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Montespaccato Calcio dedica spot antiviolenza a Giulia Cecchettin

Montespaccato Calcio dedica spot antiviolenza a Giulia CecchettinMilano, 20 nov. (askanews) – “Io la contrasto”, lo spot video contro la violenza sulle donne ideato e realizzato dalle atlete del Montespaccato Calcio, squadra militante nella Serie C femminile, verrà dedicato alla memoria di Giulia Cecchettin, la ragazza assassinata dal suo ex fidanzato. La decisione è stata presa da tutte le ragazze della squadra d’intesa con la Società e resa nota oggi al termine della trasferta a Matera, che ha visto il Montespaccato ribaltare il risultato da 0-2 a 3-2 negli ultimi dieci minuti finali nonostante l’inferiorità numerica intervenuta già dalla fine del primo tempo per somma di ammonizioni.

“Oggi dovremmo festeggiare una bellissima vittoria – ha dichiarato il capitano della squadra Veronica Sciarretti – ma non lo faremo perché c’è qualcosa di infinitamente più importante di cui parlare e su cui agire, la sconfitta di tutta la società e dello stato ogniqualvolta viene compiuto un femminicidio. Come società sportiva siamo da tempo impegnati su questo, tanto che abbiamo deciso di apporre sulla nostra maglia il logo del 1522, il servizio pubblico antiviolenza, per incrementarne la conoscenza e la diffusione ed ideato uno spot che veicoleremo il più possibile. Per fermare la violenza contro le donne tutte e tutti possiamo fare qualcosa e lo sport può rappresentare un veicolo importante a livello educativo e culturale. Per questi motivi abbiamo deciso di dedicare la campagna ‘Io la contrasto’ che il Montespaccato Calcio lancerà dal 20 novembre a Giulia e a tutte le altre vittime di femminicidio”.

Comunicazione, Comin & Partners annuncia partnership con Yas

Comunicazione, Comin & Partners annuncia partnership con Yas

Roma, 20 nov. (askanews) – Comin & Partners, società di consulenza strategica di comunicazione e relazioni istituzionali di Gianluca Comin, Elena Di Giovanni, Gianluca Giansante, Lelio Alfonso e Federico Fabretti, annuncia la partnership con Young Ambassadors Society (YAS), l’associazione no-profit che gestisce i processi ufficiali di engagement giovanile dei vertici G7 e G20 per l’Italia.

“Siamo fieri di intraprendere questo percorso accanto a YAS, che ci permetterà di dare un contributo concreto alla costruzione di una società più democratica, inclusiva e sostenibile, attraverso la promozione del più grande evento internazionale dedicato ai giovani”, ha dichiarato Elena Di Giovanni, Vice Presidente di Comin & Partners. “I vertici Youth7 e Youth20 rappresentano un’opportunità unica a livello globale, per questo lavoreremo per valorizzare ogni tappa del processo di engagement dei delegati italiani e internazionali, convinti che solo dando voce alle istanze giovanili si possa davvero responsabilizzare la politica e attuare quella rivoluzione culturale necessaria alla crescita del nostro Paese e non solo”. “La collaborazione con Comin & Partners inaugura un capitolo entusiasmante per noi, consentendoci di amplificare il nostro impatto e di rafforzare il nostro impegno nel coinvolgere i giovani nei dialoghi nazionali e globali attraverso i vertici Y7 e Y20”, ha commentato Alberta Pelino, Presidente di Young Ambassadors Society. “Siamo convinti che il loro sostegno sarà cruciale per dare maggiore visibilità alle nostre iniziative. Insieme a Comin & Partners, ci impegneremo affinché le voci dei giovani siano non solo udite ma anche riconosciute come catalizzatori essenziali per l’innovazione sociale e politica”.

Young Ambassadors Society è tra le fondatrici degli engagement group Y7 e Y20 e da anni collabora attivamente con l’Ufficio Sherpa della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministeri, organizzazioni internazionali – tra cui le agenzie delle Nazioni Unite – e aziende per lo sviluppo di progetti di empowerment giovanile. Già Chair di Y7 2017 e Y20 2021, YAS è Chair dello Y7 2024, che prenderà avvio a dicembre 2023 con il lancio di una survey volta a influenzare l’agenda del G7. Si proseguirà poi con il Global Youth Leaders Program e le consultazioni con le associazioni giovanili nella prima metà del 2024. L’ultima tappa sarà a maggio, con il Summit di Roma articolato in cinque giorni di incontri, workshop, panel interattivi ed eventi organizzati in collaborazione con i partner di YAS durante il quale oltre 100 giovani provenienti da Italia, USA, Francia, Germania, Giappone, Canada, UK e Unione Europea lavoreranno alla stesura delle proposte da presentare ai leader del G7, alla presenza di alte cariche istituzionali, rappresentanti delle organizzazioni internazionali e aziende partner.

”Non regali, ma formelle”: solidarietà per bambini orfani Egitto

”Non regali, ma formelle”: solidarietà per bambini orfani EgittoRoma, 20 nov. (askanews) – L’Associazione “Bambino Gesù del Cairo Onlus” per il prossimo Natale propone l’iniziativa solidale “Non regali, ma formelle!”, che consiste nell’acquistare una formella da regalare o regalarsi, che fa parte del mosaico del logo dell’Associazione, che raffigura la copia autentica della Statua della Pietà di Michelangelo.

L’Associazione, fondata e presieduta da Monsignor Yoannis Lahzi Gaid, già Segretario di Papa Francesco, si prefigge l’obiettivo di ultimare i lavori inerenti la costruzione dell’Orfanotrofio “Oasi della Pietà” in Egitto, la cui denominazione fa riferimento al prezioso dono che Sua Santità Papa Francesco ha benevolmente voluto destinare a questo progetto, che è una copia della Pietà di Michelangelo. Il progetto è stato avviato in seguito alla sottoscrizione del Documento “Sulla Fratellanza Umana per la Pace e la Convivenza Comune” da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib, nella città di Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019. Le altre iniziative in essere dell’Associazione Bambino Gesù del Cairo Onlus sono: l’Ospedale pediatrico e materno Bambino Gesù del Cairo; i convogli sanitari per offrire gratuitamente cure, medicine, accertamenti ai bambini disagiati; la catena di ristoranti “Fratello” per offrire gratuitamente cibo alle famiglie povere.

Per dare corso ai lavori dell’Orfanotrofio e per le altre iniziative suesposte, l’Associazione ha dato vita, nel corso degli anni, ad una serie di iniziative di raccolta fondi, tra le quali, appunto, “Non regali, ma formelle”. Le formelle da regalare, che si possono acquistare sul sito https://bambinogesu-eg.com/initiatives/stones_it.php?folder=initiatives&index=stones&lang=it sono di tre colori, bianco, blu e oro, su cui verrà inciso il nome di chi l’ha acquistata per regalarsela o del destinatario del regalo.

Il mosaico, una volta completato, verrà collocato nell’ingresso dell’Orfanotrofio, alla destra della copia autentica della Statua della Pietà di Michelangelo, che Sua Santità Papa Francesco ha voluto donare, nel 2019, a questo progetto. Il nome “Oasi della Pietà” è il logo dell’Associazione che richiama questo prezioso dono. Ogni formella contribuirà a cambiare la vita di un orfano e gli regalerà una dimora. La formella resterà per sempre come una testimonianza, come un testamento d’amore perché, grazie alla generosità di tanti sostenitori, si potrà dare speranza alla storia di tante bambine e bambini, accogliendoli nella nuova casa, in cui potranno crescere in modo sano e ricevere educazione, istruzione, cura e protezione. In segno di gratitudine chi aderirà all’iniziativa riceverà un attestato con un opuscolo, insieme ad una formella con l’incisione del logo.

Papa: in tema di abusi silenzi e occultamenti sono inaccettabili

Papa: in tema di abusi silenzi e occultamenti sono inaccettabiliMilano, 18 nov. (askanews) – “Chi custodisce, chi custodisce il proprio cuore, sa che ‘nessun silenzio o occultamento può essere accettato in tema di abusi’, questa non è materia negoziabile, e sa anche che è importante ‘perseguire l’accertamento della verità e il ristabilimento della giustizia all’interno della comunità ecclesiale, anche in quei casi in cui determinati comportamenti non siano considerati reati per la legge dello Stato, ma lo sono per la normativa canonica’”. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco nel corso dell’udienza ai partecipanti al I incontro nazionale dei Servizi e dei Centri di ascolto territoriali per la tutela dei minori e dei più vulnerabili promosso dalla Cei.

“Custodire vuol dire anche prevenire le occasioni di male, e questo è possibile soltanto attraverso una costante attività di formazione, volta a diffondere sensibilità e attenzione alla tutela dei più fragili” ha proseguito il Pontefice, spiegando che “l’ascolto delle vittime è il passo necessario per far crescere una cultura della prevenzione, che si concretizza nella formazione di tutta la comunità, nell’attuazione di procedure e buone prassi, nella vigilanza e in quella limpidezza dell’agire che costruisce e rinnova la fiducia”. “Solo l’ascolto del dolore delle persone che hanno sofferto questi terribili crimini apre alla solidarietà e spinge a fare tutto il possibile perché l’abuso non si ripeta” ha proseguito il Santo Padre, evidenziando che “questa è l’unica via per condividere realmente ciò che è accaduto nella vita di una vittima, così da sentirsi interpellati a un rinnovamento personale e comunitario. Siamo chiamati a una reazione morale, a promuovere e a testimoniare la vicinanza”. “La ‘cura’ delle ferite è anche opera di giustizia. Proprio per questo è importante perseguire coloro che commettono tali crimini, ancor più se in contesti ecclesiali” ha continuato il Papa, concludendo che “loro stessi hanno il dovere morale di una profonda conversione personale, che conduca al riconoscimento della propria infedeltà vocazionale, alla ripresa della vita spirituale e all’umile richiesta di perdono alle vittime per le proprie azioni”.

Cesvi apre a Siracusa una Casa del Sorriso. E’ la quinta in Italia

Cesvi apre a Siracusa una Casa del Sorriso. E’ la quinta in ItaliaRoma, 17 nov. (askanews) – Le diseguaglianze regionali pesano sulle prospettive di chi nasce al Sud, dove sono concentrate le Regioni con i dati peggiori su povertà, maltrattamenti, opportunità scolastiche. In occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – 20 novembre, Fondazione CESVI ha inaugurato in Sicilia la quinta Casa del Sorriso italiana, situata in Zona Zecchino vicino al difficile quartiere di Mazzarona. Amadeus invia un messaggio speciale rivolto ai bambini “Volevo fare i complimenti a voi e a CESVI: grande obiettivo raggiunto con l’apertura della Terza Casa del Sorriso (nel sud Italia) a Siracusa, dopo quelle di Bari e Napoli, con il contributo de I Soliti Ignoti dell’anno scorso che è andato a buon fine. Sono felicissimo, evviva La Casa del Sorriso, evviva CESVI. Un bacione grande a tutta Siracusa!” Madrina di questa inaugurazione Alexia, da molti anni vicina alla ONG. La struttura rientra nel Programma Case del Sorriso, che mira a promuovere i diritti dei bambini e delle bambine e a prevenire povertà educativa e trascuratezza, aiutando minori e familiari. In Italia CESVI ha sostenuto attraverso i suoi interventi e progetti a favore dell’infanzia più di 2.470 beneficiari, di cui 1.660 minori nel 2022, mentre nei primi 6 mesi del 2023 sono già 1392 le persone supportate e di queste 968 sono minori. Il Programma Case del Sorriso è una realtà attiva da oltre 20 anni in diverse aree del mondo, in Africa, America Latina e Centrale, Asia, spingendosi negli ultimi anni anche nei teatri delle più gravi emergenze umanitarie.

«A pochi giorni della giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è bene ricordare le tante situazioni che non permettono ancora oggi, a migliaia di bambini nel mondo, di veder garantiti i propri diritti. Una di queste, in tema di maltrattamento, è quella che riguarda le Regioni del Sud, dove la situazione è caratterizzate da un’alta concentrazione di fattori di rischio. Con le Case del Sorriso vogliamo dare ai bambini un luogo sicuro dove possano sentirsi accolti, vedere rispettati i loro diritti fondamentali, creare opportunità per il futuro loro e dei loro genitori Dopo l’apertura delle nostre strutture a Bari e Napoli, siamo felici di poter dare il nostro contributo anche in Sicilia a Siracusa con una Casa del Sorriso che desidera aprire le porte di un futuro ricco di possibilità per tutti i minori e le famiglie bisognose del territorio», ha detto Roberto Vignola, vicedirettore generale di CESVI. Il cronico divario territoriale continua a soffocare il futuro di migliaia di bambine e bambini del Mezzogiorno. Le aree dove essere bambino è più rischioso sono in Meridione: secondo il più recente Indice Regionale sul maltrattamento all’infanzia di CESVI, all’ultimo e penultimo posto dell’elenco delle Regioni per fattori di rischio e disponibilità di servizi di prevenzione e cura sono Campania (20°) e Sicilia (19°), precedute da Calabria e Puglia. La povertà assoluta colpisce nel Paese quasi 1,4 milioni di bambini (14,2%), in quasi 762mila famiglie. Al Sud si trovano le Regioni con la maggior percentuale di famiglie povere, salite al 23,2% dal 18,3% del 2020 (18,6% al Nord; media nazionale 11%). Fanalini di coda Puglia (27,5%), Campania (22,8%), Calabria (20,3%), Sicilia (18,3%)

Campagna del Monza e di Motorola contro la violenza sulle donne

Campagna del Monza e di Motorola contro la violenza sulle donneMilano, 13 nov. (askanews) – Con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e accrescere la consapevolezza nei confronti del fenomeno della violenza contro le donne, Motorola, sponsor ufficiale dell’AC Monza, ha messo a disposizione il proprio spazio sul petto delle maglie dei biancorossi, per ospitare testimonianze rappresentative di vittime di violenza che si sono rivolte a Telefono Rosa.

“In un’epoca in cui le attività dei brand hanno un impatto sulla percezione della collettività, le aziende hanno l’opportunità di contribuire a sostenere responsabilmente le cause sociali del Paese in cui operano, facendo leva sui propri valori e asset – ha affermato Carlo Barlocco, amministratore delegato di Motorola -. Per questo abbiamo deciso di amplificare l’impegno di un’organizzazione che, con estrema determinazione da decenni combatte uno dei principali fenomeni che sta ferendo la nostra società, la violenza contro le donne” In quest’ottica, Motorola ha scelto di contribuire a sostenere l’attività di Telefono Rosa, la prima associazione italiana al fianco delle donne che dal 1988 offre supporto alle vittime di violenza. Insieme, hanno sviluppato una campagna di comunicazione rivolta agli uomini per sensibilizzarli sulle conseguenze della violenza contro le donne, scegliendo uno dei mezzi di comunicazioni più visibile al target maschile, le magliette di calcio. La campagna prevede che la parte frontale delle magliette di AC Monza sia dedicata – al posto del logo del brand Motorola – a “dare voce” a donne vittime di violenza, attraverso i messaggi raccolti da Telefono Rosa nel corso della loro attività quotidiana a supporto delle donne. Così, in occasione della partita Monza-Torino dell’11 novembre, i giocatori di AC Monza sono scesi in campo con una maglietta speciale, con un messaggio che rappresenta l’intera campagna di sensibilizzazione: “Era l’uomo dei miei sogni, oggi è il mio incubo”.

A supporto della campagna, sono state sviluppate diverse magliette ed ognuna ospita un messaggio differente raccolto da Telefono Rosa, per testimonia le diverse storie di violenza. Il fiocco bianco inserito sulle maglie, inoltre, rappresenta l’impegno degli uomini a manifestare la propria opposizione contro la violenza sulle donne. Al termine della partita, le maglie sono state messe all’asta su LiveOnlus fino al 25 novembre e il ricavato sarà devoluto a Telefono Rosa per contribuire a sostenere l’importante attività a tutela delle donne.

“Abbiamo voluto dare voce a tutte quelle donne vittima di violenza, mettendo a disposizione il mezzo di comunicazione più rilevante a nostra disposizione, le magliette di una squadra di calcio, con l’obiettivo di sensibilizzare gli uomini e far comprendere la gravità del fenomeno” ha dichiarato Giorgia Bulgarella, Marketing Manager di Motorola Italia. “Si pensa sempre che solo noi donne dobbiamo occuparci di violenza. Purtroppo, la violenza di genere è un fenomeno culturale e sociale che colpisce tutti e tutte. Per questo siamo contente di rivolgerci agli uomini, per sensibilizzarli e sperare che siano al nostro fianco nella lotta. Non c’è modo migliore per farlo che quello di utilizzare il gioco del calci”, ha commentato la presidente di Telefono Rosa Maria Gabriella Carnieri Moscatelli. “Siamo davvero grate di partecipare ad un progetto così importante. Attraverso le magliette i giocatori faranno sentire in campo la voce di tante donne che purtroppo subiscono in silenzio. Da sempre crediamo che lo sport sia uno strumento essenziale per veicolare messaggi fondamentali.” “Siamo orgogliosi di avere al nostro fianco un Official Sponsor come Motorola – ha concluso Adriano Galliani, amministratore delegato AC Monza – con il quale condividiamo valori sociali e grande senso di responsabilità. Questa iniziativa, unica nel suo genere, è di grande impatto perché la maglia da gara è da sempre lo strumento più visibile nel mondo del calcio. Auspichiamo di sensibilizzare il pubblico verso questo grave problema sociale e al tempo stesso di dare un aiuto concreto all’associazione Telefono Rosa nella sua attività a tutela delle donne”.

Nuovi Orizzonti, a un mese di distanza la Missione di Roma continua

Nuovi Orizzonti, a un mese di distanza la Missione di Roma continuaRoma, 11 nov. (askanews) – ‘È passato quasi un mese dalla Missione di Roma, quando più di 400 missionari sono andati per le strade, nelle piazze, nelle scuole, in università, ospedali, carceri, centri commerciali… in tanti luoghi di aggregazione per proporre l’esperienza di Dio attraverso incontri, ascolto, testimonianze o momenti di preghiera e di festa. È stato forte, anche i più esperti sono rimasti sorpresi da come il Signore ha operato e dalla sete grande delle persone incontrate. Si è innescato qualcosa che non vuole finire: i sacerdoti delle parrocchie di Roma vedono tornare le persone incontrate, che li cercano; persone lontanissime dalla Chiesa hanno ripreso a frequentare la Messa e si sono messe a disposizione per attività di volontariato. La Missione continua’.

Un articolo per il sito di Nuovi Orizzonti, la comunità fondata da Chiara Amirante, racconta il bilancio della missione di strada a Roma e, a distanza di un mese, la sua continuità. ‘Pochi giorni fa – spiega Don Davide Banzato che ha curato con la redazione del sito di Nuovi Orizzonti questo articolo – ero connesso con un gruppo in cui c’era Catalina, che è venuta apposta dal nord della Germania per vivere qualche giorno di Missione. All’inizio della connessione, ho notato che aveva al polso il braccialetto rosso dei missionari, col QR Code che rimanda alle informazioni sulle nostre attività. Le ho chiesto perché portava ancora il braccialetto e mi ha risposto che così la gente lo notava, le chiedeva e lei poteva spiegare… E nella stessa connessione era presente una statunitense incontrata in Piazza del Popolo, che ora dagli Stati Uniti segue la SpiriTherapy: la Missione continua. E ogni sabato la gente di Nuovi Orizzonti torna in piazza, in strada, là dove siamo nati, là dove è nato il Vangelo’.

Ecco alcuni racconti dei missionari: Mi ha colpito soprattutto un ragazzo che camminava insieme a noi, come me alla sua prima esperienza di missione: i primi giorni non sorrideva, non riusciva ad esprimere i suoi sentimenti. Ma poi pian piano già dal secondo giorno tutti vedevamo in lui una luce diversa. Ha iniziato a raccontare di se stesso e delle sue ferite, ha trovato in noialtri missionari dei fratelli a cui affidare il suo dolore. Alla fine della missione sembrava un ragazzo nuovo.

A volte penso che ‘gli ultimi’ siano quelli senza una lira, e invece ho visto sguardi spenti e tristi, tanto tra gli studenti all’università la Sapienza, tra i lavoratori in giacca e cravatta, tra i ‘trasgressivi’ dell’ultimo banco a scuola, tra i commessi sorridenti di Dior e in strada sui cartoni… ma ho visto quegli sguardi duri cambiare e sciogliersi quando capivano che non eravamo in giro per vendere qualcosa o per pubblicizzare… eravamo lì solo per ascoltarli, per chinarci sulle loro sofferenze, perché potevano gettare via per un attimo ogni meccanismo di difesa e mostrarsi così come erano. Mi porto il desiderio di eternità che ho visto impresso nei loro cuori. Davanti all’ ‘Amore per sempre’ si scioglievano. Siamo fatti per quello. Un’altra esperienza con due ‘invisibili’ l’ho vissuta alla stazione Termini. Qui Anton e Florian in principio erano arrabbiati, non tanto con noi che ascoltavamo la loro storia, quanto nei confronti di Dio, dal quale si sentivano abbandonati. Quando una missionaria ha testimoniato come Gesù ha cambiato la sua vita, il loro sguardo è cambiato, e quando uno di noi ha abbracciato Anton, senza chiederglielo, con un gesto spontaneo d’amore, quest’ultimo ha sentito l’abbraccio di Gesù, come ci ha detto lui stesso.

I primi giorni sono stati difficili, mi sentivo fuori luogo. I giorni successivi sono riuscita a uscire dai miei limiti, fermavo qualsiasi persona e non sentivo stanchezza. Giorno dopo giorno avevo il desiderio di dare sempre di più, di trasmettere l’amore che avevo in quel momento dentro di me. Più persone evangelizzavo e più quest’amore aumentava. Sentivo Gesù vicino a me. Persone incontrate al carcere di Rebibbia mi hanno consegnato vissuti importanti in una combinazione di ferite e speranze. Hanno toccato il mio cuore, commuovendolo e attivandolo in una profonda preghiera perché le loro vite rifioriscano al più presto. Insieme abbiamo consegnato al Signore tutto il peso che continua a segnare il loro presente. Ed Egli ha immediatamente consolato e trasformato il volto di questi fratelli, rendendoli contagiosi di una luce che prima mancava. Insieme agli altri detenuti e agli amici missionari, infatti, siamo stati spettatori e allo stesso tempo protagonisti della presenza e dell’azione dello Spirito Santo in quella cappellina tra i padiglioni di Rebibbia, in quel preciso gruppo che con noi ad un certo punto ha iniziato a cantare e ballare, a condividere abbracci e una forte vicinanza fraterna. Incredibile… eppur vero! All’università La Sapienza con tre ragazze indonesiane, una cattolica, una protestante e l’altra islamica: abbiamo pregato insieme a loro ed è stato bello! Al centro commerciale avevamo il cartello degli ‘abbracci gratis’ e una signora dopo aver letto il cartello mi dice: ‘Da quanto tempo lo aspettavo!’. Quanto c’è bisogno di abbracci! E poi c’è stata la festa, c’è stata la preghiera, c’è stato il momento finale che ha fatto esplodere quella gioia incontenibile che mi portavo nel cuore. Mi sono rimaste nel cuore le ragazze dell’istituto professionale che hanno paura di essere felici, perché la felicità a volte fa veramente paura: in particolare Alessia e la sua solitudine, quella solitudine dove chiedere aiuto è più difficile della paura stessa del lasciarsi amare. Grazie a voi ragazzi, perché mi ricordate che per raggiugere la felicità dobbiamo essere noi per primi a rincorrerla e soprattutto c’è Qualcuno che prima di noi vuole donarcela. L’ultimo grazie va a te, Chiara, perché, nonostante le tue quattro sindromi, sei stata in prima linea a testimoniare nelle piazze e nelle strade che Dio è amore e che senza di Lui siamo nulla. Grazie perché ancora una volta ci hai dimostrato la forza da Lui donata, una forza e una fede che sposta le montagne, che spazza via ogni nuvola, che fa gridare al mondo che siamo amati da un Amore pazzo e incondizionato. Tra le corsie di neurochirurgia insieme ad un sacerdote ho potuto tenere la mano ad una donna che aveva appena subito un delicato intervento alla testa. L’incontro con quegli occhi di moglie, di madre di due figli, di una donna giovane con una strada così in salita mi ha spalancato il cuore e mi sono sentita privilegiata a poter custodire le sue lacrime; anche quelle di un uomo molto coraggioso e tenace che non poteva alzarsi dal letto senza un aiuto per riprendere piano piano a camminare e si è lasciato accompagnare da noi, riprendendo improvvisamente fiducia nel poterci riprovare da solo, sostenuto da una fede rinnovata e così come le lacrime di un altro uomo che ci ha raccontato che dopo un incidente gravissimo, in un’esperienza di premorte ha visto Gesù e ha lasciato una vita di truffe e criminalità in favore di una vita onesta, alla ricerca della vera ricchezza che non si perde. Porto nel cuore la semplicità dell’accoglienza che abbiamo ricevuto da un gruppo di giovani: alcuni stavano fumando degli spinelli quando siamo arrivati e ci siamo trovati a festeggiare i 15 anni di una ragazza davvero tenerissima. Loro ci hanno tenuto che stessimo lì con loro a festeggiare e accettando di pregare insieme e chiedendoci di pregare ancora. Uno di loro, Alessandro, residente di un quartiere malfamato di Roma, è venuto al concerto finale ed è rimasto a pregare e cantare con noi e ci ha condiviso che ‘una cosa così bella non l’aveva mai vissuta’. Ho sperimentato la vertigine di un amore capace di miracoli. La missione di Roma è stata forse la settimana più emozionante della mia vita. Un giorno siamo andati a San Pietro, mi sono messo a chiedere lo Spirito Santo e poi, voltandomi, mi è venuto incontro un ragazzo. Ci siamo fermati e l’ho subito abbracciato e nel parlare mi ha raccontato che vive per strada, che è stato in galera, che fuma cocaina e ha cominciato a parlare e a raccontare. Intorno a questo ragazzo si è formato un gruppo di missionari e, nel ricevere un abbraccio da uno di noi, mi ha stupito vedere il suo volto cambiare, rilassarsi, e ho visto nascere nei suoi occhi un po’ di pace e speranza. Alla fine L’abbraccio di Chiara che mi ha ringraziato della testimonianza che ho fatto e trovarmi lì con lei che ringrazia me è stato troppo emozionante: vorrei ringraziarla di cuore per questa realtà che ha creato visto che in quel momento sono rimasto senza parole e non sono riuscito a dirglielo. La cosa che mi porto dietro di questa missione è che ho capito che, se stai all’amore e credi veramente che Dio c’è, si può aprire un mondo che per me prima era solo fantasia; da questa missione ho capito che vorrei donare l’amore che mi è stato donato e poter aiutare, o almeno provare a spiegare a chi è come ero io nella solitudine, che insieme a Dio e alle persone si può uscire dagli inferi. Se tra il caos di Roma perdevo le persone di riferimento, appena vedevo un altro gruppetto con la mia stessa maglietta rossa mi sentivo già al sicuro, perché anche se non le avevo mai viste in vita mia, sapevo che erano persone squisite! Nella chiesa San Giuseppe Cottolengo eravamo sempre indaffarati: chi partiva e chi tornava, sembrava un alveare di api produttrici d’amore! Quando penso a tutto ciò mi si riempie il cuore d’amore. Sicuramente non dimenticherò l’incontro fatto con Sofia durante la ‘Luce nella notte’ al centro commerciale Aura: sugli scalini c’era una ragazzetta intenta a guardare il suo telefonino: anfibi ai piedi, pantaloni neri e giacchetto in pelle nero. Ho guardato il mio fratello Jimmy, appena conosciuto, facendogli cenno di sedersi con me sugli scalini inferiori e così abbiamo conosciuto la studentessa punk: le parlavo ma lei, guardando il cellulare, mi ha detto che il suo ragazzo stava arrivando a prenderla e non aveva tempo per ascoltarmi. Mentre temporeggiava, io le parlavo e appena le ho parlato del mio incontro con l’amore, ha alzato lo sguardo e mi ha ascoltato incuriosita. Le ho proposto di entrare in chiesa e non avrei mai pensato che avrebbe accettato. Non esistono parole per descrivere cosa ho provato portandola di fronte a Gesù e pregare con lei in ginocchio, una ragazzina così piccola. Terminato tutto, fuori dalla chiesa, con le lacrime sul viso, mi ha ringraziato per averle fatto conoscere il nostro Gesù. Ripenso agli occhi dei ragazzi e delle ragazze delle scuole che da vacui e spenti diventano vivi e assetati, perché il nostro cuore riconosce l’Amore, il nostro cuore riconosce Dio. ‘Ringrazio Gian Michele, Giulia, Glauco, Chiara, Davide, Rita, Carmen, Francesca, Francesca, Riccardo, Salvatore e Sara per le loro condivisioni – conclude Don Davide Banzato -. Il titolo della Missione era Vivi per qualcosa di grande. Ecco: è successo qualcosa di così grande che non ci stanchiamo di raccontarcelo. Così grande che la Missione continua! ‘.

WomenX Impact Summit 2023, le donne per un futuro inclusivo

WomenX Impact Summit 2023, le donne per un futuro inclusivoRoma, 5 nov. (askanews) – Il WomenX Impact Summit 2023 è sempre più vicino: il 23, 24 e 25 novembre presso il FICO Eataly World di Bologna e Online andrà in scena la terza edizione dell’evento internazionale che ha come obiettivo la crescita personale e professionale delle donne attraverso testimonianze e casi studio che forniranno spunti interessanti a tutto il pubblico: in un unico appuntamento di tre giorni le migliori rappresentanti di una rete globale di donne ambiziose, leader del settore, imprenditrici e professioniste determinate a plasmare il futuro.

Si tratta dell’evento annuale in cui l’omonima community – che oggi conta oltre 30.000 persone – dedicata a ispirare, connettere e creare opportunità di carriera per le donne di tutto il mondo si incontra dal vivo. Con focus su innovazione, leadership ed empowerment, la Community di WomenX Impact offre durante tutto l’anno un’ampia gamma di risorse, eventi ed opportunità per aiutare le donne a raggiungere il loro pieno potenziale. Il WomenX Impact Summit 2023 promette di essere un’esperienza unica, con un programma straordinario che include tanti argomenti volti ad aprire vere e proprie finestre di ispirazione, formazione e dialogo su tematiche importanti e attuali quali Lavoro, Carriera, Digital Marketing, Diversità, Inclusione, Gender Gap, Educazione Finanziaria, Salute Mentale, Sostenibilità e molto altro ancora.

Giornata mondiale dono il 28 novembre, settima edizione GivingTuesday

Giornata mondiale dono il 28 novembre, settima edizione GivingTuesdayRoma, 3 nov. (askanews) – Un invito a “donare” per sensibilizzare sull’importanza di un gesto di generosità e promuovere la cultura della solidarietà: è questo l’obiettivo del GivingTuesday – la Giornata Mondiale del dono – che quest’anno si celebra in tutto il mondo il 28 novembre. Perché donare, in tutte le sue forme, significa poter fare la differenza e contribuire, in modo concreto, alla costruzione di un mondo più giusto e solidale.

Da queste premesse nasceva nel 2012, a New York, il più grande evento internazionale orientato a diffondere la nobile attitudine ad essere altruisti, per favorire una vera e propria controcultura solidale al consumismo massivo dei nostri tempi, incarnato dal Black Friday e dal Cyber Monday. Quell’invito a donare e ad attivarsi per la cura del prossimo e dell’ambiente oggi, dopo oltre 10 anni, è diventato un movimento globale di solidarietà che incoraggia la cooperazione tra le persone e la pratica del dono, coinvolgendo oltre 90 paesi nel mondo e milioni di cittadini. In Italia il GivingTuesady è organizzato e promosso, dal 2017, dalla Fondazione AIFR, che sin dall’inizio ha voluto mettere in luce l’impegno del Terzo Settore, invitando inoltre le persone a sostenere l’impatto che ogni singola azione può generare sulla comunità. L’iniziativa ha il patrocinio di ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani, Assifero, ASSIF – Associazione Italiana Fundraiser e CSVNet.

“GivingTuesday è un movimento di sensibilizzazione sulla solidarietà e vuole diffondere la cultura del Dono come gesto quotidiano. – spiega Marco Cecchini, Presidente di Fondazione AIFR – Il mondo della solidarietà sta cambiando: c’è una presa di coscienza del donatore che vuole essere promotore di cambiamento e di sviluppo. In questo contesto è importante informare e sensibilizzare sull’importanza del Dono come cultura. Una solidarietà che si esprima tutto l’anno, e non solo in occasione di eventi di alta emotività, per poter essere davvero cambiamento e avere un impatto per tutta la società”. La Fondazione AIFR opera, dunque, con un duplice obiettivo: da un lato vuole fare emergere l’importante ruolo del Terzo Settore e dall’altro intende incentivare e spronare le persone ad attivarsi, contribuendo così alla costruzione di una cultura del dono più partecipativa e meglio riconosciuta. Lo fa attraverso numerose iniziative in programma per la settima edizione del GivingTuesday Italia, con un’attenzione particolare rivolta anche alle giovani generazioni.

Tutte le iniziative promosse da aifr per partecipare al GivingTuesday Italia. Sono numerose le attività proposte nel nostro Paese dalla Fondazione AIFR per partecipare attivamente alla settima edizione del GivingTuesday Italia e quindi alla promozione della cultura del dono.

28 novembre: i monumenti italiani si illuminano di rosso. Dal David di Michelangelo a Firenze, alla Fortezza Malatestiana di Rimini, dal Palazzo delle Logge a Pisa e Piazza del Campo a Siena alla Mole Antonelliana di Torino, dalla Val d’Aosta alla Sicilia, il 28 novembre l’Italia si illumina di rosso per celebrare la Generosità. Anche in Italia, dunque, si consoliderà quella che ormai, in occasione del GivingTuesday, è diventata una tradizione: illuminare i monumenti più simbolici del pianeta come il Cristo Redentore a Rio de Janeiro o le cascate del Niagara in Canada. Nel nostro Paese le comunità, dalle più grandi alle più piccole, sono state coinvolte su tutto il territorio nazionale grazie alla collaborazione di ANCI, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani. La lista dei comuni aderenti è in continuo aggiornamento. StreamingTuesday: 24 ore di solidarietà in live-streaming su twitch. In occasione del GivingTuesday – la Giornata Mondiale del Dono, Fondazione AIFR lancia una nuova iniziativa: StreamingTuesday. Martedì 28 novembre oltre 20 gamer e content creator si alterneranno dalla mattina a notte fonda sulla piattaforma twitch.tv per dare vita a 24 ore di maratona streaming, con l’obiettivo di coinvolgere attivamente e sensibilizzare al dono gli spettatori. Tra sessioni di gaming per sostenere una raccolta fondi a favore di una ONP e “Quattro Chiacchiere” per dialogare con la propria community, lo scopo è promuovere l’importanza di un gesto di generosità e solidarietà anche fra le giovani generazioni. Già da tempo Fondazione AIFR collabora con gamer e content creator per sensibilizzare il Terzo Settore sull’importanza della diretta streaming come opportunità di raccolta fondi e lo scorso aprile ha infatti organizzato il convegno Gaming for Good proprio su questo nuovo e utile strumento. Partner dell’iniziativa è il network 2WATCH la community più grande di casual gamer in Italia. Per conoscere meglio gli streamer e il palinsesto delle live: https://givingtuesday.it/streamingtuesday Vota la fotografia più bella del contest “Scatta la generosità”. Con “Scatta la generosità – il contest fotografico di GivingTuesday 2023”, scuole e organizzazioni non profit possono raccontare il dono e la generosità sfruttando il linguaggio universale della fotografia. Partecipare è facile: sarà sufficiente condividere, entro il 21 novembre 2023, un proprio scatto originale che evochi i valori diffusi nella Giornata Mondiale del dono. La votazione è aperta a tutti: basterà andare sul sito givingtuesday.it nella sezione dedicata alla “galleria del dono”, scegliere la propria fotografia preferita e ricondividerla sui propri canali Facebook e X (Twitter). La foto più condivisa si aggiudicherà una donazione di € 3.000 che verrà devoluta all’Associazione vincitrice. I partner dell’iniziativa, inoltre, selezioneranno alcune foto a cui assegnare delle menzioni speciali. Per saperne di più: https://givingtuesday.it/contest-fotografico/ L’altruismo si impara a scuola. Si rinnova, inoltre, l’appuntamento con “A scuola di generosità”, il progetto rivolto agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado ideato e messo gratuitamente a disposizione da Fondazione AIFR per informarli e sensibilizzarli a una cittadinanza attiva a partecipativa. Esperti e organizzazioni non Profit hanno realizzato 10 schede didattiche che gli insegnanti possono scegliere in base alle tematiche di interesse (tra i temi trattati c’è la tutela dell’ambiente, la difesa dei diritti umani, il contrasto all’odio in rete e molto altro), per poi strutturare l’intervento in classe. Come seguire il GivingTuesday sui social. Sui social, ciascuno può infine contribuire a “rendere virale la generosità” condividendo la propria iniziativa e partecipazione alla Giornata con l’hashtag #GivingTuesday.

Appello associazioni a governo: restituire subito i fondi alle disabilità

Appello associazioni a governo: restituire subito i fondi alle disabilitàRoma, 3 nov. (askanews) – “Esprimiamo forte preoccupazione e contrarietà verso quanto emerge in questi giorni dal Governo in materia di servizi e sostegni alle persone con disabilità e alle loro famiglie”. È quanto si legge in un comunicato stampa congiunto, sottoscritto dalle associazioni Comitato 16 novembre, Confad (Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità) , CoorDown (Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down), Favo (Federazione Italiana Associazioni Volontari in Oncologia), Fida (Coordinamento Italiano Diritti Autismo) FightTheStroke Foundation (Persone con disabilità di paralisi cerebrale) e Uniamo (Federazione Italiana Malattie Rare).

“Al fine di una diffusa consapevolezza – si sottolinea nella nota – premettiamo i fatti: 1. il cosiddetto decreto legge “anticipi” al fine di garantire copertura alle misure in esso previste ricorre al Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità azzerandone l’assegnazione per il 2023 (350 milioni);

2. la motivazione addotta è che quel Fondo sarebbe destinato all’attuazione della legge delega sulla disabilità (legge 227/2021) di cui mancano ancora i decreti attuativi, motivo che non spiega perché non possa essere comunque usato per fronteggiare le numerose emergenze delle persone con disabilità e dei loro familiari; 3. il Governo nel frattempo licenzia il testo del disegno di legge di bilancio; vi prevede l’istituzione di un Fondo unico per l’inclusione delle persone con disabilità con una dotazione di 232 milioni, che non comprende il Fondo di cui sopra;

4. per costituire il Fondo unico il Governo ne sopprime quattro: Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità (erano 100 milioni nel 2023); Fondo per l’assistenza all’autonomia e alla comunicazione degli alunni con disabilità (erano 200 milioni nel 2023); il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare (erano 30 milioni nel 2023); il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia (erano 6 milioni nel 2023). Totale 336 milioni, nel 2023; 5. al Fondo unico nel 2024 il Governo destina una cifra inferiore di 104 milioni rispetto al 2023 quando sussistevano ed erano finanziati tutti e quattro i fondi che si intende sopprimere;

6. per il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità e per il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare non sono ancora previsti rifinanziamenti a valere sul 2024. Per il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia non è prevista copertura per il 2025; 7. dunque nel 2024 ci saranno il Fondo “per la legge delega” (già previsto da anni; 350 milioni) e il Fondo unico con una dotazione di soli 232 milioni”. “Questi i fatti verificabili. Accantonando per ora istanze molto più di dettaglio e di sistema circa le politiche e i servizi per le persone con disabilità, vista l’emergenza che preclude e condiziona ogni futura riflessione – proseguono le associazioni nel comunicato – chiediamo nel modo più chiaro e netto al Governo e al Parlamento di: 1. restituire quella somma (350 milioni) alla disabilità, alle sue emergenze, ai suoi diritti che sono di ieri, di oggi e di domani e che non attendono certo l’applicazione della legge delega. Il decreto “anticipi” all’esame delle Camere va emendato in questo senso: i 350 milioni “non usati” nel 2023 e destinati ad altri fini devono tornare alla disabilità. 2. usare tutti quei 350 milioni per rifinanziare – prima che confluiscano nel Fondo unico – il Fondo per i caregiver familiari, il Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità per i quali non è prevista copertura per il 2024/25 e per il Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia che non ha copertura nel 2025. Nella discussione del decreto “anticipi” c’è lo spazio per farlo se ci sono le volontà. “Solo così il Fondo unico previsto nella prossima legge di bilancio non sembrerà una grave dimenticanza nei confronti dei più fragili. Le persone con disabilità e i loro familiari chiedono subito questo segnale non certo solo per il suo significato ma per la concretezza che ne deve derivare”, concludono Comitato 16 novembre, Confad, CoorDown, Favo, Fida, Fight the stroke e Uniamo.