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Salute tiroidea, anche l’alimentazione gioca un ruolo cruciale

Salute tiroidea, anche l’alimentazione gioca un ruolo crucialeMilano, 30 ott. (askanews) – In presenza di disturbi della tiroide, di cui soffrono oltre sei milioni di italiani, la dieta può diventare oggetto di dubbi e preoccupazioni per i pazienti. Lo testimonia il crescente numero di ricerche effettuate ogni giorno in rete sul complicato rapporto tra tiroide e alimentazione che mette in luce il bisogno degli utenti di fare chiarezza su questi temi. Per rispondere a questa esigenza è nata la campagna “Dal Palato alla Tiroide”, realizzata con il patrocinio della Società Italiana di Endocrinologia (Sie) e il contributo non condizionante di Ibsa Italy che, attraverso strumenti pratici come il volume di “ricette amiche della tiroide”, contribuisce a promuovere una maggiore consapevolezza nella popolazione sui disturbi tiroidei e il legame con la nutrizione.


Le disfunzioni della tiroide sono molto diffuse soprattutto tra le donne che si stima abbiano il 20% di probabilità di sviluppare disturbi tiroidei nel corso della vita. Tra queste l’ipotiroidismo è la più frequente: colpisce in Italia quasi 3 milioni di persone con un’incidenza più marcata nelle donne tra i 55 e i 64 anni. Questa condizione si manifesta spesso con sintomi quali stanchezza eccessiva, aumento di peso, intolleranza al freddo, pelle secca e pallida, rallentamento della frequenza cardiaca, depressione e problemi di memoria. “La prevenzione e la gestione efficace delle malattie tiroidee dipendono in gran parte da una corretta informazione e dall’adozione di buone pratiche quotidiane”, dichiara Maria Grazia Castagna, Professore Associato di Endocrinologia presso il Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze dell’Università di Siena. “Nonostante siano spesso sottovalutate, si stima che le patologie della tiroide colpiscano tra il 5 e il 10% della popolazione italiana. Una diagnosi tempestiva è cruciale per migliorare la qualità della vita dei pazienti e per questo è importante effettuare alcuni semplici esami di controllo in presenza di segni e sintomi indicativi di un’alterazione della funzionalità tiroidea, ma anche in persone a rischio o in chi ha una predisposizione familiare”.


La diagnosi precoce è fondamentale nella cura della malattia, così come lo è l’aderenza da parte del paziente alla terapia, una volta individuato il trattamento più adeguato. “La levotiroxina è il trattamento standard per l’ipotiroidismo e consente di ripristinare i livelli ormonali necessari per un corretto funzionamento del metabolismo. Tuttavia, la personalizzazione della terapia e il monitoraggio costante sono essenziali per garantire un equilibrio ottimale e una maggiore stabilità nel tempo”, commenta Annamaria Colao, Professore Ordinario Endocrinologia e Malattie del Metabolismo Cattedra Unesco di Educazione alla Salute e Sviluppo Sostenibile, Università degli Studi di Napoli Federico II. “Grazie alla possibilità di avere diverse formulazioni disponibili, dai farmaci in compresse alle capsule molli fino alle formulazioni liquide, è possibile adattare il trattamento alle caratteristiche specifiche di ciascun paziente, migliorando così l’aderenza alla terapia e i risultati clinici complessivi”.


Nel mantenimento della salute tiroidea, anche l’alimentazione gioca un ruolo cruciale poiché questa ghiandola necessita di specifici micronutrienti per funzionare al meglio. In soggetti con ipotiroidismo, una dieta equilibrata deve essere inclusiva di alimenti ricchi di iodio e selenio, due elementi fondamentali per il corretto funzionamento della tiroide. “Un regime alimentare vario e personalizzato in base all’età e allo stile di vita rappresenta una valida strategia di prevenzione per alcune disfunzioni tiroidee, soprattutto quando arricchito con sale iodato, efficace a evitare le carenze di iodio, e con selenio, fondamentale per il metabolismo degli ormoni tiroidei e quindi per il buon funzionamento complessivo della ghiandola”, evidenzia la Professoressa Colao. “Per incoraggiare la prevenzione e sensibilizzare l’opinione pubblica, è essenziale fare chiarezza su quali alimenti possano realmente influire sulla salute della tiroide, sgombrando il campo da fake news e falsi miti che persistono numerosi intorno a questi temi”.


“Ne è un esempio la convinzione che eliminare il glutine dalla dieta possa migliorare la funzione tiroidea, anche in assenza di una diagnosi di celiachia o di sensibilità al glutine. In realtà, in condizioni normali eliminare il glutine non comporta alcun beneficio per la tiroide e al contrario se non gestito correttamente potrebbe determinare delle carenze nutrizionali”, continua la Professoressa Castagna. “È vero, tuttavia, che alcune forme di tiroiditi autoimmuni, in particolare la tiroidite di Hashimoto, si associano più frequentemente ad altre patologie autoimmuni come ad esempio la celiachia. Solo nel caso quindi in cui le due patologie coesistono è necessario adottare una dieta priva di glutine. In genarle, in caso di problematiche accertate, è sempre importante affidarsi ad uno specialista, evitando pericolose pratiche ‘fai da te”. La Campagna “Dal Palato alla Tiroide” si inserisce all’interno di un progetto più ampio che vede nel sito latiroide.it un vero e proprio hub informativo sulla tiroide con video pillole degli esperti, sezioni dedicate ai professionisti della salute, e un servizio per richiedere il consulto telematico di uno specialista. La Campagna sfata numerosi falsi miti sull’alimentazione, promuovendo consapevolezza e prevenzione delle malattie tiroidee attraverso informazioni chiare e aggiornate e un approccio molto pratico. È con questo spirito che è stato creato il ricettario “Dal Palato alla Tiroide”, pensato per chi desidera seguire un’alimentazione equilibrata, ricco di consigli e ricette per una dieta sana e bilanciata e adatta a chi soffre di disfunzioni della tiroide. Il ricettario è stato realizzato grazie al contributo degli utenti, alla collaborazione con specialisti endocrinologi e Sonia Peronaci. “È stato un piacere partecipare a questa iniziativa”, ha commentato Sonia Peronaci, foodblogger e fondatrice di GialloZafferano. “Credo molto nell’importanza di diffondere una corretta informazione su come l’alimentazione possa supportare la salute. Con semplici accorgimenti si possono fare scelte migliori e più consapevoli senza rinunciare al piacere della tavola” ha aggiunto. L’impegno di Ibsa Italy va oltre il semplice supporto alla campagna, riflettendo una visione di lungo termine a supporto della comunità dei pazienti e in più in generale della popolazione. “Ibsa è impegnata nella ricerca di soluzioni terapeutiche all’avanguardia e supporta iniziative vicine ai bisogni dei pazienti. Investire nella consapevolezza e nella prevenzione delle malattie tiroidee fa parte del nostro approccio alla salute a 360 gradi. Con la campagna ‘Dal Palato alla Tiroide’ vogliamo non solo fare educazione su questi temi, ma anche offrire risorse concrete e accessibili che migliorino la vita quotidiana dei pazienti.” conclude Greta Pizzamiglio Sr Product Manager di Ibsa Italy.

Progetto “Un Albero per la Salute”, sanità sempre più One Health

Progetto “Un Albero per la Salute”, sanità sempre più One HealthRoma, 29 ott. (askanews) – Il cambiamento climatico rappresenta un problema ed una sfida importante per il nostro tempo. L’aumento della temperatura globale è correlata con l’aumento dei gas serra nell’atmosfera ed in particolare con emissioni di CO2 che nell’ultimo ventennio sono aumentate in maniera significativa. Il cambiamento dei cicli delle precipitazioni e delle temperature interessano anche i boschi, le superfici agricole, le regioni montane così come le piante, gli animali e le persone che vi vivono. E nello specifico il settore sanitario è responsabile di circa il 5% delle emissioni globali di CO2 che sono in costante crescita. Per questo gli ospedali anche attraverso processi di digitalizzazione e di implementazione tecnologica, ma non solo, sempre maggiori nella Sanità, non possono prescindere da opportune strategie tese a perseguire gli obiettivi di sostenibilità della salute collettiva secondo la visione olistica One Health.


Su queste basi è nato l’anno scorso il progetto ‘Un Albero per la Salute’ della Fadoi (Federazione dei medici internisti ospedalieri) e del Comando Carabinieri per la Tutela della Biodiversità che rientra nell’ambito del progetto dell’Arma “Un albero per il futuro”, realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente. In questa seconda edizione, presentata oggi a Roma presso “l’Ospedale Isola Tiberina – Gemelli Isola”, il progetto nazionale ha previsto la donazione e la messa a dimora (dopo i trenta del 2023) in 32 Ospedali Italiani di altrettanti giovani alberi da parte dei Carabinieri per la Tutela della Biodiversità. Ogni pianta potrà essere geolocalizzata fotografando uno speciale cartellino e sarà possibile seguirne la crescita su un sito web, apprezzando anche il risparmio di anidride carbonica (CO2). La durata complessiva del progetto sarà di 3 anni. Inoltre, durante l’evento sono stati donati a due scolaresche dei giovani alberi per sensibilizzare i ragazzi all’educazione alla tutela dell’ambiente.


“L’iniziativa ‘Un Albero per la Salute’ – spiega il Gen. D. Antonio Danilo Mostacchi, Comandante dei Carabinieri per la Tutela della Biodiversità – che riconosce una ‘unica salute’ (One Health) basata sull’interconnessione e l’indissolubile legame che unisce esseri umani, animali ed ecosistemi ambientali, promossa e sviluppata dall’Arma dei Carabinieri in collaborazione con la FADOI, si innesta nel progetto ‘Un Albero per il Futuro’ con l’obiettivo di mettere a dimora migliaia di alberi non solo nelle scuole italiane ma anche all’interno degli ospedali e delle strutture sanitarie del territorio nazionale, per il ‘significativo’ contributo alle attività di contenimento dei temibili effetti dei cambiamenti climatici”. “Come Fadoi – spiega il Presidente Fadoi, Francesco Dentali – abbiamo nel nostro Statuto tra gli scopi Istituzionali quello del miglioramento e la definizione dei percorsi assistenziali e delle iniziative di educazione sanitaria. L’educazione sanitaria non ha solo una finalità comunicativa, informativa ma consiste nell’intervenire precocemente sui comportamenti, abitudini, azioni riguardanti le condizioni sociali, economiche ed ambientali che hanno un impatto sulla salute del singolo e della comunità. Ed è proprio in quest’ottica che, come Fadoi, riteniamo fondamentale sviluppare una maggiore consapevolezza dell’approccio olistico One Health secondo cui la salute delle persone e la salute dell’ecosistema sono legate indissolubilmente e si influenzano reciprocamente. Queste sono le basi su cui nasce il progetto ‘Un Albero per la Salute’ che con soddisfazione stiamo portando avanti insieme al Comando Carabinieri per Tutela della Biodiversità”.


“I cambiamenti climatici, il riscaldamento globale, la perdita di biodiversità, l’antibiotico-resistenza e l’inquinamento atmosferico, che rappresenta il principale fattore di rischio ambientale per la salute, confermano la necessità di guardare al domani con una visione One Health, implementando un approccio integrato, inclusivo e multidisciplinare per tutelare la salute degli ecosistemi e di tutti gli esseri viventi. L’idea del progetto va proprio in questo senso e ha l’obiettivo di creare un bosco diffuso davanti agli ospedali italiani”, sottolinea il Presidente della Fondazione Fadoi, Dario Manfellotto. “La salute dell’ambiente e quella delle persone sono profondamente legate. L’Ospedale Isola Tiberina – afferma Daniele Piacentini, Direttore Generale – intende contribuire a sensibilizzare maggiormente sull’importanza di prendersi cura dell’ambiente, considerando questa azione una componente essenziale della cura di noi stessi. A tal proposito, uno degli obiettivi del piano di rilancio che stiamo portando avanti, grazie al supporto e alla dedizione di tutto il personale, è ridefinire i percorsi di assistenza e cura dei pazienti, prestando particolare attenzione nel percorso terapeutico anche agli spazi destinati alla accoglienza e alla cura dove l’arte, la storia e le piante sono protagoniste e parti di un ecosistema salute”.


La FADOI è la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti che nasce nel 1995 con l’intento di promuovere lo sviluppo delle conoscenze medico-scientifiche e della ricerca clinica nell’ambito della Medicina Interna. La FADOI come da suo Statuto ha tra gli scopi Istituzionali il miglioramento e la definizione dei percorsi assistenziali e delle iniziative di educazione sanitaria. L’educazione sanitaria non ha solo una finalità comunicativa, informativa ma consiste nell’intervenire precocemente sui comportamenti, abitudini, azioni riguardanti le condizioni sociali, economiche ed ambientali che hanno un impatto sulla salute del singolo e della comunità. In quest’ottica la FADOI ritiene fondamentale sviluppare una maggiore consapevolezza dell’approccio olistico One Health secondo cui la salute delle persone e salute dell’ecosistema sono legate indissolubilmente e si influenzano reciprocamente. Il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri opera a tutela della qualità della vita e di un uso sostenibile degli ecosistemi del nostro Paese con la consapevolezza di quanto tutto ciò sia fondamentale per l’uomo e per gli altri esseri viventi. L’Arma dei Carabinieri ha il compito e la mission anche dell’educazione ambientale. Dalla consapevolezza e dalla importanza dei problemi ambientali sempre piu? pressanti per la società e per il mondo, nasce la collaborazione e la condivisione trasversale tra attori istituzionali e sociali del Paese finalizzate alla risoluzione delle delicate problematiche generate. L’Ospedale Isola Tiberina – Gemelli Isola con la nuova gestione, resa possibile dal 1° settembre 2022 grazie alla Fondazione per la Sanità Cattolica, istituita per volontà del Santo Padre Francesco nell’ottobre dello scorso anno, alla Fondazione Leonardo Del Vecchio, che insieme hanno dato vita alla SIT, Sanità Isola Tiberina, ha consentito di avviare un progetto di rilancio dell’Ospedale, gestito dalla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS attraverso la società benefit Gemelli Isola. L’Ospedale punta ad essere in un polo di riferimento per la sanità, un risultato che sarà frutto dell’integrazione della tradizione del Fatebenefratelli con il know how della Fondazione Policlinico Gemelli. Innovazione e tradizione sono le due linee di indirizzo di questa operazione che si inserisce nel solco della storia secolare dell’Ospedale.

Schillaci: aumenta Fondo sanitario nazionale, 140 mld nel 2026

Schillaci: aumenta Fondo sanitario nazionale, 140 mld nel 2026Roma, 29 ott. (askanews) – “Anche in questa manovra il Fondo Sanitario Nazionale aumenta e nel 2026 toccherà la cifra record di 140 miliardi”. A rimarcarlo il ministro della Salute Orazio Schillaci alla presentazione a Roma del Piano Nazionale Esiti 2024-Report su dati 2023 di Agenas-Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali.


Le risorse sono importanti, ha aggiunto, “ma vanno utilizzate in maniera efficiente, anzi vanno in primo luogo spese, cosa che a volte non avviene, e impiegate per gli obiettivi previsti. Sempre e solo nell’interesse dei cittadini”. “È ovvio – ha aggiunto Schillaci – che non disponendo di fondi illimitati è necessario individuare le priorità: anche per questa manovra la nostra priorità rimane il personale sanitario; gran parte delle misure saranno dedicate, infatti, a rendere più attrattivo lavorare nella sanità pubblica”.


“L’eredità che abbiamo raccolto è pesante: ci sono stati anni di tagli, situazioni diffuse di disfunzioni mai affrontate che hanno lasciato conseguenze importanti. Criticità che richiedevano azioni mirate e tempestive, anche e soprattutto con un’attività di monitoraggio, che avrebbero permesso magari di recuperare fondi da destinare ai medici e infermieri, al personale sanitario o a ridurre i tempi di attesa. Ora guardiamo al presente e al futuro, – ha concluso il ministro – avendo fiducia che le misure avviate daranno presto i cambiamenti attesi”.

Come l’intelligenza artificiale può aiutare il benessere quotidiano

Come l’intelligenza artificiale può aiutare il benessere quotidianoRoma, 28 ott. (askanews) – Nell’era digitale, sempre più italiani si affidano a “Dottor Google” per cercare informazioni su come seguire una dieta sana, organizzare un programma di allenamento o trovare ricette leggere e veloci. I dati parlano chiaro: il 91% degli italiani utilizza dispositivi tecnologici per informarsi su alimentazione, stili di vita sani e pratiche di sostenibilità alimentare (Fonte: Trend Radar realizzato da Samsung in collaborazione con Human Highway).


Questo fenomeno evidenzia come la tecnologia sia diventata un alleato per il benessere, consentendo agli utenti di accedere rapidamente a una vasta gamma di contenuti ed informazioni. Tuttavia, sebbene Internet offra una mole infinita di dati, navigare nel “mare magnum del web” può presentare delle insidie. Gli utenti possono facilmente imbattersi in dati e notizie contrastanti e non sempre attendibili, rendendo difficile discernere tra i consigli validi e quelli fuorvianti. Questa situazione è ulteriormente complicata dalla varietà di esigenze individuali legate all’alimentazione e all’attività fisica, dove un approccio “taglia unica” potrebbe non soddisfare le necessità personali di ognuno. Per affrontare queste sfide, è fondamentale affidarsi a fonti di informazione verificate e accreditate. In questo contesto Reddy, l’assistente virtuale sviluppato sull’app Melarossa, si propone come una soluzione efficace. Grazie all’integrazione con l’intelligenza artificiale, Reddy è in grado di offrire risposte chiare e personalizzate a chi desidera migliorare il proprio stile di vita e la propria salute. Basato su un ampio database di oltre 4.000 articoli e ricette scritti da nutrizionisti, dietologi e altri esperti del settore, Reddy garantisce informazioni precise e suggerimenti su misura per le singole esigenze degli utenti.


Che si tratti di seguire una dieta vegetariana, gestire intolleranze alimentari o semplicemente migliorare la qualità della propria alimentazione, Reddy è in grado di rispondere a una vasta gamma di domande e necessità. Gli utenti possono trovare facilmente ricette partendo dagli ingredienti disponibili a casa o scegliere il tipo di allenamento più adatto in base al tempo a disposizione. Inoltre, per utenti attivi sull’app Melarossa, Reddy rappresenta un assistente digitale che li supporta nella gestione quotidiana della dieta e dell’attività fisica, aiutandoli a fare scelte consapevoli e salutari. Ma Reddy, non si limita a fornire informazioni. Disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, funge da coach, aiutando gli utenti a mantenere alta la motivazione e a rimanere concentrati sui propri obiettivi di salute e benessere. L’utilizzo è facile ed intuitivo e riservato agli abbonati: basta porre una domanda nell’app e ricevere risposte dettagliate in pochi secondi, il che facilita notevolmente la vita di chi cerca di migliorare il proprio benessere.


Inoltre, l’interfaccia è progettata per essere user-friendly, senza la necessità di complesse funzionalità. Gli utenti possono dunque eliminare lo stress della ricerca online e fare scelte alimentari più consapevoli e salutari. Con il lancio di Reddy, Melarossa fa un passo decisivo verso la digitalizzazione della salute, rendendo l’assistenza personalizzata più accessibile che mai. Inoltre, si distingue come la prima nel suo settore ad offrire un assistente virtuale di questo tipo, ponendo così un importante traguardo nel supporto nutrizionale e nella gestione del benessere. Che si tratti di migliorare le proprie abitudini alimentari o trovare una routine di fitness adatta, Reddy rappresenta un supporto per tutti coloro che desiderano prendersi cura della propria salute in modo pratico e informato. Oltre a facilitare l’accesso ad informazioni puntuali ed accurate, potrà contribuire a creare una comunità di utenti più consapevoli e responsabili nei confronti della propria alimentazione e del proprio benessere.

Sanità, obiettivo 2027 per la Città della Salute a Sesto S.Giovanni

Sanità, obiettivo 2027 per la Città della Salute a Sesto S.GiovanniSesto San Giovanni, 28 ott. (askanews) – Il progetto della “Città della Salute e della Ricerca”, da realizzare in una parte delle ex acciarie Falck di Sesto San Giovanni, punta a diventare dal 2027 “il più grande polo sanitario italiano” ed partito oltre dieci anni fa. La prima tappa è stata il bando di gara lanciato dall’aziende regionale Infrastrutture Lombarde, oggi Aria S.p.A. Nel febbraio del 2020 Infrastrutture Lombarde Spa, le Fondazioni Irccs Istituto Nazionale dei Tumori e Istituto Neurologico Carlo Besta e la Società Cisar Milano Spa firmano il contratto di concessione per la costruzione e la gestione per 27 anni del nuovo ospedale.


Cisar, Città della Salute e della Ricerca S.p.A., è la società di progetto costituita dal Rti che si è aggiudicato l’appalto, guidata oggi da Condotte 1880, presieduta da Valter Mainetti, che ha la maggioranza relativa, seguita da Finso, del gruppo Fincantieri, Italiana Costruzioni ed Edison Next. Infatti dopo il concept iniziale di Renzo Piano e Umberto Veronesi di umanizzare l’ospedale, all’architetto Mario Cucinella viene affidato il progetto del nuovo ospedale, che risulta vincitore del bando, caratterizzato dalla realizzazione di cinque giardini sui quali si affacciano le camere di degenza, per consentire il rapporto quotidiano con la natura. Dopo una prima fase durata un anno di sistemazione dell’area, sono da poco iniziati i getti di calcestruzzo delle opere di sottofondazione. Comincia quindi a delinearsi quella che sarà la pianta del nuovo Ospedale. È stato eseguito il primo basamento e si prospetta una nuova fase per il cantiere, che vedrà la realizzazione delle strutture in cemento armato di dieci edifici, con quattro piani fuori terra e due interrati. La Città della Salute e della Ricerca alla fine dei lavori potrà contare su una superficie utile di circa 150 mila metri quadrati.


L’ospedale avrà strutture sanitarie di bassa e alta complessità, fra le quali un blocco con 25 sale operatorie di cui quattro ibride, otto bunker per acceleratori nucleari, un bunker per protonterapia, un reparto di medicina nucleare con un ciclotrone, ed un’altresì elevata concentrazione di tecnologie medicali (Rmn, Tac, Gamma camere, etc). Il nuovo polo ospedaliero avrà 600 posti letto, 119 anbulatori, 42 laboratori e 3.000 occupati fra medici e infermieri.

Salute visiva, IAPB Italia: urge intervento contro liste d’attesa

Salute visiva, IAPB Italia: urge intervento contro liste d’attesaMilano, 24 ott. (askanews) – Sono oltre 3,5 milioni le persone che in Italia soffrono o sono a rischio di malattie che possono portare a ipovisione e cecità come glaucoma, retinopatia diabetica e degenerazione maculare legata all’età. Nonostante questo scenario, l’oculistica e la salute visiva stanno vivendo un momento critico nel nostro Paese. Da una parte infatti crescono le malattie che minacciano la vista, e dall’altra si allungano le liste di attesa per le visite e gli interventi oculistici con il Servizio Sanitario Nazionale, perché l’oculistica sta progressivamente uscendo dall’orbita della sanità pubblica.


Ne abbiamo parlato con Mario Barbuto, presidente della sezione italiana dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità. “Le condizioni per poter fruire del SSN diventano sempre più difficili” spiega il presidente, evidenziando che “da un lato interventi ormai poco remunerati tanto che le strutture sanitarie sono scoraggiate dall’eseguirli, e dall’altro lato l’annoso tema delle liste d’attesa che portano progressivamente le persone ad allontanarsi dal servizio, senza dimenticare comunque i costi che sono elevati e che escludono soprattutto le fasce più deboli”. Tra i temi principali della Giornata mondiale della vista, organizzata da IAPB Italia in collaborazione con Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, con eventi in oltre cento città e portata all’attenzione del ministero della Salute, il ruolo e l’impatto delle più recenti innovazioni tecnologiche nel trattamento e nella riabilitazione visiva.


“Come IAPB Italia siamo impegnati nella gestione e nello sviluppo di quello che è il polo nazionale che opera presso il Policlinico Gemelli ma che è completamente autonomo” racconta Barbuto, aggiungendo che “in questo contesto, abbiamo sviluppato una piattaforma di teleriabilitazione attraverso la quale le persone che hanno necessità di riabilitazione visiva possono svolgere i propri servizi i propri esercizi riabilitativi direttamente da casa loro attraverso l’uso di un computer, ma i dati in tempo reale finiscono direttamente agli operatori qui presso il nostro centro. Nel nostro polo, nel 2023, sono state eseguite già oltre 900 sedute di teleriabilitazione che hanno riguardato 25-30 pazienti – prosegue il presidente – e nel 2024, a tutt’oggi, il numero è in aumento e questo consente a tante persone, anche a persone che hanno difficoltà di movimento anche per l’età avanzata eccetera, di poter svolgere l’esercizio da casa, quindi con poco disturbo, con poca difficoltà ma avendo sempre a disposizione il meglio degli operatori che sono qui presso il nostro centro”. Impegnata anche sul fronte della prevenzione, IAPB Italia evidenzia l’importanza di sottoporsi con regolarità alle visite oculistiche almeno una volta l’anno, per prevenire patologie oculari che, se diagnosticate in tempo, possono essere arginate e molte volte definitivamente superate e guarite.


“Noi vogliamo rivolgere appunto un appello innanzitutto ai cittadini perché abbiano cura e tutelino la loro vista: noi cercheremo di portare presso di loro la prevenzione come abbiamo fatto anche in occasione di ‘Vista in salute’” afferma Barbuto, aggiungendo “in secondo luogo alle istituzioni, la mancata prevenzione e la diffusione della cecità costituisce anche un problema di carattere economico oltre che un problema sociale e un problema personale umano gravissimo per chi lo subisce. E poi agli operatori sanitari e alle società scientifiche – conclude – perché siano vicine e unite a noi in questa grande alleanza contro la cecità e per ringraziarli perché senza il loro supporto per noi sarebbe difficile continuare a svolgere la nostra attività di prevenzione della cecità e di tutela della vista”.

Canto di gruppo aiuta neomamme a contrastare depressione post partum

Canto di gruppo aiuta neomamme a contrastare depressione post partumRoma, 24 ott. (askanews) – Sostenere il benessere emotivo delle neomamme, contrastando i sintomi della depressione post partum con un intervento semplice quanto efficace: il canto di gruppo. É l’obiettivo dello studio “Music and Motherhood” promosso dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha visto la partecipazione di tre Paesi, tra cui l’Italia col coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità.


Attraverso un ciclo di 10 incontri di canto di gruppo settimanali realizzati nei consultori familiari di tre Asl a Torino, Roma e Padova, – spiega l’Iss – si è dimostrato il valore espressivo del canto, che ha aiutato le madri con sintomi di depressione post partum a migliorare il proprio stato emotivo, fornendo uno strumento di interazione con il bambino. Inoltre, il canto di gruppo ha mostrato di contribuire a de-medicalizzare il processo di cura, favorendo l’utilizzo di risorse non sanitarie presenti sul territorio. I risultati dello studio sull’implementazione dell’intervento sono stati pubblicati qualche giorno fa sulla rivista “Frontiers in Medicine”. L’Iss ha coordinato lo studio italiano svolto nel 2022-2023 puntando sui consultori familiari, da anni impegnati nella promozione e tutela della salute mentale della donna in gravidanza e nei primi mesi dopo il parto. Sono proprio i consultori familiari che, in molte Regioni, offrono lo screening per il riconoscimento precoce della depressione post partum e il colloquio psicologico clinico con finalità diagnostiche in caso di un sospetto disagio psicologico in gravidanza o in puerperio. Tuttavia uno studio nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità ha documentato nel 2019 che solo il 60% delle strutture ha le risorse di personale necessarie ad offrire un trattamento alle donne con sintomi depressivi.


Ad essere coinvolti nella ricerca, la prima esperienza italiana di implementazione multicentrica di un intervento di arte e salute con prove di efficacia, sono stati i consultori di Asl Città di Torino, Aulss 6 Euganea e Asl Roma 2. Presso ciascuna Azienda sanitaria è stato realizzato un intervento di canto di gruppo di 10 settimane condotto da un insegnante di canto, supportato da un professionista sanitario del consultorio familiare, a cui complessivamente hanno partecipato 23 neomamme con sintomi di depressione post partum. “Il canto – sottolinea Ilaria Lega, Reparto Salute della donna e dell’età evolutiva, Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità – ha aiutato le neomamme ad esprimere i propri sentimenti, a trovare strategie per migliorare il proprio stato d’animo e l’interazione con il bambino. É stato possibile, inoltre, coinvolgere anche donne straniere con padronanza linguistica non sufficiente per essere avviate alla psicoterapia in italiano. L’attenzione alle esigenze delle madri e la co-presenza di un insegnante di canto e di un operatore sanitario sono stati tra i fattori chiave del successo del progetto nella sua declinazione italiana. A testimonianza di quanto emerso dalle analisi svolte dall’Iss, non ci sono stati rifiuti né abbandoni fra le donne avviate all’intervento e l’aderenza all’intervento è stata molto elevata: il numero medio di incontri frequentati dalle mamme è stato di nove su dieci”.


Alla luce del successo di questa prima esperienza, nell’ambito del bando ricerca indipendente Iss 2023 è stato finanziato un progetto pilota, attualmente in corso, volto a sviluppare la versione italiana dei materiali necessari alla realizzazione dell’intervento nel nostro Paese. Questi includono un manuale e un training rivolti a insegnanti di canto e professionisti sanitari coinvolti nell’implementazione, che nel progetto coordinato dell’OMS Europa erano stati resi disponibili in lingua inglese, rappresentando di fatto una barriera alla diffusione dell’intervento su larga scala. I materiali sviluppati saranno la base per realizzare ulteriori edizioni dell’intervento di canto di gruppo per neomamme con sintomi di depressione post partum nei consultori familiari interessati a sperimentare questa opzione terapeutica a partire dal primo trimestre del 2025.

Iss, simulatore per ridurre rischi lavoratori portatori di pacemaker

Iss, simulatore per ridurre rischi lavoratori portatori di pacemakerRoma, 23 ott. (askanews) – Un ‘simulatore’ può aiutare a comprendere meglio cosa accade quando un lavoratore portatore di un dispositivo impiantabile, come un pacemaker o un defibrillatore, viene esposto a campi elettromagnetici esterni, riducendo potenzialmente i rischi. Ad ideare il sistema è stata una giovane ricercatrice dell’Istituto Superiore di Sanità, Cecilia Vivarelli, del Dipartimento Malattie Cardiovascolari, Endocrino-metaboliche e Invecchiamento, che per questo è risultata vincitrice del premio Giovani Ricercatori al congresso nazionale dell’Associazione italiana di Radioprotezione (Airp).


In particolare il lavoro, – segnala l’Istituto superiore di sanità – svolto nell’ambito di una collaborazione tra Iss e Inail, ha riguardato lo sviluppo di un circuito di misura che si comporta come un modello sensorizzato di pacemaker. Il circuito di misura può essere inserito all’interno di manichini che simulano il comportamento elettromagnetico di tessuti biologici e permette di stimare le tensioni che si inducono su pacemaker e defibrillatori in seguito all’esposizione a campi magnetici esterni. Queste tensioni possono essere erroneamente interpretate dal pacemaker o dal defibrillatore impiantabile come attività cardiaca spontanea e conseguentemente indurre malfunzionamenti, con conseguenze anche gravi per la salute del paziente. Il circuito di misura sviluppato permette di raccogliere informazioni utili anche per la valutazione dei rischi derivanti dalle nuove sorgenti che generano campi magnetici a bassa frequenza, oggi sempre più diffuse nella nostra vita quotidiana, come i lettori Rfid, una tecnologia di riconoscimento automatico di oggetti utilizzata nella logistica e nella distribuzione, i sistemi di ricarica wireless o i forni a induzione.

Per 88% dipendenti supporto a benessere, importante come stipendio

Per 88% dipendenti supporto a benessere, importante come stipendioMilano, 22 ott. (askanews) – Wellhub, la piattaforma di benessere aziendale che collega i dipendenti ai migliori partner per fitness, consapevolezza, terapia, nutrizione e sonno, ha pubblicato il Report ‘Lo stato dell’arte del wellbeing aziendale 2025’, rivelando nuovi dati sul benessere dei dipendenti, evidenziando i benefici più efficaci e l’impatto del benessere olistico sull’esperienza lavorativa. La ricerca si basa su un sondaggio globale condotto tra maggio e giugno 2024, che ha raccolto dati da oltre 5.000 dipendenti in nove Paesi, Stati Uniti, Regno Unito, Brasile, Argentina, Cile, Spagna, Italia, Germania e Messico.


Dal report globale emerge che l’88% dei dipendenti, in concomitanza con l’aumento dello stress lavorativo, considera che il supporto al benessere sia importante quanto lo stipendio, ma molti ritengono che i datori di lavoro non facciano abbastanza. Fra i fenomeni più interessanti che balzano all’occhio leggendo il sondaggio c’è il comportamento della Generazione Z che sta dando la massima priorità alla terapia e alla consapevolezza per gestire lo stress lavorativo contrariamente ai baby boomer che sono meno coinvolti in queste pratiche Entrando nello specifico del mercato italiano, quello che colpisce è come l’attenzione verso il wellbeing aziendale continui ad essere particolarmente significativa. Su 550 intervistati, il 72% valuta la possibilità di lasciare il proprio posto di lavoro qualora non ci sia alcuna forma di tutela del proprio benessere. Tutto questo, considerando che nel nostro Paese ben il 49% di dipendenti soffre di stress lavorativo, due punti percentuale in più rispetto alla media globale rilevata dalla ricerca.


Il benessere aziendale è diventato una condizione fondamentale. Lo dimostra il fatto che: il 79% dei dipendenti considera il wellbeing alla stregua dello stipendio l’83% dei lavoratori dichiara di prendere in considerazione per un eventuale impiego futuro solo aziende che pongono un forte accento sul wellbeing aziendale. Sebbene l’81% dei lavoratori ritenga che il proprio datore di lavoro abbia la responsabilità di contribuire al loro benessere, poco più della metà (52%) è soddisfatta dei programmi di erogati dalla propria azienda. Una percentuale che si può leggere anche alla luce del fatto che solo il 60% dei dipendenti intervistati ritiene che i team HR si preoccupino davvero della loro condizione.


Fra gli altri i dati che meritano particolare attenzione analizzando lo scenario italiano c’è il peso esercitato dalla pressione fiscale come ostacolo al raggiungimento del benessere anche sul luogo di lavoro: il 63%, infatti, afferma che la propria situazione finanziaria impedisce loro di investire nel proprio benessere generale.

Lega Filo d’Oro: sordocecità, promuovere una maggiore inclusione

Lega Filo d’Oro: sordocecità, promuovere una maggiore inclusioneRoma, 21 ott. (askanews) – “La nuova definizione di sordocecità, che si auspica possa essere approvata rapidamente anche dal Parlamento, rappresenta un cambiamento cruciale per chi vive con questa disabilità. Il riconoscimento della sordocecità, indipendentemente dall’età, è fondamentale per garantire pienamente il diritto alla salute e all’assistenza, oltre a promuovere l’autodeterminazione. La sfida del pieno riconoscimento della sordocecità come disabilità specifica non può limitarsi a un, pur necessario e atteso, miglioramento dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria, ma deve tradursi in politiche inclusive. La Lega del Filo d’Oro è impegnata da 60 anni nel promuovere una qualità di vita migliore per chi non vede e non sente, il pieno riconoscimento dei loro diritti, l’abbattimento delle barriere che ostacolano la loro autonomia e una loro reale inclusione all’interno della società, ma per farlo abbiamo bisogno del sostegno di tutti, a partire da quello delle Istituzioni”. Lo dichiara Rossano Bartoli, presidente della Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS – Ente Filantropico, in occasione della Giornata Europea della sordocecità, che si celebra il 22 ottobre.


Le persone con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale, oltre un milione e 400mila in Europa (lo 0,3% della popolazione residente, il 2,5% per gli anziani) e oltre 360mila in Italia (lo 0,7% della popolazione), rappresentano una fascia non trascurabile di popolazione, spesso invisibile, che rischia di essere confinata nell’isolamento imposto dalla propria disabilità a causa dell’assenza di efficaci processi di analisi dei loro bisogni specifici, delle barriere e delle disuguaglianze che sono costrette ad affrontare. DA 60 ANNI AL FIANCO DI CHI NON VEDE E NON SENTE – Da 60 anni Lega del Filo d’Oro è al fianco di chi non vede e non sente, fornendo risposte concrete ai loro bisogni complessi attraverso un approccio che vede l’Ente impegnato in tre sfide fondamentali: migliorare la qualità della vita e l’autonomia delle persone sordocieche rafforzando le pratiche psicoeducative, convalidando la loro efficacia scientifica e promuovendo un adattamento reciproco tra le persone e i loro ambienti, tenendo conto dei bisogni individuali; sviluppare tecnologie assistive personalizzate attraverso studi e ricerche volti ad identificare innovazioni che permettano un controllo più semplice e accessibile degli ambienti di vita, con un alto grado di personalizzazione per rispondere a esigenze specifiche; disseminare conoscenze e competenze al fine di condividere il know-how acquisito per influenzare il sistema di welfare e creare un nuovo paradigma per la presa in carico delle persone con disabilità complesse, promuovendo una società più inclusiva e attenta ai loro diritti.


PROGETTARE INTERVENTI VICINI AI BISOGNI – La Lega del Filo d’Oro accompagna le persone sordocieche e con pluridisabilità psicosensoriale, valorizzando le loro potenzialità con progetti educativo-riabilitativi personalizzati, elaborati dall’équipe interdisciplinare del Centro Diagnostico e attuati sui territori. Questo impegno si estende lungo tutta la vita degli utenti e ha portato l’Ente a essere oggi presente in 11 regioni italiane, per rispondere ai loro bisogni là dove essi vivono, progettando nel prossimo futuro la realizzazione di nuove sedi in Sardegna e Calabria, oltre a un nuovo Centro Residenziale nel Lazio. Nel 2023, grazie all’ampliamento dei posti disponibili, gli utenti in lista d’attesa sono passati da 152 a 146 (-4%) e i tempi di attesa si sono ridotti. Nei 5 Centri Residenziali sono state erogate 70.285 giornate di ricovero (+0,5%). Le Sedi Territoriali hanno promosso 237 iniziative sociali e culturali (+35%) e 451 attività laboratoriali (+15%). Sono state organizzate 55 attività per le famiglie e 22 weekend di sollievo. La rete di collaborazioni della Lega del Filo d’Oro sui territori conta 1.094 Enti (+43%), di cui 678 coinvolti in modo stabile e continuativo. INVESTIRE NELLA RICERCA E NELLE RETI PER GARANTIRE L’EVOLUZIONE DEI SERVIZI – I bisogni delle persone con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale sono in costante evoluzione e per rispondervi in maniera sempre più adeguata, la Lega del Filo d’Oro innova i propri servizi attraverso i progetti di ricerca educativo-riabilitativa, l’ascolto di utenti e famiglie, la raccolta periodica di dati e il confronto con le Istituzioni e la Comunità scientifica nazionale e internazionale. Nel 2023 i progetti di ricerca svolti nei Centri della Lega del Filo d’Oro sono stati 8. La consultazione permanente delle persone sordocieche e delle famiglie è assicurata dai due Comitati dedicati, che nel 2023 hanno lavorato soprattutto all’organizzazione delle relative assemblee: la IX Conferenza Nazionale delle Persone Sordocieche (aprile 2023, Tivoli Terme) e l’XI Assemblea Nazionale delle Famiglie (giugno 2024, Assisi).


L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE PER UN CAMBIAMENTO REALE – La formazione continua è un caposaldo della strategia della Lega del Filo d’Oro. Il personale rappresenta il motore che consente all’Ente di perseguire la sua missione, costruendo relazioni significative con le persone sordocieche e le loro famiglie. Nel 2023, il Piano di Formazione ha favorito la crescita delle competenze del personale in aree tematiche cruciali, quali sanità, educazione, riabilitazione, qualità e sicurezza. Ma per garantire la piena inclusione delle persone sordocieche, è necessario trasmettere il know-how della Fondazione anche all’esterno. Per questo il 22 ottobre, nell’ambito del progetto SAIS – sensibilizzazione, accessibilità e indipendenza delle persone sorde – 2.0, promosso dalla Regione Marche e realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ministro per le disabilità, la Lega del Filo d’Oro organizza in collaborazione con il Consiglio Regionale ENS Marche, il workshop online “I sistemi di comunicazione utilizzati dalle persone in condizione di sordocecità e disabilità plurime psicosensoriali”: un webinar rivolto agli operatori dei servizi pubblici e sanitari, mira a fornire una base teorica e pratica sulla sordocecità e sulle disabilità plurime psicosensoriali, per permettere sia una conoscenza dei principali sistemi di comunicazione che utilizzano, sia di approcciarsi correttamente nei loro confronti.