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Tumori, ROPI: in Italia interventi ‘sotto soglia’ per 46% ospedali

Tumori, ROPI: in Italia interventi ‘sotto soglia’ per 46% ospedaliRoma, 7 feb. (askanews) – In Italia, circa il 46% degli ospedali esegue interventi di chirurgia oncologica ‘sotto soglia’, ovvero viene utilizzato il bisturi un numero troppo basso di volte. Per il tumore della mammella, ad esempio, il valore soglia è di 150 interventi l’anno. Significa che al di sotto il centro non è in grado di offrire le medesime sicurezza e qualità degli esiti dei centri con interventi sopra la soglia prevista. Inoltre, solo in 13 strutture italiane è presente un percorso di cura la cui qualità è certificata da OECI (Organisation of European Cancer Institutes). Tuttavia, un dato positivo c’è: dal 2017 al 2022 il numero degli ospedali ‘sotto soglia’ si è ridotto di oltre il 16%, passando da 5.670 a 4.747. Allo stesso tempo si è registrata una riduzione dei volumi di interventi di chirurgia oncologica negli ospedali ‘sotto soglia’: da 57.419 interventi nel 2017 (29% degli interventi totali) a 47.230 nel 2022 (23% degli interventi totali). La nuova mappa aggiornata “Dove mi curo?”, presentata oggi da ROPI (Rete Oncologica Pazienti Italia – reteoncologicaropi.it) al Ministero della Salute ed elaborata partendo dai dati dell’ultimo Programma Nazionale Esiti di Agenas, si basa su due criteri: oltre al superamento della soglia di volumi chirurgici – che le evidenze scientifiche associano ai migliori esiti – vengono menzionati quegli ospedali al cui interno è presente un percorso di cura la cui qualità certificato con il ‘bollino’ di OECI.


“Come ogni anno la nostra mappa si propone l’obiettivo di aiutare i pazienti e i loro cari ad orientarsi tra le strutture sanitarie che effettuano interventi di chirurgia oncologica – spiega Stefania Gori, Presidente ROPI e di AIGOM (Associazione Italiana Gruppi Oncologici Multidisciplinari) -. Quest’anno abbiamo aggiunto un ulteriore tassello, quello relativo al percorso assistenziale, consapevoli che il solo dato quantitativo non è sufficiente a dare un’indicazione corretta e completa sulla qualità di un ospedale”. “Sono lieto che i dati forniti dall’Agenzia, mediante il lavoro di monitoraggio e analisi delle cure erogate in Italia del Programma Nazionale Esiti, siano aggetto di approfondimento a supporto della Rete oncologica dei pazienti ROPI – interviene Domenico Mantoan, direttore generale Agenas -. E proprio riguardo lo sviluppo delle reti in ambito oncologico, mi piace ricordare un altro importante strumento che Agenas ha recentemente presentato, ovvero la Quinta Indagine Nazionale sullo stato di attuazione delle Reti Oncologiche Regionali, che prende in considerazione una serie di Indicatori riguardanti le sette patologie oncologiche maggiori. Tutte queste informazioni sono già oggi disponibili sul sito dell’Agenzia, ma entro il 2026 sarà pienamente operativo il Portale della Trasparenza dei Servizi Sanitari che ha proprio l’obiettivo di ridurre lo squilibrio esistente tra utenti, operatori e professionisti del sistema sanitario, rispetto alle informazioni disponibili, le caratteristiche e la qualità della cura delle strutture prestatrici di servizi sanitari”. “La nuova mappa conferma il trend in calo di interventi in strutture ‘sotto soglia’ e, di conseguenza, un aumento dei volumi di interventi di chirurgia oncologica negli ospedali ‘sopra soglia’: da 143.469 interventi nel 2017 (71% degli interventi totali) a 160.919 nel 2022 (77% degli interventi totali)”, dichiara Fabrizio Nicolis, consigliere ROPI e coordinatore del progetto. Emblematici sono i dati relativi alla chirurgia per il tumore della mammella, dove si assiste a un trend in riduzione del numero di ospedali ‘sotto soglia’: da 521 nel 2017 a 313 nel 2022 (-40%). Di contro si è registrato un aumento dei volumi di interventi eseguiti in ospedali ‘sopra soglia’: da 45.656 nel 2017 (74% degli interventi totali) a 53.653 nel 2022 (84% degli interventi totali). “Rimane invece invariato il gradiente Nord-Sud, con il Nord in cui la maggior parte delle Regioni ha ospedali ‘sopra soglia’ per tutte le 17 patologie considerate, e il Sud in cui solo 3 regioni (Puglia, Campania e Sicilia) coprono tutte le patologie”, sottolinea Nicolis.

Malattie cardiovascolari, dal 12 al 18 febbraio torna “Cardiologie aperte”

Malattie cardiovascolari, dal 12 al 18 febbraio torna “Cardiologie aperte”Roma, 6 feb. (askanews) – Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte nel mondo, nonostante i grandi progressi raggiunti negli ultimi decenni nella diagnosi e nella cura. E’ dunque molto importante ridurre l’incidenza di queste malattie e per realizzare questo obiettivo la prevenzione diventa determinante. Per tale ragione la Fondazione per il Tuo cuore HCF ONLUS dei Cardiologi Ospedalieri Italiani ANMCO, che da oltre venti anni si impegna attivamente nella ricerca e nella prevenzione cardiovascolare, dal 12 febbraio al 18 febbraio, in occasione di San Valentino, lancia l’iniziativa nazionale di prevenzione cardiovascolare “Cardiologie Aperte 2024”, giunta alla sua diciottesima edizione. Durante l’intera settimana la Fondazione attiverà il numero verde 800 05 22 33 dedicato ai cittadini che potranno chiamare gratuitamente, tutti i giorni dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 14 alle ore 16, per porre domande sui problemi legati alle malattie del cuore, alle quali risponderanno 600 cardiologi ANMCO delle Strutture aderenti all’iniziativa, con 1.300 ore di consulenza cardiologica gratuita. L’iniziativa tornerà a svolgersi anche in presenza e in alcune cardiologie si eseguiranno gratuitamente screening cardiologici personalizzati e/o dibattiti ed eventi di formazione sulle diverse tematiche. Sul sito della Fondazione sarà pubblicato il calendario delle attività previste con i giorni e orari di risposta telefonica oltre alle iniziative in presenza sull’intero territorio. Quest’anno la Fondazione per il Tuo cuore desidera in particolare puntare l’attenzione su: Fibrillazione atriale, Cardioncologia, Cardiologia di genere, Scompenso Cardiaco e Prevenzione dei fattori di rischio modificabili, con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini a riguardo e prevenire alcune delle più diffuse patologie cardiovascolari. L’iniziativa di Cardiologie Aperte 2024 sarà anche l’occasione per Fondazione per il Tuo cuore e ANMCO per avviare l’importante progetto pilota del “Passaporto Cardio Oncologico”, un fascicolo elettronico per tutti i pazienti oncologici con l’obiettivo di ottenere un inquadramento cardiovascolare dei pazienti prima di iniziare le terapie, individuare eventuali complicanze causate da queste ultime, anche a distanza di anni, e garantire allo stesso tempo il miglior trattamento oncologico per i pazienti cardiopatici. Domenico Gabrielli – Presidente Fondazione per il Tuo cuore dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri e Direttore Cardiologia dell’Ospedale San Camillo di Roma – dichiara: “La riduzione della mortalità e l’allungamento della vita media ci impongono oggi una riflessione attenta poiché giocano un ruolo importante anche nello sviluppo delle malattie legate all’invecchiamento. Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di ricovero ospedaliero, oltre che di mortalità, confermandosi insieme ai tumori tra le principali cause di invalidità. Oggi più che mai è dunque necessario lo sviluppo di azioni concrete educative di prevenzione e promozione della salute del cuore”. “Il rischio che ogni persona ha di sviluppare una malattia cardiovascolare – continua il prof. Gabrielli – dipende dall’entità dei fattori di rischio ma non esiste un livello a cui il rischio è nullo poiché vi sono dei fattori di rischio non modificabili rappresentati dall’età, dalla familiarità e dal sesso. Esistono però dei fattori di rischio modificabili su cui è invece possibile intervenire, riducendo considerevolmente il rischio cardiovascolare, grazie ad uno stile di vita sano, una corretta alimentazione e una correzione farmacologica appropriata laddove necessaria. Mi riferisco ad esempio all’ipertensione arteriosa, al diabete mellito, alla dislipidemia, al fumo, all’obesità e alla sedentarietà. Il suggerimento è dunque un’alimentazione equilibrata, un’adeguata attività fisica e l’abolizione di fumo e alcool, delle scelte salutari che apportano grandi benefici dal concepimento alla vecchiaia”. La Campagna per il Tuo cuore 2024 sarà attiva anche sui social con l’hashtag #cardiologieaperte2024. Per conoscere tutte le attività della Fondazione per il Tuo cuore e l’elenco delle Cardiologie aderenti alla Campagna è possibile consultare il sito www.periltuocuore.it.

Salute mentale, Lorenzin (PD): necessari interventi urgenti e integrati

Salute mentale, Lorenzin (PD): necessari interventi urgenti e integratiRoma, 6 feb. (askanews) – “Assistiamo a un preoccupante incremento dei disturbi mentali, con particolare attenzione all’aumento del 30% nelle categorie più vulnerabili e nei giovani. È necessario monitorare lo stato della salute mentale in Italia e promuovere interventi legislativi, sanitari e sociali per affrontare questa emergenza, valorizzando le migliori pratiche come il Manifesto del Comune di Milano “Salute mentale bene in Comune” realizzato in collaborazione con l’Anci”: così la senatrice Beatrice Lorenzin, Presidente dell’Osservatorio per la Salute Mentale presso la 5a Commissione permanente (Bilancio) a margine della conferenza stampa dedicata alla salute mentale, tenutasi oggi in sala Nassiriya del Senato della Repubblica su sua iniziativa. L’evento ha riunito una vasta gamma di esperti e rappresentanti istituzionali, per discutere delle sfide e delle azioni necessarie per promuovere e tutelare la salute mentale nella società.


Durante l’evento, sono emerse tre principali questioni: l’urgente necessità di investire nella neuropsichiatria infantile per affrontare precocemente i disturbi mentali nei bambini e negli adolescenti; la carenza di personale qualificato nel settore della salute mentale, che compromette la qualità dei servizi erogati, e l’allarmante aumento dell’aggressività giovanile e dei suicidi, evidenziando la necessità di interventi preventivi mirati. La conferenza ha evidenziato la necessità di un approccio integrato e multidisciplinare per affrontare le sfide attuali nella salute mentale, con un forte impegno a livello istituzionale. In questa direzione pare indispensabile l’adozione e la diffusione delle linee guida sulla prevenzione in materia di salute mentale in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità. Pare altresì determinante intervenire a diversi livelli a partire dalle scuole incrementando la conoscenza dei disturbi mentali soprattutto attraverso l’abbattimento dello stigma, conclude la Senatrice Beatrice Lorenzin.

Volo salvavita dell’Aeronautica Militare per un bimbo di 10 anni

Volo salvavita dell’Aeronautica Militare per un bimbo di 10 anniMilano, 6 feb. (askanews) – Un bambino di 10 anni, in imminente pericolo di vita, è stato trasportato da Lecce a Firenze nel primo pomeriggio di martedì 6 febbraio, con un aereo Falcon 50 dell’Aeronautica Militare, in dotazione al 31esimo Stormo con sede sull’aeroporto di Roma-Ciampino.


Il trasporto sanitario urgente, richiesto dalla Prefettura di Lecce, è stato immediatamente disposto e coordinato dalla Sala Situazioni di Vertice del Comando della Squadra Aerea, la sala operativa dell’Aeronautica Militare che ha, tra i propri compiti, anche quello di attivare e gestire i voli sanitari, attraverso i velivoli e gli equipaggi che la Forza Armata tiene in stato di prontezza, 24 ore su 24, ogni giorno dell’anno per questo genere di necessità. Giunto sull’aeroporto di Lecce-Galatina, l’equipaggio dell’aereo ha imbarcato il piccolo paziente, precedentemente ricoverato presso l’Ospedale pugliese “Vito Fazzi”, assieme a un’equipe medica e al suo papà. Il Falcon 50 è immediatamente decollato alla volta dell’aeroporto di Firenze-Peretola dove, dopo circa un’ora di volo, il bimbo è stato trasferito a bordo di un’ambulanza per raggiungere l’Azienda ospedaliera universitaria Meyer. Il velivolo militare ha fatto quindi rientro sull’aeroporto di Ciampino per riprendere il servizio di prontezza operativa.


Quello di oggi è il terzo volo sanitario eseguito in pochissimi giorni a favore di pazienti bisognosi di cure specialistiche urgenti. Venerdì 2 febbraio, infatti, è stato il caso di un uomo di 48 anni trasportato da Lecce verso l’ospedale di Bologna e Lunedi 5 febbraio, invece, quello di un uomo di 61 anni da Reggio Calabria a Bari. Attraverso i suoi Reparti di Volo, l’Aeronautica Militare mette a disposizione mezzi ed equipaggi pronti a decollare in qualunque momento e in grado di operare anche in condizioni meteorologiche difficili per assicurare il trasporto urgente non solo di persone in imminente pericolo di vita, come accaduto oggi, ma anche di organi ed equipe mediche per trapianti. Sono centinaia ogni anno le ore di volo effettuate per questo genere di interventi dagli aerei del 31esimo Stormo di Ciampino, del 14esimo Stormo di Pratica di Mare, della 46esima Brigata Aerea di Pisa e dagli elicotteri del 15esimo Stormo di Cervia.

Tumore alla gola impedisce respiro: bimbo operato alla nascita

Tumore alla gola impedisce respiro: bimbo operato alla nascitaRoma, 6 feb. (askanews) – Un’enorme massa tumorale all’altezza della gola gli avrebbe impedito, alla nascita, di respirare. La vita di un feto di 37 settimane è stata salvata al momento del parto da un intervento unico nel suo genere, eseguito mentre il neonato era ancora connesso alla placenta. Pochi minuti a disposizione dei chirurghi per estrarlo dalla pancia della mamma e collegarlo alla macchina cuore-polmone, prima di recidere il cordone ombelicale e completare il parto cesareo. La procedura salvavita, denominata EXIT-to-ECMO, è stata eseguita all’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli da un’équipe multidisciplinare coordinata dagli specialisti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, dove tre giorni dopo è stata anche rimossa la massa tumorale. A distanza di 4 mesi, il bambino sta bene ed è tornato a casa con la famiglia. Il bimbo nato con la procedura EXIT-to-ECMO aveva sviluppato nella vita intrauterina una massa tumorale benigna ma a crescita ‘tumultuosa’, molto compatta e voluminosa. Il tumore, localizzato sul collo (dal mento alla spalla), era grande quanto la testa del piccolo paziente e aveva ormai inglobato i vasi arteriosi (carotide) e la via respiratoria (trachea). Per queste caratteristiche, la massa avrebbe impedito al bambino di respirare da solo al momento della nascita e avrebbe impedito anche ai medici di procedere con l’intubazione o con la tracheotomia (apertura chirurgica della trachea) per consentire la respirazione, procedure estreme ma “standard” in circostanze simili. Durante la gestazione, la mamma è stata assistita dagli specialisti del Bambino Gesù che hanno seguito l’evoluzione del tumore nel feto e pianificato nel dettaglio il momento del parto preparandosi a tutte le evenienze. La complessità del caso del piccolo paziente ha portato le équipe mediche ad attivare – primo caso noto in Italia – la procedura EXIT-to-ECMO (EXIT finalizzata all’ECMO) che ha permesso al neonato non solo di sopravvivere ma anche di preservare la normale funzione del cervello, messa a rischio dall’impossibilità di respirare. Il parto in EXIT (EX-utero Intrapartum Therapy) consiste nell’estrarre parzialmente il feto dalla pancia della mamma, tramite taglio cesareo, mantenendolo connesso a cordone ombelicale e placenta che continuano, così, ad assicurare la circolazione e l’ossigenazione del sangue del bambino. Questa procedura concede ai chirurghi un breve intervallo di tempo (circa 40-50 minuti), prima di dover completare il parto con il clampaggio del cordone ombelicale, durante il quale si possono eseguire manovre come l’intubazione o la tracheotomia per supportare la funzione respiratoria del bambino.


Nel caso specifico, considerati volume e consistenza del tumore che impedivano il rapido accesso alle vie aeree con le tecniche ‘convenzionali’, l’unica possibilità per il piccolo era la circolazione extracorporea (ECMO – Extra Corporeal Membrane Oxigenation). Il posizionamento della macchina cuore-polmone che sostituisce, dall’esterno, la funzione respiratoria e cardiaca, è una manovra chirurgica molto delicata e complessa, ancor più in contesti di emergenza: in tempi brevissimi, prevede l’apertura del torace del bambino (in questo caso ‘in EXIT’, ovvero non del tutto nato) e l’inserimento all’interno dei grossi vasi sanguigni vicino al cuore di due cannule collegate al macchinario. Dopo aver avviato la circolazione extracorporea, il parto cesareo è stato portato a termine. A poche ore dalla nascita – sempre con il supporto dell’ECMO – il bimbo è stato trasferito all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù per la preparazione all’intervento di rimozione del tumore. L’operazione, durata circa 7 ore, è stata eseguita 3 giorni dopo il parto da un’équipe multidisciplinare composta da chirurghi neonatali, anestesisti, cardiochirurghi, perfusionisti, neurofisiologi, otorinolaringoiatri e infermieri del Bambino Gesù. Nelle settimane successive il piccolo è stato assistito in ospedale per il recupero post intervento e per le cure oncologiche. Dopo 4 mesi di ricovero, è tornato finalmente a casa per trascorrere il suo primo Natale con la famiglia.

Diventare genitori con malattia genetica rara: parte ciclo incontri

Diventare genitori con malattia genetica rara: parte ciclo incontriRoma, 6 feb. (askanews) – Un ciclo di incontri per rispondere alle domande più comuni delle coppie affette o portatrici di una malattia genetica che potrebbe essere trasmessa ai propri figli e che è possibile intercettare e prevenire attraverso la procreazione medicalmente assistita (PMA): è l’iniziativa al via il 10 febbraio 2024 con il primo evento all’hotel Royal Santina di Roma (seguiranno incontri a Napoli ad aprile e a Padova a ottobre), focalizzato sulla patologia del rene policistico. Gli incontri sono organizzati dal Centro Demetra – Centro di medicina riproduttiva nel campo della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) con sede a Firenze, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, – in sinergia con le associazioni di pazienti. La legge 40/2004, come noto, non permetteva alle coppie senza problemi di infertilità, affette però da una malattia genetica ereditabile dalla prole, di accedere alle tecniche di PMA. La Corte costituzionale ha però giudicato illegittimo questo divieto, aprendo a questa possibilità già da alcuni anni. “In particolare, attraverso il test genetico pre-impianto – afferma Claudia Livi, direttore clinico del centro Demetra di Firenze – è oggi possibile andare a studiare l’assetto cromosomico e genetico degli embrioni ottenuti in vitro, per selezionare e andare a trasferire nell’utero materno solo quelli non affetti, scongiurando il rischio di trasmissione della malattia che, per molte di queste coppie, è molto alto. Sappiamo però che l’informazione su questi temi è ancora scarsa e che le coppie si devono orientare attraverso il passaparola e internet. Abbiamo deciso di invitarle a questi incontri per rispondere a tutte le loro domande e ai loro dubbi, illustrando nel dettaglio cosa la scienza oggi ci consente di fare per avere un figlio non affetto dalla malattia”. Il progetto “Diagnosi preimpianto: viaggio nelle malattie rare”, dopo i primi incontri con l’Associazione Famiglie SMA e l’Associazione X-fragile, prosegue il suo viaggio con l’Associazione Italiana Rene Policistico ETS (AIRP) nella data romana, per un confronto aperto tra esperti e pazienti, cui parteciperanno, oltre a ginecologi esperti di PMA, i genetisti Daniela Zuccarello della AOU di Padova e Antonio Capalbo di Juno Genetics. Ad aprile si parlerà poi di sindrome di Duchenne a Napoli e ad ottobre di malattia di Huntington a Padova. “La patologia del rene policistico – spiega la presidente AIRP, Luisa Sternfeld Pavia – è una delle malattie genetiche più comuni con un’incidenza di 1 su 1000 ed è la principale causa genetica di insufficienza renale dell’adulto. La caratteristica principale di questa malattia è il formarsi di cisti in entrambi i reni. Le cisti aumentano in numero e dimensioni durante la vita di un individuo fino a causare la perdita totale di funzionalità renale nella metà dei pazienti. La malattia è tuttavia sistemica perché altri organi oltre al rene possono essere colpiti. Per tutti questi motivi, è grande la paura dei pazienti di poter trasmettere la patologia ai loro figli. Spiegare loro le possibilità che ci sono fa parte della nostra mission volta a migliorare la loro qualità di vita: e avere un figlio sano di certo è uno dei modi migliori per essere felici, pur essendo affetti da una malattia impegnativa”.


I presenti potranno porre domande sul tema, a cui gli esperti presenti risponderanno, anche avvalendosi di piccoli video esplicativi. È gradita l’iscrizione alla mail convegni@centrodemetra.com. Inoltre, a partire dai giorni precedenti e anche durante l’incontro, si potranno porre domande scrivendo alla stessa mail. Le risposte saranno discusse nel corso dell’incontro.

Neuropsichiatri Sinpia: 12% ragazzi a rischio dipendenza da videogiochi

Neuropsichiatri Sinpia: 12% ragazzi a rischio dipendenza da videogiochiRoma, 5 feb. (askanews) – Ore e ore trascorse su internet, sempre con il cellulare in mano. Quando video o giochi diventano ossessione, c’è da preoccuparsi. Tanto più se riguarda i ragazzi. Sempre più spesso, infatti, si sente parlare di Internet Gaming disorder ovvero una dipendenza patologica da internet che siano giochi, video o social network, tanto che nel 2019, nel corso della 72a World Health Assembly tenutasi a Ginevra per aggiornare l’undicesima versione dell’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD-11), l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito ufficialmente il Gaming Disorder – GD all’interno della sezione inerente ai disturbi del comportamento relativi alle dipendenze. In occasione della Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete (Safer Internet Day), 6 febbraio 2024, istituita e promossa dalla Commissione Europea, la SINPIA, Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, sottolinea l’importanza dell’uso consapevole di Internet da parte di bambini e adolescenti e del ruolo attivo e responsabile dei genitori.


Secondo i dati di un recente studio sulle “Dipendenze comportamentali nella Generazione Z”, realizzato dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità, emerge che nella popolazione scolastica tra 11 e 17 anni il rischio di disturbo da uso di videogiochi vede coinvolto ben il 12% degli studenti (circa 480.000 studenti italiani). Il genere maschile è più colpito, con il 18% negli studenti delle secondarie di primo grado e il 13,8% negli studenti delle superiori; contro il 10,8% nelle scuole medie e il 5,5% nelle scuole superiori per le femmine. Rispetto all’età, la percentuale di rischio maggiore si rileva nelle scuole medie con il 14,3% dei ragazzi a rischio, mentre il dato scende al 10,2% alle superiori. Nell’era digitale in cui viviamo i videogiochi sono diventati una forma di intrattenimento sempre più diffusa, sia per i bambini e i ragazzi, che per gli adulti. “E’ importante non demonizzarli – sottolinea Elisa Fazzi, Presidente SINPIA, Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia – poiché i videogiochi possono anche offrire opportunità uniche per l’apprendimento e lo sviluppo dei bambini e degli adolescenti, per favorire le abilità cognitive e sociali, offrendo occasioni di divertimento e la possibilità di creare scenari ricchi di fantasia. Allo stesso tempo è necessario essere consapevoli che un uso eccessivo o inappropriato dei videogiochi può avere un impatto negativo sulla salute mentale e sul benessere dei ragazzi, specialmente dei più piccoli. Per tale motivo, i genitori e gli adulti di riferimento hanno un ruolo cruciale nel garantire che i bambini e gli adolescenti mantengano un equilibrio sano tra gioco e altre attività importanti, come lo studio, l’interazione sociale e l’esercizio fisico”. Le famiglie possono aiutare a identificare giochi appropriati in base all’età e a promuovere un utilizzo mirato per scopi educativi. Inoltre, il videogioco può incoraggiare l’interazione tra genitori e figli, consentendo di trasformare l’esperienza videoludica in un momento di apprendimento condiviso e di dialogo aperto. Peggioramento nello studio e isolamento sociale possono rappresentare campanelli d’allarme per un genitore: “Allo stato attuale – interviene Stefano Berloffa, Neuropsichiatria Infantile, IRCCS Stella Maris Calambrone Pisa- l’Internet Gaming Disorder è oggetto di discussione da parte di clinici e ricercatori in quanto le evidenze scientifiche mostrano come la dipendenza da videogiochi si possa presentare in associazione a diversi disturbi psichiatrici. Numerosi studi hanno evidenziato come l’utilizzo eccessivo di videogiochi in adolescenti o pre adolescenti, possa avere un impatto negativo soprattutto determinando disimpegno cognitivo con peggiori risultati scolastici e, più in generale, nel funzionamento sociale”.


Quando si parla di Internet e videogiochi è difficile individuare un approccio giusto o sbagliato in termini assoluti, è necessario saper valutare i differenti aspetti che entrano in gioco, le diverse età, e l’impatto dei diversi contesti in cui bambini e soprattutto ragazzi si trovano ad avere a che fare con la tecnologia nelle loro giornate. Le regole devono poter essere condivise e chiare, ma allo stesso tempo flessibili per rimodularsi progressivamente con la crescita, per questo i genitori e gli adulti di riferimento svolgono un ruolo cruciale. “In questo scenario – precisa Antonella Costantino, Past President SINPIA e Direttore UONPIA Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – la costruzione di un accordo condiviso con i figli sul tempo che si può trascorrere con i videogiochi e sugli schermi o l’evitarne l’uso durante i pasti (anche da parte dei genitori stessi) è solo una parte, così come evitare l’uso nell’ora prima di dormire, perché l’esposizione alla luce blu emessa dagli schermi dei dispositivi può influenzare negativamente il riposo notturno, sopprimendo la produzione di melatonina. Ancora più importante è imparare insieme, adulti e ragazzi, ad “addomesticare gli schermi” (Marangi 2023) per usarli in modo positivo, che vuol dire essere più consapevoli di come funzionano e conoscere meglio gli usi possibili e i loro aspetti positivi, oltre che negativi”.

Pediatria, giochi nel metaverso contro paura aghi e per ridurre anestetici

Pediatria, giochi nel metaverso contro paura aghi e per ridurre anesteticiRoma, 5 feb. (askanews) – Calmare alieni impazziti nel metaverso o combattere cellule nemiche che si aggirano nel corpo umano puntandoli con lo sguardo attraverso un visore di realtà virtuale e dimenticando così di essere in una sala operatoria per il posizionamento di un accesso venoso. La sperimentazione è in corso all’ospedale Giovanni XXIII di Bari e i risultati sono incoraggianti. “Abbiamo verificato che questa modalità aiuta i bambini a vincere la paura degli aghi, a gestire meglio l’ansia di un intervento e ci permette anche di evitare o ridurre l’impiego di farmaci per sedare o addormentare i piccoli pazienti”, spiega Maria Luigia Lasorella, dirigente medico in anestesia e rianimazione al Giovanni XXIII. Nel sistema in corso di sperimentazione a Bari ci sono due modalità disponibili per evitare la sedazione profonda, necessaria durante interventi di accesso vascolare, che per i bambini possono risultare lunghi e dolorosi. Un programma che attraverso esercizi guidati di respirazione produce una sorta di ipnosi clinica e una modalità di gioco che distrae il bambino permettendo agli anestesisti di operare. “Abbiamo addormentato un bambino autistico che quando si è svegliato nella sua stanza voleva finire il gioco – racconta la dottoressa Lasorella – in un altro caso siamo riusciti a ridurre di un terzo l’impiego di farmaci sedativi per condurre un piccolo intervento evitando la sedazione profonda”. “Stiamo riscontrando dei benefici in linea con quella che è la letteratura nell’uso della realtà virtuale in preparazione di un intervento chirurgico nei pazienti adulti. La distrazione nel paziente pediatrico è d’ausilio nel ridurre l’ansia preoperatoria dell’intera famiglia ma richiede personale dedicato e tempi di preparazione che spesso non abbiamo. La realtà virtuale utilizzando programmi di ipnosi clinica e videogiochi è uno strumento rapido che non richiede personale aggiuntivo e consente ai piccoli di scoprire che distraendosi dolori come quello dell’agopuntura sono facilmente superabili giocando”, conclude la dottoressa.

World Cancer Day, al Policlinico Gemelli il cinema che cura

World Cancer Day, al Policlinico Gemelli il cinema che curaRoma, 5 feb. (askanews) – “Insieme contro il cancro”. È questo il titolo dello speciale evento che giovedì 8 febbraio, alle ore 16.00, si svolgerà nella sala MediCinema al Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Nell’occasione, offerta dalla Giornata mondiale contro il cancro (World Cancer Day) che si celebra ogni anno il 4 febbraio, saranno proiettate due proposte filmiche realizzate con diverse tecniche narrative, ma entrambe nate come espressione conclusiva di un percorso di sostegno psicologico rivolto a pazienti oncologiche. Si partirà con il docu film “Il Tempo dell’attesa” con la regia di Rolando Ravello, prodotto da MediCinema Italia ETS e Medusa Film con il contributo di Roche Italia, per raccontare un anno di percorso effettuato da MediCinema insieme alla professoressa Daniela Chieffo, responsabile della UOS di Psicologia Clinica del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e associato di Psicologia generale all’Università Cattolica, campus di Roma, e alle psicologhe Letizia Lafuenti e Ludovica Mastrilli, per sostenere un gruppo di pazienti in cura presso l’UOC di Ginecologia Oncologica del Gemelli, diretta dal professor Giovanni Scambia, ordinario di ginecologia all’Università Cattolica, campus di Roma. Il film racconta come le sensazioni stimolate dalla visione di diversi film, legate a specifiche tappe psicologiche, rielaborate dopo la proiezione in sedute di psicoterapia di gruppo, hanno consentito a un gruppo di pazienti di riappropriarsi della propria vita, di riallacciare la linea fratturata delle loro esistenze e soprattutto di scoprire dentro di sé una forza inedita, prezioso complemento delle cure oncologiche. I risultati di questo progetto di cineterapia sono stati pubblicati sulla rivista di settore Cancers. Il film con tratto leggero e delicato consente a queste pazienti di raccontarsi come sono, forti e allo stesso tempo fragili guerriere, dimostrando che l’essere ascoltate e la vicinanza di persone care, dà loro la spinta per riappropriarsi nuovamente della vita. La pellicola può inoltre fornire un sostegno anche a tutti i care giver, suggerendo come interagire con questa tipologia di pazienti e offrire loro il giusto supporto. Le pazienti attrici nel film saranno presenti in sala MediCinema.


Seguirà la proiezione del documentario “Da Amazzone ad Afrodite” ideato e realizzato dall’associazione Spazio Supporto Donna APS. Il documentario è l’atto finale del progetto iniziato con un laboratorio per il benessere psicofisico dedicato a donne che hanno affrontato il cancro al seno. Il laboratorio, basato sul Metodo Strasberg dell’Actor’s Studio di New York, ha condotto le donne a riscoprire e a riappropriarsi del proprio corpo, dei propri sensi e delle proprie emozioni, offuscati dalla battaglia contro la malattia e dalle cure per recuperare integrità e forza vitale. Nel documentario le donne raccontano con passione e autenticità la loro malattia e l’esperienza del laboratorio. Che cosa vogliono trasmettere queste voci, questi volti e le loro storie? Una scelta possibile: non abbandonarsi – coraggiose Amazzoni – alle ferite del corpo e dell’anima inflitte dalle battaglie contro la malattia, ma riappropriarsi dei diritti e delle doti di Afrodite: volersi bene, apprezzarsi, prendersi cura dell’anima. Il progetto “Da Amazzone a Afrodite” è stato ideato e realizzato da Silvia Guglielmi, Vice Presidente dell’Associazione, analista transazionale, life & career coach, con Annalisa Salvatore, psicologa e psicoterapeuta, la regia è di Daniele Coccia, filmmaker, story teller e autore di cortometraggi, documentari e spot; tutti loro saranno presenti in sala MediCinema insieme alle pazienti. Spazio Supporto Donna APS, Presidente Graziella Lombi, è un Presidio territoriale di Terapie Oncologiche Integrate e Prevenzione Terziaria con sede in Oriolo Romano (VT) dedicato alle donne che affrontano malattie oncologiche. Diverse attività sono offerte grazie alla disponibilità degli operatori del Servizio di Terapie Integrate del Centro di Senologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, in sinergia con la Susan G.Komen Italia.

Il 2024 è l’anno del Wellbeing, le tendenze per le Risorse Umane

Il 2024 è l’anno del Wellbeing, le tendenze per le Risorse UmaneMilano, 3 feb. (askanews) – Il 2024 mette al centro il benessere come fattore fondamentale per la soddisfazione dei dipendenti e, di conseguenza, per il successo aziendale.


Ad affermarlo è Gympass, la piattaforma leader nel settore del corporate wellness, che nella sua seconda ricerca annuale sullo stato del benessere nella vita lavorativa, sottolinea la crescente importanza del wellbeing in tutto il mondo. Basato su un’indagine condotta su un campione di oltre 5.000 dipendenti in nove Paesi, tra cui l’Italia, “Lo stato dell’arte del wellbeing aziendale 2024” si focalizza sul benessere olistico come trend chiave a cui guardare nei prossimi 12 mesi per attrarre e fidelizzare i talenti, massimizzando nel contempo la produttività. I dati parlano chiaro: non può esserci produttività senza wellbeing. I dipendenti di tutto il mondo riconoscono questa correlazione e il ruolo centrale che riveste nelle decisioni in materia di occupazione; non esiste una singola dimensione del benessere che venga considerata estranea alla carriera. Ogni parte della vita non lavorativa è, in realtà, fondamentale per ottenere ottime prestazioni professionali.


Entrando nello specifico dell’analisi del mercato italiano, quello che colpisce di questo studio è l’interesse sempre maggiore da parte dei lavoratori del bel Paese per la propria salute emotiva e il proprio grado di coinvolgimento mentale. Mentre il 98% dei dipendenti afferma che non solo il benessere emotivo ma anche l’interesse nei confronti delle attività svolte influiscono sulla produttività, il 96% degli intervistati si sofferma, invece, su quanto sia determinante l’impatto del benessere fisico sul rendimento aziendale. Il benessere dei dipendenti non è negoziabile per la forza lavoro globale di oggi, e la sua importanza sta crescendo significativamente di anno in anno. Dal report emerge, infatti, che in Italia: il 95% dei lavoratori ritiene che il benessere sul lavoro sia importante quanto il livello salariale. Il 86% dei dipendenti è favorevole all’idea di lasciare un’azienda non attenta al benessere delle persone. Il 63% degli intervistati afferma di usufruire dei benefit per il wellbeing messi a disposizione dal proprio datore di lavoro.


In un mercato del lavoro in cui la stragrande maggioranza dei lavoratori tiene al wellbeing tanto quanto allo stipendio e utilizza il benessere come fattore guida delle proprie decisioni in materia di scelta dell’impiego, le aziende sono chiamate a garantire un benessere olistico in ogni fase del ciclo di vita dei dipendenti. “E questo perché – spiega Claudia Cipolla, Head of Italy Enterprise Business di Gympass Italia – le organizzazioni somigliano sempre più a organismi complessi che prosperano grazie alle relazioni tra i diversi elementi. Ciò che accade alle persone al di fuori dell’azienda condiziona inevitabilmente il benessere all’interno azienda stessa. L’integrazione fra dentro e fuori, è l’unica strada per creare un concetto di ‘benessere vita-lavoro’, in cui le esperienze private e quelle lavorative si amplificano a vicenda. Le aziende che riescono a cogliere questo collegamento – continua Cipolla – hanno l’opportunita? di offrire ai propri dipendenti un’esperienza ottimizzata per il benessere e la produttivita?.” Il 2024 si preannuncia, quindi, un anno molto sfidante per le HR che sono chiamate a garantire un’employee experience quanto mai positiva. La priorità assoluta è migliorare l’esperienza dei dipendenti, concentrandosi su iniziative che ruotino intorno alla centralità del benessere senza dimenticare l’importanza della formazione costante con programmi di apprendimento e sviluppo competenze su misura e il ruolo chiave di modelli organizzativi più flessibili e vicini alle esigenze dei dipendenti. Tutto questo per contribuire a preparare lavoratori più ingaggiati che vivano in uno stato di benessere e quindi siano più propensi a contribuire agli obiettivi di business, spesso anche generando più valore di quello a loro richiesto per ruolo e mansione.