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Consorzio Vini Abruzzo: tre progetti per vitivinicoltori regionali

Consorzio Vini Abruzzo: tre progetti per vitivinicoltori regionaliMilano, 30 mag. (askanews) – Il Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo ha presentato tre progetti a supporto dei vitivinicoltori regionali con l’obiettivo di favorire la gestione ottimale dei vigneti e delle produzioni.


Il primo progetto è “ADO Abruzzo”, abbreviazione della sigla “Areali delle quattro D.O. Abruzzo per una caratterizzazione moderna”, promosso dal Consorzio in collaborazione con Ager e finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2020, il primo in Italia in grado di utilizzare le moderne tecnologie dell’Agricoltura 4.0. come la georeferenziazione e i big data, per consentire di analizzare e descrivere dettagliatamente le caratteristiche dei territori, in particolare quelli delle quattro denominazioni regionali. “Il tutto avviene tramite a piattaforma Enogis che permette di visualizzare e combinare su mappe digitali diversi strati di informazioni, come ad esempio dati territoriali, bioclimatici e di produzione” ha spiegato Luca Toninato, Ad di Ager, gestore tecnico del progetto, parlando di “uno strumento dinamico e in continuo aggiornamento, utile non solo per individuare le vocazioni viticole ed enologiche dei diversi territori dell’Abruzzo, ma anche per informare e così supportare le scelte da parte dei produttori regionali riguardo l’ubicazione dei vigneti, i migliori vitigni da impiantare in ogni zona e la loro gestione agronomica, anche in funzione delle condizioni meteo”. Il secondo riguarda invece il progetto sperimentale sui “vitigni resistenti” (Piwi), presentato dalla professoressa Ombretta Mercurio, docente dell’istituto tecnico agrario Ridolfi-Zimarino di Scerni (Chieti) che nel settembre scorso ha stipulato un protocollo di intesa con il Consorzio mettendo a disposizione terreni e Cantina per avviare la sperimentazione dedicata a questo tipo di vitigni che avrà durata di cinque anni. “Si tratta – ha precisato Mercurio – di 18 vitigni interspecifici (cosiddetti resistenti) e non geneticamente modificati, già iscritti nel registro nazionale che saranno messi a confronto con i nostri autoctoni e, se la sperimentazione avrà riscontri positivi, potranno essere inseriti nell’elenco regionale”.


Il terzo progetto è un’evoluzione del lavoro che i funzionari della Regione Abruzzo svolgono per assicurare la costante e precisa rilevazione e successiva informazione di tutto ciò che avviene giornalmente in campagna. “Anche in questo caso l’accordo con il Consorzio ha portato non solo in dote nove tecnici che consentiranno un monitoraggio più ampio e la successiva elaborazione dei dati attraverso il sistema Agroambiente Abruzzo” ha detto Fabio Pietrangeli, responsabile del Bollettino fitopatologico della Regione Abruzzo, aggiungendo “ma anche la condivisione da parte di 45 aziende che contribuiscono a raccogliere e a rendere disponibili altre informazioni, oltre quelle rilevate dalle 47 capannine distribuite sul territorio regionale che registrano temperature, piogge, umidità e vento e che sono accompagnate dai rilievi tecnici e fotografici in campo”. “Gli obiettivi sono chiari: accrescere la conoscenza del territorio e delle sue peculiarità viticole ed enologiche è fondamentale per le future scelte di caratterizzazione e di valorizzazione delle nostre Denominazioni” ha chiosato il presidente del Consorzio, Alessandro Nicodemi, sottolineando che “questo significa fornire alle imprese informazioni utili e puntuali per la programmazione e la gestione aziendale, migliorando la redditività e garantendo l’equilibrio del mercato e, non ultimo, aumentare il valore aggiunto delle produzioni vinicole regionali”.


“Il Consorzio è finalmente diventato un ente a servizio dei viticoltori e delle Cantine, investendo su iniziative fondamentali e creando un nuovo sistema di lavoro condiviso con enti e istituzioni regionali, con il mondo scolastico e universitario, con le associazioni professionali e con i tecnici impegnati ogni giorno nel settore” ha commentato l’enologo Nicola Dragani, mettendo in luce che “questo ha portato a un progetto di formazione per le aziende vitivinicole su diversi temi che si è snodato nei mesi scorsi in cinque incontri mentre un ulteriore appuntamento dedicato alla nuova legge sull’etichettatura, in vigore dalla vendemmia 2024, è previsto il prossimo 2 luglio. Un altro prossimo obiettivo – ha concluso – è l’aggiornamento del disciplinare del Cerasuolo d’Abruzzo per il quale stiamo studiando l’utilizzo del metodo innovativo Cielab che consente di individuare il più corretto range di colore, fondamentale per stabilire una precisa identità di uno dei nostri vini oggi più apprezzati”.

Vino, Sciotti (Fantini): 2024 anno difficile, ripresa arriverà nel 2025

Vino, Sciotti (Fantini): 2024 anno difficile, ripresa arriverà nel 2025Milano, 30 mag. (askanews) – “Credo che anche questo sarà un anno molto difficile, il costo del denaro è lo stesso del 2023, e se l’inflazione è un po’ scesa, il potere d’acquisto perduto non è stato compensato. L’unica variazione positiva è che tutti hanno smaltito un po’ d’inventario e quindi saremo in grado di riconoscere marginalità più interessanti al vitivinicoltore, stimolandolo a lavorare meglio. Per vedere un chiaro e generalizzato segno di ripresa dobbiamo guardare al 2025, tenendo conto che ci sarà da fare un aggiustamento sullo stile dei vini”. A parlare è Valentino Sciotti, Ad di Fantini Wines, azienda vitivinicola da lui fondata nel 1994 a Ortona (Chieti), che ha chiuso il 2023 con un fatturato di 87,5 milioni di euro (-4,5% sul 2022) ma con un margine operativo lordo in piccola ma significativa crescita, dal 21,65 al 21,92%.


“Negli Stati Uniti si assiste ad un calo generalizzato dell’importazione di vino che fa pensare a uno spostamento di gusto dei consumatori, e questo ha pesato sul 2023 e peserà sul 2024 così come l’Asia, rimbalzata in negativo dopo la grandissima crescita degli anni precedenti. Ora l’Asia, almeno in certe aree, si è ripresa bene, mentre una garanzia è la Svizzera, mercato che è cresciuto anche in momenti difficili come questo perché rappresenta un target medio-alto e non è un Paese da ‘primo prezzo’, che è la fascia dove si sono evidenziate le maggiori difficoltà” prosegue Sciotti, che mette in luce un altro tema. “In questi ultimi mesi abbiamo assistito ad un fenomeno tanto diffuso quanto paradossale e anomalo: in una fase di forte inflazione e con un aumento costante dei costi di produzione, tante aziende hanno abbassato i prezzi dei loro vini, spaventate tra l’altro da giacenze di magazzino troppo alte” racconta, chiarendo che “è vero che mantenere un magazzino è diventato sempre più caro (noi abbiamo avuto oneri finanziari aggiuntivi pari a circa due milioni di euro) ma queste scelte emergenziali si sono rivelate sbagliate perché hanno assottigliato la marginalità” “Noi i rincari li abbiamo puntellati scegliendo di collocarci da tempo nella fascia medio-alta del mercato e difendendo il nostro ottimo rapporto qualità/prezzo, convinti che non abbia senso limare il prezzo a scapito della qualità” spiega il Ceo di Fantini Wines, aggiungendo che “abbiamo poi lavorato per consolidare un’identità forte, riaffermato la nostra vocazione all’on trade dopo che ci eravamo ben posizionati sull’off trade durante i lockdown, e infine abbiamo ulteriormente accresciuto l’export che oggi supera il 96%, sfondando quota 90 Paesi in tutto il mondo”. “Questo significa poter mettere in campo una capillarità distributiva in grado di attutire anche le crisi di mercato localizzate, dovute a ragioni politiche o economico-finanziarie” evidenzia, aggiungendo che “non ultimo, nonostante siano sempre stati un punto debole del Meridione, noi abbiamo lavorato molto e bene su bianchi e rosati, e adesso che hanno sopravanzato i rossi quanto a consumi, 54% contro 46%, siamo stati premiati sul mercato e questo conferma che come la capacità di intercettare i trend sia fondamentale”.


Nel calo del consumo di vino nel mondo, preoccupa il ruolo delle giovani generazioni. “Se i giovani si sono un poco allontanati dal prodotto-vino è anche colpa nostra, dobbiamo saper intercettare le nuove tendenze stilistiche” risponde Sciotti, spiegando che “l’uva piace a tutti, il vino no: tutto ciò che perdiamo nel processo di trasformazione dall’uva al vino deve essere visto come un errore. L’omologazione è un falso problema – prosegue l’imprenditore abruzzese – perché se assaggiamo due acini d’uva dello stesso vitigno a cinque giorni di distanza, le differenze di percezione saranno molto ma molto minori rispetto al vino che se ne trarrebbe. Questo significa che in fase di trasformazione sbagliamo qualcosa e ora siamo chiamati a recuperare questo gap: dobbiamo tutti renderci conto che se si cerca la naturalezza, questa sta in un vino fruttato, poiché il vino è prodotto con la frutta, se non sa di frutta è un’anomalia. Un vero vino ‘naturale’ per come lo concepisco io – chiosa – assomiglia quanto a gusto all’acino di partenza e regala piacevolezza”. Un altro tema attuale e molto discusso è quello dei dealcolati, un mercato in forte crescita anche se ancora di nicchia. “Con il nostro dipartimento interno di ricerca e sviluppo ci siamo mossi già da qualche anno studiarne la fattibilità e abbiamo subito sondato l’interesse dei nostri clienti, specialmente nei mercati che sono più ricettivi e sensibili a queste tendenze” spiega Sciotti ad askanews, chiarendo che “abbiamo però riscontrato scarso interesse e i clienti che si sono detti potenzialmente interessati associavano lo zero alcol ad un prodotto con una fascia di prezzo molto bassa”. “I prezzi per produrli sono però piuttosto alti, perché per togliere l’alcol serve un procedimento molto complesso (oltre che poco sostenibile), e inoltre – chiosa – i vini migliori che abbiamo degustato fino ad oggi mostrano un accettabile struttura aromatica ma a livello gustativo si percepisce solo la dolcezza, così forte da essere molto spesso stomachevole”.


Proprio nell’ottica di guardare al futuro, Sciotti tiene a rimarcare l’importanza del continuo investimento in ricerca e sviluppo dell’azienda. “Quattro anni fa abbiamo comprato 60 microvinificatori da 30 e 50 litri per fare continua sperimentazione – conclude – e questo vuol dire ogni anno portare avanti fino a cento prove di vinificazione diverse: ciò che facciamo noi in un anno, le altre Cantine lo ottengono in trenta”.

”Amphora Revolution”: a Verona 101 Cantine che fanno vino in anfora

”Amphora Revolution”: a Verona 101 Cantine che fanno vino in anforaMilano, 30 mag. (askanews) – Saranno 101 le aziende produttrici di vino in anfora provenienti da tutta Italia che parteciperanno il 7 e 8 giugno alle Gallerie Mercatali di Veronafiere, ad “Amphora Revolution”, primo evento vinicolo dedicato interamente al mondo delle giare in terracotta e alle eccellenze di questa particolare nicchia dell’enologia. Lo hanno annunciato oggi durante una conferenza stampa online Helmuth Kocher patron del “Merano WineFestival”, Maurizio Danese e Raul Barbieri, rispettivamente Ad e direttore commerciale di Veronafiere, e il direttore scientifico della manifestazione, Attilio Scienza. Questa iniziativa nasce infatti dalla prima joint venture tra Merano WineFestival e Vinitaly, e prevede tasting, masterclass e panel tecnico-scientifici dedicati ad un pubblico di appassionati e operatori del mondo vino.


Insieme con i vini italiani sarà presente una selezione di vini georgiani, protagonisti di un percorso di degustazione che conduce alla scoperta di una tecnica di vinificazione antica, oggi considerata rivoluzionaria perché innovativa in risposta alle sfide della sostenibilità e del cambiamento climatico sempre più concreto. Ad arricchire i banchi di degustazione anche una selezione di vini subacquei e vitigni antichi, con la partecipazione del Gruppo di ricerca ampelografica sostenibile per la preservazione della biodiversità viticola (Graspo) che identifica, cataloga e vinifica vitigni antichi e minori a livello nazionale e internazionale. Ricco, inoltre, il programma di convegni tecnico-scientifici, simposi, tavole rotonde che esploreranno e approfondiranno tecniche, biodiversità, segreti e approcci riguardanti l’arte enoica dei vini in anfora, e la sua evoluzione negli anni e nei territori di riferimento. “Amphora Revolution è nato con l’obiettivo di mettere in scena un nuovo trend del mondo del vino: il recupero di una tecnica antica come innovazione che molte aziende italiane e internazionali stanno sperimentando negli ultimi 10 anni” ha detto Koecher, mentre Danese ha messo in luce che questa manifestazione “rappresenta una nicchia di valore dal Dna sostenibile e si presenta come una piccola Davos per lo sviluppo di un comparto e di una tendenza che trova sempre più estimatori, tra i produttori e i consumatori”.


Per Barbieri questo è un evento che “vuole dare visibilità a un comparto che sta suscitando molta attenzione anche a livello commerciale: si tratta della principale piazza ‘b2b’ e ‘b2c’ di questa particolare produzione enologica”. “In questo momento caratterizzato dal cambiamento climatico e da una dispersione del consumo da parte dei giovani, attratti da altre bevande o dai nuovi low alcol, i vini in anfora possono essere una risposta sia come risposta alle sfide del clima sia per ripristinare il rapporto dei consumatori con il vino” ha evidenziato Scienza, sottolineando che “il vino è il catalizzatore e l’anfora ne è il contenitore: ‘Amphora Revolution’ ci consente di tornare alle origini, ai vitigni antichi diffondendone anche la cultura, soprattutto tra i giovani che, credo, potranno essere il primo target di winelover della rassegna”. L’evento prenderà ufficialmente il via venerdì 7 giugno alle 14.30 con la premiazione “WH Amphora PLATINUM Award” e la presentazione della “The WineHunter Amphora Award 2024”, la prima guida dedicata interamente ai vini in anfora.

”Wine Spectator” celebra annata 2019 del Brunello che vola negli Usa

”Wine Spectator” celebra annata 2019 del Brunello che vola negli UsaMilano, 30 mag. (askanews) – “Una pletora di bottiglie impressionanti, un’annata fenomenale”. Così, nel numero di giugno di “Wine Spectator”, il senior editor della rivista statunitense, Bruce Sanderson, ha celebrato l’ultima annata commerciale (la 2019) del Brunello di Montalcino, sul mercato da gennaio scorso. Il “Brunello’s 2019 triumph”, questo il titolo del wine report della testata specializzata, è certificato da oltre 125 assaggi (comprese una ventina di Riserva 2018), risultati tutti con una valutazione da 90/100 in su. “Si tratta di una notizia importante in chiave di mercato perché arriva dal media del vino di riferimento negli Stati Uniti e nel mondo” ha detto il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, spiegando che “sapevamo già dall’ultimo ‘Benvenuto Brunello’, che il favore della critica sulla 2019 era praticamente unanime, ma ora questo riconoscimento premia una volta di più una comunità di produttori eccellenti”.


L’endorsement della rivista Usa è certificato anche dal successo della nuova annata commerciale del Brunello sul mercato a stelle e strisce: secondo le elaborazioni dell’Osservatorio del vino Uiv su base Sipsource, nei primi quattro mesi di quest’anno la reazione del trade e dei consumatori si è infatti tradotta in una crescita tendenziale delle vendite off e on trade del 17%, in netta controtendenza rispetto ai consumi generali di vino negli Usa. Nell’articolo, Sanderson valuta la 2019 con il ranking di 98/100, uno dei migliori mai conseguiti dalla Denominazione e paragonabile ad annate-culto come la 2010 e la 2015, mentre nell’editoriale di apertura, Marvin Shanken rileva una “impennata di popolarità” della Docg negli Usa. Il numero di giugno rappresenta solo l’ultimo riconoscimento del Brunello da parte di “Wine Spectator”: nella sua “Top 100” dei migliori vini al mondo, la Docg toscana risulta infatti la più premiata tra le Denominazioni italiane. Il Consorzio ricorda inoltre che dal 1988, anno di istituzione del ranking della rivista, ben 15 etichette ilcinesi si sono classificate nelle prime dieci posizioni, in due casi sul gradino più alto del podio. Un rapporto virtuoso, quello tra Montalcino e gli States, che si rispecchia anche nell’enoturismo: i cittadini statunitensi rappresentano circa un quarto delle presenze complessive nel borgo e nelle campagne senesi.

Vino, Michele Noal eletto presidente del Consorzio Asolo Prosecco

Vino, Michele Noal eletto presidente del Consorzio Asolo ProseccoMilano, 30 mag. (askanews) – Michele Noal è il nuovo presidente del Consorzio di tutela Asolo Montello: succede a Ugo Zamperoni. Lo ha eletto all’unanimità nella serata del 29 maggio il Cda nominato dall’assemblea dei soci lo scorso 21 maggio, designando come vicepresidenti Claudio Galosi (Botter) e Salvatore Feletti (Cantina Colli del Soligo).


“Ringrazio il Consiglio per l’ampia fiducia con cui mi ha conferito questo incarico” ha dichiarato il neo presidente, aggiungendo che “il mio intento sarà sempre quello di unire, creare dialogo e confronto: desidero rappresentare nel migliore dei modi le varie anime che compongono le nostre Denominazioni”. Sessant’anni, proveniente da una famiglia di agricoltori, Noal gestisce un’azienda viticola di piccole dimensioni a Pederobba (Treviso), dove è iniziata anche la sua esperienza amministrativa come sindaco, dal 1994 al 2004, mentre dal 2006 al 2014 ha ricoperto la carica di assessore per le attività produttive, trasporti e al lavoro della Provincia di Treviso.

A Firenze degustazione delle Donne del Vino di Toscana e Campania

A Firenze degustazione delle Donne del Vino di Toscana e CampaniaMilano, 29 mag. (askanews) – Le Donne del Vino di Toscana e Campania insieme a Villa Olmi di Firenze per una degustazione di vini ottenuti da vitigni autoctoni guidata dal critico enogastronomico Leonardo Romanelli. L’appuntamento è fissato per il 30 maggio dalle 19,30 alle 23 e si inserisce nel progetto Connection in cui le produttrici della Campania presentano le loro bottiglie insieme a quelle delle Donne del Vino di altre regioni.


La degustazione, che ha per cerimonieri i sommelier della Fisar, ruoterà intorno a nove vini: “La Madda 2023 DOC Maremma Ansonica” di Provveditore di Scansano; “Malvasia di Riparbella 2022, IGT Costa Toscana” di Pakravan-Papi di Riparbella; “Sanice 2020 Docg Vernaccia di San Gimignano Riserva” di Cesani di San Gimignano; “Canaiolo bianco Borgo Prunatelli 2018 Igt Canaiolo Bianco di Toscana” di Fattorie di Galiga e Vetrice-Azienda Agricola Prunatelli di Pontassieve; “Keplero 2021, Doc Maremma Toscana” di Colli del Vento; “Marsiliano 2020, IGT Campania Rosso” di La Sibilla di Bacoli; “Bolle 2020, Chianti Classico Gran Selezione Docg” di Castello di Vicchiomaggio di Greve in Chianti; “Cenerentola 2019 Orcia Doc” di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino e Trequanda; e “Torelle 2017 Falerno del Massico Rosso Doc” di Società Agricola Torelle di Torelle. Al termine della degustazione, una cena a buffet consentirà ai wine lovers e agli operatori presenti di incontrare le produttrici. Le Donne del Vino faranno assaggiare un altro dei loro vini spiegandolo personalmente a chi è più interessato. Le delegazioni toscane e campana delle Donne del Vino sono fra le più numerose in Italia e sono guidate rispettivamente da Donatella Cinelli Colombini e Valentina Carputo.

Vino, Cascina Maddalena di Sirmione festeggia i suoi primi 100 anni

Vino, Cascina Maddalena di Sirmione festeggia i suoi primi 100 anniMilano, 29 mag. (askanews) – Cascina Maddalena, piccola azienda vitivinicola familiare e agriturismo di Sirmione (Brescia), ha compiuto un secolo, diventando così una delle realtà più storiche del Basso Garda e pioniera della produzione del vino Lugana come oggi lo conosciamo.


Per festeggiare i cento anni dall’acquisizione della Tenuta, la famiglia Zordan, oggi guidata dai fratelli e quarta generazione Mattia, Elena ed Elisa (sotto gli occhi vigili di mamma Raffaella e papà Luciano), ha organizzato una mostra fotografica di vecchi scatti di famiglia e ha presentato un cofanetto da sei bottiglie in edizione limitata. Si tratta delle annate 2013, 2014 e 2015 di “Capotesta Lugana Doc”, il cavallo di battaglia di Cascina Maddalena, tutte tappate con una chiusura diversa (tappo di sughero, diam e a vite) per evidenziare non solo la grande longevità della Turbiana, il Trebbiano di Soave, ma anche le differenze nell’affinamento in bottiglia a seconda del tappo utilizzato. E proprio dopo una serie di sperimentazioni, la Cantina ha deciso nel 2015 di utilizzare il solo tappo a vite. I quattro ettari vitati si trovano nella parte lombarda della Doc Lugana, la piana che si estende tra Desenzano e Sirmione, dove le bonifiche degli appezzamenti acquitrinosi risalgono al primo Dopoguerra, più o meno quando gli Zordan hanno acquisito l’azienda. Qui si trovano oggi le argille più coriacee e nel vino si ritrova lo stile più lacustre e minerale. “Dobbiamo tutto alla potenza dell’argilla” ha spiegato Mattia Zordan, responsabile della parte agricola della Cantina, ricordando il ricorso sistematico alle buone pratiche in vigneto, come la concimazione a letame o il sovescio, e ai metodi ecosostenibili di controllo delle avversità, come l’utilizzo di mezzi organici o la confusione sessuale.


Sul sito dell’azienda, un avviso spiega che a causa del maltempo che ha imperversato in questo territorio nel 2023 “non abbiamo potuto vendemmiare e quindi alcuni vini potrebbero essere esauriti o esaurirsi a breve”. “Dopo quattro grandinate disastrose, nell’estate dell’anno scorso abbiamo deciso di non utilizzare nemmeno quel 10-15% di uva rimasta sulla pianta e andare, come sempre, nella direzione della qualità anche se questo implicava non fare il vino” ha sottolineato Mattia Zordan, responsabile della parte agricola, precisando che “è stato un colpo durissimo per l’azienda, ma questo mi ha permesso anche di andare a scoprire altre realtà vinicole in Champagne, in Mosella, in Borgona, in Franciacorta e nel basso Piemonte, e fare nuove ed importanti esperienze formative”. Insomma, il non darsi per vinti è forse una delle ricette per campare cent’anni.

Vino, Consorzio Valpolicella partecipa a “Vinexpo Asia” con 13 Cantine

Vino, Consorzio Valpolicella partecipa a “Vinexpo Asia” con 13 CantineMilano, 28 mag. (askanews) – Il Consorzio Vini Valpolicella continua l’attività istituzionale sul fronte asiatico e vola ad Hong Kong per partecipare a quella che è considerata una delle più importanti fiere asiatiche dedicate al mondo del vino, “Vinexpo Asia” 2024, dove sono attesi oltre diecimila esperti del settore e un migliaio di espositori da 64 Paesi del mondo.


“Hong Kong si conferma un hub strategico internazionale, con un mercato che assorbe un export sempre crescente delle Denominazioni rossiste della Valpolicella” ha spiegato l’ente consortile, sottolineando che “l’Amarone nel Sud Est asiatico pesa per il 3% del suo export totale e trova nella piccola, ma da sempre dinamica Hong Kong, una delle sue principali vetrine di posizionamento”. “Tornare qui dopo sei anni, nel cuore della finanza asiatica e farlo con 13 produttori del territorio, rappresenta un segnale assolutamente positivo per il segmento dei nostri fine wines, di cui l’Amarone si fa portavoce principale” ha commentato il presidente del Consorzio, Christian Marchesini, aggiungendo che “Hong Kong è la vetrina perfetta per consolidare la reputazione dell’Amarone e valorizzare il Valpolicella Doc Superiore, massima espressione del nostro territorio”.


Le aziende che partecipano alla collettiva consortile sono: Bertoldi, Burato, Cantine di Verona SCA, Dal Cero in Valpolicella, Monte del Frà, Montezovo, Rocca Sveva – Cadis 1898, Rubinelli Vajol, Tenuta Santa Maria di Gaetano Bertani, Terre di Leone, Tinazzi, Zeni 1870 e Zýme di Celestino Gaspari.

”Aperitivo Festival” a Milano: oltre quattromila i partecipanti

”Aperitivo Festival” a Milano: oltre quattromila i partecipantiMilano, 28 mag. (askanews) – Sono stati oltre quattromila i partecipanti all’”Aperitivo Festival” andato in scena dal 24 al 26 di maggio negli spazi del Nhow Hotel di Milano. Questa seconda edizione ha proposto abbinamenti e novità del settore, con 18 stand brandizzati che hanno presentato le loro proposte “food and beverage”, alternandosi a dj set e performance artistiche, masterclass e incontri con diversi testimonial del settore.


“Vedere migliaia di partecipanti soddisfatti e curiosi nel provare tutte le esperienze di pairing organizzate ad ‘Aperitivo Festival’ – ha commentato Federico Gordini, presidente di MWW Group e padrone di casa della manifestazione – mi fa riflettere su quante sfumature abbia un momento come l’aperitivo stesso che è divertimento, piacere della vita, esaltazione del gusto, convivialità e aggregazione, ma anche cultura del territorio e delle nostre tradizioni. Una grande risposta che rappresenta un importante riconoscimento al valore del progetto e del format”. Gli organizzatori hanno sottolineato “anche il boom di adesioni e iniziative per la terza edizione del ‘World Aperitivo Day’, la giornata che celebra e tutela l’aperitivo con il suo Manifesto ufficiale l’aperitivo made in Italy”. “Quest’anno – hanno aggiunto – sono state oltre mille le attivazioni, tra punti vendita Carrefour e locali dislocati lungo tutto il Paese, a prendere parte all’iniziativa, creando proposte speciali all’insegna dell’arte dell’abbinamento”


Il prossimo appuntamento con “Aperitivo Festival” sarà da sabato 24 a lunedì 26 maggio 2025. Foto di Loris Scalzo

Vino, San Felice lancia “Vitiarium”, linea per l’alta ristorazione

Vino, San Felice lancia “Vitiarium”, linea per l’alta ristorazioneMilano, 28 mag. (askanews) – Una linea dedicata all’alta ristorazione e alle enoteche di ricerca: è il progetto “Vitiarium” di San Felice di Castelnuovo Berardenga (Siena), splendida Tenuta medioevale di 685 ettari, dei quali 150 vitati nella Docg Chianti Classico, coltivati secondo i principi della viticoltura rigenerativa e in fase di conversione biologica.


Dopo aver presentato a Vinitaly 2023 la sua nuova brand identity, l’azienda diretta da Carlo De Biasi e che si avvale dell’enologo Leonardo Bellaccini, ha presentato alla stampa specializzata a Milano i quattro vini che convergono nella nuova linea che, da qui a luglio, usciranno sul mercato: si tratta del “Borgo Chianti Classico Docg 2022”, “La Pieve Chianti Classico Docg Gran Selezione 2021”, “Pugnitello Toscana Igt 2021”, e “In Avane Chardonnay Toscana Igt 2022”. Etichette che puntano a rinnovare il progetto enologico di questa storica azienda che nel 1968 lanciò il supertuscan “Vigorello”, poi la celebre Riserva “Il Grigio””, e dieci anni più tardi imbottigliò un altro Chianti Classico prodotto con le sole uve del vigneto Poggio Rosso. Vini tuttora rappresentativi della proposta di San Felice (dal 1978 di proprietà del Gruppo Allianz), a cui adesso si affiancano referenze rinnovate e più immediate, pensate per andare incontro alle esigenze della ristorazione contemporanea, tra cui un autoctono (in purezza) come il Pugnitello e un oramai imprescindibile bianco della zona. La nuova linea prende il nome dal vigneto sperimentale per la tutela della biodiversità viticola toscana, e le quattro bottiglie sono vestite con le etichette disegnate da Federica Cecchi, che più che puntare ad un’omogeneità di immagine, esaltano l’unicità delle singole bottiglie.