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Padre Occhetta: ancora troppe guerre e diritti violati

Padre Occhetta: ancora troppe guerre e diritti violatiMilano, 23 apr. (askanews) – Padre Francesco Occhetta, gesuita, fondatore e direttore di Comunità di Connessioni e segrtario generale della Fondazione Fratelli Tutti, è intervenuto con un editoriale sui 75 anni dall’approvazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo, datata 1948. “Dopo 75 anni dalla sua approvazione – scrive Occhetta – è utile interrogarsi sull’attualità dei diritti e degli impliciti doveri sanciti dalla Dichiarazione, sul loro fondamento e sull’efficacia della loro tutela, per poterci porre un’ulteriore domanda: perché i diritti umani ‘regnano ma non governano’ e perché si compiono le più feroci crudeltà nel loro nome? Nel Rapporto 2022 di Amnesty International emerge uno scenario inquietante: sono circa 160 le guerre in corso, aumenta la violenza sessuale in diverse regioni del mondo. I conflitti hanno causato, inoltre, grandi flussi di rifugiati e sfollamenti interni come in Ucraina, in Repubblica Democratica del Congo e nella regione del Corno d’Africa. Una forte limitazione alla libertà d’espressione, di associazione e di riunione si registra in Afghanistan, in Myanmar, in Mali e in India. Il governo cinese ha invece imposto una censura sempre più pervasiva e sofisticata contro gli uiguri e altri gruppi etnici di minoranza nello Xinjiang. In Turchia e Messico sono stati perseguitati decine di giornalisti, difensori dei diritti umani”.

“Oltre ai diritti di prima e seconda generazione, si parla anche di una terza generazione di diritti, in relazione alla pace, allo sviluppo e all’ambiente. Sono i diritti propri dell’era dell’interdipendenza mondiale, la cui realizzazione deve fondarsi sulla solidarietà e la cooperazione multilaterale. Per poter far questo, però, è utile che le popolazioni e le culture si pongano una domanda radicale: ‘Chi è la persona titolare di diritti?’. La risposta a questa domanda risiede nelle soluzioni pratiche del modo nel quale uno Stato rispetta gli immigrati, i carcerati, i poveri, le famiglie bisognose, i bambini abbandonati, le donne violentate, gli anziani, i rifugiati e gli sfollati che sono circa 45 milioni. L’Italia può dirsi rispettosa di questa nuova etica? Per la Chiesa cattolica la difesa dei diritti umani è parte integrante dell’azione evangelizzatrice: il Concilio Vaticano II ha accolto la Dichiarazione soprattutto in materia di libertà di religione; l’enciclica Pacem in terris definisce la Dichiarazione come ‘segno dei tempi’; mentre i numerosi pronunciamenti magisteriali e i viaggi apostolici di Giovanni Paolo II hanno più volte ribadito che per la Chiesa la difesa della dignità della persona è legata al rispetto dei diritti. Certo, fu necessaria un’evoluzione: si temeva che le libertà della Dichiarazione relegassero la fede ai margini della società e che i diritti individuali minacciassero l’impegno a favore del bene comune. Nella prima metà del secolo scorso, i principali sforzi della Chiesa in campo internazionale si sono concentrati per creare «un’autorità mondiale» che garantisse il reale rispetto dei diritti umani e la pace nel mondo”. “Questo momento storico ricopre di un’ombra le parole scritte nella Dichiarazione, e quindi occorre vigilare sull’uso delle espressioni e delle dichiarazioni impiegate nel mondo politico, sulla difesa della verità storica e sul clima sociale che rimane il termometro dell’applicazione dei diritti. È per questo che il 21 aprile il Presidente Mattarella ha voluto ribadire che per un rinascimento europeo occorre ripartire dalla Cultura che genera prossimità e vince le diffidenze e le paure: «La fraternità europea, se derivato della triade illuminista — insieme con uguaglianza e libertà —, va intesa come consapevolezza di comune destino e va oltre la solidarietà. Se i valori espressi dalle singole comunità erettesi in Stato sono comuni, è naturale e soprattutto autentico parlare di fraternità europea”.

Comportamenti scorretti causa 90% incidenti, crescono “bulli alla guida”

Comportamenti scorretti causa 90% incidenti, crescono “bulli alla guida”Roma, 21 apr. (askanews) – In Italia fino a 9 incidenti su 10 sono provocati da comportamenti scorretti dei protagonisti e cresce il fenomeno dei “bulldrivers”, i “bulli” alla guida. Aumentano gli episodi di condotta “aggressiva” al volante: comportamenti maleducati, scorretti o addirittura violenti che mettono a repentaglio la sicurezza – e spesso anche la vita – degli altri utenti della strada. E ai quali è altamente sconsigliato reagire, nonostante il senso di frustrazione che si prova, per non rischiare di trovarsi coinvolti in situazioni ancor più pericolose per la propria incolumità.

Il dato – allarmante – emerge dall’analisi di Flavio Lucio Rossio, criminologo, docente e vice presidente dell’Unione Italiana Polizia Locale, nel suo libro “Bulldriver. Conducenti che aggrediscono” (Ed. Franco Angeli 2022 per la collana Laboratorio Sociologico), presentato a Perugia nell’ambito di un incontro di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale tenutosi nella sede della Provincia, realizzato con il patrocinio della Provincia di Perugia e della Regione Umbria nonché delle associazioni impegnate in prima linea per la difesa degli utenti e delle vittime della strada e per la promozione della cultura della legalità. Il libro “Bulldriver. Conducenti che aggrediscono” contiene uno studio del fenomeno, con riferimenti statistici, e una serie di proposte per cercare di correggere e prevenire queste condotte antisociali. Un focus in particolare è dedicato al progetto “On the road”, format educativo unico in Italia, nato a Bergamo nel 2007 e attualmente in fase di espansione in altre città della Penisola. L’iniziativa, con la collaborazione delle forze dell’ordine e delle istituzioni e polizie locali, coinvolge ragazzi e ragazze tra i 16 e i 20 anni facendo conoscere e sperimentare loro le attività svolte da forze di polizia e soccorritori, direttamente “on the road”, affiancando le pattuglie sul campo, anche “nei panni” degli operatori del numero unico d’emergenza 112 di cui i giovani dell’associazione sono testimonial. Ma quali sono i comportamenti dei “bulli” al volante? Non rispettare la precedenza, passare con il semaforo rosso, effettuare sorpassi azzardati, guidare distratti dal cellulare, ma anche ignorare le distanze di sicurezza o eccedere nella velocità: sono solo alcuni degli atteggiamenti di prepotenza e arroganza che le vittime dei “bulldrivers” – neologismo mutuato dal bullismo per identificare i conducenti aggressivi – sono costrette a subire quotidianamente. Individualismo, mancanza di senso civico, crescita dell’aggressività e assenza di empatia sono le cause profonde del fenomeno.

Scrive Flavio Lucio Rossio: “Sulle strade non si corre solo il rischio di essere vittime, spesso incolpevoli, di questi episodi gravi (sicurezza reale). Si assiste infatti a un aumento di quelle condotte di guida frutto di una maleducazione stradale che non sempre costituiscono illecito amministrativo, tantomeno penale, ma che hanno ripercussioni, più o meno pesanti, sulla percezione di sicurezza. Alcune di queste condotte costituiscono una vera e propria manifestazione di aggressività che trae forza anche dalla mancanza di reazione delle vittime, che per quieto vivere o per paura preferiscono sopportare queste piccole grandi angherie. Anche perché riprendere questi bulldriver può scatenare reazioni difficilmente prevedibili”. La prima causa di incidenti stradali è la “distrazione”, seguita dal mancato rispetto della precedenza e dalla velocità troppo elevata (Rapporto Aci-Istat 2020). Questi tre gruppi – ricorda Flavio Lucio Rossio nel suo libro – costituiscono complessivamente il 40,2% dei casi. Fra le altre cause ci sono la mancanza della distanza di sicurezza, manovre irregolari, mancata precedenza ai pedoni. In realtà considerando un’accezione estensiva dell’aggressive driving che include la mancanza del rispetto dei semafori o dei segnali di stop e precedenza, la guida sotto l’effetto dell’alcol o di stupefacenti, e la guida distratta (es. l’uso del cellulare) la percentuale arriva alla quasi totalità dei casi, comprendendo anche il mancato uso dei sistemi di ritenuta obbligatori. Anche secondo l’ultimo report dell’Istat, nel 2021 il 92,2% delle cause di incidente (182.294 su un totale di 197.744), praticamente 9 su 10, ha alla base un comportamento scorretto del conducente o del pedone: la distrazione è ancora la prima causa (15,4%), seguita dal mancato rispetto della precedenza o del semaforo (14,3%), e dalla velocità elevata (10%). A peggiorare la situazione sono comportamenti ancor più pericolosi e devianti come la guida sotto l’effetto dell’alcol o di sostanze stupefacenti. Sempre secondo report dell’Istat nel 2021 il 9,7% e il 3,2% degli incidenti rilevati da Carabinieri e Polizia Stradale è correlato ad alcol e droga, proporzioni in aumento rispetto al 2020, per lo stato di ebbrezza alla guida, e in lieve diminuzione per la droga (9,2% e 3,5%).

Geologi: gestione criticità-territorio, pronti a fare nostra parte

Geologi: gestione criticità-territorio, pronti a fare nostra parteRoma, 21 apr. (askanews) – “Oggi è la giornata dedicata alla celebrazione della Terra, ricorrenza istituita nell’aprile del 1970 dal Senatore Gaylord Nelson, che fu il primo a comprendere l’urgenza di dedicare al pianeta Terra le dovute attenzioni normative relative alla protezione ambientale, di cui, fino a quel momento, la Terra ne risultava sprovvista. Rispetto al passato e, in particolare negli ultimi anni, a seguito dell’attuale emergenza climatica, la tutela del pianeta Terra è diventata una questione di grande rilevanza all’interno del dibattito pubblico. Questa attenzione, anche mediatica, ha contribuito ad evidenziare condizioni ambientali di precarietà diffuse su tutto il globo terrestre, ponendo, al tempo stesso, in grande risalto la necessità di azioni politiche dirette alla preservazione del patrimonio vegetativo e della biodiversità terrestre”. Così in una nota il Consiglio nazionale dei Geologi.

“Sebbene alcuni interventi per la salvaguardia del pianeta Terra siano stati già programmati e implementati, a livello europeo così come internazionale, – si pensi agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile promossi dall’ONU e al Green New Deal europeo – lo studio Global Assessment dell’ONU, pubblicato nel 2019, riguardante l’impatto delle attività umane sulla natura, ha manifestato preoccupazioni sull’esistenza di un possibile allarme di estinzione per circa un milione di specie. Sulla base, dunque, di costanti e mutevoli sfide che la Terra si trova ad affrontare e sulla necessità di agire, anticipatamente, per la tutela del pianeta e dei suoi ecosistemi, l’intervento dei geologi è cruciale e risolutivo per la gestione delle criticità, derivanti dalle dinamiche geologiche e idro-geologiche, che possono causare problemi di carattere ambientale”. In relazione al tema “Invest in our Planet” dell’Earth Day 2023, “il supporto fornito dai geologi italiani è completo” dichiara Domenico Angelone, segretario del Consiglio Nazionale dei Geologi, che aggiunge: “Il tipo di investimento più grande deve essere diretto alla pianificazione di strategie di gestione del territorio che siano condivise sia a livello locale che nazionale, per favorire un approccio cooperativo a sostegno della difesa del suolo e della Terra. Preservare il territorio è il monito per proteggere la vita sul nostro pianeta”.

Unhcr lancia campagna “crisi climatica è un’emergenza umanitaria”

Unhcr lancia campagna “crisi climatica è un’emergenza umanitaria”Roma, 21 apr. (askanews) – La crisi climatica è un’emergenza umanitaria. Il suo impatto è devastante in tutto il pianeta ma a pagare il prezzo maggiore sono soprattutto le persone vulnerabili, tra i quali i rifugiati e gli sfollati, che vivono in zone di conflitto e in Paesi fragili.

Da un lato, a causa di fenomeni meteorologici estremi come inondazioni, tempeste e siccità, negli ultimi 10 anni abbiamo registrato una media di 21,5 milioni di nuovi sfollati all’anno

ANGI: contrastare la diffusione delle challenge sui social

ANGI: contrastare la diffusione delle challenge sui socialRoma, 21 apr. (askanews) – “I dati evidenziano numerosi studi e ricerche demoscopiche, sia a livello nazionale che internazionale, le quali mostrano come l’onda lunga post-pandemica abbia lasciato ‘segni e scorie’ in quasi tutte le fasce della popolazione che però stanno reagendo in maniera diversa alla nuova dimensione del reale in cui compartecipano sia a livello sociale generale che a livello personale/familiare. I giovani sono uno dei target maggiormente esposti e che ha mutato in maniera più profonda le proprie abitudini socio-culturali. I fenomeni come le ‘challenge’ dei social acuiscono e accentuano nuovi paradigmi e nuove forme di condivisione sempre più spesso legati alla dimensione dell’individualismo partecipativo, che molto spesso porta con sé fenomeni di autodeterminazione, ricerca di identificazione e approvazione ma anche isolamento, autolesionismo, solitudine e scollamento sociale”. Lo hanno detto il presidente dell’ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori) Gabriele Ferrieri (già ForbesU30) e il direttore del comitato scientifico dell’Associazione Roberto Baldassari, nel corso dell’audizione per la risoluzione 7-00055 Orrico, recante iniziative per contrastare la diffusione delle sfide di resistenza (challenge) nelle reti sociali telematiche in Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati presieduta dal presidente Federico Mollicone e dalla vicepresidente Valentina Grippo.

Per Ferrieri e Baldassari “poco efficaci e quasi sempre controproducenti appaiono azioni di demonizzazione e di divieto rigido e incondizionato a cui si potrebbero contrapporre iniziative inclusive, di ascolto e affiancamento, di alfabetizzazione e di integrazione multilivello. Sembra calzante una strategia ‘fluida’ che coinvolga le famiglie, le scuole, le piattaforme social e i mass media generalisti magari scegliendo e ingaggiando testimonial e figure provenienti dal mondo social e già riconosciuti come attori protagonisti del sistema web e che ne conoscono già il linguaggio, le dinamiche e che potrebbero contribuire attivamente e con ottimi risultati a informare, disintermediando e sensibilizzando, una fascia di popolazione particolarmente sensibile e fragile”, hanno concluso.

Vaticano: domani l’inaugurazione della Scuola Arte e Mestieri

Vaticano: domani l’inaugurazione della Scuola Arte e MestieriMilano, 19 apr. (askanews) – Avrà luogo domani, mercoledì 19 aprile 2023, alle ore 19:00, nell’atrio della Basilica di San Pietro, l’inaugurazione accademica della Scuola delle Arti e dei Mestieri della Fabbrica di San Pietro, promossa in collaborazione con la Fondazione Fratelli tutti.

La serata, moderata da Antonio Preziosi, direttore di Rai Parlamento, sarà introdotta da S. Em. Card. Mauro Gambetti, Presidente della Fabbrica di San Pietro e della Fondazione Fratelli tutti, con i saluti istituzionali del Ministro della Cultura, on. Gennaro Sangiuliano. La lectio magistralis è affidata a Mario Cucinella, architetto, designer e accademico, fondatore di MCA – Mario Cucinella Architects, che parlerà agli studenti della Scuola e agli invitati presenti di “Artigiani digitali dell’architettura e del design. Pensare con le mani”.

“Nei secoli, le mani – spiega Cucinella – hanno contribuito a tramandare cultura e saperi; hanno dato vita ai pensieri, traducendoli in forma; hanno costruito il nuovo, si sono prese cura del nostro patrimonio culturale; hanno risanato cose danneggiate permettendo loro di sopravvivere nel tempo; hanno condotto fino a noi la storia e la condurranno nel futuro. È vitale ci siano Scuole che curino il sapere con le mani, che le guidino nella conoscenza di materiali antichi e nuovi, di nuove tecniche che siano di supporto ai saperi artigiani; e che questo sapere dilaghi nel tempo e nello spazio perché ci sia continuità fra passato presente e futuro”. “La riflessione offerta dall’arch. Cucinella sul ‘pensare con le mani’ – sottolinea il card. Gambetti – riporta al centro una dimensione integrale dell’educazione, che sa riconnettere la conoscenza speculativa e quella pratica: la Scuola delle Arti e dei Mestieri della Fabbrica di San Pietro vuole proporre agli studenti un modello virtuoso anche in questo, mettendo in dialogo e integrando la tecnica e la tecnologia, le arti e lo studio teorico”.

All’inaugurazione interverranno inoltre la dott.ssa Assunta Di Sante, cui è affidata la responsabilità scientifica della Scuola, e la prof. Nicoletta Marconi (Università degli Studi di Roma Tor Vergata), docente e Consulente scientifica. Concluderà l’evento Francesco Occhetta, Segretario Generale della Fondazione Fratelli tutti e Direttore della Scuola delle Arti e dei Mestieri. L’inaugurazione accademica offrirà anche l’occasione per illustrare, alla presenza del corpo decente e degli studenti, le materie di studio del prossimo ciclo.

Arte.tv: ecco Frankenstream, documentario su lati oscuri dello streaming

Arte.tv: ecco Frankenstream, documentario su lati oscuri dello streamingRoma, 18 apr. (askanews) – Lo streaming è la tecnologia che ha conquistato il mondo e ha rivoluzionato il modo di accedere ai contenuti online, un fenomeno del nostro tempo che ha costretto i media a reinventarsi per stare al passo con le piattaforme. Se da una parte c’è la sua utilità, però, dall’altra ci sono i suoi lati oscuri: è questo il tema al centro del nuovo documentario disponibile su arte.tv, Frankenstream: un mostro che ci divora. Diretto da Pierre-Philippe Berson e Adrian Pavillard, Frankenstream è un documentario in 4 episodi che ripercorre, tramite un collage di approfondimenti, materiali di archivio, dati e interviste ai suoi “padri fondatori”, la storia dello streaming, dalla sua nascita alla sua “conquista del mondo”, ponendo l’accento sulla sua connessione con il tema dell’inquinamento digitale, sempre più sentito a livello globale.

Il primo episodio, Baby streaming – nato prematuro, racconta gli inizi dello streaming, nato nel 1995 poco dopo la creazione del Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite. I due episodi successivi, Streaming party e Streaming e castigo, ripercorrono due tappe importanti dell’evoluzione di questa tecnologia: l’avvento dell’ADSL e di YouTube da un lato e, dall’altro, la sua diffusione su scala globale, che dietro al concetto di “smaterializzazione” nasconde un mezzo che assorbe l’80% della larghezza di banda, reimmettendo nell’ambiente l’equivalente di 100 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. L’ultima puntata del documentario, Metastreaming, è dedicata infine ai gesti virtuosi e ai cambiamenti che possiamo fare nella nostra quotidianità per tentare di “domare il mostro” chiamato a regnare nelle nostre vite con il Metaverso. Anche la piattaforma europea arte.tv è da sempre attenta ai temi ambientali e invita i suoi utenti a uno streaming responsabile, condividendo una serie di buone pratiche da adottare nella propria quotidianità per approcciarsi a questa tecnologia con una maggiore consapevolezza, riducendo l’impatto ambientale: regolare sempre la qualità dei video in base alle proprie esigenze, ad esempio abbassandola, tramite gli appositi menù delle impostazioni presenti nella maggior parte dei player multimediali, quando si ascolta solo l’audio. Quando possibile, è consigliabile usufruire della funzione Download, scaricando quindi i video tramite Wi-Fi (che è tre volte meno energivoro del 4G) e guardandoli offline. Attivare modalità di visualizzazione a basso consumo di dati, quando previste. Su arte.tv, per esempio, tramite le Impostazioni di riproduzione, è possibile ridurre la risoluzione dei video per risparmiare larghezza di banda.

Aarte.tv, che ha deciso di integrare nell’interfaccia della sua piattaforma strumenti per misurare l’impatto delle emissioni di carbonio di ogni nuova versione del sito, ricorda che i numerosi contenuti legati a tematiche green che fanno parte della sua offerta hanno l’obiettivo di sensibilizzare gli spettatori, approfondire il dibattito sulla sostenibilità e stimolare ulteriori azioni concrete a tutela dell’ambiente. L’impegno di arte.tv non si limita ai consigli per gli utenti: l’emittente ha aderito all’associazione Ecoprod, forum di consultazione tra i vari attori del mondo dell’audiovisivo, per scambiare buone pratiche ambientali, adeguare i propri processi produttivi e contribuire allo sforzo collettivo per raggiungere l’obiettivo “emissioni zero”. Promuovere uno sviluppo sostenibile è parte integrante di tutte le attività dell’emittente che punta, in tutte le sue sedi, a ridurre il consumo di energia, a migliorare la gestione dei rifiuti, a favorire la biodiversità, la mobilità e la ristorazione sostenibile. Oltre ad alimentare il dibattito sociale, grazie all’offerta di contenuti con tematiche green, Arte si impegna inoltre, entro il 2024, a migliorare la propria efficacia energetica media del 40% rispetto al consumo di riferimento del 2013. Ulteriori politiche ambientali adottate dall’emittente sono consultabili all’indirizzo https://www.arte.tv/sites/corporate/it/ambiente/.

Ucraina, la testimonianza di Angelina a Medjugorje con Nuovi Orizzonti

Ucraina, la testimonianza di Angelina a Medjugorje con Nuovi OrizzontiRoma, 18 apr. (askanews) – “Mi chiamo Angelina, ho diciassette anni e sono ucraina. Penso che voi abbiate sentito qualcosa della guerra in Ucraina. Sono anche abbastanza sicura che ne avete sentito parlare e forse alcuni di voi sono addirittura stufi di vedere le notizie in TV su questa guerra, sulla politica, etc. Ma per me questa guerra ha un significato completamente diverso. Per me è il respiro della morte, il respiro della paura, delle urla, del rumore e allo stesso tempo del silenzio tombale”.

Comincia così la lettera di Angelina, pubblicata sui social di Nuovi Orizzonti, Comunità internazionale fondata da Chiara Amirante. Il dramma della guerra ha portato la ragazza dall’Ucraina fino a Medjugorje, dove opera Nuovi Orizzonti. “A causa di questa guerra, ora sono qui – scrive in questa testimonianza -. Migliaia di chilometri da casa mia, dai miei amici, dalla mia famiglia e da tutto ciò che mi era caro. Per il sesto mese mi sveglio non “a casa”, ma… in famiglia. In una grande e amichevole famiglia di gioia, in questa meravigliosa comunità di Nuovi Orizzonti. Quindi, sono venuta qui con i miei genitori, fratelli e sorelle a novembre. Siamo venuti a Medjugorje, non sapendo che avremmo vissuto in una comunità e pensavamo che saremmo tornati entro due-tre settimane. In Ucraina a quel tempo c’erano pesanti attacchi missilistici quasi ogni giorno e problemi con l’elettricità. E, come potete vedere, siamo rimasti qui. All’inizio non capivo letteralmente nulla di ciò che stava accadendo, è stata un’esperienza completamente nuova per me. Ho sentito uno stress costante. Prova ad immaginare: sei in un paese straniero, sei costantemente circondato da italiani di cui non capisci la lingua, tutti gli altri parlano croato, qualcuno cerca di capirti in inglese, polacco, russo e allo stesso tempo stai studiando turco all’università… Pensavo che sarei impazzita, ma quello era l’ultimo dei miei problemi. Ero sola. Mio padre è tornato in Ucraina, in un contesto familiare stressante, abbiamo iniziato tutti a litigare, mia madre era sempre impegnata con i fratelli e le sorelle più piccoli. Ero sola. E non c’era una sola persona di cui potessi fidarmi, con cui parlare o dire qualcosa di più profondo di “ciao, come stai? – sto bene, grazie”. Tutto andava “bene” “.

Poi, racconta Angelina, “ho iniziato a conoscere meglio la comunità, la sua storia, la vita di Chiara e il suo meraviglioso carisma. Ed è apparsa una scintilla. A causa delle circostanze della mia vita personale, ho sempre voluto aiutare gli altri e quando ho approfondito il carisma di Nuovi Orizzonti, ha risuonato davvero nel mio cuore. E poi ho iniziato a stabilire un contatto a poco a poco. Con i volontari, con gli altri ucraini, con i sacerdoti. E impercettibilmente ho preso parte di questa famiglia. Una famiglia che ti circonda di un amore grande, indipendentemente dalla lingua, dalla nazione, dai tuoi problemi. Questa è una famiglia in cui tu, anche dopo aver lasciato la tua vita precedente a migliaia di chilometri di distanza, puoi svegliarti la mattina, incontrare gli altri e contare sempre su un sorriso, abbracci ed amore. Una famiglia dove si può morire tutti dal ridere, ma anche piangere insieme, stare insieme in silenzio, soffrire insieme, ma ridirsi sempre «E gioia sia!». Perché tutto passa, solo l’amore resta. È una famiglia dove si può lodare insieme Gesù e vivere nel suo infinito amore. E questa è una famiglia dove puoi guarire il tuo cuore e cambiare la tua vita una volta per tutte, per seguire sempre Gesù con i fratelli e le sorelle, i genitori, i figli ed ogni amico spirituale che è qui”. “Quindi – conclude la ragazza ucraina – davvero tutto quello che voglio dire ora è grazie. Grazie a Dio, grazie alla comunità e… Grazie anche per questa guerra, che è stata davvero una grande sofferenza, dolore e prova per tutti noi. Ma che anche in questo dolore ci avvicina al Signore, ci insegna a portare con Lui la croce e ci cambia la vita. Preghiamo per la pace nel mondo e la fine di tutte le guerre”.

Convenzione Istanbul, associazioni: applicazione in Italia ancora carente

Convenzione Istanbul, associazioni: applicazione in Italia ancora carenteRoma, 18 apr. (askanews) – “È stato pubblicato il secondo Rapporto delle organizzazioni di donne sull’attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia. Ancora molte le aree di intervento nelle quali lo Stato italiano è carente. Molti i punti che preoccupano D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza e che necessitano di un approfondimento. Per questo, D.i.Re lancia una campagna di informazione sulle insufficienze ancora presenti nell’attuazione della Convenzione di Istanbul nel nostro Paese”. E’ quanto annuncia una nota che spiega: “Per il momento politico attuale, preoccupa in particolare la situazione delle donne migranti, richiedenti asilo e rifugiate che arrivano in Italia – anche alla luce delle politiche annunciate dal Governo in questi giorni. Nella maggior parte dei casi, queste donne hanno subito diverse forme di violenza sessuale e di genere, sia nei loro Paesi di origine che in quelli di transito. Rimangono esposte al rischio di violenza anche in Italia, dove alcune circostanze strutturali e il rischio di isolamento sociale minano le possibilità di ricevere supporto per le situazioni che vivono. Di fatto, le donne migranti, richiedenti asilo e rifugiate incontrano ancora barriere nell’accesso ai servizi e in particolare, al supporto per le situazioni di violenza”.

Tra i principali ostacoli D.i.Re evidenzia “la mancanza di un meccanismo di referral per la tutela e sostegno delle donne migranti, richiedenti asilo e rifugiate in situazione di violenza, in grado di informarle dei propri diritti e offrire supporto adeguato; l’assenza di personale formato, sia alle frontiere che nel sistema di accoglienza, rispetto alle dinamiche della violenza; il limitato accesso alle informazioni sull’esistenza e il supporto offerto dai Centri antiviolenza; lo scarso ricorso alla possibilità di rilasciare al permesso di soggiorno per le vittime di violenza domestica (art. 18 bis)”. “Preoccupano le misure securitarie dichiarate dal Governo – dichiara Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza – che limitano, o addirittura negano l’accesso al territorio italiano, il diritto d’asilo o altre forme di protezione; tra queste desta sgomento l’annunciato obiettivo di abolire l’istituto della protezione speciale, che è presente in modo analogo in altri paesi UE, contrariamente a quanto recentemente dichiarato dalla Presidente Meloni. Questo si tradurrebbe in un aumento delle persone irregolari in Italia, senza possibilità di percorsi strutturati volti all’inclusione sociale, acuendo fragilità soprattutto dei gruppi più vulnerabili – tra cui le donne – più facilmente reclutabili e sfruttabili dalle reti criminali nel mercato del sesso, del lavoro irregolare e delle economie illegali”, conclude la presidente. Il report è stato prodotto da un gruppo di lavoro composto,insieme a D.i.Re, da ActionAid Italia, Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo – Aidos; Forum Associazione Donne Giuriste; Forum Italiano sulla Disabilità – FID; GIUdiT- Associazione Giuriste d’Italia; Esperte indipendenti (Letizia Lambertini).

Horeca e “fuori casa”, grande opportunità per rilancio italiano

Horeca e “fuori casa”, grande opportunità per rilancio italianoRoma, 18 apr. (askanews) – Presentato in Senato il secondo Rapporto Censis-Italgrob ‘Distribuzione Horeca e filiera del fuori casa: una grande opportunità per il rilancio italiano’. Italgrob è la Federazione Italiana dei Distributori Horeca (Hotel, restaurant, cafè), unica associazione nazionale di riferimento nella filiera distributiva che alimenta il circuito dei consumi ‘fuori casa’.

QUANTO VALE IL MERCATO HORECA IN ITALIA – Il secondo Rapporto Censis-Italgrob offre una fotografia nitida dell’importanza centrale che il settore della Distribuzione nel canale Horeca riveste per il Paese, sia sotto il profilo economico sia dal punto di vista sociale, con 3.800 imprese, oltre 60mila addetti e 17 miliardi di euro di fatturato. Complessivamente, il mercato Horeca, in Italia, conta circa 330.000 pubblici esercizi e 1.400.000 occupati, circa il 6,1% della popolazione lavorativa italiana e soddisfa la spesa delle famiglie per ristorazione che nel 2022 è stata pari a 84 miliardi di euro. La distribuzione Horeca è anche fulcro cruciale del settore turistico italiano il quale, a sua volta, incide per il 6,2% sul valore aggiunto italiano e il 5,6% sul PIL del Paese. SOSTENIBILITÀ, DISTRIBUZIONE E SPRECHI – Il settore della distribuzione Horeca è un soggetto industriale forte, con un volume importante sui mercati e che ha saputo adattarsi ai profondi cambiamenti dei consumi, mostrandosi altresì attento alla sostenibilità. L’istituzione del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare rappresenta un messaggio chiaro, poiché pone al centro le tutele delle eccellenze agroalimentari del ‘Made in Italy’. Le imprese del ‘fuori casa’ sono da tempo impegnate a praticare forme di sostenibilità, visto che ben il 91,1% delle persone apprezza molto i locali che comunicano in modo trasparente le proprie pratiche ecologiche quali, ad esempio, la riduzione degli sprechi, la raccolta differenziata per i rifiuti, il ricorso a prodotti biologici o a ‘chilometro zero’. È una pressione rilevante che la domanda esercita sull’offerta, stimolandola ad adattarsi. Anche sugli sprechi, il ‘fuori casa’ si va adeguando, visto che ormai oltre il 57% dei giovani è pronto a portarsi via dal ristorante gli alimenti avanzati dai pasti.

CRESCITA POST PANDEMIA – Il 2022 si è chiuso con un risultato positivo per il comparto dei distributori bevande dopo due anni di fatica. In particolare, è stato registrato un +18% come incremento di fatturato con una crescita di volumi del 9% circa verso il 2021. Come si evince dal Rapporto Censis-Italgrob, il ‘fuori casa’, grazie all’allentarsi dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19, è ripartito, modulando l’offerta sulle esigenze dei cittadini, anche grazie alla Distribuzione Horeca che, connettendo industrie produttrici e imprese, ha garantito l’approvvigionamento di cibi e bevande a costi sostenibili per imprese piccole e piccolissime alle prese con enormi difficoltà a seguito dell’ondata inflazionista. Dalla ricerca, inoltre, emerge come il 92,9% degli italiani dichiara che lo stare insieme per bere e mangiare è uno degli aspetti fondamentali dello stile di vita italiano. Il 47,3% quando esce la sera si reca in locali pubblici e, in particolare, in quelli nei territori della Movida: l’8,8% (il 23% tra i giovani) lo fa quasi sempre, il 10% almeno una volta ogni quattro giorni e il 28,5% sempre. Al 40,3% degli italiani piacerebbe uscire di più la sera, perché ritiene che avrebbe un effetto positivo sulla propria qualità della vita. Per il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, ‘la pandemia non ha fermato la voglia degli italiani di socializzare e di vivere il ‘fuori casa’, questo è nel nostro Dna ed è una cosa positiva che ci permette di guardare al futuro con ottimismo. L’inflazione in base ai dati è in calo anche se è un aspetto che dobbiamo tenere sotto controllo, ma nonostante ciò gli italiani hanno voglia di trascorrere tempo in compagnia, di uscire e questo è un punto di forza del nostro Paese, è un qualcosa che altrove succede meno. Bisogna sottolineare che in Italia la socializzazione non è uno sballo, ma quando si esce si fa un consumo moderato e di qualità. Tra le priorità del settore c’è sicuramente la lotta agli sprechi, con un’attenzione particolare ai prodotti a chilometro zero’.

Secondo Antonio Portaccio, Presidente Italgrob, ‘dopo l’odissea del Covid-19 il mercato Horeca ha reagito in maniera importante secondo il più classico schema all’italiana: quando la ragione ti vieta di sperare, si recuperano le risorse migliori. È quello che ha fatto il ‘fuori casa’. Il nostro settore sta dimostrando una grandissima vitalità per due ordini di motivi: il primo, come ampiamente evidenziato dal Rapporto Censis-Italgrob, è la voglia di uscire e condividere con parenti e amici un momento di socialità che costituisce un booster del benessere soggettivo per gli italiani; il secondo è rappresentato dalla voglia di recuperare il fatturato perso durante il periodo pandemico. Grava in questo scenario l’incognita della spirale inflattiva che ha eroso profondamente il potere d’acquisto delle famiglie. Siamo fiduciosi ma al tempo stesso molto preoccupati’. ‘Il Rapporto – ha detto Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro e Politiche Sociali – è molto interessante, evidenzia che la socialità è tornata. L’Italia ha un fabbisogno enorme di personale e di politiche attive del lavoro. In tal senso, occorre incentivare il ‘matching’ tra domanda e offerta di lavoro puntando sulla formazione dei lavoratori e non soltanto sui meri sussidi’.

Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo della Camera dei Deputati, ha dichiarato che ‘il Paese ha bisogno di una semplificazione fiscale fondamentale per rilanciare il settore. In proposito la delega per la riforma del fisco prevista dal Governo è molto puntuale e contiene tre principi: semplificazione, equità e riduzione della pressione fiscale’. Secondo Francesco Battistoni, vicepresidente Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, ‘il secondo Rapporto Censis-Italgrob offre una fotografia nitida dell’importanza che il settore della distribuzione nel canale Horeca riveste per il Paese. I dati che emergono dal Rapporto evidenziano come la socialità post pandemia, quella che noi definiamo del ‘fuori casa’, sia una esigenza imprescindibile nella nostra vita con numeri in costante crescita. Ciò dimostra che grazie al settore la voglia di socialità non è solo una nostra esigenza, ma un vero e proprio stile di vita che si declina in tutti gli ambiti della quotidianità e che ci fa percepire il comparto come elemento di prossimità delle nostre vite, al quale non possiamo rinunciare’. ‘La distribuzione specializzata nel food and beverage Horeca è pilastro del ‘fuori casa’ – ha osservato Francesco Maietta, Responsabile Area Consumer, Mercati Privati, Istituzioni Censis – a sua volta filiera essenziale per economia e società italiana per numero di imprese, occupazione creata e redditi distribuiti. Il ‘fuori casa’, poi, è apprezzatissimo dagli italiani perché incide positivamente sulla qualità della vita dei singoli e sulla vivibilità dei territori. Pertanto, la distribuzione Horeca, garantendo la sostenibilità economica di tante piccole e piccolissime imprese del ‘fuori casa’, contribuisce anche alla vitalità di tante comunità locali. In estrema sintesi: distribuzione Horeca e ‘fuori casa’ sono fonti essenziali di valore economico e sociale per il nostro Paese’. Secondo Dino Di Marino, direttore generale Italgrob, ‘il Rapporto Censis-Italgrob conferma il prezioso ruolo che ha avuto la categoria dei distributori Horeca in questi delicati e turbolenti anni. Se oggi parliamo di un mercato di ristorazione in ripresa dobbiamo dire grazie anche al lavoro ‘invisibile’ che svolgono in Italia 3800 aziende di distribuzione food and beverage, autentici ambasciatori del miglior Made in Italy, la spina dorsale del mercato del ‘fuori casa’, una categoria che, nonostante le criticità dovute alla pandemia prima e ai tanti problemi ingenerati dal conflitto russo-ucraino poi, non ha mai smesso di supportare e sostenere, anche economicamente oltre che con prodotti e servizi, la rete dei punti di consumo. Per noi di Italgrob, in rappresentanza di tutti i distributori italiani, è stato un onore aver potuto presentare alle massime Istituzioni italiane le istanze di una categoria fondamentale per il mercato Horeca e l’economia del Paese’.