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Malattie tiroidee croniche: piu’ informazione, meno esami inutili

Malattie tiroidee croniche: piu’ informazione, meno esami inutiliRoma, 16 mag. (askanews) – In Italia le persone che soffrono di patologie della tiroide sono più di 6 milioni. La Settimana Mondiale della Tiroide (SMT) è l’occasione per parlare delle malattie che colpiscono questa ghiandola, dell’importanza di una diagnosi corretta e degli opportuni controlli. Anche quest’anno la SMT si celebrerà a partire dal 20 maggio e si concluderà il 25 maggio, in occasione della Giornata Mondiale della Tiroide. “Malattie tiroidee croniche: più informazione meno esami inutili” vuole essere un invito, rivolto a tutta la popolazione, ad avere un ruolo attivo nell’informarsi, da fonti qualificate, sui temi della salute e che l’informazione sia considerata parte degli stili di vita raccomandati al pari della buona alimentazione e del movimento. “Le organizzazioni dei pazienti e la comunità scientifica chiedono che l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosca le malattie tiroidee quali malattie NON trasmissibili che, per definizione della stessa OMS, sono le patologie croniche, a lungo decorso, che derivano da una combinazione di fattori genetici, ambientali e comportamentali, differenziandosi quindi dalle malattie infettive contagiose, trasmissibili da un soggetto all’altro, che causano epidemie”. Le malattie non trasmissibili costituiscono la principale causa di morte e di disabilità nel mondo: appartengono a questa categoria le malattie cardiovascolari, il cancro, le malattie respiratorie croniche, il diabete e anche l’obesità. L’interesse principale nel far riconoscere le malattie della tiroide nell’ambito delle malattie croniche risiede nel fatto che la ricerca biomedica in questo settore richiede finanziamenti cospicui; riconoscere le malattie tiroidee quali malattie croniche consentirebbe l’accesso a maggiori finanziamenti per nuovi studi i cui risultati andrebbero a beneficio della popolazione interessata da tali patologie. «La Settimana Mondiale della Tiroide 2024», introduce Rossella Elisei, Presidente Associazione Italiana Tiroide (AIT) e coordinatrice della SMT, «è patrocinata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e promossa dalle principali società scientifiche endocrinologiche, mediche e chirurgiche, quali Associazione Italiana della Tiroide (AIT), Associazione Medici Endocrinologi (AME), Società Italiana di Endocrinologia (SIE), Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), Società Italiana Unitaria di Endocrino Chirurgia (SIUEC), Associazione Italiana Medicina Nucleare (AIMN), European Thyroid Association (ETA), insieme a CAPE Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini e sostenuta con un contributo incondizionato da parte di Eisai, IBSA Farmaceutici e Merck Serono». «La maggior parte delle malattie della tiroide possono entrare di diritto nel gruppo delle malattie non trasmissibili, infatti, sia l’ipertiroidismo che l’ipotiroidismo sono patologie croniche, nella maggior parte dei casi di natura “autoimmune”, ovvero causate da una reazione immunitaria anomala che si rivolge contro le cellule della tiroide, causandone distruzione nel caso dell’ipotiroidismo o eccessiva stimolazione nel caso dell’ipertiroidismo. In entrambi i casi si tratta di patologie che hanno necessità di essere periodicamente controllate, senza eccedere nel numero dei controlli e nel tipo di esami da eseguire ciclicamente. Ad esempio, il dosaggio degli autoantianticorpi, il cui valore numerico può variare indipendentemente dalla variazione clinica della malattia, non va ripetuto ad ogni controllo, ma solo in particolari momenti del percorso di cura identificati dallo specialista, conclude l’esperto», afferma Gianluca Aimaretti, Presidente SIE. «È importante tuttavia sottolineare che, se è vero che da un lato la frequente ripetizione di esami clinici e strumentali non strettamente necessari, rappresenta una delle voci più dispendiose, per quanto riguarda il bilancio del nostro SSN, dall’altro non deve essere dimenticata, come invece purtroppo spesso accade, la necessità del monitoraggio della funzione tiroidea nei pazienti anziani con nota patologia, soprattutto se in terapia con ormone tiroideo o farmaci antitiroidei», dice Fabio Monzani, Delegato SIGG.

Covid, studio: nei tre anni successivi aumenta rischio cardiovascolare

Covid, studio: nei tre anni successivi aumenta rischio cardiovascolareRoma, 16 mag. (askanews) – L’aumento del rischio cardiovascolare associato nei pazienti Covid-19 potrebbe essere esteso per anni e non limitato alla fase acuta dell’infezione. Sono questi i risultati dello studio, pubblicato su “Cardiovascular Research”, condotto dai ricercatori dell’IRCCS San Raffaele di Roma in collaborazione con gli studiosi dell’Università di Roma “La Sapienza” e dell’Università di Napoli “Federico II”. Numerosi studi precedenti hanno dimostrato, su un numero limitato di soggetti ospedalizzati, che l’infezione da Sars-Cov-2 è molto spesso associata allo sviluppo di eventi cardiovascolari (CV) e cerebrovascolari (MACCE). La rilevanza invece dell’attuale lavoro risiede nel fatto che prende in esame una popolazione reale di grandi dimensioni coinvolgendo soggetti provenienti da un database dei Medici di Medicina Generale della ASL 1 di Napoli seguiti per 3 anni, durante la pandemia nel periodo 2020-22, e confrontati con una popolazione pre-pandemia derivata dallo stesso database nel periodo 2017-19. Si tratta di una popolazione di circa 229 mila pazienti, tra cui circa 32 mila soggetti che hanno avuto una diagnosi molecolare di COVID-19, in una regione a rischio moderato secondo la classificazione europea SCORE. “I risultati hanno dimostrato che il gruppo infettato dal virus del Covid -19 ha avuto circa il doppio dei casi di infarto del miocardio, ictus cerebrale, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale e miopericarditi. Un rischio maggiore che nella popolazione affetta da Covid-19 si protrae per almeno 3 anni. La rilevante ricaduta clinica e sociale impone quindi un’attenzione particolare nei confronti dei soggetti colpiti dal Covid-19 che devono essere seguiti nel tempo, per il possibile sviluppo di malattie cardiovascolari” ha spiegato Massimo Volpe, Responsabile del “Centro per la Diagnosi e Cura dell’Ipertensione Arteriosa e delle Complicanze Cardiovascolari” dell’IRCCS San Raffaele e tra i firmatari dello studio. Il lavoro scientifico invita quindi alla pianificazione di un follow-up più lungo per i pazienti affetti da Covid-19, al fine di prevenire e gestire tempestivamente il potenziale verificarsi di eventi cardiovascolari e cerebrovascolari avversi maggiori.

Dengue, ISS: da inizio anno in Italia 197 casi, tutti importati

Dengue, ISS: da inizio anno in Italia 197 casi, tutti importatiRoma, 16 mag. (askanews) – Sono saliti a 197 i casi di infezione confermata da virus dengue segnalati all’Istituto Superiore di Sanità dall’inizio dell’anno al 13 maggio 2024. Non sono stati segnalati decessi. Tutti i casi segnalati sono stati contratti durante viaggi all’estero, ed in seguito notificati in Italia. La maggior parte delle infezioni risultano contratte in Brasile, uno dei paesi più colpiti dalla epidemia di dengue che si sta diffondendo in Centro e Sud America dall’inizio dell’anno, e alle Maldive.


Nel primo trimestre del 2024, sottolinea l’ISS, il numero di segnalazioni di casi confermati da virus dengue è aumentato di circa 6 volte rispetto allo stesso periodo del 2023, questo aumento è coerente con l’aumento diffuso della trasmissione del virus dengue negli ultimi anni a livello globale. “La trasmissione locale della Dengue in Italia, così come in altri Paesi europei, è un evento raro. La maggioranza dei casi è contratta all’estero – sottolinea Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss – .Tuttavia, le condizioni climatiche e la presenza di una zanzara in grado di trasmettere il virus rendono possibile la trasmissione in alcuni mesi dell’anno, nel contesto di una elevata circolazione in molti paesi del mondo. L’attenzione nei confronti di questa infezione è alta nel nostro paese con un monitoraggio attento dei casi diagnosticati in Italia da parte delle Regioni/PA, del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Consigliamo a chi intraprende viaggi internazionali, di verificare se è nota la trasmissione di questo virus nelle aree visitate e di adottare tutte le misure di prevenzione raccomandate. Al rientro in Italia, in caso si manifestino sintomi, consigliamo di rivolgersi rapidamente al proprio medico di riferimento”.

Da oggi a Rimini cardiologi ospedalieri AMCO a Congresso

Da oggi a Rimini cardiologi ospedalieri AMCO a CongressoRoma, 16 mag. (askanews) – Si apre oggi il 55° Congresso Nazionale di Cardiologia dell’ANMCO, il più importante evento di Cardiologia in Italia, che si svolgerà fino al 18 maggio 2024 nell’ormai tradizionale sede del Palacongressi di Rimini. Il Congresso Nazionale di Cardiologia dell’ANMCO rappresenta da oltre 50 anni uno degli incontri culturali più attesi per il vasto mondo di attività clinica cardiologica, in cui verranno presentate le più recenti e significative novità cliniche, scientifiche ed organizzative, maturate nelle cardiologie del nostro Paese. Anche quest’anno oltre 4000 cardiologi ospedalieri si sono dati appuntamento per confrontarsi su tutti i grandi temi della  prevenzione, della cura e della ricerca  e   sulle   novità   legate   all’attività  clinica cardiovascolare. Prospettive, cure e ricerca saranno al centro delle sessioni di lavoro che vedranno alternarsi i più grandi esperti della Cardiologia Italiana per un costruttivo ed efficace confronto di idee ed esperienze originali, da sempre necessario per rispondere adeguatamente alla complessità di una realtà sanitaria in continua evoluzione. Un’occasione unica di aggiornamento professionale, con sessioni svolte anche con il contributo delle maggiori società scientifiche cardiologiche internazionali, come l’American Heart Association (AHA), l’American College of Cardiology (ACC) e la Società Europea di Cardiologia (ESC). Fabrizio Oliva – Presidente ANMCO e Direttore Cardiologia 1 dell’Ospedale Niguarda di Milano dichiara: “Nel corso dei tre giorni di congresso saranno presentati gli attesissimi risultati di quattro studi clinici su tematiche di notevole rilevanza per la salute pubblica, dall’infarto allo scompenso cardiaco. Risultati che contribuiranno a migliorare la pratica clinica in ambito cardiovascolare” . “Il Congresso – aggiunge – offrirà, come sempre un’importante occasione di scambio e aggiornamento di assoluto spessore. Un grande evento che si concretizza come ogni anno in un incontro aperto e ricco di stimoli, testimoniando appieno l’impegno dell’ANMCO nel sostenere la crescita e la formazione dei Cardiologi italiani. Tutto questo nella piena consapevolezza del ruolo centrale che ogni Cardiologo riveste all’interno del Servizio Sanitario Nazionale e con l’obiettivo di fornire le più aggiornate evidenze scientifiche sulla Cardiologia Clinica e Interventistica. E’ davvero una cosa rara e preziosa – conclude Oliva – poter contare su una comunità scientifica di alto profilo capace di confrontarsi liberamente e apertamente su tutti gli argomenti più critici della Cardiologia”. Al passo con i grandi appuntamenti scientifici internazionali il Congresso ANMCO potrà essere approfondito dal termine dei lavori delle singole giornate sulla piattaforma digital.anmco.it che negli ultimi anni ha visto crescere in modo esponenziale la fruizione di tutti i contenuti.

Adhd: farmaci riducono del 40% i comportamenti a rischio

Adhd: farmaci riducono del 40% i comportamenti a rischioRoma, 16 mag. (askanews) – Si calcola che solo il 4% degli atti violenti siano collegabili ad una malattia mentale e che la stragrande maggioranza di chi ne soffre non commette reati o agisce violenza. Però una scarsa aderenza terapeutica può aumentare il rischio di comportamenti impulsivi tra coloro che hanno un disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) e favorire il loro coinvolgimento in reati minori. Uno studio condotto dal Dipartimento di Psichiatria infantile e dell’adolescenza del Centro medico universitario dell’Università di Groningen, Paesi Bassi, ha infatti dimostrato che un’elevata aderenza ai farmaci per l’ADHD è associata a una riduzione del rischio di commettere un reato minore tra il 33% e il 38% rispetto a quanto succede periodi di bassa aderenza. I risultati del lavoro svolto su quasi 20 mila ragazzi, appena pubblicati sul The Journal of Child Psychology and Psychiatry, si inseriscono nella discussione attorno alla corretta gestione dell’ADHD, tema che sarà oggetto di dibattito in occasione della terza edizione del convegno congiunto della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (“Psicofarmacologia clinica in età evolutiva: efficacia, sicurezza e implicazioni nelle successive età della vita”) che si è aperto oggi a Cagliari e che si concluderà domani con la consegna del premio “Alessandro Zuddas”, dedicato allo stimato neuropsichiatra cagliaritano, ordinario di neuropsichiatria all’università di Cagliari, scomparso prematuramente nel luglio 2022. “L’obiettivo del convegno è di implementare e diffondere le conoscenze sulle principali classi di farmaci in psichiatria in una prospettiva trasversale di neurosviluppo che metta a confronto la realtà clinica dell’età evolutiva e quella dell’età adulta – commenta Matteo Balestrieri, co-presidente della SINPF e professore di psichiatria all’Università di Udine -. Dal confronto e dalla contaminazione di queste due realtà possono essere identificate strategie terapeutiche efficaci e personalizzate in grado dire rispondere ai bisogni ancora inevasi per la psichiatria delle diverse età della vita”.


Una diagnosi e una presa in carico precoce può infatti fare la differenza sulla qualità della vita di una persona con un disturbo da deficit di attenzione/iperattività. “L’ADHD è uno dei principali disturbi del neurosviluppo ed è una delle più comuni condizioni psichiatriche dell’infanzia – spiega Giovanni Migliarese, primario di psichiatria all’ASST di Pavia e consigliere SINPF tra i promotori del convegno -. In Italia, ha una prevalenza stimata del 2,9% nella fascia d’età tra 5 e 17 anni, in linea con la media europea. In molti casi permane nell’età adulta, dove si registra una prevalenza analoga. L’impatto del disturbo sulla qualità di vita delle persone dipende da numerose variabili e dall’interazione con l’ambiente e il contesto: alcuni periodi di vita diventano più difficili, soprattutto quando le persone affrontano dei passaggi evolutivi”. “L’ADHD può accompagnarsi a disturbi d’ansia, del sonno e dell’apprendimento se non diagnosticata e trattata correttamente – precisa Elisa Fazzi, presidente Sinpia e ordinario di neuropsichiatria infantile agli Spedali Civili – Università di Brescia -. In particolare, la sottostima della diagnosi è particolarmente frequente nella giovane popolazione femminile. perché si presenta clinicamente differente, prevalendo l’aspetto delle difficoltà dell’attenzione, piuttosto che l’iperattività marcata. Le femmine inoltre vanno più incontro nell’età successiva a problemi di uso di sostanze e autolesionismo. Il disturbo in età adulta è anche correlato a performance accademiche e lavorative inferiori alla media, con effetti sulla condizione economica”.


Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine mostra che le persone con l’ADHD abbiano dalle 4 alle 7 volte di probabilità in più di infrangere la legge. Il nuovo studio olandese aggiunge un ulteriore tassello, confermando l’importanza di una corretta terapia. Utilizzando i dati presenti in due database olandesi, Statistics Netherlands (CBS) e Foundation for Pharmaceutical Statistics (SFK), i ricercatori hanno cercato di indagare l’associazione tra l’aderenza ai farmaci per l’ADHD e i reati minori registrati tra il 2005 e il 2019 che riguardano un totale di 18.234 ragazzi dai 12 ai 18 anni. “I risultati mostrano che un’elevata aderenza ai farmaci per l’ADHD si associa a una riduzione del rischio di commettere un reato minore tra il 33% e il 38% rispetto a periodi di bassa aderenza, ovvero periodi con o senza quantità sufficienti di farmaci dispensati – evidenzia Balestrieri -. La riduzione del rischio può quindi essere probabilmente associata ai farmaci per l’ADHD”. Ma guai a cedere a facili strumentalizzazioni. “Chiaramente l’uso di farmaci per l’ADHD può ridurre la tendenza a comportamenti compensativi impulsivi in persone con questo disturbo – precisa Migliarese -. Nello studio riportato bisogna sottolineare che i reati sono minori, quali atti vandalici, violazioni dell’obbligo di frequenza scolastica, minacce, risse o uso e possesso illegale di fuochi d’artificio, tendenzialmente legati a comportamenti ad alta ‘sensation seeking’ e dunque impulsivi. È importante non effettuare una connessione diretta tra ADHD e comportamenti delinquenziali che hanno altra genesi”. Diverso è infatti il caso degli autori di reato che manifestano in più occasioni un comportamento antisociale. “In questi casi – specificano gli esperti – la carica di aggressività, spesso favorita dall’uso di sostanze, è da ricondursi ad una incapacità di gestire l’aggressività su base biologica e mentale”.

Lega Filo D’Oro, al via Conferenza su tecnologie assistive e disabilità

Lega Filo D’Oro, al via Conferenza su tecnologie assistive e disabilitàRoma, 15 mag. (askanews) – Presentare gli ultimi studi e le nuove frontiere sulle tecnologie assistive, ovvero l’insieme di tutte le innovazioni tecnologiche sperimentate con successo nella riabilitazione delle persone con disabilità, e raccontare come queste possano permettere a chi presenta deficit sensoriali, motori e intellettivi di interagire con il mondo esterno, favorendone l’indipendenza, l’autodeterminazione e una migliore qualità di vita. Sono questi i principali obiettivi dell’Assistive Technology and Disabilities Conference (ATAD), importante evento a livello internazionale evidence based sullo sviluppo e la valutazione di nuovi programmi basati sulle tecnologie assistive per le persone con disabilità intellettive e multiple.


L’evento, “Tecnologia a supporto di persone con disabilità intellettive e multiple, per la promozione di attività fisica, compiti complessi e funzione ricreativa e comunicativa”, giunto quest’anno alla sua terza edizione, affronterà la tematica delle tecnologie assistive da più punti di vista: per favorire la funzione comunicativa e ricreativa della persona con disabilità, ma anche per promuovere l’attività fisica e i compiti complessi. La conferenza è organizzata e promossa dalla Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS, pioniera nell’applicazione delle tecnologie assistive per gli interventi educativi e riabilitativi delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali, sotto la direzione scientifica del Professor Giulio Lancioni, Direttore del Centro di Ricerca e membro del Comitato Tecnico Scientifico ed Etico della Lega del Filo d’Oro. L’iniziativa si svolgerà venerdì 17 maggio 2024 presso la Sala Conferenze del Centro Nazionale della Lega del Filo d’Oro (via Linguetta, 3 – Osimo) e vedrà la partecipazione di alcuni dei principali esperti del settore, insieme a ricercatori italiani ed internazionali sulle tematiche delle tecnologie assistive. L’evento sarà fruibile anche attraverso la modalità webinar. Le persone con disabilità sensoriali e plurime alla vista e all’udito sono oltre 360mila

Salute, in aumento i casi di esofagite eosinofila anche in Italia

Salute, in aumento i casi di esofagite eosinofila anche in ItaliaRoma, 14 mag. (askanews) – Uscita dal grande gruppo delle malattie rare, oggi l’esofagite eosinofila sta diventando una vera e propria sfida per la gastroenterologia. Questa impennata è stata rivelata da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Alimentary Pharmacology & Therapeutics. Che sottolinea come la patologia colpisca almeno 34 bambini e 42,2 adulti ogni 100.000 abitanti. Ma l’elemento chiave è la rapidità della sua progressione, che l’ha portata ormai ben oltre la soglia sotto la quale una malattia è definita rara. “Questi dati epidemiologici, che riteniamo validi anche per il nostro Paese, dimostrano la notevole diffusione dell’esofagite eosinofila nella popolazione infantile. Probabilmente il dato è anche sottostimato – spiega il professor Claudio Romano, Presidente SIGENP – ed è difficile al momento valutarne le dimensioni esatte: i sintomi sono subdoli, si possono confondere con quelli di altre patologie e – al di fuori dei centri specializzati – non è così conosciuta come dovrebbe. Lo studio comparativo dell’Università di San Diego, California e dell’universita’ del North Carolina ha appurato che tra le prime osservazioni su questa patologia, degli anni 80 e quelli più recenti, fine 2023, la prevalenza è cresciuta dell’800%. La ricerca mondiale è al lavoro, sono in arrivo nuovi farmaci. Se ne parlerà da domani al 18 maggio anche nel corso del 56° meeting dell’ESPGHAN, Societa’ Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica che si svolgerà quest’anno in Italia, proprio qui a Milano”.


Il più delle volte la malattia viene diagnosticata per la prima volta in Pronto Soccorso dove vengono portati i pazienti quando vanno incontro al blocco di un bolo alimentare nell’esofago. “È questo il più frequente incidente causato dalla malattia trascurata” afferma la prof. Caterina Strisciuglio, Associato di Pediatria all’Università Luigi Vanvitelli della Campania. “Non di rado la prima diagnosi avviene in pronto soccorso quando i medici sono costretti ad intervenire in emergenza per rimuovere il bolo alimentare dall’esofago. In quanto all’incidenza, pur essendo maggiore nel secondo decennio di vita, osserviamo sempre piu’ spesso casi di bambini che non hanno ancora compiuto 10 anni. La malattia è decisamente più frequente nel sesso maschile. Tra i sintomi che possono mettere in allarme i genitori, benché non ne esistano di specifici, ci sono il vomito dopo i 18 mesi, se frequente o un ostinato rifiuto del cibo”. Ci sono segnali che i genitori possono tenere sotto controllo per verificare l’eventuale esordio della malattia: “Va osservato se il bambino impiega tanto tempo per completare il pasto”, spiega la dott. Francesca Rea, Responsabile dell’Ambulatorio patologie eosinofile del tratto gastrointestinale, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma, “se mastica a lungo, se beve molto mentre si mangia, se preferisce pasti morbidi o in pezzetti molto piccoli. Questi comportamenti non vanno sottovalutati, perché possono essere la spia di una esofagite eosinofila. Che puo’ essere diagnosticata con certezza in fase anche precoce con un esame invasivo, ma assolutamente sicuro: una endoscopia dell’esofago, EGDS, durante la quale si fanno alcune piccole biopsie. Se nei tessuti asportati si riscontra un’abnorme quantità di eosinofili, la situazione è chiara”.


Ma se diagnosticata in tempo, e questo è più facile proprio in età pediatrica, l’esofagite eosinofila può essere tenuta sotto controllo, anche se non guarita impedendole di progredire e aggravarsi. “Si possono usare normali inibitori della pompa protonica, corticosteroidi, dieta di eliminazione” sottolinea il prof. Salvatore Oliva, Associato presso il Dipartimento Materno Infantile dell’Università La Sapienza di Roma. “Ma la grande novità è un farmaco biologico appena approvato anche in Italia, e di cui stiamo aspettando la rimborsabilità anche per l’esofagite eosinofila, contro la quale è perfetto. E ce ne sono altri in fase di sperimentazione. Abbiamo pero’ due problemi. Il primo è che molti farmaci sono efficaci, ma non essendo ufficialmente indicati contro questa malattia sono in una forma sbagliata; per esempio, i corticosteroidi che si usano per l’asma sono efficaci ma dobbiamo somministrarli in modi non previsti. In particolare, devono essere deglutiti anziché inalati. Il secondo problema e’ che i farmaci più nuovi non sono ancora autorizzati per i bambini. Quelli che ne avrebbero piu’ bisogno per frenare la malattia prima che progredisca”. La crescente diffusione dell’esofagite eosinofila sta suscitando una comprensibile attenzione da parte della comunità scientifica. “Questa malattia” conclude il prof. Romano è una delle grandi sfide della gastroenterologia nei prossimi anni. E la SIGENP con i suoi Centri di riferimento distribuiti su tutto il territorio nazionale ha già accolto questa sfida. È fondamentale che venga meglio conosciuta dal pubblico, dalle famiglie per poter arrivare a una diagnosi precoce e impostare una terapia corretta che ne blocchi la progressione”. Occorre, insomma, informare, creare consapevolezza.


“Questo è il compito che ci prefiggiamo e che portiamo avanti come ESEO Associazione di famiglie contro l’esofagite e le patologie gastrointestinali eosinofile”, spiega la Presidente Roberta Giodice: “Sensibilizzare le istituzioni, l’opinione pubblica e aiutare questi pazienti e le loro famiglie, a fronteggiare una patologia di cui molti non conoscono neppure l’esistenza. Con la campagna ESEO Italia 2024 intendiamo promuovere una corretta educazione sanitaria attraverso attività e progetti mirati a garantire con la sensibilizzazione una riduzione del ritardo diagnostico per i pazienti con patologie gastrointestinali eosinofile, orientandoli nei percorsi di cura”.

Giornata Mondiale Celiachia: Ainc: nostri negozi presidio sanitario

Giornata Mondiale Celiachia: Ainc: nostri negozi presidio sanitarioRoma, 14 mag. (askanews) – Maggiore coordinamento a livello nazionale con le ASL, in modo che tutti i negozi per celiaci ottengano i rimborsi dei bonus in tempi certi, a prescindere dalla Regione in cui si trovano; un sostegno ai negozi che presidiano bacini territoriali a bassa presenza di pazienti celiaci; l’autorizzazione a vendere, non solo prodotti gluten free, ma anche alimenti per soggetti che soffrono di intolleranze differenti. Sono le proposte che ha avanzato Bruno Prandolini, Segretario Generale dell’AINC, Associazione Italiana Negozi Celiachia, intervenendo a un evento – organizzato in concomitanza con la Giornata Mondiale della Celiachia che cade il prossimo 16 maggio – che si è tenuto questa mattina a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.


L’evento, informa una nota, è stato organizzato dall’Intergruppo Parlamentare malattia celiaca, allergie alimentari e AFMS su iniziativa della Presidente, la senatrice Elena Murelli. Sono intervenuti tra gli altri il ministro della Salute, Orazio Schillaci; il senatore Francesco Zaffini; il senatore Raoul Russo; la senatrice Beatrice Lorenzin; la senatrice Simona Flavia Malpezzi. “I nostri non solo solamente dei negozi, ma sono dei veri e propri presidi sanitari territoriali – ha detto Prandolini. – Consentono infatti al Sistema Sanitario Nazionale di erogare più di 55 milioni di euro l’anno per l’acquisto di prodotti senza glutine. Si tratta di una grande responsabilità che gestiamo con estrema cura”. Prandolini ha quindi ricordato che l’AINC rappresenta oltre il 30% dei negozi specializzati che “assistono mensilmente oltre 50.000 pazienti, ovvero circa un quinto della popolazione che ha ricevuto la diagnosi. Della filiera fanno parte più di 500 aziende produttrici: si tratta non solo di aziende industriali, ma di realtà artigianali che ogni giorno si dedicano alla ricerca e allo sviluppo per garantire prodotti di alta qualità, con caratteristiche nutrizionali ottimali, con l’obiettivo di migliorare la vita dei pazienti celiaci”. Il Segretario Generale dell’AINC ha sottolineato che i negozi hanno un ruolo fondamentale nell’assistenza dei soggetti intolleranti: “Offrono supporto e consulenza nella scelta della dieta più adatta alle loro esigenze alimentari”. Per questo l’Associazione – che già organizza mensilmente incontri con le aziende per far conoscere le caratteristiche dei prodotti – da quest’anno ha deciso anche di “sviluppare percorsi di formazione con nutrizionisti, coinvolgendo negozianti e pazienti celiaci”. E sul ruolo che hanno questi negozi nella vita di ogni giorno dei soggetti celiaci, Michele Mendola, delegato regionale AINC per la Sicilia e fondatore della community CeliachiaFacile, spiega: “Siamo dei presidi sanitari, è vero, ma siamo anche delle botteghe – ha detto Mendola, – dove una persona celiaca può scegliere tra migliaia di prodotti, trovando magari quelli realizzati da piccole realtà artigiane locali. I clienti da noi si sentono curati, non solo perché forniamo loro assistenza, ma anche perché conosciamo le loro necessità e i loro gusti. Insomma, perché ci prendiamo cura di loro”.

Inaugurato a Milano Centro Medicina Aerospaziale per le Terapie Avanzate

Inaugurato a Milano Centro Medicina Aerospaziale per le Terapie AvanzateRoma, 14 mag. (askanews) – Si è svolta oggi a Milano, presso la Fondazione UNIMI, la cerimonia inaugurale del CeMATA – Centro di Medicina Aerospaziale per le Terapie Avanzate, un’importante collaborazione che rappresenta un punto di svolta nell’ambito della ricerca scientifica e medica. Frutto dell’Accordo Quadro tra l’Università degli Studi di Milano, l’Aeronautica Militare e la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, il CeMATA si propone come esempio di think-tank civile-militare destinato a rivoluzionare il campo della medicina aerospaziale e delle terapie avanzate. In questa prima fase il CeMATA sarà ospitato presso il prestigioso hub tecnologico della Fondazione UNIMI, arricchendosi successivamente di nuovi spazi appositamente realizzati presso il Comando della 1° Regione Aerea in Piazza Novelli a Milano. Fondazione UNIMI è un hub di innovazione a supporto del trasferimento tecnologico e all’incubazione di start up innovative promosso dall’Università degli Studi di Milano ed è entrato a far parte del ranking “Europe’s Leading Start-up hubs 2024”. L’importanza della presenza del CeMATA all’interno di Fondazione UNIMI è strategica, quest’ultima infatti rappresenta la porta d’accesso al bacino di talenti dell’Università Statale, attingendo alle competenze di oltre 3.000 ricercatori, ricercatrici e tecnici provenienti da 31 dipartimenti, collegando il mondo accademico e della ricerca con il mercato e le realtà imprenditoriali. Il CeMATA, inserito in un contesto così prestigioso e stimolante, sarà il cuore pulsante di numerosi progetti alcuni dei quali già in corso, legati anche a missioni scientifiche che coinvolgono il volo atmosferico e spaziale. Tuttavia, le ricadute maggiori dell’attività scientifica del Centro riguarderanno la comprensione dei meccanismi delle malattie e lo sviluppo di nuovi approcci di medicina di precisione, al fine di massimizzare l’impatto delle ricerche sulla definizione di nuovi percorsi di prevenzione e cura. Questo avverrà nel solco della space economy e della sinergia civile militare che coinvolge varie realtà del nostro Sistema Paese. Grazie all’approccio omico utilizzato e agli algoritmi di intelligenza artificiale sviluppati in collaborazione con il mondo dell’industria, si affronteranno temi quali la prevenzione personalizzata, lo studio dell’invecchiamento cellulare nelle malattie neurodegenerative e metaboliche, nonché i meccanismi di aggressività tumorale. Il CeMATA rappresenta il primo esempio di collaborazione strutturale e continuativa civile-militare in ambito scientifico e sanitario, aprendo nuove prospettive per la ricerca e l’innovazione nel settore della medicina aerospaziale e delle terapie avanzate. Il Prorettore con delega ai rapporti con le Istituzioni Sanitarie dell’Università degli Studi di Milano, Gian Vincenzo Zuccotti, in qualità di Presidente dell’Organismo di Governance del CeMATA, verificherà lo stato di avanzamento delle attività, avvalendosi della collaborazione del direttore e di due vicedirettori. Il CeMATA rappresenterà un polo di eccellenza e innovazione, impegnato a promuovere la ricerca di frontiera, l’innovazione tecnologica, la formazione di eccellenza e l’impatto sociale ed economico nella comunità locale e globale attraverso la collaborazione virtuosa tra le grandi Istituzioni rappresentate. Zuccotti, facendosi portavoce anche dei rappresentanti dell’Aeronautica Militare e del Policlinico di Milano, ha dichiarato: “Questa iniziativa, unica nel suo genere, è un vero orgoglio nazionale: l’obiettivo ambizioso sarà quello di generare impatti positivi sulla società, promuovendo lo sviluppo sostenibile in materia di sanità e ricerca scientifica, nonché la creazione di nuove opportunità di lavoro e crescita economica”.

Nisticò (Aifa): al lavoro per garantire tutti i farmaci essenziali

Nisticò (Aifa): al lavoro per garantire tutti i farmaci essenzialiRoma, 14 mag. (askanews) – “La lotta al fenomeno delle carenze passa anche attraverso il riconoscimento delle necessità di rendere economicamente sostenibili molti farmaci essenziali. Siamo al lavoro su questo aspetto”. Così il Presidente dell’AIFA, Robert Nisticò, al termine del primo incontro con il Presidente di EGUALIA (Industrie farmaci equivalenti, biosimilari a valore aggiunto), Stefano Collatina, svoltosi presso la sede dell’Agenzia.


Un confronto che – sottolinea una nota – ha fatto da subito emergere la necessità di concentrare l’attenzione e gli sforzi sul contrasto al fenomeno delle carenze, affinché farmaci essenziali e critici per tutte le terapie croniche, dove i farmaci equivalenti e biosimilari rappresentano una risorsa imprescindibile, continuino ad essere resi disponibili ai pazienti senza interruzioni. Sarà quindi avviato un gruppo di lavoro tecnico che individui strumenti e misure concrete che affrontino il nodo della sostenibilità economico industriale dei farmaci equivalenti e biosimilari. “Sarà necessario affiancare alle vigenti procedure, strumenti idonei a cogliere i fattori determinanti che rendono farmaci di larghissimo utilizzo non disponibili in via continuativa o peggio del tutto carenti, ed agire – ha affermato il Direttore tecnico-scientifico dell’AIFA, Pierluigi Russo – affinché, nel rispetto dei vincoli di spesa complessivi, questi farmaci rimangano economicamente e industrialmente sostenibili per le imprese”. EGUALIA ha evidenziato i dati relativi all’importante divario nell’utilizzo degli equivalenti tra le regioni italiane, nonché l’elevata spesa di oltre un miliardo di euro sostenuta dai pazienti italiani ogni anno quando non scelgono un farmaco equivalente al prezzo di riferimento, dato significativamente concentrato nel sud del Paese.


Infine nell’ottica della semplificazione è stato condiviso l’impegno, attraverso un gruppo di lavoro, a proseguire il lavoro di semplificazione delle procedure autorizzative e di prezzo e rimborso, riducendo i flussi di lavoro per la neonata Commissione Scientifica ed Economica (CSE) dell’Agenzia proprio su quelle procedure che riguardano equivalenti e biosimilari.