Il 14 ottobre è la Giornata dell’Ordine di MaltaRoma, 11 ott. (askanews) – Sabato 14 ottobre torna la Giornata dell’Ordine di Malta, Ordine religioso- ospedaliero. Questa quarta edizione, oltre che alle 34 piazze italiane, vedrà coinvolte anche altre 10 Nazioni nel mondo, divenendo la Giornata Mondiale dell’Ordine di Malta. Una giornata per far conoscere il lavoro svolto quotidianamente dai volontari al servizio delle persone e delle famiglie in stato di necessità e allo stesso tempo presentare i diversi progetti e le iniziative che l’Ordine ha strutturato negli anni, a livello locale e nazionale ed internazionale, in favore delle fasce della popolazione più vulnerabili.
Il 14 ottobre, dalle 09 alle 19, queste le piazze coinvolte: Ascoli Piceno, Assisi, Bergamo, Brescia, Catania, Civitavecchia, Crotone, Faenza, Firenze, Frosinone, Genova, L’Aquila, Latina, Livorno, Loreto, Lucca, Messina, Milano, Modena, Napoli, Padova, Pavia, Pisa, Rieti, Roma, Sassari, Siena, Torino, Treviso, Varese, Venezia, Verona, Viterbo. In Italia l’Ordine di Malta opera attraverso i tre Gran Priorati e le Delegazioni che assistono i bisognosi con mense, distribuzione di pasti in strada, con vestiario e con diversi progetti di assistenza; l’ACISMOM (Associazione Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta) segue la parte sanitaria con 1 ospedale a Roma e ambulatori in tutta Italia; il Corpo Militare è dedito all’assistenza sanitaria e umanitaria supportando la sanità militare in Italia e, in missioni di mantenimento della pace, anche all’estero; il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta – CISOM presta servizi di pronto soccorso, servizi sociali, di prima emergenza e interviene in occasione di calamità naturali, operando in stretta collaborazione con il Dipartimento Italiano della Protezione Civile e con importanti accordi con vari enti civili e militari, tra cui la Guardia Costiera e le Capitanerie di Porto per l’accoglienza ai migranti. Molte iniziative sono state avviate per aiutare le popolazioni dei paesi in guerra, Ucraina, o colpite da calamità naturali, Turchia e Siria.
L’Ordine è intervenuto assistendo le categorie più fragili: sfollati, anziani e disabili bisognosi di farmaci e viveri, e consegnando generatori elettrici, medicinali, generi alimentari raccolti e donati dalle diverse entità dell’Ordine nel mondo. In Italia l’Ordine di Malta opera da molti anni, in collaborazione con le Istituzioni italiane, nel salvataggio e assistenza ai migranti nel Mediterraneo.
INC Non Profit Lab: 6 italiani su 10 convivono col disagio psicologicoRoma, 9 ott. (askanews) – Il 60,1% degli italiani convive da anni con uno o più disturbi della sfera psicologica. Ne soffrono di più le donne (65%) e i giovani della Generazione Z (75%, con punte addirittura dell’81% nel caso delle donne). È la drammatica fotografia del nostro Paese scattata dall’INC Non Profit Lab, il laboratorio dedicato al Terzo Settore di INC – PR Agency Content First, attraverso la ricerca ‘L’era del Disagio’, realizzata, in collaborazione con AstraRicerche, tra gli italiani e le Organizzazioni Non Profit con il patrocinio di RAI Per la Sostenibilità-ESG e presentata questa mattina presso la sede RAI di Viale Mazzini.
‘Con questo studio – spiega il Vicepresidente di INC, Paolo Mattei – vogliamo aprire un confronto per cercare di comprendere meglio il fenomeno e fornire indicazioni concrete alle istituzioni che nel nostro Paese possono e devono occuparsene. Il titolo contiene già una importante indicazione – Il disagio che riscontriamo oggi negli italiani e nei giovani in particolare non è, come hanno scritto in molti, un portato, negativo, del Covid. La pandemia ha creato la ‘tempesta perfetta’ per far esplodere un male oscuro che covava, da decenni, nella nostra società. E sarebbe sbagliato cercare di risolvere la complessità del fenomeno, scaricandone la responsabilità su un fattore imprevedibile ed eccezionale come la pandemia. I mali della nostra società sono molti, ben descritti nella ricerca che abbiamo realizzato. E rimandano a cause di tipo culturale e sociale che solo una volta analizzate e comprese, potranno essere efficacemente affrontate a livello collettivo’. Presenti all’incontro odierno: Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali; il Direttore di RAI Per la Sostenibilità-ESG, Roberto Natale; il Presidente di INC, Pasquale De Palma; il Vicepresidente di INC Paolo Mattei. I dati dello studio sono stati poi oggetto di un dibattito al quale hanno preso parte Maurizio Imbriale, Direttore Contenuti Digitali e Transmediali RAI; Stefano Gheno, Psicologo, presidente di Cdo Opere Sociali, membro effettivo del Consiglio Nazionale e del Forum del Terzo Settore; Cristina Migliorero, Coordinatrice nazionale Progetto Prevenzione Scuola di Progetto Itaca; Chiara Nardinocchi, giornalista; Pierluigi Policastro, Psicologo e Psicoterapeuta, Responsabile nazionale psicologi del CISOM – Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, Presidente Società Italiana Psicologi Area Professionale; Paola Severini Melograni, Giornalista e conduttrice RAI; Sofia Viscardi, Founder di VENTI e content creator, conduttrice del programma RAI ‘Dicono di noi’.
‘Dal nostro Rapporto emerge anche che c’è bisogno di una comunicazione più all’altezza della rilevanza e complessità del tema e della dimensione che questo sta assumendo – sottolinea il Presidente di INC, Pasquale De Palma -. Tutti noi comunicatori – media, influencer, ONP, società di consulenza come la nostra, ciascuno nel perimetro del proprio ruolo – siamo chiamati a contribuire a una narrazione del disagio più attenta e più efficace, perché a volte, se non spesso, il modo in cui il disagio viene comunicato non aiuta. Ma alla base di una buona comunicazione c’è sempre una profonda conoscenza del tema da comunicare. E le evidenze che raccontiamo in questo Rapporto sono il nostro piccolo, ma speriamo utile, contributo a cogliere le dimensioni e i contorni di un fenomeno così complesso’. 1 1001 interviste CAWI a un campione di 18-75enni residenti in Italia rappresentativo della popolazione italiana.
‘Attrarre il pubblico giovane, in particolare con l’online e i social; ampliare l’offerta informativa sui disturbi alimentari, contrastare bullismo e cyberbullismo. In materia di giovani il Contratto di Servizio in dirittura d’arrivo assegna alla Rai numerosi compiti – ha ricordato Roberto Natale, Direttore di Rai Per la Sostenibilità-ESG – ma sono richieste che non trovano impreparato il servizio pubblico, capace in questi ultimi anni di notevoli passi avanti nell’intercettare gusti, tendenze, curiosità dell’universo giovanile. Facile citare il clamoroso successo di ‘Mare fuori’, ma la cosa più importante è che quel titolo non è un fiore nel deserto. Basta andare su RaiPlay e RaiPlay Sound per mettere in fila i segni dell’attenzione che, dai tempi del Covid, il servizio pubblico ha saputo riservare alle inquietudini e alle paure di una generazione: che siano inchieste di taglio giornalistico o docureality, che siano talk oppure fiction, hanno in comune la dote preziosa di dare la parola a ragazzi e ragazze, di considerarli soggetti titolati a parlare. Storie che nella loro necessaria durezza vanno verso quella ‘corretta narrazione’ che il Terzo settore chiede al mondo dei media. La presentazione della ricerca dell’INC Non Profit Lab è l’occasione giusta per capire insieme come continuare il cammino’. INSONNIA, ANSIA, DEPRESSIONE E LA PERICOLOSA TENDENZA AL ‘FAI DA TE’. I sei problemi più ricorrenti di cui dicono di aver sofferto i nostri connazionali – racconta la ricerca – sono: i disturbi del sonno (32%), varie forme d’ansia (31,9%), stati di apatia (15%), attacchi di panico (12,3%), depressione (11,5%) e disturbi dell’alimentazione (8,2%).
A questi disturbi gli italiani reagiscono con un preoccupante ‘fai da te’. Le prime quattro risposte alla domanda ‘cosa hai fatto per uscirne?’ escludono il supporto di medici e specialisti: c’è chi ha cercato le risorse per farcela dentro sé stesso (29,4%), chi ha ricevuto aiuto da amici e parenti (29,1%), chi semplicemente ha atteso che i problemi passassero (28,2%) e chi ha assunto prodotti e farmaci senza prescrizione (27,6%). Solo al quinto e al sesto posto compaiono le voci ‘mi sono rivolto al medico generico’ (22.9%) e ‘ho ricevuto l’aiuto di uno specialista’ (22,1%). Le cause percepite da parte di chi soffre di questa condizione, vedono al primo posto la preoccupazione per un mondo che sta cambiando in peggio (guerra, povertà, inflazione, crisi climatica, emergenza sanitarie etc.) per il 35,1% del campione. A seguire due diverse forme di difficoltà a relazionarsi con il mondo, molto sentite soprattutto dai giovani della Generazione Z: chiusura in sé stessi (34,1%) e difficoltà a relazionarsi con gli altri (25,1%). E ancora spaesamento per la mancanza di valori sociali condivisi (23,4%), insoddisfazione per i propri percorsi professionali (22,4%, con valori più alti da parte dei Millennials) e reazione a pressioni sociali troppo forti su obiettivi scolastici o sportivi (22,3%). Ma se guardiamo – più in generale – a ciò che minaccia il benessere psicologico collettivo degli italiani, le ragioni citate nelle prime sei posizioni sono: un forte stress da lavoro (quando c’è, è troppo pervasivo) o da disoccupazione, se non si riesce a trovarlo (46,5%); il bullismo e la violenza, fisica e verbale (42,1%) e la dipendenza dalla tecnologie e dai social media (35,6%); il timore di abusi sessuali e violenza di genere (31,1%); la mancanza di accesso ai servizi sanitari di tipo psicologico e psichiatrico (30,6%); infine alcune gravi forme di discriminazione come razzismo, omofobia e sessismo (28%). GENERAZIONE Z, IL 10,8% DEI TEENAGER ASSUME PSICOFARMACI SENZA RICETTA MEDICA La letteratura scientifica ci dice che il 62,5% delle patologie mentali insorge prima dei 25 anni. Per questa ragione parlare di disagio e di disagio giovanile – come conferma questa seconda ricerca dell’INC Non Profit Lab – è praticamente la stessa cosa. In un suo recente Rapporto l’Istat ha certificato che nel 2021 il 6,2% (l’anno prima erano il 3,2%) dei ragazzi tra 14 e 19 anni, oltre 220 mila giovani, erano insoddisfatti della propria vita e vivevano una condizione di cattiva salute mentale. Non bisogna quindi stupirsi del fatto del nostro Paese il 10,8% dei ragazzi di età compresa tra 15 e 24 anni assumono psicofarmaci senza una prescrizione medica, come viene confermato anche nella ricerca di INC Non Profit Lab: lo fanno per dormire, per dimagrire, per essere più performanti negli studi (una sfida che preoccupa e inquieta molti giovani). Se stringiamo l’attenzione sugli studenti, la percentuale di quanti cercano un ‘aiutino’ negli psicofarmaci lievita fino a oltre il 18% del totale. Parliamo di una generazione che rifiuta lo stigma sociale e su Tik Tok pubblica voti e classifiche sulla ‘efficacia’ dei medicinali, parlando senza remore del proprio disagio psicologico davanti a milioni di estranei. Ma forse qualcosa è ancora possibile fare per affrontare una situazione così difficile dal punto di vista personale e sociale. Il 47,2% degli italiani pensa che si possa restituire dignità al lavoro mettendolo meglio in equilibrio con le istanze della vita personale, mentre il 47% chiede che venga favorito l’accesso (anche con bonus economici) ai servizi di assistenza psicologica, di cui così tanti hanno bisogno. E poi ci sono altre cose che, secondo gli italiani, si possono mettere in campo per migliorare la conoscenza e la sensibilità su questi temi: promuovere la ricerca scientifica sulla salute mentale (36,7%), aumentare la sensibilizzazione per combattere lo stigma sociale sul tema (36,4%), migliorare l’accesso all’istruzione dei giovani, per dare loro più fiducia in sé stessi (30,2%). LA DIAGNOSI DELLE ONP: SERVONO FONDI E ATTENZIONE DALLE ISTITUZIONI. La sezione della ricerca realizzata dialogando con 40 Organizzazioni Non Profit offre conferma del fatto che il problema, osservato dal punto di vista di chi lo combatte sul campo, è e resta molto serio. Per il 79% delle ONP il disagio psicologico degli italiani negli ultimi anni è molto aumentato e nel 70% dei casi i loro servizi offerti per fronteggiare questa emergenza sono (molto o abbastanza) aumentati. La nota dolente arriva quando parliamo di fondi pubblici: solo il 43% degli enti li ha avuti e appena il 3% li ha ritenuti adeguati alle proprie esigenze. Anche sul fronte degli ambiti d’intervento si riscontra, nelle risposte, un senso di limitazione e impotenza: il 43% ha offerto sportelli di assistenza psicologica (gratis o a prezzo ridotto). Si è fatta anche sensibilizzazione sulle persone in generale (28%) e informazione mirata su chi soffre di problemi psicologici (25%). Si sono attivati numeri vedi e siti internet di assistenza (20%) e creati team di sostegno nelle scuole (15%). Insomma, si è fatto quello che si poteva. Ma evidentemente non è ancora abbastanza, per un tema che non può essere risolto al di fuori delle dinamiche di prevenzione, assistenza e cura offerte dallo Stato. E quando si chiede alle associazioni, che conoscono il problema da vicino, di cosa avrebbero bisogno per arginare il disagio psicologico crescente, la risposta è davvero chiara. Servono politiche adeguate di supporto sociale (80%), fondi adeguati (63%), maggiore attenzione istituzionale sul tema (60%) e l’aiuto dei media, per continuare a tenere alta la guardia sull’argomento (45%).
Giornata salute mentale, in Senato si presenta progetto RotaryMilano, 9 ott. (askanews) – Domani, martedì 10 ottobre 2023 (ore 15), a Roma, al Senato (Sala Caduti di Nassirya), si svolgerà una conferenza stampa di presentazione del progetto “Rotary per la salute mentale” promossa dal Senatore Francesco Zaffini in collaborazione con i distretti italiani del Rotary International in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, che ricorre domani.
Interverranno: Francesco Zaffini, Presidente Commissione Affari Sociali e Sanità del Senato; Ugo Cappellacci, Presidente Commissione Affari Sociali della Camera; Ignazio Zullo, componente Commissione Affari Sociali e Sanità del Senato; Maria Carla Ciccioriccio, Governatore Rotary International Distretto 2080; David Lazzari, Presidente Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi; Antonino Cattaneo, Presidente Fondazione Ebri Rita Levi-Montalcini; Tonino Cantelmi, psichiatra, componente del Comitato nazionale per la Bioetica presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri; Giuseppe Masnata, pediatra, Presidente Commissione Distrettuale Rotary 2080 sulla Salute Mentale. Presenti i Governatori dei distretti italiani del Rotary. Modera: Luciano Ghelfi, quirinalista TG2 RAI. Il progetto “Rotary per la salute mentale” vede uniti tutti i 14 Distretti Italiani, punta su una campagna di comunicazione in sinergia con i media per abbattere lo stigma del pregiudizio.
“Nel mondo 400 milioni di persone non hanno accesso alle cure mediche di base. I Rotariani sono da sempre impegnati nella prevenzione e cura delle malattie, con progetti di diverse dimensioni e con un investimento globale da parte della nostra Fondazione di 65 milioni di dollari” – dichiara Maria Carla Ciccioriccio, Governatore del distretto 2080 che riunisce i 98 club di Roma, Lazio e Sardegna – Attraverso questa sfida abbiamo l’opportunità di cambiare in meglio l’assistenza sanitaria sulla salute mentale, lavorando sulla informazione della popolazione, sulla migliore collaborazione tra le Agenzie di Servizio Pubblico e sulla accelerazione della digitalizzazione della sanità e la partnership con le Istituzioni è fondamentale”. “L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute come ‘Una condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente l’assenza di malattia o infermità’. Il tema della salute mentale è quindi centrale, ma secondo una recente ricerca il nostro Paese risulta ultimo in Europa per il benessere psicologico: ansia e depressione colpiscono il 20% della popolazione, soprattutto nell’adolescenza. Nel mondo il suicidio è la quarta causa di morte per i giovani tra i 15 e i 19 anni. L’Italia sta registrando un incremento preoccupante dei comportamenti suicidi negli adolescenti e addirittura nei bambini. Nonostante questo quadro, parlare di salute mentale è ancora un tabù ed eliminare lo stigma sociale che connota questa tematica è fondamentale per arrivare alle radici del problema”, conclude il Governatore Ciccioriccio.
Diretta sulla webTV e sul canale YouTube del Senato.
Indagine Lab21.01: giovani generazione “Z” più fiduciosi e ottimistiRoma, 7 ott. (askanews) – I giovani della generazione “Z” si dimostrano più fiduciosi e ottimisti (gen Z 45,3% – pop 36,6%) rispetto al resto della popolazione che è più agganciata al concetto di preoccupazione, paura e precarietà (gen Z 54,7% – pop 63,4%). Lo evidenzia l’indagine demoscopica realizzata dall’Istituto Lab21.01 nel mese di settembre 2023, in occasione del XX Congresso annuale CODAU 2023 in collaborazione con ALE’ Comunicazione, dal titolo “L’impatto sociale delle Università e le aspettative della generazione Z”. Uno studio con due estensioni parallele: 1.000 interviste valide e complete per il target “Generazione Z” e 1.000 interviste per il target “Popolazione” (italiani maggiorenni con età superiore ai 29 anni). Le prime differenza tra i due target appaiono già alla prima domanda sul futuro dell’Italia: Se i giovani gen “Z” sono più fiduciosi e ottimisti rispetto al futuro, gli over 29 anni si sentono più consapevoli della responsabilità per migliorare il Sistema Paese (70,6%) rispetto alla “generazione Z” (50,4%). Diversi anche i possibili interventi delle Istituzioni per valorizzare al meglio i giovani del futuro: la “generazione z” mette al primo posto “Aumentare le assunzioni dei giovani nelle pubbliche amministrazioni” (gen. Z 46,2% – pop. 32,4%) mentre la popolazione italiani adulta “Incentivare con sgravi fiscali l’assunzione di giovani lavoratori” (gen. Z 27,8% – pop. 36,1%). Concordi i due target di riferimento rispetto alla domanda “secondo lei quale è il ruolo principale delle università italiane nel Sistema Paese”: al primo posto “Formare e istruire nuovi studenti” (gen. Z 52,9% – pop. 46,7%); “Fare ricerca” (gen. Z 26,9% – pop. 29,2%); “Aumentare e valorizzare la conoscenza e lo studio” (gen. Z 25,3% – pop. 38,9%). Ancora a braccetto nell’individuare gli elementi che incidono maggiormente nella scelta dell’ateneo universitario per tutti gli intervistati al primo posto “L’offerta formativa – piano didattico” (gen. Z 35,7% – pop. 43,2%); in seconda posizione per la generazione Z “Il blasone – la reputazione dell’università” (gen. Z 30,2% – pop. 24,1%) mentre gli over 29 “Il corpo docenti” (gen. Z 19,3% – pop. 30,2%). Ancora una volta concorde l’intero campione investigato che individua in “Un percorso universitario tradizionale (triennale o magistrale)” La scelta migliore per la propria crescita personale e lavorativa (gen. Z 41,3% – pop. 40,3%), seguito da “Un master privato post diploma scolastico” (gen. Z 25,6% – pop. 22,6%). La generazione Z individua in quattro i principali problemi delle università italiane di oggi: al primo posto “Le tasse universitarie troppo elevate” (35,1%); tallonate dallo “Scarso ricambio generazionale nel corpo docente” (34,9%); seguite dalla “Scarsa o assente disponibilità per studenti lavoratori” (30,4%) e dalle “Strutture universitarie poco tecnologiche” (30,2%). Bene “l’orientamento personalizzato”, “la poca distanza tra studente e corpo docente”, “la varietà di scelte nelle discipline universitarie” e “l’offerta didattica al passo con i tempi”. Ancora poco inclusivo e adatto a studenti con disabilità motorie, visive o uditive (gen. Z 59,1% – pop. 62,7%) e tecnologico (gen. Z 61,9% – pop. 55,7%) l’ambiente universitario; ma con responsabilità non solo riconducibili agli atenei in senso stretto: appare chiaro infatti per tutti gli italiani che giochino un ruolo decisivo le istituzioni statali e regionali che non sostengono adeguatamente le università nella creazione di ambienti idonei per l’apprendimento (gen. Z 57,2% – pop. 54,1%). Al solo target “generazione Z” è stato chiesto poi se il processo di ammissione all’università sia troppo selettivo e la risposta è inequivocabilmente “si” (gen. Z 78,9% – pop. 21,1%) ritenendo l’accesso al corso di laurea tramite numeri programmati “una limitazione nelle scelte dello studente” (74,3%) più che “un utile programmazione per un percorso di studio più efficace” (25,7%). Molto bene l’impatto post-covid della “didattica digitale” ritenuto da 8 giovani su 10 uno strumento utile e, di conseguenza considerato “uno strumento che può garantire un livello di istruzione universitaria adeguato” dal 76,9% degli intervistati. Ai ragazzi appena laureati è stato chiesto quale sia la cosa più importante che ha lasciato il percorso universitario e, in prima posizione, con il 45,7% troviamo “La preparazione e la formazione” seguita, a 5 punti percentuali di distanza, dalla “Crescita personale e professionale” e, a dieci, “Dall’esperienza di vita in generale”. Molto buona la “consigliabilità” del proprio ateneo universitario (73,4%) mentre segmentante appare la possibilità di continuare o meno il percorso di studi accademici (Si 52,5%). Nel caso in cui però si decidesse però di continuare il percorso di studi 6 giovani su 10 si dichiarano orientati a farlo nello stesso ateneo in cui hanno conseguito il primo titolo di laurea. Infine, la “Top five” dei desideri dei giovani italiani rispetto alle università vede al primo posto “Un’offerta formativa ancora più ampia e al passo con i tempi” (30,7%); in seconda posizione “Maggiori agevolazioni per studenti fuori sede o in difficoltà economiche” (28,3%); in terza posizione “La possibilità di seguire i corsi e le lezioni sia in presenza che da remoto” (26,7%); in quarta e quinta posizione “Strutture universitarie tecnologicamente avanzate” (24,4%) e “Implementazione del collegamento tra università e aziende” (24,2%).
A Lampedusa convegno Migranti, oltre i muri le nuove frontiere dell’accoglienzaLampedusa, 6 ott. (askanews) – Migranti, oltre i muri le nuove frontiere dell’accoglienza. E’ il titolo del Convegno in programma domani a Lampedusa, a 10 anni dalla visita di papa Francesco (10 luglio 2013) e da una delle più grandi tragedie del Mediterraneo (3 ottobre 2013) promosso da Famiglia Cristiana, insieme con il Comune di Lampedusa e Linosa e l’associazione Don Zilli e finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) 2014-2020 del ministero degli Interni.
Una giornata che vuole essere di riflessione e dibattito aperto, senza barriere, in ascolto della testimonianza di chi vive l’esperienza dell’esperienza dell’accoglienza. L’appuntamento è all’Hotel Sole, con il saluto di benvenuto del Cardinale Francesco Montenegro, Arcivescovo emerito di Agrigento, e l’introduzione e moderazione di Don Stefano Stimamiglio, Direttore di Famiglia Cristiana sul tema “Contro la globalizzazione dell’indifferenza”, MigraVoci da Lampedusa e la testimonianza della suora salesiana Maria Ausilia Consiglio, che al Molo Favarolo da tre anni trascorre gran parte delle sue giornate soccorrendo i naufraghi stremati. Seguirà una sezione Migranti e Istituzioni, con Wanda Ferro Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, sul tema “Le ragioni del cuore e quelle della legge”.
Il programma prevede poi sempre per le Voci da Lampedusa l’intervento di Filippo Mannino, Sindaco di Lampedusa e la Testimonianza di Vito Fiorino, pescatore e falegname. Altra sezione verrà dedicata al rapporto Migranti e Terzo Settore, con l’intervento di Daniela Pompei, Vicepresidente della Comunità di Sant’Egidio sul tema “Migranti e società civile: i corridoi umanitari, la soluzione possibile”.
Nel pomeriggio tavola rotonda “Persone, numeri o barbari? I migranti nella narrazione della stampa italiana”, con l’introduzione e moderazione di Alberto Chiara, Caporedattore di Famiglia Cristiana e gli interventi di Luciano Regolo, Condirettore di Famiglia Cristiana, Maria Latella, Giornalista e conduttrice di Sky, del Cardinale Jean-Marc Noël Aveline, Arcivescovo Metropolita di Marsiglia, sul tema “Ero forestiero e mi avete accolto”, di Marco Romano, Direttore del Giornale di Sicilia, François Vayne, Direttore del Servizio Comunicazione del Gran Magistero dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, Gianni Todini, Direttore di Askanews, Paolo Lambruschi, Inviato di Avvenire, Agnese Pini, Direttrice del QN. Chiusura con la concelebrazione eucaristica in suffragio di tutti i morti in mare, alla Chiesa di San Gerlando e con lo spettacolo all’aperto di Giacomo Sferlazzo “I pupi raccontano: La leggenda di Andrea Anfossi”.
A Loreto il pellegrinaggio dei migranti l’8 ottobreRoma, 5 ott. (askanews) – Si svolgerà l’8 ottobre a partire dalle ore 16.00, il pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto dei migranti organizzato dalla commissione Migrantes della Conferenza Episcopale Marchigiana.
Un pellegrinaggio – informa una nota – che ogni anno si rinnova nel mese di ottobre, mese missionario, e che vuol essere oltre che un tempo di preghiera anche un’occasione di conoscenza e condivisione delle diverse realtà culturali che vivono nel territorio marchigiano. Alle ore 16.15 i partecipanti al pellegrinaggio faranno visita alla Santa Casa per poi, alle 17.00 vivere la S.Messa presiedeuta da S.E. Mons. Fabio Dal Cin Arcivescovo Prelato di Loreto e Presidente della Commissione Migrantes.
Al termine, come da consuetudine, la tradizionale festa insieme con la condivisione delle specialità gastronomiche di ogni paese.
Arriva a Modena la 15esima edizione di Periferico FestivalMilano, 5 ott. (askanews) – Si terrà quest’anno dal 13 ottobre a Modena la 15esima edizione di Periferico Festival, manifestazione internazionale che porta l’arte nello spazio urbano e che ci accompagnerà per tre fine settimana fino al 29 ottobre.
Periferico Festival, evento che fa parte delle manifestazioni promosse dal ministero della Cultura, riprenderà la sperimentazione e ricerca artistica attivata già dalla scorsa edizione sul tema del Presente!. Riprendendo il pensiero di Diana Taylor, autrice di ¡Presente! ed esperta statunitense di studi sulla performance, in questa edizione 2023 si attraverseranno declinazioni possibili dell’attivismo politico e culturale a cui l’esortazione richiama, incontrando linguaggi e formati dedicati ai luoghi e alle comunità. Un festival partecipato e partecipativo in cui la conoscenza non è qualcosa da raccogliere ma un processo tra il conoscere e l’agire con gli altri. Al centro della XV edizione c’è il tema della voce: quella dei luoghi, delle comunità, la voce come espressione unica legata alla specificità e al prendere parola nello spazio pubblico. Installazioni, performance, concerti, incontri e rappresentazioni teatrali invaderanno strade e spazi non convenzionali di Modena. Le pratiche performative site-specific, volte ad abitare luoghi non teatrali con interventi che valorizzano gli spazi e i loro significati, avranno come ospiti grandi nomi italiani e internazionali.
Festa nonni, Anla: grazie ai nonni per loro prezioso contributoRoma, 2 ott. (askanews) – “Si celebra oggi in Italia la Festa dei Nonni in virtù della legge n. 159 del 31 luglio 2005. Il significato di questa norma va al di là dell’obbligo: il nostro grazie ai nonni per tutto quello che sono e che fanno è spontaneo e immediato. La Festa dei Nonni è una festa della Repubblica adatta a rammentare il ruolo pubblico che svolgono i nonni e di cui siamo tutti debitori. Se la Res pubblica è la casa comune, i nonni ne sono struttura portante, così come la famiglia nella sua globalità, ed è giusto, bello, direi necessario che questo ruolo abbia un riconoscimento pubblico, sia portato all’attenzione della società tutta”. Il presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Lavoratori Anziani, ANLA, Edoardo Patriarca, sottolinea il ruolo pubblico delle nonne e dei nonni d’Italia e continua: “Grazie nonni, dunque, ma non un grazie frettoloso e scontato. L’amore non è mai banale e voi nonni ne siete testimoni: grazie a voi possiamo dire che la nostra società, alienante nei ritmi cittadini, conserva ancora un equilibrio. È grazie al vostro ruolo che possono crescere più sani e felici non solo le bambine e i bambini ma anche i loro genitori. Voi che siete già stati papà e mamme, in un certo senso tornate ad esserlo curando i vostri nipoti e insegnando ai vostri figli l’arte di diventare genitori o, meglio, consentite loro di crescere nel ruolo giorno per giorno”.
Continua il presidente Patriarca, nel sottolineare l’azione dei volontari di ANLA: “È oggi dunque la festa del prendersi cura dei bambini e delle bambine, la festa dell’amore familiare e della fraternità, la festa dell’incontro tra le generazioni, dei racconti e della memoria. A volte dimentichiamo che siamo esseri finiti fatti per l’infinito e ci pensiamo già ora eterni, vittima di un certo consumismo. Voi, la vostra saggezza, le vostre rughe, ci fate riscoprire il tempo, ci aiutate a comprendere il significato dell’attimo, la forza di una carezza o di uno sguardo, la virtù di un silenzio al momento opportuno e di un sorriso che fa bene al cuore. È oggi davvero la festa della rete più silenziosa e fedele di sostegno familiare alle giovani coppie: senza il vostro sostegno ‘economico’, quasi in senso etimologico di norma della casa, salterebbe quell’equilibrio di pensiero e sentimento che è necessario all’armonia fra le generazioni. La Festa dei Nonni è per noi di ANLA un momento fondamentale perché vede una concreta applicazione dei nostri valori e dei nostri principi: in fin dei conti il nostro lavoro è volto all’incremento del bene comune che altro non è che la vita dei nostri figli e dei nostri nipoti”. Il presidente Patriarca conclude guardando a ciò che resta ancora da fare: “È oggi una Festa non solo di riconoscenza ma anche di sprone: dovremmo avvalerci di questo momento condiviso a livello nazionale per riflettere su cosa manca ancora al benessere di tutti, scoprendo così che il miglior modo per pensare al futuro dei bambini e delle bambine è costruire un welfare familiare all’altezza delle sfide dovute alla crisi demografica, che favorisca fra l’altro il diritto delle donne di poter essere madri e lavoratrici, che possa avvalersi di una sanità che funzioni davvero per tutti e in tutta Italia, che favorisca e non penalizzi chi desidera mettere al mondo più figli. In ogni caso, si è nonni e nonne per scelta, nello spirito di gratuita più totale, per amore: grazie Nonni!”
Migranti, 10 raccomandazioni per l’accoglienza da suore UisgRoma, 2 ott. (askanews) – In occasione della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, che si celebra ogni 3 ottobre in memoria di tutte le vittime delle migrazioni, l’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG) presenta un policy brief con dieci raccomandazioni per affrontare le sfide legate ai fenomeni migratori, con particolare attenzione alle esigenze di migranti e rifugiati. La UISG è l’organizzazione ombrello per le Superiore delle congregazioni femminili cattoliche, che conta 1.903 membri in 97 Paesi, in rappresentanza di oltre 600.000 suore nel mondo.
Le raccomandazioni sono destinate a partner e alleati della UISG, ai governi nazionali e agli organi intergovernativi, alle organizzazioni dello sviluppo internazionale e della società civile e a tutte le persone di buona volontà impegnate per costruire un mondo più giusto e sostenibile, e sono emerse dal Sister-led Dialogue on Migration, il secondo di un ciclo di appuntamenti su temi chiave dello sviluppo internazionale organizzati all’interno dell’iniziativa UISG Sisters Advocating Globally, realizzata in collaborazione con il Global Solidarity Fund. L’incontro si è tenuto il 3 luglio 2023 a Roma, con la partecipazione delle suore della UISG e di progetti sul campo, di rappresentanti delle istituzioni intergovernative e interreligiose, di organizzazioni della società civile, esperti accademici e rappresentanti mediatici. Queste le raccomandazioni. 1. Sostenere chi si sposta dentro ed oltre i confini internazionali attraverso educazione linguistica, formazione di nuove competenze e progetti di sviluppo che possano migliorare la resilienza alle sfide della migrazione. 2. Sostenere le persone in transito fornendo informazioni accurate e tempestive, in particolare sui pericoli del viaggio verso l’Europa, al fine di contrastare la disinformazione dilagante. 3. Promuovere l’integrazione di migranti e rifugiati favorendo un senso di sicurezza e appartenenza, in particolare attraverso l’azione comunitaria affettiva e relazionale. 4. Coinvolgere le comunità di immigranti e quelle ospitanti in attività interculturali condivise, che possano contribuire a colmare le differenze sociali e culturali. 5. Sfruttare il potenziale informativo ed educativo delle piattaforme mediatiche per aumentare la consapevolezza politica sulle realtà dell’immigrazione. 6. Sostenere un cambiamento linguistico che si sposti dai discorsi di paura, minaccia, emergenza e guerra verso conversazioni orientate su inclusione, integrazione, sviluppo e arricchimento reciproco. 7. In particolare, esemplificare e promuovere un cambiamento nelle narrazioni mediatiche creando spazio per le persone con esperienze vissute di migrazione e dando voce non solo alle loro preoccupazioni, ma anche alle soluzioni proposte. 8. Stabilire alleanze tra agenzie umanitarie, istituzioni religiose e organizzazioni mediatiche per resistere insieme alla propaganda anti-migranti e sviluppare una visione condivisa per superare gli ostacoli legislativi. 9. Collaborare con i governi dei Paesi di transito non-europei nell’adozione e nell’implementazione di misure etiche per rispettare la dignità di ogni persona ed arginare la tratta e gli abusi. 10. Fare pressione sui governi dell’Unione Europea affinché istituiscano leggi che riflettano i valori etici e la visione umanitaria dell’UE, consentendo accesso equo, paritario e legale a tutti i migranti, indipendentemente dal motivo dell’immigrazione.
Mafia, Don Ciotti: basta tagliare in superficie, serve estirpare radiceMilano, 30 set. (askanews) – “L’ultima mafia è sempre la penultima perché nel codice genetico dei mafiosi c’è un imperativo: il rigenerarsi. E’ la storia che ci ha consegnato questo e noi non possiamo continuare a tagliare la mala erba solo in superficie. Sono 150 anni che si taglia la mala erba solo in superficie e invece dobbiamo estirpare il male alla radice”. Lo ha detto Don Luigi Ciotti intervistato da Diego Bianchi a “Propaganda Live” su La7.
“A fianco dell’importante lavoro portato avanti dai magistrati e dalle forze di polizia, ci deve essere una grande sfida culturale, educativa, sociale: lotta alla mafia vuol dire casa, lavoro, scuola, sanità che funziona, vuol dire le politiche sociali” ha proseguito Don Ciotti, sottolineando che “questo è uno dei grandi nodi e invece noi continuiamo a rincorrere i sintomi”. “La risposta oggi deve essere collettiva, serve una rivolta delle coscienze” ha proseguito il sacerdote, concludendo che “il problema è che oggi in Italia a fare la differenza è l’indifferenza: nella percezione degli italiani il crimine organizzato mafioso è diventato una dei tanti”.