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Winter School 2024 Napoli per futuro della Sanità italiana

Winter School 2024 Napoli per futuro della Sanità italianaNapoli, 14 mar. (askanews) – Al via alla Winter School 2024 targata Motore Sanità dal titolo “La risposta del Sud. Ricerca, innovazione, programmazione, sostenibilità”, in corso di svolgimento oggi e domani a Napoli, presso il Grand Hotel Santa Lucia. Un evento promosso in media partnership con Mondosanità, Eurocomunicazione e Askanews e con il contributo incondizionato di Mundipharma, Boehringer Ingelheim, Chiesi global rare diseases, Johnson & Johnson, Daiichi-Sankyo, Abbott, Amicus Therapeutics e Incyte. Ad aprire i lavori della prima tavola rotonda “Quali prospettive nazionali e regionali per un accesso rapido all’innovazione”, Claudio Zanon, Direttore Scientifico Motore Sanità. “C’è un filo conduttore sottile che lega l’evento della Winter School di Cernobbio al World Health Forum e alla Winter School di Napoli”, afferma il Dottor Zanon.


“Nel contesto della prima parte della Winter School di Napoli, ci concentreremo sull’importanza dei farmaci e dei dispositivi medici nel nostro Paese, assicurando terapie adeguate e uniformemente diffuse. È essenziale non solo evolvere da uno Stato che detiene il secondo posto in Europa per la produzione di farmaci, ma anche implementare nuovi investimenti legati alla ricerca e, attraverso il PNRR, adottare nuovi modelli organizzativi. Questo include la formulazione di nuove molecole diagnostiche e terapeutiche dal punto di vista farmacologico, nonché lo sviluppo di nuovi dispositivi, focalizzati non solo sulle strutture ospedaliere, ma anche sul futuro della medicina territoriale. Per valutare il rapporto del nostro Paese con gli altri, esamineremo i dati dell’Ocse come punto di partenza e riferimento, facilitando una ripartenza adeguata. La ricerca propone un’evoluzione nell’ambito farmacologico dei dispositivi, mirando a garantire un’innovazione omogenea su tutto il territorio. Parallelamente, si prevedono nuovi modelli organizzativi per riformare un Servizio sanitario nazionale di grande valore ma che, a 45 anni dalla sua istituzione, richiede un adeguamento”. “Il nostro Servizio sanitario nazionale, messo alla prova da dinamiche demografiche che virano sempre più verso la cronicità, si trova oggi ad affrontare la fondamentale sfida dell’innovazione”, ha detto Antonio Postiglione, Direttore Generale della Sanità della Regione Campania.


“Siamo di fronte a un’opportunità unica per rafforzare i nostri sistemi, coniugando innovazioni farmacologiche e tecnologiche, ormai a livelli elevatissimi, con metodi e modelli che sappiano garantire e promuovere la sostenibilità dei bisogni di cura della popolazione. Il rafforzamento della sanità di prossimità, la digitalizzazione dei processi sanitari, la ricerca medica e scientifica sempre più orientate alla precisione delle cure, sono le strade obbligate per rispondere alle richieste diá bilanciamentoá traá domanda sociale e necessità economiche e per dar vita a modelli di investimento, di innovazione dei processi e della governance che abbiano come obiettivo la semplificazione delle procedure, l’espansione dei sistemi informatici, l’efficienza dei processi”. “Analizzare il valore e non il prezzo, sia che si tratti di un progetto, di una strumentazione o di una ricerca”, sottolinea Vito Montanaro – Direttore del Dipartimento Regionale di Promozione della salute, del benessere sociale e dello sport per tutti della Regione Puglia. “Credo che mai come ora, di fronte alla grande spinta innovativa che attraversa tutti i campi, dal digitale alla sperimentazione di nuovi farmaci, la vera sfida per i manager della Sanità sia quella di pianificare con attenzione strategie e investimenti, mettendo al primo posto il valore, che nel nostro caso è la ricaduta in termini di salute. Un criterio che consente di migliorare l’assistenza ai cittadini, riuscendo al tempo stesso a coniugare le forze, come avviene nel caso delle centrali di committenza a livello nazionale o regionale”. Vincenzo Guardasole, Dirigente di Medicina Interna Indirizzo Metabolico dell’AOU Federico II Napoli e Presidente Regionale AMD, ha posto poi l’attenzione sull’incidenza del diabete che, in Campania, è arrivata a superare la soglia del 7%. “Questa patologia è causa di circa 23 mila decessi in Italia e diminuisce l’aspettativa di vita di circa 6/10 anni, ma un trattamento efficace può ridurre del 50% il rischio di sviluppare le costose complicanze diabetiche cambiando la storia naturale della malattia – chiosa Guardasole. L’uso appropriato delle terapie farmacologiche e delle tecnologie rappresenta l’unico vero mezzo per far sì che si riduca l’inerzia terapeutica ed aumenti l’aderenza alle terapie dei pazienti, due fattori cruciali per ottenere i risultati che gli studi clinici dimostrano di poter raggiungere. Questo consente di ottenere un rapporto costo-beneficio efficace, rendendo economicamente sostenibile per il SSN l’utilizzo dell’innovazione che ha un costo nettamente inferiore rispetto alla spesa sostenuta per la cura delle complicanze. Non dimentichiamo che la spesa stimata per il diabete tra costi diretti e indiretti supera i 9 miliardi di euro l’anno e la parte più cospicua di tale spesa è rappresentata dai ricoveri ospedalieri che potrebbero essere drasticamente ridotti con l’utilizzo delle nuove tecnologie”.

Indagine, test oncologico prevenzione solo per 11% donne in ultimo anno

Indagine, test oncologico prevenzione solo per 11% donne in ultimo annoRoma, 12 mar. (askanews) – Solo l’11% delle donne in Italia dichiara di essersi sottoposta a un test oncologico negli ultimi 12 mesi.Il dato emerge dal Global Women’s Health Index di Hologic presentato oggi a Palazzo Ottoboni dall’azienda alla presenza delle Istituzioni. L’indagine annuale, giunta alla sua terza edizione, è una delle iniziative più complete che misura lo stato di salute del 97% delle donne e delle ragazze del mondo di età pari o superiore ai 15 anni. L’analisi è stata sviluppata in collaborazione con Gallup, società di analisi e consulenza, che ha intervistato oltre 147.000 donne e uomini di 143 Paesi e territori, in più di 140 lingue. L’Hologic Global Women’s Health Index ha l’obiettivo di essere un punto di riferimento permanente per misurare e monitorare i cambiamenti nei comportamenti e negli atteggiamenti che influenzano l’accesso delle donne a un’assistenza sanitaria di qualità in ogni angolo del mondo. Fornisce ai leader globali, ai Paesi e ai sostenitori i dati e le intuizioni per alimentare politiche sanitarie innovative e programmi di assistenza che cambiano la vita.


Nel complesso, i dati raccolti nell’indagine vanno a descrivere cinque dimensioni della salute femminile interconnesse: la prevenzione, la salute emotiva, le opinioni sulla salute e sulla sicurezza, i bisogni di base e la salute individuale. Insieme, tali dimensioni spiegano più dell’80% della variazione nell’aspettativa di vita delle donne in tutto il mondo. I numeri dello studio, raccolti in Italia, però, rivelano una realtà particolarmente preoccupante. Solo il 51% degli intervistati si dichiara soddisfatto della disponibilità di un’assistenza sanitaria di qualità nella loro zona, percentuale che tende a diminuire ulteriormente per le donne appartenenti alle fasce di reddito più basse (48%). Un dato allarmante, soprattutto se paragonato al 2020 – prima rilevazione -, quando la soddisfazione era pari al 60% e rispetto la media globale ed UE (68%). Inoltre, l’indice ha evidenziato che le donne italiane sono le meno partecipi ai programmi di prevenzione oncologica e malattie sessualmente trasmissibili: solo l’11% dichiara di essersi sottoposta a un test oncologico negli ultimi 12 mesi (media EU 20%, media globale 11%) e solo il 5% si è sottoposto a un test per le malattie o le infezioni sessualmente trasmissibili negli ultimi 12 mesi (media europea 8%, media mondiale 10%). L’Italia si colloca quindi al 17° posto nella dimensione prevenzione nel 2022, risultando così al di sotto della media dei paesi EU (25). Oltre a questo, dai dati si evidenzia come solo il 37% delle donne in Italia si sia sottoposto a un esame della pressione arteriosa negli ultimi 12 mesi, un elemento in linea con il benchmark globale (36%) ma inferiore al benchmark UE (47%). Percentuale che è in diminuzione del 6% rispetto al 2020, quando molti esami routinari erano rallentati causa Covid-19. Anche i dati sulla salute emotiva non sono confortanti. Dalla ricerca emerge che quasi 9 donne su 10 (86%) percepiscono la violenza domestica come un problema diffuso nel luogo in cui vivono, percentuale molto al di sopra della media globale (64%). Infine, almeno una donna su 10 in Italia riferisce di aver provato emozioni negative nel giorno precedente a quello dell’intervista, e anche in questo caso il tasso di emozioni negative è superiore sia alla media globale sia alla media dell’UE: preoccupazione (55% IT, 39% UE, 42% Global), tristezza (33% IT, 26% UE, 30% Global), stress (44% IT, 35% UE, 39% Global), rabbia (12% IT, 15% UE, 25% Global). L’indice complessivo sulla percezione della salute delle donne in Italia scende di una posizione, portando l’Italia dietro Paesi come Tagikistan, Uzbekistan, Vietnam, Bulgaria sotto la media dei paesi del G20.

Aggressioni a sanitari, per 40,2% infermieri Fnopi anche più casi l’anno

Aggressioni a sanitari, per 40,2% infermieri Fnopi anche più casi l’annoRoma, 12 mar. (askanews) – Donna (in oltre il 72% dei casi), tra i 30 e i 40 anni (oltre un terzo), che opera nel servizio pubblico (quasi nel 90% dei casi) e soprattutto in pronto soccorso (42%): questo l’identikit degli infermieri che di più subiscono aggressioni sul luogo di lavoro. Il dato emerge dal sondaggio condotto su un campione di iscritti all’Albo dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), per la rilevazione promossa dall’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e socio-sanitarie del Ministero della Salute su tutte le categorie di personale sanitario per scattare una fotografia della situazione nel 2023. Il rapporto è stato presentato oggi a Roma, al Ministero della Salute, in occasione della “Giornata Nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”.


Nel campione che ha partecipato alla survey, gli infermieri che hanno dichiarato aggressioni durante l’anno appena trascorso sono il 40,2%: dato in aumento rispetto allo scenario emerso dall’analisi svolta dalla Federazione in occasione dello studio CEASE-IT del 2021-2022, quando le otto università che hanno analizzato la situazione avevano rilevato un 32,3% di infermieri aggrediti. I numeri appaiono molto più alti rispetto ai casi denunciati all’INAIL (che rileva solo i casi in cui interviene l’azione assicurativa e che comunque sottolinea un’incidenza delle violenze del 33% circa sugli infermieri) e a quelli evidenziati dalle Regioni. Gli infermieri, infatti, spesso non denunciano o evidenziano i casi di violenza. Come già rilevato dalla FNOPI, chi non l’ha fatto si è comportato così perché, nel 67% dei casi, ha ritenuto che le condizioni dell’assistito e/o del suo accompagnatore fossero causa dell’episodio di violenza, nel 20% era convinto che tanto non avrebbe ricevuto nessuna risposta da parte dell’organizzazione in cui lavora, il 19% riteneva che il rischio sia una caratteristica attesa/accettata del lavoro e il 14% non lo ha fatto perché si sente in grado di gestire efficacemente questi episodi, senza doverli riferire. Il dato rilevante emerso dalla survey sul 2023 è il numero delle violenze (verbali o fisiche) che gli infermieri aggrediti hanno dichiarato: la media è di oltre 10-12 ciascuno nel corso di un anno solare, con le dovute differenze legate soprattutto al territorio e al reparto dove il professionista svolge la sua attività: il 44% ha subito da 4 a 10 aggressioni, il 55% da 11 a 20 e l’1% oltre 20 aggressioni in un anno.

Sanità, Bottega (Nursind): infermieri i più colpiti da aggressioni

Sanità, Bottega (Nursind): infermieri i più colpiti da aggressioniRoma, 12 mar. (askanews) – “Vorremmo poter dire di aver voltato pagina e invece, purtroppo, siamo ancora lontani da una soluzione al gravissimo problema delle aggressioni nei confronti degli operatori della salute”. Sono le parole del segretario nazionale del Nursind Andrea Bottega, in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari.


“Lo dico con l’amaro in bocca, rappresentando la categoria più colpita nella sanità. Sia che si tratti di violenze fisiche e sia che si tratti di violenze verbali, infatti, gli infermieri hanno il triste primato di essere le principali vittime di aggressioni, come rivelano tutti i dati, inclusi quelli raccolti dall’odierno Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e socio-sanitarie nel 2023”. Del resto, continua, “non può che essere così, dal momento che questo fenomeno è figlio del cattivo funzionamento del nostro Ssn di cui si dà il caso che questi professionisti rappresentino la prima interfaccia”. I timori del Nursind sul tema sono doppi, come spiega Bottega: “Non c’è solo la preoccupazione costante di fronte a casi di cronaca diventati ormai quotidiani. C’è pure la paura che le violenze, unite allo stress da carichi di lavoro e turni massacranti, possano contribuire ad allontanare ancora di più i giovani da una professione già poco attrattiva”.


La via d’uscita ci sarebbe, secondo il segretario del Nursind, “basta solo smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia. Ben vengano i presidi di polizia, ma non è militarizzando gli ospedali che si può eradicare il problema. Di fronte a disservizi e mancate cure, infatti, non c’è presidio difensivo che tenga. Solo riorganizzando il nostro Ssn e quindi investendo in sanità si potranno dare le sacrosante risposte di cura ai cittadini che non avranno più motivi per scaricare la loro rabbia contro i sanitari”.

Giornata contro violenza su operatori sanitari, parte Campagna FNOMCeO

Giornata contro violenza su operatori sanitari, parte Campagna FNOMCeORoma, 11 mar. (askanews) – Una campagna social e due corsi di formazione a distanza, uno più generale e uno sulle tecniche di de-escalation e di gestione dell’aggressività e dello stress: sono queste le nuove iniziative messe in campo dalla FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri per prevenire le aggressioni contro gli operatori sanitari, annunciate oggi alla vigilia della Giornata contro la violenza sugli operatori sanitari.


“I dati sono drammatici – afferma il Presidente della FNOMCeO Filippo Anelli – e dimostrano una crescita del fenomeno in tutte le Regioni. Poco più di un mese fa, in Puglia, sono stati resi noti i risultati di un’indagine esplorativa sul fenomeno della violenza nei confronti degli operatori sanitari afferenti al Sistema Sanitario Regionale pugliese, sviluppata dal Sistema Regionale di Gestione Integrata della Sicurezza sul Lavoro (SiRGISL), coordinato dal dott. Danny Sivo – dirigente responsabile UOSVD Sicurezza e sorveglianza sanitaria Asl Bt – con il supporto della Scuola di Specializzazione di Medicina del Lavoro dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, diretta dal Prof. Luigi Vimercati. Allo studio hanno partecipato tutte le 10 Aziende Sanitarie e tutti gli Ospedali e i Distretti della Puglia. I risultati attestano che circa il 42% degli operatori hanno riferito di aver subito una forma di violenza sul luogo di lavoro”. Le categorie maggiormente interessate dal fenomeno sono state quelle dei medici (34,7% sul totale della categoria), degli infermieri (32,9%) e dei farmacisti ospedalieri (31,9%). L’87% ha subito aggressioni verbali, il 12% violenza fisica, il 3% molestie. La maggior parte delle aggressioni sono state perpetrate dai pazienti (47,6%) e dai loro parenti (42,3%). Oltre il 90% degli episodi di violenza hanno avuto luogo all’interno delle strutture ospedaliere. Il rischio di aggressione è risultato superiore in occasione del turno notturno (35,1%). Di particolare interesse i dati sulle cosiddette Unità Operative “difficili”, Case circondariali e REMS, le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza: in queste ultime, la percentuale di operatori sanitari aggrediti sale all’81%. “A livello nazionale – continua Anelli – sono di stamattina i dati diffusi dal Sindacato Anaao-Assomed: l’81% dei medici che ha risposto al suo sondaggio riferisce di essere stato vittima di aggressioni fisiche (il 23%) o verbali (77%). Mentre il sindacato Cimo-Fesmed stima in 2500 le aggressioni, denunciate, che si verificano ogni anno in sanità”. “Bisogna intervenire – conclude Anelli – e bisogna farlo subito. Occorre dare piena applicazione alla Legge 113/2020 sulla sicurezza degli operatori: le aziende devono adottare protocolli per segnalare alle autorità competenti tutti gli episodi di violenza, in modo da attivare la procedibilità d’ufficio. Occorre agire sulla sicurezza delle sedi e degli operatori. Occorre anche una rivoluzione culturale, per cui il medico torni ad essere visto come attore della relazione di cura, e non come bersaglio da colpire. Occorrono politiche di risk management, di formazione degli operatori, di comunicazione verso i pazienti. Da qui nascono le nuove iniziative di Fnomceo, che mirano, da una parte, a formare e informare i medici e, dall’altra, a sensibilizzare la popolazione su questo fenomeno che è una delle cause di abbandono del Servizio sanitario nazionale da parte dei nostri professionisti. Ringraziamo il Ministro della Salute Orazio Schillaci, che abbiamo sentito accanto a noi per ridurre e prevenire il fenomeno, insieme al Governo tutto”.

Batteri resistenti, con nuovi antibiotici e cure mortalità dimezzata

Batteri resistenti, con nuovi antibiotici e cure mortalità dimezzataRoma, 11 mar. (askanews) – Sono pronte nuove terapie contro i germi resistenti. Recenti studi attestano che i nuovi antibiotici potranno dimezzare la mortalità di questi batteri, mentre terapia fagica e anticorpi monoclonali si candidano a diventare importanti alternative. Questi spunti sono emersi nel Simposio Internazionale “Top 5 in Infectious Diseases” organizzato a Venezia da Nadirex International con il patrocinio della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, del Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica e della Società Italiana di Terapia Antinfettiva. Presentato nell’occasione anche l’Intergruppo parlamentare per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive e delle malattie tropicali.


I nuovi antibiotici beta-lattamici recentemente introdotti sul mercato sono capaci di dimezzare la mortalità delle infezioni gravi da Klebsiella multi-resistente e da altre specie batteriche se confrontati alla colistina e alle molecole più datate. I nuovi antibiotici rappresentano quindi la principale area di ricerca contro i microrganismi resistenti. Esistono tuttavia anche delle strategia alternative. Tra queste, un segnale importante è giunto a dicembre 2023, quando l’EMA ha per la prima volta elaborato un documento su come sviluppare e produrre i fagi, virus in grado di infettare e distruggere i batteri, aprendo quindi le porte a nuovi progetti di ricerca che possibilmente in tempi possano portare ad evidenze cliniche robuste. “Il documento di EMA propone una linea guida scientifica per lo sviluppo e la produzione di batteriofagi destinati alla terapia delle infezioni da batteri multiresistenti agli antibiotici – spiega Marco Falcone, Consigliere SIMIT e Presidente del Simposio – finora non esisteva una guida regolatoria di questo tipo. Assistiamo a un drastico aumento di batteri resistenti agli antibiotici, che causano malattie potenzialmente mortali come polmoniti, infezioni del tratto urinario, del flusso sanguigno, delle ferite, infezioni in pazienti con fibrosi cistica o sottoposti a trapianto e correlate a protesi e a dispositivi medici. I batteriofagi rappresentano una promettente alternativa agli antibiotici per il trattamento su misura di infezioni che non rispondono alle opzioni di trattamento convenzionali. Ad oggi, i fagi possono essere impiegati solo per uso compassionevole; tuttavia, in alcuni casi, a causa della resistenza dei germi o per l’intolleranza del paziente a determinati trattamenti, questa terapia può costituire l’unica alternativa e può salvare la vita”. Un’altra soluzione contro i batteri “Multi Drug Resistant” giunge dalla ricerca sviluppata in collaborazione tra i centri di Siena e Pisa. I due gruppi, guidati rispettivamente da Rino Rappuoli e da Marco Falcone, stanno sviluppando un anticorpo monoclonale contro la Klebsiella pneumoniae NDM – New Delhi metallo-beta-lactamase (un enzima che rende i batteri resistenti ad un ampio spettro di antibiotici beta-lattamici, inclusi anche quelli della famiglia dei carbapenemi, già punto fermo per il trattamento di altri batteri resistenti). “Partendo dagli anticorpi umani, sono stati identificati degli anticorpi monoclonali capaci di inibire lo sviluppo del germe multiresistente nel modello animale – evidenzia il professor Falcone -. La maggior parte dei pazienti che in ospedale vengono colpiti da Klebsiealla Pneumoniae è colonizzata proprio nell’intestino, quindi la terapia con i monoclonali potrebbe impedire che un paziente colonizzato sviluppi una infezione grave. A Venezia è stato presentato lo studio sperimentale, i cui risultati inducono a nutrire fiducia per questa soluzione, che potrebbe rappresentare una risorsa rivoluzionaria”. “Ogni anno muoiono cinque milioni di persone nel mondo per batteri resistenti agli antibiotici – sottolinea il professor Rappuoli, Direttore Scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena – .È un problema di ampia portata, tanto da essere al centro delle agende di ONU, G20, G7, oltre che una priorità della sanità nazionale e internazionale. Oltre agli antibiotici, oggi disponiamo di nuovi strumenti, quali vaccini, anticorpi monoclonali, fagi e il cosiddetto metodo “CRISPR Cas” che ci aiuteranno ad affrontare queste sfide”. A Venezia sono state presentate anche le strategie terapeutiche innovative contro altre malattie infettive. Per l’HIV, se negli ultimi anni i trattamenti antiretrovirali hanno reso l’infezione cronica e la qualità di vita dei pazienti sovrapponibile a quella della popolazione generale, gli anticorpi monoclonali potranno rivelarsi determinanti per un approccio più efficace: se un vaccino resta molto difficile da sviluppare, questa alternativa si sta concretizzando per inibire il virus o per prevenire l’infezione. Si tratta molecole da impiegare sole o insieme alla terapia antiretrovirale, per trattare i soggetti resistenti alle altre terapie o per prevenire l’infezione in soggetti a rischio.

Specifiche alterazioni metaboliche nel cervello dei pazienti schizofrenici

Specifiche alterazioni metaboliche nel cervello dei pazienti schizofreniciRoma, 11 mar. (askanews) – La schizofrenia è uno dei più gravi disturbi psichiatrici, e molte sono ancora le lacune nelle conoscenze sui meccanismi che ne sono alla base. Una ricerca dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), ha ora identificato specifiche alterazioni metaboliche associate a questa patologia, offrendo nuove prospettive verso la sua comprensione.


La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Schizophrenia, è stata incentrata sull’analisi di una complessa serie di reazioni chimiche, la cosiddetta “via delle chinurenine”. In particolare, analizzando campioni di cervelli umani autoptici, si è visto che gli individui affetti da schizofrenia presentavano variazioni significative nei livelli di alcuni metaboliti rispetto a persone sane (controlli). “I nostri risultati – dice la dottoressa Giovanna D’Errico, I.R.C.C.S. Neuromed – ci indicano aumenti specifici nei livelli di quasi tutti i metaboliti della via delle chinurenine nella corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC), una regione del cervello associata a funzioni cognitive importanti. Dobbiamo evidenziare come queste alterazioni siano presenti indipendentemente da fattori come l’età, il sesso, la durata della malattia o il trattamento farmacologico, e questo ci suggerisce che le variazioni potrebbero essere intrinsecamente legate alla patologia schizofrenica forse in conseguenza di un processo neuroinfiammatorio, piuttosto che a fattori esterni”.


Considerando che studi precedenti hanno evidenziato come alcuni dei metaboliti studiati possano essere misurati anche nel sangue, le alterazioni nei loro livelli potrebbero diventare importanti indicatori per la diagnosi della schizofrenia e per il monitoraggio nel corso della malattia. “Dobbiamo anche sottolineare – commenta il professor Giuseppe Battaglia, Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia, Università Sapienza, Roma – come questa ricerca, oltre a fornire potenziali indicatori di malattia, aggiunga conoscenze importanti che potranno aprire la strada a ulteriori indagini sulla possibile connessione tra alterazioni metaboliche della via delle chinurenine e la schizofrenia. L’obiettivo è puntare a strategie terapeutiche più mirate ed efficaci”.

Cura di sè, dieta sana, probiotici: come affrontare arrivo primavera

Cura di sè, dieta sana, probiotici: come affrontare arrivo primaveraMilano, 10 mar. (askanews) – Con un valore globale di 62,4 miliardi di dollari nel 2022 e un tasso di crescita atteso del 7,9% l’anno tra il 2023 e il 2032, il mercato dei probiotici avanza anche in Italia, dove il solo segmento degli integratori alimentari con probiotici si conferma tra le categorie di integratori più richieste: secondo i dati Integratori & Salute nel 2023 sono state vendute 26,5 milioni di confezioni, il 40% in più in 10 anni.


Con l’arrivo della primavera il consumo di questi prodotti è destinato a crescere ulteriormente, uno supporto per affrontare quel senso di stanchezza che accompagna il cambio di stagione. Il professore Fabio Pace, dell’Ospedale Bolognini di Seriate, nella Bergamasca, ha elaborato per Bonomelli un decalogo di consigli, tra nutrizione e mindfulness, per mantenere il benessere intestinale, che la scienza ha riconosciuto in forte connessione con il sistema nervoso centrale. Accanto a un’alimentazione sana, che contempli l’assunzione di fibre vegetali e un quantitativo di calorie proporzionato ai nostri bisogni, occorre evitare lo stress e dormire una sufficiente quantità di ore, evitando sport serali oppure una prolungata visione della televisione. Il professor Pace poi suggerisce di assumere probiotici in grado di preservare la salute e correggere quelle deviazioni (temporanee) del nostro benessere, legate per esempio a infezioni respiratorie, infezioni intestinali stagionali, interventi, stress, invita a non essere troppo rigidi con le regole (diete) alimentari e prestare attenzione alla composizione degli alimenti confezionati, evitando alimenti processati industrialmente o ultra-processati.


Occorre poi fare attività fisica anche con piccole scelte che consentano di tenere attivi i nostri muscoli e il nostro cuore, mantenere una rete di relazioni umane significative, coltivare un hobby per fornire stimoli cognitivi ai nostri due cervelli e, infine, volersi bene e non pretendere troppo da sè stessi: siamo una unità di corpo e psiche, di bisogni biologici e psicologici che dobbiamo riconoscere e rispettare.

”I gusti del cane e del gatto”: nuovo libro del vet nutrizionista Guiggi

”I gusti del cane e del gatto”: nuovo libro del vet nutrizionista GuiggiRoma, 8 mar. (askanews) – “I gusti del cane e del gatto”: esce in questi giorni il secondo libro del veterinario nutrizionista Valerio Guiggi, un testo di divulgazione scientifica nato con l’intento di aiutare proprietari e addetti ai lavori a conoscere e a capire i comportamenti dei nostri animali legati all’alimentazione, a partire dai problemi riconducibili al sapore degli alimenti. “C’è il cane che rifiuta i croccantini che fino a ieri erano i suoi preferiti o la dieta casalinga sempre proposta, o il gatto, che non vuole mangiare alimenti diversi dai croccantini o a cui è difficile cambiare alimentazione. Senza parlare delle difficoltà di inserire alimenti terapeutici quando c’è necessità”: Veterinario Specialista in Ispezione degli Alimenti di Origine Animale, Master in Fitoterapia Veterinaria, Guiggi si occupa, nell’ambito della sua attività di veterinario, esclusivamente di alimentazione e nutrizione per gli animali da compagnia. “Ho deciso di scrivere un libro sui gusti del cane e del gatto perché durante l’attività professionale sono tanti i dubbi e le domande che mi vengono rivolte dai proprietari, spesso disperati perché il proprio animale pur stando bene non mangia. Molti cani e gatti – spiega – hanno infatti difficoltà ad alimentarsi per problemi riconducibili al sapore”. Ecco perchè la conoscenza di questo aspetto può aiutare il proprietario a migliorare la relazione con il proprio animale e la sua salute. Anche i professionisti del settore (Medici Veterinari, Tecnici Veterinari, Educatori Cinofili, Aziende Mangimistiche, operatori dei Negozi di Articoli per Animali) possono, attraverso questo testo, capire come comportarsi in caso di difficoltà con l’alimentazione negli animali che hanno in cura o che sono stati loro affidati. Il nuovo volume segue “La carne per Cani e gatti”, testo uscito lo scorso anno, in cui Valerio Guiggi fa chiarezza sull’alimento più importante per la salute del cane e del gatto, la carne, spesso poco conosciuta in relazione agli animali domestici, e oggetto di titubanza da parte dei proprietari. Entrambi i libri sono acquistabili su Amazon in formato Copertina flessibile e Kindle.

DonatoriNati e INMI Spallanzani: La donazione di sangue si tinge di rosa

DonatoriNati e INMI Spallanzani: La donazione di sangue si tinge di rosaRoma, 7 mar. (askanews) – Un 8 marzo in rosa all’insegna della solidarietà: DonatoriNati, insieme all’ IRCCS Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” e con il supporto della Croce Rossa Italiana, ha organizzato una raccolta straordinaria di sangue. Le donne per le donne e non solo: in prima linea il personale, i medici, gli infermieri dello Spallanzani che saranno affiancati da poliziotti e vigili del fuoco nella donazione di sangue.


Venerdì 8 marzo, dalle ore 8:00 alle 12:00, nel piazzale antistante lo Spallanzani sarà presente un’autoemoteca della Croce Rossa con personale medico specializzato per accogliere i donatori che vorranno compiere un gesto di solidarietà. “Essere donatore di sangue significa esserci sempre e dare un contributo ai progressi della medicina. Il coinvolgimento dei giovani nella donazione di sangue è uno degli obiettivi fondamentali di DonatoriNati – afferma Claudio Saltari, presidente nazionale DonatoriNati Polizia di Stato – e la sostenibilità del sistema sangue dipende dall’apporto delle nuove generazioni. L’emancipazione della donna – e le donne lo sanno bene – passa anche attraverso il senso di solidarietà, la capacità di associarsi per crescere, come individui e come società. Bisogna essere aperti e solidali riconoscendo, e non ostacolando, le eccellenze e il valore di tutti” conclude.


Per il Direttore generale dell’INMI Spallanzani, Angelo Aliquò, “la donazione di sangue è uno degli indicatori del capitale sociale di una comunità, un indicatore di quanto gli appartenenti a una comunità abbiano cura della comunità stessa. Gli operatori sanitari sanno bene quanto sia importante e insostituibile la disponibilità di sangue, plasma e piastrine per garantire le attività sanitarie e i trattamenti salvavita. Promuovere la donazione di sangue con l’esempio è uno dei segnali più chiari che si possa dare per la diffusione della cultura della salute e della solidarietà. Siamo felici di partecipare a questa giornata e invitiamo coloro che hanno la possibilità a donare”. La solidarietà viaggia inoltre sulle note della Fanfara della Polizia di Stato che si esibirà alle 10 presso la suggestiva fontana dell’INMI Spallanzani.