Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Vino, il 25 ottobre si festeggia lo “Champagne Day” 2024

Vino, il 25 ottobre si festeggia lo “Champagne Day” 2024Milano, 23 ott. (askanews) – Venerdì 25 ottobre si festeggia in tutto il mondo lo “Champagne Day” 2024. Questa giornata internazionale, che si celebra ogni anno l’ultimo venerdì di ottobre, è l’occasione per rendere omaggio al “vino dei re” e condividere un brindisi globale che unirà gli amanti dello Champagne di tutto il mondo.


Per l’edizione 2024, il Bureau du Champagne propone di esplorare gli abbinamenti tra la più raffinata delle bollicine francesi e i formaggi. Espressione del terroir e del savoir faire dell’uomo, questi due protagonisti del gusto permettono di dare vita ad accostamenti che possono sorprendere: giocando di volta in volta sul contrasto o sull’armonia, l’incontro di gusti e di consistenze diverse permetterà a entrambi i protagonisti di esaltarsi a vicenda. Ecco allora che la ricchezza e la struttura dei vitigni a bacca rossa, siano essi vinificati in bianco o in rosé, conferiscono a molti Champagne la capacità di armonizzarsi con formaggi dal gusto intenso. All’opposto, l’equilibrio tra la mineralità degli Champagne più giovani si sposerà alla perfezione con le note fruttate dei formaggi più freschi. Qualche esempio? Si può giocare sul contrasto tra mineralità e austerità di uno Champagne Blanc de Blancs in versione Brut Nature e la dolcezza untuosa del Gorgonzola dolce. Un Rosé brut si armonizzerà con la cremosità del Taleggio o con il gusto intenso e profumato della Fontina d’alpeggio. Il Pecorino Fiore Sardo, dal carattere strutturato e complesso, può essere esaltato dalle note mature di uno Champagne Blanc de Noirs e le note dolci di uno Champagne Demi-Sec potrebbero anche trasformare una Burrata in un dessert a sorpresa.


“Per partecipare allo ‘Champagne Day’ basta organizzare un momento speciale per brindare in compagnia, in famiglia o con gli amici” spiega il Bureau, aggiungendo che “dai ristoranti alle enoteche, sono molti gli eventi che si terranno in Italia, dedicati a degustazioni e abbinamenti con piatti speciali”. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito ufficiale “champagneday”, dove sarà anche possibile inserire il proprio evento, trovare un kit di comunicazione con contenuti per i social e scaricare la playlist Spotify dedicata a questa giornata.

Crea: Italia 6° in Ue per numero alveari, 23.000 ton miele nel 2022

Crea: Italia 6° in Ue per numero alveari, 23.000 ton miele nel 2022Roma, 23 ott. (askanews) – Il ruolo delle api e degli altri impollinatori in termini di mantenimento della biodiversità e di salubrità alimentare è da tempo riconosciuto, non solo dal mondo scientifico, ma anche dall’opinione pubblica, che vede nel miele un alimento goloso e salutare al contempo. Proprio per questo il settore delle api e del miele ha raggiunto negli ultimi anni valori significativi: con oltre 22 mila aziende agricole e più di un milione di alveari, l’Italia è al 6° posto in Europa per numerosità di alveari, di cui circa l’80% gestiti da apicoltori professionali, un trend in continua crescita, se si confrontano i dati degli ultimi 2 censimenti ISTAT (nel 2020 si registra + 57% di alveari a livello nazionale, rispetto al 2010).


Dal 2016, inoltre, il settore può contare su rilevazioni più precise e sistematiche grazie all’istituzione della Banca Dati Apistica (BDA) che rileva una crescita costante di aziende (anche prive di terreno agrario), di apicoltori (72.000 tra i professionali e coloro che producono per autoconsumo) e di alveari (oltre 1,6 milioni). Oltre la metà delle aziende apistiche, si concentra nelle regioni del Centro Nord, mentre quelle meridionali sono numericamente inferiori, ma mediamente più grandi, anche se con dimensioni molto piccole di SAU (oltre il 50% non arriva a un ettaro di Superficie Agricola Utilizzata). Nella maggior parte dei casi (74%) si tratta di aziende caratterizzate da un orientamento produttivo misto, che comprende sia attività di coltivazione che di allevamento. È quanto emerge dal Rapporto CREA “Api e Miele: opportunità: potenzialità e minacce per una filiera essenziale”, realizzato grazie alla collaborazione dei centri di ricerca del CREA Politiche e Bioeconomia, Agricoltura e Ambiente, Alimenti e Nutrizione e Orticoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, nell’ambito delle attività delle Rete Rurale Nazionale. Il Rapporto restituisce la fotografia dettagliata di una filiera essenziale per l’economia, l’ambiente e la biodiversità, e la salute umana, che gioca un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei territori rurali, grazie alla qualità, alla tipicità e alla unicità dei prodotti. Il Rapporto esplora ed analizza con un approccio integrato e multidisciplinare tutti i molteplici aspetti del settore: dalle questioni strutturali alle dinamiche di mercato, dalla sostenibilità dell’attività apistica e delle aziende che se ne occupano e dei sistemi agricoli e agroforestali che ospitano le api, fino ad arrivare agli aspetti qualitativi e alle caratteristiche e alle proprietà salutistiche delle produzioni.


I dati – evidenzia il Crea – mostrano l’evidenza di un settore che ha contato negli anni su una interessante crescita, ma che sta vivendo un momento di crisi, trovandosi ad affrontare sia problematiche di mercato – crescita dei costi di produzione a fronte di riduzione dei prezzi all’ingrosso e concorrenza di mieli esteri di scarsa qualità – sia, soprattutto, una fortissima esposizione ai cambiamenti climatici. Un comparto che può contare, in questi ultimi anni, su una crescente attenzione alla tematica api e impollinatori, anche dal punto di vista scientifico e istituzionale, con azioni e programmi di sostegno nazionali ed europei. Alla filiera delle api e del miele italiana, per la programmazione 2023-2027, sono stati destinati oltre 80 Milioni di Euro (complessivamente 83,8 milioni di euro), risorse per il 30% stanziate dalla PAC (25,1 Mio euro) e per il 70% (58,6 Mio euro) cofinanziate con risorse nazionali. La relazione con l’attività agricola è fortissima: oltre alle questioni legate alla qualità degli ecosistemi, nel rapporto si stima che oltre il 30% del valore economico delle produzioni vegetali derivi dalle coltivazioni che beneficiano dell’azione di impollinazione delle api.


L’Italia può contare su una grande varietà di mieli uniflorali (oltre 30) e diversi millefiori, fortemente caratterizzati sul territorio e determinati dall’immenso patrimonio di ambienti e di biodiversità del Paese. Senza dubbio un fattore di qualità e di distintività dei prodotti, fondato su stretti legami con i territori di produzione e che è anche alla base del Sistema di Qualità Nazionale. La produzione nazionale che nel 2022 ha raggiunto circa 23.000 tonnellate – in forte ripresa rispetto all’anno 2021, quando la produzione si era fermata a 12.450 tonnellate (dati Osservatorio Nazionale Miele) resta però insufficiente rispetto alla domanda, per cui le importazioni raggiugono le 26.500 tonnellate circa, pari a 100,8 Mio euro.

Vino, SOStain Sicilia: il 29 ottobre torna “Interazioni Sostenibili”

Vino, SOStain Sicilia: il 29 ottobre torna “Interazioni Sostenibili”Milano, 22 ott. (askanews) – La Fondazione SOStain Sicilia chiama a raccolta nell’isola esperti di sostenibilità applicata in diversi ambiti disciplinari e produttivi per individuare e diffondere buone pratiche in favore dell’ambiente, della società e dell’economia. Ed è proprio “Interazioni Sostenibili” il titolo del simposio giunto alla terza edizione, organizzato dalla Fondazione martedì 29 ottobre dalle 14 alle 20 al Marina Convention Center di Palermo.


L’evento, moderato da Federico Quaranta, sarà aperto dal presidente della Fondazione, Alberto Tasca, che traccerà un bilancio dei risultati raggiunti nell’ultimo anno e illustrerà nuovi obiettivi e nuovi progetti. A seguire tre panel denominati “Sezione Natura2, “Sezione Economia e Società”, “Sezione Collaborazioni Virtuose”. I primi due racchiudono interventi volti ad analizzare le minacce, ma anche le opportunità dei fenomeni naturali estremi, dell’intelligenza artificiale, passando per il mutamento dei valori associati agli stili di vita e di consumo. Il terzo sarà invece al centro i programmi di sostenibilità messi in campo con i partner della Fondazione: O-I, Amorim Cork, IRFIS, Fondazione Allianz Umana Mente. “Siamo felici e orgogliosi di ospitare docenti, studiosi e professionisti di fama internazionale impegnati in svariati settori” commenta Tasca, rimarcando che “solo condividendo esperienze e allargando il più possibile lo sguardo potremo incidere in maniera decisiva su quelle che sono le emergenze ambientali, sociali ed economiche del nostro tempo: il cambiamento climatico, la rivoluzione tecnologica, le tensioni sociali, le crisi finanziarie. E il fatto che la nostra Fondazione sia il motore di tale processo – conclude – deve renderci orgogliosi sia come imprenditori, che come siciliani”.


“SOStain” è il programma di sostenibilità per la vitivinicoltura in Sicilia promosso, attraverso la creazione dell’omonima Fondazione, dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia e da Assovini Sicilia. Sono 44 le aziende associate alla Fondazione, di cui 32 già certificate per un totale di circa 6.000 ettari e oltre 21 milioni di bottiglie prodotte, che “condividono e applicano buone pratiche finalizzate alla tutela e alla valorizzazione della biodiversità e delle comunità in cui operano”. A cominciare dalla scelta di una gestione sostenibile e di materiali ecocompatibili nel vigneto, di efficienza energetica in cantina, di bottiglie più leggere. Aziende che, “grazie all’obbligo previsto dal disciplinare SOStain di rispettare anche il protocollo ‘VIVA’ del ministero dell’Ambiente, misurano e monitorano la loro impronta carbonica e idrica, nonché i residui di fitofarmaci nei propri vini, sottoponendosi poi al controllo da parte di enti di verifica accreditati per ottenere la certificazione”.

Vino, a “Vinitaly.Usa” più di 1.500 operatori professionali in 2 giorni

Vino, a “Vinitaly.Usa” più di 1.500 operatori professionali in 2 giorniMilano, 22 ott. (askanews) – Più di 1.500 operatori professionali in due giorni hanno incontrato la proposta di 1.650 etichette di oltre 230 Cantine e sette Regioni (Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Sardegna, Umbria, Veneto) e preso parte a trenta eventi tra masterclass, degustazioni e incontri di approfondimento del mercato. Sono i numeri della prima edizione di “Vinitaly.Usa”, organizzata da Veronafiere e Fiere Italiane in collaborazione con ITA-Italian Trade Agency, che ha chiuso ieri sera al Navy Pier di Chicago. Una manifestazione dedicata esclusivamente all’incontro tra domanda internazionale e offerta di prodotti italiani che rappresentano un terzo delle importazioni complessive di vino degli Stati Uniti (1,5 miliardi di dollari su 4,5 totali).


“Abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati per questo primo passo negli Usa: numero e qualità delle cantine partecipanti; promozione coordinata e unitaria fra regioni, camere di commercio, Ice, consolati, ambasciata con Maeci e Masaf che hanno lavorato con noi nella stessa direzione per portare operatori professionali qualificati nell’interesse esclusivo delle aziende” ha affermato il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, spiegando che “a questi, si aggiunge il non meno importante obiettivo di aver selezionato nuovi buyer e importatori da invitare al prossimo Vinitaly di Verona”. “Con ‘Vinitaly.Usa’ completiamo la geografia dei nostri eventi fieristici dedicati al vino e ora siamo presenti in Nord America, oltre che in Asia, Balcani e Sud America” ha messo in luce l’Ad di Veronafiere, Maurizio Danese, evidenziando che “a cui si aggiungono in media ogni anno 15 tappe tra roadshow e preview in mercati strategici che ricomprendono altre città degli USA, Giappone, Corea del Sud, Cina, Nord e Centro Europa con il duplice obiettivo di promuovere il vino italiano e selezionare operatori internazionali qualificati da ospitare al Vinitaly: tutte le strade portano a Verona”.


“Abbiamo scelto Chicago perché è un crocevia di molti scambi commerciali degli Usa che sono un mercato complesso per le diverse regole sulle importazioni” ha commentato il Dg della Spa veronese, Adolfo Rebughini, sottolineando che “il riscontro della prima edizione, costruita dopo l’esperienza dell’edizione zero dello scorso anno, è andato oltre le aspettative, con aziende che grazie alla app dedicata hanno potuto programmare anche fino a 18 business meeting, dato significativo per un evento come ‘Vinitaly.Usa’, con rappresentanti qualificati della domanda statunitense e non solo”. In un mercato che vive dinamiche molto particolari, in cui volgiamo continuare a essere presenti per sostenere le nostre imprese, questo risultato ci dà ottimismo per l’edizione 2025″. “Abbiamo lavorato con grande attenzione nella promozione dell’evento, selezionando gli inviti ai top buyer sulla base di una esperienza pluridecennale nella organizzazione di eventi nel settore wine” ha chiosato Maurizio Muzzetta, presidente di Fiere Italiane e partner di Veronafiere nella organizzazione di “Vinitaly.Usa” a cui ha collaborato anche la Camera di Commercio italiana americana del Midwest-Chicago.

Vino, in Usa difficoltà per i rossi ma non per i luxury italiani: +3%

Vino, in Usa difficoltà per i rossi ma non per i luxury italiani: +3%Milano, 22 ott. (askanews) – C’è un segmento in controtendenza nel declino dei vini rossi negli Usa: sono i “luxury” made in Italy, etichette rossiste dai 50 dollari in su (prezzo alla distribuzione), che tra gennaio e agosto hanno messo a segno una crescita delle vendite a valore del 3% a fronte di una performance generale dei prodotti luxury a -7%, con i francesi a -16% e gli americani in linea con la media di mercato. È quanto rilevato, a Vinitaly.Usa (Chicago, 20-21 ottobre), dall’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly sui dati SipSource di agosto.


Secondo il monitoraggio delle vendite effettive di vino riscontrate dai distributori statunitensi, si tratta di un posizionamento sorprendente, quello dei rossi di altissima gamma italiani, che detengono una nano-quota del 2% sul volume delle vendite di rossi tricolore ma che a valore rappresentano il 14% dei rossi italiani negli Usa. Questa fetta di mercato sale fino al 23% se si includono i rossi super-premium (tra i 24 e i 50 dollari), a fronte di un solo 6% delle vendite a volume. “L’Italia – ha detto nel suo intervento a Chicago il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi – può contare da una parte sulla forza di brand territoriali ormai riconosciuti come iconici dagli appassionati americani, e dall’altra sull’esperienza del turista americano in Italia, sempre più fattore di affezione una volta rientrati a casa”. Non a caso, a fare da protagoniste (quasi assolute) della nicchia luxury sono le etichette toscane, responsabili del 45,5% del mercato statunitense dei rossi made in Italy di alta gamma, cresciute del 13% tra gennaio e agosto di quest’anno. A tirare la volata nelle preferenze di un consumatore tipo particolarmente conservativo e affezionato a proposte e territori già conosciuti, il Brunello di Montalcino, prima Denominazione con una fetta di mercato pari al 32% dei rossi di lusso. Seguono a distanza nella classifica regionale dalla galassia Bolgheri (11,5%) e Chianti Classico (2%). Per i nobili piemontesi si guadagna il secondo posto assoluto il Barolo (16%), mentre il Barbaresco (4%) è fuori dal podio, un gradino sotto al Bolgheri Superiore (7%). In forte difficoltà invece, secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, aree enologiche che sin qui hanno trainato il segmento lusso, come Bordeaux (-37%), Borgogna (-12%), Napa Valley (-24%).


Dai rossi “nobili” ai nuovi trend che, dagli Usa, stanno abbracciando consumatori di tutto il mondo, come sottolineato nel corso dell’inaugurazione di Vinitaly.USA da Marzia Varvaglione, presidente dell’Associazione dei giovani imprenditori vitivinicoli italiani (Agivi) di Unione italiana vini (Uiv). “Dai ready to drink, ai low e no-alcohol – ha affermato – è importante non avere pregiudizi, non dobbiamo avere paura del nuovo che avanza. Come produttori italiani dobbiamo comprendere i fenomeni sottostanti e, di conseguenza, iniziare a comunicare il vino in modo più inclusivo. Il nostro ruolo come imprenditori – ha rimarcato Varvaglione – è quello di capire quali sono le nuove opportunità che il mercato presenta, in particolare quello statunitense. Parlare di giovani – ha concluso – è una questione di responsabilità: saranno la prossima generazione del vino, giovani cosmopoliti attenti alla qualità nel piatto e nel bicchiere”.

Vino, Fivi: 23 ottobre oltre 80 appuntamenti con “Essere Vignaioli”

Vino, Fivi: 23 ottobre oltre 80 appuntamenti con “Essere Vignaioli”Milano, 22 ott. (askanews) – Come ogni anno, ad un mese esatto dal “Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti” che si terrà a Bologna dal 23 al 25 novembre, torna la giornata “Essere Vignaioli. Storie di vigne e di vini”, l’evento diffuso promosso dalla Fivi. Mercoledì 23 ottobre oltre 80 “Punti di affezione Fivi” (enoteche, osterie e ristoranti) in tutta Italia aspettano clienti e wine lover con eventi, degustazioni, cene e aperitivi: in ogni locale, uno o più soci della Fivi racconteranno innanzitutto che cosa significa essere un vignaiolo indipendente e qual’è lo spirito della associazione, e poi presenteranno e faranno degustare i vini “in un clima di amicizia e collaborazione”.   “Il format di ‘Essere Vignaioli’ rispecchia esattamente lo spirito della nostra Federazione” dice Lorenzo Cesconi, vignaiolo trentino e presidente della Fivi, spiegando che “più di cento soci si sono messi a disposizione di queste serate, spesso dovendo guidare per centinaia di chilometri, per raccontare le ragioni del nostro stare insieme attraverso i vini dei loro colleghi, senza un tornaconto personale: è un concetto semplice ma rivoluzionario, e alle spalle di un evento come questo c’è un lavoro enorme, basato proprio sulla condivisione e sulla passione di ognuno di noi per il nostro mestiere”.


Foto di Lorenzo Burlando

Vino, a Wine Spectator il premio annuale di Istituto Grandi Marchi

Vino, a Wine Spectator il premio annuale di Istituto Grandi MarchiMilano, 21 ott. (askanews) – E’ stato consegnato per la prima volta ad una testata giornalistica, la statunitense Wine Spectator il riconoscimento internazionale che ormai da diversi anni l’Istituto Grandi Marchi (IGM) tributa ad un’importante firma del giornalismo di settore. Il premio è stato consegnato il 18 ottobre a margine di un pranzo organizzato nell’ambito dell’annuale “Wine Experience” al New York Marriott Marquis. Di fronte ad una platea di oltre 800 ospiti, a ricevere la targa dalle mani del presidente Piero Mastroberardino e del presidente onorario Piero Antinori, è stato l’executive editor Jeffery Lindenmuth.


“Wine Spectator è da decenni uno dei capisaldi nella comunicazione del vino e un attore strategico efficace e di successo nel panorama dell’informazione di settore” ha affermato Mastroberardino, spiegando che “questo premio riflette il nostro impegno nel riconoscere il lavoro di chi promuove la corretta cultura enologica e lo fa con dedizione e passione: una filosofia che contraddistingue anche l’attività delle 18 famiglie del Gruppo e che ci piace condividere con chi ogni giorno scrive e vive il presente e il futuro dell’enologia mondiale”. Il pranzo nella Grande Mela era il secondo appuntamento in Nord America per le 18 famiglie dell’IGM, che ogni anno riuniscono trade, stampa, creator e i più grandi professionisti del settore, consolidando il legame tra la scena nordamericana e il vino italiano di qualità. Un appuntamento, diventato ormai tradizione, che ha rappresentato l’occasione per celebrare il 20esimo anniversario di IGM in due dei mercati più importanti per l’Istituto.


“Il Nord America è da sempre un palcoscenico d’eccezione per il nostro gruppo, sia per la qualità e quantità del lavoro di divulgazione, sia in termini di condivisione della nostra storia, delle peculiarità dei nostri territori e dei valori che ci contraddistinguono” ha ricordato Mastroberardino, rimarcando che “il grande interesse dimostrato anche quest’anno dal trade e dalla critica internazionale conferma il prestigio raggiunto dai nostri vini e l’importanza del nostro ruolo di ambasciatori del vino italiano d’eccellenza”. La prima tappa era stata il 16 ottobre all’Arcadian Loft di Toronto dove si era svolta una masterclass condotta da Michael Fagan con 60 ospiti di alto profilo, alla scoperta di una selezione di grandi annate delle migliori etichette del gruppo, seguita da un “walk-around tasting” con 250 esponenti del mondo Horeca canadese, e uno slot dedicato a 270 “high end consumer” e clienti Liquor control board of Ontario (LcbO).

Vino, la sudafricana Yvette van der Merwe nuova presidente dell’Oiv

Vino, la sudafricana Yvette van der Merwe nuova presidente dell’OivMilano, 21 ott. (askanews) – Yvette van der Merwe è stata eletta presidente dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) in occasione della 22esima Assemblea generale che si è tenuta a Digione, in Francia. Prima presidente africana, inaugura l’inizio del nuovo secolo dell’Organizzazione e succede all’italiano Luigi Moio, che diventa vicepresidente.


Economista e specialista in nuove tecnologie, van der Merwe si occupa da quasi trent’anni dell’industria vinicola sudafricana, ed è l’Ad della South African wine industry information and systems (Sawis). Sempre secondo quanto spiegato dall’Oiv, da quando è entrata a far parte della delegazione sudafricana nel 2000, van der Merwe ha ricoperto diversi ruoli chiave all’interno dell’Organizzazione. Foto di Baptiste Paquot – Oiv

Vino, Federvini: anche nel 2024 Usa sono prima destinazione per Italia

Vino, Federvini: anche nel 2024 Usa sono prima destinazione per ItaliaMilano, 21 ott. (askanews) – Gli Stati Uniti valgono oggi circa il 29% delle esportazioni di vino italiano a livello globale, con un valore, calcolato dall’Osservatorio Federvini in collaborazione con Nomisma, di 939 milioni di euro nel primo semestre del 2024, in aumento del 4,7% in valore e del 2,5% in volume, rispetto allo stesso periodo del 2023. Un andamento che conferma l’apprezzamento crescente dei consumatori statunitensi per il vino italiano, con un incremento complessivo delle vendite del 188% negli ultimi vent’anni: in particolare il dato sui volumi che crescono insieme ai valori è un segnale di conferma di fiducia, pur in un contesto generale che si presenta complesso. Nel primo semestre del 2024, le esportazioni di vini italiani negli Usa hanno fatto registrare 668 milioni di euro di vini fermi, seguiti dai vini spumanti con 260 milioni di euro. Il Prosecco continua a trainare le esportazioni italiane negli Stati Uniti, raggiungendo 225 milioni di euro nel primo semestre (+5,7% sul 2023). Promettenti le performance anche dei vini rossi toscani e piemontesi e dei bianchi siciliani. Con oltre 900 milioni di euro di valore nel primo semestre 2024 gli Usa si confermano prima destinazione per l’export di vini italiani. Lo ha affermato la Presidente di Federvini, Micaela Pallini, nel corso del suo intervento a Chicago alla prima edizione del “Vinitaly Usa”.


Secondo Federvini, “la scelta di organizzare un evento di tale portata nella città di Chicago, si è rivelata particolarmente apprezzabile anche in vista di nuove opportunità nel mercato del Midwest”. Il “Vinitaly Usa” si è svolto sulla scia della “New York Wine Experience” conclusasi appena due giorni prima. All’evento organizzato dalla rivista Wine Spectator sono stati annunciati i “Top 10 Wines of 2023”, classifica nella quale compaiono tre etichette italiane, fra le quali il Brunello di Montalcino 2018 di Argiano, il Taurasi Radici Riserva 2016 di Mastroberardino e il Chianti Classico Marchese Antinori Riserva 2020. “Ogni bottiglia racconta una storia, quella delle nostre vigne e della nostra passione, ed è fondamentale che il mondo comprenda non solo il valore del vino italiano, ma anche l’autenticità che esso esprime” ha commentato il vicepresidente di Federvini, Piero Mastroberardino, aggiungendo che “la nostra missione è dimostrare che il patrimonio enologico italiano è in grado di competere con successo sulla scena internazionale, contribuendo così a una sempre più efficace promozione della cultura del bere di qualità tipica dello stile di vita italiano”.


“L’eccellenza del vino italiano si esprime attraverso la sintesi di storia, territorio e cultura” ha ricordato la presidente del Gruppo Vini di Federvini, Albiera Antinori, evidenziando che “in un mercato globale competitivo, eventi come la ‘New York Wine Experience’ e ‘Vinitaly Usa’ si rivelano occasioni strategiche per riaffermare il primato del made in Italy, negli Stati Uniti che si confermano essere un mercato nel quale il vino italiano ha tutte le carte per raggiungere ulteriori traguardi”.

Vino, Vinventions: 73% tappi fatti con materiali riciclati o rinnovabili

Vino, Vinventions: 73% tappi fatti con materiali riciclati o rinnovabiliMilano, 20 ott. (askanews) – Il 73% dei tappi realizzati con materiali riciclati o rinnovabili, il 78% di energia da fonti sostenibili per alimentare gli stabilimenti, il 96% di rifiuti di produzione riciclati e il 36% di riduzione degli incidenti sul lavoro. Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto di responsabilità sociale d’impresa (Csr) 2023 di Vinventions, leader globale nelle soluzioni di chiusura per vini e distillati.


“Questo rapporto riflette l’impegno collettivo del nostro gruppo nel raggiungere questi ambiziosi traguardi” ha dichiarato Romain Thomas, Head of Product Management & Sustainability di Vinventions, spiegando che “siamo orgogliosi di offrire ai nostri clienti soluzioni innovative che rispettano l’ambiente senza compromettere le prestazioni”. Tra gli ultimi prodotti che rispondono alle crescenti richieste di sostenibilità da parte dei consumatori, il “Nomacorc Pops”, il primo tappo “con impatto di carbonio neutro” per vini effervescenti.