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World Wine Pro di Ethica Wines fa tappa in atenei Bologna e Pollenzo

World Wine Pro di Ethica Wines fa tappa in atenei Bologna e PollenzoMilano, 9 mag. (askanews) – Un programma di recruiting e formazione di giovani wine lover talentuosi da inserire nel mercato mondiale del vino. È questa la mission di World Wine Pro, il progetto che Ethica Wines, partner globale che importa e distribuisce vini italiani negli Stati Uniti, in Canada e in Asia Pacific, ha messo a punto per incrementare la propria struttura commerciale “e offrire una concreta opportunità di lavoro in un settore in grande espansione”.

Per illustrare World Wine Pro e selezionare nuovi “ambasciatori del vino e della cultura italiani”, Ethica Wines ha coinvolto quattro atenei italiani. Dopo i primi due workshop alla 24ORE Business School di Milano e alla Scuola Universitaria Sant’Anna di Pisa, il 30 e il 31 maggio Vera Malisani (Marketing director e vicepresident of Sales Canada & Asia Pacific) e Helen De Cesare (Strategy & transformation manager) incontreranno rispettivamente gli studenti della Bologna Business School e dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Cuneo) “per raccontare il mondo di Ethica Wines e come poter entrare a far parte della squadra”. In una nota, Ethica Wines spiega che World Wine Pro è un piano di ventidue mesi che offre “un’esperienza di apprendimento coinvolgente e dà la possibilità di sviluppare una carriera internazionale nel settore del vino: infatti, anche chi non ha alcuna esperienza di management e vendita, sarà affiancato da un team che fornirà tutte le conoscenze e gli strumenti necessari per intraprendere un percorso di crescita”. Al termine delle selezioni, in ottobre “i giovani talenti verranno introdotti al mondo del vino attraverso un periodo di formazione di quattro mesi in Italia: il programma prevede lo studio dei fondamenti di viticoltura ed enologia, delle diverse espressioni e tipologie vitivinicole regionali italiane, e delle tecniche di vendita, ma anche visite alle cantine italiane rappresentate da Ethica Wines, “una vera e propria full immersion nel vigneto Italia alla scoperta delle eccellenze enologiche che compongono il portfolio dell’azienda”. Una volta conclusa la fase formativa, “inizierà il periodo sul campo: diciotto mesi negli Stati Uniti con visto J-1 “per affinare, assieme alla forza vendita, le competenze nelle attività quotidiane”. “L’opportunità è quella di essere assunti con un contratto a tempo indeterminato per essere trasferiti nel territorio assegnato e iniziare a operare come Area Sales Manager”. “Non siamo alla ricerca di ‘semplici’ venditori – ha sottolineato il founder di Ethica Wines, Francesco Ganz – ma di comunicatori che abbiano desiderio di far conoscere attraverso il vino la bellezza dei nostri territori, la cultura e il lifestyle italiani che tutto il mondo ama”.

Nata nel 2014, Ethica Wines è un’azienda composta da oltre sessanta professionisti con un’età media di trentacinque anni, e ha dichiarato che negli ultimi sei anni i suoi ricavi sono passati da 12 a 87 milioni di dollari.

Vino, nel Pavese viaggio di approfondimento per associati Vinarius

Vino, nel Pavese viaggio di approfondimento per associati VinariusMilano, 9 mag. (askanews) – Si sono concluse il 9 maggio le quattro giornate di approfondimento dedicate alle eccellenze enogastronomiche e culturali del Pavese, organizzate per i suoi associati dall’Associazione delle enoteche italiane Vinarius, in collaborazione con Paviasviluppo, l’azienda speciale della Camera di commercio di Pavia.

Un viaggio di “studio” arrivato dopo la consegna del nono “Premio al territorio” lo scorso 16 gennaio a Palazzo Madama a Roma, durante la quale erano intervenuti il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, il presidente di Vinarius, Andrea Terraneo e la presidente del Consorzio Tutela vini Oltrepò Pavese, Gilda Fugazza. Il Pavese è stato riconosciuto dall’Associazione come “territorio meritevole per la sua spiccata vocazione vitivinicola, un rilevante paniere agroalimentare ma anche per la grande attenzione che è sempre stata data alle tematiche legate alla sostenibilità ambientale, alla valorizzazione delle tradizioni, della storia e all’accoglienza enoturistica”. Un insieme di caratteristiche che gli enotecari Vinarius hanno potuto scoprire e approfondire grazie ad un ricco programma, comprensivo di masterclass, “walk around tasting” che hanno coinvolto circa 40 aziende del territorio, “showcooking” con degustazione di prodotti come il risotto preparato con Carnaroli pavese e molto altro.

“È nella natura di Vinarius essere un’associazione presente sul territorio e queste occasioni di studio e approfondimento sono proprio un esempio concreto di come si traduce tale vocazione associativa” ha dichiarato Terraneo, aggiungendo che “per questo motivo ci siamo impegnati ad organizzare questo stage, per poter dare ai nostri associati un’offerta di altissima qualità, dal respiro internazionale e con un legame sempre più profondo con i territori con i quali da tempo interloquiamo”. “Il Premio al territorio è stata una bella sorpresa – ha sottolineato il commissario straordinario della Camera di Commercio di Pavia, Giovanni Merlino – e rappresenta anche una grande opportunità per il territorio e per le nostre imprese vitivinicole che si fanno ambasciatrici della qualità delle eccellenze agroalimentari pavesi e fanno da traino alla promozione enogastronomica anche a livello turistico”.

Il viaggio è stato anche l’occasione per consegnare il premio a tre figure simboliche che con il loro lavoro continuano a rappresentare il Territorio Pavese: Giovanni Ricciardella, giovane chef che, con la sua cucina, interpreta il suo territorio di provenienza. Gioachino Palestro, “maestro” dell’oca, da oltre 30 anni promuove con determinazione e passione gli antichi salumi della Lomellina, eccellenza IGP del pavese. Infine, Mario Maffi, enologo, perito agrario e grande conoscitore dell’Oltrepò Pavese.

Vino, successo per “La Prima dell’Alta Langa 2023” a Venaria Reale

Vino, successo per “La Prima dell’Alta Langa 2023” a Venaria RealeMilano, 10 mag. (askanews) – Sessanta produttori presenti con più di 140 diverse cuvée in degustazione, dal millesimo 2019 a quello 2006; 90 i partecipanti alle masterclass guidate dal sommelier Davide Buongiorno; un pubblico composto in larga parte da operatori horeca (90%) e giornalisti (10%), per un totale di duemila persone accreditate all’evento, sold out già alcuni giorni prima. Sono i numeri de “La Prima dell’Alta Langa 2023”, andata in scena l’8 maggio nella Galleria Grande della Reggia di Venaria, nel Torinese. Soddisfatta la presidente del Consorzio Alta Langa, Mariacristina Castelletta, che ha parlato in un “entusiasmo palpabile sia da parte dei produttori, che con i loro vini e la loro passione hanno saputo far innamorare gli ospiti della nostra denominazione, sia da parte del pubblico che ha potuto sperimentare l’altissimo profilo dell’Alta Langa Docg all’interno di un luogo dove l’eccellenza del Piemonte è stata messa in rilievo alla perfezione”.

Questa era la quinta edizione della grande degustazione di tutte le cuvée dei soci del Consorzio Alta Langa, organizzata dopo quella del 2022 nel Museo di Italdesign, quella dell’autunno 2019 a Palazzo Serbelloni a Milano e le due primissime edizioni (primavere 2019 e 2018) al Castello di Grinzane Cavour. Un crescendo costante per questa Denominazione, che ha ottenuto la Doc nel 2002 e la Docg nel 2011 (retroattiva al millesimo 2008). Oggi gli ettari vitati sono 378, su un areale che comprende 149 comuni nelle province di Asti, Alessandria e Cuneo. Nei prossimi anni si aggiungeranno altri 220 ettari al vigneto Alta Langa e la produzione, che in questa vendemmia ha raggiunto i tre milioni di bottiglie, aumenterà in proporzione.

Vino, una Docg Pantelleria Zibibbo per dare futuro a vignaioli locali

Vino, una Docg Pantelleria Zibibbo per dare futuro a vignaioli localiMilano, 8 mag. (askanews) – Si è conclusa a Pantelleria la tre giorni di incontri sul futuro vitivinicolo e agricolo dell’isola dal titolo “Zibibbo è Pantelleria”. Oltre 30 gli interventi che si sono succeduti nei diversi momenti di confronto organizzati dal Comune. Un’iniziativa voluta dal sindaco Vincenzo Campo per promuovere i suoi prodotti e le bellezze della splendida isola vulcanica in provincia di Trapani, ma soprattutto per difendere lo Zibibbo, vite da sempre coltivata dai vignaioli panteschi. Perché oggi il nome Zibibbo figura come vitigno o sinonimo di Moscato nell’etichetta della Doc Sicilia e Igt Terre Siciliane ma non nella Doc Pantelleria.

Tra le tante proposte, anche concrete, la più significativa è quella di costituire un tavolo unico aperto ai soli, singoli, rappresentanti degli attori aventi diritto alla DO e sua tutela, per creare una Docg Pantelleria per il solo Zibibbo Naturale Passito Dolce, che comprenda l’intera e sola produzione della più antica zona dell’isola, cioè la zona Classica. Una Docg che serva a riconoscerne l’identità e ad elevarne il valore, una sola tipologia con una bottiglia e un’etichetta uniche in grado di rappresentare la storia e la tradizione ma anche garantire l’avvenire delle giovani generazioni. Ora spetta solo ai viticoltori e piccoli imbottigliatori panteschi: devono trovare un’unità di intenti e lavorare per la rinascita del vino locale. Una sponda possono trovarla nell’associazione che si è costituita di amici (non panteschi) di quest’isola, ma anche in chi, durante questa tre giorni, si è offerto di fare una ricerca e sperimentazione di ceppi di zibibbo antico con piede franco, e chi di lavorare ad una zonazione innovativa. L’Amministrazione locale c’è: il sindaco Campo ha ricordato i 52 milioni di euro che arriveranno grazie ai fondi del Pnrr.

Da 11 a 14 maggio “Trentino and wine”: il vino e il suo territorio

Da 11 a 14 maggio “Trentino and wine”: il vino e il suo territorioMilano, 8 mag. (askanews) – Si rinnova l’appuntamento primaverile con la più longeva rassegna enologica trentina: dall’11 al 14 maggio “Trentino & Wine” accenderà i riflettori sulla vocazione vitivinicola della provincia di Trento con un programma di iniziative che da Palazzo Roccabruna, sede dell’Enoteca provinciale del Trentino, coinvolgerà le principali dimore storiche cittadine.

Fulcro dell’edizione di quest’anno della rassegna nata nel 1925, sarà l’evento “Wine & Me” che darà la possibilità di effettuare a Palazzo Roccabruna le degustazioni di vini e grappe con l’assistenza dei sommelier (tutti i giorni dalle 17 alle 22 e domenica 14 maggio dalle 11 alle 20). Torna anche il fortunato appuntamento con “Wine & History” un percorso di degustazione che “coinvolge tutti i sensi” attraverso la storia della città con tappe enologiche presso le principali dimore cittadine (Palazzo Thun, Palazzo Trautmannsdorf, Palazzo Geremia), partendo da Palazzo Roccabruna che per l’occasione sfoggia una sala Conte di Luna al massimo splendore, fresca di recente restauro (il 12 maggio alle 21, il 13 maggio alle 17 e alle 21; il 14 maggio alle 11 e alle 15). Venerdì 12 maggio dalle 18 alle 21 l’appuntamento sarà con “Wine & Grappa”: la grappa trentina incontra il mondo del bere miscelato all’insegna del gusto, della musica e di un consumo responsabile. Infine, sabato 13 maggio dalle 18 alle 21 l’Enoteca provinciale del Trentino sarà la cornice di un connubio fra l’arte del vino e quella della musica in “Wine & Music”, evento che vedrà la possibilità di degustare la collezione di “Trentino & Wine” sulle note di un originale accompagnamento musicale. La rassegna è organizzata dal Consorzio vini del Trentino in collaborazione con la Camera di Commercio di Trento, l’Istituto Tutela Grappa del Trentino, l’Istituto Trento Doc, il Comune di Trento, Trentino Marketing e la Provincia autonoma di Trento.

In una nota, il Consorzio ha infine ricordato che ad oggi oltre il 90% della superficie vitata trentina è certificata secondo le disposizioni del Sistema nazionale di qualità della produzione integrata (Sqnpi), che coinvolge seimila viticoltori, 30 cantine e che prevede l’analisi di oltre 400 campioni d’uva all’anno con controlli documentali sul 100% dei vignaioli. Un impegno che ha consentito al Trentino di ricevere nel 2022 il prestigioso premio di “Wine Region Of The Year” assegnato dal magazine internazionale Wine Enthusiast. Un ulteriore passo in questa direzione è stato sancito dalla prima edizione del Bilancio di sostenibilità consortile.

Vino, Enrico Rota torna alla guida del Consorzio Tutela Valcalepio

Vino, Enrico Rota torna alla guida del Consorzio Tutela ValcalepioMilano, 8 mag. (askanews) – Enrico Rota torna alla guida del Consorzio Tutela Valcalepio di cui era già stato presidente per il mandato 2011-2014. Rota (Quattroerre Group) subentra a Emanuele Medolago Albani, che lascia dopo nove anni di presidenza. “La situazione nella quale ci troviamo ad operare non è semplice: è giunto il momento di mettere in atto dei cambiamenti di rotta importanti e decisivi e solo se saremo in grado di cambiare e di lavorare in maniera coesa raggiungeremo i risultati che ci aspettiamo” ha dichiarato il nuovo presidente, aggiungendo che “non è più il momento di chiacchiere e inutili diatribe: chi ancora pensa che sia possibile ottenere dei risultati lavorando da solo o non sposando la causa comune per me è come un dinosauro, una reliquia di un remoto passato destinato inevitabilmente all’estinzione”.

Il nuovo Cda che affiancherà Rota nel prossimo triennio, è così composto: Franco Plebani, Azienda Il Calepino (vicepresidente); Marco Locatelli, Azienda Tosca (vicepresidente); Carlotta Grumelli, Azienda La Tordela; Michela Moretti, Azienda La Rovere; Sergio Cantoni, Cantina Sociale Bergamasca; Stefano Lorenzi, Azienda Il Castello; Edoardo Medolago Albani, Azienda Medolago Albani; Maurizio Cavalli, Azienda Cavalli Faletti; Maurizio Ginami, Azienda Tallarini; Fabio Locatelli, Azienda Locatelli Caffi; Marco Varinelli, Vabenos; Pietro Rota, Società agricola I ragazzi di Campagna. Nel nuovo Comitato Esecutivo ci sono, oltre a Rota, Carlotta Grumelli e Michela Moretti, con la delega ai rapporti con le associazioni sindacali, di degustazione (AIS, ONAV, FISAR, ASPI, FIS etc) e di opinione (SlowFood, Golosaria, etc.) nonché con le associazioni del territorio come le Strade dei Vini, i Consorzi, FIC, Ascom e Confesercenti. Il presidente ha tenuto a suo carico le relazioni di carattere istituzionale, mentre per quanto riguarda i delegati che rappresenteranno il Consorzio Tutela Valcalepio presso l’Associazione Consorzi Vini Lombardi (Ascovilo), la carica è stata affidata a Emanuele Medolago Albani e Sergio Cantoni. A Medolago Albani è stato affidato anche l’incarico di dar vita ad una squadra Valcalepio di nuova generazione. Un’altra novità del nuovo corso è la costituzione della Commissione tecnica permanente composta da Sergio Cantoni, Stefano Lorenzi e Romildo Locatelli. Tra i suoi compiti, la Commissione avrà l’ottenimento del nuovo disciplinare di produzione Valcalepio DOP; la gestione di un gruppo di lavoro dedicato alla produzione Sostenibile; l’attivazione di una App per i trattamenti in collaborazione con l’Università di Milano e la prosecuzione della ricerca sui vitigni autoctoni e lo studio sui vitigni resistenti.

“Vogliamo fortemente che i giovani che ci sono nelle nostre aziende si sentano coinvolti sempre di più nell’attività consortile” ha spiegato Rota, auspicando “che il passaggio generazionale che ci attende sia felice e porti quella ventata di freschezza e nuove idee che servono necessariamente per rinnovare e dare nuova linfa all’attività consortile. Il gruppo si prefigge di essere il più trasversale possibile, tanto che potranno partecipare tutti i produttori di Bergamo, associati o meno – ha evidenziato – , l’unico limite che abbiamo fissato è quello di età, massimo 39 anni”.

Vino, la Cantina vicentina Maculan lancia il suo primo vino Piwi

Vino, la Cantina vicentina Maculan lancia il suo primo vino PiwiMilano, 8 mag. (askanews) – Maculan lancia il suo primo vino Piwi, “MaWi”, ottenuto da uve Cabernet Volos e Merlot Khorus. “Si tratta di vigneti resistenti alle principali avversità della vite, quali peronospora e oidio, e ricevono solo due trattamenti fitosanitari in tutta la stagione produttiva, a differenza dei dieci da eseguire con i sistemici e dei diciotto necessari con il biologico” ha spiegato l’enologa dell’azienda, Maria Vittoria Maculan, sottolineando che “questo significa un ridotto impiego di carburante e di risorse idriche, nonché una diminuzione importante delle emissioni di anidride carbonica nell’ecosistema circostante. MaWi si dimostra un vino attento all’ambiente – ha concluso – che abbina sostenibilità, ricerca enologica e un’esperienza gustativa di qualità”. Anche il packaging di “MaWi” è pensato per essere “sostenibile”: la bottiglia in vetro pesa meno di 450 grammi e veste un’etichetta ottenuta interamente da cotone riciclato.

La storica Cantina di Breganze (Vicenza) aveva avviato il progetto dei “vitigni resistenti ai funghi” nel 2017, con l’iniziale messa dimora di 4.000 viti di Merlot Khorus e Sauvignon Rytos, due varietà selezionate dall’Università di Udine, e in seguito di 4.300 viti di Cabernet Volos. Grazie all’introduzione di varietà resistenti in vigneto, nel 2020 Maculan è stata tra le sette aziende protagoniste dell’iniziativa “Passaporto ambientale” per i prodotti agroalimentari della Montagna Vicentina. L’iniziativa, finanziata dal Programma di sviluppo rurale della Regione Veneto, aveva visto la stipula dell’accordo volontario con l’allora ministero dell’Ambiente, per cui le realtà coinvolte si impegnavano nella riduzione dell’impronta ambientale di uno o più prodotti sotto la guida del Dipartimento di Ingegneria industriale dell’università di Padova. Per questo nuovo vino, Maculan procede con la raccolta manuale dei grappoli, seguita da una fase di leggero appassimento. La vinificazione avviene in piccoli tini di acciaio con quattro follature al giorno che introduce un affinamento di 12 mesi in barriques di rovere, nuove e usate.

Oss. Uiv-Vinitaly: -4% vendite vino in Gdo di Usa, Uk e Germania

Oss. Uiv-Vinitaly: -4% vendite vino in Gdo di Usa, Uk e GermaniaMilano, 8 mag. (askanews) – Volumi in calo del 4% e valori a -1%. Per il vino italiano si chiude con saldi negativi il primo trimestre dell’anno sui canali retail di Usa, Regno Unito e Germania. Uno stop, rilevano le ultime elaborazioni effettuate dall’Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly su base NielsenIQ, che fa il paio con il risultato a marzo delle vendite allo scaffale in Italia (-6,1%) e che appesantisce le cantine italiane anche sul fronte delle giacenze, a +5,1%, con le Dop a +8,6%.

Secondo l’Osservatorio, sui tre principali mercati di esportazione a soffrire maggiormente sono, a sorpresa, i vini spumanti: a fronte di volumi in calo del 3% per i vini fermi (814mila ettolitri), gli sparkling arrivano a -5% (245mila ettolitri), con picchi negativi in UK (-10%) e Germania (-6%), mentre negli Usa per ora si viaggia ancora in terreno moderatamente positivo (+1%). Sui vini fermi, invece, il calo più vistoso viene marcato proprio dagli Stati Uniti (-9%), mentre Londra limita le perdite a -1% e Berlino segna stallo. A valore, complici i listini in aumento a causa del surplus dei costi produttivi, il saldo generale dice -1% (un miliardo di euro). “In questo periodo il comparto è doppiamente frustrato: da una parte la sempre maggiore difficoltà dei consumatori alle prese con la pressione inflazionistica, dall’altra l’impossibilità per le imprese di rientrare da un surplus di costi produttivi senza precedenti a partire da quelli del vetro, a +70% in 12 mesi” ha dichiarato il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti, aggiungendo “auspichiamo che il settore reagisca in maniera coordinata già al tavolo di filiera convocato dal Masaf questo mercoledì per esaminare la situazione di mercato in vista di una ulteriore richiesta alla Commissione europea di misure di intervento volte a fronteggiare la crisi del settore vitivinicolo: le imprese italiane del vino sono convinte che serva un’analisi approfondita con proposte migliorative delle dinamiche di filiera, prima ancora di soluzioni tampone che si ripropongono a ogni crisi”.

L’Osservatorio Uiv-Vinitaly rileva che guardando i dati di vendita delle principali tipologie di vino è in molti casi sempre più evidente il segno della crisi del potere di acquisto. Ad aumenti di prezzo anche non eclatanti, viene infatti associata quasi automaticamente una decrescita delle vendite, con la ricerca di prodotti alternativi/similari e più economici: sul mercato tedesco questa equazione vale per esempio per Chianti Classico e Chianti o per il Primitivo, oltre che per gli spumanti italiani dove al Prosecco viene preferito lo sparkling tedesco o altri prodotti italiani a costo contenuto. Sul mercato statunitense, i dati negativi abbracciano tutte le principali produzioni italiane: dal Pinot grigio al Lambrusco, dal Chianti ai rossi piemontesi e toscani, mentre nel Regno Unito precipitano le vendite di vini (perlopiù toscani) a base Sangiovese e quelle di Pinot grigio private label, arrivato a costare più della versione a marchio aziendale. Ma sono in forte calo anche quelle di Prosecco, sia marchio proprio che del distributore, mentre tengono quelle del Rosé.

Vino, dal 18 al 19 maggio i Pinot Bianco d’Europa ad Appiano

Vino, dal 18 al 19 maggio i Pinot Bianco d’Europa ad AppianoMilano, 8 mag. (askanews) – Dal 18 al 19 maggio, ad Appiano (Bolzano), sulla strada del vino in Alto Adige, torna “Spatium Pinot Blanc”, l’unica manifestazione in Europa interamente dedicata al Pinot Bianco. L’edizione di quest’anno, la quarta, prevede degustazioni e masterclass ma soprattutto momenti di approfondimento scientifico in cui verranno presentati i più recenti studi per comprendere stili, evoluzione e prospettive di questa straordinaria varietà.

“Spatium Pinot Blanc rappresenta un momento d’incontro per tutti coloro che desiderano approfondire caratteristiche, origini e peculiarità di questa straordinaria varietà” ha affermato il celebre wine-maker Hans Terzer, uno degli iniziatori del simposio nonchè pioniere e promotore di questo vitigno in Alto Adige, aggiungendo che si tratta “non solo di un’occasione per incontrare produttori provenienti da tutta Europa e degustare i loro Pinot Bianco ma soprattuto una vera e propria ‘piattaforma’ per condividere con autorevoli esperti del settore le più recenti novità e risultati scientifici in merito a questo vitigno”. “In passato, il Pinot Bianco è stato spesso messo in ombra da presunte varietà di tendenza come lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc ma se i viticoltori riescono a imbottigliare il Pinot Bianco con un frutto sottile e una spezia contenuta, incontra il gusto dei consumatori di oggi come poche altre varietà” ha proseguito Terzer, evidenziando che “non c’è da stupirsi quindi che la superficie coltivata sia in costante aumento sia in Germania (con i suoi 4.500 ettari oggi è il più importante Paese europeo di produzione di Pinot Bianco), ma anche in Austria e in Italia”.

L’evento, organizzato dall’associazione Eppan Wein in collaborazione con il Centro di Sperimentazione Laimburg e l’Associazione Turistica Appiano, si rivolge sia ad esperti professionisti che a wine lovers. Nella giornata del 19 maggio saranno presentati importanti ricerche da parte di studiosi del Centro di Sperimentazione Laimburg, dell’Istituto Federale di Istruzione Superiore e dell’Ufficio Federale di Viticoltura e Frutticultura Klosterneuburg. Dopo alcuni approfondimenti con il master of wine, Robin Kick, e la sommelier Melanie Wagner, il convegno si chiuderà con una Tavola rotonda dal titolo “Pinot bianco – quo vadis?”. Le degustazioni si terranno nella Cantina San Michele-Appiano, mentre il convegno avrà luogo nella Sala culturale.

Nel 2022 export di vino bio italiano vale 626 mln: +18% sul 2021

Nel 2022 export di vino bio italiano vale 626 mln: +18% sul 2021Milano, 8 mag. (askanews) – Nel 2022 il valore dell’export di vino biologico italiano è stato di 626 milioni di euro (+18% rispetto al 2021), l’8% circa del peso totale dell’intero export vitivinicolo italiano. È quanto emerge da “Vinobio”, la piattaforma online di dati e informazioni per l’internazionalizzazione del vino biologico Made in Italy curata da Nomisma e promossa da Ice Agenzia e FederBio.

Con 126mila ettari, l’Italia detiene il primato per incidenza di superficie vitata biologica in Europa, che a sua volta rappresenta circa l’84% della quota mondiale. Nel decennio 2010-2020, le superfici bio nel nostro Paese sono cresciute del +141% (2020 vs 2010) contro il +148% della Spagna e il +218% della Francia. Il vino biologico Made in Italy attualmente rappresenta il 19% dell’esportazione globale di agroalimentare bio. Dall’ultima indagine su 110 imprese vitivinicole italiane, è emerso come la Germania sia in assoluto il mercato di destinazione principale per il nostro vino bio (67% delle aziende lo indica come primo mercato di riferimento), seguita dai Paesi Scandinavi (61%). Al di fuori dei confini comunitari la fanno da padrone Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito, seguiti da Canada e Giappone.

Sulla base dei dati del Systembolaget, il monopolio svedese che gestisce le vendite di bevande alcoliche, ben un quarto delle vendite di vino è costituito proprio da quelli a marchio bio, per un valore di 600 milioni di euro nel 2021 e un tasso di crescita medio annuo del +15% dal 2014 al 2021. In tale scenario, l’Italia è leader assoluto con un peso sul totale delle vendite di vino bio del 42% sia a valore che a volume, grazie all’ottimo posizionamento di alcuni territori: Veneto (grazie al Prosecco in particolare, che rappresenta la denominazione a marchio bio più venduta in Svezia), Sicilia e Puglia, regioni che nel complesso intercettano ben il 24% delle vendite di vino a marchio biologico in Svezia. Dall’indagine condotta da Nomisma tra gennaio e febbraio 2023 su un campione rappresentativo di consumatori in Svezia e Danimarca (18-65 anni), è emerso come ben il 38% dei wine user scandinavi beva vino a marchio bio di origine italiana e più del 20% lo fa con cadenza settimanale. La propensione al consumo di vino bio Made in Italy cresce tra le famiglie benestanti (tra chi ha redditi medio-alti la quota di user di vino bio italiano cresce fino al 55%) e tra quelle in cui vi sono componenti con età compresa tra i 30 e i 44 anni. Il 46% dei consumatori è interessato a provare un nuovo vino italiano a marchio bio mentre il 35% sarebbe disposto a spendere un differenziale di prezzo superiore al 5% rispetto a un vino italiano non bio. Gli indecisi (34%) sarebbero attratti, oltre che da promozioni e prezzi bassi, anche da brand famosi, da informazioni sul basso impatto ambientale e dalla presenza di confezioni eco-sostenibili.

Il Giappone è il secondo mercato in Asia per consumo di vino (3,4 mln di ettolitri nel 2022) e rappresenta un mercato indubbiamente interessante per i produttori italiani visto che è il quinto importatore mondiale di vino (dopo Stati Uniti, UK, Germania e Canada) con un valore degli acquisti dall’estero pari a 1,7 miliardi di euro. Tra i vini stranieri i consumatori giapponesi mettono al primo posto quelli francesi, lasciando all’Italia la seconda posizione quando devono indicare i Paesi che producono vini di maggiore qualità. Dalla survey condotta da Nomisma tra febbraio e marzo scorsi sui consumatori giapponesi (18-65 anni), emerge comunque un forte potenziale per il nostro vino bio: se è vero, infatti, che ad oggi quasi un consumatore di vino su due (il 45% del totale, per la precisione) ha acquistato o ordinato un vino italiano almeno in un’occasione nell’ultimo anno, la quota di chi ha avuto modo di sperimentare il binomio biologico/Made in Italy per il vino è stata solo del 10%. Ampi spazi di crescita, dunque, per il vino bio italiano, che dal 1 ottobre 2022 può contare sulla certificazione biologica “Jas”, già conosciuta dal 41% dei consumatori giapponesi di vino. Complessivamente il settore del vino biologico in Giappone, pur essendo ancora di nicchia, presenta ampi margini di crescita e potenziali opportunità. Più di un terzo dei consumatori giapponesi sarebbe infatti disposto ad acquistare un nuovo vino bio made in Italy se lo trovasse nei punti vendita in cui effettua abitualmente la spesa alimentare mentre gli indecisi (41% del totale) sarebbero attratti oltre che da prezzi più accessibili, anche da una maggiore comunicazione sui canali tradizionali come radio/tv. Infatti, tra i principali fattori che oggi frenano l’acquisto di vino bio made in Italy vi sono la scarsa informazione sulle caratteristiche distintive dei prodotti biologici italiani ma anche la carenza di referenze sugli scaffali della grande distribuzione.

“Il trinomio vino-biologico-italiano, rappresenta la combinazione vincente per la valorizzazione dell’agroalimentare del nostro Paese sui mercati internazionali” ha dichiarato Silvia Zucconi, responsabile Market intelligence di Nomisma, mentre Brunella Saccone, direttrice dell’Ufficio agroalimentare e vini di Ice Agenzia, ha evidenziato che “l’export italiano nel comparto del vino biologico è in costante crescita negli ultimi anni, e presenta ulteriori margini di sviluppo e nuove opportunità per le aziende italiane. Il vino Made in Italy a marchio biologico – ha concluso – gode infatti di un’ottima reputazione, e la domanda potenziale coinvolge tutti i principali mercati mondiali”.