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Sicurezza, nuova sede della Polfer nella stazione di Milano Cadorna

Sicurezza, nuova sede della Polfer nella stazione di Milano CadornaMilano, 6 nov. (askanews) – “L’apertura dei nuovi locali della Polfer di Cadorna rappresenta un segnale tangibile di attenzione verso i viaggiatori, una risposta concreta alle esigenze di sicurezza di tutti coloro che transitano quotidianamente in questa importante stazione ferroviaria milanese”. Così il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, questa mattina all’inaugurazione della nuova sede del presidio Polfer di stazione di Milano Cadorna in Piazzale Cadorna, alla quale hanno partecipato anche gli assessori regionali Romano La Russa (Sicurezza e Protezione civile), Franco Lucente (Trasporti e Mobilità sostenibile) e Claudia Maria Terzi (Infrastrutture e Opere pubbliche). Presenti anche il presidente Ferrovienord, Fulvio Caradonna, il dirigente del Compartimento Polizia Ferroviaria per la Lombardia, Filippo Ferri, il direttore centrale delle Specialità, Renato Cortese, il questore di Milano, Bruno Megale e il sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno, Nicola Molteni.


“Con questa nuova sede – ha aggiunto il presidente Fontana – si rinnova l’impegno a migliorare costantemente i servizi di vigilanza e assistenza. Le sfide sono molte ma grazie anche alla collaborazione istituzionale abbiamo la forza e la determinazione necessarie per affrontarle, convinti che solo con il lavoro di squadra e con una visione comune possiamo raggiungere risultati per i cittadini”. “Vorrei dedicare un ringraziamento speciale – ha concluso – a tutti gli agenti della Polfer che quotidianamente si adoperano per garantire la sicurezza nelle stazioni e a bordo dei treni. Mi auguro, infine, che questo nuovo presidio diventi un punto di riferimento per la sicurezza e un luogo sicuro di accoglienza per tutti coloro che ne avranno bisogno”. “Finalmente una nuova sede della Polizia Ferroviaria – ha commentato l’assessore La Russa – per presidiare un luogo particolarmente sensibile qual è la stazione di Milano Cadorna. Questo porterà sicuramente una maggiore percezione di sicurezza per tutti i viaggiatori e i cittadini”.


“Si tratta di una giornata importante – ha dichiarato l’assessore Lucente – perché nel cuore di Milano è nato un nuovo punto di riferimento per la sicurezza, utile a trasmette quel senso di tranquillità che tutte le stazioni dovrebbero avere. Questa inaugurazione dimostra, ancora una volta, quanto sia fondamentale la sinergia tra i diversi enti”. “Oggi c’è un luogo nuovo – ha affermato l’assessore Terzi – a disposizione della Polizia Ferroviaria che darà maggiore senso di sicurezza a chi frequenta la stazione Cadorna e più visibilità alla presenza degli agenti. E mi riferisco non solo ai cittadini e ai pendolari ma anche al personale viaggiante, che merita grande tutela per il lavoro che svolge”.

Dossieraggio, Mocerino (Netgroup): cyberdifesa parte da persone

Dossieraggio, Mocerino (Netgroup): cyberdifesa parte da personeRoma, 6 nov. (askanews) – “Non creiamo allarmismi, ma cambiamo prospettiva. Serve rivedere i livelli di accesso ai sistemi e rafforzare i controlli. La difesa dei dati non può prescindere dal fattore umano”. Lo afferma l’esperto di cybersicurezza Giuseppe Mocerino, presidente di Netgroup.


“La recente fuga di dati dovrebbe insegnarci una lezione importante: la cybersicurezza ruota attorno alle persone. Nessuna tecnologia potrà mai essere sufficiente senza formazione ed educazione alla tutela dei dati. È necessario stabilire livelli di accesso calibrati e sistemi di allerta che identifichino subito anomalie e abusi interni”, prosegue Mocerino. “Nell’ultimo episodio di furto di dati sensibili, non abbiamo assistito a un attacco esterno, ma a un abuso delle credenziali di accesso da parte di personale non autorizzato. Questo è un reato che già la legge punisce da tempo – dal 1981, con l’articolo 12 della legge 121. Tuttavia, la tecnologia è solo una parte della soluzione: serve anche un cambiamento culturale e una maggiore consapevolezza. Oggi i dati sono la vera ricchezza , il ‘petrolio’ digitale del nostro tempo. Difendere le infrastrutture è importante, ma proteggere i dati lo è ancora di più. Non dobbiamo rassegnarci a pensare che siamo costantemente spiati: è tempo di reagire. Ogni crisi di sicurezza deve essere vista come un’opportunità per migliorare e rafforzare il nostro approccio alla difesa. Difendere i dati significa difendere il futuro. Questa è la sfida e la responsabilità che dobbiamo affrontare oggi”, conclude Mocerino.

Museo Bagatti Valsecchi celebra 30 anni di apertura al pubblico

Museo Bagatti Valsecchi celebra 30 anni di apertura al pubblicoMilano, 4 nov. (askanews) – Erano gli anni Ottanta del XIX secolo e nel cuore di Milano tra via Gesù e via Santo Spirito, oggi cuore del Quadrilatero della Moda, vivevano due fratelli, i baroni Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi che avevano un sogno: ristrutturare la dimora della loro famiglia ispirandosi alle abitazioni del Rinascimento lombardo. Iniziarono così a collezionare dipinti e manufatti d’arte applicata quattro-cinquecenteschi e in circa vent’anni di lavoro appassionante allestirono una casa unica nel suo genere e allo stesso tempo avveniristica, dotandola della luce elettrica e dell’acqua corrente.


All’ingresso posero un motto latino che ancora oggi accoglie i visitatori “Amicis pateo aeternumque patebo”, cioè “Sono aperta agli amici e sempre lo sarò” e avvenne proprio questo, come testimonia il Libro degli Ospiti che raccoglie oltre 10.000 firme di tutti coloro che dal 20 ottobre 1886 al 29 maggio 1975visitarono Casa Bagatti Valsecchi, disegnando una ricchissima trama di relazioni al centro della quale si colloca la dimora: intellettuali, scrittori, aristocrazia italiana ed europea, jet set internazionale, mondo del collezionismo e degli studiosi d’arte, senza dimenticare le infermiere volontarie della Prima Guerra Mondiale e le maestre con le loro scolaresche. Dopo la morte di Fausto e di Giuseppe, Casa Bagatti Valsecchi continuò a essere abitata dai loro eredi sino al 1974 e fu Pasino, figlio di Giuseppe ed erede delle collezioni d’arte di famiglia, che – in pieno accordo con i propri figli Pier Fausto, Cristina, Anna Maria e Fausta – decise di donare le collezioni d’arterinascimentale e i manufatti raccolti dal padre e dallo zio a una Fondazione appositamente costituita. Parallelamente, Palazzo Bagatti Valsecchi fu alienato alla Regione Lombardia, la quale si impegnava a ospitare in comodato perpetuo e gratuito le raccolte d’arte all’interno degli appartamenti storici al piano nobile del Palazzo, così da preservare lo stretto rapporto tra collezione e ambienti voluta dai due collezionisti a fine Ottocento.


Fu così che il 22 novembre 1994 aprì per la prima volta al pubblico il Museo Bagatti Valsecchi e oggi dopo 30 anni è ancora “aperto agli amici”, rafforzando sempre di più il suo ruolo di casa che accoglie, intrattiene, fa cultura e si vuole aprire anche all’esterno, oltre le proprie sale. “Museo oltre i confini” è il titolo del progetto che il Museo ha ideato per celebrare i 30 anni di apertura con un duplice obiettivo: consolidare lo stretto legame che lo unisce con il suo pubblico già affezionato e allo stesso tempo coinvolgere nuovo pubblico, ampliando appunto i propri confini, per divulgare i contenuti valoriali e sociali che i fondatori hanno ideato e realizzato in un luogo simbolo della Milano di fine Ottocento.

Fine vita, in Lombardia parere negativo da Commissioni a pdl

Fine vita, in Lombardia parere negativo da Commissioni a pdlMilano, 30 ott. (askanews) – Le Commissioni Affari istituzionali e Sanità del Consiglio regionale della Lombardia, al termine di una lunga seduta congiunta, hanno espresso a maggioranza parere negativo in merito al progetto di legge regionale di iniziativa popolare dal titolo “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza n.242/2019 della Corte Costituzionale”. I consiglieri hanno anche respinto gli emendamenti presentati dai gruppi di minoranza.


La riunione segue due mesi di lavori con una serie di audizioni che hanno sviscerato argomentazioni di natura giuridica, etica e medico-sanitaria e che hanno coinvolto una cinquantina tra docenti universitari (per lo più professori di diritto costituzionale), operatori assistenziali, esperti che hanno contribuito alla stesura di disegni di legge a livello nazionale, responsabili di associazioni ed enti, avvocati. “Tra i docenti di diritto costituzionale – ha fatto notare oggi il relatore di maggioranza Matteo Forte (FdI) – è emersa chiara la sottolineatura del fatto che la sentenza n. 242 del 2019 è intervenuta a dichiarare parzialmente illegittimo l’art. 580 del codice penale relativo all’agevolazione del proposito suicidario e non a stabilire un diritto alla prestazione garantito da parte dello Stato. Proprio perché la competenza in materia è dello Stato, come maggioranza presenteremo in Aula consiliare una questione pregiudiziale di legittimità costituzionale”.


D’altro canto, la relatrice di minoranza Carmela Rozza (Pd) ha insistito sulla necessità di “prevedere una procedura affinchè possa essere rispettata la sentenza costituzionale”. “Occorre perciò intervenire -ha aggiunto- per definire aspetti organizzativi del servizio sanitario che come stabilito dal Titolo V della Costituzione spettano alla Regione”. “Con la massima chiarezza e trasparenza – ha commentato Patrizia Baffi (FdI), che ha presieduto la seduta, – durante i lavori di Commissione abbiamo dato ascolto e presenza ai tanti punti di vista di differenti realtà e soggetti. Riguardo al merito abbiamo sempre sostenuto la difesa del bene vita così come il pieno e totale supporto ai malati attraverso servizi e percorsi che già le Asst hanno in essere, rivolti alla terapia del dolore e delle cure palliative”.


Nel corso del dibattito sono intervenuti diversi consiglieri di maggioranza e minoranza. Giulio Gallera (Fi) ha espresso voto favorevole al progetto di legge smarcandosi così dalla maggioranza. Nelle varie votazioni la maggioranza ha scelto di pronunciarsi con l’astensione (che tecnicamente equivale a un voto contrario) in quanto, è stato spiegato dal relatore, la materia non è di competenza regionale. La relazione illustrata da Matteo Forte è stata approvata a maggioranza, respinta quella illustrata da Carmela Rozza (Pd). Il progetto di legge verrà ora trasmesso dalle Commissioni al Consiglio regionale per essere discusso entro il 21 novembre, entro i nove mesi dall’assegnazione del testo alle stesse Commissioni.

Milano, da R.Lombardia 26,6 mln per Bosco della musica a Rogoredo

Milano, da R.Lombardia 26,6 mln per Bosco della musica a RogoredoMilano, 30 ott. (askanews) – Uno stanziamento di 26,6 milioni di euro in favore del Conservatorio di musica ‘Giuseppe Verdi’ di Milano per la realizzazione del ‘Bosco della Musica’ di Rogoredo. Lo prevede una delibera approvata dalla Giunta regionale della Lombardia, su proposta dell’assessore alla Cultura, Francesca Caruso. L’intervento è cofinanziato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con 20 milioni di euro e dal Ministero dell’Università e della Ricerca con 15 milioni di euro.


Il nuovo ‘Piano dei Conti’ approvato dal Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche per la Lombardia e l’Emilia-Romagna ha infatti aggiornato i costi previsti stimandoli in 61,6 milioni di euro, sensibilmente aumentati rispetto al 2021, quando la previsione era di 47 milioni di euro. “Questo provvedimento – ha affermato l’assessore Caruso – è un grande passo in avanti per la costruzione del ‘Bosco della Musica’, un campus aperto destinato allo svolgimento dell’attività didattica dei corsi e laboratori di musica che possa accogliere studenti e docenti. L’area di Rogoredo, in passato tristemente famosa come luogo di degrado impiegato principalmente per attività di spaccio, da ‘bosco della droga’ diventerà il polmone della cultura lombarda”.


“Sono molto soddisfatta perché, in meno di un anno dalla firma degli Accordi di Coesione tra la premier Meloni e il presidente Fontana, siamo riusciti a concretizzare quanto programmato con impegno e lungimiranza. Questo progetto porta avanti la mia idea di cultura: una cultura che si apra ai territori e riesca ad arrivare in tutti i luoghi, anche nelle periferie, diventando accessibile a chiunque” ha continuato.

Sanità, accordo per arrivo di 200 infermieri argentini in Lombardia

Sanità, accordo per arrivo di 200 infermieri argentini in LombardiaMilano, 30 ott. (askanews) – Negli ospedali lombardi arriveranno, nei primi mesi del 2025, oltre 200 infermieri argentini. La conferma arriva dall’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso. Regione Lombardia e l’Istituto Universitario Italiano di Rosario (Iunir), infatti, sono pronti per sottoscrivere un accordo di cooperazione internazionale per promuovere la formazione e la mobilità del personale sanitario. Il documento, che sarà siglato entro metà novembre, mira a rafforzare la preparazione professionale di medici e infermieri ed è finalizzato anche a superare le attuali carenze d’organico.


Avrà una durata di tre anni e Regione Lombardia faciliterà l’inserimento temporaneo negli ospedali di operatori sanitari formati da Iunir, con un approccio integrato che comprende tirocini, corsi di aggiornamento e percorsi accademici. Questa collaborazione consentirà a Iunir di migliorare le competenze tecniche e culturali del proprio personale sanitario attraverso esperienze dirette nelle strutture ospedaliere lombarde, mentre la Lombardia beneficerà del know-how e delle competenze internazionali dei professionisti coinvolti. “L’accordo – afferma l’assessore Bertolaso – rappresenta un passo concreto e strategico nella collaborazione tra la Regione Lombardia e istituzioni accademiche internazionali. Regione non solo punta a colmare le attuali carenze d’organico negli ospedali, ma desidera anche promuovere un incontro di culture, valori e competenze”.


“I professionisti, formati presso l’Istituto Universitario Italiano di Rosario (Iunir), dove oltre alle materie sanitarie approfondiscono anche lo studio della lingua italiana, porteranno con sé – spiega – un bagaglio di esperienza che contribuirà a confermare la qualità dell’assistenza ai pazienti lombardi. Oltretutto la loro appartenenza a una cultura profondamente legata all’Italia, per origini e valori, favorirà un’integrazione naturale nei nostri ospedali, facilitando la collaborazione e il dialogo”. “Questo – conclude l’assessore Bertolaso – è solo il primo degli accordi internazionali su cui stiamo lavorando per incrementare il numero di professionisti che potranno venire a lavorare in Lombardia”.

Sanità. A.Fontana: accordo vicino su extracosti Città della salute

Sanità. A.Fontana: accordo vicino su extracosti Città della saluteSesto San Giovanni, 28 ott. (askanews) – “È stata lunga, i ritardi derivati da questioni che non ci riguardano, cioè da chi aveva vinto l’appalto, adesso i problemi si stanno risolvendo, si sta chiudendo definitivamente anche la questione legata all’aumento dei prezzi” e i lavori da ora “continueranno con grande determinazione”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, a margine di un sopralluogo al cantiere della Città della salute di Sesto San Giovanni.


Inizialmente era stata stimata la necessità di un finanziamento di 330 milioni di euro dalla Regione Lombardia, di 40 dal Ministero della Salute e di 80 dalla società concessionaria, ma un adeguamento del finanziamento è all’esame di una commissione della Regione, a fronte di un aumento dei costi. “È una bellissima giornata perché qui sono partiti i lavori della più grande iniziativa di rigenerazione urbana d’Europa, 15 giorni fa ci siamo trovati per presentare la prima parte, dove c’è una grande collaborazione pubblico-privato, qui stiamo parlando di uno dei più grossi interventi in materia sanitaria perché avremo la sede di due istituti come l’Istituto nazionale dei tumori e il Besta, tra i più qualificati della nostra regione e del paese, che avranno a disposizione una nuova struttura, di grandissima tecnologia, avanzata, per cui la loro qualità potrà esprimersi ancora meglio” ha aggiunto Fontana.

Milano, Aigab: da affitti brevi no spopolamento o scarsità case

Milano, Aigab: da affitti brevi no spopolamento o scarsità caseRoma, 25 ott. (askanews) – “Le case in affitto breve non sono troppe. Gli affitti brevi non portano allo spopolamento della città e, soprattutto, non tolgono case alle famiglie e agli studenti”. È quanto emerge dalla prima ricerca basata sull’elaborazione di dati pubblici del Comune di Milano, e realizzata da Aigab, l’associazione di categoria dei gestori di case in affitto breve, in collaborazione con Wonderful Italy.


Lo studio analizza, quartiere per quartiere, il numero di abitazioni destinate agli affitti brevi, mettendolo a confronto con lo stock immobiliare complessivo e la popolazione residente. Le abitazioni milanesi disponibili per affitti brevi ammontano a 18.250 unità, concentrate principalmente nei quartieri centrali e turistici: Porta Venezia, Duomo, Brera, Sarpi e Stazione Centrale da soli rappresentano oltre un quarto del mercato degli affitti brevi a Milano. Sul totale delle 809.000 abitazioni presenti in città, gli affitti brevi costituiscono il 2,2% del totale. Solo 18 quartieri (su 88) superano la media cittadina. All’opposto, ci sono quartieri grandi e densamente popolati dove la percentuale di affitti brevi è paragonabile a quella di città di provincia. Secondo lo studio, a Milano, per ogni abitazione destinata agli affitti brevi, ce ne sono due che i proprietari preferiscono lasciare vuote. I principali motivi sono la preoccupazione per la morosità nella locazione tradizionale e le difficoltà legate alla gestione degli affitti brevi. Inoltre, i due terzi degli affitti brevi milanesi sono riconducibili a locazioni non gestite in forma imprenditoriale. Fuori dal centro, gli affitti brevi sono un fenomeno marginale. Per esempio, a Bande Nere, su 20.000 abitazioni (con 44.000 residenti), solo 274 sono disponibili per affitti brevi, pari all’1,3% del totale. A Lodi-Corvetto, con 37.000 abitanti e 17.000 abitazioni, ce ne sono 292 (1,7%). Numeri simili si registrano a Giambellino. Questi dati evidenziano che, in queste aree, gli affitti brevi non hanno un impatto significativo sul mercato immobiliare.


I numeri della ricerca escludono anche che gli affitti brevi possano influire negativamente sul mercato immobiliare dei quartieri universitari, dove gli studenti fuori sede cercano alloggi. A Città Studi, ad esempio, sono presenti 374 affitti brevi su 36.000 abitazioni, pari all’1%, mentre a Bovisa sono 71 su 6.000 (1,2%). “La ricerca, basata sui dati del Comune di Milano, conferma che gli affitti brevi non sono presenti in misura tale da influenzare i prezzi di vendita o di locazione. Inoltre, lo studio evidenzia che, fuori dal centro, dove la domanda abitativa è maggiore, gli affitti brevi occupano una quota molto ridotta dello stock immobiliare”, ha commentato Marco Celani, Presidente di AIGAB e CEO di Italianway.


Inoltre, anche nei quartieri con la maggiore concentrazione di affitti brevi. Persino nel centro storico, dove si registrano 7,2 case vacanza ogni 100 abitanti (rispetto a una media cittadina di 0,8), la popolazione è aumentata. “La situazione di Milano dimostra che non è corretto affermare che gli affitti brevi causino lo spopolamento delle città o dei quartieri. A Milano, questo fenomeno non si verifica in alcuna zona. Persino nel centro storico, la popolazione è in crescita, nonostante la presenza del più alto numero di affitti brevi. In altre città, come Firenze o Venezia, invece, la popolazione dei centri storici ha iniziato a scendere decenni prima dell’aumento dei flussi turistici, per l’assenza di servizi pubblici, le difficoltà dei trasporti e la vetustà degli immobili”, ha concluso Michele Ridolfo, Vice Presidente di AIGAB e CEO di Wonderful Italy.

Milano, Sala: piano da 10.000 case in affitto permanente calmierato

Milano, Sala: piano da 10.000 case in affitto permanente calmieratoMilano, 24 ott. (askanews) – “Attraverso la collaborazione pubblico-privato miriamo alla costruzione di 10.000 nuovi alloggi di cui 6.500 nel perimetro della città e 3.500 in aree limitrofe”. Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, presentando il nuovo piano casa di Palazzo Marino che metterà a disposizione di sviluppatori privati in diritto di superficie prolungato 21 aree comunali già infrastrutturate, e in parte già bonificate. L’obiettivo è quello di completare tutte le costruzioni in una decina d’anni, completando l’iter per le prime quattro aree cittadine più rilevanti entro la fine della legislatura, cioè entro la primavera del 2027.


“Stiamo guardando a cittadini-lavoratori con reddito tra 1.500 e 2.500 euro al mese che in funzione di questo hanno bisogno di case in affitto con un canone di locazione che non superi gli 80 euro l’anno al metro quadrato, con contratti a lunghissimo termine” ha aggiunto Sala. “È chiaro che niente è sufficiente, ma è un passaggio che si affianca ad altre due operazioni in corso”, cioè i lavori sugli scali ferroviari e sull’ex macello dove è prevista, tral’altro, la costruzione di circa 8.000 appartamenti di edilzia residenziale sociale tradizionale, con canoni più cari rispetto a quelli del nuovo piano, e poi la ristrutturazione di nuovi alloggi del patrimonio pubblico oggi sfitti. L’asessore alla Casa, Guido Bardelli, ha detto che conta di partire entro dicembre con le prime manifestazioni d’interesse, riferite in particolare a quattro aree: via Demostene alla Bicocca, via San Romanello a Trenno, l’ex Palasharp a Lampugnano e Porto di mare. Quattro aree pari a circa la metà di quanto previsto a Milano, cioè circa 3.000 alloggi. A queste si aggiungeranno altri terreni di proprietà del Comune di Milano in tutti i Municipi della città tranne il centro, e altri a Garbagnate Milanese, Senago, Cologno Monzese e Gessate.


“È una grande sfida molto interessante”, ha aggiunto Bardelli, che mira a ad affiancare all’attuale mercato immobiliare cittadino “impazzito ma del tutto legittimo un altro mercato più attento alle esigenze sociali. Vogliamo dare un equilibrio al mercato libero in collaborazione con soggetti del privato sociale”.

S.Siro, Sala: Meazza non verrà dedicato a concerti o altre partite

S.Siro, Sala: Meazza non verrà dedicato a concerti o altre partiteMilano, 24 ott. (askanews) – L’attuale stadio Meazza di San Siro “non è un impianto che verrà dedicato a eventi che porteranno gente, concerti o altre partite. È chiaro che è una cosa diversa, per cui San Siro in parte bisogna conservarlo, si lavorerà per fare quello di cui hanno bisogno le squadre, cercando di conservare le vestigia storiche”. Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a proposito dell’ipotesi di rifunzionalizzazione dell’attuale stadio in funzione della costruzione di un nuovo impianto nella stessa zona.


“Ai residenti dico due cose: uno che cerchiamo di fare il tutto per migliorare la zona, portare più verde e non portare più casino e traffico; due che i fondi che il Comune prenderà li metteremo per migliorare l’edilizia popolare che lì è decisamente carente” ha aggiunto a margine di un evento a Palazzo Marino. “Non posso fare i conti in tasca al Milan e credo che certe dichiarazioni siano anche da comprendere. Milan ha fatto già un investimento a San Donato. Io non ho altro da aggiungere fino a che, come spero, succederà una cosa che sarà il momento di svolta e cioè che le squadre faranno una manifestazione interesse. Con la valutazione dell’Agenzia delle entrate ci siamo quasi” ha continuato Sala parlando di quanto emerso lunedì a Roma a valle di un incontro con i ministri Abodi e Giuli con i rappresentanti di Inter e Milan.


Quanto all’ipotesi di ripensare la gestione dei parcheggi visto quanto emerso da recenti indagini per il sindaco “anche in quello bisognerà migliorare”.