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Giornata mutilazioni genitali, Conferenza IISMAS al Ministero della Salute

Giornata mutilazioni genitali, Conferenza IISMAS al Ministero della SaluteRoma, 6 feb. (askanews) – Un milione in più di bambine oggi sono vittime delle MGF a causa delle scarse risorse destinate a contrastare questa pratica. È stato questo uno dei temi al centro della Conferenza Internazionale che si è svolta oggi a Roma – presso l’Auditorium del Ministero della Salute – organizzata dell’Istituto Internazionale Scienze Medico Antropologiche e Sociali (IISMAS) di Roma, in occasione della Giornata mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili.


L’incontro, che ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti istituzionali, come il Vice presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Stefano De Lillo, il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini, Angelo Aliquò, Federico Rocca, consigliere del Comune di Roma, e Svetlana Celli, Presidente dell’Assemblea Capitolina, Marietta Tidei, consigliera Regione Lazio, Bertrand Tchana, presidente dell’associazione Medici Africani in Italia, esperti e studiosi italiani e stranieri, è stata l’occasione per discutere su quanto è stato fatto finora per salvaguardare la dignità, l’integrità psico-fisica e la salute riproduttiva delle donne vittime di infibulazione, indicando le azioni concrete di politica sanitaria necessarie per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, tra i quali c’è proprio l’abolizione delle MGF. ‘Se ad oggi il numero delle MGF è in continuo aumento, probabilmente dobbiamo chiederci se non ci siano stati errori nelle modalità di contrasto che abbiamo sino a oggi adottato e ripensare globalmente le strategie migliori per eradicare questa umiliante e dannosa pratica. Un mondo in cui le donne non sono libere, non è un mondo libero e giusto’, ha affermato il professor Aldo Morrone, Direttore Scientifico dell’Istituto Internazionale Scienze Medico Antropologiche e Sociali (IISMAS) di Roma e promotore dell’evento.


‘Se le tendenze attuali dovessero continuare – ha continuato Morrone – il numero di ragazze e donne sottoposte a MGF aumenterebbe in modo significativo nel corso dei prossimi 10 anni. Quello che serve nella lotta alle mutilazioni genitali femminili sono finanziamenti, sensibilizzazione, consapevolezza dell’esistenza della pratica e la necessità soprattutto di operare con le comunità per trovare anche soluzioni pratiche. Rafforzare i sistemi socio-sanitari di tutela della salute delle donne, anche con il coinvolgimento delle persone che eseguono le MGF, facendo abbandonare loro questa attività, per certi versi, il loro lavoro e riorientando la loro professionalità a favore della dignità e della salute delle donne e bambine, nelle campagne di vaccinazione e di tutela della gravidanza e parto, anche per ridurre la mortalità materno-infantile’. ‘Tanto è stato realizzato per salvaguardare la dignità e l’integrità fisica e psicologica delle donne, ma è ancor più quello che dovremo impegnarci a fare – ha proseguito Morrone -. Infatti se ad oggi il numero delle MGF è in continuo aumento, probabilmente dobbiamo chiederci se non ci siano stati errori nelle modalità di contrasto che abbiamo sino ad oggi adottato e ripensare globalmente le strategie migliori per eradicare questa vergognosa pratica. Un mondo in cui le donne non sono libere – ha concluso- non è un mondo libero e giusto’.


I numeri del fenomeno. Si ritiene che oltre 250 milioni di ragazze e donne ancora viventi oggi, siano state sottoposte a una forma di Mutilazione Genitale Femminile (MGF); ma i tassi di MGF sono in netto aumento, come riflesso della crescita della popolazione globale. Nel 2025, si calcola che circa 3,6 milioni di ragazze potrebbe essere sottoposte a questa pratica, se non si interviene subito per contrastarle. Si prevede che questo numero di ragazze mutilate ogni anno possa salire fino a 4,4 milioni nel 2030. Questa pratica è ancora attiva in oltre 30 Paesi tra Africa, Medio ed Estremo Oriente, ma il fenomeno interessa anche donne immigrate che vivono in Europa occidentale, Nord America, Australia e Nuova Zelanda. Oltre la metà delle ragazze che ha subìto una forma di MGF non aveva compiuto ancora cinque anni di vita, mentre sarebbero almeno 44 milioni le bambine e adolescenti ad averle subite prima dei 14 anni. In questa fascia di età, la prevalenza maggiore è stata riscontrata in Gambia, con il 56%, in Mauritania con il 54% e in Indonesia, dove circa la metà delle bambine fino a undici anni avrebbe subito una delle diverse forme di mutilazione.


Anziché diminuire con il tempo, queste pratiche sembrano diventare ancora più diffuse, anche a causa del fenomeno migratorio, con il risultato di essere oggi presenti anche in paesi dove prima erano sconosciute come nel caso degli Stati Uniti, dove il numero degli interventi è addirittura triplicato negli ultimi anni. In Italia, una studio condotto dall’IISMAS in collaborazione con l’Istituto San Gallicano (IRCCS) di Roma ha stimato il numero delle donne che ha subito una delle forme di MGF nei Paesi di origine e che vivono in Italia, intorno a 88 mila di cui oltre 7 mila minorenni. Una ricerca condotta dall’IISMAS in collaborazione con la Professoressa Alessandra Sannella dell’Università di Cassino ha rilevato la scarsa ed erronea conoscenza del fenomeno delle MGF tra il personale medico e paramedico che opera in numerosi centri sanitari in Italia, questo dato è di particolare preoccupazione se si vuole contrastare il fenomeno anche nel nostro Paese. È necessario quindi organizzare corsi di aggiornamento e seminari come quello organizzato oggi presso l’Auditorium Piccinno del Ministero della Salute. L’impegno dell’IISMAS. L’Istituto Internazionale Scienze Medico Antropologiche e Sociali (IISMAS) di Roma da oltre 20 anni è presente nei principali Paesi Africani, in particolare nel Corno d’Africa, nell’Africa Sub-Sahariana e nel Medio Oriente con iniziative volte all’accoglienza, all’ascolto delle donne e delle bambine, con la realizzazione di campagne di sensibilizzazione volte a dissuadere le donne a far praticare le MGF alle bambine. Inoltre ha attivato numerose iniziative per facilitare l’accesso alla scuole per le bambine e realizzato numerosi centri per la tutela della salute materno-infantile sia in aree urbane, ma soprattutto in regioni rurali remote in particolare nel Tigray, devastato da una guerra fratricida e crudele dal 2020 al 2023. Gi operatori e le operatrici dell’IISMAS attraverso un servizio, multidisciplinare e transculturale, hanno accolto e visitato oltre 4 mila donne sottoposte alle diverse forme di MGF, inserendole in percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali per le necessarie cure immediate e per la prevenzione delle patologie infettive, infiammatorie e neoplastiche più frequenti. L’Istituto ha sempre attivamente lavorato per porre fine alla pratica delle MGF anche attraverso la formazione di personale socio-sanitario ed educativo in vari Paesi a forte tradizione escissoria, in particolare in Africa e in Medio Oriente dove l’impegno costante e strutturale ha portato, in molti casi, all’approvazione di leggi che proibiscono la pratica delle MGF. I costi delle MGF. LE MGF non sono solo una violazione dei diritti umani e un problema sanitario, ma anche un notevole onere economico, infatti comportano anche un onere economico di 1,4 miliardi di dollari all’anno, che salirà a 2,1 miliardi di dollari all’anno entro il 2047. Attualmente questo costo rappresenta dal 9% al 30% dell’attuale spesa sanitaria pro capite nei 27 Paesi africani con la più alta incidenza di MGF. L’abbandono completo determinerebbe un risparmio di oltre 1 miliardo di dollari che potrebbe essere investito nella prevenzione delle infezioni materno-infantili e nello screening precoce dei tumori femminili come il carcinoma mammario e cervico-vaginale che colpiscono molto più frequentemente le donne infibulate. La Commissione europea stimava a febbraio 2023 che solo in 13 paesi europei almeno 180.000 bambine continuino a essere a rischio di mutilazione, mentre 600.000 donne convivono con le conseguenze delle MGF in Europa. Il ruolo del Covid-19 e dei conflitti bellici in Africa e Medio Oriente. Se questi numeri non accennano a diminuire la colpa è stata anche della pandemia di Covid-19 che ha bloccato i programmi mondiali messi in atto per combattere questa terribile violenza e ha tagliato i fondi pubblici destinati al suo contrasto. Il rischio di compromettere i progressi finora raggiunti è elevato, poiché le misure adottate per contrastare la diffusione del Covid hanno costretto all’isolamento molte ragazze vulnerabili, privandole di qualsiasi tipo di protezione. Allo stesso tempo, il lockdown ha aumentato i casi di MGF praticati a domicilio, nell’impossibilità di accesso alla scuola e nella realizzazione di campagne di sensibilizzazione. Il nesso tra guerre, famiglie sfollate e rischio della pratica delle MGF è molto forte nelle aree devastate dalla guerra come in Sudan e in Tigray. Sebbene in Etiopia sia legalmente vietata la pratica delle MGF, donne e ragazze continuano ad affrontare rischi elevati di violenza, sfruttamento e abusi, tra cui le MGF soprattutto durante la guerra. Il conflitto in bellico ha portato al crollo dei servizi socio-sanitari e scolastici. Durante gli sfollamenti con il caos conseguente le pratiche tradizionali persistono, perpetuando il ciclo delle MGF, negando alle donne e alle ragazze la possibilità di agire sui loro corpi e sul loro futuro. Purtroppo il rapporto tra guerra, sfollamento e MGF sottolinea l’urgente necessità di un approccio globale che affronti le cause profonde della pratica e fornisca un supporto completo alle popolazioni colpite. Occorre coinvolgere comunità, leader religiosi e stakeholder chiave nelle ‘nuove strutture socio-sanitarie’ realizzate dopo i conflitti, e le condizioni di sfollamento per favorire un dialogo necessario, transculturale e multidisciplinare per dissipare miti e promuovere riti di passaggio alternativi che celebrano la femminilità senza ricorrere a pratiche dannose come le MGF. Nonostante le donne e ragazze sfollate abbiano diverse priorità come esigenze umanitarie, di sostentamento e altre più urgenti come cibo, acqua potabile e medicine, è essenziale essere accanto a loro e supportarle con capacità di azione per consentire loro di affermare i propri diritti e resistere alle pressioni di sottoporsi a MGF. Alcuni Target dell’obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030: 5.1 Porre fine a ogni forma di discriminazione nei confronti di tutte le donne, bambine e ragazze in ogni parte del mondo. 5.2 Eliminare ogni forma di violenza contro tutte le donne, bambine e ragazze nella sfera pubblica e privata, incluso il traffico a fini di prostituzione, lo sfruttamento sessuale e altri tipi di sfruttamento. 5.3 Eliminare tutte le pratiche nocive, come il matrimonio delle bambine, forzato e combinato, e le mutilazioni dei genitali femminili. 5.5 Garantire alle donne la piena ed effettiva partecipazione e pari opportunità di leadership a tutti i livelli del processo decisionale nella vita politica, economica e pubblica.

Come riconoscere la qualità dell’acqua che consumiamo

Come riconoscere la qualità dell’acqua che consumiamoRoma, 29 gen. (askanews) – Anche se potabile, quindi conforme agli standard sanitari, l’acqua può contenere sostanze che ne compromettono la purezza. Ecco gli indicatori da considerare e i test da effettuare a casa A prima vista, l’acqua che arriva nelle nostre case sembra tutta uguale. Tuttavia, può contenere sostanze che ne influenzano la qualità. Sebbene l’acqua potabile rispetti i più rigorosi standard di sicurezza stabiliti dalle autorità sanitarie, può nascondere elementi invisibili a occhio nudo che spesso sfuggono alla nostra percezione. Queste sostanze, pur non rappresentando un pericolo immediato, possono incidere sul nostro benessere.


“È difficile, senza gli strumenti adeguati, capire se l’acqua che scorre nei tubi di casa, che utilizziamo per bere, cucinare e per gli elettrodomestici, sia effettivamente pura – afferma Lorenzo Malara, CEO di Virtus Italia, azienda specializzata nel trattamento delle acque – ma ci sono comunque alcuni aspetti da tenere in considerazione che ci aiutano a valutare la qualità dell’acqua che utilizziamo ogni giorno”. Ma come possiamo capire se l’acqua che consumiamo nasconde impurità? Esistono alcuni segnali visivi e sensoriali ai quali prestare attenzione: colore, odore e gusto. In primo luogo, l’acqua deve essere limpida. Qualsiasi torbidità o scolorimento potrebbe essere indicativo della presenza di contaminanti. Per esempio, sostanze di trasporto, come terra o ruggine, possono alterare la qualità dell’acqua. Un segnale comune di contaminazione si verifica quando, dopo un periodo di assenza da casa, l’acqua che scorre dal rubinetto appare marrone, gialla o di altri colori.


Anche l’odore e il sapore sono indicatori importanti. L’acqua non dovrebbe mai avere un odore o un gusto troppo pronunciato. Talvolta, però, si potrebbe percepire un sentore di cloro. “L’acquedotto, per garantire che l’acqua sia priva di batteri e virus, è obbligato ad aggiungere cloro – spiega Lorenzo Malara – questo è il motivo per cui si potrebbe avvertire un odore simile alla candeggina quando apriamo il rubinetto, soprattutto con l’acqua calda. Sebbene questo trattamento sia positivo, il cloro è una sostanza chimica che può avere effetti sulla nostra pelle, come la sensazione di secchezza dopo la doccia, e sulla salute in generale, dato che la stessa acqua del rubinetto la usiamo per bere e cucinare. Inoltre, sapori saponosi, amari o metallici potrebbero essere segnali di contaminazione”. Un ulteriore aspetto sottovalutato riguarda il percorso dell’acqua. Le misurazioni della qualità vengono effettuate alla fonte, non quando l’acqua arriva al rubinetto di casa. Durante il tragitto, infatti, può venire contaminata da tubazioni vecchie, infiltrazioni o materiali di scarsa qualità, che alterano la sua composizione e possono comprometterne la salubrità. Per verificare la qualità dell’acqua di casa, è possibile eseguire alcuni test fai da te, senza ricorrere a strumenti professionali. Un metodo interessante consiste nell’osservare i cubetti di ghiaccio. Se si preparano dei cubetti di ghiaccio con acqua del rubinetto, si può osservare se sono limpidi e trasparenti, o se appaiono opachi, biancastri o completamente bianchi. Durante il congelamento, le impurità tendono a concentrarsi al centro del cubetto, facendolo apparire biancastro. Se l’acqua è pura, i cubetti saranno trasparenti; se è più pesante, con sostanze disciolte in eccesso, il ghiaccio sarà bianco. Se i cubetti sono completamente bianchi, l’acqua potrebbe essere particolarmente “pesante”. “È possibile utilizzare anche l’acqua minerale per confrontare la differenza e vedere se è di buona o scarsa qualità”, suggerisce Lorenzo Malara.


Un altro metodo per testare la qualità dell’acqua consiste nel bollirla. Molti credono che l’acqua bollita sia sempre sicura da usare, ma non è del tutto vero, inoltre proprio attraverso questo processo è possibile valutare la sua qualità. Basta riempire una pentola con acqua del rubinetto, portarla a ebollizione e lasciarla sul fuoco per 20-30 minuti. Successivamente, prendere un bicchiere di vetro e un cucchiaio, versare l’acqua nel bicchiere, ricordandosi di mettere prima il cucchiaio per evitare che il vetro si rompa. Dopo 2-3 minuti, agitare il bicchiere e osservare come appare l’acqua: limpida, opaca o torbida? “Molto probabilmente non sarà perfettamente limpida, poiché l’acqua del rubinetto spesso contiene minerali, calcare e altre sostanze che, durante la bollitura, si concentrano – continua Lorenzo Malara – è per questo che dovremmo usare acqua leggera e pura, soprattutto per cucinare e preparare bevande calde”. Inoltre, se nella pentola si è formata una patina bianca, è un ulteriore indicatore della presenza di impurità nell’acqua. Questi segnali suggeriscono che, pur essendo potabile, l’acqua che consumiamo potrebbe non essere completamente priva di contaminanti. Per migliorarne la qualità, sarebbe consigliabile depurarla. Questo permette di filtrare le sostanze più pesanti, come metalli e calcare, mantenendo intatte le molecole più leggere e salutari, come l’ossigeno e l’idrogeno. Un processo che può contribuire a ottenere un’acqua più pura e sana, favorendo la nostra salute e preservando gli elettrodomestici. “Attraverso tecnologie avanzate, è infatti possibile rimuovere contaminanti e ottenere acqua di maggiore qualità. Le moderne tecniche di purificazione, come l’osmosi inversa, che utilizzano la separazione molecolare e permettono di abbattere gli inquinanti fino al 95%, sono utili per garantire che l’acqua che consumiamo sia priva di agenti patogeni e impurità, riducendo in modo significativo anche l’utilizzo di plastica”, conclude Lorenzo Malara.

Malattie rare, il 30 gennaio al Ministero della Salute focus su ricerca

Malattie rare, il 30 gennaio al Ministero della Salute focus su ricercaRoma, 27 gen. (askanews) – Giovedì 30 gennaio, presso l’Auditorium “Cosimo Piccinno” del Ministero della Salute, prenderà il via la campagna di sensibilizzazione #UNIAMOleforze: oltre 50 iniziative ed eventi lungo tutto il mese di febbraio per accendere i riflettori sulle malattie rare e sulle necessità e bisogni di chi convive con queste patologie, più di 2 milioni di persone soltanto in Italia, che culminerà il 28 febbraio nella Giornata delle Malattie Rare.


In continuità con le precedenti edizioni, la Federazione Italiana Malattie Rare approfondirà il tema del “viaggio”, metafora del lungo e spesso faticoso percorso che affrontano i pazienti e le loro famiglie dal momento in cui impattano con la malattia. In particolare il focus di quest’anno sarà sulla ricerca, la speranza per tutte le persone con malattia rara: lo sviluppo di una cura, di un trattamento trasformativo, di ausili, di un miglioramento della qualità di vita. L’evento inaugurale, moderato da Sergio Iavicoli Direttore Generale della Comunicazione, Ministero della Salute, ruoterà proprio intorno alla ricerca. Ad aprire i lavori Marcello Gemmato, Sottosegretario di Stato alla Salute con delega alle malattie rare, Simona Durante, Esperto per la Disabilità e i DSA, Ministero dell’Università e della Ricerca, Rocco Bellantone, Presidente Istituto Superiore di Sanità, Annalisa Scopinaro, Presidente UNIAMO.


A seguire un focus dedicato alle esperienze pratiche nella ricerca sulle malattie rare: interverranno Miriam Teoli, Dirigente medico, Istituto Dermatologico S. Maria e S. Gallicano IRCCS – IFO, Giuseppe Zampino, Direttore UOC Pediatria e coordinatore delle Unità di Malattie Rare della Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS, Fabio Amanti, Patient Advocacy Parent Project APS, e Carola Pulvirenti, Patient Adovacy, Associazione Nazionale Pemfigo/Pemfigoide Italy (ANPPI). Seguiranno gli interventi di Americo Cicchetti, Direttore Generale della Programmazione sanitaria, Ministero della Salute, Achille Iachino, Direttore Generale dei Dispositivi Medici, Ministero della Salute, Giselda Scalera – Direttore dell’Ufficio 5 – Internazionalizzazione e promozione delle infrastrutture della ricerca, Ministero della Salute Paola Facchin, Coordinatore Interregionale Malattie Rare, Marco Silano, Direttore Centro Nazionale Malattie Rare, Armando Magrelli, Dirigente Ufficio Ricerca Agenzia Italiana del Farmaco, Luca Sangiorgi, Coordinatore ERN-BOND, Elena Mancini, CID Ethics CNR, e Simona Bellagambi, Vice Presidente Eurordis.


Altro approfondimento sarà sul ruolo di Fondazioni e aziende farmaceutiche nella Ricerca: previsti gli interventi di Stefano Benvenuti. Responsabile Relazioni Istituzionali, Fondazione Telethon, Marcello Cattani, Presidente Farmindustria, e Fabrizio Greco, Presidente Assobiotec. Durante l’evento sarà lanciato anche il video ufficiale della campagna, che è stato realizzato da UNIAMO in collaborazione con Poti Pictures, la prima casa di produzione sociale al mondo, divisione cinematografica della Cooperativa ‘Il Cenacolo’, co-prodotto con Revok.

Sanità, neuroradiologia Irccs Medea decorata con acquario dipinto

Sanità, neuroradiologia Irccs Medea decorata con acquario dipintoMilano, 27 gen. (askanews) – Fondali marini con delfini, tartarughe, coralli, pareti colorate che rendono la neuroradiologia pediatrica un ambiente a misura di bambino. Si intitola “Un Tuffo nel Blu” l’opera creata da Silvio Irilli – artista fondatore di Ospedali Dipinti – inaugurata il 27 gennaio all’Istituto Scientifico Eugenio Medea – La Nostra Famiglia di Bosisio Parini (Lc). Grazie alle donazioni di Smurfit Westrock Foundation, Associazione Eva Maria e di ILGA – Italian Ladies Golf Association, le pareti degli ambienti dedicati alla risonanza magnetica si sono trasformate in un mondo da favola, dove i raggi di luce che filtrano nel mare trasmettono emozione, positività, calma, forza e senso di stupore.


I piccoli pazienti e le loro famiglie potranno così affrontare l’esame di risonanza magnetica come se fosse un viaggio verso un mondo incantato a bordo di un sottomarino. Si tratta di un importante tassello di quel percorso di umanizzazione delle cure che passa anche attraverso la bellezza degli spazi, in linea con la missione dell’Associazione: essere dalla parte del bambino, sempre e in tutto. “La sensazione è quella di tante vetrate che affacciano sui fondali marini – commenta l’artista – : un aspetto che ho voluto valorizzare riguarda la sala di ambulatorio, dove i bambini vengono preparati prima della risonanza. Quando saranno sdraiati sul lettino, durante la preparazione per l’esame o al risveglio dalla anestesia, potranno ammirare sul soffitto e sulle pareti circostanti delfini e tartarughe, nuovi amici che li accompagneranno e incoraggeranno in un viaggio coinvolgente e immersivo”.


I nuovi ambienti aiuteranno i bambini a vincere le paure e a sognare, anche durante l’esame. La risonanza magnetica è infatti uno strumento fondamentale per la valutazione del sistema nervoso centrale, cioè del cervello e del midollo spinale, ma sottoporsi ad un esame di risonanza è un’esperienza che può essere fonte di stress e preoccupazione, a causa della necessità di stare fermi per un periodo talvolta lungo in uno spazio ridotto. A maggior ragione se i pazienti sono bambini o bambine con malattie neurologiche. “Ogni anno quasi 600 i bambini afferiscono al nostro servizio” ricorda la dottoressa Nivedita Agarwal, Responsabile dell’Unità Operativa di Neuroradiologia del Medea. “Sono bambini con malattie complesse, come le paralisi cerebrali infantili, i danni da grave prematurità, le malattie rare genetiche, i traumi cranici, i tumori cerebrali, le dislessie, il ritardo psicomotorio e l’autismo. Ebbene, per tutti loro volevamo rendere meno problematico o addirittura piacevole l’esame e per questo ci siamo rivolti ad Ospedali Dipinti. L’opera dell’artista Silvio Irilli e la generosità dei donatori regaleranno stupore e meraviglia: per i bambini non c’è dono più bello”.


Per migliorare l’esperienza sensoriale, in sala anestesia ci saranno anche i suoni dei fondali marini e al termine dell’esame tutte le bambine e i bambini riceveranno il certificato di coraggio e merito, con il logo di Capitan Delfino, il personaggio creato da Irilli. “Avere assistito alla risonanza magnetica di un bambino e vederlo uscire dalla sala con il sorriso e con la mamma che gli faceva le foto con i delfini è stato un momento molto toccante. Credo che sia il più bel ringraziamento a coloro che hanno creduto in questo progetto di umanizzazione del reparto”, commenta Silvio Irilli.


Oltre alla firma dell’artista, c’è anche quella di tutti coloro che, contribuendo, si sono sentiti parte di un progetto di accoglienza al paziente e di supporto ai medici. Tra questi, l’Associazione Eva Maria, Smurfit Westrock Foundation e ILGA – Italian Ladies Golf Association. “Supportare le comunità nelle quali operiamo è un valore importante per la nostra azienda, il cui obiettivo aziendale è Creare, Proteggere e Custodire” spiega Gianluca Castellini, CEO di Smurfit Westrock Italia. “Lo facciamo attraverso la nostra Fondazione, dal 2011, finanziando progetti sostenibili che abbiano un impatto positivo su salute e nutrizione, educazione e cure di base. In particolare, abbiamo a cuore tutto ciò che possa andare a vantaggio di giovani e bambini, perché le nuove generazioni rappresentano il nostro futuro”. “Siamo davvero felici e onorati di aver portato il contributo della nostra Associazione ad un progetto così importante di creatività, bellezza e cura” commenta Andrea Bogani, Presidente dell’Associazione Eva Maria ODV. “Certi della ripercussione positiva che queste fantasie marine avranno sul benessere di pazienti e operatori, ci impegneremo ancora di più nel sostenere La Nostra Famiglia, nella memoria della nostra adorata Eva, che qui ricevette amorevoli cure”. “ILGA è una Associazione golfistica femminile che ha scelto di aiutare chi opera nel sociale, soprattutto per la tutela dell’infanzia e delle donne”, spiega la Presidente ILGA Alessandra Valtulina. “Quest’anno è stato un onore stare al fianco dell’Associazione Eva Maria, che da sempre sostiene La Nostra Famiglia in ricordo di una bimba che non c’è più e che ha passato metà dei suoi 7 anni con una grave malattia oncologica. Siamo felici di aver potuto contribuire alla realizzazione del nuovo ambiente che ospita la risonanza magnetica: a tutti i bambini che faranno ‘Un tuffo nel blu’ va il nostro pensiero e l’augurio di un futuro colorato… magari con ILGA su un campo da Golf”.

Oss. Amianto: killer silenzioso, rilanciare messa al bando globale

Oss. Amianto: killer silenzioso, rilanciare messa al bando globaleRoma, 27 gen. (askanews) – “Sono molti di più coloro che ogni anno perdono la vita a causa di malattie asbesto correlate e la stima dell’OMS comunque è parziale perché non tiene conto degli Stati che omettono la raccolta dei dati epidemiologici, spesso circoscritti soltanto al mesotelioma, al tumore del polmone e all’asbestosi. Sono molte altre ancora le patologie e l’amianto è una metafora della necessità di dover tener conto della tutela della salute rispetto a tutti gli agenti cancerogeni con prevenzione primaria e comunque di applicare il principio di precauzione, e di eliminare alla radice ogni forma di rischio. In questo mondo globalizzato, è fondamentale anche il ‘fair play’ che va e deve andare oltre lo sport”. Lo ha dichiarato Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale Amianto in occasione dell’evento: “Dall’ONA all’ONU: sostenibilità ambientale e sport” promosso dall’Osservatorio Nazionale Amianto con il Comitato Nazionale Italiano Fair Play, presieduto da Ruggero Alcanterini, che si è svolto al Salone d’Onore del CONI.


L’incontro, incentrato sulle tematiche della salute, ambiente, lavoro e tutela della dignità della persona umana per vincere contro l’amianto e tutti gli altri veleni che continuano ad uccidere, ha visto un’affollata partecipazione da parte di cittadini delle diverse realtà lavorative e territoriali. L’obiettivo è stato rilanciare la messa al bando globale dell’amianto per vincere questo killer e fermare la morte di 7.000 cittadini ogni anno solo in Italia, e circa 200.000 nel mondo, dati epidemiologici rilevati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Tra i relatori Paola Vegliantei, Presidente dell’Accademia della legalità, Luciano Tirindelli, Presidente dell’Associazione Scorta Falcone, Emanuele Cecconi, Davide Fabretti, Stefania Stazzi e Riccardo Antonelli (figli di vittima amianto), Luigi Abbate, Presidente Consiglio Comunale Foggia, Pasquale Trabucco, Associazione Fante tradito.

Roma, al Policlinico Campus Bio-Medico tornano gli “Education Box”

Roma, al Policlinico Campus Bio-Medico tornano gli “Education Box”Milano, 24 gen. (askanews) – Formare e informare cittadini, pazienti e caregiver su patologie, cure e stili di vita corretti. È questo l’obiettivo principale degli “Education Box” targati Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, incontri gratuiti e aperti al pubblico promossi con l’obiettivo di diffondere la cultura della prevenzione e dell’educazione clinica. L’appuntamento, divenuto ricorrente lo scorso anno, torna anche nel 2025 con una serie di nuove iniziative. Un percorso divulgativo e informativo, sempre più capillare e diffuso, che si fonda sul concetto di umanizzazione delle cure e che mira a trasformare la medicina in un momento di condivisione.


Dall’udito al tumore del colon-retto, dalla malattia di Parkinson a quella di Alzheimer, passando per l’osteoporosi e il diabete, sono circa 20 gli incontri programmati per quest’anno, compreso quello in programma oggi, in occasione della Giornata Internazionale dell’Educazione, che punta a ispirare e formare chi desidera partecipare attivamente alla prevenzione e al percorso di cura. “Il principio che ha ispirato la nascita di questi incontri è la volontà di far sentire i pazienti e i loro familiari presi in carico da ogni punto di vista, non solo nelle cure ma anche sotto il profilo dell’informazione e della prevenzione”, ha sottolineato l’amministratore delegato e direttore generale del Policlinico Paolo Sormani, che poi ha commentato ancora: “Si tratta di un ulteriore tassello del nostro impegno per una sanità sempre più umana e attenta ai bisogni delle persone. Un sostegno concreto volto a coltivare il rapporto tra l’ospedale, le persone e il territorio”. “Raccogliere l’esperienza di pazienti e caregiver è fondamentale per migliorare continuamente la qualità del nostro approccio”, ha commentato il direttore clinico della fondazione, Rossana Alloni, per la quale “l’Education Box ci permette di ascoltare direttamente chi vive il percorso di cura, affinando così i materiali informativi e le nostre iniziative. Lo sguardo di chi ha vissuto la realtà della malattia e del trattamento è essenziale per garantire una cura sempre più centrata sulla persona”. “Vogliamo mettere al centro le esigenze e le preoccupazioni dei pazienti, supportandoli in ogni fase del trattamento”, le ha fatto eco il Direttore Patient Relationship del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico Marta Risari, secondo cui “questo approccio umano e personalizzato favorisce un’esperienza più serena e consapevole per il paziente, creando un ambiente di cura in cui le persone si possano sentire ascoltate e rispettate”.


Nel 2024 sono stati ben 24 gli appuntamenti con l’Education Box che si sono tenuti presso il Policlinico Campus Bio-Medico, con una presenza complessiva da parte di cittadini, pazienti e caregiver pari a circa mille persone in totale. I due appuntamenti di febbraio prossimo febbraio saranno rispettivamente dedicati all’epilessia e al tema della psicologia e delle malattie rare.

Sanità, Gimbe: è crisi del personale, persi oltre 28 mld in 11 anni

Sanità, Gimbe: è crisi del personale, persi oltre 28 mld in 11 anniMilano, 9 gen. (askanews) – “Se la spesa per il personale dipendente si fosse mantenuta ai livelli del 2012, quando rappresentava circa un terzo della spesa sanitaria totale, negli ultimi 11 anni il personale dipendente non avrebbe perso 28,1 miliardi, di cui € 15,5 miliardi solo tra il 2020 e il 2023, un dato che evidenzia il sacrificio economico imposto ai professionisti del Ssn”. Lo ha sottolineato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, durante l’audizione di ieri alla Camera davanti ai deputati della Commissione Affari sociali nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie.


“Nel periodo 2012-2023 – ha spiegato Cartabellotta – il capitolo di spesa sanitaria relativo ai redditi da lavoro dipendente è stato quello maggiormente sacrificato”. In termini assoluti, dopo una progressiva contrazione da 36,4 miliardi nel 2012 a 34,7 miliardi nel 2017, la spesa ha iniziato a risalire raggiungendo 40,8 miliardi nel 2022, per poi scendere a € 40,1 miliardi nel 2023. Tuttavia, in termini percentuali sulla spesa sanitaria totale, il trend rileva una lenta ma costante riduzione: se nel 2012 rappresentava il 33,5%, nel 2023 si è attestato al 30,6%. “La carenza di personale sanitario – ha detto ancora Cartabellotta – unita all’impossibilità per le Regioni di aumentare la spesa per il personale dipendente a causa dei tetti di spesa, negli anni ha alimentato il fenomeno dei “gettonisti”: medici, infermieri e altri professionisti sanitari reclutati tramite agenzie di somministrazione del lavoro e cooperative, con i relativi costirendicontati come spese per beni e servizi”.


Secondo un report dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), relativo al periodo gennaio 2019 – agosto 2023, il fenomeno era già molto evidente nel 2019, con una spesa complessiva di quasi 580 milioni. Nel 2020 il valore è crollato a € 124,5 milioni, per poi risalire negli anni 2021-2022, fino a raggiungere, nel solo periodo gennaio-agosto 2023, 476,4 milioni, un valore doppio rispetto all’anno precedente.

Salute mentale, Maieusis: depressione e psicosi nuova pandemia per giovani

Salute mentale, Maieusis: depressione e psicosi nuova pandemia per giovaniRoma, 23 dic. (askanews) – “Depressione e psicosi colpiscono sempre più i giovani. Non bastano cicli di terapie riabilitative senza una società preparata a riaccogliere queste persone dando loro un’occasione reale di reinserimento e una speranza di futuro, superando anche l’isolamento e il dolore causato dallo stigma che la società attribuisce a chi soffre di problemi psichiatrici”. E’ questo l’appello lanciato dalla Comunità Maieusis che opera da anni nella regione Lazio nel settore della riabilitazione psichiatrica, con un metodo consolidato e risultati che hanno consentito a centinaia di ragazzi di tornare a vivere e a costruirsi un futuro.


“Le Istituzioni hanno il dovere di investire sulla salute mentale che dopo il covid è diventata la vera pandemia del terzo millennio”. Secondo le stime epidemiologiche, diffuse in occasione Giornata Mondiale della Salute Mentale che si celebra il 10 ottobre, a soffrire di disturbi psichici in Italia sarebbe almeno il 5% della popolazione, circa 3 milioni di persone, percentuale che sale al 10% se si includono anche i disturbi più lievi, come ad esempio gli attacchi di panico. Appena il 14% della spesa sanitaria globale è connessa ai disturbi neuropsichiatrici, inclusi depressione, psicosi e abuso di droghe e alcol. In particolare, nei Paesi in via di sviluppo circa il 75% delle persone affette da disturbi mentali non riceve alcun tipo di trattamento. In questo quadro drammatico, spiega Paola Marchetti, presidente di Confepi Salute “il ruolo delle comunità terapeutiche è fondamentale perché offrono un percorso di riabilitazione e reinserimento attraverso il metodo della comunità, decisivo anche per superare lo stigma sociale che si trovano a subire coloro che sono affetti da disturbi psichici. Su questi temi riteniamo che le Istituzioni debbano trovare presto maggiori investimenti, per non abbandonare al proprio destino milioni di giovani che hanno bisogno di assistenza”.

Cipess approva riparto fondo sanità 2024: 134 mld, +5,14 mld su 2023

Cipess approva riparto fondo sanità 2024: 134 mld, +5,14 mld su 2023Milano, 19 dic. (askanews) – “Il 2024 vede un significativo incremento delle risorse destinate al Ssn, con un importo di oltre 134 miliardi di euro e un delta positivo rispetto al 2023 di 5 miliardi e 140 milioni di euro”. Lo ha detto il sottosegretario alla salute, Marcello Gemmato, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi sugli esiti della riunione Cipess che ha approvato il riparto fra le Regioni e le Province Autonome delle disponibilità finanziarie per il Ssn nel 2024.


“È l’investimento in sanità pubblica più alto di sempre grazie agli incrementi previsti con le leggi di bilancio 2023 e 2024, e soprattutto conferma il trend di crescita del finanziamento al fondo sanitario nazionale mantenuto dal governo Meloni. La manovra 2025, infatti, prevede un incremento di oltre 2,5 miliardi di euro e ulteriori 4 miliardi nel 2026” ha evidenziato Gemmato. “Per il secondo anno vengono applicati i nuovi criteri di riparto del fondo sanitario nazionale, approvati nel dicembre del 2022 in linea con le richieste delle Regioni, che ne auspicavano la revisione dal 2015. Se lo scorso anno le Regioni del Centro-Sud avevano beneficiato di un incremento di risorse pari a 220 milioni di euro, quest’anno possono contare su 236 milioni di euro, un totale di 456 milioni di euro nel biennio 2023-2024 a sostegno di quei territori in cui il cosiddetto coefficiente di deprivazione è maggiore” ha aggiunto il sottosegretario.

Celiachia, a Natale meglio scegliere il menù gluten-free

Celiachia, a Natale meglio scegliere il menù gluten-freeRoma, 18 dic. (askanews) – Il brodo dei tortellini non è magro, l’insalata russa non sgrassa, l’ossobuco non è tutto osso, panettoni e torroni si mangiano solo a Natale – è vero – ma tanto poi ogni festività ha il suo dolce. Inutile fare buoni propositi, il Natale light non esiste, chi soffre di celiachia però deve prestare un’attenzione in più, perché – nella confusione dei pranzi e delle cene con i parenti – aumentano i rischi di mangiare del cibo in cui è finito accidentalmente del glutine. “Purtroppo, basta una distrazione – osserva Michele Mendola, fondatore della community online CeliachiaFacile e autore dell’omonimo best-seller. – È sufficiente usare lo stesso mestolo per girare sia il cibo normale che senza glutine, e chi soffre di celiachia rischia di rovinarsi tutte le Feste”.


Il primo consiglio, allora, è proprio quello di preparare cibi senza glutine per tutti gli invitati. “In questo modo si elimina completamente il rischio delle contaminazioni accidentali – prosegue Mendola. – Senza contare che è anche una questione di praticità: i pranzi e le cene delle feste già prevedono svariati piatti, e non sarà necessario pensare e gestire anche un menù separato per chi è intollerante”. Così facendo, in ogni casi, non si rinuncia al sapore: “I cibi senza glutine assicurano ormai degli standard di qualità elevatissimi, e sia in termini di sapore che di consistenza hanno le stesse proprietà dei cibi normali. Inoltre, sempre più aziende hanno lanciato sul mercato le versioni gluten-free delle specialità locali, e quindi non si rinuncia ai sapori tipici della tradizione. Anche chi adora cucinare, poi, potrà facilmente trovare farine senza glutine per preparare la ricetta che preferisce”. Per quanto riguarda la preparazione dei cibi: “La soluzione ideale è di usare pentole e stoviglie dedicate per il piatti gluten-free – aggiunge il creatore di CeliachiaFacile. – Questo perché alcuni cibi, come la pasta ad esempio, possono lasciare dei piccoli residui che non vengono via con un normale lavaggio. Altrimenti, è fondamentale essere molto scrupolosi quando si lavano pentole e utensili, e quantomeno usare stoviglie separate per chi soffre di celiachia. Se si utilizza il forno per cucinare, è buona regola sistemare i cibi senza glutine nella parte alta, sempre per evitare contaminazioni accidentali”. Mendola ricorda poi che una serie di cereali – come il riso, il grano saraceno e il mais – sono naturalmente privi di glutine e possono essere utilizzati senza preoccupazioni. Alcuni alimenti (carne, uova, pesce, frutta, legumi, verdura) chiaramente non contengono mai glutine e non presentano controindicazioni di sorta. Attenzione ai formaggi, “Nella maggior parte dei casi non contengono glutine, ad eccezione di quelli spalmabili per i quali conviene quindi leggere l’etichetta – spiega Mendola. – E lo stesso consiglio vale anche per i salumi, le caramelle e i torroni: anche se di norma non contengono farine o derivati, vi sono delle eccezioni, e quindi è bene accertarsene prima”. Per quanto riguarda gli alcolici, via libera a vino e spumante; semaforo giallo per i distillati come grappa, rum, whisky, vodka e gin: “la maggior parte non danno problemi, ma alcuni potrebbero contenere aromi o additivi vietati. Nel caso però devono essere riportati in etichetta” conclude il fondatore di CeliachiaFacile.