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”Oltre”: sul podio dei Teletopi 2023 in scena il coraggio dei brand

”Oltre”: sul podio dei Teletopi 2023 in scena il coraggio dei brandRoma, 5 dic. (askanews) – Oltre i prodotti e i servizi, oltre i racconti stereotipati, oltre i pubblici indistinti, oltre i social e le vetrine, oltre gli slogan. In questo tempo segnato dalla “prevedibile imprevedibilità” la migliore comunicazione e le proposte di marketing più efficaci provano ad andare oltre. Perché è la stagione del coraggio. Lo raccontano i migliori progetti di storytelling multimediale, realizzati da aziende e organizzazioni, in gara ai Teletopi 2023, gli oscar del video storytelling online giunti alla tredicesima edizione. A decretare il vincitore una giuria formata da: Giampaolo Colletti (giornalista e fondatore degli Oscar Teletopi), Giovanna Cosenza (Università di Bologna), Andrea Fontana (Università di Pavia), Lella Mazzoli (Ifg Urbino), Alessandro Lovari (Università di Cagliari), Simonetta Pattuglia (Università di Roma Tor Vergata), Stefania Romenti (Università IULM di Milano).

I vincitori dell’edizione 2023 La premiazione martedì 5 dicembre nella Casa del Cinema di Roma all’interno del Digital Media Fest diretto da Janet De Nardis. Vince i Teletopi 2023: il messaggio di emancipazione dello short movie “Imma: i sogni non si macchiano”, prodotto da Giffoni Innovation Hub in collaborazione con Dixan e Fondazione CESVI. Menzione speciale per il racconto, dentro e oltre gli stereotipi, della generazione millennials protagonista della branded series Philadelphia “YOLO – You Only Love Once”, prodotta da Giovanni Cova con QMI e disponibile su RaiPlay. “La comunicazione e il marketing contemporaneo stanno riscrivendo il proprio perimetro, diventando ancora più elementi strategici per una narrazione che si lega alle sfide sociali e che si integra con il business. Si tratta di uno storytelling non più tattico, ma strategico con i temi valoriali. È una tendenza che abbiamo visto incrementare in questi anni segnati dalle tredici edizioni dei Teletopi. Oggi visione di lungo periodo e concretezza nel breve declinano una nuova consapevolezza: attorno a questo equilibrio ruotano le sfide dei professionisti”, afferma Giampaolo Colletti, giornalista e fondatore del premio, nato nel 2008 come risposta alla moltiplicazione di video online e sui social.

Le nuove mappe della comunicazione L’evento riflette anche sul ruolo dei comunicatori d’impresa, partendo dalla presentazione della seconda edizione della ricerca “Leader della comunicazione 2023”, realizzata da EY con SWG. In un’era segnata sempre più dalla tecnologia le persone entrano prepotentemente nello storytelling di aziende e organizzazioni recuperando una centralità mai vissuta in passato. Per i comunicatori italiani cresce il peso dello storytelling centrato su temi corporate come le persone: 29% contro il 10% del 2022. E cambiano le priorità: diventa rilevante saper gestire i canali e le piattaforme per creare engagement (78%), comprendere la velocità di propagazione dei contenuti (75%) e creare nuovi format (75%). Il futuro della comunicazione corporate? L’autenticità è la chiave per il 59% dei responsabili e passa dalla concretezza (49%) che si declina in impatto ambientale (74%) e centralità delle persone (62%). Teletopi® è l’oscar italiano del videostorytelling, ossia dei prodotti di narrazione video-centrica che si sviluppano online e sui social. Nato nel 2007 da Giampaolo Colletti grazie ad una intuizione di Carlo Freccero, negli anni ha visto come presidenti di giuria lo stesso Freccero (2007), Silvia Tortora (2008), Irene Pivetti (2009) e Carmen Lasorella (2010-2018). Il premio dal 2018 è ospitato alla Casa del Cinema di Roma, nell’ambito del Digital Media Fest. Teletopi è organizzato dalla società di comunicazione Fattore C – ufficio stampa digitale.

VINCITORE TELETOPI 2023 “Imma: i sogni non si macchiano” Ogni bambino merita un futuro brillante e ha tutto il diritto di continuare a sognarlo. Come Imma, una bambina che, nella sua lotta contro la povertà e il contesto familiare difficile, dimostra a se stessa e al mondo intero di poter superare gli ostacoli con coraggio. E che le macchie della vita possono essere lavate via. Imma si ispira a tante storie purtroppo vere, come quelle dei ragazzi della Casa del Sorriso di Napoli che sono diventati parte attiva nella realizzazione del corto e hanno imparato, insieme alla regista Victoria, i segreti dietro la cinepresa. “Imma: i sogni non si macchiano” è lo short movie prodotto da Giffoni Innovation Hub, in collaborazione con Dixan e Fondazione CESVI, finalizzato alla sensibilizzazione sulla povertà d’igiene e alla promozione delle Case del Sorriso, luoghi sicuri dove bambini e adolescenti che vivono in condizioni di miseria, degrado e abbandono, ricevono accoglienza, cibo, istruzione e formazione.

MENZIONE SPECIALE TELETOPI 2023 “YOLO – You Only Love Once” La generazione dei Millennials, nelle sue gioie e difficoltà lavorative, sentimentali ed esistenziali. È la protagonista di “YOLO – You Only Love Once”, prima branded series Philadelphia prodotta da Giovanni Cova con QMI e disponibile su RaiPlay. Dentro e oltre gli stereotipi, la branded series affronta con ironia e leggerezza temi come amore, amicizia, convivialità ma anche l’instabilità economica, i dubbi esistenziali e le difficoltà sentimentali dei trentenni di oggi.

Volontariato, Fondazione Lega Filo D’Oro: risorsa fondamentale

Volontariato, Fondazione Lega Filo D’Oro: risorsa fondamentaleRoma, 5 dic. (askanews) – La Lega del Filo d’Oro nasce nel 1964 da un piccolo gruppo di volontari, un’organizzazione che potesse rappresentare il “filo aureo della buona amicizia” per aprire al mondo la condizione delle persone sordocieche e fare in modo che la società si accorgesse di loro. Da allora, i volontari dell’Ente rappresentano una parte integrate di quel filo prezioso che unisce le persone sordocieche con il mondo esterno e in occasione della Giornata Internazionale del volontariato, la Fondazione intende ricordare il loro ruolo fondamentale, ringraziandoli per la grande passione e vicinanza che dedicano a chi non vede e non sente.

I volontari rappresentano una risorsa fondamentale su cui utenti e famiglie possono sempre contare. Con il loro supporto rendono possibile l’inclusione delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali, favorendo relazioni spontanee che contribuiscono a migliorare la loro qualità di vita e permettendo loro di sentirsi parte integrante della società. Nel corso del 2022, il numero di volontari attivi è cresciuto del 23%, raggiungendo quota 465; 31.542 ore di volontariato generosamente donate. Questo straordinario impegno gioca un ruolo cruciale nella promozione della mission della Fondazione, favorendo l’inclusione sociale dei suoi ospiti e utenti.

“I volontari rappresentano, sin dalla sua costituzione, una componente fondamentale della Lega del Filo d’Oro: affermano i valori della solidarietà, della gratuità e della partecipazione e, con la loro preziosa disponibilità, supportano le persone sordocieche nel vivere momenti di socialità, fare nuove esperienze e relazionarsi con ciò che li circonda, svolgendo il ruolo di guida, di intermediari con il mondo esterno e di punto di accesso alle informazioni – dichiara Rossano Bartoli, Presidente della Fondazione Lega del Filo d’Oro ETS – In questo giorno speciale, vogliamo celebrare l’importanza dei nostri volontari, ringraziandoli per la loro passione, dedizione e contributo straordinario. Diventare volontario della Lega del Filo d’Oro è un’esperienza che arricchisce e che cambia la vita di chi decide di donare parte del proprio tempo per stare vicino a chi non vede e non sente”. Nel donare il proprio tempo, l’impegno dei volontari si traduce concretamente in un atto di generosità che costruisce legami importantissimi, senza pretesa di contraccambio: vivendo questa esperienza con consapevolezza e costanza, si dà e si riceve in un inatteso equilibrio che ha la misura dello stupore e genera gratitudine. Nel corso dell’undicesimo Forum Nazionale dedicato ai volontari dell’Ente – che si è svolto lo scorso novembre a Jesi – è emersa chiaramente l’importanza di questo dono, così prezioso tanto per chi non vede e non sente e le loro famiglie, quanto per chi lo offre.

Letizia Cavinato ha 25 anni, ed è volontaria della Sede di Padova della Lega del Filo d’Oro dal 2019. Le prime persone sordocieche che ha conosciuto sono Nadia e Giorgio, durante una lezione sulla Lingua dei Segni Italiana Tattile (LIST), quando studiava Lingue, Civiltà e Scienze del linguaggio presso l’Università di Venezia. Un incontro che ha segnato profondamente il suo percorso. Quella mattina, ricorda Letizia, ha provato un misto di stupore e timore. Stupore per i racconti toccanti delle vite di due persone straordinarie e per tutti gli ausili tecnologici che utilizzano per orientarsi nel mondo circostante, che le hanno fatto pensare che sì, l’accessibilità esiste, ma purtroppo è per pochi. Tuttavia, avvertiva anche il timore di non essere in grado di comunicare in modo efficace con loro, di non riuscire a trasmettere le proprie emozioni senza l’aiuto del linguaggio labiale o delle espressioni del viso. Ma grazie al tempo dedicato alla conoscenza reciproca e alla messa a punto degli accorgimenti giusti, Letizia ha trovato le risposte che cercava. Per lei, l’esperienza del volontariato è diventata un viaggio di scoperta, un modo per rendere accessibile un mondo spesso dimenticato, dove l’umanità si manifesta in tutte le sue sfaccettature. Essere volontaria della Lega del Filo d’Oro significa, per Letizia, mettersi in gioco, imparare un nuovo modo di comunicazione e accompagnare chi non vede e non sente alla scoperta del mondo. Significa sorprendersi per i successi delle persone sordocieche, divertirsi con loro, essere creativi e sensibili. Tuttavia, non mancano le difficoltà da superare, ma essere squadra, dove ogni membro si supporta reciprocamente, è una parte essenziale di questo percorso. Grazie ai professionisti e alle persone che ha incontrato, Letizia ha imparato a riconosce la forza e la determinazione umana nel superare le sfide imposte da una disabilità complessa come la sordocecità. Con gratitudine guarda al futuro, consapevole che essere una volontaria della Lega del Filo d’Oro significa essere parte integrante di un cammino inclusivo: “Noi volontari e volontarie, sordociechi e sordocieche abbiamo il grande privilegio di accompagnarci l’un l’altra alla scoperta di noi stessi ed essere testimoni, insieme, dell’inclusione”. Daniele Orlandini è il Presidente del Comitato dei familiari della Lega del Filo d’Oro e dopo tanti anni di frequentazione con i volontari della Fondazione, ha costruito rapporti di fiducia, stima, affetto e, in alcuni casi, anche di amicizia. Per le famiglie delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali, spiega, i volontari rappresentano una colonna portante, sono parte integrante e fondamentale della rete complessa di relazioni che ruota intorno a loro. Ciò che più colpisce i tanti genitori, sono la passione, lo sguardo, l’animo e la leggerezza che i volontari mettono quotidianamente in tutto ciò che fanno. Per le famiglie di chi non vede e non sente sono persone speciali, capaci di trovare sempre del tempo da dedicare ai loro cari. Quel tempo, donato con amore, è sempre accompagnato da un sorriso gentile e dalla loro disponibilità, che rappresenta un sollievo per le famiglie, e che si traduce nella volontà di entrare in relazione con loro. Doni impagabili, che emozionano e colpiscono nei sentimenti. Il tempo offerto dai volontari è custodito con cura e attenzione dalla Lega del Filo d’Oro, che li forma e li coinvolge con passione.

“Essere volontari significa mettere il proprio tempo e le proprie energie al servizio degli altri, senza alcun obbligo e senza desiderare nulla in cambio – sottolinea Daniele – I volontari della Lega del Filo d’Oro sono sempre una certezza, una presenza costante, ma al contempo discreta. È difficile per le famiglie coinvolte trovare le parole più adatte per dimostrare quanto i volontari siano importanti per loro e per i loro cari. La risposta è semplice: grazie”.

Volontariato, Anla: “Agenzia educativa”

Volontariato, Anla: “Agenzia educativa”Roma, 5 dic. (askanews) – “Se tutti lo facessero”. Questo è il tema scelto dalle Nazioni Unite per la XXXVIII Giornata Internazionale del Volontariato che oggi celebriamo. “L’immagine che suggerisce il segretario generale António Guterres è davvero potente: pensate che giardino sarebbe il mondo se tutti, ma proprio tutti, cedessero gratuitamente anche una minima parte del proprio tempo a favore di un progetto collettivo, a favore del benessere della collettività”. Il presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Lavoratori Anziani, ANLA, Edoardo Patriarca, sottolinea il grande valore dell’odierna Giornata Internazionale del Volontariato e rilancia: “Se tutti fossero volontari, anche non a tempo pieno, avremmo mutato il paradigma della nostra società passando dall’esaltazione dell’”io”, assolutismo dell’egoismo imperante, al valore del “noi”. Perché è questo che fanno i nostri volontari, cosa forse addirittura più preziosa del gran bene che concretamente realizzano: imparano e insegnano a mutare animo, a cambiare prospettiva. In una situazione attuale dove l’emergenza educativa, soprattutto nel nostro Paese, è alta per il venir meno come credibilità di alcuni corpi intermedi e per i continui attacchi anche ideologici al ruolo unificante della famiglia, il volontariato è forse ancora l’unica “scuola di vita” in grado di attrarre giovani e meno giovani, in grado di insegnare il rispetto e la centralità dell’altro. Fare volontariato significa includere, significa concretamente applicare il concetto di uguaglianza, significa educare al rispetto dell’altrui volontà, significa conoscere, apprezzare e rispettare le differenze, a cominciare da quella di genere, perché la pluralità è un valore, è l’altro che cammina accanto a me per le vie del mondo. Il volontariato include, dicevo, e lo testimonia il numero sempre maggiore di persone anziane che, ancora in forze, donano la propria voglia di vivere e di aiutare gli altri alla collettività, perché donare e donarsi evita l’inaridirsi della vita. Le rilevazioni statistiche più recenti sono ancora legate al periodo pandemico e ci parlano di un associazionismo in crisi, di numero di volontari in calo. Forse dobbiamo attendere analisi relative a periodi più recenti, la sensazione che, come Associazione di lavoratori anziani, abbiamo è che ci sia voglia di ripresa, di sociale e di socializzare, di darsi da fare, di costruire e questo nonostante, o forse proprio per questo, la guerra in più paesi a noi vicini e la barbarie che entra nelle nostre case attraverso le immagini dei media. Se il futuro fa paura, abbiamo capito che tutti insieme fa un po’ meno paura. Soprattutto sta emergendo la consapevolezza che sì, è vero, ognuno di noi può contribuire a cambiare o almeno a rallentare il declino del nostro pianeta mutando le proprie abitudini, portando a compimento la realizzazione di quel personalissimo mattone che ognuno di noi può portare alla costruzione dell’edificio del bene comune”.

Il presidente Patriarca conclude con una constatazione che è allo stesso tempo un augurio: “Sono tanti gli anziani che iniziano a pensare che non c’è il declino della vita ma un differente modo di impiegare energie sempre più scarse e sapienza sempre più rilevante: non è più tempo di sprecare tempo, è il momento, da volontari, di rendere più forte la catena della trasmissione di vita, saggezza, professionalità, competenze, educazione, dalle generazioni più anziane a quelle più giovani. È il tempo, oggi, del volontario”.

Lavoro domestico, nasce l’Osservatorio di Nuova Collaborazione

Lavoro domestico, nasce l’Osservatorio di Nuova CollaborazioneRoma, 4 dic. (askanews) – Il settore del lavoro domestico in Italia continua a mostrare dinamiche complesse e diversificate. Nel 2022, l’Italia ha registrato un totale di 894mila lavoratori domestici, tra cui 429mila badanti e 465mila colf. (dati INPS). Il comparto evolve insieme ai cambiamenti della società: l’aumento costante delle badanti riflette infatti l’invecchiamento della popolazione italiana e la crescente necessità di assistenza. Al contrario, il calo del numero di colf potrebbe indicare un cambiamento nelle abitudini delle famiglie italiane o, più probabilmente, un incremento del lavoro non regolamentato, sfuggendo così alle statistiche ufficiali.

Parte da questi dati, spiega una nota, il primo Osservatorio “Il potenziale del lavoro domestico – Proposte di intervento” di Nuova Collaborazione (Associazione nazionale datori di lavoro domestico) realizzato dal Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi con l’obiettivo di esplorare il ruolo e l’evoluzione del lavoro domestico nel contesto socioeconomico italiano, mettendo in luce le sfide e le opportunità che caratterizzano questo settore. Lo studio dimostra quanto il lavoro di cura – perno del “Sistema Famiglia” – non sia realmente supportato da adeguate politiche e agevolazioni fiscali, in quanto quelle esistenti non coprono i costi del lavoro domestico, come nel caso delle badanti per persone non autosufficienti. Si evidenzia la cruciale importanza del lavoro domestico sull’equilibrio occupazionale e sociale delle famiglie italiane, con un impatto maggiore sulle famiglie meno abbienti. La ricerca mostra infatti che il 35% delle famiglie sarebbe costretto a diminuire o cessare l’attività lavorativa in assenza di colf, badanti e baby-sitter, una percentuale che sale al 50% tra le famiglie a basso reddito, i cui membri in molti casi svolgono attività lavorative meno flessibili come gestione dell’orario. La disparità di genere emerge con chiarezza: in assenza di aiuto domestico, le donne sono spesso quelle che dovrebbero sacrificare la propria carriera, soprattutto quando mancano baby-sitter o colf.

L’85% delle famiglie dovrebbe ridurre l’impegno lavorativo senza un baby-sitter, mentre più della metà non potrebbe impiegare un membro della famiglia senza una badante. Le donne sono le più penalizzate: escludendo motivi di studio o età pensionabile, ben il 53 per cento non cerca lavoro per dedicarsi all’assistenza familiare. Tra le proposte c’è quella del Bonus assistenza per i figli fino ai 12 anni parametrato agli impegni lavorativi e l’introduzione dello “zainetto fiscale”.

Università Parma, convegno “Proteggere l’infanzia, crescere cittadini”

Università Parma, convegno “Proteggere l’infanzia, crescere cittadini”Roma, 4 dic. (askanews) – Il CIRS – Centro Interdipartimentale di Ricerca Sociale dell’Università di Parma “Diritti, società e civiltà” organizza per martedì 12 dicembre, alle 9, nell’Aula Magna della Sede Centrale dell’Ateneo, un convegno dal titolo Proteggere l’infanzia. Crescere cittadini. L’evento si svolge simbolicamente a 50 anni dalla chiusura del brefotrofio di Parma (12 dicembre 1973) e nel 40esimo anno dell’introduzione della legge nazionale sull’affido e l’adozione.

La giornata si propone come un momento di contaminazione fra i saperi, le professioni e le competenze che riguardano, ad ampio raggio, le funzioni e gli assetti della tutela minorile. Le diverse sessioni su cui si articolerà il programma daranno voce alle testimonianze degli operatori sociali dei servizi e dell’associazionismo e permetteranno il dialogo fra giuriste/i, ricercatrici e ricercatori sociali e professioniste/i dell’aiuto. Nella prima sessione del convegno, moderata da Chiara Scivoletto, Direttrice del CIRS, ci saranno contributi di taglio storico e storiografico, inscritti nello scenario della ‘de-istituzionalizzazione’ che interessò l’Italia, e la città di Parma in particolare, negli anni ’70, con la nascita delle politiche pubbliche a sostegno dei bambini e delle bambine, con un focus sulla storia del brefotrofio in Italia.

Interverranno Stefano Magagnoli, Università di Parma (Infanzia e politiche sociali in Emilia-Romagna. Uno sguardo di lungo periodo), Patrizia Guarnieri, Università di Firenze (Questo bimbo a chi lo do. Storie di brefotrofi, bisogni e cure) e Pietro Stefanini, Fondazione Tommasini (Memorie dal campo: l’infanzia abbandonata e il Servizio sociale professionale nel territorio parmense). A seguire, Matteo D. Allodi, Stefania Fucci, Chiara Scivoletto e Irene Valotti del CIRS presenteranno alcuni dati emersi da un programma di ricerca di taglio socio-giuridico sostenuto dall’Associazione Parma per la Famiglia e realizzato dal CIRS, tramite un’indagine con i referenti delle comunità di accoglienza dell’intero territorio regionale e interviste con operatori sociali del territorio parmense.

La seconda sessione del convegno, moderata da Giovanni Francesco Basini , Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, Studî Politici e Internazionali dell’Università di Parma, sarà dedicata alla conclusione del Corso regionale per Esperto giuridico in materia di infanzia e adolescenza a supporto dei servizi sociali e sanitari territoriali, realizzato grazie alla collaborazione fra la Regione Emilia-Romagna e il Dipartimento. Gemma Mengoli, Regione Emilia-Romagna, approfondirà la figura dell’esperto giuridico in materia di infanzia e adolescenza a supporto dei servizi sociali e sanitari territoriali, mentre Laura Cannarsa, Francesca Salami, Dario Vinci e Cinzia Zanoli si soffermeranno su come “Diventare Esperto giuridico: esperienze di formazione e visioni di sistema”.

Nella sessione finale spazio alla tavola rotonda La de-istituzionalizzazione, i servizi, la giustizia: il minore cittadino moderata da Alessandra Ambanelli, del CIRS, a cui parteciperanno Elena Abbruzzese, consigliera Ordine Assistenti sociali dell’Emilia-Romagna, Erika Azzali, responsabile Struttura Operativa Genitorialità – Settore Sociale del Comune di Parma, Claudio Cottatellucci, Direttore Rivista Minori Giustizia (AIMMF), Francesca Degli Antoni, avvocata Foro di Parma, Fabio Vanni, Direttore scientifico Progetto SUM ETS. Le conclusioni saranno affidate a Claudia Giudici, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza. L’evento è accreditato per le professioni di avvocato e di assistente sociale. Il convegno è realizzato dal CIRS, Centro interdipartimentale di ricerca sociale dell’Università di Parma, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, con l’Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Parma e con la Fondazione Mario Tommasini; ha ricevuto il patrocinio del Comune di Parma, della Fondazione dell’avvocatura parmense-Ordine degli Avvocati, dell’OASER – Ordine Assistenti sociali dell’Emilia – Romagna, dell’Associazione Italiana di Sociologia ed ha ottenuto il contributo della Fondazione Cariparma e del Dipartimento di Giurisprudenza, Studî Politici e Internazionali, che ne è anche il co-organizzatore. Segreteria organizzativa: Glenda D’Orefice, Giacomo Franzoso, Mattia Greca. Comitato scientifico: Alessandra Ambanelli, Erika Azzali, Stefania Fucci, Chiara Scivoletto, Pietro Stefanini Per maggiori informazioni: sociale.eventi@unipr.it

Troppe pressioni, i bambini faticano a mostrare le loro emozioni

Troppe pressioni, i bambini faticano a mostrare le loro emozioniMilano, 4 dic. (askanews) – Al giorno d’oggi, i bambini si trovano ad affrontare pressioni per conformarsi a standard e ad aspettative elevate e la continua esposizione ai media spesso sovraccarica i piccoli. Capire e affrontare queste pressioni è diventato un argomento centrale per genitori ed educatori e in quest’ottica Hasbro, multinazionale del settore dei giochi, ha deciso di intraprendere una ricerca ispirata dalla personalità fuori dagli schemi di uno dei loro prodotti, il pupazzo “Furby”. Claudia Campisi, psicologa che collabora con Therapyside e che ha lavorato allo studio, ci ha illustrato i risultati principali emersi dalla ricerca.

“Circa due terzi dei genitori coinvolti nella survey, quindi parliamo del 65 per cento – ci ha detto la dottoressa – sostiene che i propri figli siano piuttosto inibiti nel mostrare le proprie emozioni, emozioni che riguardano l’espressione del sé, quindi la possibilità di esprimersi, raccontarsi e comportarsi soprattutto, quindi mostrarsi all’esterno in base ai propri interessi, in base al proprio modo di essere”. Questo per via delle pressioni non soltanto sociali, ma anche di quelle che derivano dal Web, un canale che è entrato prepotentemente nella quotidianità dei più giovani, spesso con impatti preoccupanti. Per questo è importante recuperare una dimensione di maggiore “realtà relazionale” e, secondo la psicologa, è possibile farlo anche ricorrendo al gioco.

“Il gioco – ha aggiunto Claudia Campisi – sicuramente ci può aiutare nel ‘fare finta di’ o anche semplicemente nell’esprimere quello che non abbiamo, il coraggio di dire quando siamo seri e siamo quindi nei nostri panni quotidiani, il gioco invece ci consente anche a noi adulti, per questo funziona benissimo a tutte le età, di prendere per un momento i panni di ciò che desideriamo essere o di fare esprimere a qualcun altro al posto nostro, Noi appunto abbiamo parlato di Hasbro e parlerei anche di Furby, una loro proposta, e fargli dire esattamente quello che stiamo provando noi, quello che non riusciamo a esprimere rimanendo noi stessi”. L’elemento di finzione o, per lo meno, la possibilità di indossare i panni di qualcun altro, insomma, possono offrire anche ai bambini la possibilità di raccontarsi, e quindi di riconoscersi e accettarsi, in modo più vero. Allentando, almeno per qualche momento, la pressione e le aspettative che gravano su di loro.

10 anni Comitato Testamento Solidale, cresce raccolta fondi lasciti

10 anni Comitato Testamento Solidale, cresce raccolta fondi lascitiRoma, 4 dic. (askanews) – Oltre il 70% delle ONP (73,1%) ha registrato, negli ultimi 10 anni, un deciso incremento del trend di raccolta fondi da lasciti. In particolare, per 1 organizzazione su 2 i grandi stravolgimenti socio-politici degli ultimi 3 anni, dalla pandemia allo scoppio della guerra in Ucraina, hanno inciso sull’aumento delle donazioni da lasciti solidali degli italiani, a fronte dell’altro 50% che osserva un trend stabile. In generale, la quasi totalità delle ONP (88,5% del campione) si aspetta un aumento nella quota di italiani che decideranno di predisporre un lascito nel prossimo decennio. Lo certifica l’indagine che il Comitato Testamento Solidale ha promosso, per i 10 anni dalla sua fondazione, tra le 28 organizzazioni aderenti: AIL, AISM, Fondazione Don Carlo Gnocchi, Fondazione Lega del Filo d’Oro, Save the Children, Airalzh – Associazione Italiana Ricerca Alzheimer, Aiuto alla Chiesa che Soffre, Amref, Associazione Luca Coscioni, CBM Italia, Centro Benedetta d’Intino, Comitato Italiano per l’UNICEF Fondazione ETS, COOPI – Cooperazione Internazionale, Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, Fondazione Humanitas per la Ricerca, Fondazione Mission Bambini, Fondazione Operation Smile Italia ETS, Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, Fondazione Progetto Arca, Fondazione Telethon ETS, Fondazione Umberto Veronesi, Greenpeace, Istituto Pasteur Italia, Smile House Fondazione ETS, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS-APS, Università Campus Bio-Medico, VIDAS.

“Sono ormai dieci anni che, con il Comitato Testamento Solidale e le organizzazioni che ne fanno parte, ci impegniamo per far sì che il lascito a favore di una causa benefica sia sempre più conosciuto e scelto dagli italiani – dichiara Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale e presidente della Lega del Filo d’Oro – Lo scenario globale così incerto degli ultimi anni ha reso gli ambiti dei nostri interventi ancora più critici e il sostegno che le Organizzazioni Non Profit possono dare a tante cause sociali, dal contrasto alla povertà alla lotta alla fame, dalla cura delle persone con malattie degenerative e disabilità alla ricerca scientifica, dalla salvaguardia dell’ambiente alla difesa dei diritti umani, è oggi ancora più decisivo. I dati che emergono dalla survey che abbiamo promosso lasciano ben sperare per il futuro: è evidente come le campagne di informazione e sensibilizzazione sul tema del lascito solidale stiano dando significativi risultati, ma il lavoro da compiere è ancora tanto”. Circa le scelte del testatore, va detto che di norma si tratta di un gesto di fiducia a 360° verso l’ente prescelto: la quasi totalità del campione (92,3%) ha ricevuto lasciti destinati alla mission in generale; un segnale importante, che conferma la credibilità di cui godono, presso i donatori, le organizzazioni che, in questo modo, possono utilizzare i fondi per gli interventi più importanti o urgenti. E così il lascito solidale diventa uno strumento sempre più importante per la messa a terra dei progetti delle Non Profit: secondo il 53,8% degli intervistati, nell’arco degli ultimi 10 anni la raccolta da lasciti ha avuto un peso tra il 5 e il 10% nella raccolta fondi generale; il peso è stato tra l’11 e il 25% per quasi 2 organizzazioni su 10 (19,2% del campione). Per quasi la metà delle organizzazioni intervistate (46,2% del campione) i lasciti ricevuti hanno un valore tra i 50 e 100mila euro. Il 34,6% riceve lasciti tra i 10 e i 49 mila euro, mentre il 26,9% del campione dichiara donazioni oltre i 100mila euro, ma c’è anche un 3,8% che riceve donazioni di piccola entità, a conferma del fatto che il lascito è un gesto alla portata di tutti e che non occorrono patrimoni importanti o una posizione sociale di privilegio per decidere di lasciare una piccola eredità in favore di una causa benefica.

Per il 69,2% delle organizzazioni a donare un lascito testamentario sono donne, mentre per il 31% il testamento solidale viene scelto in egual misura da uomini e donne. Secondo le ONP intervistate, la maggioranza di chi fa un lascito ha comunque già un’abitudine alla donazione (80,7%), dunque è un donatore abituale, con una solida cultura della solidarietà. Tra questi, il 53,4% dona abitualmente alla stessa organizzazione che poi decide di inserire nelle sue ultime volontà, mentre il 26,9% sceglie di fare un lascito anche a enti per i quali non si è in precedenza donato. L’età di chi pensa e si informa sul lascito solidale resta alta: il 100% di chi chiede informazioni o delucidazioni sul tema risulta avere più di 60 anni. In particolare, 1 su 2 è nella fascia d’età tra 60 e 70 anni, l’altro 50% è over 70. Ma su questo fronte in Italia ancora molti progressi sono possibili, per sensibilizzare a questo importante gesto anche la platea degli over 50: il 46,2% delle organizzazioni dice di aver messo in atto campagne di comunicazione e strategie per portare il tema dei lasciti ad un target più giovane e il 26,9% del campione si dichiara di essere fortemente intenzionato a farlo, mentre il restante 26,9% non lo considera un obiettivo a breve termine.

10 anni Comitato Testamento Solidale, cresce raccolta fondi da lasciti

10 anni Comitato Testamento Solidale, cresce raccolta fondi da lascitiRoma, 4 dic. (askanews) – Oltre il 70% delle ONP (73,1%) ha registrato, negli ultimi 10 anni, un deciso incremento del trend di raccolta fondi da lasciti. In particolare, per 1 organizzazione su 2 i grandi stravolgimenti socio-politici degli ultimi 3 anni, dalla pandemia allo scoppio della guerra in Ucraina, hanno inciso sull’aumento delle donazioni da lasciti solidali degli italiani, a fronte dell’altro 50% che osserva un trend stabile.

In generale, la quasi totalità delle ONP (88,5% del campione) si aspetta un aumento nella quota di italiani che decideranno di predisporre un lascito nel prossimo decennio. Lo certifica l’indagine che il Comitato Testamento Solidale ha promosso, per i 10 anni dalla sua fondazione, tra le 28 organizzazioni aderenti: AIL, AISM, Fondazione Don Carlo Gnocchi, Fondazione Lega del Filo d’Oro, Save the Children, Airalzh – Associazione Italiana Ricerca Alzheimer, Aiuto alla Chiesa che Soffre, Amref, Associazione Luca Coscioni, CBM Italia, Centro Benedetta d’Intino, Comitato Italiano per l’UNICEF Fondazione ETS, COOPI – Cooperazione Internazionale, Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, Fondazione Humanitas per la Ricerca, Fondazione Mission Bambini, Fondazione Operation Smile Italia ETS, Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, Fondazione Progetto Arca, Fondazione Telethon ETS, Fondazione Umberto Veronesi, Greenpeace, Istituto Pasteur Italia, Smile House Fondazione ETS, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS-APS, Università Campus Bio-Medico, VIDAS. “Sono ormai dieci anni che, con il Comitato Testamento Solidale e le organizzazioni che ne fanno parte, ci impegniamo per far sì che il lascito a favore di una causa benefica sia sempre più conosciuto e scelto dagli italiani – dichiara Rossano Bartoli, portavoce del Comitato Testamento Solidale e presidente della Lega del Filo d’Oro -. Lo scenario globale così incerto degli ultimi anni ha reso gli ambiti dei nostri interventi ancora più critici e il sostegno che le Organizzazioni Non Profit possono dare a tante cause sociali, dal contrasto alla povertà alla lotta alla fame, dalla cura delle persone con malattie degenerative e disabilità alla ricerca scientifica, dalla salvaguardia dell’ambiente alla difesa dei diritti umani, è oggi ancora più decisivo. I dati che emergono dalla survey che abbiamo promosso lasciano ben sperare per il futuro: è evidente come le campagne di informazione e sensibilizzazione sul tema del lascito solidale stiano dando significativi risultati, ma il lavoro da compiere è ancora tanto”.

Un atto di fiducia verso la mission delle organizzazioni non profit. Circa le scelte del testatore, va detto che di norma si tratta di un gesto di fiducia a 360° verso l’ente prescelto: la quasi totalità del campione (92,3%) ha ricevuto lasciti destinati alla mission in generale; un segnale importante, che conferma la credibilità di cui godono, presso i donatori, le organizzazioni che, in questo modo, possono utilizzare i fondi per gli interventi più importanti o urgenti. E così il lascito solidale diventa uno strumento sempre più importante per la messa a terra dei progetti delle Non Profit: secondo il 53,8% degli intervistati, nell’arco degli ultimi 10 anni la raccolta da lasciti ha avuto un peso tra il 5 e il 10% nella raccolta fondi generale; il peso è stato tra l’11 e il 25% per quasi 2 organizzazioni su 10 (19,2% del campione). Per quasi la metà delle organizzazioni intervistate (46,2% del campione) i lasciti ricevuti hanno un valore tra i 50 e 100mila euro. Il 34,6% riceve lasciti tra i 10 e i 49 mila euro, mentre il 26,9% del campione dichiara donazioni oltre i 100mila euro, ma c’è anche un 3,8% che riceve donazioni di piccola entità, a conferma del fatto che il lascito è un gesto alla portata di tutti e che non occorrono patrimoni importanti o una posizione sociale di privilegio per decidere di lasciare una piccola eredità in favore di una causa benefica.

Lascito solidale: ad essere più inclini sono le donne e chi già ha donato in passato. Per il 69,2% delle organizzazioni a donare un lascito testamentario sono donne, mentre per il 31% il testamento solidale viene scelto in egual misura da uomini e donne. Secondo le ONP intervistate, la maggioranza di chi fa un lascito ha comunque già un’abitudine alla donazione (80,7%), dunque è un donatore abituale, con una solida cultura della solidarietà. Tra questi, il 53,4% dona abitualmente alla stessa organizzazione che poi decide di inserire nelle sue ultime volontà, mentre il 26,9% sceglie di fare un lascito anche a enti per i quali non si è in precedenza donato.

Una “faccenda” per over 60, ma la sfida delle ONP è coinvolgere anche i più giovani. L’età di chi pensa e si informa sul lascito solidale resta alta: il 100% di chi chiede informazioni o delucidazioni sul tema risulta avere più di 60 anni. In particolare, 1 su 2 è nella fascia d’età tra 60 e 70 anni, l’altro 50% è over 70. Ma su questo fronte in Italia ancora molti progressi sono possibili, per sensibilizzare a questo importante gesto anche la platea degli over 50: il 46,2% delle organizzazioni dice di aver messo in atto campagne di comunicazione e strategie per portare il tema dei lasciti ad un target più giovane e il 26,9% del campione si dichiara di essere fortemente intenzionato a farlo, mentre il restante 26,9% non lo considera un obiettivo a breve termine.

Disabilità, Abodi: un dovere far sì che sport sia davvero inclusivo

Disabilità, Abodi: un dovere far sì che sport sia davvero inclusivoRoma, 3 dic. (askanews) – “Una giornata meravigliosa, non soltanto perché è la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, ma perché qui (a ‘Sportintegra’, ndr) abbiamo fatto il pieno di sorrisi, abbracci, strette di mano, anche di impegni che mi sono assunto e che cercherò di portare avanti con la collega Alessandra Locatelli, Ministro per le disabilità. C’è voglia di fare, abbiamo il dovere di fare in modo che lo sport sia davvero inclusivo, accessibile, migliorando i luoghi, offrendo maggiori opportunità. Questi ragazzi, queste ragazze, hanno una forza strordinaria, la forza del sorriso, la forza della felicità nonostante quello che non hanno, mentre a volte noi siamo di tutt’altro segno, ci concentriamo sulle cose che non abbiamo, cerchiamo sempre un altro obiettivo rispetto all’apprezzamento di ciò che la vita ci concede. È una giornata importante non per quello che celebriamo oggi ma per i doveri di domani”. Lo ha detto il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, a margine di “Sportintegra – Festa dello sport integrato e inclusivo”, tenutasi a Roma presso il “CIP – Comitato Italiano Paralimpico”, manifestazione promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Sociali e alla Salute, e organizzata da DreamCom.

A Roma Convegno sulla “Lumiere” a 400 anni da Santa Luisa de Marillac

A Roma Convegno sulla “Lumiere” a 400 anni da Santa Luisa de MarillacRoma, 2 dic. (askanews) – Si svolge oggi a Roma, in Casa Maria Immacolata, istituto delle Figlie della Carità in via Ezio, il convegno “Lumière”, organizzato dal Coordinamento della Famiglia Vincenziana Italia, a quattrocento anni dall’esperienza di Luce di santa Luisa de Marillac (1623 – 2023). Spiega il manifesto del Convegno: “Nel 1623 Luisa era sommersa nei meandri di una oscurità, che la portava a dubitare che l’esistenza avesse un senso e fosse travolta dal caos del Nulla universale. Ma ecco che, nella preghiera del dramma interiore, l’illuminazione dello Spirito di Dio la guarisce e ne unifica le fratture dell’anima. Nasce una nuova Luisa, dalla grazia dello Spirito. E lei vivrà tutta la vita nella memoria di quel momento, ricevendo, assimilando, incorporando questo Spirito che la immette nell’avventura della carità”.

“I biografi hanno ricostruito con sufficiente circostanzialità i dati che hanno caratterizzato l’esistenza di Luisa de Marillac nella prima parte della sua vita, che ha come punto di arrivo l’esperienza dell’illuminazione sul passato e sul futuro della sua esistenza avvenuta nel giorni di Pentecoste del 1623. Ma la cura per l’oggettività con cui essi presentano i fatti non ci restituisce sufficientemente lo stato d’animo e la condizione emotiva che ha lavorato nel sottosuolo sensibile di questa giovane, che si è presentata all’appuntamento con la maturità della vita con una ferita che invece di cicatrizzarsi era andata ad acuirsi fino ad arrivare ad una forma di avvilimento destrutturante la sua personalità” spiega Padre Erminio Antonello CM, Visitatore della provincia dei Missionari Vincenziani Italia che ha aperto la mattinata con una relazione su “I dati storico-biografici dell’evento chiamato “Lumière”. “Luisa infatti arriva a 32 anni di età con una tristezza nell’anima, tale da fissarsi nell’idea di essere oggetto di una punizione divina – continua padre Antonello -. Da questo avvilimento potrà uscirne in forza dell’azione illuminante dello Spirito Santo, dell’intercessione di san Francesco di Sales e della mediazione pedagogica di san Vincenzo. Il nocciolo di questa liberazione interiore è contenuto nel breve scritto che gli storici hanno intitolato Lumière, Luce”.

Prevista nella mattinata la visione del filmato “Dall’abbandono al dono: Luisa de Marillac” e l’intervento di Suor Assunta Corona FdC “La presenza dello Spirito, anima della carità in Santa Luisa”. Dopo una breve pausa, sarà la volta di Marcella Patrucco e Gabriella Raschi GVV ad intervenire sul tema “La grazia dello Spirito nelle opere di carità, oggi”. La celebrazione dell’Eucarestia concluderà i lavori della mattinata. Nel pomeriggio ci sarà l’intervento di padre Nicola Albanesi CM che parlerà sul tema “Il mistero trinitario orizzonte del vivere fraternamente nei gruppi vincenziani” e a seguire il dibattito con i relatori in assemblea. Scrive santa Luisa de Marillac in Lumière: “Ed ecco che il giorno di Pentecoste, mentre partecipavo alla santa Messa e facevo l’orazione in chiesa, d’improvviso in un istante il mio spirito fu illuminato su tutti i miei dubbi. Compresi allora che dovevo restare con mio marito e che sarebbe venuto un tempo in cui avrei potuto fare i voti di povertà, castità e obbedienza, in una piccola comunità, dove anche altre avrebbero fatto lo stesso. Capii che si trattava di un luogo dove si sarebbe servito il prossimo, ma non mi era comprensibile come ciò potesse accadere dal momento che questo servizio si sarebbe svolto in un “andare e venire”.