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Cantina vignaioli Morellino Scansano: scoperto nuovo lievito ecotipico

Cantina vignaioli Morellino Scansano: scoperto nuovo lievito ecotipicoMilano, 25 set. (askanews) – Un nuovo lievito selezionato ecotipico è stato scoperto grazie alla collaborazione tra la Cantina Vignaioli Morellino di Scansano e il Centro ricerche Crisba dell’Istituto Agrario Leopoldo di Lorena di Grosseto. Si tratta di un ceppo di Saccharomyces cerevisae che il Centro ha selezionato a partire dalle uve Sangiovese provenienti dal vigneto Vigna Benefizio in località di Preselle (Scansano, Grosseto).


Il progetto è stato condotto con gli alunni della classe 5A del tecnico agrario, indirizzo Enologia e Viticoltura, che durante tutto l’anno scolastico hanno caratterizzato il microrganismo, sia dal punto di vista genetico, sia tecnologico. Il Crisba, in collaborazione con il Centro di Ricerca Viticoltura ed Enologia (Crea) di Asti, ha verificato le potenzialità del ceppo, che mostra un buon potere fermentativo e tollera bene la carenza di azoto prontamente assimilabile. Queste e altre proprietà positive lo hanno reso idoneo a proseguire i test di vinificazione su scala reale ed è stato utilizzato dalla cooperativa grossetana per una prova di fermentazione su 200 ettolitri di mosto. Il progetto, che coinvolge anche Unioncamere, è iniziato a settembre 2023 e ha lo scopo di individuare quei lieviti ecotipici che garantiscano grande affidabilità tecnologica senza tuttavia omologare le caratteristiche e l’originalità sensoriale del vino prodotto. “Come Cantina crediamo nella scienza, nell’innovazione e nel progresso e per questo ci ha fatto molto piacere collaborare con il centro di ricerca Crisba, dando la possibilità agli studenti di mettersi alla prova con un caso concreto” commenta Benedetto Grechi, presidente della Cantina Vignaioli Morellino di Scansano, aggiungendo che “l’auspicio è che grazie a questa selezione di lieviti fatta direttamente nei nostri vigneti si riesca a valorizzare ancora di più l’espressione del nostro territorio”.


“La collaborazione con la Cantina cooperativa ci ha permesso di tenere fede a uno dei princìpi fondanti del Crisba: svolgere la ricerca insieme agli studenti e al servizio del territorio” rimarca il professor Lorenzo Moncini, evidenziando che “i ragazzi hanno avuto l’opportunità di cimentarsi con una didattica improntata sul metodo scientifico e finalizzata a offrire un servizio concreto a una delle realtà più importanti del panorama vitivinicolo italiano. Inoltre – chiosa – testando il lievito su una scala reale, abbiamo avuto l’immediata applicazione del nostro lavoro sperimentale. Un privilegio per chi fa ricerca, abituato spesso a tempi lunghi fra le evidenze di laboratorio e il loro effettivo utilizzo”.

il 29 settembre Giornata internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari

il 29 settembre Giornata internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite AlimentariRoma, 25 set. (askanews) – Ogni anno si producono 58 milioni di tonnellate di sprechi alimentari solamente in Unione Europea, al quinto posto nel mondo per emissioni di gas serra. Inoltre, il 70% degli sprechi avviene nella fase di consumo (case, servizi alimentari e vendita al dettaglio), con frutta, verdura e cereali tra i prodotti più “buttati via” senza essere consumati1. È ancora lunga, quindi, la strada per ridurre gli sprechi alimentari ed alleviare la pressione dalle risorse naturali impiegate per la produzione e la distribuzione del cibo. Ma come agire con più consapevolezza partendo anche dalle pratiche quotidiane in cucina?


In occasione della ricorrenza della Giornata internazionale della Consapevolezza sugli Sprechi e le Perdite Alimentari, che si celebra il 29 settembre, informa una nota, Aries Group, gruppo alberghiero indipendente italiano attivo nelle principali città d’arte e di business in Italia, e lo chef stellato Andrea Ribaldone sensibilizzano sulla necessità di valorizzare la cucina locale e stagionale. Ne scaturisce una guida di consigli pratici per ridurre al minimo gli sprechi alimentari accompagnata da un menù di alta cucina sostenibile, perfetto per le stagioni più fredde. Step by step: come contribuire a salvare il pianeta in cucina Dal momento che i termini “sostenibilità” ed “antispreco” sono al giorno d’oggi sempre più abusati, molto spesso è difficile individuare le pratiche quotidiane più semplici per una cucina realmente attenta agli sprechi, complice anche il poco tempo a disposizione all’interno della propria routine.


Con sette piccoli e semplici accorgimenti è però possibile essere più rispettosi dell’ambiente, a partire dalla tavola: 1. ATTENZIONE ALL’IDENTITÁ TERRITORIALE Affidarsi al patrimonio gastronomico territoriale è essenziale per promuovere una cucina che rispetti la stagionalità e valorizzi le materie prime locali. Pur non essendoci in passato una consapevolezza esplicita in merito alla sostenibilità, lo spirito della cucina di una volta era intrinsecamente dedito all’ottimizzazione delle (molto spesso poche) risorse – locali e stagionali – che si avevano a disposizione. Il consumo di piatti attenti all’identità dei loro territori è oggi più fondamentale che mai, un passo essenziale per dare vita ad una cucina varia e saporita, ma in profonda connessione con la cultura, la storia e in particolare con l’ambiente. Non va dimenticato poi che questo approccio circolare, oggi ridefinito comunemente dall’uso di ingredienti a “km zero” o “km buono” (ossia prodotti nel territorio più vicino possibile rispetto alla produzione tipica del singolo componente), assicura una riscoperta di sapori autentici e genuini, combattendo così la globalizzazione alimentare.


2. BATCH COOKING-MANIA Tra i suggerimenti più utili per ridurre la propria impronta ecologica in cucina, c’è il “batch cooking” (letteralmente “cucinare in lotti”), ovvero preparare grandi quantità di cibo in un’unica sessione per poi conservarle in frigorifero o in freezer e consumarle nei giorni successivi. Dal momento che questa attività richiede una pianificazione meticolosa dei pasti, non lascia spazio a “deviazioni” come acquisti impulsivi di cibo o ad eccessivi sprechi di ingredienti: anzi, favorisce un’attenzione maggiore al bilanciamento dei pasti in nome della filosofia del “no more, no less!”. 3. CUCINARE DALLE BASI Un consiglio prezioso, se si vuole prevenire lo spreco in cucina, è imparare più tecniche culinarie possibili e non affidarsi per alcuni passaggi a prodotti già preparati. È vero che seguire la strada meno faticosa è più comodo e veloce, soprattutto dopo lunghe giornate al lavoro, ma saper cucinare partendo da ingredienti di base consente di prendere decisioni più consapevoli ed eco-friendly ed assicura un maggiore controllo sui componenti per una cucina meno processata e più rispettosa dell’ambiente.


4. EVITARE DI SEGUIRE I TREND DI CUCINA, SÌ AI RIMEDI DELLA NONNA I trend – anche nel settore alimentare – sono quasi sempre passeggeri e contribuiscono notevolmente al consumo di massa di prodotti specifici, spesso di provenienza esotica, che finiscono per essere acquistati in quantità eccessive e di conseguenza, sprecati; il tutto sostenuto inevitabilmente da una produzione agricola a ritmi insostenibili, con un impatto ecologico rilevante soprattutto nel momento cui la tendenza smette di essere tale: basti pensare, per esempio, alla recente popolarità di “Cucumber Guy” ed alla scomparsa di cetrioli dai supermercati islandesi. Si suggerisce invece di introdurre sempre di più nella propria cucina i cosiddetti “rimedi della nonna”, appartenenti al passato, ma oggi più validi che mai: per esempio, con l’arrivo di temperature più rigide, un buon rimedio “svuotafrigo” sono zuppe, minestre e brodi di recupero che, con l’aggiunta di erbe aromatiche e spezie, diventano delle prelibatezze imperdibili. 5. VIA LIBERA AGLI ORTI CASALINGHI La creazione di orti casalinghi apre la strada a numerosi comportamenti virtuosi: dal riciclo di scarti organici e vegetali per il compostaggio alla raccolta graduale del proprio raccolto fino al riutilizzo di semi (è il caso di pomodori e zucche) e dei tuberi (come, per esempio, le patate). Per chi vive in città e non dispone di un giardino o di un ampio balcone, può essere un’impresa ardua, ma una soluzione alternativa è sicuramente coltivare piante aromatiche e micro-ortaggi, conosciuti anche come “micro-greens” (come rucola, ravanello, cavolo e basilico), cercando di sfruttare il più possibile gli spazi interni e i davanzali. 6. LA DIETA MEDITERRANEA, UN CLASSICO INTRAMONTABILE CHE AIUTA IL PIANETA Inserita nel 2010 dall’Unesco nella “Representative Lists of Intangible Cultural Heritage”, la dieta mediterranea è un modo di vivere millenario, basato principalmente sul consumo di frutta e verdura, legumi, cereali e semi e sull’impiego di tradizioni culinarie sostenibili e waste-free. Questa piramide alimentare è stata interessata da un recente aggiornamento volto ad enfatizzare l’alta qualità dei prodotti, locali e stagionali, e la necessità di una consapevolezza alimentare per una dieta in piena armonia con le risorse offerte dai territori del bacino del Mediterraneo2: in altre parole, si rimarca così il ruolo centrale di cibi plant-based (a scapito di pollame, carne rossa e latticini e in generale, della globalizzazione del gusto) su cui si è basata per millenni la dieta mediterranea; secondo numerosi studi scientifici, è stata proprio la prevalenza di questi alimenti ad assicurare per millenni alle popolazioni della regioni una migliore salute e longevità. 7. LA CREATIVITÀ È UNA RISORSA Sebbene possa apparire come un suggerimento banale, in cucina non si butta mai via nulla… Occorre solo sperimentare e lasciar libero sfogo alla fantasia! Gli accorgimenti sono numerosi e comprendono una vasta gamma di scarti alimentari che nella maggior parte dei casi vanno sprecati: per esempio, si può facilmente creare uno zucchero aromatizzato con bucce di agrumi oppure le bucce di verdure, come patate e carote, possono diventare, dopo essere state condite e cotte in forno, delle gustose patatine.

Vino, Cantina di Bolgheri Argentiera compie 25 anni e guarda avanti

Vino, Cantina di Bolgheri Argentiera compie 25 anni e guarda avantiMilano, 25 set. (askanews) – La Cantina Argentiera di Castegneto Carducci (Livorno) festeggia il quarto di secolo confermando il proprio impegno nella Doc Bolgheri, Denominazione che nel 2024 ha compiuto trent’anni. Fondata nel 1999 all’interno della storica Tenuta Donoratico, dal 2016 Argentiera è proprietà dell’imprenditore austriaco Stanislaus Turnauer, affiancato dall’Ad Federico Zileri Dal Verme, tra gli iniziatori del progetto enologico. “Con l’arrivo di Turnauer il fatturato è raddoppiato (nel 2023 è stato di 10,2 mln di euro) e la redditività ha raggiunto un livello tale da collocare la Tenuta tra le aziende produttrici di vini d’alta gamma” afferma Leonardo Raspini, Dg di Argentiera, aggiungendo che “a livello di mercati, se fino al 2016 l’azienda vedeva un importante sbilanciamento a favore del contesto italiano, in seguito abbiamo raggiunto un equilibrio, con un 50% di vendite sul mercato nazionale e un 50% destinate all’export, in particolare Stati Uniti, Svizzera ed Europa Centrale”.


La strategia aziendale si declina innanzitutto in un programma di ricerca e innovazione vitivinicola nel quale si ascrive il neonato “Scenario Bolgheri Bianco Doc”, un Vermentino in purezza che vuole innalzare sempre più l’asticella della qualità produttiva. “L’obiettivo enologico verte sull’identificazione di uno stato più evoluto del vitigno e sulle sue capacità di invecchiamento” racconta l’enologo Nicolò Carrara, spiegando che “abbiamo sperimentato diverse combinazioni di vinificazione e maturazione su tre annate distinte, 2020, 2021 e 2022”. Il piano di crescita aziendale ha preso avvio in vigneto, tra studi geopedologici per trarre il massimo dalle singole parcelle e un ragionato programma di espansione: “Ad oggi gli ettari vitati sono 85 su una superficie complessiva di 169” rimarca Raspini, evidenziando che “nei prossimi sei anni l’obiettivo è di raggiungere i 100 ha di vigneto, attraverso la valorizzazione dei preziosi terreni di proprietà (circa 5 ettari) e l’acquisizione di alcuni appezzamenti limitrofi (15 ettari), con un investimento complessivo che si aggira sui 1,2 milioni di euro”.


Sempre secondo quanto spiegato dalla Cantina, i nuovi impianti confermeranno la vocazione bolgherese, con Merlot e Cabernet Sauvignon a rappresentare il “core” produttivo e una maggiore presenza di Cabernet Franc a potenziare il progetto “Ventaglio”, primo single vineyard della Tenuta, fortemente voluto dall’attuale proprietà. Le varietà bianche saranno al centro “di una ricerca continua relativa alla loro capacità di adattamento agli specifici suoli sul lungo periodo, anche in risposta al cambiamento climatico, al fine di produrre vini di grande freschezza, corpo e longevità”. Alle novità in bottiglia si aggiunge l’intenzione di potenziare i mercati internazionali e di investire in una proposta enoturistica d’eccellenza, asset primario per la strategia di Argentiera. Dal 2021 infatti, l’azienda ha incrementato il valore di affari del 15% anno per anno e nel 2023, i visitatori registrati sono stati oltre 3.400, con entrate per le visite, le degustazioni e la vendita diretta vini che si sono attestate a 568mila euro, il 5,6% del fatturato totale.

Vino, il terzo “Trentodoc Festival” si è chiuso con 11mila visitatori

Vino, il terzo “Trentodoc Festival” si è chiuso con 11mila visitatoriMilano, 23 set. (askanews) – Sono state circa 11mila le persone che hanno affollato gli oltre 140 eventi che hanno coinvolto le Cantine del territorio e i palazzi storici di Trento per la terza edizione del “Trentodoc Festival”, l’evento dedicato al Metodo Classico trentino che si è chiuso nel pomeriggio del 22 settembre.


“Questa manifestazione è senza dubbio una scommessa vinta: si tratta di un evento davvero straordinario per le case spumantistiche del Trentino e per promuovere, nel contempo, le peculiarità della nostra agricoltura di montagna” ha commentato l’assessora provinciale all’Agricoltura, Giulia Zanotelli, ricordando che non si tratta di “un Festival riservato ai soli addetti ai lavori ma è un momento di incontro e di confronto sul mondo del Trentodoc che viene raccontato nelle sue caratteristiche al grande pubblico, la cui presenza così numerosa nelle Cantine e negli incontri, dimostra quanto interesse vi sia per le bollicine di montagne” “I risultati di questa edizione del Festival ci hanno positivamente sorpreso: agli eventi Trentodoc in Cantina, che sono stati oltre un centinaio, hanno preso parte circa cinquemila persone interessate a visitare i luoghi di produzione e le vigne, a conoscere i produttori e ad approfondire la storia delle bollicine di montagna” ha spiegato il presidente dell’Istituto Trento Doc, Stefano Fambri, mettendo in luce che “il Festival, che rappresenta un tassello importante per continuare la mission dell’Istituto di posizionamento e notorietà del marchio collettivo, è stata occasione anche per coinvolgere esponenti di associazioni di settore particolarmente rilevanti come i ‘Miglior Sommelier Ais’, nostri ambasciatori e i Master of Wine di cui siamo supporter”.


“Il Festival ha conquistato non solo il centro e i suoi palazzi trentini, con dibattiti, spettacoli e incontri con chef stellati, ha anche mobilitato le Cantine dell’intera provincia – ha rimarcato il direttore artistico del Festival, Luciano Ferraro – dalle ostriche con le bollicine, ai trekking nelle vigne, decine e decine di appuntamenti che hanno attratto migliaia di enoturisti”.

Vino, Rallo: servono investimenti urgenti contro caldo e siccità

Vino, Rallo: servono investimenti urgenti contro caldo e siccitàMilano, 23 set. (askanews) – “La Sicilia del vino ha raccolto la sfida lanciata dal cambiamento climatico e attraverso la ricerca, la sperimentazione, la sostenibilità e la valorizzazione della biodiversità sta cercando di governare uno dei momenti più difficoltosi per la viticoltura siciliana. Le aziende vitivinicole, l’agricoltura tutta, negli ultimi anni hanno messo in atto varie azioni per limitare i danni di un climate change che colpisce sempre più. La carenza idrica e l’aumento delle temperature, che negli ultimi anni hanno avuto un impatto diretto su tutta la produzione agricola, richiedono soluzioni ed interventi urgenti. Purtroppo ancora oggi la gran parte dell’acqua che piove sull’isola finisce in mare: richiediamo quindi un incremento importante degli investimenti pubblici indirizzati alla realizzazione di laghetti collinari, alla ristrutturazione delle dighe esistenti per aumentarne la capacità di invaso, la costruzione di grandi bacini e il miglioramento della rete di distribuzione dell’acqua. Queste misure possono e devono essere promosse dalle istituzioni regionali e nazionali per garantire un futuro sostenibile alle aziende vitivinicole siciliane e agli agricoltori tutti”. Lo ha detto il presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, Antonio Rallo al convegno “Resilienza, ricerca, strategia: la Sicilia governa il cambiamento climatico” tenutosi alla Sala Borsellino del Comune di Siracusa nel corso dell’Expo Divinazione, in occasione del G7 Agricoltura, dove l’ente consortile, Assovini Sicilia e la Fondazione SOStain Sicilia si sono presentate unite.


Il cambiamento climatico si è manifestato chiaramente negli ultimi anni e “in questo scenario – ha aggiunto Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia – diventa fondamentale l’intervento attivo delle Cantine, prime sentinelle di un territorio che ha sempre più bisogno di attenzione e interventi rapidi che spesso vengono delegati ai privati”. Secondo un sondaggio curato dall’Università di Messina per Assovini Sicilia, l’80,5% degli associati ha introdotto nuove tecnologie e metodologie nella vinificazione e nella gestione del vigneto, il 22% partecipa a progetti di sperimentazione nei vigneti; il 20,3% ha attivato progetti con enti di ricerca per accedere a tecnologie all’avanguardia applicabili sul campo che riescono ad incidere sulla qualità del prodotto. “Come Fondazione SOStain nasciamo con il chiaro obiettivo di promuovere la sostenibilità del settore vitivinicolo siciliano: questo concetto non riguarda solamente l’attività agricola in sé ma va oltre i confini dei campi che si coltivano, poiché riguarda anche il benessere dei lavoratori e la salute dei consumatori, il coinvolgimento delle comunità locali, la valorizzazione del territorio circostante, la conservazione delle risorse naturali” ha affermato il vicepresidente della Fondazione, Giuseppe Bursi, ricordando che “tra i dieci punti minimi, richiesti nel nostro Disciplinare chiediamo l’applicazione del programma ‘VIVA’: le aziende sono tenute a calcolare, a livello di organizzazione, l’impatto delle proprie attività su fattori ambientali quali acqua, aria e vigneto e adottare tecniche di risparmio idrico ed energetico. Le aziende stanno imparando sempre più a esser virtuose nella gestione delle risorse – ha concluso Bursi – e a guardare al futuro con un impegno non solo di business ma anche sociale”.


“Anche il Consorzio sta promuovendo progetti di ricerca che affrontino il cambiamento climatico tramite l’innovazione – ha concluso Rallo – con i progetti di ricerca ‘Bi.Vi.Si’, ‘Vista Lucido’ e ‘Germoplasma viticolo’, realizzati in collaborazione con l’Irvo, l’Università di Palermo e di Milano, l’assessorato all’Agricoltura della Sicilia e Assoenologi”.

Cena delle stelle: Eataly Milano Smeraldo al fianco di Fondazione Veronesi

Cena delle stelle: Eataly Milano Smeraldo al fianco di Fondazione VeronesiMilano, 22 set. (askanews) – Giovedì 10 ottobre Eataly Milano Smeraldo ospiterà una cena stellata di beneficenza: l’appuntamento con la Cena delle stelle è negli spazi del nuovo ristorante Eataly Food&Pizza Theatre, situato al secondo piano.


In questa serata, alcuni dei più rinomati chef della scena enogastronomica italiana e internazionale si riuniranno per sostenere la ricerca scientifica. Ottobre è infatti il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno ed Eataly desidera offrire un contributo concreto. La cifra raccolta verrà interamente devoluta a Fondazione Umberto Veronesi Ets, a sostegno di un progetto di ricerca scientifica sulla medicina personalizzata per la cura del tumore al seno. L’obiettivo è quello di valutare in che modo il test genomico HER2DX possa aiutare i medici sul processo decisionale riguardo alle terapie per tumori al seno HER2+ in stadio iniziale. A favore di questa nobile causa saranno presenti in cucina i fratelli Cerea del ristorante Da Vittorio, 3 stelle Michelin a Brusaporto (BG), Carlo Cracco, patron di Cracco, 1 stella Michelin a Milano, gli chef di Il luogo di Aimo e Nadia, 1 stella Michelin a Milano, Alessandro Negrini e Fabio Pisani, il Maestro Pasticciere Marco Pedron di Felice e Viviana Varese di Villa Passalacqua a Moltrasio (CO).


La serata, organizzata in collaborazione con La Cucina Italiana, sarà introdotta da Maddalena Fossati Dondero, direttrice della storica, e impreziosita dalle note del Quartetto Effe, che offrirà un accompagnamento musicale. La Cena delle stelle è proposta al pubblico al prezzo di 180 euro. Sarà anche possibile effettuare ulteriori donazioni la sera stessa. La Cena delle stelle si inserisce nel palinsesto dei dieci giorni di festa che da giovedì 3 ottobre celebrano il nuovo Eataly Smeraldo. Il flagship milanese festeggia dieci anni dalla sua apertura presentandosi con una veste completamente rinnovata e contemporanea e una ricca programmazioni di eventi culturali.

A Grottaferrata il primo “Bio Tour” per raccontare l’agricoltura bio

A Grottaferrata il primo “Bio Tour” per raccontare l’agricoltura bioMilano, 22 set. (askanews) – Far conoscere il metodo biologico in agricoltura, rispettoso della terra e degli esseri viventi: è con questo obiettivo che a Grottaferrata, in provincia di Roma, si è svolto il primo “Bio Tour”, realizzato grazie al progetto “Being organic in Eu”, la campagna di promozione proposta da FederBio in collaborazione con Naturland, associazione tedesca di agricoltori bio, e cofinanziata dall’Unione europea. Tema dell’evento, il vino biologico prodotto nell’azienda agricola di Capodarco, prima delle tre tappe di un percorso che attraverserà l’Italia per raccontare il valore aggiunto delle filiere biologiche e che avrà come testimonial il conduttore e autore tv Massimiliano Ossini.


Capodarco è un’azienda biologica che pratica agricoltura sociale dal 1978, con l’obiettivo di coniugare inclusione sociale, modelli di sviluppo locale sostenibile e rispetto per l’ambiente. Nata dalla Comunità di Capodarco della Capitale a opera di Don Franco Monterubbianesi, l’azienda coinvolge nel lavoro agricolo immigrati e persone con disabilità fisiche, mentali e a rischio di esclusione sociale. Nei 12 ettari di vigneti dell’azienda impiantati cinquanta anni fa, si producono Malvasia del Lazio, Trebbiano, Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot. “Il vino è stato scelto come prodotto identificativo della comunità, sia per la compatibilità nella zona geografica dei Castelli Romani, sia perché la bottiglia è un ottimo mezzo per raccontare la storia della comunità e far viaggiare il loro messaggio” spiegano gli animatori del progetto, sottolineando che il “Bio Tour” è “un’esperienza sul campo per ripercorrere tutta la filiera, in linea con la strategia europea ‘Farm to Fork’ che, nell’ambito dell’European Green Deal, mira a raggiungere il 25% di campi bio entro il 2030. Un viaggio inedito – concludono – per diffondere la conoscenza e rafforzare la fiducia verso un settore che può fare bene al presente e al futuro e per promuovere il consumo e la competitività di prodotti biologici italiani”.

Canevel lancia il “sur lie” San Biagio Brut Nature Valdobbiadene Docg

Canevel lancia il “sur lie” San Biagio Brut Nature Valdobbiadene DocgMilano, 22 set. (askanews) – Canevel Spumanti, Cantina di Valdobbiadene parte del Gruppo Masi, lancia sul mercato il San Biagio Brut Nature Valdobbiadene Docg, un Prosecco in edizione limitata, 100% Glera, realizzato con il metodo “sur lie” “che esprime l’essenza del patrimonio enologico e della tradizione vinicola del territorio: il Prosecco “col fondo” è infatti il più antico vino frizzante prodotto a Valdobbiadene. Il legame con le radici di questo vino è sottolineato anche nel nome che richiama l’omonima collinetta di Valdobbiadene dove la Cantina ha la sua sede.


“San Biagio, con il suo metodo di produzione antico e attuale al tempo stesso, riafferma l’ancoraggio di Canevel al territorio di Valdobbiadene” ha dichiarato il presidente e Ad di Canevel Spumanti, Federico Girotto, spiegando che “negli ultimi anni, oltre ad avere codificato e valorizzato il nostro protocollo di spumantizzazione aziendale ‘Setage’, abbiamo intrapreso un percorso di sviluppo distributivo in Italia e nei mercati internazionali, consolidando il posizionamento premium del nostro marchio e arrivando ad avere una presenza in 40 Paesi, con una gamma di spumanti estremamente versatile”.

Vino, aperte le candidature per il XIII Premio Nazionale Gambelli

Vino, aperte le candidature per il XIII Premio Nazionale GambelliMilano, 21 set. (askanews) – Giunge alla XIII edizione il riconoscimento promosso dall’Associazione Stampa EnoGastroAgroAlimentare Toscana (Aset) e dal network I Giovani Promettenti (Igp) per ricordare Giulio Gambelli, “l’uomo che parlava al Sangiovese” e firma di grandi vini italiani.


“Si tratta di un riconoscimento che premia un ‘modo di fare vino’, che valorizza non solo la qualità e la Denominazione del prodotto ma anche la coerenza con le sue premesse: ovvero il vitigno, l’annata, il terroir e che il prossimo anno, nel 2025, vedrà un doppio appuntamento poichè saranno 100 anni dalla nascita di Gambelli” spiega Aset, precisando che gli enologi che nell’anno solare di emanazione del bando non abbiano superato i 40 anni di età, hanno tempo per candidarsi fino al 15 novembre. Ogni anno una giura di giornalisti specializzati premia, con una degustazione alla cieca dei campioni di vino selezionati, l’enologo il cui lavoro abbia saputo incarnare al meglio l’idea di vino portata avanti da Giulio Gambelli: esaltazione delle tipicità di ogni vitigno, delle caratteristiche del territorio e dell’annata vendemmiale. “Un giovane professionista – rimarca Aset – che dimostri con i suoi vini di essere vicino al modo di fare vino dell’indimenticato ‘non enologo’ di Poggibonsi”. Come nelle precedenti edizioni alla selezione dei candidati possono contribuire giornalisti di settore, ognuno dei quali può indicare fino ad un massimo di due nominativi. A ciò si affianca la possibilità per gli enologi, in possesso dei requisiti richiesti, di inviare la propria autocandidatura.


Al vincitore, oltre alla targa, va un assegno di 1.500 euro, possibile grazie al sostegno di alcune delle aziende di cui Gambelli fu storicamente amico e consulente: Bibbiano, Fattoria di Rodàno, Il Colle, Montevertine, Poggio di Sotto. Sono partner del premio il Consorzio Vino Chianti Classico, il Consorzio Vino Nobile di Montepulciano, il Consorzio Vino Brunello di Montalcino e il Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano. La XIII edizione è in programma a Firenze a febbraio 2025 in occasione della “Chianti Classico Collection”.

EnoKube: un contenitore in vetro da 10 hl per la lavorazione del vino

EnoKube: un contenitore in vetro da 10 hl per la lavorazione del vinoMilano, 21 set. (askanews) – Offrire alle Cantine nuove opportunità per la maturazione, l’affinamento e la vinificazione delle uve. Questo l’obiettivo di EnoKube, il primo contenitore in vetro da dieci ettolitri concepito per i produttori di vino. Un progetto totalmente italiano sviluppato negli ultimi due anni da Enrico Cusinato insieme con il mastro vetraio Vittorio Benvenuto.


Un progetto nato a partire da un’idea del grande vignaiolo di Oslavia (Gorizia), Josko Gravner, di fronte all’esigenza, espressa anche da altri produttori, di avere a disposizione contenitori interamente in vetro adatti alla lavorazione di quantità rilevanti di vino. “Durante le varie fasi dello sviluppo del progetto, dalla genesi dell’idea al prodotto finito, abbiamo avuto un confronto costante con Gravner, grazie al quale si è potuta sviluppare una ‘EnoKube’ centrata sui reali bisogni di cantina e completa anche nei dettagli sin dal primo esemplare realizzato” spiega Cusinato, sottolineando che “oggi è per noi un grande onore che ‘EnoKube’ sia stata da lui scelta e adottata in esclusiva già dalla scorsa primavera, come base di un piano più ampio”. Il primo cubo di vetro (che, salvo personalizzazoni, è scuro per proteggere il contenuto) è andato a Francesco Gravner, noto come Josko, il padre degli “orange wine” per i quali usa principalmente anfore interrate, ma che negli ultimi mesi ha introdotto per l’affinamento anche questo nuovo contenitore. “Il nostro è un approccio artigianale di alto livello concentrato sull’accuratezza progettuale e costruttiva, indispensabile per realizzare questi contenitori, e la possibilità di personalizzazione” prosegue Cusinato, rimarcando che “ogni Cantina, ogni produttore, ha esigenze specifiche proprie, l’obiettivo è comprenderle per sviluppare insieme una ‘EnoKube’ che ne rispecchi l’idea e i bisogni”.


“Le qualità intrinseche del vetro di cui è composto ‘EnoKube’ e il suo volume da 10 ettolitri, permettono una maturazione del vino rispettosa e senza interferenze esterne, preservandone le caratteristiche organolettiche e l’interezza espressiva sia varietale che di provenienza territoriale” aggiunge Cusinato, parlando di “una scelta che privilegia la ricerca di una diversa complessità del vino, ottenuta grazie ad una maggiore integrità del frutto e al mantenimento di tutte le sue sfumature, anche le più delicate”. “La sua grande flessibilità d’impiego permette di dedicarne l’utilizzo a particolari selezioni, Cru o Riserve, ma anche di usarla congiuntamente ad altri contenitori tradizionali per realizzare cuvèe o per ottenere nuove espressioni nell’affinamento di un vino” mette in evidenza l’ideatore del progetto, secondo cui “può diventare il contenitore d’elezione per un vino completamente nuovo o essere dedicato a nuove sperimentazioni”, anche grazi al fatto di essere uno strumento “robusto, funzionale, personalizzabile, che assicura facilità di pulizia e manutenzione, e garantisce una durata praticamente infinita”.


Non solo, “grazie alle sue caratteristiche costruttive, è trasportabile e movimentabile in cantina sia con transpallet che con muletto, con la sua forma permette la massima ottimizzazione degli spazi e può essere impilabile”, e ha “un design ricercato e distintivo, caratterizzato da purezza delle linee e naturale lucentezza del vetro, che ne permette un inserimento armonico in ogni tipologia di Cantina”. Oltre al formato attualmente disponibile da dieci ettolitri, sono già in fase di sviluppo altri formati anche di maggiori dimensioni. Grazie all’interesse generato da questo progetto, nuove EnoKube saranno prossimamente consegnate in alcune Cantine in Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino, Piemonte, Toscana e Campania.