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A Parma due giorni di alta formazione per anestesisti e operatori TI

A Parma due giorni di alta formazione per anestesisti e operatori TIRoma, 15 feb. (askanews) – Dopo il successo della prima edizione, ritorna a Parma l’evento internazionale ‘Keep Calm and Control Pressure’, dedicato agli scompensi pressori. Anestesisti e operatori di terapia intensiva da Italia, Germania, Austria e per la prima volta dal Sud Africa, parteciperanno alla seconda edizione dell’evento che si tiene il 15 e 16 febbraio presso il Simula Hub – Il Centro di alta formazione realizzato da Accurate, azienda italiana con ricerca e sviluppo completamente incentrata sulla simulazione in medicina.


Il corso di formazione vedrà simulata, in un ambiente altamente specializzato e realistico, la gestione di 6 casi clinici complessi associati ad alterazioni del controllo pressorio: scompenso cardiaco, shock emorragico, shock settico, gestione ECMO, tamponamento cardiaco e fibrillazione atriale post- operatoria. Gli scenari di simulazione, associati a lezioni frontali di alto livello tenute da esperti internazionali, hanno lo scopo di fornire agli anestesisti e agli operatori di terapia intensiva mezzi pratici per ampliare le conoscenze e le competenze necessarie a gestire le crisi di pressione perioperatoria, che possono mettere a rischio la vita del paziente. L’evento è organizzato da Accurate, società del gruppo Digit’Ed, e promosso con il contributo non condizionante di Chiesi Farmaceutici, gruppo biofarmaceutico internazionale orientato alla ricerca che sviluppa e commercializza soluzioni terapeutiche innovative nel campo della salute respiratoria, delle malattie rare e delle cure specialistiche.

Neurologi Sin ad agricoltori: uso pesticidi sia responsabile

Neurologi Sin ad agricoltori: uso pesticidi sia responsabileRoma, 15 feb. (askanews) – La Presidenza della Società Italiana di Neurologia appoggia i principi di una transizione ecologica sostenibile per un corretto recupero della sostenibilità e della biodiversità che hanno spinto gli agricoltori di tutta Italia e di mezza Europa a salire sui trattori per manifestare le loro necessità di lavoro. Il Presidente della SIN, Alessandro Padovani, lancia però un monito agli agricoltori per un oculato utilizzo delle innovazioni messe a disposizione dal Green Deal, prime fra tutte quelle su un uso responsabile dei pesticidi affinché essi non siano impiegati in maniera indiscriminata e acritica, per garantire un normale sviluppo del sistema nervoso cerebrale nei bambini senza aumentare il rischio di malattie neurologiche negli adulti e negli anziani.


Nel 2022 – ricorda la società scientifica in una nota – è stato messo a punto il SUR, acronimo di «Sustainable use regulation of Plant Protection Products» cioè un regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi per un dimezzamento del loro impiego nell’Unione entro il 2030. I pesticidi chimici sono fra le principali fonti di inquinamento dell’acqua e del suolo, dell’aumento della resistenza ai parassiti, nonché di varie malattie croniche dell’uomo, dai tumori alla malattia di Parkinson. Secondo il rapporto WWF 22 ‘Pesticidi: una pandemia silenziosa’ l’Italia risultava il sesto Paese al mondo per il loro utilizzo con quasi 400 diverse sostanze per un totale di 114mila tonnellate all’anno. . L’anno scorso l’Italia e altri 9 Paesi (Bulgaria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Romania, Rep. Ceca, Slovacchia e Ungheria) hanno costituito un Comitato per chiedere una riduzione delle restrizioni SUR della UE. Non essendo però mai stata raggiunta una maggioranza né a favore né contro l’abrogazione del SUR, in base al regolamento che obbliga la UE all’esecuzione in assenza una maggioranza fra Stati membri, il 28 novembre 2023 la norma è stata rinnovata per altri 10 anni, cioè fino al 2033. Era quindi in vigore quando a gennaio la presidente Ursula Von Der Leyen ha annunciato di abrogare il regolamento SUR sui pesticidi. Fra questi – spiegano ancora gli esperti – ce n’è però uno che ha sempre destato polemiche da parte degli scienziati e delle associazioni ambientaliste: il glifosato. Il Ministero della Salute italiano ne aveva già revocata l’autorizzazione dal 22 febbraio 2017, ma la recente dichiarazione d’intenti della Von Der Leyen rischia di creare nuove confusioni e polemiche. Pochi giorni fa 6 ONG e cioè la PAN Europe, la ClientEarth (UE), la Générations Futures (Francia), la GLOBAL 2000 (Austria), la PAN Germania e la PAN Paesi Bassi, hanno proposto un ufficiale ricorso legale contro la decisione di riapprovare l’uso anche di questo pesticida, passato a loro giudizio attraverso le maglie troppo larghe di un miope sistema burocratico di valutazione interna della Commissione Europea che va rinnovato perché non al passo coi tempi e con i dati della letteratura scientifica che indicano come il glifosato sia implicato nella patogenesi di malattie neurodegenerative come quella di Alzheimer. Per quanto riguarda, poi, i liposaccaridi, l’ultimo studio – sottolinea la nota Sin – è stato appena pubblicato su Neural Regeneration Research dai ricercatori della Washington University School of Medicine di Saint Louis che hanno evidenziato l’azione proinfiammatoria diretta e/o indiretta di tale sostanza. E su modello murino un’azione diretta con inibizione del potenziamento della traccia mnesica a lungo termine, simile a quella che si verifica con esposizione cronica a lipopolisaccaridi. L’azione indiretta attiva una cascata pro-infiammatoria determinando al contempo una situazione simile a quella che si verifica nel diabete, patologia notoriamente connessa allo sviluppo a lungo termine di alterazioni della cognitività. “Altri dati confermerebbero l’azione pro-infiammatoria dei glifosati a supporto del rischio che un utilizzo indiscriminato e irresponsabile dei pesticidi che – afferma Alessandro Padovani – potrebbero incrementare il rischio di sviluppare non solo patologie neoplastiche e cerebrovascolari, ma soprattutto malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer, il Parkinson e la Sclerosi Laterale Amiotrofica”.

Salute, Gaetano Biallo nominato Direttore generale dell’AIL

Salute, Gaetano Biallo nominato Direttore generale dell’AILRoma, 15 feb. (askanews) – L’Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma annuncia la nomina di Gaetano Biallo a nuovo Direttore Generale.


Gaetano Biallo, nato a Bari, vanta una formazione giuridica sfociata, dopo la laurea, in un’esperienza professionale durata cinque anni per una delle più importanti società di consulenza al mondo dove si è occupato di tematiche ambientali. Successivamente ha prestato la sua attività per un Concessionario dello Stato impegnato nel settore del gioco legale nel cui ambito opera principalmente nell’area delle Relazioni Istituzionali per oltre vent’anni anni. Dal 2020 al 2022 assume l’incarico di Amministratore Delegato di una società di servizi controllata da Confesercenti e, di recente, prima di arrivare in AIL ha intrapreso un percorso di consulenza nell’ambito di operazioni di M&A, ha acquisito una specializzazione in management degli eventi sostenibili ed assunto l’incarico di Direttore Sviluppo Business e Relazioni Istituzionali per il più importante evento in Italia nel settore della Football Industry. Gaetano Biallo, in qualità di Direttore Generale di AIL, si occuperà dell’attuazione dei piani e dell’indirizzo degli Organi dell’Associazione, della programmazione e gestione economico-finanziaria e della promozione di accordi e collaborazioni con Enti di livello istituzionale comunitario, nazionale e locale, nonché con aziende private e commerciali, del supporto per la definizione e l’attuazione degli obiettivi strategici pluriennali e operativi annuali dell’Organizzazione.


“É con grande soddisfazione ed entusiasmo che intraprendo questo nuovo significativo cammino insieme ad AIL, punto di riferimento nazionale nella lotta contro i tumori del sangue – dichiara Gaetano Biallo, nuovo Direttore Generale dell’Ente – e ringrazio tutta l’Associazione per il caloroso benvenuto e per la grande dedizione profusa ogni giorno al fianco dei pazienti ematologici e delle loro famiglie. La carica che ricopro chiama ad un’importante responsabilità che assumo con impegno affinché AIL possa continuare nella sua missione e fornire risposte sempre più adeguate ai bisogni specifici delle persone di cui si prende cura”. Al neoeletto Direttore Generale spetterà, inoltre, il compito di mantenere i contatti con le sezioni AIL presenti sul territorio in modo da sostenerle nella gestione dei rapporti con la sede nazionale e di affiancare il Presidente nei rapporti con le organizzazioni pubbliche e private di donatori e di Ricerca Scientifica, con gli organi di stampa, con le società scientifiche e farmaceutiche, con le associazioni di volontariato e con le Amministrazioni dello Stato.

Malattie rare, OMaR: via a Campagna “Basta essere pazienti”

Malattie rare, OMaR: via a Campagna “Basta essere pazienti”Roma, 14 feb. (askanews) – “Basta essere pazienti – Persone rare, diritti universali” è il claim della campagna di sensibilizzazione ideata da OMaR – Osservatorio Malattie Rare in occasione della Giornata Mondiale Malattie Rare 2024. L’iniziativa, che prende il via oggi e andrà avanti fino a dopo il 29 febbraio, data ufficiale della Giornata Mondiale, è stata presentata in un convegno a Roma organizzato in collaborazione con AMR – Alleanza Malattie Rare e che ha visto il coinvolgimento di tutti gli stakeholders: le associazioni di pazienti, i clinici e ricercatori, le società scientifiche, le istituzioni e il mondo dell’industria. La campagna si articola in diverse attività: un convegno in presenza, per dare voce a tutti gli attori del sistema, l’elaborazione condivisa di una petizione che mira a divenire una mozione parlamentare, attività di media relations con diverse testate giornalistiche per portare il tema delle malattie rare all’attenzione di tutta la popolazione e una campagna social condotta attraverso 4 video-testimonianze. I protagonisti – Veronica, Alessandro, Roberta e Gabriella – sono volti e storie reali che raccontano la vita quotidiana, gli ostacoli, le sfide e i desideri comuni e legittimi di persone troppo spesso costrette nelle etichette di “malato” e “paziente”. Ed è anche prendendo spunto dalle loro storie e dai temi dibattuti nel corso del convegno che nasce una azione collettiva, una petizione di 10 punti, 10 richieste chiare per andare verso un effettivo riconoscimento dei diritti universali e una nuova consapevolezza dell’opinione pubblica: Necessità di sviluppare una cultura della consapevolezza, prevenzione e considerazione del rischio nell’ambito della salute riproduttiva; Diritto a una diagnosi il più precoce possibile; Necessità di garantire dei PDTA uniformi sul territorio nazionale; Accesso equo e uniforme alle terapie disponibili; Necessità di un aggiornamento della lista delle malattie rare presenti nei LEA e presa in carico delle persone con malattia rara senza diagnosi; Garantire una soddisfazione dei bisogni assistenziali adeguata alle esigenze delle persone e delle famiglie, in maniera uniforme sul territorio nazionale; Riconoscimento e supporto al caregiver familiare; Politiche adeguate a far fronte ai casi di carenza dei farmaci; Garantire l’esercizio dei diritti in ambiente di vita sociale, scolastica lavorativa e affettiva, attraverso il pieno riconoscimento del diritto all’inclusione; Sostegno alla ricerca e implementazione della comunicazione anche in tema di trial clinici.


“Il claim scelto per la nostra campagna ha volutamente molteplici sfaccettature – ha spiegato Ilaria Ciancaleoni Bartoli, Direttore di OMaR – ‘Basta essere pazienti’ è la consapevolezza di dover attendere che i tempi della ricerca facciano il loro corso, essere consapevoli delle specifiche difficoltà legate alla propria patologia, ma significa anche non chiudere gli occhi davanti a tutti quei diritti sanciti dalle norme ma difficilmente esigibili in maniera uniforme. Significa non voler più attendere la rimozione delle barriere, materiali o culturali. Questa campagna, e la petizione che verrà condivisa e sottoscritta, è un invito ad un impegno collettivo nel creare una società inclusiva che rispetti e valorizzi l’individualità di ciascuno”.

Dl anziani, Gimbe: grande passo ma mancano risorse aggiuntive

Dl anziani, Gimbe: grande passo ma mancano risorse aggiuntiveMilano, 14 feb. (askanews) – “Lo schema del Decreto anziani predisposto dal Governo rappresenta indubbiamente un grande passo per rispondere ai bisogni di oltre 14 milioni di persone anziane che, insieme a familiari e caregiver, ogni giorno affrontano difficoltà, disagi e fenomeni di impoverimento economico. Situazioni aggravate dalle enormi diseguaglianze nell’erogazione dei servizi socio-sanitari, sia tra le Regioni, in particolare tra Nord e Sud, sia tra aree urbane e rurali”. Lo ha detto Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, durante l’audizione davanti ai senatori della commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale dedicata all’esame del cosidetto “Decreto anziani”


La Fondazione Gimbe, ha spiegato Cartebellotta, ha “condotto alcune analisi su aspetti epidemiologici, spesa socio-sanitaria e diseguaglianze regionali sui servizi socio-sanitari previsti dal Decreto anziani”. A beneficiare delle misure previste dal provvedimento sarà il 24% della popolazione residente al 1 gennaio 2023, ovvero 14.181.297, di cui 9.674.627nella fascia 65-69 anni (cd. anziani) e 4.506.670 di over 80 (cd. grandi anziani). “Un numero – ha commentato Cartabellotta – che secondo le proiezioni demografiche aumenterà nei prossimi anni, generando un progressivo incremento dei costi socio-sanitari”. Infatti, secondo le proiezioni Istat al 2050 gli over 65 sfioreranno quota 18,8 milioni (pari al 34,5% della popolazione residente), circa 4,6 milioni in più rispetto al 2022. Quanto ai servizi socio-sanitari e alla spesa socio sanitaria, “sebbene formalmente inseriti nei Livelli Essenziali di Assistenza – ha spiegato Cartabellotta – le prestazioni di assistenza socio-sanitaria, residenziale, semi-residenziale, domiciliare e territoriale sono finanziate solo in parte dalla spesa sanitaria pubblica. Un’esigua parte viene erogata dai Comuni (in denaro o in natura), mentre la maggior parte è sostenuta tramite provvidenze in denaro erogate dall’Inps”. In dettaglio nel 2022, anno più recente per il quale sono disponibili tutti i dati, alla spesa socio-sanitaria è stato destinato un totale di 44.873,6 milioni di euro, “una cifra totale – ha precisato il presidente della Fondazione Gimbe – sulla cui precisione pesano vari fattori: differenti fonti informative con variabile livello di precisione e accuratezza, possibile sovrapposizione degli importi provenienti da fonti differenti”. In dettaglio: le prestazioni di assistenza sanitaria a lungo termine – Long Term Care (Ltc) – hanno assorbito una spesa sanitaria di 16.897 milioni, di cui 12.834 milioni (76%) finanziati con laspesa pubblica, 3.953 milioni (23,4%) a carico delle famiglie e € 110 milioni (0,7%) di spesa intermediata; l’Inps ha erogato complessivamente 25.332,4 milioni, di cui 14.500 milioni di indennità di accompagnamento, 3.900 milioni di pensioni di invalidità civile, 3.300 milioni di pensioni di invalidità e 2.432,4 milioni per permessi retribuiti secondo L. 104/92; i Comuni hanno erogato 1.822,2 milioni, di cui 1.200 milioni in denaro e 622,2 milioni in natura; il Fondo nazionale per le non-autosufficienze nel 2022 era pari a 822 milioni.

Al San Donato Milano si formano cardiochirurghi infantili dei Paesi poveri

Al San Donato Milano si formano cardiochirurghi infantili dei Paesi poveriRoma, 13 feb. (askanews) – Ogni anno nel mondo nascono 2 milioni di bambini malati di cuore, 1 milione e 500mila di loro non ha speranza di vita perché nasce in Paesi poveri o in guerra. A fare la differenza tra la vita e la morte per tanti piccoli cardiopatici è il luogo di nascita. Nei Paesi ricchi – Europa e Nord America – le cardiopatie congenite sono per lo più diagnosticate in gravidanza e trattate chirurgicamente già in età neonatale, nei Paesi in difficoltà manca l’assistenza sanitaria necessaria per curarli adeguatamente. La carenza di personale medico qualificato è una delle problematiche più gravi e complesse di questa emergenza sociale. La formazione di giovani medici è quindi un’assoluta priorità per i Paesi più poveri. Con questa consapevolezza, l’associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo – A.I.C.I Onlus, che opera dal 1993 per curare i piccoli nati nelle aree più difficili del pianeta e per formare medici e operatori sanitari, dall’11 febbraio al 3 marzo avvia la campagna di raccolta fondi #DONAUNCUORE con numero solidale: 45587. Il ricavato sostiene il Progetto Æsculapius di alta formazione cardiochirurgica, cardiologica ed ecocardiografica pediatrica, un training formativo tra i più all’avanguardia sia in Italia sia a livello internazionale. Nella cardiochirurgia e nella cardiologia interventistica, il training è lo strumento principale per imparare: il Progetto Æsculapius di alta formazione ha come finalità quella di preparare in due anni 120 giovani cardiochirurghi e cardiologi provenienti da Paesi emergenti e in via di sviluppo mediante l’organizzazione di innovativi corsi di tecnica chirurgica e di ecocardiografia pediatrica. Per concentrare i tempi di apprendimento, il professor Alessandro Frigiola – direttore dell’Area di Cardiochirurgia Pediatrica e del Congenito Adulto all’I.R.C.C.S. Policlinico San Donato e Presidente di Bambini Cardiopatici nel mondo – ha ideato, in particolare per i cardiochirurghi, un progetto pionieristico di training e simulazione con l’uso di cuori in stampa 3D delle varie patologie cardiache.


“La carenza di dottori e il basso livello professionale stanno rendendo sempre più fragili i sistemi sanitari – afferma Frigiola – oggi la tecnologia è fondamentale per curare e ottenere risultati e per poterla usare abbiamo bisogno di giovani dottori qualificati. Per diventare cardiochirurghi infantili ci vuole molto tempo e molta formazione, che di solito varia tra i 6 e i 18 anni. Per abbreviare queste tempistiche, possiamo avvalerci della formazione tramite simulazione. Essa permette di fare grandi progressi in breve tempo esercitandosi su modelli in cuori di stampa 3D come su pazienti veri. Solo avendo dottori e personale sanitario più preparati potremo davvero ridurre gli errori, le complicazioni e riusciremo a fare la differenza, salvando molti più bambini con cardiopatie congenite”. I cuori in 3D, stampati con un’innovativa materia plastica che riproduce nel modo più fedele possibile il tessuto cardiaco, consentono ai cardiochirurghi di esercitarsi un numero potenzialmente infinito di volte per migliorare la propria tecnica operatoria. Inoltre hanno il vantaggio di poter essere prodotti in grandezze differenti, a seconda dell’età dell’ipotetico paziente, ricreando le reali patologie che i cardiochirurghi dovranno curare nel corso della loro vita professionale. Oltre al training per i cardiochirurghi, il Progetto Æsculapius prevede anche sessioni dedicate a cardiologi pediatri per insegnare loro le tecniche più avanzate di ecocardiografia pediatrica e neonatale per la diagnosi corretta e precoce delle cardiopatie congenite. In questo caso la sessione pratica della formazione si avvale di un manichino di un neonato che serve per effettuare scansioni ecografiche ultra realistiche, accurate e ad alta fedeltà. La formazione rivolta ai giovani medici si svolge nell’arco di cinque giorni per i cardiochirurghi e di tre per i cardiologi pediatri all’interno del Training Center dell’I.R.C.C.S. Policlinico San Donato. Bambini Cardiopatici nel Mondo sostiene anche tutte le spese di vitto, alloggio e trasferimento dai Paesi di provenienza.

Studio: fumo passivo sigarette elettroniche può incidere su salute bambini

Studio: fumo passivo sigarette elettroniche può incidere su salute bambiniRoma, 13 feb. (askanews) – Il fumo passivo è considerato un fattore dannoso per la salute dei non fumatori, soprattutto bambini. Un concetto ben noto, ma fino ad oggi rimasto legato solo alle sigarette “tradizionali”. Ora una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Environmental Pollution ha evidenziato come anche le sigarette “heat-not-burn” (HNBC), quelle che riscaldano il tabacco senza bruciarlo, potrebbero influenzare negativamente la salute cardiovascolare dei bambini ed adolescenti esposti.


Lo studio, che ha visto la collaborazione tra Sapienza Università di Roma, I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS) e Mediterranea Cardiocentro di Napoli, ha preso in esame tre gruppi di bambini e adolescenti di età compresa tra 2 e 18 anni, divisi in base all’esposizione al fumo che potevano avere in famiglia: non esposti ad alcun tipo di fumo, esposti a fumo tradizionale, esposti a fumo di tabacco riscaldato. Una serie di esami, eseguiti su prelievi ematici e prove strumentali, ha quindi misurato lo stress ossidativo, la funzione endoteliale (un indicatore chiave della salute dei vasi sanguigni) e l’attivazione delle piastrine (un fattore di rischio per la formazione di trombi). “Il dato più importante emerso dalla nostra ricerca – dicono gli autori, Lorenzo Loffredo e Anna Maria Zicari, Sapienza Università di Roma, e Roberto Carnevale, Sapienza Università di Roma e I.R.C.C.S. Neuromed – è che non ci sono differenze significative tra fumo di sigaretta tradizionale e fumo da tabacco riscaldato. In entrambi i casi, i bambini e gli adolescenti esaminati presentavano, rispetto a quelli non esposti ad alcun tipo di fumo, un più elevato stress ossidativo, una maggiore attivazione piastrinica ed una alterazione della funzione endoteliale e quindi un maggior rischio cardiovascolare”.


“Questi risultati – continuano gli Autori – mostrano che anche le sigarette di nuova generazione, universalmente considerate meno dannose rispetto alle sigarette tradizionali, possano configurarsi come un potenziale pericolo per la salute di chi è a fianco dei fumatori, soprattutto i più giovani. L’obiettivo finale deve quindi rimanere quello della incentivazione alla cessazione della pratica tabagica in tutte le sue forme ed i suoi surrogati compresa una tolleranza zero verso il fumo passivo, di qualsivoglia tipologia”.

Antimicrobico resistenza: circa 1 mld il costo annuo legato a infezioni

Antimicrobico resistenza: circa 1 mld il costo annuo legato a infezioniRoma, 13 feb. (askanews) – Educare i cittadini ad un uso consapevole degli antibiotici e formare i professionisti sanitari, sviluppare nuovi antibiotici e nuove strategie, monitorare e controllare la resistenza agli antibiotici: sono queste alcune delle priorità identificate all’interno della Roadmap per l’Antimicrobico Resistenza, diffusa oggi da Cittadinanzattiva con l’obiettivo di contribuire alle decisioni di politica sanitaria attraverso un’analisi delle principali problematiche ed elaborando considerazioni e proposte mirate. Il documento, fra i vari argomenti trattati, analizza e riassume le conoscenze attuali sull’antimicrobico resistenza (AMR) in Italia, il suo impatto economico, il coinvolgimento dei pazienti e la comunicazione sul tema, l’importanza dei test diagnostici rapidi, presentando infine 10 diverse strategie che possono essere adottate in forma di priorità per combattere l’antimicrobico resistenza. A livello globale, le infezioni da batteri resistenti causano circa 1,5 milioni di morti all’anno, tale numero sale a quasi 5 milioni considerando i decessi indiretti legati all’AMR. In Italia ci sono tra 10.000 e 15.000 morti ospedaliere annue dovute a infezioni da batteri multiresistenti, ma stime realistiche suggeriscono numeri ancora più elevati (considerando sia i decessi ospedalieri diretti che quelli indirettamente legati all’antimicrobico resistenza). Per quanto concerne l’impatto economico delle infezioni sostenute da microrganismi multi-resistenti in generale e delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria (ICA), una recente analisi rivela un costo annuo di circa 800 milioni di euro dovuto all’aumento dei ricoveri per acuti in regime ordinario conseguenti alle infezioni. Inoltre, emerge anche la perdita di produttività dei pazienti, in particolare quelli in età lavorativa, con un impatto economico stimato di circa 200 milioni di euro dovuto alle giornate aggiuntive di ricovero.


La Roadmap per l’Antibiotico Resistenza è stata elaborata con la collaborazione di 14 esperti – rappresentanti del mondo scientifico, istituzionale e delle associazioni dei pazienti – e con l’obiettivo di individuare 10 priorità potenziali per affrontare il problema: -utilizzare gli antibiotici in modo responsabile e completare il ciclo di trattamento; -educare la cittadinanza e i professionisti sanitari; sviluppare nuovi antibiotici e nuove strategie, tramite finanziamenti diretti alla ricerca, sovvenzioni e agevolazioni fiscali, premi o incentivi economici per la commercializzazione di nuovi trattamenti efficaci; -promuovere misure di prevenzione delle infezioni per la cittadinanza; -promuovere l’igiene nelle strutture sanitarie attraverso rigorosi protocolli di controllo delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria; -coinvolgere attivamente i pazienti nelle ricerche cliniche e nelle strategie di trattamento, in particolare per malattie che richiedono trattamenti a lungo termine; -implementare l’uso di test diagnostici rapidi per identificare i microrganismi responsabili di infezione e attuando di una terapia germe-orientata; -implementare sistemi di sorveglianza per monitorare la diffusione della resistenza agli antibiotici; -promuovere un nuovo paradigma di salute che comprenda l’educazione sanitaria, -la gestione personalizzata delle terapie e una maggiore partecipazione dei pazienti e delle loro associazioni nei processi decisionali relativi alla loro salute; -promuovere e finanziare la ricerca internazionale, secondo un approccio One Health. “Il fenomeno dell’antimicrobico resistenza rappresenta una emergenza per la sanità pubblica non solo per l’impatto epidemiologico, economico e sociale che ne deriva, ma in più perché è evidente il rischio determinato dalla rapida perdita di efficacia da parte di un numero sempre più elevato di antibiotici e dal ridotto sviluppo di nuove molecole antibiotiche nel corso dell’ultimo decennio. Per questo è prioritario individuare una strategia condivisa ed unitaria per contrastarla, che veda forte la sinergia e la valorizzazione di tutti gli attori coinvolti, affidando ad ognuno responsabilità e impegni. La nostra Roadmap nasce proprio per contribuire ad identificare le priorità d’azione che vanno dalla sensibilizzazione ed empowerment della cittadinanza, al coinvolgimento attivo dei pazienti nella ricerca clinica e nelle strategie di trattamento, al ruolo dei professionisti sanitari nell’uso appropriato degli antibiotici, per arrivare all’introduzione di politiche e incentivi volti a favorire la ricerca e lo sviluppo di nuovi antibiotici”, dichiara Valeria Fava, responsabile coordinamento politiche della salute di Cittadinanzattiva.

Malformazioni cardiache, neonatologi e pediatri: anche fattori genetici

Malformazioni cardiache, neonatologi e pediatri: anche fattori geneticiRoma, 12 feb. (askanews) – In occasione della Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite, che ricorre il 14 febbraio, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) e la Società Italiana di Cardiologia Pediatrica e delle Cardiopatie Congenite (SICP) sensibilizzano le famiglie sull’importanza delle nuove metodiche emergenti nella diagnosi genetica pre e postnatale dell’eziologia delle CC, non solo per le implicazioni cliniche in epoca prenatale (counseling genetico dei genitori), ma anche per gli outcomes a distanza, consentendo di selezionare i pazienti a rischio e il più corretto programma di follow up per gli stessi.


Per cardiopatie congenite sindromiche si intendono sindromi in cui alla cardiopatia sono associati altri sintomi extracardiaci; per molte di esse è stata dimostrata una specifica causa genetica correlata a variazione dei cromosomi (di numero o di struttura), mutazioni di uno o più geni, o di copy number variants (CNV, cioè alterazioni di regioni genomiche di DNA presenti in un numero variabile di copie nel genoma). “Spesso l’insieme di informazioni ottenute dalla valutazione clinica del paziente possono essere orientative per una specifica condizione sindromica, indirizzando il test genetico di laboratorio più appropriato per la diagnosi”, afferma il Presidente SICP Gabriele Rinelli, “talvolta, invece, l’insieme dei dati non consente di porre una diagnosi a priori di sospetto clinico e si ricorre alla valutazione di anomalie maggiori o minori del paziente che, elaborate attraverso database computerizzati ed in associazione a specifici approfondimenti clinico strumentali, possono formulare a volte un dubbio diagnostico di anomalia genica”. L’importanza clinica di una diagnosi precoce è che la conferma genetica di un quadro sindromico può guidare lo specialista alla ricerca di una particolare cardiopatia congenita, anticiparne la storia naturale, l’outcome prognostico (che può differire tra pazienti sindromici e non a parità di cardiopatia), e protocolli di follow up multidisciplinari personalizzati. Resta, invece, più indaginosa l’identificazione dei contributi genetici alle cardiopatie congenite non sindromiche, cioè di quei quadri clinici in cui la cardiopatia congenita è isolata. Progressi importanti nelle tecnologie di sequenziamento genico hanno consentito la scoperta di una serie di varianti in nuovi geni candidati che contribuiscono, probabilmente, all’eziopatogenesi delle CC non sindromiche. Il sequenziamento massivo parallelo, o Next Generation Sequencing (NGS), in particolare, è una tecnologia recente che permette il sequenziamento in parallelo di milioni di frammenti di DNA o lo studio dell’ESOMA (insieme degli esoni del nostro organismo, regioni contenenti le informazioni per la corretta sintesi delle proteine del nostro organismo), consentendo un’analisi di molteplici geni contemporaneamente, con una resa diagnostica superiore e tempi più rapidi del sequenziamento tradizionale, e permettendo di identificare la mutazione, ad esempio, che causa una determinata malattia.


Inoltre, se i benefici clinici noti della diagnosi precoce genetica delle CC includono il trattamento precoce della cardiopatia e delle condizioni associate, l’opportunità di predire la probabilità che la malattia si ripresenti in altri familiari risulta “eticamente” impegnativa, poiché numerosi sono i contributi che possono influire sulla completa espressione della cardiopatia e della sua gravità. “Nonostante i progressi nella nostra comprensione della genetica sottostante le CC, la predizione degli esiti clinici mediante l’utilizzo dei risultati genetici rimane una sfida, conclude il Presidente SIN Luigi Orfeo, “la sfida per il prossimo futuro sarà rendere disponibili nuove terapie geniche per rallentare la progressione o prevenire l’insorgenza delle CC”.

Giornata Internazionale Epilessia, via a Campagne Lice e Fondazione Lice

Giornata Internazionale Epilessia, via a Campagne Lice e Fondazione LiceRoma, 12 feb. (askanews) – In occasione della Giornata Internazionale dell’Epilessia, la Lega Italiana Contro l’Epilessia – LICE e la Fondazione LICE, hanno presentato oggi le due iniziative della Campagna di awareness 2024: “Epilessia al cinema: racconti di storie reali. Incontri con le scuole” e “Metti in panchina l’Epilessia”, entrambe di ampio respiro, affinché i riflettori rimangano accesi, non solo durante questa importante ricorrenza, ma anche nel lungo termine. Al cinema con i ragazzi per parlare di Epilessia: questo il primo obiettivo della nuova Campagna LICE e Fondazione LICE, in collaborazione con ANEC, Associazione Nazionale Esercenti Cinema. Perché di Epilessia bisogna parlarne, e sempre di più. Perché è necessario diffondere una corretta conoscenza della patologia e scardinare i tabù che gravano sulla percezione di chi ne soffre. Perché è importante sensibilizzare e informare i più giovani attraverso un percorso di educazione in grado di coinvolgere le scuole e i loro studenti, grazie alla diffusione del cortometraggio “Fuori dall’acqua” prodotto lo scorso anno, in collaborazione con Giffoni Film Festival. “Siamo orgogliosi di annunciare la Campagna 2024 – evidenzia Laura Tassi, presidente LICE e neurologo presso il Centro di Chirurgia dell’Epilessia e del Parkinson “Claudio Munari” del Niguarda, Milano – e quest’anno vogliamo ribadire il nostro impegno contro lo stigma sociale nei confronti delle Persone con Epilessia rivolgendoci ancora una volta ai giovani. L’Epilessia è una malattia cronica che impatta inevitabilmente sulla vita quotidiana di chi ne soffre, anche nei rapporti con le persone, i compagni di scuola, gli amici. LICE da sempre sostiene le Persone con Epilessia a non arrendersi alla propria condizione per affrontare la vita con coraggio, ad ogni età. Ringraziamo i nostri partner e ANEC, senza il loro supporto non saremmo potuti arrivare fin qui”. La Campagna “Epilessia al cinema: racconti di storie reali. Incontri con le scuole” è dedicata agli studenti di istituti secondari che parteciperanno alle Matinée al Cinema. L’iniziativa è prevista in dieci città, ognuna sede di un Coordinatore LICE, diffuse su tutto il territorio nazionale e saranno realizzate in collaborazione con ANEC, Associazione Nazionale Esercenti Cinema. Durante le Matinée al Cinema, gli studenti e gli insegnanti potranno assistere alla proiezione di “Fuori dall’acqua”, il cortometraggio tratto dalla storia di un ragazzo con Epilessia, presentato lo scorso anno al Giffoni Film Festival e alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. La mattinata prevede anche la proiezione del docufilm LICE «Dissonanze» che racconta l’esperienza di vita con l’Epilessia di due giovani adulti. Infine, in coda alla proiezione, si terrà un dibattito sul tema della conoscenza della malattia e dello stigma sociale che affrontano le Persone con Epilessia, animato dal Coordinatore Regionale LICE, insieme ai ragazzi e agli insegnanti. La Giornata Internazionale è l’occasione per presentare anche un’altra importante iniziativa della Campagna di awareness 2024 di LICE e Fondazione LICE dal titolo “Metti in panchina l’Epilessia”, con l’obiettivo di promuovere la collocazione di panchine viola, il colore della lotta all’Epilessia, nelle principali città d’Italia (giardini rionali, parchi, viali e all’interno degli ospedali). Si tratta di un progetto a lungo respiro che potrà proseguire nel corso degli anni. Le panchine viola recheranno una targa con il Logo Fondazione LICE e una frase speciale. La LICE realizzerà con la Fondazione Big Bench Community Project una panchina viola progettata ad hoc dal designer statunitense Christopher Edward Bangle, oggi presente in conferenza stampa. Anche quest’anno, poi, si rinnova la tradizionale illuminazione dei monumenti italiani: nella serata del 12 febbraio, infatti, i monumenti delle principali città italiane, a partire dal Colosseo, si coloreranno di viola. Numerose, inoltre, le manifestazioni previste nelle varie Regioni italiane.