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Demenze, al via maxi-progetto europeo per mappare fattori rischio

Demenze, al via maxi-progetto europeo per mappare fattori rischioRoma, 21 mag. (askanews) – Scoprire tutti i fattori di rischio genetici, ambientali e comportamentali della demenza, in particolare della malattia di Alzheimer, individuare e programmare degli interventi atti a compensare e ridurre gli effetti di questi fattori, sì da massimizzare le chance di prevenzione e intervento precoce anche grazie allo sviluppo di modelli basati sull’intelligenza artificiale: è questo il cuore di COMFORTage, un progetto internazionale che vede coinvolti, nella cornice di Horizon, 13 paesi europei, con l’Italia capofila. Il progetto è stato presentato presso l’Università Cattolica, campus di Roma – Fondazione Policlinico Universitario Policlinico Gemelli IRCCS, in occasione del primo Clinical Meeting dedicato, organizzato da Camillo Marra, ordinario di Neuropsicologia e Neuroscienze Cognitive e direttore della scuola di specializzazione in Neuropsicologia presso la Facoltà di Psicologia del Campus di Milano, infine direttore dell’Unità Operativa Clinica della Memoria del Policlinico Gemelli di Roma. Ed è proprio la Clinica della Memoria del Gemelli ad avere il ruolo di coordinare tutti i Paesi, nonché di dirigere il programma di ricerca e l’attuazione dei 13 diversi programmi di intervento che saranno attivati in Europa. Al progetto, con un finanziamento complessivo di 19 milioni di euro, partecipano anche Gemelli Generator e Gemelli Digital Medicine & Health del Policlinico Gemelli, quali componenti tecnologiche e di sviluppo dei sistemi di Intelligenza artificiale nella gestione dati. Il progetto, infatti, è destinato a raccogliere un enorme dataset, che aprirà nuovi scenari e fornirà nuove conoscenze nella prevenzione e nella cura delle demenze.


“COMFORTage vede la partecipazione di 29 centri in Europa con l’obiettivo di arruolare oltre 4000 pazienti (di cui 300 italiani) ed identificare i principali fattori di rischio di Alzheimer e di promuovere l’intervento di innovativi sistemi di riabilitazione e prevenzione basati su nuove tecnologie, intelligenza artificiale, realtà aumentata virtuale”, chiarisce il professor Marra. La demenza rappresenta la più importante emergenza clinica nella popolazione anziana. A causa dell’invecchiamento della popolazione la frequenza di demenza rappresenta una condizione quasi epidemica, con 12 milioni di persone colpite in Europa e circa 1,5 milioni in Italia. La malattia di Alzheimer rappresenta il 50% di tutte le forme di demenza. Al momento non esistono cure per bloccare la progressione della malattia e i farmaci a disposizione permettono solo il controllo dei sintomi, per di più per periodi limitati di tempo. Al contrario, sempre più convincenti evidenze scientifiche hanno confermato che l’intervento tempestivo sugli stili di vita e la riabilitazione effettuata nelle fasi iniziali possono procrastinare la comparsa della malattia nelle persona a rischio o rallentarne il decorso nelle persone colpite.


I partecipanti al consorzio COMFORTage si propongono di attivare interventi di screening sulla popolazione sana (selezionando gli individui da arruolare perché presentano un deficit cognitivo iniziale percepito soggettivamente anche se non clinicamente manifesto), o in fase molto precoce di malattia, formulando mappe di rischio e attuando interventi di prevenzione della malattia attraverso l’uso delle più avanzate acquisizioni tecnologiche, strumenti innovativi che vanno dalle tecniche di realtà immersiva all’applicazione dei modelli di intervento assistiti dall’intelligenza artificiale. Il consorzio prevede la partecipazione di partner tecnologici e clinici che avranno il compito di pianificare i migliori trattamenti personalizzati nelle diverse forme di demenza. “Alla fine di questi quattro anni – spiega il prof Marra – si potrà ottenere una nuova conoscenza dei meccanismi genetici, neurofisiologici e biologici che determinano un aumentato rischio di malattia di Alzheimer; saranno definite delle mappe di rischio personalizzate che permetteranno di identificare soggetti in fase preclinica di demenza (senza sintomi) e infine si potranno attuare interventi di prevenzione personalizzati anche attraverso l’uso di nuovi strumenti tecnologici di supporto ai pazienti e alle famiglie”, spiega. L’obiettivo è quello di creare un grande data set europeo su cui raccogliere una grande quantità di informazioni che potranno permettere di definire in maniera più precisa chi è realmente a rischio di malattia e quali siano gli interventi preventivi più efficaci non farmacologici per rallentare, procrastinare o addirittura bloccare la progressione della demenza. Il ruolo dell’intelligenza artificiale nella gestione dei big data è cruciale nella riuscita del progetto, conclude Marra, e la collaborazione di Gemelli Generator e Gemelli Digital Medicine & Health con gli altri partner europei di gestione dati sarà cruciale nella definizione degli algoritmi di identificazione del rischio, di predizione di malattia e di prevenzione.

Farmaco per distrofia Duchenne, Commissione Ue rinvia parere negativo CHMP EMA

Farmaco per distrofia Duchenne, Commissione Ue rinvia parere negativo CHMP EMARoma, 21 mag. (askanews) – La Commissione Europea ha rinviato il parere negativo del Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) su Translarna™ (ataluren), l’unico farmaco per la distrofia muscolare di Duchenne con mutazione non-senso.


L’azienda PTC Therapeutics ha annunciato oggi la notizia, aggiungendo che la Commissione Europea ha chiesto al CHMP di includere, nel processo di nuova valutazione che seguirà, anche tutti i dati raccolti nei Registri Pazienti e i dati di vita reale. Inoltre, l’EMA ha informato PTC che è stata presa la decisione di considerare non valide la riunione del gruppo consultivo scientifico per Translarna del 5 settembre 2023 e tutte le fasi procedurali che ne sono seguite. «È una grande vittoria per la comunità Duchenne e Becker italiana ed internazionale, che potrà continuare ad utilizzare il farmaco» dichiara Filippo Buccella, fondatore di Parent Project aps, l’associazione di pazienti con distrofia muscolare di Duchenne e Becker, grave patologia genetica rara e degenerativa.


“Questa è la notizia che aspettavamo da molto tempo. È frutto di un lavoro condiviso tra associazioni, clinici e famiglie. Siamo molto felici di questo esito perché dà valore alla voce dei pazienti e delle famiglie che ogni giorno convivono con questa patologia. Tutta la nostra comunità è ben consapevole dell’importanza di questo risultato che pone in evidenza quanto sia importante lavorare sulla persona e sulla sua qualità della vita. Grazie a Translarna™ abbiamo uno strumento in più a disposizione delle nostre famiglie per fare questo”, dichiara Marco Rasconi, presidente nazionale UILDM-Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare. “La sinergia fra Parent Project, UILDM e UNIAMO ha prodotto un ottimo risultato. La Federazione lavora da tempo per far integrare nei dossier PROMs e PREMs e real world data, che possono dare indicazioni preziose sull’efficacia dei trattamenti, andando oltre il risultato prettamente clinico. Pur non essendo procedure ancora strutturate adeguatamente, la richiesta della Commissione Europea di far rivalutare Ataluren con un occhio di riguardo ai dati riferiti dai pazienti e registrati in STRIDE è un passo importante per tutto il sistema. Anche i dossier dovranno essere meglio finalizzati a questo obiettivo, con raccolte mirate e strutturate in maniera scientifica. È importante lavorare in maniera sinergica per ottenere risultati”, dichiara Annalisa Scopinaro, presidente di UNIAMO – Federazione Italiana Malattie Rare.

Sanità, Schillaci: in un decreto liste d’attesa “in tempo reale”

Sanità, Schillaci: in un decreto liste d’attesa “in tempo reale”Milano, 21 mag. (askanews) – Un decreto legge per fotografare “in tempo reale” la vera situazione delle liste d’attesa. A preannuciarlo è il ministro della salute, Orazio Schillaci, che in collegamento all’ottava edizione del business talk “Healthcare Talk – Rinnovare il Sistema Salute” di Rcs Academy, ha messo in chiaro: “Mi spiace che si usa liste d’attesa come spot per campagna elettorale”.


La priorità, ha evidenziato Schillaci, è “avere chiari i veri dati sulle liste d’attesa. Oggi si sente dire che per fare un’esame ci vuole un anno e mezzo. Purtroppo oggi non abbiano in Italia anagrafe centralizzata che consenta di sapere quali sono i tempi delle liste d’attesa regione per regione. Nel provvedimento ci sarà un sistema per avere un tempo reale la situazione delle liste d’attesa, perchp olo con dati oggettivi possiamo intervenire”. Inoltre, “controlleremo che liste d’attesa non siano chiuse, perchè questo è contro la legge”, ha detto ancora Schillaci che poi ha puntualizzato: “In Italia la parte operativa è in mano alle Regioni, contiamo nella collaborazione con tutte le Regioni e con singole aziende ospedaliere per intervenire sulle liste d’attesa”.


Il fascicolo sanitario elettronico, che “partirà tra poco” secondo Schillaci sarà fondamentale anche per abbattere i tempi delle liste d’attesa: “Quando avremo una medicina digitale sviluppata, avremo una sanità con meno differenze, più uguale per tutti a prescindere dal territorio dove si vive, mitigando le troppe differenze che ci ancora caratterizzano il sistema sanitario sul territorio italiano”.

Sanità, Gimbe: è allarme carenza pediatri: sono 827 in meno

Sanità, Gimbe: è allarme carenza pediatri: sono 827 in menoMilano, 21 mag. (askanews) – Secondo quanto riportato sul sito del Ministero della Salute, il pediatra di libera scelta (PLS) – cd. pediatra di famiglia – è il medico preposto alla tutela della salute di bambini e ragazzi tra 0 e 14 anni. Ad ogni bambino, sin dalla nascita, deve essere assegnato un PLS per accedere a servizi e prestazioni inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). “L’allarme sulla carenza di PLS – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – oggi è sollevato da genitori di tutte le Regioni, da Nord a Sud. Le loro testimonianze evidenziano problemi burocratici, mancanza di risposte da parte delle ASL, pediatri con un numero eccessivo di assistiti e impossibilità di iscrivere i propri figli al pediatra di famiglia, mettendo potenzialmente a rischio la salute, soprattutto dei più piccoli e dei più vulnerabili”.


Secondo la “fotografia” scattata dal Ministero della Salute e riportata nell’Annuario Statistico del SSN 2022, in Italia i PLS nel 2022 in attività erano 6.962, ovvero 446 in meno rispetto al 2019 (-6%). Inoltre, i PLS con oltre 23 anni di specializzazione sono passati dal 39% nel 2009 al 79% nel 2022. “Un dato – commenta Cartabellotta – che se da un lato documenta una crescente anzianità dei PLS in attività, dall’altro richiederebbe stime molto precise su quanti PLS potrà contare il SSN nei prossimi anni per garantire il ricambio generazionale evitando di creare un ‘baratro’ dell’assistenza pediatrica territoriale”. Secondo le rilevazioni della Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati (SISAC), al 1°gennaio 2023 6.681 PLS avevano in carico quasi 6 milioni di iscritti, di cui il 42,5% (2,55 milioni) della fascia 0-5 anni e il 57,5% (3,45 milioni) della fascia 6-13 anni. Ovvero l’81,8% della popolazione ISTAT al 1° gennaio 2023 di età 6-13 anni risulta assistita dai PLS, con percentuali molto diverse tra le Regioni: dal 95,9% della Liguria al 60,3% della Sardegna. In termini assoluti, la media nazionale è di 898 assistiti per PLS: superano la media di 880 assistiti (massimale di assistiti senza deroghe) 12 Regioni, di cui Piemonte (1.108), Valle d’Aosta (1.047), Provincia Autonoma di Bolzano (1.026) e Veneto (1.011) vanno oltre la media di 1.000 assistiti per PLS. “In realtà – spiega Cartabellotta – lo scenario è più critico di quanto lasciano trasparire i numeri, perché con un tale livello di saturazione non solo viene ostacolato il principio della libera scelta, ma in alcune Regioni diventa impossibile trovare disponibilità di PLS sia nelle aree interne o disagiate, sia vicino casa nelle grandi città”.


“Tutte le criticità sopra rilevate – spiega Cartabellotta – permettono solo di stimare il fabbisogno di PLS a livello regionale, in quanto la necessità di ciascuna zona carente viene identificata dalle ASL in relazione a numerose variabili locali”. Se l’obiettivo è garantire la qualità dell’assistenza, la distribuzione capillare in relazione alla densità abitativa, la prossimità degli ambulatori e l’esercizio della libera scelta, non si può far riferimento al massimale con deroga delle scelte per stimare il fabbisogno di PLS. Di conseguenza la Fondazione GIMBE, ritenendo accettabile un rapporto di 1 PLS ogni 800 assistiti (valore medio tra il rapporto ottimale di 600 e il massimale con deroga di 1.000) e utilizzando le rilevazioni SISACal 1° gennaio 2023, stima una carenza di 827 PLS, con notevoli differenze regionali. Infatti il 62% delle carenze si concentra in sole 3 grandi Regioni del Nord: Lombardia (244), Piemonte (136), Veneto (134); mentre in 4 Regioni (Lazio, Molise, Puglia e Umbria) non si rileva alcuna carenza visto che la media di assistitiper PLS è inferiore a 800.

Malattia di Huntington, la Fondazione LIRH compie 10 anni

Malattia di Huntington, la Fondazione LIRH compie 10 anniRoma, 20 mag. (askanews) – In Italia si stima una prevalenza di circa 11 persone ogni 100.000 con un numero di circa 6.500 malati e oltre 30.000 a rischio di ammalarsi, potenzialmente portatori di una mutazione di malattia di Huntington (in quanto figli di una persona affetta, che hanno il 50% di ereditarla), oltre a una popolazione di individui che hanno ereditato la mutazione ma non hanno ancora una manifestazione clinica riconoscibile. Maggio è il mese della consapevolezza sulla Malattia di Huntington, malattia rara di cui si parla ancora troppo poco e che si conosce ancora troppo poco. Molte persone che non ne hanno mai sentito parlare potrebbero, tuttavia, averla incontrata – senza riconoscerla – nel volto di un amico, di un collega, di un parente.


La Fondazione LIRH (Lega Italiana Ricerca Huntington) è nata nel 2014 con l’obiettivo di condurre e sostenere attività di ricerca sulla malattia di Huntington, farla conoscere meglio, offrire assistenza qualificata e multidisciplinare e presa in carico alle persone affette da – o con rischio genetico di sviluppare – questa malattia. La Fondazione ripercorrerà le tappe principali dei dieci anni con chi ne sostiene le attività di ricerca e assistenza gratuita, in un incontro di ringraziamento – che coincide con il decennale e con il mese della consapevolezza sulla malattia di Huntington – e che coinvolge professionisti del mondo sanitario e associazioni a Roma, sabato 25 maggio, dalle ore 9.30 alle 13.00, al CSS Mendel, in Piazza Galeno. Interverranno: Barbara D’Alessio, Presidente e co-fondatore; Ferdinando Squitieri, Luciano Finotto, co-fondatori; Selene Capodarca, Global Project Coordinator Enroll-HD, CHDI Foundation; Consuelo Ceccarelli, Psicologa, Study Coordinator Fondazione LIRH; Ludovica Busi, Biologa Fondazione LIRH; Simonetta Massafra, Direttore Sanitario Istituto CSS Mendel; Annalisa Scopinaro, Presidente Uniamo – Federazione Italiana Malattie rare; Marta Scocchia, Psicologa, Fondazione LIRH; Gianfranco e Roberta Spiti, Ambulatorio LIRH di Milano; Maria Gabriele, Responsabile segreteria Fondazione LIRH; Padre Bernardo Maria Gianni, Abbazia di S. Miniato al Monte, Presidente IRB della Fondazione LIRH; Sabrina Maffi, Psicologa, Study coordinator, IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza; Giulia Giancaterino, Psicologa, Fondazione LIRH, NOI Huntington per i ragazzi e i giovani adulti; Alessia Migliore, Presidente NOI Huntington; Marco Salvadori, past President NOI Huntington; Nicola Micchetti, Presidente LIRH Puglia; Giuseppe Scandale, Presidente LIRH Toscana; Alessia Zurru, Presidente LIRH Sardegna; Annarita Ciociola, Presidente LIRH Friuli Venezia Giulia; Loris Belcastro, Responsabile IT Fondazione LIRH, e Annalisa Convertino, Responsabile amministrativo Fondazione LIRH.

Giornata europea esofagite eosinofila, il 22 maggio convegno ESEO Italia

Giornata europea esofagite eosinofila, il 22 maggio convegno ESEO ItaliaRoma, 20 mag. (askanews) – “La sfida di costruire un partenariato vincente tra Associazioni di pazienti, Comunità Scientifiche e Istituzioni per il bene di tutti”: è questo il titolo del convegno nazionale organizzato da ESEO Italia, che si terrà mercoledì 22 maggio presso l’hotel Nazionale di Roma, a pochi passi da Montecitorio.


Il convegno, che giunge in concomitanza con la Giornata europea dell’Esofagite Eosinofila (European EoE Day), rappresenta il momento principale di confronto fra le Istituzioni e tutto il mondo legato alle patologie gastrointestinali eosinofile che, secondo recenti studi americani, negli ultimi trent’anni ha visto aumentare dell’800% i casi in tutto il mondo. Obiettivo di questa iniziativa, che ESEO Italia promuove nell’ambito della campagna del mese di maggio finalizzata alla sensibilizzazione e all’educazione sanitaria in tutto il Paese, è quello di creare un ponte fra rappresentanti istituzionali, associazioni familiari e comunità scientifica per favorire azioni a sostegno dei pazienti, per migliorare la qualità delle cure, la salvaguardia dei diritti ed in generale la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie. Ad introdurre i lavori, Roberta Giodice (Presidente di ESEO Italia APS) e Michela Vuga (Giornalista scientifica). A seguire i saluti istituzionali del Prof. Alfredo Lucendo (Presidente EUREOS). Poi gli interventi di: On. Elisabetta Gardini (Intergruppo Parlamentare delle Malattie Rare); Sen. Beatrice Lorenzin (Gia’ Ministro della Salute); Sen. Orfeo Mazzella (Intergruppo Parlamentare delle Malattie Rare); Sen. Elena Murelli (Pres. Intergruppo Parlamentare sulla malattia celiaca, allergie e Amfs); Sen. Ignazio Zullo (Intergruppo Parlamentare Malattie Autoimmuni).


Nel secondo panel interverranno Annalisa Scopinaro (Presidente Federazione UNIAMO), Paola Torreri (Istituto Superiore di Sanita’), Claudio Romano (Presidente SIGENP), Marco Spizzichino (Direttore Relazioni istituzionali, produzione editoriale ed eventi Ministero della salute), Teresa Petrangolini (Direttore Patient Advocacy Lab di ALTEMS, Univ. Cattolica del Sacro Cuore), Silvia Guida (consigliera ESEO Italia). L’ultima sessione, dedicata alle premiazioni, vedrà gli interventi dell’On. Fabiola Bologna (Relatrice del Testo Unico Malattie Rare); Domenica Taruscio (Gia’ Direttore Centro Nazionale Malattie Rare ISS) e la Sen. Paola Binetti (Gia’ Presidente Intergruppo Parlamentare Malattie Rare).


La mission. Durante il mese di maggio ESEO Italia promuoverà quindi diverse iniziative con l’intenzione di sensibilizzare le Istituzioni e la popolazione sulle istanze e sulle necessità ancora non soddisfatte dei pazienti affetti da esofagite eosinofila e patologie gastrointestinali eosinofile (in Italia si stima tra i 25.000 e i 60.000 casi), dei loro caregiver, e che prevederà una serie di attività anche a livello europeo, con incontri e comunicazione dedicata. Obiettivo della campagna è quello di far finalmente conoscere e sensibilizzare attraverso un approccio multicanale sulle patologie eosinofile ed in particolare sull’esofagite eosinofila, negletta malattia infiammatoria cronica che colpisce principalmente l’esofago, inficiando pesantemente la qualità di vita dei pazienti, che spesso non riescono ad alimentarsi correttamente o con continuità. Le sindromi eosinofile. Le sindromi eosinofile sono un gruppo di malattie caratterizzate da un’iperproduzione di granulociti eosinofili che si accumulano nei tessuti, provocando la presenza di infiltrati a carico degli organi. Gli eosinofili sono globuli bianchi (leucociti) chiamati fisiologicamente in causa in presenza di infezioni e infestazioni parassitarie per debellare i germi. In presenza di patologie eosinofile questo meccanismo si attiva, invece, in maniera patologica e gli eosinofili aggrediscono i tessuti sani degranulando e rilasciando una sostanza tossica, la proteina cationica eosinofila (PCE), che provoca l’infiammazione dei tessuti coinvolti e, in assenza di un tempestivo trattamento terapeutico, il danno d’organo.


L’esofagite eosinofila (EoE) è una malattia infiammatoria localizzata all’esofago, caratterizzata da periodi di remissione clinica ed episodi di acuzie. Gli eosinofili sono protagonisti di questa infiammazione, attraverso i numerosi mediatori cellulari rilasciati durante la loro attività. L’EoE è una patologia immuno-allergica; spesso è possibile trovare la causa dell’infiammazione cronica in un’allergia alimentare e/o respiratoria; talvolta, però, non si riesce, nonostante i test allergologici ed i tentativi dietetici, a comprendere la probabile causa della malattia. Fenomeni autoimmunitari che possono coinvolgere anche altri tratti dell’apparato gastrointestinale possono essere implicati nello sviluppo di questa malattia. Durante gli episodi di attività della malattia, il paziente può presentare sintomi o segni tipici; in alcuni casi, invece, l’EoE si manifesta con sintomi aspecifici, simulanti la malattia da reflusso gastroesofageo. I sintomi più comuni sono rappresentati da difficoltà a far passare il cibo attraverso l’esofago (disfagia, sensazione soggettiva della presenza di cibo che progredisce con difficoltà in esofago), dolore e/o bruciore localizzati all’addome (epigastrio), al torace e dietro lo sterno (dolore e pirosi retrosternale), rifiuto dell’alimentazione (anoressia), con conseguenti stasi o rallentamento della crescita fino al calo ponderale. A volte, ricorrenti episodi di ostruzione acuta da bolo alimentare sono i sintomi che permettono di arrivare alla diagnosi. Epidemiologia. La EGE ha una prevalenza stimata di 1-5:100.000 e appartiene al gruppo dei disordini gastrointestinali associati agli eosinofili, colpisce tutte le età, con età media tra i 30 e i 50 anni, con lieve preponderanza nei maschi. La più alta prevalenza sembra essere registrata in Nord-America, in Svezia ed in Australia con un dato di incidenza di circa 5-7/100.000 abitanti ed un dato di prevalenza di 50-60/100.000 abitanti. In Europa i principali dati derivano dalla Svizzera con una stima di prevalenza di circa 23/100.000 abitanti. Un recente studio di popolazione canadese ha rilevato un aumento della EoE in termini di incidenza da 2,1 a 11,0 per 100.000 persone e tale dato sarebbe frutto di un incremento del numero di biopsie esofagee, anche se al contempo sembrano aumentati gli accessi per endoscopia con indicazione disfagia. Si stima che il rapporto maschi/femmine sia 3/1 anche se al momento questo dato non presenta delle spiegazioni dal punto di vista fisiopatologico. Gli americani bianchi sembrano più colpiti (58%) rispetto agli Afro-Americani (34%) e ad altre etnie (8%). ESEO Italia. L’associazione di pazienti ESEO Italia è nata nel 2017 e persegue finalità di informazione, sensibilizzazione, assistenza sociale e sociosanitaria, ricerca e promozione scientifica in relazione all’Esofagite Eosinofila e alle patologie gastrointestinali eosinofile. Anche se giovane ha creduto nel valore e nella possibilità di cooperare a sostegno dei malati per poter migliorare la loro qualità di vita e con il suo impegno ha tessuto network con stakeholder nazionali ed internazionali che, a vario titolo, potessero contribuire a migliorare le condizioni dei pazienti.

Programmi di benessere aziendale aumentano produttività dipendenti

Programmi di benessere aziendale aumentano produttività dipendentiMilano, 19 mag. (askanews) – Wellhub (ex Gympass), la piattaforma leader nel settore del benessere aziendale, ha pubblicato oggi il rapporto ‘Il Roi del Benessere 2024’. Lo studio ha rilevato che il 95% delle aziende che misurano il ROI dei programmi di benessere aziendale nel 2024 registra un ritorno positivo rispetto al 90% dell’anno precedente. In generale, nove aziende su dieci riferiscono che il loro programma di wellbeing riduce i costi dell’assistenza sanitaria. I responsabili delle risorse umane attribuiscono il ROI positivo alla riduzione dei giorni di malattia, alla diminuzione dei costi sanitari e di reclutamento, nonché ai tassi di fidelizzazione più elevati, all’aumento della produttività e alla soddisfazione generale dei dipendenti.


I dati della ricerca parlano chiaro. Il benessere dei dipendenti è un investimento strategico per le performance aziendali, in grado di determinare una serie di vantaggi chiave per le imprese. Fra questi: L’aumento della produttività dei dipendenti: il 99% dei responsabili delle risorse umane afferma che i programmi di benessere aumentano la produttività dei dipendenti L’abbassamento dei costi sanitari: il 91%, contro il 78% nel 2023, dei leader HR interpellati segnala che il costo delle prestazioni sanitarie è diminuito proprio grazie a politiche di wellbeing; a riduzione dei giorni di malattia e dell’assenteismo: l’89% degli intervistati registra un numero inferiore di giorni di assenza per malattia dei dipendenti; Il decremento dei costi di assunzione e l’abbassamento del turnover: il 98% dei referenti afferma che il proprio programma di benessere riduce il turnover e l’83% lo considera “molto” o “estremamente” importante per l’acquisizione di talenti Il miglioramento della resilienza dei dipendenti: l’87% dei leader HR afferma che il proprio programma di wellbeing rappresenta una fattore “molto” o “estremamente” determinante per aumentare la resilienza dei dipendenti nelle sfide legate al lavoro. Dallo studio emerge anche che la partecipazione e l’impegno dei dipendenti nel campo del benessere è condizionata da due fattori principali principali.


I programmi di benessere devono essere olistici: le aziende con programmi di benessere olistici (più di quattro offerte) e con tassi più elevati di coinvolgimento dei dipendenti hanno maggiori probabilità di vedere un maggiore ritorno sugli investimenti. Le aziende che hanno adottato un approccio completo al benessere hanno registrato ritorni significativi, con il 24% che ha ottenuto ritorni del 150% o più. Mentre quelle che hanno offerto solo due o meno tipi di proposte (ad esempio, solo salute mentale o forma fisica) hanno registrato rendimenti tra lo 0% e il 50%. La partecipazione dei vertici aziendali è fondamentale: esiste un chiaro legame tra il coinvolgimento della classe dirigenziale di un’azienda nelle iniziative di benessere e il tasso di partecipazione complessivo dei dipendenti. Quando il coinvolgimento dei C-level nei programmi di benessere scende sotto il 30%, il tasso medio di partecipazione dei dipendenti si attesta attorno al 44%. Il tasso sale al 80% in corrispondenza di una significativa crescita dell’engagement degli executive (+70%).


Un altro aspetto che pone in evidenza la ricerca è il cosiddetto ‘Effetto Wellhub’, secondo cui le aziende che utilizzano Wellhub registrano un ritorno sull’investimento più elevato, maggiori incrementi di produttività e una migliore gestione dei talenti rispetto a quelle che non si avvalgono dell’offerta olistica dell’azienda. I numeri sono molto evidenti: il 77% delle aziende che collaborano con Wellhub ha registrato un ROI complessivo superiore al 100%, rispetto al 53% delle aziende senza Wellhub. “Non è passato molto tempo da quando le aziende consideravano il benessere come un benefit marginale. Se i dipendenti volevano seguire un corso di yoga o frequentare la palestra, questo andava bene, ma non era considerato parte di una strategia aziendale più ampia, afferma Cesar Carvalho, fondatore e CEO di Wellhub. “Ora è chiaro che offrire solo alcune soluzioni puntuali non funziona. Essere un’azienda che si occupa di benessere significa creare un ambiente di lavoro in cui i dipendenti si sentano supportati nel prendersi cura della propria salute da un punto di vista olistico e dare loro le risorse per farlo. Il fatto che più della metà dei responsabili delle risorse umane abbiano registrato un ritorno di 2 euro per ogni euro investito nel benessere dei propri dipendenti è un dato illuminante che dimostra come questo investimento vada a vantaggio sia dei dipendenti che dei loro datori di lavoro”. “In qualità di HR leader, il nostro ruolo va oltre le tradizionali funzioni HR. Dobbiamo promuovere un ambiente di lavoro che migliori la cultura e il morale, rimanendo al contempo molto concentrati sull’impatto aziendale. Raggiungere questo equilibrio richiede dedizione e agilità per soddisfare le esigenze in evoluzione di tutti i dipendenti”, dichiara Livia Martini, Chief People Officer di Wellhub. “I risultati dello studio di quest’anno chiariscono una cosa: è fondamentale investire nelle persone. Se attuato in modo strategico, dare priorità alla salute mentale, fisica ed emotiva dei dipendenti non solo creerà una forza lavoro più felice e sana, ma determinerà significativi ritorni per l’azienda.”

Giornata patologie eosinofile, ESEO Italia: il Paese s’illumina di magenta

Giornata patologie eosinofile, ESEO Italia: il Paese s’illumina di magentaRoma, 17 mag. (askanews) – L’Italia si illumina di magenta per celebrare il World Eosinophilic Deseases Day, la Giornata Mondiale dedicata alle patologie eosinofile. L’iniziativa promossa dall’associazione Eseo Italia, giunta al terzo anno, rientra nell’ambito del mese di sensibilizzazione per le patologie eosinofile. Con la giornata di domani inizia la settimana dedicata alla sensibilizzazione che prevede il 22 maggio un convegno nazionale a Roma in coincidenza dell’European EoE Day.


Ad aderire alla campagna oltre venti comuni sparsi in tutte le Regioni che metteranno a disposizione palazzi, musei, luoghi culturali conosciuti in tutto il mondo illuminandoli con il colore magenta, simbolo della campagna ESEO Italia 2024, che ha come obiettivo la promozione di una corretta educazione sanitaria attraverso attività e progetti mirati a garantire con la sensibilizzazione una riduzione del ritardo diagnostico per i pazienti con patologie gastrointestinali eosinofile, orientarli nei percorsi di cura, creare network con interlocutori nazionali ed internazionali che a vario titolo possono favorire azioni a sostegno dei pazienti, per migliorare la qualità delle cure, la salvaguardia dei diritti ed in generale la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie. Nel nostro Paese, ESEO Italia (Associazione di famiglie contro l’esofagite eosinofila) ha promosso iniziative ed eventi su tutto il territorio. Ad illuminarsi di magenta, da nord a sud, saranno, numerosi luoghi o monumenti famosi: a Torino la Mole Antonelliana, a Bologna il Palazzo del Podestà, a Roma la Fontana del Tritone, a Genova la Fontana de Ferrari, a Napoli il colonnato in piazza del Plebiscito, Teatro Massimo a Palermo, il Castello Aragonese a Taranto con la collaborazione della Marina Militare, Palazzo Moroni e la Specola di Padova, Reggio Calabria con Palazzo San Giorgio e l’intera Piazza Italia, e altri in via di autorizzazione. Il Policlinico “A. Gemelli” di Roma ha aderito illuminando la facciata dal 18 al 22 maggio. A conclusione del mese il 31 si illuminerà il Castel del Monte ad Andria (BT).


Monumenti illuminati ma anche una fitta campagna di sensibilizzazione fatta di eventi e di consulenze gratuite in tanti centri distribuiti su tutto il territorio, pronti a visitare pazienti che presentano una sintomatologia sospetta. Locandine affisse negli ambulatori dei centri diagnostici più significativi del Paese. “L’idea di istituire una World Eosinophilic Deseases Day dedicata alla comunità dei pazienti affetti da malattie eosinofile – afferma Roberta Giodice, presidente dell’Associazione ESEO Italia – nasce da un obiettivo condiviso con le Associazioni di pazienti di Spagna, Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia, Australia ed USA. In Italia per dare maggiore visibilità abbiamo istituito il mese delle patologie eosinofile”.


“I nostri pazienti spesso arrivano alla diagnosi dopo una lunga odissea di peregrinazioni che costano fisicamente, emotivamente ed economicamente. Desideriamo essere forza propulsiva per coloro che, tra esperti e Istituzioni, hanno la possibilità e la responsabilità di mettere in atto azioni concrete di tutela e miglioramento della qualità della vita dei malati – continua Giodice -. La condivisione tra noi famiglie, il confronto, lo scambio di esperienze e la collaborazione con le altre associazioni di pazienti sono una ricchezza che vogliamo alimentare poiché siamo consapevoli dei benefici che da queste alleanze possono avere origine”. Le iniziative. La campagna di sensibilizzazione del mese coinvolgerà i principali centri di expertise nel territorio nazionale, con consulenze gratuite, open day, giornate dedicate alla divulgazione in diversi Ospedali ed ambulatori specializzati; l’illuminazione di magenta per alcuni dei monumenti più importanti del nostro patrimonio artistico-culturale; conferenza stampa congiunta, il 14 maggio a Milano, con la Sigenp, in vista del Congresso della Società Europea di Gastroenterologia Pediatrica (ESPGHAN); il 18 e 19 maggio un weekend dedicato alle famiglie con un Incontro nazionale dal titolo “Oltre la patologia: Le famiglie ESEO Italia si incontrano – Approfondimento, Sport & Benessere”, in collaborazione con la Spine & Sport Clinic nella splendida cornice del lago di Bracciano. Il 22 maggio un convegno istituzionale dal titolo “La sfida di costruire un partenariato vincente tra Associazioni di pazienti, Comunità’ Scientifiche e Istituzioni per il bene di tutti”, che si terrà presso l’Hotel Nazionale, a Roma, in concomitanza con la Giornata europea dell’Esofagite Eosinofila (European EoE Day). Il 24 presso l’Azienda Ospedaliera Moscati di Avellino un convegno di formazione per medici di base dal titolo “Esofagite Eosinofila Conoscerla per riconoscerla”.

Samaritanus Care: progetto Cei per assumere infermieri da Paesi esteri

Samaritanus Care: progetto Cei per assumere infermieri da Paesi esteriRoma, 17 mag. (askanews) – “Far arrivare in Italia un migliaio di infermieri all’anno assunti dai Paesi esteri sedi di università cattoliche e comunità missionarie”. E’ la sfida lanciata dalla Chiesa italiana per far fronte nei prossimi anni alla grande fuga di personale infermieristico dagli ospedali e dalle istituzioni socio-sanitarie italiane. “Quasi una mission impossibile diventata possibile”, confida con fare piuttosto deciso don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute della Cei, presentando nella sede della Stampa Estera in Italia di via del Plebiscito, a Roma, il progetto “Samaritanus Care”. Si tratta – spiega il monsignore – del piano varato da Aris e Uneba – le due più importanti istituzioni socio-sanitarie cattoliche patrocinate dalla stessa Cei – per assumere infermieri laureati negli atenei cattolici dei Paesi in via di sviluppo da inserire negli ospedali e case di cura italiane. Un progetto, concepito nel 2021 in piena pandemia, messo a punto col varo del “Samaritanus Care” nella speranza di coprire le carenze infermieristiche nostrane alle prese con una vera e propria “voragine” assistenziale destinata a toccare picchi spaventosi entro il 2029.


Cifre illustrate nel corso della conferenza stampa da Beatrice Mazzoleni, segretaria della FNOPI (Federazione nazionale operatori infermieristici), secondo la quale nei “prossimi 4 anni l’attuale quadro di circa 460 mila infermieri perderà oltre 100 mila unità”. Un perdita secca che “già dal 2022 grava sul nostro sistema sanitario con una carenza di circa 65 mila infermieri mancanti”. Ma che, avverte la segretaria della federazione degli infermieri, è destinata “ad aggravarsi sempre di più” a causa di pensionamenti, dimissioni, trasferimenti all’estero dove i trattamenti economici sono notoriamente superiori a quelli riconosciuti al personale infermieristico italiano. “Samaritanus Care vuole dare una risposta concreta e possibilmente risolutiva a queste problematiche”, spiega don Angelelli, aggiungendo che l’iniziativa, “accolta con favore anche dal ministro della Salute Orazio Schillaci”, prevede l’individuazione di infermieri laureati nelle università cattoliche sparse nel mondo da far venire in Italia per “essere assunti nelle istituzioni socio-sanitarie cattoliche” per un periodo di almeno tre anni. Particolare di non poco conto, “la preparazione, specialmente lo studio della lingua italiana, e le spese organizzative necessarie per individuare i candidati e farli trasferire nel nostro Paese, saranno a totale carico delle istituzioni sanitarie di destinazione”, assicura il Direttore dell’Ufficio per la Pastorale della Salute della Cei.


Oltre a don Angelelli, nel corso della conferenza stampa ci sono alternate testimonianze di operatori sanitari in collegamento e in presenza da Camerun, Perù, Nigeria, India, Tanzania e Congo dove il progetto Samaritanus Care ha trovato buona accoglienza tra i giovani infermieri ed è già decollato. Padre Virginio Bebber, presidente Aris, oltre a ricordare che il progetto Samaritanus Care “è una risposta della Chiesa italiana per far fronte a una carenza infermieristica destinata a gravare pericolosamente sui nostri pazienti”, ha lanciato un’altra proposta, l’Erasmus per i giovani laureandi nelle università cattoliche estere. “In questo modo – ha spiegato Bebber – potremo avere giovani studenti dei Paesi esteri che potrebbero laurearsi in Italia, imparando quindi bene la nostra lingua, e quindi pronti per essere inseriti nelle nostre istituzioni sanitarie”. In sintonia col presidente Aris, Franco Massi (presidente Uneba) che ha tenuto a sottolineare che “ai giovani infermieri che arriveranno in Italia sarà offerta l’opportunità di lavorare in istituti di eccellenza ed acquisire competenze professionali di alto livello, che potranno mettere a frutto, non solo nei nostri ospedali, ma soprattutto quando torneranno nei loro Paesi”. Da Enrico Bollero, presidente della Fondazione Samaritanus, un “plauso all’iniziativa che, grazie alla Cei, permesso il varo di un vero e proprio network socio-assistenziale ed infermieristico utile per la nostra sanità e nello stesso tempo anche per i paesi d’origine degli infermieri che arriveranno in Italia. Vale a dire un grande esempio di circolarità fatta di valori, professionalità, umanità, un fare tipico dello spirito cristiano che si respira nelle nostre istituzioni socio-sanitarie cattoliche seguendo gli insegnamenti di Cristo”.

Domani Giornata Mal di Testa. Esperti chiariscono dubbi su patologia

Domani Giornata Mal di Testa. Esperti chiariscono dubbi su patologiaRoma, 17 mag. (askanews) – La Società Italiana di Neurologia (SIN) e la Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC) annunciano che domani, sabato 18 maggio, si terrà la XVI Giornata del Mal di Testa, iniziativa che si propone di sensibilizzare la popolazione riguardo ad un problema di salute diffusissimo ma spesso sottovalutato o banalizzato. Per questa iniziativa, sui canali social Facebook, Instagram e Twitter delle due Società Scientifiche verranno pubblicati video divulgativi realizzati dai neurologi che parleranno delle principali curiosità legate al mal testa, prendendo spunto dalle domande più frequenti che sono arrivate direttamente dagli utenti. Con il termine cefalea si intende qualunque dolore percepito a livello del capo, è in sostanza un sinonimo in linguaggio medico del più popolare termine “mal di testa”. Le cefalee sono uno dei disturbi più frequenti in assoluto. Se consideriamo tutte le cefalee assieme (comprese quelle banali come il cerchio alla testa che si prova…dopo una libagione troppo abbondante), la stragrande maggioranza della popolazione ne è stata colpita almeno qualche volta nella vita. All’interno del vasto mondo delle cefalee, il gruppo epidemiologicamente più rilevante è quello costituito dalle cefalee primarie, formato dalle cefalee che non sono causate da qualche problema organico individuabile (traumi, problemi vascolari, infiammazioni, infezioni ecc.). Nelle cefalee primarie il sintomo mal di testa costituisce esso stesso la malattia ed eventuali indagini strumentali non rilevano anomalie di sorta. All’interno del capitolo delle cefalee primarie, la parte del leone è dell’emicrania e per la sua diffusione (colpisce circa il 15% della popolazione, con uno sbilanciamento di almeno due a uno a sfavore delle donne) e per la disabilità che può comportare. Non a caso, secondo il Global Burden of Disease Study, che misura il fardello che tutte le malattie causano all’umanità, l’emicrania si situa al secondo posto in assoluto per gli anni vissuti con disabilità e al primo posto addirittura nelle donne tra i 15 e i 49 anni. “Si tratta quindi di un disturbo importante – afferma Alessandro Padovani, Presidente della Società Italiana di Neurologia – che causa conseguenze spiacevoli sia a livello individuale – basti pensare che gli attacchi di emicrania possono essere di una violenza tale da costringere a letto per un giorno o due e si accompagnano spesso ad altri sintomi invalidanti oltre al mal di testa, come la nausea, il vomito, il fastidio per la luce, i rumori e gli odori – che sociale con fenomeni come assenteismo e “presenteismo”, cioè presenza al lavoro o a scuola ma in condizioni di efficienza ridotta, e nei casi più gravi può portare alla necessità di passare ad un lavoro part time o di richiedere un pensionamento anticipato. Inoltre, trattandosi di un disturbo non “visibile” dall’esterno né evidenziabile con esami, ma piuttosto di un’esperienza intima, non comunicabile come tutti i dolori, espone chi ne soffre alla frequente evenienza di uno stigma sociale: chi ne è affetto spesso si sente dire frasi sminuenti del genere “ma dai, per un po’ di mal di testa…”, che in molti casi conducono ad occultare la malattia e a ritardare l’accesso a cure efficaci”. Molti studi hanno, infatti, documentato che la metà circa dei soggetti con emicrania non sa di esserne affetto, ma pensa di soffrire di un banale mal di testa (molte donne, ad esempio pensano che gli attacchi di emicrania mestruali siano “normali”, facciano parte della fisiologia del ciclo mestruale) oppure è vittima di credenze diffuse quanto infondate (la famigerata “cervicale”).


“La prima barriera che si oppone ad una gestione corretta dell’emicrania è pertanto quella della conoscenza, della consapevolezza di esserne affetti – commenta Franco Granella, Presidente della SISC – ed è soprattutto su questa barriera che si propone di agire la Giornata del Mal di Testa diffondendo, attraverso i canali social SISC e SIN, video di esperti che esprimono la loro opinione riguardo alle più comuni domande che le persone che soffrono di cefalea formulano sulla loro condizione. La seconda barriera, una volta che sia stata formulata una diagnosi corretta, è rappresentata dalla presa in carico da parte di un medico che abbia le conoscenze necessarie in materia e sia disposto a seguire nel tempo il paziente. L’Italia dispone di un’eccellente rete di centri cefalee distribuiti su tutto il territorio nazionale, in cui i pazienti possono ricevere le cure più appropriate. Trattandosi tuttavia di un disturbo che interessa milioni di persone, non è immaginabile che tutti i pazienti debbano e possano rivolgersi ad un centro cefalee: ne conseguirebbe la paralisi operativa e liste di attesa infinite”. Il primo baluardo contro l’emicrania deve essere costituito dai medici di medicina generale (MMG), che devono essere in grado di porre la diagnosi e di trattare i casi meno complessi, con terapie per l’attacco acuto ma anche di profilassi. A questo proposito potrebbe essere utile formare dei MMG particolarmente esperti in questo campo, che andrebbero ad operare nelle case della salute, in cui l’aggregazione di diversi MMG consente che ogni medico possa acquisire competenze approfondite in un particolare settore della medicina.


Un altro contributo fondamentale lo può fornire la rete dei neurologi ambulatoriali, presente in modo capillare sul territorio e perfettamente in grado di gestire la maggioranza dei casi di emicrania e delle altre cefalee primarie. A questo punto i Centri Cefalee potrebbero svolgere il loro compito principale: trattare i casi “difficili”, le emicranie resistenti a trattamenti multipli, le emicranie croniche (quelle cioè in cui il mal di testa ricorre per almeno 15 giorni al mese) e quelle complicate dall’uso eccessivo di sintomatici (cosiddetta Medication Overuse Headache), utilizzando anche i recenti farmaci specifici per l’emicrania, la cui efficacia e tollerabilità ha rappresentato un punto di svolta nella lotta a questa insidiosa malattia. Per maggiori info sulla Giornata del Mal di Testa visitare il sito web delle Società Scientifiche che promuovono la Giornata: www.neuro.it e www.sisc.it.