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Salute, 23 aziende sanitarie finaliste Lean Health Award

Salute, 23 aziende sanitarie finaliste Lean Health AwardRoma, 17 ott. (askanews) – Sanità non è sempre sinonimo di inefficienza, esiste anche una sanità pensata a misura di paziente e di personale sanitario. In questa direzione si muovono i 31 progetti finalisti del Lean Health Award 2023, il premio delle eccellenze sanitarie pubbliche e private italiane, giunto quest’anno alla sesta edizione. 

Dalla realizzazione di una piattaforma per il monitoraggio delle infezioni correlate all’assistenza fino a un progetto per ridurre l’attesa della chirurgia oncologica. E ancora l’efficientamento del percorso di presa in carico del paziente affetto da malattia rara, la trasformazione da casa della salute in casa della comunità e i nuovi modelli organizzativi dell’assistenza di prossimità per le aree interne.  Alla selezione hanno partecipato 92 aziende sanitarie da tutta Italia con 222 progetti. Di queste, soltanto 23 sono arrivate in finale. La giuria altamente qualificata e il comitato scientifico (circa 60 tra direttori generali di aziende sanitarie, professori universitari e amministratori delegati del settore healthcare) hanno tempo fino al 16 novembre per decretare chi salirà sul podio, data in cui saranno proclamati i vincitori in una serata dedicata al Palazzo delle Esposizioni di Roma.  “Grande successo per la manifestazione di riorganizzazione sanitaria, diventata un punto di riferimento per le aziende del settore: confrontarsi per capire come e dove migliorare i servizi per i cittadini. Applicare le metodologie Lean e Value Based significa infatti aumentare il valore per il paziente, eliminando sprechi e inefficienze – spiega Alessandro Bacci, docente di Lean Management all’Università di Siena -. Oggi è più evidente che mai la necessità di garantire una risposta efficace ai problemi di salute e di continuare a riorganizzare i processi nell’offerta sanitaria”.

Tra i progetti giunti in finale, un nuovo modello di riorganizzazione del percorso pre-operatorio della chirurgia elettiva e di riduzione di liste d’attesa con un focus sulla riabilitazione specialistica. Proposti inoltre prototipi per pazienti con scompenso cardiaco o con dolore cronico e nuovi esempi di gestione delle criticità nel pronto soccorso e nelle sale operatorie. In finale anche un progetto di ottimizzazione del percorso del paziente oculistico e quelli con patologia coronarica e l’ingegnerizzazione  del percorso chirurgico per interventi di medio bassa complessità.

Lega del Filo d’Oro, riparte Campagna #spazioaisogni con sms solidale

Lega del Filo d’Oro, riparte Campagna #spazioaisogni con sms solidaleRoma, 16 ott. (askanews) – Riparte oggi la campagna con sms solidale #spazioaisogni della Lega del Filo d’Oro per supportare un anno di attività del Centro Diagnostico della Fondazione, che da settembre 2022 ha raddoppiato i posti disponibili, permettendo così di accogliere non più quattro, ma ben otto persone contemporaneamente insieme alle loro famiglie, riducendo le liste d’attesa. Nel 2022 il Centro Diagnostico ha trattato 122 utenti (+130% rispetto al 2021), effettuando 43 trattamenti precoci. Accanto alla Fondazione, insieme ai testimonial storici Renzo Arbore e Neri Marcorè, ci sono anche quest’anno i maestri d’orchestra Leonardo De Amicis, Fabio Frizzi, Pinuccio Pirazzoli e Beppe Vessicchio, affiancati dal cuoco Filippo La Mantia e dai portieri di Serie A e della Nazionale Gigio Donnarumma, Samir Handanovic, Alex Meret, Daniele Padelli e Ivan Provedel.

Fino al 31 dicembre 2023 tutti possono sostenere la campagna #spazioaisogni con una chiamata da rete fissa o un sms al numero solidale 45514 oppure visitando il sito spazioaisogni.it.

Sanità, Bernini: rendere sempre più efficiente il Ssn

Sanità, Bernini: rendere sempre più efficiente il SsnMilano, 16 ott. (askanews) – Il governo è “al fianco” dei giovani specializzandi presenti “per rendere sempre più efficiente il nostro Ssn”. Lo ha detto il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, intervenendo in collegamento a Villa Erba, a Cernobbio, alla cerimonia di chiusura della Conferenza Nazionale straordinaria di Sanità Pubblica della Società Italiana di Igiene. “Come dice il nostro presidente della Repubblica Mattarella – ha affermato Bernini – il nostro Sistema Sanitario Nazionale è un motore di giustizia, un vanto per il nostro sistema, ma un vanto che va mantenuto, e come tale abbiamo iniziato a lavorare insieme al ministro Schillaci”.

Bernini ha evidenziato di avvertire l’esigenza di un’ulteriore maggiore qualificazione di figure professionali che operano e dovranno operare nella gestione di un mondo sanitario che sta cambiando. “Nei confronti dei giovani professionisti del futuro – ha aggiunto la ministra – abbiamo un dovere di flessibilità e di professionalità, dobbiamo essere consapevoli del fatto che stiamo formando figure professionali per occupazioni che esistono ancora solo in parte e sono destinati a subire importanti modifiche”. Nel corso del collegamento, ha illustrato tre punti fondamentali sui quali i due Ministeri – dell’Università e Ricerca e della Salute – si stanno muovendo, ossia la riflessione sull’accesso ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, che deve essere progressiva per garantire la qualità dell’offerta formativa, il rafforzamento delle borse di studio con l’obiettivo di mettere in campo più fondi per i dottorati di ricerca favorendo la crescita dell’Università Italiana e il finanziamento alla Ricerca anche grazie ai fondi del Pnrr per garantire l’investimento in sistemi virtuosi “Iniziative rivolte ad un Paese che ha a cuore la formazione, la capacità e la flessibilità dei suoi professionisti nell’ambito della salute soprattutto per un miglioramento della qualità delle cure che il Ssn può offrire”, ha sottolineato la presidente di SItI, Roberta Siliquini.

Sanità, Siquilini (SItI): mettere al centro la prevenzione

Sanità, Siquilini (SItI): mettere al centro la prevenzioneMilano, 16 ott. (askanews) – Portare la prevenzione al centro delle politiche di sanità pubblica, coinvolgendo anche le ostituzioni ed il governo. E’ l’impegno della Società Italiana d’Igiene rilanciato dalla presidente Roberta Siliquini al termine della Conferenza Nazionale straordinaria della SItI che ha visto i massimi esperti del settore riuniti a Villa Erba di Cernobbio, sulle rive del lago di Como, per una tre giorni di dibattiti ed eventi.

“Siamo molto soddisfatti nell’aver portato a termine un evento che ha visto impegnati più di mille igienisti su tematiche cogenti per la prevenzione – le parole di Siliquini – È stata una Conferenza estremamente operativa, dalla quale usciamo accresciuti dal punto di vista della consapevolezza di quelle che sono le azioni intraprese e da intraprendere. La nostra Società scientifica è fortemente determinata ad essere pro-attiva nel portare la Prevenzione al centro delle politiche di Sanità pubblica, interagendo sempre di più con le Istituzioni e con il Governo”. “In queste giornate sono state affrontatetutte le tematiche relative alla prevenzione con un approccio molto pragmatico – spiega la presidente SItI – Abbiamo cercato di individuare le criticità e trovare le soluzioni da poter offrire alle Istituzioni per rendere la nostra prevenzione più efficiente possibile e farne uno strumento utile per migliorare la qualità della vita e la salute della nostra popolazione”.

CAR-T: verso terapie sempre più personalizzate per i tumori del sangue

CAR-T: verso terapie sempre più personalizzate per i tumori del sangueRoma, 16 ott. (askanews) – Un recente studio dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT) ha individuato alcuni fattori cruciali che consentono di prevedere quali pazienti potranno rispondere meglio al trattamento genico-cellulare CAR-T. Le terapie CAR-T rappresentano una delle maggiori novità degli ultimi anni per il trattamento dei tumori del sangue. Si basano essenzialmente su una procedura che consente di rendere i linfociti T, un’importante componente del nostro sistema immunitario, in grado di attaccare il tumore. Per arrivare a questo obiettivo, si procede al prelievo di un campione di sangue del paziente, da cui vengono selezionati i linfociti T. Questi vengono poi ingegnerizzati in laboratorio in modo che esprimano sulla loro superficie il recettore CAR (Chimeric Antigen Receptor), deputato a riconoscere l’antigene CD19 presente sulle cellule neoplastiche. Una volta re-infusi nel paziente, i linfociti T ingegnerizzati, o cellule CAR-T, possono individuare e distruggere le cellule tumorali. La terapia a base di CAR-T è stata applicata con successo su alcuni tipi di neoplasie ematologiche, come per esempio i linfomi non Hodgking e le leucemie linfoblastiche, nei pazienti che non hanno risposto o hanno risposto in modo incompleto alle terapie convenzionali. Il problema è che esiste una quota consistente di soggetti che non risponde neppure alle terapie CAR-T, o risponde solo parzialmente. Ora un nuovo studio coordinato dal prof. Paolo Corradini, direttore della Struttura Complessa di Ematologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, in collaborazione con l’Istituto Humanitas di Rozzano (MI) ha chiarito alcuni aspetti importanti di queste mancate risposte terapeutiche, aprendo interessanti prospettive sia per la pratica clinica sia per la ricerca. “Le CAR-T vengono proposte a pazienti con linfomi che hanno una ricaduta di malattia dopo i trattamenti convenzionali e non hanno più alternative terapeutiche: il 40-45 per cento dei soggetti sottoposti a questa terapia sopravvive a lungo termine, cioè è vivo e in remissione a un anno ed è guarito, perché le ricadute tardive, oltre l’anno, sono eventi molto rari”, ha esordito il Prof. Corradini, “rimane però il problema del 55-60% dei soggetti restanti che non risponde alle CAR-T, oppure risponde solo parzialmente e ha una nuova ricaduta a breve termine”. Da qui il progetto di ricerca, portato avanti con gli esperti di statistica e anatomia patologica dell’INT, in collaborazione con il gruppo del Prof. Carmelo Carlo Stella dell’Istituto Humanitas, dedicato all’analisi di possibili biomarcatori predittivi di risposta alle CAR-T. I risultati dello studio, che ha coinvolto complessivamente 51 pazienti, sono pubblicati sulla rivista “British Journal of Haematology”. “Dall’analisi di questo campione di pazienti discretamente numeroso sono emersi alcuni dati fondamentali: il primo è che un livello di DNA libero circolante tumorale al di sopra di una certa soglia, individuata nello studio, è predittivo di una scarsa risposta alla terapia con le CAR-T”, ha aggiunto Corradini, “questo risultato è particolarmente importante perché attualmente sono disponibili farmaci, come gli anticorpi inibitori dei checkpoint immunitari o gli anticorpi bispecifici, che potrebbero modulare la risposta in alcuni pazienti, se individuati per tempo”. Un risultato molto incoraggiante, che però dipende in modo cruciale dal tipo di mancata risposta terapeutica. “Se il paziente non ha mai risposto alle CAR-T, e va quindi incontro a una franca progressione, purtroppo non ci sono opzioni terapeutiche efficaci”, ha sottolineato Corradini, “diverso è invece il caso di un paziente che ha avuto una risposta parziale alle CAR-T e in cui magari la malattia va in progressione dopo qualche mese: in questo caso, la malattia viene controllata meglio, ottenendo una migliore risposta e una maggiore sopravvivenza se, in concomitanza, viene fatto qualche trattamento immunologico, o anche una chemioterapia o una radioterapia: questo è il secondo risultato importante che abbiamo ottenuto, che conferma quanto già emerso da altri studi”.

Tumori: un “binario” unico per far viaggiare insieme tecnologia e ricerca

Tumori: un “binario” unico per far viaggiare insieme tecnologia e ricercaRoma, 13 ott. (askanews) – Biosensori, radiomica, nanomedicine, intelligenza artificiale, realtà virtuale e sequenziamento genomico (NGS) sono le principali novità tecnologiche applicate anche (ma non solo) in oncologia e in medicina. Uno sviluppo straordinario che ha, sì, dato un forte impulso alla cura dei tumori, ma muovendosi in modo autonomo rispetto al mondo medico. Questi due mondi hanno dunque camminato parallelamente, su binari diversi, per oltre 20 anni, incontrandosi poi solo nella parte finale. Se si riuscisse invece a farli viaggiare su un unico ‘binario’, dall’inizio alla fine, sarà possibile accelerare il progresso terapeutico, e orientarlo ancora di più sui reali bisogni clinici del paziente. È questa l’idea che ha ispirato Next Oncology, il primo convegno al mondo che ha unito medici, biologi, scienziati, ricercatori, ingegneri, fisici, matematici ed altri esperti di vari settori con l’obiettivo di creare uno spazio unico in cui far convergere la ricerca oncologica e lo sviluppo tecnologico. L’evento si è svolto a Milano, con contributo non condizionato di Daiichi Sankyo, e ha visto il coinvolgimento di centinaia di esperti di fama internazionale con competenze diverse.

“La ricerca biomedica e quella oncologica viaggiano da anni in maniera indipendente. In sostanza noi sfruttiamo l’innovazione tecnologica, ma senza averla guidata dal principio – spiega Michelino De Laurentiis, direttore dell’U.O.C. Oncologia Medica Senologica dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli, e responsabile scientifico di Next Oncology – ora è giunto il momento di invertire questa rotta e migliorare la sinergia. Ad esempio oggi la tecnologia NGS che permette il sequenziamento genomico rapido del DNA, fondamentale per poi impostare le cure oncologiche su misura (medicina di precisione) viene svolta da molti centri. Però si ‘unisce’ al medico solo nel momento dell’applicazione clinica. Sarebbe invece molto più efficiente orientare a monte il processo dello sviluppo tecnologico con noi, sulla base delle caratteristiche cliniche del paziente. È un mettersi insieme prima e non dopo. E proprio a questo serve NEXT Oncology: unire in maniera multidisciplinare tutti gli esperti del settore tecnologico ed oncologico con lo scopo di catalizzare questa fusione e accelerare i processi di trasferimento dell’innovazione tecnologica verso soluzioni concrete ai bisogni reali del paziente”. “NEXT Oncology è nato per avvicinare la comunità degli oncologi ad altre discipline tencologiche in modo da creare un dialogo tra ambiti solo apparentemente diversi, perché tutti lavoriamo su un unico fronte: quello relativo allo sviluppo di nuove idee e nuovi approcci che possono avere un impatto fondamentale nella cura del paziente oncologico – precisa Giuseppe Curigliano, professore ordinario di Oncologia medica all’Università Statale di Milano e direttore della Divisione Sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative all’Istituto Europeo di Oncologia, nonché co-responsabile di Next Oncology – in futuro questo tipo di incontri saranno sempre più fondamentali. Questo accelererà l’accesso dei pazenti all’innovazione”. “In pratica – spiega Barbara Pistilli, oncologa, responsabile della Breast Cancer Unit dell’Ospedale “Gustave Roussy” di Parigi – possiamo portare l’esempio degli anticorpi monoclonali ‘coniugati’, farmaci composti in modo biotecnologico di due parti. Una parte è l’anticorpo che riconosce la cellula tumorale, nella quale veicola selettivamente la seconda parte, cioè il farmaco chemioterapico. Oggi sappiamo che ci sono pazienti con tumore del seno metastatico HER2 positivo che sono riuscite ad ottenere un controllo della malattia metastatica molto più a lungo, ben oltre i due anni grazie a questo tipo di trattamento. Non è raro, sono casi quotidiani che ci dicono quanto unire le forze sia fondamentale”. L’innovazione è dunque un lavoro di “gruppo”, che coinvolge attori provenienti da diversi mondi. “Next Oncology ha aperto una finestra su quella che potrà essere l’oncologia fra 10 anni – evidenziano De Laurentiis e Curigliano -. Il confronto e la condivisione di idee, così come la contaminazione delle competenze, può orientare e spingere l’innovazione su approcci e strategie che possono cambiare la prevenzione, la diagnosi e la cura del cancro”.

White Coat ceremony per studenti Cattolica: il primo camice bianco

White Coat ceremony per studenti Cattolica: il primo camice biancoRoma, 13 ott. (askanews) – “Non abbiate mai paura di sbagliare, perché alcune fra le più brillanti scoperte scientifiche sono nate da profondi fallimenti iniziali” – così il professor Ignazio Marino, Executive Vice President for Jefferson International Innovative Strategic Ventures della Thomas Jefferson University, ha incoraggiato le studentesse e gli studenti del Corso di laurea magistrale a ciclo unico in Medicine and Surgery della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, in uno dei passaggi più significativi del suo Keynote Address nella White Coat ceremony che si è tenuta nel campus di Roma dell’Ateneo nel pomeriggio di ieri 12 ottobre. Dopo la partecipazione di due studenti iscritti nel percorso di Triple Degree del Corso di laurea in Medicine and Surgery alla solenne White Coat ceremony della Thomas Jefferson University nello scorso mese di luglio, il campus di Roma dell’Università Cattolica vive ancora una volta l’emozione e il significato dell’evento che in Italia segna l’ingresso dei medici nelle corsie degli ospedali, dopo la frequenza del primo triennio di studi.

La cerimonia è stata aperta dal saluto istituzionale del professor Alessandro Sgambato, Vicepreside della Facoltà: “Alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica cerchiamo ogni giorno di trasmettere agli studenti strumenti scientifici e clinici per diventare buoni medici, assicurando la migliore didattica e pratica medica innovativa anche grazie alle attività svolte al Policlinico Gemelli. Ogni giorno ci impegniamo anche nella ricerca per introdurre nella pratica clinica le procedure e i farmaci più innovativi. Soprattutto, forniamo un servizio alla nostra comunità”. “Vogliamo però che i nostri studenti – ha continuato Sgambato – imparino non solo ad essere dei medici eccellenti, ma anche ad essere delle brave persone, professionisti ed esperti della salute che mettono al primo posto le esigenze dei pazienti, delle loro famiglie, dei caregiver perché curare un paziente, agire da medico, significa anche e innanzitutto prendersi cura della persona”. “Oggi questi studenti – ha concluso il Vicepreside – iniziano un percorso bello, ma difficile e impegnativo che li porterà a diventare ottimi medici. Ma non sarà facile, e il sostegno di familiari e amici, oltre che di docenti e tutor, sarà fondamentale: tutti noi vi assicuriamo che questo sostegno ci sarà”. Tante le suggestioni del Keynote address: la differenza fra essere e fare il medico, le sfide sollevate dall’innovazione tecnologica, come l’intelligenza artificiale, soprattutto relativamente alla necessità di mantenere il contatto umano ed empatico con il paziente, l’importanza del coraggio e il valore dell’errore anche nell’esercizio della professione medica: “Siate perseveranti – ha continuato Marino -, ma soprattutto curate fin dall’inizio il rapporto con il paziente: solo questo vi permetterà di “essere medici” anziché semplicemente di “fare i medici”. Poiché certamente un’epoca come quella in cui vi apprestate ad operare, ricchissima di continue rivoluzioni tecnologiche, costituisce al tempo stesso uno strumento preziosissimo, ma anche una pericolosa minaccia alla conservazione di un approccio empatico”.

Vista, retinopatia diabetica principale causa cecità tra 16 e 65 anni

Vista, retinopatia diabetica principale causa cecità tra 16 e 65 anniRoma, 12 ott. (askanews) – In occasione della Giornata Mondiale della Vista i diabetologi lanciano un appello per sottolineare l’importanza dell’adesione agli screening oftalmologici da parte delle persone con diabete. Sono infatti gli adulti in età lavorativa (tra 16 e 65 anni) i soggetti a maggior rischio di sviluppare problemi della vista e 1 milione quelli con retinopatia conclamata nel nostro Paese. La retinopatia diabetica, infatti, è una nota e grave complicanza del diabete sia di tipo 1 che 2, determinata da fattori di rischio come la durata della malattia, specialmente se non adeguatamente controllata, elevati livelli di emoglobina glicata e ipertensione. “Il danno alle delicate strutture della retina è spesso silente e asintomatico, il che rende la retinopatia sottodiagnosticata. Quando la persona sperimenta il calo della visione è segno che l’edema maculare o la retinopatia sono già in stadio avanzato. Per questo è importante motivare le persone con diabete a sottoporsi agli screening periodici, sia al momento della diagnosi che a intervalli stabiliti dal diabetologo e dall’oftalmologo (in genere ogni uno o due anni a seconda dei casi). La tempestività di diagnosi permette di effettuare una presa in carico e limitare la perdita della visione” caldeggia Angelo Avogaro Presidente SID. La prevalenza di complicanze a carico dell’occhio interessa tra il 30% e il 50% delle persone con diabete, con una incidenza annuale tra il 2 e il 6%. L’1% dei pazienti è interessato da una complicanza oculare grave. Una lunga storia di malattia (specie se non controllata dalle terapie) è un fattore di rischio, i dati ci dicono infatti che la prevalenza di retinopatia è in media del 20% dopo 5 anni di malattia, del 40-50% dopo 10 anni e di oltre 90% dopo 20 anni

Telemedicina: 58% centri privati non la pratica e non è interessato

Telemedicina: 58% centri privati non la pratica e non è interessatoRoma, 12 ott. (askanews) – È un quadro a tinte forti quello che emerge dai risultati della “1° survey nazionale sulla Telemedicina in ambito ambulatoriale privato” presentati oggi in Luiss dall’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione Bruno Visentini insieme con l’Istituto Superiore di Sanità e il fondo sanitario integrativo Fasdac. Un quadro a tratti inaspettato che descrive un fenomeno ancora ai suoi primordi e con importanti ostacoli ancora da superare, soprattutto sul fronte della fiducia verso la Telemedicina da parte di operatori e pazienti e la necessità di una maggiore chiarezza organizzativa e normativa da parte delle strutture sanitarie. L’indagine, che per la prima volta in assoluto ha sondato il rapporto tra gli operatori privati e la Telemedicina, è stata condotta su oltre 300 strutture sanitarie private e private convenzionate SSN distribuite sul territorio nazionale ed ha fatto emergere alcuni dati spesso allarmanti ed a volte inaspettati.

“Lo sviluppo della telemedicina è un tema di fondamentale importanza per l’evoluzione del nostro Sistema Sanitario Nazionale, anche alla luce degli obiettivi previsti dalla Missione 6 del PNRR – ha detto aprendo i lavori la senatrice Ylenia Zambito, Segretario della X Commissione Permanente del Senato – . In questo senso, è davvero importante poter disporre di dati, come quelli raccolti e studiati dall’Osservatorio Salute della Fondazione Bruno Visentini, che aiutino a far luce sul fenomeno e a rendere l’intervento pubblico più consapevole”. “La sanità italiana – nelle parole di Simona Loizzo, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Sanità digitale e Terapie digitali – vive in questi ultimi anni un periodo in cui si intrecciano grandi difficoltà, epocali opportunità, antichi limiti e criticità di sistema. Le tecnologie digitali sono certamente tra le opportunità per migliorare le cure e ottimizzare le risorse. Questa ricerca mostra gli aspetti da colmare e la misura delle sfide che abbiamo di fronte anche a livello legislativo”. Il primo dato da considerare, che sintetizza la previsione di sviluppo della Telemedicina nel comparto privato, è che il 58% delle strutture ha dichiarato di non fare Telemedicina e di non essere interessata a offrire questo servizio nel prossimo futuro, a fronte di un 13% che ha dichiarato di fare Telemedicina e di voler continuare a sviluppare la propria offerta. Indagando le principali cause identificate come ostacoli allo sviluppo della Telemedicina emergono: la “complessità organizzativa” dichiarata nel 24% dei casi, la “scarsa propensione o collaborazione del personale sanitario” dichiarata nel 15%, seguiti dalla “onerosità in termini economici” al 9%.

Se guardiamo alle sole strutture di grandi dimensioni che erogano più di 50.000 prestazioni ambulatoriali all’anno, la “onerosità in termini economici” diventa il problema più rilevante a pari merito con la “complessità nell’applicazione della normativa GDPR”, che si attestano entrambe a quota 17%. Sul fronte della fiducia riposta verso la Telemedicina da parte degli operatori si evidenzia un livello di fiducia complessivamente “alta” o “medio alta” che si attesta attorno al 40% nel caso delle Direzioni Generali e Direzioni Sanitarie, ma che crolla al 27% per chi è “sul campo”, ovvero medici e professioni sanitarie. Rimanendo sul tema della fiducia, ma dando uno sguardo dal punto di vista del paziente, le strutture hanno dichiarato di aver riscontrato nei propri pazienti “scarsa fiducia verso la Telemedicina” nel 27% dei casi, rinforzato dal problema della “scarsa familiarità con le tecnologie informatiche” che le strutture hanno riscontrato nei propri pazienti nel 23% dei casi.

A Cernobbio via a Conferenza nazionale straordinaria di Sanità pubblica

A Cernobbio via a Conferenza nazionale straordinaria di Sanità pubblicaRoma, 12 ott. (askanews) – Si è aperta oggila Conferenza Nazionale straordinaria di Sanità Pubblica della Società Italiana d’Igiene (SItI) presso Villa Erba a Cernobbio. Diversi gli ospiti istituzionali presenti. Dal Direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, Francesco Vaia, al Governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, passando per il Rettore dell’Università Insubria, Angelo Tagliabue ed il Direttore Generale dell’ATS Como-Varese, Lucas Maria Gutierrez.

Dal Ministro della Salute, Oraziop Schillaci, un messaggio a tutti i congressisti presenti: “Serve un modello sanitario più vicino alle persone. La vostra esperienza e le vostre competenze sono fondamentali. La collaborazione tra Istituzioni, Professionisti e Sanità è il cuore di una Sanità forte e resiliente. Insieme possiamo rendere accessibile la Salute a tutti, abbattendo barriere e garantendo cure di alta qualità”. Il Governatore della Regione Lombardia ha voluto esprimere un ringraziamento ai tanti Igienisti presenti che “hanno dato un aiuto fondamentale durante la pandemia. La vostra partecipazione e collaborazione – ha affermato Fontana – è stata preziosa ed è culminata con una grande opera di Sanità Pubblica, ovvero la vaccinazione, con il grande contributo nei diversi spot di vaccinazione. Stiamo oggi vivendo un momento difficile per la Sanità. In primis una cattiva programmazione del fabbisogno di Medici da inserire nel nostro SSN. Si sta facendo molto, evidenziando quello che è l’aspetto più importante che fino ad oggi è stato messo in secondo piano, ovvero quello della medicina preventiva e territoriale”.

Al termine della Tavola Rotonda dal titolo “La prevenzione pilastro del SSN tra emergenze e sostenibilità”, in collaborazione con European House Ambrosetti, si è entrati nel vivo della Conferenza con la prima sessione plenaria. Roberta Siliquini, Presidente della Società Italiana d’Igiene, in occasione della sessione plenaria “Le strategie di offerta vaccinale dopo la pandemia”, ha rimarcato quanto sia fondamentale l’aspetto della Prevenzione: “E’ un pilastro fondamentale per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale – ha detto – assistiamo ad un invecchiamento della popolazione che va di pari passo ad un aumento della prevalenza di patologie che oggi sono curabili, ma con molte risorse che purtroppo iniziano a scarseggiare nelle nostre spese. Non si tratta solo di risorse economiche, ma anche umane: è quindi fondamentale investire nella prevenzione per far sì che i nostri cittadini si ammalino il più tardi possibile o non si ammalino affatto. È anche fondamentale che tutti i servizi che possono agire per la prevenzione siano messi in rete in un’attività sinergica che aumenti l’efficienza del servizio tutto”. Il Direttore Generale della Prevenzione al Ministero della Salute, Francesco Vaia, ha sottolineato che la Pandemia è ormai alle spalle, ma grande attenzione deve essere riservata alla prevenzione – attraverso le vaccinazioni e gli screening – delle patologie, soprattutto per le fasce sociali più deboli. Dai fragili ai portatori di patologie croniche, passando per tutti coloro che sono stati abbandonati durante tutti questi anni. Dopo la Pandemia è importante dare “grande attenzione a tutte le fasce sociali ed anagrafiche che sono state abbandonate, legittimamente, in questo lungo periodo – ha spiegato Vaia – di chi ci dobbiamo occupare? Di tutti i fragili, a partire dagli anziani, ma anche coloro che sono portatori di malattie cronico-degenerative, gli oncologici, i malati di salute mentale e i portatori di disturbi cognitivi”.