Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Pasta, Unionfood: nessuna speculazione o illecito, solo propaganda negativa

Pasta, Unionfood: nessuna speculazione o illecito, solo propaganda negativaMilano, 11 mag. (askanews) – Nel corso dell’incontro che si è avuto questo pomeriggio a Roma sui rincari della pasta “il ministero dell’Agricoltura ha riferito che, all’esito di controlli effettuati dall’Ispettorato centrale repressione frodi, nessun fenomeno speculativo o illecito è stato registrato”. Ad affermarlo, in una nota, i pastai di Unione italiana food.

“Dispiace l’enfasi iniziale con cui è stato convocato questo tavolo. Si tratta di una propaganda negativa, pregiudizievole per un settore che rappresenta un orgoglio per il made in Italy, il fulcro della dieta mediterranea, un prodotto che fa da volano all’export e a tante altre eccellenze nostrane – si legge nella nota – Una pubblicità negativa che, purtroppo, proviene proprio dal dicastero che ha mutato la propria denominazione, votandosi alla tutela delle imprese e del made in Italy”.

Pasta, Cia: tutelare grano italiano, equità dal campo allo scaffale

Pasta, Cia: tutelare grano italiano, equità dal campo allo scaffaleMilano, 11 mag. (askanews) – Controlli serrati sull’etichettatura e più contratti di filiera tra agricoltori e industria. Questo serve, con urgenza, per salvare il grano e la pasta made in Italy dall’attuale svalutazione del cereale in campo. A ribadirlo, il presidente nazionale di Cia-Agricoltori italiani, Cristiano Fini, intervenendo alla riunione della Commissione di allerta rapida convocata, oggi al Mimit, dal capo Benedetto Mineo.

Cia sulla questione ha già acceso la mobilitazione nazionale e lanciato la petizione con raccolta firme su change.org. Un’azione necessaria secondo l’organizzazione, per far fronte alle principali cause della crisi che sta investendo le aziende del comparto, tra crollo vertiginoso del valore riconosciuto al grano duro italiano, passato in pochi mesi da 550 a 350 euro a tonnellata, e insostenibili costi di produzione, circa 1.400 euro per ettaro, quando si vende a 1.100 euro per ettaro (-300 euro). Il prezzo del grano è sceso del 40% nelle ultime settimane, afferma la Cia, mentre quello della pasta sullo scaffale è aumentato in media del 30%. “Senza interventi immediati – ha spiegato Fini – gli agricoltori italiani saranno costretti ad abbandonare la produzione per scarsa redditività. Chiediamo al Governo di attivare tutte le azioni possibili per il monitoraggio, la trasparenza e la tutela della qualità e delle quantità di grano nazionale utilizzato per la pasta e il pane”. “Ancora prima – ha aggiunto – sollecitiamo quell’equa redistribuzione del valore lungo la filiera, necessaria a riconoscere il giusto prezzo ai produttori, a tutelare la qualità delle materie prime, come di una pasta 100% made in Italy, e a salvaguardare la tenuta del comparto agricolo nazionale”.

L’Italia è in cima alla classifica europea per produzione di grano duro e un podio sotto a livello mondiale, sostiene la Cia, eppure, nonostante la sua vocazione, resta anche il secondo Paese importatore al mondo, dove i grani esteri, a differenza di quelli italiani, seguono standard qualitativi, di salubrità e costi di produzione molto più bassi, fino a determinare, cosa ancora peggiore, il prezzo del cereale simbolo del made in Italy. Per questo, occorre un sistema a contrasto e sanzione delle speculazioni commerciali, azioni mirate e strutturate per frenare le importazioni incontrollate dall’estero e il falso grano straniero spacciato per italiano, interventi a garanzia non solo di un prodotto simbolo di italianità, ma anche della sicurezza alimentare.

Pasta, Prandini: incontro proficuo, rafforzare contratti di filiera

Pasta, Prandini: incontro proficuo, rafforzare contratti di filieraMilano, 11 mag. (askanews) – “L’incontro è stato particolarmente proficuo nel far emergere la necessità che dobbiamo lavorare per rafforzare i contratti di filiera dando le certezze ai consumatori rispetto a quello che sta acquistando, con un monitoraggio che deve essere fatto in modo più ampio anche con il coinvolgimento delle associazioni dei consumatori”. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini alla conclusione della riunione della Commissione di allerta rapida sul caro pasta convocata dal ministro delle imprese, Adolfo Urso, nel sottolineare l’importanza di aver attivato un sistema di controllo sulle filiere legata all’andamento dei prezzi.

“Gli accordi di filiera – ha sottolineato Prandini – sono gli unici che possono garantire produttori, industria di trasformazione e distribuzione ma soprattutto un prezzo trasparente nei confronti dei consumatori. Ancora in queste ore stiamo pagando, pesantemente, l’invasione di grano canadese che tra l’altro è prodotto con modalità che nel nostro Paese non sono assolutamente ammesse e quindi è anche una forma di concorrenza sleale”. “Riteniamo che invece debba essere sostenuto con gli accordi di filiera tutto ciò che possiamo produrre internamente, perché l’Italia – ha concluso Prandini – può aumentare significativamente le produzioni di grano duro e di grano tenero, dando certezze rispetto alla giusta redditualità per il lavoro degli agricoltori e dalla filiera intera”.

Grana Padano Dop celebra lo sport olimpico in vista di Milano Cortina 2026

Grana Padano Dop celebra lo sport olimpico in vista di Milano Cortina 2026Milano, 10 mag. (askanews) – La Dop del Grana Padano, lo sport olimpico e una ricetta stellata. Sono questi gli ingredienti chiave dell’evento organizzato dal Consorzio di tutela del Grana Padano per ufficializzare l’accordo raggiunto col Comitato organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026.

“Quando pensi all’Italia pensi all’arte, alla storia, ma anche e soprattutto all’enogastronomia e qui ci siamo – ha detto Giovanni Malagò, presidente della Fondazione Milano Cortina 2026 – Grana Padano è una eccellenza, rappresenta questi territori: la candidatura sembra fatta apposta, abbiamo costruito tutto intorno alla Pianura Padana. Loro sono fieri della loro radici e noi coi 5 cerchi olimpici siamo il marchio più prestigioso per raccontarlo”. Quella organizzata nello stand del Consorzio di tutela del Grana Padano a Tuttofood, manifestazione dell’agroalimentare in corso a fieramilano, è stata una festa, come l’ha definita il presidente, Renato Zaghini, per celebrare questo formaggio ambasciatore dell’agroalimentare italiano nel mondo: “Sono anni che riusciamo ad aumentare la nostra quota di export – ha sottolineato – quest’anno c’è stata un’ulteriore accelerazione e questo non può che farci guardare con più ottimismo al futuro: vogliamo che questo prodotto si espanda nel mondo. Del resto per noi l’estero è importantissimo: il 50% delle nostre 5,2 mln di forme vanno all’estero”.

A sancire l’accordo che vedrà il Grana Padano Dop al fianco delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 come sponsor, un piatto firmato da Andrea Aprea, chef una stella Michelin. Tenendo d’occhio l’equilibrio nutrizionale, Aprea ha messo “L’energia di Grana Padano nel suo uovo”, unendo appunto a un uovo di selva al Grana Padano Riserva, a del pane integrale raffermo e ai funghi cardoncelli. “La volontà – ha spiegato lo chef – è quella di fare una ricetta golosa perchè io sono un cuoco ma con la nutrizionista abbiamo cercato di ridurre la parte dei grassi animali mettendo insieme la parte delle fibre vegetali, i sali minerali dei funghi e la parte proteica di uovo e Grana Padano oltre alla parte dei carboidrati del pane riuscendo a bilanciare una ricetta golosa ma fruibile da uno sportivo”. Un’interpretazione di gusto dell’unione tra questo formaggio simbolo dell’agroalimentare italiano e i cinque cerchi olimpici, che nelle parole di Zaghini diventano un messaggio di portata mondiale: “I cinque cerchi rappresentano l’unione del mondo: noi stiamo vedendo che il mondo sta andando verso una divisione, c’è la guerra, e il messaggio che vogliamo dare come Grana Padano è di unità, buon senso. Noi vogliamo partecipare a quei cinque cerchi che sono inattaccabili perchè anche il Grana Padano è su quella linea di pensiero”.

Pasta, da Sgambaro a De Matteis: non sono i pastai a speculare

Pasta, da Sgambaro a De Matteis: non sono i pastai a speculareMilano, 10 mag. (askanews) – I pastai italiani non ci stanno a passare per i responsabili della speculazione sul prezzo della pasta: le confezioni a scaffale oggi sono prodotte con le scorte di grano della scorsa stagione pagate ai prezzi lievitati di allora. Col nuovo raccolto e le quotazioni aggiornate, assicurano, i prezzi scenderanno. Il primo a lanciare questo messaggio è Giuseppe Ferro, amministratore delegato de La Molisana, quarto pastificio italiano nel mercato della pasta di semola secca, che abbiamo incontrato a Tuttofood.

“Penso che siano proprio gli agricoltori a speculare nel senso che due anni fa la materia prima è partita da 28 ed è arrivata a 56 euro al quintale quindi c’è stato un 100% di incremento dei costi. Noi abbiamo trasferito gli aumenti sulla pasta dopo otto mesi, adesso soltanto dopo un mese e mezzo di ribassi vogliono che il prezzo della pasta scenda – ci ha detto – ma noi come avevamo le scorte prima, abbiamo le scorte adesso. Sicuramente con la nuova campagna coi prezzi ancora più bassi il mercato si adeguerà”. Perchè, spiega ancora più chiaramente “Adesso stiamo utilizzando le scorte dell’anno scorso perchè è ovvio che non puoi lavorare senza scorte nei mulini. Nel momento in cui consumi le scorte avrai dei prezzi migliorativi, e sarai molto più competitivo anche sul mercato finale”. Il prezzo della pasta è finito nell’occhio del ciclone nelle ultime settimane, tanto da spingere il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, a convocare per giovedì 11 maggio la Commissione di allerta rapida per analizzare la dinamica dei prezzi. Secondo il Mimit nel mese di marzo il prezzo a scaffale è aumentato del 17,5% rispetto a un anno fa a fronte di prezzi di energia e materia prima ridotti. Gli agricoltori da subito avevano puntato il dito contro i pastai che, a loro dire non adeguerebbero il prezzo finale del prodotto ai costi della materia prima. Ma i produttori non ci stanno, come Pierantonio Sgambaro, presidente dell’omonimo pastificio veneto che dal 2001 utilizza esclusivamente grano duro prodotto in Italia: “Guardate che c’è stata una grande speculazione sul grano duro, speculazione che abbiamo subito: sono due anni che paghiamo il grano a prezzi incredibili e non parliamo dei costi energetici fino a qualche mese fa. Ora stiamo utilizzando le scorte dell’annata scorsa pagate molto care, per cui troviamo anche giusto proporre al mercato il prezzo che abbiamo pagato. E’ logico che se cntinua la riduzione del prezzo del grano adegueremo i prezzi della pasta in base al mercato”.

“E poi – avverte ancora Sgambaro alludendo alla commissione voluta dal ministero – non c’è bisogno di un intervento dall’alto, siamo noi che ci facciamo concorrenza l’uno con l’altro e decidiamo cosa fare nella nostra azienda. È naturale, che se il prezzo del grano scende, scende anche il prezzo della pasta”. A questo ragionamento Marco De Matteis, amministratore delegato della De Matteis Agroalimentare, pastificio avellinese con un fatturato al 2022 di circa 230 milioni di euro realizzato all’80% all’estero, aggiunge un altro tassello: “Credo che ci sia tanta disinformazione sul nostro settore: gli aumenti del prezzo della pasta si sono sviluppati nel 2022 con grande lentezza rispetto alle dinamiche di inflazione di materie prime ed energia che sono letteralmente esplose. Pertanto i pezzi che oggi vedono i consumatori sono soltanto il frutto parziale degli aumenti che i pastifici hanno subito nel 2022. In termini assoluti parliamo di pochissimi centesimi, e questo ritengo sia frutto di una attenzione forse eccessiva per questo prodotto che invece andrebbe tutelato perché solamente un prezzo giusto può remunerare i pastifici e di conseguenza può consentire il sostentamento di una filiera che deve necessariamente riconoscere anche agli agricoltori il giusto prezzo”.

De Matteis qui cita la sua Pasta Armando, un marchio premium, prodotto con grano 100% italiano della Filiera Armando, nato nel 2010 e commercializzato oggi in Italia e in circa 40 Paesi esteri. “Noi cerchiamo di fare tutto questo con Pasta Armando che compra il grano a prezzo minimo garantito a prescindere dalle fluttuazioni del mercato – ha sottolineato – credo che ci sia davvero un’attenzione un po’ miope verso questo problema quando invece la pasta andrebbe valorizzata”.

Kfc Italia: 114 mln di fatturato 2022, +70% sull’anno precedente

Kfc Italia: 114 mln di fatturato 2022, +70% sull’anno precedenteMilano, 9 mag. (askanews) – Kfc Italia – società del gruppo Yum! Brands Inc e attiva nella ristorazione veloce e attiva dal 2014 – ha chiuso il 2022 con un giro d’affari di 114 milioni di euro, in crescita del 70% rispetto a quello del 2021. Per il 2023 – si legge in una nota della società – è prevista una ulteriore crescita fino a 143 milioni di euro di giro d’affari (+25% rispetto al 2022) e i 20,7 milioni di clienti serviti, pari a un +25% rispetto allo scorso anno e a +107% sul 2021.

La curva di crescita è sostenuta dall’apertura di 38 nuovi ristoranti prevista entro i prossimi 20 mesi, di cui il 30% con servizio Drive Thru, il 30% inseriti in food court di centri commerciali e il 40% nei centri cittadini. Oggi KFC è presente in 15 regioni italiane con 67 ristoranti, di cui il 40% al Nord, il 20% al Centro e il 40% al Sud, tutti gestiti in franchising. L’obiettivo è raggiungere il traguardo dei 200 ristoranti sul territorio nazionale nei prossimi 5 anni, triplicando i numeri attuali e rafforzando la presenza del marchio in tutte le regioni, con un’attenzione particolare a Lombardia, Lazio, Triveneto, Emilia Romagna, Campania, Puglia, Sardegna. Pilastro della strategia di crescita sarà l’ingresso nel sistema Kfc Italia di GGC3 S.r.l , joint venture interamente italiana tra Iverna Holdings SA e Essebi SpA, con il ruolo di Corporate Franchisee. “I numeri del successo ottenuto in 10 anni di presenza sul mercato italiano rappresentano per noi una grandissima soddisfazione – dice Corrado Cagnola, responsabile di Kfc in Italia – I traguardi raggiunti sono la leva che ci ha spinti a puntare ancora più in alto nelle previsioni di sviluppo dei prossimi cinque anni, a partire da un’importante novità: l’introduzione di un nuovo modello di franchising con l’ingresso nel sistema, a partire da aprile 2023, di un Corporate Franchisee con un ruolo di leadership a beneficio degli altri franchisee, che si occuperà anche della gestione diretta di numerosi ristoranti del brand”.

Nella definizione degli accordi, il nuovo Corporate Franchisee è stato assistito dai team TMT, Corporate e Tax di Simmons & Simmons in Italia ed in UK. KFC è stata assistita da Linklaters per la parte legale, da Deloitte per la parte fiscale e da Banca Akros tramite la controllata Oaklins Italy S.r.l. – Gruppo BancoBPM – che ha ricoperto il ruolo di advisor finanziario esclusivo con un team guidato dall’Head of Consumer & Retail Elio Battaglia, dal Vice President Luca Morello e dall’Associate Narmin Vakilova. Gli obiettivi di sviluppo avranno importanti ricadute positive anche sull’occupazione: nel 2023 il Sistema KFC Italia creerà circa 500 nuovi posti di lavoro sul territorio nazionale italiano, per arrivare a raggiungere la soglia dei 5000 occupati entro 5 anni.

Nei piani di sviluppo tutti i nuovi ristoranti Kfc in Italia avranno un nuovo design, con colori più chiari e uno stile capace al tempo stesso di offrire un’atmosfera familiare, rilassante e accogliente. Anche 10 dei ristoranti più storici di Kfc in Italia saranno oggetto di remodeling finalizzato al nuovo design, che avrà sempre come segno di riconoscimento il bianco e rosso delle strisce del logo e l’iconico volto del Colonnello Sanders. (nella foto: Corrado Cagnola, responsabile KFC Italia)

Imballaggi, Uila: proposta Ue insensata e ideologica, lavoro a rischio

Imballaggi, Uila: proposta Ue insensata e ideologica, lavoro a rischioRoma, 9 mag. (askanews) – “Il nuovo regolamento Ue sugli imballaggi non eliminerà solo dagli scaffali dei supermercati l’insalata in busta o i cestini delle fragole ma cancellerà anche decine di migliaia di buoni posti di lavoro”. A lanciare l’allarme è il segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza con un comunicato sulla proposta di Regolamento avanzata dalla Commissione Ue che prevede l’addio alle confezioni in plastica monouso di peso inferiore a 1,5 kg per frutta e verdure.

“La cernita del prodotto avviene, infatti, nella maggior parte dei casi, manualmente e richiede una consistente quantità di lavoro. L’addio alle confezioni monouso – avverte – oltre a porre un problema ai consumatori che non potranno più acquistare insalate e frutta in buste confezionate per uso giornaliero, avrebbe, quindi, conseguenze drammatiche anche sul fronte occupazionale”. “Si rimane esterrefatti nel prendere atto di una produzione, quasi quotidiana, da parte degli uffici della Commissione europea prosegue Mantegazza – di proposte legislative dannose per le aziende italiane ed europee, che non si basano su delle valutazioni di impatto e che, in ragione delle conseguenze economiche e sociali che potrebbero avere, sembrano non rispondere al criterio di proporzionalità sancito dal diritto dell’Unione europea. Chiederemo anche al sindacato europeo del settore agroalimentare (Effat) di opporsi a questa proposta e a tutte quelle scelte della Commissione europea, sempre più basate su presupposti ideologici e che non coniugano insieme la sostenibilità ambientale con quella economica e sociale”.

Martina: obiettivo fame zero più lontano, schiaffo per chi ha fatto Expo

Martina: obiettivo fame zero più lontano, schiaffo per chi ha fatto ExpoMilano, 8 mag. (askanews) – “Nella lotta alla fame siamo ai numeri del 2015 e per chi ha vissuto Expo è uno schiaffo”. Maurizio Martina, vice direttore generale della Fao, scandisce queste parole da Milano, città dell’Expo 2015 quando lui era ministro delle Politiche agricole. Il palco è quello della nuove edizione di Tuttofood da dove dice: “La pandemia, la guerra e il cambiamento climatico hanno aggravato la situazione. Se anni fa credevamo di poter raggiungere l’obiettivo della fame zero dell’agenda 2030, oggi quell’obiettivo è molto più lontano”.

Un obiettivo che si allontana, dunque, come testimoniato dai numeri: “Editiamo a cadenza regolare rapporti che danno la misura dell’aggravamento della fame, il nostro rapporto ci ha detto che più di 850 milioni di persone soffrono la fame, un rapporto di settimana scorsa sulle crisi alimentari acute ci dice che più di 200 milioni di persone la soffrono. Gli obiettivi dell’agenda 2030 sono più lontani di ieri”. Questo impone una accelerazione nella lotta a questa piaga planetaria: “Nello spazio di 5-6 anni dal punto di vista agricolo alimentare dobbiamo recuperare un gap che non abbiamo recuperato in 15 anni, quindi dobbiamo raddoppiare gli sforzi nella metà del tempo”.

Tuttofood, Pazzali: ci candidiamo a essere piattaforma Ue agroalimentare

Tuttofood, Pazzali: ci candidiamo a essere piattaforma Ue agroalimentareMilano, 8 mag. (askanews) – “Oggi possiamo dichiarare formalmente che insieme a Credit Agricole possiamo candidarci a diventare la piattaforma europea dell’agroalimentare mettendo Milano al centro come il Salone del mobile fa con l’arredo”. Il presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, sceglie il palco dell’inaugurazione di questa edizione di TuttoFood per “benedire” l’operazione tra Fiera Milano e Fiere di Parma per la nascita di una piattaforma fieristica unica sull’agroalimentare, con TuttoFood e Cibus come fiere cardine per l’internazionalizzazione e la promozione cibo del made in Italy. Con questa operazione Fiera Milano ha ceduto il ramo d’azienda TuttoFood a Parma ed è diventata il secondo azionista privato dell’ente parmense con una quota del 18,5% dopo Crédit Agricole Italia, che detiene il 26,44%.

“Il food – ha ricordato Pazzali parlando davanti alla platea di TuttoFood dove sedeva anche l’ad di Fiere di Parma, Antonio Cellie – è un grande orgoglio per la nostra nazione, dal 2007 abbiamo sempre pensato che l’Italia non avesse una piattaforma, non avesse una fiera di riferimento internazionale. Sappiamo che le Fiere più forti sono in Germania e in Francia e da allora stiamo cercando di cambiare. Oggi su questo stiamo lavorando con Fiere di Parma e con Cibus”. Oltre Cibus e Tuttofood, in realtà ci sono ancora altre fiere sull’agroalimentare, che potrebbero essere messe a sistema. Pazzali durante il suo intervento cita Vinitaly e Macfrut ma se gli si chiede se saranno le prossime a finire nel mirino dell’alleanza Milano-Parma smorza un po’ i toni: “Ci sono fiere importanti come Vinitaly o Macfrut con cui quando dovremo proporci all’estero l’unione sarebbe auspicabile – ha detto – Questo è un lavoro che dovranno fare le fiere e io appoggio questo suggerimento del ministro di fare sistema verso l’estero. Noi siamo pronti a metterci a disposizione del governo anzi delle imprese italiane. Non mettiamo nessuno nel mirino, noi ci mettiamo a disposizione di tutti perché questa possa essere una piattaforma collaborativa per interessi reciproci e non di qualcuno”.

Lollobrigida a Ue: per cibo sinetico si segua iter approvazione farmaci

Lollobrigida a Ue: per cibo sinetico si segua iter approvazione farmaciMilano, 8 mag. (askanews) – “A Bruxelles ho avanzato la richiesta di non passare dalle procedure di Novel food legate alle produzioni sintetiche, ma di passare attraverso il processo di verifica attribuito ai farmaci, molto più lungo e approfondito, ma che garantisca, rispetto a una scelta epocale di questa natura, una percezione da parte delle popolazioni, che sia quella corretta”. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, torna più volte sul tema della carne coltivata durante il suo intervento all’inaugurazione di Tuttofood a Milano, invocando un iter per la approvazione di questi alimenti che sia quello che seguono i farmaci.

Ma all’Europa Lollobrigida lancia anche un altro messaggio in tema di agrofarmaci, viste le imminenti decisioni sulla riduzione del loro uso in agricoltura. Dobbiamo adottare “un modello di sviluppo meno ideologico con una riduzione degli agrofarmaci più lenta in modo tale da andare sì incontro all’ambiente ma dall’altra senza cancellare le nostre culture perchè alla fine le persone mangiano lo stesso”. “Scegliere di cancellare l’utilizzo degli agrofarmaci in assenza di piante che resistono alle fitopatie – è il ragionamento di Lollobrigida – significa semplicemente cancellare le sue imprese e comprare cibo da nazioni che usano 50-60 volte i pesticidi che tu proibisci in Europa”.