fare dei tour in cui i “wine specialist” di Eataly raccontano come scegliere la bottiglia giusta per ogni occasione. Gli incontri sono tematici e approfondiscono “I vini dei vulcani”, “I grandi rossi italiani”, “Il Metodo Classico”, “Il Prosecco” e “I vini aromatici”, coinvolgendo i partecipanti in un viaggio nei diversi terroir italiani attraverso la formula dell’imparare degustando. Tra gli appuntamenti di didattica, per citarne solo alcuni, ci sono la “Degustazione per coppie” e “Cocktail finger food” a Milano Smeraldo, i laboratori su “Vitigni autoctoni e Amarone della Valpolicella” a Verona, il “Giro del mondo in quattro bottiglie” e S”fumature di Chardonnay per Wine Club” a Torino Lingotto, la degustazione di “Vini in anfora” a Genova, il ciclo di incontri “L’arte di degustare il vino” a Roma Ostiense, “l’ABC del vino a Firenze” o la masterclass sull’Alsazia a Trieste. Completano l’offerta le “Barolo weeks”, con calici di Barolo a prezzi speciali, le masterclass sul Barolo, la Notte dei Vini di Eataly Torino Lingotto (20 ottobre), l’Eataly Wine Festival di Eataly Roma Ostiense (27 e 28 ottobre) e il Wine & Truffle Fest di Eataly Londra (2, 3 e 4 novembre). Mentre Eataly Milano Smeraldo partecipa alla sesta edizione della “Milano Wine Week” con un palinsesto di appuntamenti dedicati al mondo del vino e diventa, fino al 15 ottobre, meta di riferimento non solo per appassionati ed esperti di enologia, ma anche per chi desidera scoprire tutte le curiosità del panorama vitivinicolo italiano.

Inoltre, durante tutti i fine settimana del mese le enoteche di Eataly ospitano diversi produttori impegnati nel raccontare e fare assaggiare i loro migliori vini.

Assegnati a Milano i “Wine Week Awards” a migliori carte vini italiane

Assegnati a Milano i “Wine Week Awards” a migliori carte vini italianeMilano, 10 ott. (askanews) – Si è tenuta la sera del 9 ottobre a Palazzo Castiglioni a Milano la cerimonia di premiazione della terza edizione dei Milano “Wine Week Awards”, il riconoscimento istituito dall’organizzazione della manifestazione milanese con l’obiettivo di rendere omaggio ai protagonisti del settore. I premi sono stati assegnati alle migliori selezioni vinicole d’Italia sia nel settore della somministrazione, con il “Premio Carta Vini”, che in quello della distribuzione, con il “Premio Wine Retail” dedicato al mondo della vendita al dettaglio. Novità di quest’anno il premio internazionale “Best Italian Wine Selection”, dedicato ai ristoranti stranieri che offrono ai propri clienti i migliori vini italiani nelle proprie liste.

“Passione, cura per i prodotti e attenzione alla varietà territoriale, ma anche per i trend emergenti” sono i criteri con cui i locali sono stati premiati dalla giuria presieduta da Andrea Grignaffini (critico e direttore della Guida Espresso Ristoranti) e coordinata dalla degustatrice e giornalista enogastronomica Irene Forni, e composta da dieci tra esperti del settore: Raffaele Cumani, Ciro Fontanesi, Giancarlo Gariglio, Andrea Gori, Lara Loreti, Antonio Paolini, Eugenia Torelli, Giovanna Romeo e Simon Staffler. Dopo mesi di attenta selezione da parte dei giurati, sono un centinaio le attività premiate nell’ambito della somministrazione con il “Premio Carta Vini”, suddivise in dieci, diverse, categorie: Ristoranti da 1, 2 e 3 Stelle Michelin, ristoranti etnici e fusion, ristoranti fine dining, osterie e trattorie, bistrot, wine bar, ristoranti di hotel e pizzerie. Il “Premio Wine Retail”, dedicato al mondo della vendita al dettaglio, è stato invece suddiviso in quattro categorie: enoteche, catene di ristorazione, wine shop online, distribuzione e best italian wine selection. Il “Best Italian Wine Selection” ha invece visto l’attribuzione di un riconoscimento alle carte vini di ristoranti da tutto il mondo, dall’America alla Thailandia. Assegnati inoltre, a personaggi di spicco e realtà del settore, sei premi speciali consegnati dai partner della Milano Wine Week (Carrefour Italia, Eccellenza Italiana, Freccianera, Prosecco DOC, Vendemmie): tra questi, il riconoscimento al “Miglior Sommelier Under 30” a Jessica Rocchi, quello al “Miglior Sommelier del 2023” a Marco Reitano, il “Premio alla Carriera Eccellenza Italiana” a Davide Rampello e quello per la “Miglior Carta dei Vini Selezione Bollicine” ad Alberto Tasinato.

Photo Credits: Loris Scalzo