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World Water Day, il 22 marzo Eleonora Vallone sul palco di AQUAE!

World Water Day, il 22 marzo Eleonora Vallone sul palco di AQUAE!Roma, 16 mar. (askanews) – In occasione del World Water Day, giornata dedicata al primo elemento, l’acqua, indetto dall’ONU il prossimo 22 marzo, Eleonora Vallone, direttrice artistica di Aqua Film Festival sarà ospite a Roma presso il Teatro Olimpico sul palco di AQUAE!, evento di divulgazione scientifica promosso dall’Università di Roma Foro Italico e dall’Autorità di Bacino dell’Appennino Centrale.


“È nata una sinergia virtuosa tra le due organizzazioni – ha sottolineato Vallone – con iniziative nel reciproco desiderio di sensibilizzare le giovani generazioni sul valore dell’acqua, bene prezioso da proteggere, rispettare e valorizzare”. Tutte le scuole secondarie di secondo grado presenti ad Aquae! saranno invitate, infatti, a partecipare al festival nella sezione Aqua& Students e verranno proiettati in anteprima alcuni video in concorso su ‘Acqua e Pace’, tema scelto dall’Onu per la prossima Giornata Mondiale dell’Acqua organizzata da Manuela Trombetta.


Aqua Film Festival è la rassegna internazionale per lavori dedicati al tema dell’acqua organizzata dall’Associazione Culturale no profit UNIVERSI AQUA, giunta all’ottava edizione e che si terrà alla Casa del Cinema di Roma e su Mymovies dal 6 al 9 giugno 2024. Il festival, a ingresso gratuito fino a esaurimento posti, nato con scopi ambientalistici, sociali e di valorizzazione del territorio, seleziona cortometraggi di qualunque genere e nazionalità incentrati sulla tematica dell’Acqua e del territorio, brevi film capaci di interpretare, attraverso il linguaggio del cinema, gli aspetti sociali, ecologici, culturali, naturalistici e artistici di questo straordinario e vitale elemento. Proiezioni di film e grandi storie legate alla sostenibilità ambientale e cultura del festival diretto e fondato da Eleonora Vallone – pittrice, stilista, autrice, attrice di cinema, televisione e teatro, giornalista ed esperta di metodologie salutistiche in acqua. Scadono, intanto, l’11 aprile 2024, i termini ultimi per partecipare ai bandi a iscrizione gratuita dell’Aqua Film Festival 2024.


Aqua Film Festival si articola in due concorsi di cortometraggi internazionali: uno di corti della durata massima di 25 minuti, e uno di cortini della durata massima di 3 minuti (titoli di coda non compresi), entrambi ispirati all’ACQUA e alla SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE. Grazie alla collaborazione intrapresa con le Scuole e con le Università, Aqua Film Festival aperto un concorso parallelo a quello ufficiale, denominato AQUA & STUDENTS, che avrà come protagonisti cortini (massimo 3 minuti) realizzati dagli allievi di scuole ed università di tutto il mondo. I cortini potranno essere realizzati con smartphone e dovranno avere come protagonista assoluta L’ACQUA in tutte le sue forme e funzionalità.

”Qualità dell’aria migliora nel 2023, ma proseguire con risanamento”

”Qualità dell’aria migliora nel 2023, ma proseguire con risanamento”Roma, 15 mar. (askanews) – Rispettati nel 2023 i valori limite annuali del particolato atmosferico PM10 in tutti i punti di misura, come anche quelli del PM2,5 (311 su 312), con una riduzione media per quest’ultimo di circa il 13% rispetto alla media del decennio 2013-2022. Anche il valore limite giornaliero del PM10 è stato rispettato nell’89% delle stazioni di monitoraggio, con eccezioni concentrate soprattutto nell’area Nord est del bacino padano (47 superamenti su 63), in porzione della conca a nord del Vesuvio e in provincia di Frosinone. Nei limiti in quasi tutte le stazioni di monitoraggio (98%) il valore annuale del biossido di azoto, che nel 2023 segna una riduzione del 19% rispetto al decennio 2013-2022. I superamenti si verificano in stazioni influenzate da alti flussi di traffico stradale: Torino, Milano, Brescia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania e Palermo.


E’ quanto emerge dal “Rapporto Qualità dell’aria in Italia 2023”, presentato a Torino presso la sede di Arpa Piemonte dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA), costituito dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dalle Agenzie ambientali di Regioni e Province autonome. Il 2023 è stato l’anno migliore da quando sono disponibili dati di PM10 e PM2,5 (metà degli anni ’90, dal 2007 con la rete completa), sia in termini di superamenti della soglia giornaliera del PM10 sia nei valori medi annuali. L’andamento dei valori del particolato è fortemente legato alle condizioni meteorologiche, che hanno influenzato in positivo i risultati del 2023, mentre la riduzione delle emissioni incide soprattutto nel medio e lungo periodo. Preoccupa l’aumento dei periodi di stagnazione atmosferica invernale (inversione termica a bassa quota, alta pressione livellata, assenza di precipitazioni, vento molto debole o assente) in alcune delle aree del paese solitamente più critiche, situazione che si è verificata con particolare rilevanza nei primi mesi del 2024. In prospettiva, i monitoraggi dovranno tener conto anche degli effetti delle estremizzazioni atmosferiche causate dal cambiamento climatico.


Osservato speciale è l’ozono, inquinante presente specialmente in estate. Nel 2023 l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana è stato rispettato solo in 49 stazioni su 344, pari al 14%. Caldo estremo e assenza di precipitazioni favoriscono i superamenti della soglia. “Il quadro sostanzialmente positivo dei dati relativi al 2023 conferma un trend in generale miglioramento che deve stimolare a proseguire nelle azioni di risanamento anche alla luce degli obiettivi a cui tendere nel lungo termine per la nuova direttiva dell’Unione Europea sulla qualità dell’aria in via di definizione”, commenta il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale, che “sarà chiamato a rafforzare le proprie capacità analitiche per monitorare la composizione chimica del particolato atmosferico in quanto i recenti studi dell’OMS hanno evidenziato che gli effetti sulla salute non dipendono solo dalle concentrazioni di polveri sottili ma anche dalla loro composizione. L’OMS sostiene infatti che una migliore comprensione della tossicità delle particelle provenienti da varie fonti potrebbe facilitare politiche di abbattimento mirate e misure di controllo più efficaci per ridurre il carico di malattie dovute all’inquinamento dell’aria”.

JTI Italia e Banco dell’Energia insieme contro povertà energetica

JTI Italia e Banco dell’Energia insieme contro povertà energeticaRoma, 14 mar. (askanews) – Si rinnova anche per il 2024 la collaborazione tra JTI Italia, realtà di riferimento nel mercato del tabacco, e Banco dell’energia, la fondazione nata per sostenere le famiglie che si trovano in una situazione di fragilità economica e sociale con un focus sui bisogni energetici.


Siglata lo scorso anno, infatti, la partnership tra le due realtà ha visto nel corso del 2023 la realizzazione di diversi progetti mirati al sostegno dei più fragili, che hanno coinvolto un totale di 240 famiglie. Con il progetto “Condomini solidali”, ad esempio, è stato fornito un aiuto concreto – attraverso il pagamento delle bollette e la formazione sul risparmio energetico – a oltre 80 famiglie residenti in 2 condomini di cohousing della Comunità di Sant’Egidio a Roma, che ospitano anziani in condizioni di vulnerabilità ed altri soggetti fragili. Nell’ambito dell’iniziativa “Energia in periferia Umbria”, invece, è stato dato supporto a 160 nuclei familiari in difficoltà economica, mediante il sostegno diretto al pagamento delle utenze e con un percorso di educazione e consapevolezza energetica; promuovendo, al contempo, l’apertura dello Sportello Energia a Città di Castello, un centro formativo dedicato agli abitanti della città per approfondire le tematiche del risparmio energetico. Ora la collaborazione tra le due realtà è pronta a rinnovarsi e a rafforzarsi anche per il 2024, continuando a mettere al centro chi ha bisogno con nuovi progetti finalizzati a contrastare la povertà energetica. “Siamo davvero orgogliosi di essere anche quest’anno al fianco di Banco dell’energia”, ha commentato Didier Ellena, Presidente e Amministratore Delegato di JTI Italia.


“Nel 2023, la nostra collaborazione ha dato supporto a oltre 200 famiglie, non solo attraverso il pagamento delle utenze, ma anche grazie a programmi di educazione e consapevolezza energetica. Risultati che ci rendono fieri, e che soprattutto ci fanno ben sperare per il futuro. La sostenibilità sociale rappresenta uno dei pilastri fondamentali per la nostra società, e per noi è sempre più importante continuare a rafforzare il nostro impegno nei territori sui quali operiamo. Per questo siamo felici di continuare il percorso intrapreso lo scorso anno con una realtà virtuosa come Banco dell’Energia: siamo certi che insieme saremo in grado di fare la differenza nella vita chi ne ha più bisogno”. “I molteplici progetti messi in campo nell’anno passato e i risultati raggiunti grazie alla collaborazione di preziosi partner come JTI, ci consentono di guardare al 2024 come un anno ancora più fruttuoso. – ha invece dichiarato Laura Colombo, Segretario Generale del Banco dell’energia – Condomini Solidali e la tappa di Energia in periferia Umbria sono solo due esempi di quanto queste iniziative possano aiutare le famiglie vulnerabili. Con JTI siamo già pienamente attivi per sviluppare nuovi progetti in nuovi territori italiani e ci riteniamo, perciò, molto orgogliosi di aver rinnovato la nostra collaborazione”.

Wwf: la lontra è tornata anche nei fiumi del Nord Italia

Wwf: la lontra è tornata anche nei fiumi del Nord ItaliaRoma, 14 mar. (askanews) – Sono passati 40 anni dall’ultimo e unico monitoraggio nazionale – promosso dal Wwf Italia – della popolazione di lontra (Lutra lutra), uno dei mammiferi più rari d’Europa e al tempo a rischio estinzione e i risultati della nuova ricerca sono confortanti: è stato infatti confermato il ritorno della specie sull’arco alpino italiano in regioni dalle quali era scomparsa per decenni come Friuli- Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Liguria e per il centro è ricomparsa nel Lazio e nelle Marche.


Questa presenza – informa il Wwf – si aggiunge quindi alla popolazione meridionale, quella che si è mantenuta vitale nel tempo, localizzata in Campania e Basilicata oltre che in Puglia, Calabria, Abruzzo e Molise. Anche alla luce del nuovo monitoraggio la stima attuale della popolazione di lontra in Italia si mantiene sui 800-1.000 individui, un numero comunque ancora ben al di sotto del limite vitale minimo che considera 4.000-5.000 individui per metterla in sicurezza. A svelarlo i dati forniti dal Progetto Lontra promosso e finanziato dal WWF Italia, in collaborazione con l’Università del Molise, nella persona di Anna Loy, una delle massime esperte mondiali sulla specie. Oltre ai referenti regionali, tutti impegnati da anni nella ricerca sul campo, hanno contribuito volontari e operatori di altri organismi, come il Corpo Forestale del Friuli V.G., guardiaparco di aree protette e studenti universitari. L’intero team ha setacciato, per circa 18 mesi, centinaia di chilometri lungo 35 bacini idrografici del Paese, tra cui Po, Tevere, Tagliamento, Adige, Isonzo, Magra, Arno, Ombrone, Liri-Garigliano, in cerca delle tracce di presenza e in particolare dei cosiddetti spraint (gli escrementi), caratteristici della specie, e monitorando le immagini delle videotrappole, come quelle che svelano un gruppo famigliare nel bacino dell’Isonzo, primo dato certo di riproduzione in questo areale.


Questa attività e l’impegno per conoscere e quindi consolidare il futuro della specie simbolo dei fiumi è stata celebrata oggi dal WWF in occasione della Giornata dell’Azione per i Fiumi – International Day of Action for Rivers – che ogni anno ribadisce il ruolo essenziale di questi ambienti tra i più minacciati, considerando che oltre il 40% dei fiumi italiani ha perso il suo buono stato ecologico. Tra i fattori che hanno favorito il “ritorno al nord” della lontra, lo sconfinamento di esemplari provenienti dall’Austria, Slovenia e Francia: i fiumi infatti sono formidabili corridoi ecologici naturali se si mantiene il loro stato di naturalità. Invece i segnali positivi di Lazio e Marche fanno ipotizzare una naturale espansione delle lontre dai bacini confinanti occupati da questa specie. Per ora nessuna traccia invece in Piemonte (tranne un nucleo reintrodotto nel Parco regionale del Ticino), in Toscana, in Umbria e in Emilia-Romagna, anche se in quest’ultimo caso c’è stata qualche segnalazione. Una delle ipotesi che si sta monitorando è la possibilità che la lontra utilizzi anche il mare per spostarsi da un bacino all’altro della parte peninsulare: sono, infatti, sempre più frequenti le segnalazioni di esemplari che sostano nei porti, nuotano vicino le spiagge o vengono avvistate vicino alle isole.


Un ruolo importante per questo ritorno è dato anche dalla presenza di aree protette create in questi anni, tra cui molte Oasi Wwf: la sfida oggi è quella di favorire la connessione tra la popolazione vitale del meridione e di parte del Centro con quella Centro-Settentrionale. Le minacce sono ancora tante: gli attraversamenti stradali che accomunano le lontre, almeno 50 negli ultimi anni, investite dalle auto, a tanti altri mammiferi protetti come orsi, lupi, la frammentazione dei fiumi e il degrado degli habitat fluviali e ripariali. La tutela delle specie simbolo della nostra biodiversità è tra gli obiettivi della campagna Our Nature del Wwf. I risultati completi del monitoraggio prodotto dal Progetto Lontra verranno presentati il prossimo 29 maggio – in occasione dell’Otter Day – la Giornata internazionale della lontra: in quell’occasione il Wwf e i partner coinvolti lanceranno una nuova proposta per aggiornare l’attuale Piano Nazionale (PACLO) purtroppo ancora oggi disatteso.

”Materia Viva” arriva nelle scuole, al via programma per istituti secondari

”Materia Viva” arriva nelle scuole, al via programma per istituti secondariRoma, 13 mar. (askanews) – Sensibilizzare i giovani sull’importanza delle buone pratiche di gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), stimolando consapevolezza e creatività. Questo l’obiettivo di “Materia Viva, a scuola di RAEE”, il progetto educativo ideato da Erion WEEE, il principale Consorzio no profit che in Italia si occupa della gestione dei RAEE, insieme a Giffoni Innovation Hub e CivicaMente.


L’iniziativa – gratuita e aperta a tutti gli istituti secondari di primo e secondo grado italiani – punta a coinvolgere, attraverso la piattaforma Educazionedigitale.it di CivicaMente (ente riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito), oltre 500mila ragazzi di 15mila scuole grazie a un percorso digitale a tappe. Le scuole aderenti, infatti, potranno accedere a un’area riservata del sito Educazionedigitale.it da dove sarà possibile visionare il docufilm Materia Viva. Non solo, gli insegnanti avranno a disposizione materiale informativo e risorse di approfondimento didattico per costruire le proprie lezioni (anche virtuali). Approfondimento, ma anche azione concreta. Dopo aver visionato la pellicola e consultato i materiali di approfondimento, ragazze e ragazzi potranno mettersi alla prova sfidandosi in un concorso creativo e – facendo tesoro di quanto appreso – realizzare un video originale e inedito sul tema dell’economia circolare e del riciclo dei RAEE. Le tre scuole che si distingueranno in questo contest parteciperanno al Giffoni Film Festival 2024. Il progetto, che fa parte del più ampio programma di comunicazione DireFareRAEE, che il Consorzio ha deciso di estendere anche per il 2024, prosegue il percorso di sensibilizzazione avviato con “Materia Viva”, il primo docufilm dedicato al tema dei RAEE e dell’economia circolare, prodotto da Libero Produzioni in collaborazione con Erion WEEE, già trasmesso su Rai 3, Rai Premium e Rai Scuola. L’opera, che ha ottenuto il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, del Ministero della Cultura e del Ministero dell’Università e della Ricerca, coinvolge tantissimi personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport (tra i quali Susan Sarandon, Shailene Woodley, Marcello Ascani, Carlo Conti, Francesco Arca, Federica Pellegrini, Alessandro Del Piero, Irene Grandi e molti altri) e, grazie a loro, affronta in maniera semplice e diretta il rapporto di tutti noi con la tecnologia, mettendo in luce anche le potenzialità che possono derivare dalla corretta gestione di questi di rifiuti.


“Siamo felici che MATERIA VIVA, un progetto fortemente voluto dal Consorzio, finalmente possa arrivare nelle scuole coinvolgendo il pubblico che più ci sta più a cuore, quello degli adulti di domani. La collaborazione, avviata già nel corso del 2023, con Giffoni Innovation Hub ci permette di compensare – almeno in parte – il fatto di non essere ancora riusciti a sottoscrivere con il Ministero dell’Istruzione e del Merito un protocollo per la distribuzione gratuita di questo docufilm negli istituti scolastici italiani.” ha dichiarato Giorgio Arienti, Direttore Generale di Erion WEEE. “La salvaguardia del nostro Pianeta e del nostro futuro dipende, in molti casi, dalla nostra capacità di cambiare gesti e comportamenti che fanno parte della nostra quotidianità: confidiamo che Materia Viva possa arrivare a centinaia di migliaia di studenti di tutta Italia e che ognuno di loro si faccia portavoce, anche in famiglia, della necessità di questo cambiamento, affinché la forza dei singoli possa divenire azione collettiva”. “È fondamentale insegnare ai giovani l’importanza della salvaguardia del pianeta perché sono i futuri custodi della Terra. Educare sulle sfide ambientali aiuta a sviluppare una consapevolezza critica e a promuovere azioni responsabili per preservare il nostro ambiente per le generazioni future. La partnership con Erion WEEE ci permetterà di portare nelle scuole tematiche importanti di educazione e sensibilizzazione anche grazie al linguaggio audiovisivo che da sempre ci contraddistingue”, ha dichiarato Luca Ruju, General Manager di Giffoni Innovation Hub.


Ulteriori informazioni sull’iniziativa al link seguente: https://erionweee.it/it/direfareraee/materia-viva/materia-viva-a-scuola-di-raee/

Energia, da Enea nuove soluzioni di progettazione per ridurre consumi

Energia, da Enea nuove soluzioni di progettazione per ridurre consumiRoma, 7 mar. (askanews) – Nuove soluzioni di progettazione edilizia, urbanistica e arredo in grado di ridurre i consumi energetici e valorizzare la nuova filiera del design dell’efficienza energetica, in base al principio Energy Efficiency First. A presentarle è l’Enea, oggi e domani a Roma, in occasione di “Obiettivo 5”, il Campus di formazione per la parità di genere di Corriere della Sera, IO Donna, Sapienza Università di Roma e Le Contemporanee (7-8 marzo, p.le Aldo Moro 5).


L’evento, che avvicina le nuove generazioni all’obiettivo “Stem, pari opportunità e uguaglianza dei diritti” – il quinto dei 17 goal per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite – prevede workshop e dibattiti live con esponenti del mondo dell’economia e del giornalismo; nel corso delle due giornate lo stand Enea (area Fuori Campus) farà da cornice a una serie di interviste sui temi delle professioni green e delle opportunità per le donne in un settore ancora prevalentemente maschile come quello delle energie rinnovabili. In primo piano, le ricerche su infrastrutture verdi e off-site construction, raccontate anche nel volume “AAA Humanising Energy. Abilitare Avvicinare e Agire. Progetti e Lessici per la transizione energetica”, che sarà presentato presso lo stand Enea in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia (8 marzo, ore 11).


La scenografia ufficiale della manifestazione, giunta alla terza edizione, sarà ancora una volta l’installazione a led Verso un Lettering Civile, realizzata dalla start-up Social Factory nell’ambito del progetto DE-Sign, che vede il coinvolgimento del Dipartimento Efficienza Energetica dell’Enea, Politecnico di Milano, Università IUAV di Venezia, Università degli Studi di Venezia e alcuni studi di progettazione di professionisti under 40. I 30 elementi artistici, realizzati rigenerando lettere di vecchie insegne utilizzate da famosi marchi energivori, illumineranno alla Sapienza l’Aula Magna del rettorato, l’Aula Falcone e Borsellino della Facoltà di Giurisprudenza, l’Aula di Lettere e Filosofia e il Fuori Campus, con le parole chiave della transizione energetica collegate a quelle della Dichiarazione dei diritti dell’uomo. “Grazie ai progetti avviati nell’ambito della Campagna nazionale sull’efficienza energetica sarà possibile continuare a promuovere percorsi virtuosi in grado di rispondere, attraverso la formazione di qualità, a sfide complesse come quelle dell’uguaglianza di genere e della decarbonizzazione per ridefinire il ruolo della donna nel percorso di transizione energetica”, sottolinea Ilaria Bertini, direttrice del Dipartimento Enea di Efficienza energetica che interverrà domani alle ore 15.30 nel talk Quale lavoro e quale economia? “La scelta degli organizzatori di diffondere ancora una volta i messaggi di ‘Italia in Classe A’ ha un significato profondo, soprattutto per le nuove generazioni chiamate a rispondere con soluzioni efficaci alle sfide climatiche ed economiche del futuro. Nostro compito è quello di accompagnare gli studenti attraverso programmi specifici di orientamento di cui è esempio concreto il progetto “5 passi da ingegnera”, realizzato da Enea e Fondazione Maire”, spiega Ilaria Sergi, responsabile della comunicazione di genere del programma “Italia in Classe A”, la campagna nazionale di informazione e formazione sull’efficienza energetica promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e realizzata da Enea.

Acqua bene comune ma a caro prezzo per le Isole minori

Acqua bene comune ma a caro prezzo per le Isole minoriRoma, 7 mar. (askanews) – La realizzazione e la messa in funzione di impianti di dissalazione a terra nelle isole minori italiane, e in particolare in quelle siciliane, sta continuando a mostrare criticità evidenti nella produzione e nella fornitura di acqua potabile per le lunghissime tempistiche realizzative necessarie all’entrata in funzione degli stessi impianti; per gli elevatissimi costi di gestione e manutenzione; per la scarsa qualità dell’acqua immessa nella rete – causa di profondi disagi per gli abitanti e motivo che concorre allo spopolamento – e per l’inquinamento ambientale prodotto dallo scarico in mare, vicino alla costa, di massicce quantità di salamoia fortemente impattante e spesso contaminata da reagenti chimici.


Sono queste le maggiori evidenze scaturite dallo studio “Costi ambientali ed economici della dissalazione”, curato da Roberto Di Vincenzo (già dirigente dell’allora Ministero della Marina mercantile) e Giuseppe Taverna (già dirigente per il servizio idrico integrato e l’approvvigionamento idrico delle Isole minori della Regione Siciliana), i cui dati sono stati presentati alla conferenza stampa “Crisi idrica: soluzioni normative e tecnologiche verso la Giornata Mondiale dell’Acqua” promossa da Fondazione UniVerde e Marevivo, in partnership con Marnavi e Idroambiente e in media partnership con Askanews, Italpress, TeleAmbiente, Opera2030, SOS Terra Onlus, che si è svolta questa mattina presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati. Pur partendo da metodologie di indagine disgiunte, per avere due valutazioni indipendenti che fossero anche una di verifica all’altra sotto l’aspetto dell’attendibilità delle conclusioni cui si è pervenuti, le relazioni tecniche dei due esperti sul case study delle Isole minori siciliane, dopo aver individuato e stimato tutte le voci che concorrono al costo medio di produzione di acqua dissalata da impianti fissi, giungono a conclusioni sostanzialmente analoghe, ovvero un costo elevato che si attesta intorno ai 12 euro/mc. Importi scaturiti, è opportuno ribadire, da analisi dettagliate di tutte le voci di spesa che concorrono alla realizzazione, gestione e conduzione degli impianti a terra esistenti e ricavati utilizzando criteri di estimo navale e marittimo che consentono anche di stimare preventivamente i costi di produzione con gli impianti che si intende realizzare.


Uno dei principali fattori che viene messo in evidenza, sono gli elevatissimi consumi energetici: citando i casi più eclatanti, per gli impianti di Lipari e Lampedusa la bolletta è stimata in ben 2,8 milioni di euro all’anno; 1,9 milioni di euro servono per mantenere in funzionamento quello di Pantelleria. Secondo i dati presentati dall’ing. Roberto Di Vincenzo – al lordo di voci di spesa quali: ammortamento, consumi energetici, reagenti chimici, sostituzione di membrane, costi del personale, analisi, manutenzione e ausiliari – i dissalatori di Lipari e Lampedusa presentano conti assai “salati” con una gestione annua per oltre 12 milioni di euro; Pantelleria: 8,3 milioni di euro/anno; Vulcano, circa 3,4 milioni di euro/anno; Ustica, 2,8 milioni di euro/anno. Seguirebbero: Filicudi, Stromboli e Favignana con costi di gestione annui previsionali che si attesterebbero su oltre 2,2 milioni di euro. Fondazione UniVerde e Marevivo da anni ormai sollecitano le Istituzioni a porre maggiore attenzione alle sfide e ai costi dell’approvvigionamento idrico alle isole minori italiane, secondo modelli che siano davvero sostenibili da un punto di vista ambientale ma anche economico. Altro fattore rilevante sono i potenziali impatti sanitari dell’acqua dissalata da impianti fissi, un caso di studio che sta evolvendo rapidamente nel contesto scientifico italiano e strettamente legato alla qualità della risorsa prodotta.


La relazione dell’arch. Giuseppe Taverna – redatta a otto anni dall’entrata in funzione, e a due anni dal termine dei contratti di gestione, dei dissalatori a terra installati sulle isole di Lampedusa, Linosa, Pantelleria, Ustica e Lipari, e a due anni dall’avvio del contratto dell’impianto fisso di Vulcano – mette in luce lacune e inadeguatezze dell’attuale sistema di approvvigionamento idrico delle isole siciliane dove risiedono stabilmente circa 33.000 abitanti (che nei periodi estivi decuplicano): “Le criticità riscontrate nel sistema idrico delle isole siciliane – si legge nel documento – hanno in parte influito ad abbassare la qualità della vita con un conseguente spopolamento dei territori”, dove l’approvvigionamento di acqua potabile è affidato proprio ad impianti fissi di dissalazione che, in alcuni casi, sono talmente obsoleti, usurati e soggetti a malfunzionamenti da pregiudicare la qualità dell’acqua prodotta. Frequenti le denunce delle Autorità locali preposte alla salute pubblica per la presenza di elevate quantità di boro nell’acqua dissalata, causa di fenomeni di corrosione delle tubature. Nel caso di Lipari, l’ultimo appalto indetto dalla struttura commissariale con O.P.C.M. n. 3738 del 5 febbraio 2009 (trasferito alla Regione Siciliana con Ordinanza di Protezione Civile n.159 del 21 marzo 2014), per ammodernare il vecchio impianto di dissalazione a distillazione con un nuovo ad osmosi inversa, non è stato completato per l’intervenuta rescissione del contratto con l’impresa e oggi non produce più di 1,5 mln di mc, insufficienti per il fabbisogno idrico dell’isola. L’impianto allo stato attuale risulta incompleto, privo di collaudo statico, delle norme di sicurezza, del previsto impianto fotovoltaico e con entrambe le condotte, di appresamento e scarico, compromesse. Come viene messo in evidenza nella relazione, concorrono poi alla determinazione della tariffa la complessiva somma di circa 2,5 milioni di euro per l’integrazione con navi per l’emergenza causata dai ripetuti guasti e per fornire la frazione di acqua calda. Tenuto conto dell’origine vulcanica delle varie isole siciliane, alcune ancora interessate da fenomeni eruttivi; considerate la morfologia dei loro territori che complica gli sviluppi progettuali su terra e la mancanza di interconnessione della rete – peraltro interessata da perdite di carico che superano il 50% (e in alcuni casi, come quello di Lipari, addirittura oltre il 60%) – considerato poi il pregio naturalistico di molte isole che ha portato, per citarne alcune, a costituire il Parco nazionale di Pantelleria, le Aree marine protette delle Egadi, di Ustica e delle Pelagie o, ancora, ad iscrivere le Eolie nel Patrimonio dell’Umanità – il coro degli interventi aperti dalla presentazione dei dati dello studio è stato pressoché unanime sulla necessità di garantire il diritto all’acqua potabile e di qualità ai cittadini delle isole minori italiane senza pregiudicare la tutela degli aspetti sanitari e il patrimonio naturale e senza sprecare denaro pubblico.


Alfonso Pecoraro Scanio (Presidente della Fondazione UniVerde): “È importante una efficace valutazione scientifica dei costi economici, sociali e ambientali di qualunque opera. L’iniziativa di oggi prevede un focus sugli impatti della dissalazione con impianti fissi, che in base ai dati presentati possono essere molto rilevanti. Dobbiamo tenere conto di soluzioni meno impattanti e, in molti casi, meno costose per la fornitura di acqua potabile e per il risparmio idrico. È anche una questione di buon senso, poiché disseminare le isole minori o interi arcipelaghi di dissalatori fissi, energivori e particolarmente dannosi per la salute dei cittadini e per gli ecosistemi costieri non è una buona politica. L’ipotesi di adottare dissalatori mobili marini, realizzati con tecnologia italiana, rappresenta una valida risposta sia al consumo di suolo che alla necessità di tutelare flora e fauna marine e oggi rappresenta la soluzione più sicura per la fornitura di acqua potabile di qualità alle isole minori. Questo è il senso dell’iniziativa di oggi e dell’appello che rivolgiamo a Governo e Parlamento per una efficace funzione di indirizzo”. Carmen Di Penta (Direttore Generale di Marevivo): “Per cercare le soluzioni migliori al nostro sostentamento è utile definire opere di mitigazione per la salvaguardia del bene ‘mare’. Ho usato il termine ‘bene’ e non ‘risorsa’, perché se non salvaguardiamo il bene, perderemo anche la risorsa. Senza dimenticare che la siccità ci costringe a trovare anche questa volta soluzioni alternative e più sostenibili”. Sui temi dei processi sostenibili di dissalazione, del diritto all’acqua potabile di qualità per i cittadini delle isole minori e della tutela del mare, Fondazione UniVerde e Marevivo hanno da sempre promosso appuntamenti di pubblico confronto, informazione e coinvolto le Istituzioni italiane per ottenere norme adeguate. Un ambizioso messaggio rafforzatosi con la tappa internazionale ad Atene, svoltasi lo scorso ottobre, che ha visto le due organizzazioni impegnate in un confronto con l’UNEP/MAP – United Nations Environment Programme / Mediterranean Action Plan (il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente che coordina il Piano d’Azione per il Mediterraneo), allo scopo di aprire la strada ai progressi verso un’economia blu davvero rispettosa degli ecosistemi marini. Patty L’Abbate (Vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, Camera dei Deputati): “La siccità è un problema che si sta intensificando pertanto occorrono azioni concrete per contrastare cambiamento climatico. A livello locale, quando parliamo di isole minori, dobbiamo renderci conto che il dissalatore fisso ha il suo costo e può creare anche una problematica di natura ambientale perché la salamoia che viene fuori come scarto dall’impianto danneggia l’ecosistema. Una soluzione alternativa può essere quella del dissalatore mobile, ovviamente con una valutazione del rendimento e dei costi economici e ambientali. Un ulteriore punto da evidenziare riguarda la necessità di evitare gli sprechi d’acqua attraverso i fondi previsti dal PNRR per il risanamento delle condotte presenti in Italia, che causano le perdite di acqua potabile. Infine, bisogna sempre valorizzare il concetto di economia circolare dell’acqua e quindi da un lato evitare gli sprechi di acqua, ma anche poter riutilizzare l’acqua piovana nel miglior modo possibile, oltre che utilizzare l’acqua reflua in agricoltura, soprattutto per quelle coltivazioni che non sono di prodotti ad uso umano”. Se la legge “Salvamare” si proponeva di colmare il vuoto normativo esistente, dettando criteri generali di disciplina in tema di dissalazione, con decreto legge n. 39 del 14 aprile 2023, coordinato con la legge di conversione n. 68 del 13 giugno 2023, sono stati tuttavia cassati l’obbligo di VIA (Valutazione di impatto ambientale – tranne che per i dissalatori con produzione di oltre 17.000 mc d’acqua/die, non realizzabili peraltro sulle isole minori), e la preventiva riduzione delle perdite dalle condotte idriche. Restano a tutt’oggi non emanate le cosiddette “linee guida” sull’analisi dei rischi ambientali e sanitari correlati agli impianti di desalinizzazione tanto che in una nota del MASE si ribadisce “è un processo che presenta degli impatti ambientali da considerare attentamente nella valutazione del rapporto costi/benefici ed è necessario garantirne una adeguata gestione di tutte le fasi al fine di limitarne gli impatti negativi su salute umana e ambiente”. Mario Antonio Scino (Capo di Gabinetto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica): “Cogliamo l’opportunità di discutere di questo studio ‘Costi ambientali ed economici della dissalazione’ presentato dalla Fondazione UniVerde e dalla Fondazione Marevivo per approfondire a livello normativo e amministrativo le migliori soluzioni per accompagnare le tecnologie volte a risolvere le problematiche rappresentate nello studio stesso, anche in attesa dell’approvazione del regolamento europeo sulle acque”. Giuseppe Cavuoti (Dirigente della Struttura di Missione al Ministero per la Protezione Civile e le Politiche del Mare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri): “Per quanto riguarda il settore idrico, si rileva che nelle piccole isole l’acqua potabile è un bene limitato e le soluzioni per accedervi sono, in genere, ad alto impatto ambientale, considerato l’uso delle energie per trasportarlo o le possibili esternalità negative degli impianti fissi di dissalazione. La scarsità d’acqua rappresenta, dunque, per molte di queste isole un problema endemico, ancora lontano dall’essere risolto. Il Piano del Mare, tra gli interventi da promuovere indica, tra gli altri, anche di innovare le reti idriche esistenti e la realizzazione/implementazione di impianti di depurazione delle acque reflue”. In questo allarmante scenario, i dissalatori mobili marini rappresentano una risposta innovativa, efficace e sostenibile, dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, alla domanda idrica delle isole minori italiane, anche nei periodi di alta stagione o in caso di prolungate emergenze. In sintesi, rispetto agli impianti a terra, la tecnologia italiana del dissalatore mobile marino consente, tra i tanti vantaggi, di abbattere costi e tempi di costruzione – non risentendo della natura vulcanica di molte isole -, oneri di manutenzione, evitare consumo di suolo da parte di strutture altamente energivore e ridurre le emissioni e gli impatti ambientali lungo le coste di isole spesso incontaminate e talvolta ricadenti in Aree marine protette, scrigni di floridi ecosistemi e biodiversità. Infine, essendo modulabile a seconda delle richieste stagionali, elimina il problema derivante dai picchi estivi garantendo affidabilità del servizio e flessibilità della produzione. A differenza degli impianti fissi – che captano acqua di incerta qualità lungo la costa, spesso in prossimità di porti e, comunque, in prossimità dell’area di sversamento della salamoia – il dissalatore mobile marino preleva acqua a largo e in profondità, dove le condizioni la rendono di migliore qualità e pertanto sottoposta a trattamenti meno impattanti. Nondimeno, disperde gradualmente la salamoia durante la navigazione, anche sfruttando la forza motrice dell’elica per evitarne la concentrazione in singoli punti che provoca la totale distruzione dell’ecosistema marino nell’intera area interessata dallo sversamento. L’acqua prodotta è sicura e di qualità, remineralizzata secondo le normative vigenti. Inoltre, è stato recentemente definito un accordo di ricerca con l’Istituto Superiore di Sanità per la definizione del Piano di sicurezza dell’acqua potabile per questa tipologia di impianto.

Acqua, al via i campionamenti di “AQuaPo”

Acqua, al via i campionamenti di “AQuaPo”Roma, 4 mar. (askanews) – L’acqua, risorsa essenziale per la salute umana e per l’ambiente in cui viviamo è sempre più elemento imprescindibile anche nei delicati equilibri socio-economici del territorio e la sua gestione sostenibile è fondamentale per salvaguardare gli ecosistemi naturali, gli habitat, la biodiversità. Difendere e migliorare la risorsa idrica, la sua qualità intrinseca e verificare periodicamente il rispetto dei parametri fissati della normativa vigente diventa dunque un elemento-guida nell’adozione delle più corrette politiche che mirano alla salvaguardia delle nostre acque e della nostra salute.


Per queste ragioni l’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po – che tra le sue competenze specifiche annovera proprio il monitoraggio sulla qualità delle acque all’interno del distretto padano che comprende il Po e i suoi affluenti – ha deciso di avviare, insieme a partner di eccellenza come Istituto Superiore di Sanità, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri una approfondita ricerca scientifica in grado di monitorare la presenza e le quantità dei contaminanti emergenti. Al fine di ottenere un panel di dati esaustivo, fedele e aggiornato, finiranno sotto la lente dello staff che coordina il progetto di ricerca, ribattezzato “AQuaPo”, i punti di confluenza del Po con i principali affluenti Lambro, Adda, Ticino, Tanaro, Oglio, Mincio e Secchia oltre a prelievi nelle aree del Delta, sia in foce di sponda veneta che emiliano romagnola. I campionamenti per la stagione invernale si svolgeranno a partire dai prossimi giorni, con livelli di portata più consoni all’esercizio del campionamento.


La conferenza stampa di presentazione del kick off di “AQuaPo” si è tenuta oggi al Porto di Cremona e ha visto gli interventi, moderati dal giornalista Andrea Gavazzoli, del Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po Alessandro Bratti, del Direttore Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque Istituto Superiore di Sanità Luca Lucentini, del direttore della Fondazione Lombardia per l’Ambiente Fabrizio Piccarolo e del Capo del Laboratorio di Indicatori Epidemiologici Ambientali, Dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Mario Negri, Sara Castiglioni. L’elaborazione dei dati che emergeranno dai campionamenti consentirà la comunicazione dei risultati del progetto di ricerca nel 2025.


“L’attenzione sempre più crescente per i contaminanti emergenti – sottolinea Alessandro Bratti , Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po – sta innescando un cambio di paradigma a livello europeo nella definizione di qualità dell’ambiente aquatico. Ed in questo contesto che l’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po ha deciso di avviare il Progetto AQuaPo, che si pone l’obiettivo di valutare per la prima volta nel distretto padano i quantitativi di 62 inquinanti emergenti e di determinati geni di resistenza microbica, per rispondere sempre più a valutazioni della salvaguardia della salute umana e dell’ambiente. Grazie ad un partenariato di eccellenza, AdBPo ha colto questa sfida non solo scientifica ma anche strategica, in prospettiva della revisione della Direttiva Quadro Acque e dell’individuazione di misure utili alla riduzione dell’emissione di questa tipologia di inquinanti a scala distrettuale”. Per Luca Lucentini, dell’Istituto Superiore di Sanità, “proteggere la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente, secondo l’approccio “One Health”, è la strategia di elezione per controllare pericoli emergenti come la resistenza agli antimicrobici (AMR). Su questa linea, che ha ispirato il Piano nazionale per il contrasto dell’antimicrobico-resistenza (PNCAR 2022-2025), l’Istituto Superiore di Sanità contribuisce alla partnership del progetto nello studiare in alcuni ambienti del bacino del Po, a maggior impatto civile, agricolo e zootecnico, la prevalenza di geni che conferiscono resistenza a diverse classi di antibiotici, contribuendo alla valutazione delle dinamiche di diffusione attraverso le acque superficiali.


Fabrizio Piccarolo, della Fondazione Lombardia per l’Ambiente, sottolinea: “Fornire il supporto logistico per raccogliere campioni che verranno poi analizzati dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e dall’ISS, mettendo a disposizione un’imbarcazione e il personale specializzato per i prelievi; valutare le potenziali sorgenti di emissione di microinquinanti emergenti (MIE), utili all’Autorità di Bacino per la definizione di misure di mitigazione volte a ridurre e/o eliminare gli impatti negativi generati dai MIE – misure utili a supportare sia la pianificazione distrettuale che l’attuazione della Direttiva Quadro sulle Acque. Sono questi gli ambiti tecnico-scientifici nei quali Fondazione Lombardia per l’Ambiente è chiamata a partecipare nel Progetto AQuaPo. Un contributo, quello di FLA, che bene s’inserisce nella realizzazione di questo studio per l’analisi della qualità delle acque del Po”. Infine, Sara Castiglioni, dell’Istituto Mario Negri, conclude: “L’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha una lunga esperienza nello studio di inquinanti emergenti ed in particolare di farmaci come contaminanti ambientali ed ha monitorato dal 2000 ad oggi numerosi corsi d’acqua italiani. Nell’ambito del progetto AQuaPo l’Istituto si occuperà di effettuare le analisi chimiche di una vasta gamma di contaminanti emergenti che include le sostanze presenti nelle “liste di monitoraggio” suggerite come prioritarie dalla Comunità Europea quali farmaci, prodotti per la cura personale, pesticidi, dolcificanti artificiali”.

Silicio recuperato da pannelli fotovoltaici diventa nuovo materiale

Silicio recuperato da pannelli fotovoltaici diventa nuovo materialeRoma, 4 mar. (askanews) – Enea ha brevettato un processo a basso impatto ambientale per recuperare il silicio da pannelli fotovoltaici a fine vita e trasformarlo in un nanomateriale innovativo, utile per lo sviluppo di batterie meno costose, più performanti e durature. Oltre che per la produzione delle batterie, il brevetto è utile negli impianti di riciclo di pannelli fotovoltaici dismessi e negli stessi stabilimenti di produzione di pannelli fotovoltaici, ad esempio, per recuperare il silicio da pannelli difettosi.


Il processo messo a punto da Enea consente di ridurre la polvere di silicio a dimensioni nanometriche utili per l’applicazione nelle batterie al litio e, allo stesso tempo, di eliminare le componenti del silicio ormai ossidate e a bassa conducibilità elettrica. In questo modo il silicio ottenuto, caratterizzato con differenti tecniche diagnostiche e mescolato con altri materiali, viene poi utilizzato per creare un nuovo tipo di anodo, per batterie al litio ad elevata densità di energia. L’importanza del brevetto – informa Enea – nasce dal fatto che il silicio è il materiale semiconduttore di riferimento per la produzione di pannelli fotovoltaici perché consente di convertire l’energia solare in energia elettrica con la massima efficienza e affidabilità. Per le sue molteplici applicazioni nei settori energia, elettronica, metallurgia, fino alla componentistica ad alta tecnologia, il silicio è tra i materiali più strategici al mondo e, pur essendo disponibile in abbondanza in natura, la sua produzione a partire dall’ossido di silicio risulta altamente energivora e ad elevato impatto ambientale.


“Attualmente il tasso di riciclo del silicio in Europa è pari a zero e per questo risulta estremamente utile poterlo recuperare dai pannelli fotovoltaici dismessi e re-immetterlo in differenti filiere, grazie a tecnologie di recupero a basso impatto ambientale, offrendo una modalità sostenibile di approvvigionamento di questo prezioso materiale”, sottolinea Maria Lucia Protopapa del Laboratorio Materiali funzionali e tecnologie per applicazioni sostenibili del Centro Ricerche Enea di Brindisi. “In questo modo potremo sviluppare materiali alternativi alla grafite, anch’essa materiale critico, attualmente utilizzata nelle batterie commerciali, e rispondere quindi alla domanda crescente di batterie con densità di energia sempre più elevata”. A livello operativo, dopo la rimozione della cornice di alluminio, del vetro di protezione del pannello, dei cavi e della scatola di giunzione, si procede con un pretrattamento che consiste nella macinazione dei pannelli fotovoltaici. Si ottengono tre diverse frazioni di materiali: frammenti vetrosi, agglomerati di EVA (un materiale plastico vinilico) e una terza frazione composta da scaglie di silicio e strati polimerici, i cosiddetti “solar chips”, da cui, tramite pirolisi, si estrae il silicio.


I test elettrochimici hanno mostrato che il silicio ottenuto con questo processo è in grado di formare leghe con il litio e può quindi essere utilizzato per realizzare anodi ad elevata capacità per batterie dotate di prestazioni migliori rispetto a quelle commerciali realizzate in grafite. La potenza fotovoltaica installata nel mondo è aumentata esponenzialmente a partire dal 1990 e alla fine del 2022 ha raggiunto 1047 GW (Irena, 2023), con trend in aumento pari a 18.200 GW entro il 2050. Dal momento che il tempo di vita di un pannello fotovoltaico è di circa 25-30 anni, nel 2050 sono previsti su scala mondiale, circa 60-78 milioni di tonnellate di pannelli da smaltire.


Gli autori del brevetto Enea sono Maria Lucia Protopapa, Michele Penza, Emiliano Burresi, Daniela Carbone, Martino Palmisano, Emanuela Pesce, Giovanni Battista Appetecchi, Selene Grilli, Elena Salernitano, Dario Della Sala.

Circonomia: dal 5 al 10 marzo Fano capitale italiana transizione ecologica

Circonomia: dal 5 al 10 marzo Fano capitale italiana transizione ecologicaRoma, 1 mar. (askanews) – Fano diventa per una settimana capitale italiana della Transizione Ecologica. È Circonomia, il Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica che ha scelto Fano, e la cornice prestigiosa di “Pesaro 2024”, per aprire la sua nona edizione, cui a maggio seguirà l’appuntamento ormai tradizionale in Piemonte. Il programma prevede un’anteprima serale il 5 marzo, e poi un fitto calendario di eventi dal 7 al 10 marzo.


Durante i 5 giorni del Festival si svolgeranno 34 eventi, con oltre 100 relatori tra giornalisti, esperti di ambiente, rappresentanti di associazioni e di imprese, e membri delle istituzioni. Tra gli ospiti: Gianrico Carofiglio, Ilaria Sotis, Mario Cucinella, Francesca Santolini, Paolo Pagliaro, Francesco Borgonovo, Stefano Ciafani, Giuliano Ferrara, Laura Gatti, Marcello Masi, Roberta Franceschinelli. Questi in sintesi alcuni degli eventi più significativi di Circonomia Fano:


7 marzo – Ilaria Sotis intervista un giovane attivista di “Ultima Generazione”, associazione che pratica azioni di disobbedienza civile non violenta per attirare l’attenzione sulla crisi climatica. – Incontro su “L’architettura in tempo di crisi ecologica” con la partecipazione di Mario Cucinella, Roberta Franceschinelli e Laura Gatti.


8 marzo – Intervista pubblica a due esponenti – uno palestinese, l’altro ebreo istareeliano – di “Combatants for Peace”, associazione pacifista che si batte nel segno della nonviolenza per affermare l’idea della convivenza tra i due popoli oggi divisi da un odio profondo. – Presentazione del Rapporto “No greenwashing”, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti delle Marche.


9 marzo – Lo scrittore Gianrico Carofiglio intervistato sulla “ecologia delle parole”, con firma copie del suo ultimo romanzo “L’orizzonte della notte”. – Processo alla transizione ecologica – “Pranzo di gala o massacro sociale?” – condotto dal giornalista Paolo Pagliaro. Compongono la difesa la giornalista Francesca Santolini, il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, l’ingegnera ambientale Annalisa Corrado e l’ex-ad di Enel Francesco Starace. L’accusa schiera i giornalisti Francesco Borgonovo, Giuliano Ferrara, Patrizia Feletig, e l’esperto di energia Giuseppe Zollino. – Presentazione del primo Rapporto nazionale che mette in classifica le regioni italiane dalla più green a quella più indietro nella transizione ecologica. – Convegno: “Il ruolo dell’agricoltura nella transizione ecologica”. Conduce Marcello Masi. 10 marzo – Convegno: “La gestione dei rifiuti a servizio dell’Economia Circolare”. Racconto delle best practice di alcune delle principali eccellenze nazionali e locali nel campo del riciclo. Con Carmine Pagnozzi (Consorzio Biorepack), Federico Fusari (Consorzio Ricrea), Stefano Stellini (Consorzio Cial), Andrea Campelli (Consorzio Corepla), Paolo Reginelli (Aset), Francesco Fatone (Università Poltecnica Marche); coordina Luigi Bosio, Presidente e Responsabile dell’Area Tecnica E.R.I.C.A. soc. coop. Evento di chiusura dedicato alla musica con l’esecuzione della nona sinfonia di Beethoven da parte dell’Orchestra Sinfonica Gioachino Rossini. Le giornate del Festival ospiteranno inoltre spettacoli, laboratori rivolti a bambini e ragazzi, presentazioni di libri, installazioni artistiche e mostre. In coerenza con i temi trattati, il Festival di Fano compenserà le emissioni climalteranti prodotte nel corso degli eventi contribuendo a progetti di riforestazione e di sviluppo di energie rinnovabili. Per ulteriori dettagli e aggiornamenti, visitare il sito ufficiale del festival: www.circonomia.it. Circonomia Fano è promossa da Comune di Fano, Regione Marche, Fondazione Carifano, Pesaro 2024 Capitale italiana della Cultura e Circonomia con il patrocinio di Rai per la sostenibilità ESG. Main sponsor è Enereco, Gold sponsor Corepla, Wider, Aset, Bcc Fano. Silver sponsor Biorepack, Ricrea, Renco, A.E.S. Distribuzione, Sea Gruppo, Woodenhouses. Media partner sono: Lapresse, Askanews, QN, Il Resto del Carlino, Rai Radio2 M’illumino di meno. In collaborazione con Legambiente, KyotoClub, Symbola, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Università Politecnica della Marche, Fondazione Teatro della Fortuna, Fano Marine Center, Orchestra Sinfonica Rossini, AzeroCO2, Confindustria Pesaro e Urbino e Ecomondo. L’evento è a cura di EPR Comunicazione, Omnia Comunicazione, Circolo Bianchini, Erica.