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Prevenzione vaccinale dei tumori: le raccomandazioni dell’Ue

Prevenzione vaccinale dei tumori: le raccomandazioni dell’UeRoma, 31 gen. (askanews) – La Commissione europea sostiene gli Stati membri nei loro sforzi volti a prevenire il cancro attraverso la vaccinazione. In particolare, si concentra sulla promozione dell’adozione di due vaccinazioni chiave in grado di prevenire le infezioni virali che possono provocare il cancro: contro i papillomavirus umani (HPV) e il virus dell’epatite B (HBV), nonché migliorando il monitoraggio dei tassi di copertura.

La raccomandazione adottata oggi fa parte del piano europeo di lotta contro il cancro, un pilastro fondamentale dell’ Unione europea della salute. Si stima che circa il 40% dei casi di cancro nell’Ue sia prevenibile. Tuttavia, secondo una nuova relazione pubblicata oggi, – informa la commissione – solo il 5% circa della spesa sanitaria totale è stato destinato alla prevenzione negli Stati membri dell’Ue nel 2021. Per eliminare il carcinoma della cervice uterina e altri tumori causati dall’HPV, come alcuni tumori della testa e del collo e altri tumori anogenici, il piano europeo di lotta contro il cancro ha fissato per gli Stati membri l’obiettivo di raggiungere tassi di vaccinazione contro l’HPV del 90% per le ragazze e di aumentare significativamente la vaccinazione dei ragazzi entro il 2030. Il piano contro il cancro mira inoltre a garantire l’accesso e una maggiore diffusione della vaccinazione contro l’HBV, in particolare per prevenire il cancro al fegato. Tali vaccini sono essenziali per proteggere la salute pubblica e sostenere sistemi sanitari resilienti.

Tuttavia, – nota la Commissione – la strada da percorrere per raggiungere tali obiettivi è ancora lunga. Molti Stati membri sono ben al di sotto del 50% della copertura vaccinale contro l’HPV per le ragazze, con scarsi dati disponibili per ragazzi e giovani adulti e vi è una significativa mancanza di dati sui tassi di vaccinazione contro l’HBV. La raccomandazione odierna comprende una serie di misure che gli Stati membri potrebbero adottare per migliorare la diffusione di questi vaccini salvavita: fornire la vaccinazione gratuita e/o interamente rimborsata; garantire che la vaccinazione sia facilmente accessibile, in particolare per i gruppi destinatari e le popolazioni vulnerabili o ad alto rischio; integrare l’immunizzazione antitumorale a prevenzione vaccinale nei rispettivi piani nazionali contro il cancro; intensificare gli sforzi di comunicazione, in particolare mettendo in evidenza i benefici della vaccinazione per i genitori, i giovani e i gruppi destinatari e contrastando la cattiva informazione e la disinformazione; migliorare il monitoraggio e la comunicazione della copertura vaccinale, al fine di individuare le lacune da colmare; fissare un obiettivo concreto per la vaccinazione contro l’HPV per i ragazzi.

In particolare per l’HBV, intensificare gli sforzi nazionali per raggiungere gliobiettivi fissati per il 2030 dall’OMS: copertura vaccinale del 95% (3a dose) della vaccinazione infantile contro l’HBV; il 95 % delle donne incinte sottoposte a screening per l’epatite B; il 95 % dei neonati che hanno ricevuto tempestivamente (entro 24 ore dalla nascita) la vaccinazione contro la dose di nascita con l’HBV, anche rafforzando i sistemi per il monitoraggio dei progressi verso il conseguimento di tali obiettivi e avvalendosi, se necessario, del sostegno disponibile dell’ECDC. E ancora: l’istituzione di solidi registri elettronici delle vaccinazioni e lo scambio delle migliori pratiche con altri Stati membri per migliorare gli sforzi nazionali. La Commissione fornirà inoltre sostegno agli Stati membri nell’attuazione della raccomandazione. In particolare, fornirà un modello per le campagne di comunicazione, adattabile alle esigenze nazionali e tenendo conto delle specificità nazionali, per contribuire a sensibilizzare in merito all’importanza di tali vaccinazioni. La Commissione contribuirà inoltre ai lavori volti a migliorare il monitoraggio in tutta l’Ue, mentre il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) svilupperà un nuovo quadro operativo dei tassi nazionali di vaccinazione per l’HPV e l’HBV entro la fine del 2024, al fine di fornire una migliore panoramica della situazione.

Parallelamente, il programma EU4Health continua a fornire un sostegno finanziario significativo agli Stati membri nei loro sforzi per promuovere la vaccinazione e combattere il cancro. Nel 2024 sarà avviata un’azione comune per aiutare gli Stati membri ad aumentare la vaccinazione contro l’HPV e ad affrontare malattie trasmissibili come l’epatite e l’HIV/AIDS, finanziata con 20 milioni di euro dal bilancio dell’Ue.

Malattie rare, domani al via campagna sensibilizzazione #UNIAMOleforze

Malattie rare, domani al via campagna sensibilizzazione #UNIAMOleforzeRoma, 31 gen. (askanews) – Il 29 febbraio 2024, il giorno più raro del calendario, si celebra in tutto il mondo la Giornata dedicata alle Malattie Rare (Rare Disease Day). UNIAMO, la Federazione Italiana delle Malattie Rare, che da 25 anni opera per la tutela e la difesa dei diritti delle persone con malattia rara e delle loro famiglie, svilupperà come di consueto dal 2008 iniziative specifiche. In continuità con le precedenti edizioni, UNIAMO approfondirà il tema del “viaggio”, un percorso metaforico a rappresentare le difficoltà e le sfide che incontrano le persone con malattia rara. Focus di questa edizione sarà la presa in carico olistica, un approccio integrato di cura che considera tutte le esigenze sanitarie e sociali.

Insieme ad una campagna out-of-home, con la brandizzazione di autobus, tram e pensiline in quattro città italiane (Roma, Milano, Bologna e Venezia), verranno organizzati eventi di sensibilizzazione con la presenza delle più alte cariche politiche e istituzionali. La campagna social coinvolgerà influencer, persone con malattia rara, associazioni e cittadini, con una grafica coordinata e momenti focali sul racconto delle “storie” dei pazienti. Per l’edizione 2024 del Rare Disease Day, la diciassettesima, UNIAMO ha deciso di raggiungere con la sua campagna di sensibilizzazione un pubblico più giovane, stringendo una partnership con il FantaSanremo, il fantasy game basato sul Festival della canzone italiana che l’anno scorso ha coinvolto oltre un milione e mezzo di partecipanti. Sul sito fantasaremo.com si potrà comporre la propria squadra fatta da 5 artisti, acquistati con 100 baudi – la valuta del gioco -, e iscriverla alla Lega UNIAMO.

Gli hashtag ufficiali saranno #rarediseaseday, #uniamoleforze e #rarimaisoli. L’hashtag #uniamoleforze vuol spronare tutti gli attori a coalizzare gli sforzi per ottimizzare il sistema e raggiungere una reale presa in carico, che assicuri diagnosi precoce, terapie appropriate, disponibili e a domicilio, percorsi strutturati, integrazione socio-sanitaria, collegamenti tra centri di specializzazione e territorio, ricerca e sperimentazioni che offrano speranza per il futuro. Il video e il podcast, realizzati quest’anno con il contributo del noto musicista e direttore d’orchestra Beppe Vessicchio, saranno trasmessi su canali tv e radio nazionali.

Le iniziative di UNIAMO partono oggi 31 gennaio con il lancio online della campagna #UNIAMOleforze, insieme al video spot. A dare il via al mese delle malattie rare domani la conferenza stampa al Ministero della Salute con il Sottosegretario Marcello Gemmato. Il 6 febbraio a Roma si entra nel vivo delle iniziative di sensibilizzazione con l’inaugurazione dei bus elettrici che circoleranno per tutto il mese con i colori ufficiali della giornata. Il 9 febbraio prevista a Milano una conferenza stampa alla quale seguirà il 10 Febbraio, sempre a Milano, la marcia per le malattie rare che partirà da Piazza Castello (con taglio del nastro della pensilina brandizzata) per concludersi in via Palestro. Il 12 febbraio sarà la volta della conferenza stampa a Bologna. Il 21 Febbraio a Roma l’evento coorganizzato con l’Istituto Superiore di Sanità sulla medicina narrativa e, nel pomeriggio, un convegno sulle attività dell’Istituto con focus malattie rare. Il 29 febbraio, sempre a Roma, l’evento della Federazione dedicato ai parlamentari, per fare il punto sull’anno trascorso. A chiudere il mese dedicato alle iniziative due appuntamenti a Venezia, il 1° marzo una conferenza stampa per l’inaugurazione degli schermi digitali brandizzati all’aeroporto e il 2 marzo un convegno con temi incentrati sull’etica e le sfide poste dalle malattie rare. La Giornata ha ricevuto quest’anno il patrocinio di Agenas, CNR, Federazione Nazionale Ordini Tsrm E Pstrp, Fiaso, Fofi e Forum Terzo Settore.

Si ringraziano Rai Pubblica Utilità (per la campagna di sensibilizzazione) e Sky per il Sociale (per la diffusione dello spot TV).

Sanofi Consumer Healthcare Italia ottiene la Certificazione B Corp

Sanofi Consumer Healthcare Italia ottiene la Certificazione B CorpMilano, 30 gen. (askanews) – Sanofi Consumer Healthcare Italia ha ottenuto la Certificazione B Corp: da oggi, la quasi totalità dei brand Sanofi Chc (tra cui Enterogermina, Bisolvon, Buscofen, Mag e Dulcolax) potrà vantare il logo B Corp, gli altri brand potranno esporre il logo B Corp entro il 2025. L’annuncio arriva dalla stessa caasa farmaceutica che evidenzia: “Conseguita lo scorso anno dalla filiale Nord America, la Certificazione è un’ulteriore conferma dell’impegno dei singoli Paesi verso la strategia di sostenibilità definita a livello globale e che si fonda sui due pilastri: il benessere delle persone e la salute del pianeta”.

La certificazione B Corp, prosegue Sanofi, “giunge alla fine di un rigoroso processo di valutazione che testimonia gli elevati standard raggiunti in termini di impatto sociale e ambientale. Le aziende certificate da B Lab, ente indipendente no-profit, si caratterizzano per essere leader nel movimento globale per un’economia equa e sostenibile.B Lab ha valutato le prestazioni di Sanofi Consumer Healthcare Italia riconoscendone i rigorosi criteri sociali e ambientali, di responsabilità e trasparenza, così come l’impatto dell’azienda sui propri dipendenti, comunità e clienti”. “Siamo orgogliosi di aver ottenuto la certificazione B Corp per le nostre attività di Consumer Healthcare in Italia, Germania, e America Latina – commenta Julie Van Ongevalle, executive vice president Consumer Healthcare di Sanofi -. Entrare a fare parte dell’ecosistema B Corp al fianco di altre aziende e poter creare un impatto, attraverso pratiche aziendali positive, rappresenta un passo importante nel percorso che abbiamo intrapreso, che vede nella salute quotidiana del singolo un elemento fondamentale per la salute e il benessere dell’intera società e del pianeta”.

“Operando nell’area della salute e del benessere quotidiano, la persona è al centro della nostra missione. Una missione che è per noi un impegno preso nei confronti dei 30 milioni di italiani che ogni anno scelgono le nostre soluzioni di salute e benessere – sottolinea Matteo Scarpis, general manager di Sanofi Consumer Healthcare Italia -. Con la trasformazione in Società Benefit avvenuta lo scorso anno e con l’ottenimento della Certificazione B Corp ora, Sanofi Consumer Healthcare Italia rinnova con forza la sfida della sostenibilità. Lo facciamo focalizzandoci sulla ricerca e l’innovazione per esercitare il nostro ruolo sociale di grande azienda che mette in campo azioni concrete per educare, ispirare e rendere più consapevoli le persone delle proprie scelte di salute, rispondendo a un concetto di benessere diffuso, che abbraccia anche valori di impatto sociale e ambientale”.

Centrale Latte Roma e Bambino Gesù, 25 anni di collaborazione

Centrale Latte Roma e Bambino Gesù, 25 anni di collaborazioneRoma, 30 gen. (askanews) – Contribuire alla salute dei bambini e sostenere la missione dell’Ospedale attraverso le donazioni di attrezzature vitali e campagne solidali. È questo l’obiettivo della storica collaborazione, che ha festeggiato ieri il 25° anniversario, tra la Centrale del Latte di Roma e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Tanti i progetti che dimostrano l’impegno concreto della Società lattiero casearia e dell’Ospedale Pediatrico romano nel garantire l’accesso a questo elemento vitale per la crescita e lo sviluppo dei neonati, specialmente in situazioni di nascite premature o difficili. La Banca del Latte è una delle iniziative che meglio racconta questo sodalizio attraverso la distribuzione di oltre 1000 litri di latte materno ogni anno per i piccoli che non possono essere allattati. Un successo che dimostra la forte vocazione solidale della Centrale del Latte di Roma e dell’Ospedale Bambino Gesù che grazie alla rete costituita da 100 mamme donatrici riescono ad aiutare oltre 200 neonati con particolari esigenze terapeutiche. Nel 2019, la Centrale del Latte di Roma ha inoltre ampliato il suo sostegno attraverso la donazione di un’automobile per il ritiro a domicilio del latte materno che rende ancora più preziosa una realtà come la Banca del Latte Materno. La collaborazione tra Centrale del Latte di Roma e la Fondazione Bambino Gesù, è riuscita a potenziare le strutture ospedaliere e le risorse, offrendo un sostegno concreto ai piccoli pazienti e alle realtà coinvolte. Un percorso volto alla promozione delle corrette abitudini alimentari e di una visione olistica del benessere dei neonati, concentrata sui benefici del latte materno, quali la formazione del microbiota e lo sviluppo cerebrale. Le due realtà hanno celebrato i grandi risultati che hanno consentito il miglioramento delle qualità delle cure pediatriche e che riflettono l’impegno verso la comunità. In questa occasione la Centrale del Latte di Roma ha lanciato un’edizione speciale del packaging dei propri prodotti.

La Centrale del Latte di Roma ha partecipato attivamente a diverse campagne solidali, promosse dal Bambino Gesù per la raccolta fondi, tra cui “Un Euro per un Bambino”, “Mettiamo su Casa”, “Futuriamo”. Durante queste iniziative, l’azienda ha donato attrezzature di primo ordine come una poltrona ortodontica, un’ambulanza, un sistema di trattamento iper/ipotermia e un microscopio avanzato per il laboratorio di Microbiologia. «Siamo estremamente orgogliosi di festeggiare il 25° anniversario della nostra collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Nel corso degli anni, questa partnership ha superato i confini di una collaborazione, trasformandosi in un autentico legame umano. L’impatto tangibile che abbiamo avuto sulla vita dei bambini e sulle attività dell’ospedale ci riempie di gratitudine, confermando il valore fondamentale nel sostenere la salute dei più giovani», ha dichiarato il Presidente della Centrale del Latte di Roma, Fabio Massimo Pallottini durante l’evento di ieri pomeriggio.

«Sono lieto che continui la collaborazione della Centrale del Latte, con l’Ospedale Pediatrico – ha affermato Tiziano Onesti, Presidente del Bambino Gesù – Per l’alimentazione dei neonati pretermine, specie per quelli di peso molto basso alla nascita, quanto il latte della propria madre non è disponibile, entra in azione la Banca del Latte umano donato. Un progetto di solidarietà, di civiltà e di tutela della salute che viene portato avanti dal personale dell’Ospedale e da numerosi volontari».

Esperti: dolore addominale per 30% bimbi età scolare. Non va sottovalutato

Esperti: dolore addominale per 30% bimbi età scolare. Non va sottovalutatoRoma, 29 gen. (askanews) – Il dolore addominale funzionale colpisce 3 bambini su 10 in età scolare, ed è la prima causa di assenze scolastiche in tutto il mondo. È una condizione benigna che nell’80% dei casi si risolve entro due anni dal consulto medico, ma non va trascurata perché incide negativamente sul benessere e sulla qualità di vita del bambino, con conseguenze sfavorevoli anche per la sua famiglia. Il dolore addominale funzionale interessa bambini e ragazzi da 4 a 18 anni, ed è caratterizzato da un dolore localizzato prevalentemente intorno all’ombelico, che si manifesta per almeno quattro giorni al mese e per almeno due mesi consecutivi. Il dolore addominale può associarsi a mal di testa, stordimento, stanchezza, dolore agli arti e nausea. Si tratta del disturbo più comune descritto ai pediatri. Pur non avendo una causa organica, comporta frequentemente l’esecuzione di indagini non necessarie, visite mediche ripetute, giorni di scuola e di lavoro persi, depressione e ansia. Per aumentare la consapevolezza su questo disturbo la Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica (ESPGHAN), in collaborazione con le Società Pediatriche Generali e le Società Nazionali di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica (PGHAN) promuovono una campagna sanitaria in tutta Europa.   In Italia la campagna viene realizzata in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria (SIP) e con la Società Italiana di Gastroenterologia Epatologia e Nutrizione Pediatrica (SIGENP). Volantini, poster, brochure e un fumetto, nelle varie lingue europee, saranno distribuiti ai pediatri, ma saranno anche messi a disposizione dei genitori sui canali social e sul sito della Società Italiana di Pediatria, al fine di favorire la comprensione di questa problematica. La campagna di comunicazione viene presentata in Italia oggi al Ministero della Salute. 

“Lo scopo di questa campagna -spiega Sanja Kolacek, portavoce ESPGHAN— non è soltanto educativo, bensì di sensibilizzazione del grande pubblico. Il dolore addominale funzionale è una condizione benigna, ma tediosa, che ostacola la vita quotidiana del bimbo colpito e di tutta la sua famiglia. Se affrontata nel modo corretto, oltre l’80% dei bambini non proverà più dolore e starà bene”. Interpellato in merito all’importanza della  campagna il professor Marc A. Benninga, gastroenterologo pediatrico ed esperto ESPGHAN, ha spiegato: “Il dolore addominale funzionale è molto diffuso in tutto il mondo. A volte è intermittente, ma spesso compromette la qualità della vita. Questi bambini manifestano più ansia, più depressione e hanno una qualità di vita inferiore”. Il dolore addominale funzionale è diagnosticato sulla base dei criteri di Roma (una serie di linee guida utilizzate dai medici per diagnosticare e trattare i disturbi gastrointestinali funzionali), che stabiliscono che la diagnosi debba prevedere quanto segue: – Dolore di tipo episodico o continuo che dura almeno quattro giorni al mese per almeno due mesi.  – Dolore che si presenta non soltanto in concomitanza con l’alimentazione o il ciclo mestruale. – Non soddisfa i criteri relativi ad altri disturbi gastrointestinali funzionali e non corrisponde a un’altra condizione medica.  I bambini potrebbero inoltre lamentare mal di testa, stordimento, stanchezza, dolore agli arti e nausea concomitante. In merito alla gestione e alla diagnosi del dolore addominale funzionale, si sottolinea l’importanza di evitare la sovradiagnosi e il rischio che il bambino sia sottoposto a procedure diagnostiche invasive e non necessarie. Nonostante non vi sia una causa organica, l’individuazione tempestiva della condizione, il sostegno e le rassicurazioni al bambino colpito e alla sua famiglia, nonché l’eventuale integrazione di altri trattamenti, aiuteranno la maggior parte dei bambini a stare meglio. “Anche se si tratta di una condizione benigna, sottovalutare i sintomi può peggiorare la situazione”, afferma la Presidente della Società Italiana di Pediatria Annamaria Staiano.  “È importante incoraggiare i bambini e i ragazzi a continuare a svolgere le normali attività come andare a scuola, fare attività fisica, uscire con gli amici: ciò può distrarli e alleviare i sintomi. È importante inoltre aiutarli a mantenere un buon ritmo del sonno e una corretta alimentazione e rassicurarli sul fatto che il dolore non ha una causa grave, ed è temporaneo. Il dolore addominale funzionale può essere causato dallo stress e, a sua volta, provocarlo: il consiglio, quindi, è parlare con i bambini e i ragazzi di ciò che crea loro preoccupazioni e ansie”.  

Villadei: un saluto dallo spazio ai piccoli pazienti del Bambino Gesù

Villadei: un saluto dallo spazio ai piccoli pazienti del Bambino GesùRoma, 29 gen. (askanews) – Stamane, grazie alla collaborazione con l’Aeronautica Militare, il Col. Walter Villadei, astronauta, impegnato da qualche giorno nella missione Ax-3 Voluntas sulla Stazione Spaziale Internazionale, ha offerto ai piccoli pazienti del Bambino Gesù un regalo davvero speciale: un collegamento audio e video dalla stazione orbitante intorno alla Terra. Il Colonnello Villadei ha risposto alle domande e alle curiosità di un gruppo di bambini radunato nella ludoteca della sede del Gianicolo, alla presenza del Presidente del Bambino Gesù, Tiziano Onesti, e del Generale di Brigata Aerea Urbano Floreani, Capo del 5° Reparto “Comunicazione” dello Stato Maggiore dell’Aeronautica. Il collegamento rientra tra le attività che l’astronauta svolge nella missione Ax-3 Voluntas, guidata dal Ministero della Difesa tramite l’Aeronautica Militare e che coinvolge anche Agenzia Spaziale Italiana, università, centri di ricerca e imprese.

Tante le curiosità dei piccoli con lo sguardo incollato verso l’astronauta che “galleggiava” nella stazione orbitante con alle spalle il tricolore italiano. A Cecilia che ha chiesto com’è la Terra dallo spazio, Villadei ha spiegato che “è straordinariamente bella. Sono stupende le sfumature azzurre degli oceani e le nevi sulle vette dell’Himalaya. E’ bello quando si passa sull’Italia, di notte con le luci o anche di giorno, e la si attraversa in un momento”. L’astronauta ha spiegato ai bambini il lavoro a bordo della Stazione Spaziale Internazionale dedicata alla ricerca. Il suo compito comprende esperimenti per studiare e mitigare gli effetti fisiologici del volo spaziale sugli esseri umani, capire i cambiamenti biologici legati alla salute e alle malattie sulla Terra e condurre attività per valorizzare le competenze italiane in campo operativo, tecnologico e commerciale applicate allo spazio. Uno degli argomenti che più ha appassionato i piccoli pazienti è stato cosa si mangia nello spazio e se si può cucinare la pasta. Villadei ha mostrato le speciali buste alimentari usate dagli astronauti e i contenitori con le cannucce per bere i liquidi. “La pasta non si può cucinare come sulla Terra perché non si può far bollire l’acqua” ma “è stato sperimentato un modo nuovo di cucinarla facendola riscaldare per 30 minuti”. Un risultato, a detta dell’astronauta e dei suoi compagni di volo “molto, molto buono”. A Sofia che gli ha chiesto se lo spazio è grande o piccolo, il colonnello ha spiegato che “lo spazio è molto grande e abbiamo appena iniziato ad esplorarlo”. Quindi l’invito per tutti i bambini a studiare e a impegnarsi perché “qualcuno di voi potrà arrivare sicuramente sulla Luna o su Marte”. Al termine del collegamento il Presidente Onesti ha consegnato al Generale Floreani alcuni disegni sul tema dello spazio realizzati dai bambini della ludoteca. «Siamo contenti di aver dato a bambini e bambine presenti la possibilità di entrare nella Stazione Spaziale Internazionale – ha commentato il Gen. Floreani -. Speriamo che lo Spazio sia sembrato loro un po’ più vicino e ci auguriamo che questo collegamento possa dare un piccolo aiuto nel percorso di cura, perché abbiano aspirazioni e sogni che vadano, possiamo proprio dirlo, al di là dei confini della Terra». «Collegarsi con lo spazio – ha affermato il Presidente Onesti – è stata una grande emozione per tutti quanti, bambini e adulti. È bello poter offrire ai nostri pazienti ricoverati delle occasioni così importanti, esperienze indimenticabili che segneranno in modo positivo il loro ricordo della permanenza in Ospedale. La cura dei bambini e dei ragazzi passa anche attraverso momenti come questi. Saremo felici di poter accogliere il colonnello Villadei in Ospedale, quando ritornerà dalla sua missione».

Università Cattolica e Gemelli in Tanzania per sostegno alla maternità

Università Cattolica e Gemelli in Tanzania per sostegno alla maternitàRoma, 29 gen. (askanews) – È partita il 27 gennaio la delegazione dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS per accompagnare la quarta tappa del Progetto di sostegno, collaborazione e sviluppo delle attività e delle strutture sociosanitarie del Paese dell’Africa orientale, nell’ambito delle iniziative di solidarietà e di volontariato internazionale di Fondazione e Ateneo.

Questa nuova missione – spiega una nota – nasce, in particolare, con l’obiettivo di rafforzare e sostenere le attività del St. Gemma Hospital di Dodoma attraverso tutte le fasi del progetto, grazie a un’attività di consulenza e formazione, accompagnando l’intera realizzazione di nuove strutture: un nuovo edificio per il reparto Maternità con l’organizzazione della Sala Operatoria e della Sala Parto, grazie all’expertise del personale medico e sanitario dell’Area di Ginecologia e Ostetricia della Fondazione Gemelli, diretta da Antonio Lanzone, Ordinario di Ginecologia e Ostetricia alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica. La delegazione, composta da ginecologhe e personale della Direzione Tecnica, ICT e innovazione tecnologie sanitarie della Fondazione Gemelli diretta dall’Ing. Giovanni Arcuri, è guidata da Mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, che ha seguito fin dall’inizio, ossia dai primi anni Duemila, i progetti di realizzazione e sviluppo del St. Gemma Hospital attraverso la realizzazione dei tre precedenti progetti in Tanzania che hanno ottenuto il sostegno della CEI: “Grazie al legame con alcuni amici del Trentino e alla conoscenza diretta della Congregazione locale delle Suore di Santa Gemma presenti nella Diocesi di Dodoma, dopo la costruzione dell’Ospedale, inaugurato nel 2004, e la formazione di 30 suore infermiere e 3 suore medico con un progetto avviato nel 2009, è stata realizzata la struttura per il nuovo servizio dedicato alla gastroscopia, servizio allora non disponibile nel raggio di 500 Km da Dodoma (2016) e curato per i primi tre anni grazie alla collaborazione di 20 medici gastroenterologi volontari italiani che si sono alternati in loco per tutto il periodo. Ora il progetto cresce ancora e raddoppia gli spazi ospedalieri, dedicando tutta la nuova struttura alla ostetricia e ginecologia”.

“Da molti anni, la CEI sostiene le attività del St. Gemma Hospital con i fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa Cattolica. Si tratta di un supporto a favore delle donne e dei bambini, in una fase particolare per la salute materno- infantile, che pone un’attenzione costante all’accompagnamento delle persone accolte. Garantire assistenza e cura, con competenza e sollecitudine, è un modo concreto per farsi prossimi e per promuovere la dignità dell’essere umano”, sottolinea S. E. Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI. Il nuovo progetto, redatto dalla Direzione Tecnica della Fondazione Gemelli nel corso del 2022, risponderà ai più moderni criteri progettuali e normativi italiani e sarà in grado di soddisfare due bisogni essenziali: la necessità di ampliare il servizio di maternità a causa dell’aumento esponenziale delle partorienti che si rivolgono all’ospedale di Dodoma e, quindi, la necessità di allestire un servizio per i molti neonati prematuri per evitare il trasferimento critico all’unico ospedale che lo ha, distante 35 chilometri.

Melanoma, al Pascale somministrata prima dose italiana vaccino

Melanoma, al Pascale somministrata prima dose italiana vaccinoNapoli, 26 gen. (askanews) – Si chiama Alfredo, ed è il primo paziente italiano a cui stamattina all’Istituto dei tumori Pascale di Napoli è stato somministrato il vaccino anticancro a mRNA per la cura del melanoma. Per l’Irccs partenopeo, dove Alfredo è seguito dallo scorso settembre dall’oncologo Paolo Ascierto, un ruolo di primo piano nella ricerca sui vaccini antitumorali. Anche se, come precisa Ascierto “ci vorrà qualche anno prima di avere i risultati di quest’ultima fase dello studio clinico, la fase III”. Cauto ottimismo, quello dell’oncologo primo al mondo per la cura del melanoma, visto anche che l’Italia è stata esclusa dalla sperimentazione di fase I e II, ma anche grande entusiasmo. “La nostra speranza è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili. Ed è per questo che oggi è un grande giorno. Il vaccino, prodotto da Moderna – ha proseguito Ascierto – si basa sulla stessa tecnologia adottata per quelli contro il Covid, cioè utilizzando mRNA sintetici progettati per ‘istruire’ il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamati ‘neoantigeni’, che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate. Il suo scopo non è quello di prevenire la malattia ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore. Certo, essendo una sperimentazione a ‘doppio cieco’ potremmo trovarci di fronte ad una dose di placebo. Secondo protocollo, infatti, né il paziente né l’oncologo sanno cosa gli è stato iniettato. Lo sapremo alla fine della sperimentazione”. Ad oggi ci sono ben 70 farmaci immunoterapici allo studio, sia in fase preclinica (su sperimentazioni non umane) che in fase clinica, e solo in Italia si contano circa 200 studi clinici in corso, di cui 51 con arruolamento attivo, che rappresentano a tutti gli effetti una nuova opportunità terapeutica per i pazienti. Il Pascale ha screenato altri 18 pazienti, candidati al vaccino. Nel frattempo, si stima che nel mondo ci siano oltre 40 vaccini anti-cancro a mRNA allo studio, mentre continuano ad aumentare le nuove indicazioni per farmaci immunoterapici già in uso.

Dengue e chikungunya anche in Italia allarme malattie tropicali neglette

Dengue e chikungunya anche in Italia allarme malattie tropicali negletteRoma, 26 gen. (askanews) – Nel 2023, in Italia sono stati 82 i casi di dengue – la “febbre spaccaossa” – autoctoni, avvenuti direttamente nel nostro Paese, e 280 quelli importati da viaggiatori tornati da luoghi in cui la malattia è endemica; 7 i casi di chikungunya; 600 i casi diagnosticati di malattia di Chagas dal 1998, e centinaia i positivi alla strongiloidosi, una forma di parassitosi, diffusa soprattutto tra gli over 65. Questi sono i dati che riguardano solo alcune delle 12 patologie, che hanno trasmissione sul territorio italiano, delle 21 che compongono il mosaico delle malattie infettive tropicali neglette (NTDs). Un gruppo eterogeneo di patologie, molte delle quali a carattere infettivo, causate da virus, batteri, funghi e tossine che comprendono anche, tra le altre, scabbia, echinococcosi e leishmaniosi, accomunate dall’essere più diffuse in zone povere, specialmente tropicali, con scarse risorse e dimenticate dall’agenza politica, dalla ricerca scientifica e invisibili all’opinione pubblica. “A livello globale sono quasi 1,7 miliardi le persone che richiedono interventi sanitari per queste malattie, con più di mezzo milione di morti l’anno. Circa 4000-5000 le persone colpite nel nostro Paese dove, in particolare la dengue, secondo i dati della sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità, ha fatto registrare nel 2023 il record europeo per casi autoctoni – spiega Federico Gobbi, direttore del dipartimento di malattie infettive e tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) e professore associato di malattie infettive all’università di Brescia -. Sembrano cifre irrisorie, ma in realtà il fenomeno è sottostimato e in continua crescita, non solo a livello globale e nel resto di Europa, ma anche da noi – sottolinea -. L’Italia è un osservato speciale, complice il cambiamento climatico che ha determinato la diffusione della zanzara tigre su tutto il territorio nazionale. A destare preoccupazione – prosegue – è il rischio endemico di dengue e anche di chikungunya in aumento con l’arrivo della primavera”. S “È importante focalizzare l’attenzione su queste 2 patologie, in quanto in Italia è presente la zanzara vettore, che può acquisire questi virus da viaggiatori infetti e trasmettere queste malattie che causano febbre, mal di testa, manifestazioni cutanee, e soprattutto fortissimi dolori osteoarticolari”, puntualizza Gobbi. A confermare ciò una analisi della letteratura condotta da ricercatori svizzeri e pubblicata di recente su New Microbes and New Infections che ha evidenziato come Aedes albopictus(più comunemente conosciuta come zanzara tigre), uno dei principali vettori della febbre dengue e chikungunya, sia presente in Europa che ormai insediata nelle regioni meridionali del continente. “In Italia queste zanzare sono giunte per la prima volta nel 1990 dagli Stati Uniti, arrivando a Genova e Padova e diffondendosi poi in tutto il Paese. Laddove è presente un vettore, vi è il rischio di trasmissione di tutte le patologie connesse al vettore stesso: è sufficiente che arrivi un viaggiatore con la malattia per innescare epidemie autoctone di quella patologia “di importazione”. Nel 2020 in Veneto, in provincia di Vicenza, si è verificata la prima epidemia autoctona di dengue in Italia con 11 casi e nel 2023 si sono registrati tre differenti cluster indipendenti tra loro: uno in Lombardia nella provincia di Lodi e due nel Lazio, a Roma e nel Circeo, arrivando a 82 casi autoctoni nel 2023 – riporta Gobbi -. Poiché nel 50-90% degli individui la dengue appare in forma asintomatica o molto lieve, molti casi passano inosservati e si può quindi ipotizzare che l’incidenza sia molto più alta di quanto non emerga dalle statistiche di sorveglianza”. “Dobbiamo prepararci a epidemie autoctone di dengue e chikungunya sempre più importanti. Nei prossimi anni, diventerà sempre più frequente una globalizzazione delle malattie infettive: viaggiano merci, viaggiano persone e viaggiano vettori. In un mondo sempre più interconnesso, interconnesse saranno anche le patologie”, sottolinea Gobbi. Ad accentuare il fenomeno e i contagi, il cambiamento climatico che, provocando un innalzamento delle temperature crea le condizioni ideali per la proliferazione delle zanzare tigre. “L’Aedes albopictus prospera a temperature comprese tra i 15°C e i 35°C, ma – aggiunge Gobbi – può tollerare anche inverni generalmente caldi come quello che stiamo vivendo, che non sono quindi in grado di decimare le larve e ciò comporterà un aumento delle zanzare con l’arrivo della primavera”.

È quindi importante attuare una sorveglianza attiva dei casi di importazione, per evitare che da pochi episodi limitati si generino epidemie estese. “È urgente mettere in atto maggiori misure contro questo problema di salute pubblica – sottolinea -. La mancata attenzione nei confronti delle patologie infettive “dimenticate”, aumenta il rischio che anche i paesi non endemici ne siano interessati, come sta accadendo appunto in Italia”. Nel 2021 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato una road map per le malattie tropicali dimenticate per il decennio 2021-2030 nella quale vengono definiti gli obiettivi globali per prevenire, controllare, eliminare ed eradicare queste patologie. “Ad oggi siamo ancora lontani dal raggiungere pienamente questi risultati e secondo il report 2023 sul progresso della road map, solo 47 Paesi hanno eliminato almeno una NTDs. C’è quindi ancora molto lavoro da fare per diminuire le infezioni e la circolazione delle malattie e per ridurre il pericolo a livello globale”, conclude Gobbi.

Salute mentale, il 50% dei disturbi compare prima dei 18 anni

Salute mentale, il 50% dei disturbi compare prima dei 18 anniRoma, 26 gen. (askanews) – “Stiamo vivendo un’epoca complessa che ha generato una sofferenza psichica diffusa, in particolare tra gli adolescenti e i giovani. Basti pensare che quasi il 50% di tutti i disturbi mentali compare entro i 18 anni, mentre il 62% si manifesta entro i 24anni. Abbiamo una finestra che ci consente interventi precoci per un recupero più rapido ed efficace dei ragazzi, ‘salvandone’ il futuro. Dobbiamo essere messi nelle condizioni di poterla usare con la ‘salutogenesi’, la promozione della salute, aumentando i fattori di resilienza. La salute mentale inizia prima del concepimento, per questo vogliamo e possiamo guardare oltre, promuovere la prevenzione primaria e secondaria. Vogliamo parlare di screening in un Paese che li sottovaluta o non riesce ad applicarli solo perché richiedono discussioni e decisioni”. Queste le parole di Claudio Mencacci e Matteo Balestrieri, Presidenti della Sinpf (Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia), a conclusione dei lavori del XXV Congresso nazionale dedicato a “Le neuroscienze del domani: la neuropsicofarmacologia verso la precisione e la personalizzazione delle cure”. L’evento ha coinvolto quasi 1200 esperti in 30 diverse sessioni, con la presentazione di 22 tra studi e poster in tre giorni, toccando tutti gli argomenti possibili nel campo della farmacologia in ambito neurologico e psichiatrico. “Tutta la psichiatria italiana, presente in questi tre giorni, di concerto con le Istituzioni, deve prendere consapevolezza del crescente disagio giovanile e agire insieme per dare risposte concrete e adeguate – sottolinea Mencacci, anche direttore emerito del dipartimento di Neuroscienze al Fatebenefratelli di Milano -. Questa alleanza ha assoluta necessità di un’agenzia nazionale che si faccia carico del coordinamento di azioni e risorse per la promozione della salute mentale della popolazione”. È importante anche intervenire affinché cada il tabù sugli psicofarmaci, molto spesso visti con sospetto, ma fondamentali come lo sono le terapie oncologiche e cardiovascolari. Così come deve essere alta l’attenzione sul loro corretto utilizzo. “Il consumo di psicofarmaci, prevalentemente antidepressivi e benzodiazepine, è in costante crescita da molti anni, circa il 2% l’anno – dichiara Matteo Balestrieri, Co-Presidente Sinpf e direttore della Clinica Psichiatrica dell’Azienda Sanitaria Universitaria di Udine -. Le benzodiazepine in particolare sono farmaci di fascia C, i più prescritti in assoluto, per quanto l’Italia sia il Paese che ha il minor numero di prescrizioni in Europa. Questo ci impone comunque una riflessione. Perché non sempre alle prescrizioni corrispondono utilizzi consoni. Il 40% di queste, infatti, viene poi gestito con un ‘fai da te’ pericolosissimo che mette a repentaglio il successo delle cure. Senza contare, poi, l’acquisto illegale: fino a un terzo dei farmaci usati dai giovani sono reperiti sul web, un fenomeno impressionante, e vengono utilizzati per ‘lo sballo’, per ‘uscire dallo sballo e dormire’, per migliorare le performance scolastiche o il proprio aspetto fisico, con danni enormi sulla salute, non solo mentale”. Infine, gli specialisti invitano a fare attenzione ai nuovi sistemi di comunicazione. “Sui social media la salute mentale finisce per essere trasferita al pubblico in modo semplicistico e scorretto – concludono Mencacci e Balestrieri -. Bisogna imparare a comunicare anche nell’universo dei social, per arrivare ai ragazzi con informazioni scientificamente corrette e semplici da comprendere. E bisogna che gli influencer, prima di scrivere anche una sola riga, pur personale, su problemi di salute mentale si informino consultando medici specialisti autorevoli, e valutino con grande attenzione l’effetto delle loro parole, che possono essere fraintese”.