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Dati definitivi vendemmia 2022, su podio Veneto, Puglia e E.-R.

Dati definitivi vendemmia 2022, su podio Veneto, Puglia e E.-R.Roma, 14 giu. (askanews) – Veneto, Puglia ed Emilia Romagna sono le tre regioni sul podio dei maggiori produttori di vino e mosto nella vendemmia 2022. Rispettivamente con 12.602, 10.133 e 7.280 milioni di ettolitri prodotti tra uve e mosti. Il dato complessivo per la vendemmia Italia nel 2023 è di 49.843 milioni di ettolitri, in flessione dello 0,8% rispetto al dato 2021 (50.232 mln ettolitri), ma nel complesso leggermente sopra alla media degli ultimi 5 anni. E’ quanto emerge dai dati vendemmiali definitivi pubblicati dal Masaf e redatti sulla base delle dichiarazioni Agea. Dati che confermano la stima totale provvisoria fatta da Assoenologi, Uiv e Ismea a inizio settembre, ma con differenze nelle diverse aree.

Se da un lato la produzione complessiva si è mantenuta ai 50 milioni, la ripartizione sui territori non ha pienamente rispettato le previsioni fatte a settembre a causa delle particolari situazioni meteo che hanno caratterizzato i mesi della raccolta. Le regioni del Nord, colpite da temperature estive torride accompagnate poi dai fenomeni temporaleschi in agosto (anche con qualche danno), che potevano far pensare a produzioni contenute, si sono invece caratterizzate per un buona tenuta delle produzioni. Addirittura in evidente aumento in Veneto (+7,2%) e Friuli (+9,1%) proprio grazie al positivo andamento dei mesi di settembre e ottobre e ad una conduzione ottimale del vigneto. Di contro nelle regioni del Sud, in particolare Campania a 536 milioni di ettolitri (-20,4%) e Sicilia a 3.514 milioni di ettolitri (-23,2%) e parte della Puglia (-2,3%) che con 10.133 milioni di ettolitri resta comunque la seconda regione produttrice, le torride temperature estive e la stentata vegetazione, che si pensava fosse compensata dalle piogge del mese di agosto, hanno invece determinato una evidente riduzione della produzione che deve far riflettere su come trovare forme di soccorso idrico adeguato in casi di temperature eccezionali come quelle dell’estate scorsa. Anche al Centro, Lazio (-16,5%) e Abruzzo (-7,9%) hanno risentito più del previsto dello stress estivo subito dai vigneti.

Alla luce dei dati definitivi, la vendemmia 2022 risulta leggermente sopra alla media degli ultimi 5 anni, spiega Assoenologi, ma allineata nel lungo periodo considerando anche il costante rinnovamento dei vigneti e l’attenta conduzione tecnica che oggi esprimono le aziende viticole, a garanzia di un’adeguata produzione e qualità. “Con questa analisi – conclude l’associazione – ci approcciamo alla prossima vendemmia con grande apprensione e incertezza per un 2023 che già si sta caratterizzando per un andamento climatico all’insegna della variabilità e che vede già impegnati i tecnici viticoli e gli enologi in un attento lavoro di monitoraggio e di tempestiva programmazione delle operazioni di campagna per garantire un adeguato livello qualitativo al vino italiano”.

Luca Zaglio nuovo direttore generale di Melinda-La Trentina-Apot

Luca Zaglio nuovo direttore generale di Melinda-La Trentina-ApotTrento, 14 giu. (askanews) – Luca Zaglio è stato indicato come nuovo direttore generale di Melinda-LaTrentina-Apot: entrerà in carica il primo luglio 2023. Lo hanno reso noto i presidenti Ernesto Seppi (Consorzio Melinda), Rodolfo Brochetti (La Trentina) e Ennio Magnani (APOT) durante l’odierno Consiglio di amministrazione di Melinda, esprimendo la più viva soddisfazione per la nomina. Milanese, 56 anni, Zaglio è un ingegnere gestionale esperto nel mondo dell’agrifood. In tre decenni di carriera, ha ricoperto incarichi in diverse aziende acquisendo una particolare specializzazione nel comparto alimentare. “La fiducia espressa è per me motivo di orgoglio, desidero ringraziare l’azienda per avermi offerto questa grande opportunità – ha affermato il neo direttore – Le sfide che ci attendono sono difficili quanto stimolanti e sono certo che sapremo affrontarle insieme nel migliore dei modi. Il mio pensiero va a tutti i colleghi e ai soci che da sempre si impegnano con successo nel sostenere una realtà così apprezzata come Melinda e La Trentina: il loro aiuto e il loro esempio saranno per me di grande supporto”.

Zaglio prende il posto di Paolo Gerevini che lascia l’incarico dopo quasi sette anni e che assumerà a sua volta il ruolo di direttore generale di MelindaLab, il laboratorio di prodotti e idee che, all’interno del gruppo Melinda, si occupa di sviluppare il settore dei trasformati a base di mele. “Nel corso del suo mandato, Paolo ha fornito un contributo eccezionale sostenendo con grande impegno e altrettanta passione le iniziative del Consorzio e contribuendo con il suo impegno e la sua professionalità alla crescita dell’azienda – ha dichiarato Seppi, a nome di tutto il il consiglio di amministrazione – Di questo gli siamo e gli saremo sempre profondamente grati. Sono certo che continuerà a dimostrare le proprie capacità anche nel suo nuovo incarico. Luca esprime tutte quelle qualità che sono da sempre alla base del nostro lavoro. Il suo apporto sarà decisivo per affrontare al meglio le sfide che ci attendono: dal consolidamento della nostra posizione sul mercato al rafforzamento di un modello di produzione sempre più sostenibile”. (nella foto: Luca Zaglio è stato indicato come nuovo direttore generale di Melinda-LaTrentina-Apot)

Lollobrigida: la Pac non basta, investire su Tea e innovazione

Lollobrigida: la Pac non basta, investire su Tea e innovazioneRoma, 13 giu. (askanews) – “La PAC è uno strumento importante, ma non è sufficiente. Gli sforzi della ricerca nel settore primario devono essere velocizzati e implementati, investendo quante più risorse possibili sulle tecniche evolutive e sull’innovazione per avere colture resistenti e produttive”. Lo ha detto il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, intervenendo all’incontro informale dei Ministri dell’Agricoltura a Stoccolma presieduto dal ministro degli Affari rurali della Svezia Peter Kullgren.

“Gli obiettivi che ci siamo dati rispetto alla sostenibilità ecologica non sono in discussione, ma i tempi e i modi lo devono essere. La sicurezza ambientale, energetica e la sovranità alimentare devono essere garantite”, ha ribadito il ministro riguardo alle sfide e alle opportunità che la transizione verde può avere per i settori agricoli e forestali. “È necessaria – ha proseguito – una visione sui fitofarmaci, sullo sforzo di pesca e sulle politiche forestali che salvaguardi la competitività delle imprese europee. Gli agricoltori, gli allevatori, i nostri pescatori hanno fatto sforzi importanti, non replicati in altre aree del pianeta. Ma non possono pagare da soli”.

Il ministro Lollobrigida ha poi sottolineato come vi sia la necessità di una politica europea di sostegno allo sviluppo delle aree deboli del pianeta. “Serve uno sviluppo compatibile con il benessere che non può prescindere dall’ambiente, dalla qualità e dalla disponibilità di cibo a costi accessibili. Questo si ottiene soprattutto sostenendo un modello agricolo virtuoso, come è quello europeo”. “Negli interventi di oggi è emerso che la Sovranità alimentare a livello nazionale ed europeo, seguendo l’esempio di Italia e Francia, è uno degli obbiettivi per sempre più Stati”, ha concluso il ministro.

Confagri Molise: peronospora sta devastando comparto vinicolo

Confagri Molise: peronospora sta devastando comparto vinicoloRoma, 12 giu. (askanews) – Il comparto vinicolo molisano sta per essere messo in ginocchio da intensi attacchi di peronospora dovuti alle condizioni meteo (pioggia eccessiva e conseguente umidità) che si sono abbattute sul territorio nel mese di maggio. Per questo nei giorni scorsi la sede di Confagricoltura Molise ha segnalato al presidente nazionale dell’associazione agricola, Massimiliano Giansanti, la grave situazione che sta interessando il territorio basso molisano.

I danni, spiega Confagri Molise, rischiano di mettere in ginocchio un intero settore produttivo. Le produzioni sono quasi completamente compromesse e oltre al danno diretto per le aziende agricole, preoccupa la possibilità di approvvigionamento per le imprese vinicole del territorio già colpite da una importante crisi del settore. Proprio scorso venerdì il presidente Giansanti ha incontrato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, chiedendo di porre attenzione al problema che sta vivendo il Molise.

“Ringrazio il presidente per la sensibilità con cui ha raccolto le nostre istanze – dice la presidente di Confagricoltura Molise, Maria Concetta Raimondo – e per la celerità con cui si è attivato direttamente con il ministro. Attendiamo nei prossimi giorni degli aggiornamenti sulle misure di sostegno che speriamo vengano adottate dal governo quanto prima”.

The World’s 50 best restaurants: Bartolini a 85esimo posto

The World’s 50 best restaurants: Bartolini a 85esimo postoRoma, 8 giu. (askanews) – Enrico Bartolini con il suo ristorante Mudek di Milano entra all’85esimo posto nella classifica dei The World’s 50 Best Restaurants, che stila la classifica dei migliori ristoranti al mondo. Oggi sono state svelate le posizioni 51-100, ma bisognerà attendere altre due settimane per le prime 50 posizioni, che saranno rese note nella cerimonia di premiazione che quest’anno si terrà martedì 20 giugno a Valencia.

L’elenco 51-100 della 21° edizione della premiazione, che coinvolge i ristoranti di cinque continenti, è il risultato dei voti di 1.080 esperti indipendenti che appartengono al mondo della gastronomia, da chef e giornalisti di fama internazionale a gastronomi itineranti che danno forma alla classifica completa del The World’s 50 Best Restaurants 2023 che sarà svelata tra meno di due settimane.L’elenco 51-100 include 12 new entry da 11 diverse città, da Quito e Panama City, a Istanbul e Parigi; 15 partecipanti provengono dall’Asia, 21 dall’Europa, sei dal Nord America, cinque dal Sud America e tre dal Medio Oriente & Africa. La new entry più alta nella classifica 51-100 è Mérito, Lima, al No.59. Tra i tre ristoranti new entry del Sud America, due si trovano a Quito e Panama City, città che compaiono per la prima volta in classifica: il Nuema, a Quito, si posiziona al No.79, il Maito, a Panama City, al No.100. I ristoranti Lasai (No.58) e Oteque (No.76) sono a Rio de Janeiro in Brasile, mentre il ristorante Mérito (No.59) si trova a Lima, in Perù.

L’alta cucina nordamericana continua a far parlare di sé, con cinque ristoranti negli Stati Uniti e uno in Messico, tutti posizionati nella classifica 51-100.Con 21 ristoranti presenti in classifica, l’Europa guadagna quattro nuovi ingressi: il ristorante Enrico Bartolini a Milano (No.85); Kei a Parigi (No.93); Ceto, l’ultima apertura dello chef Mauro Colagreco a Roquebrune-Cap-Martin (No.95) e il ristorante Ricard Camarena Restaurant, situato nella città ospite di Valencia (No.96). Dalla Turchia, sono presenti due ristoranti di Istanbul: il Neolokal che rientra in classifica e si posiziona al No.63 e la new entry Turk Fatih Tutak (No.66).

Il Belgio è presente con il ristorante Hof Van Cleve a Kruishoutem (No.52). La città di Copenaghen ne conta due: Jordnær (No.57) e Kadeau (No.91). Oltre ai due nuovi ingressi, si sono classificati altri quattro ristoranti francesi: a Parigi, l’Arpège (No.62), Le Clarence (No.67) e Alléno Paris al Pavillon Ledoyen (No.78), insieme al Flocons de Sel a Megève (No.80). L’Ernst a Berlino (No.55) e il Tantris a Monaco (No.77) sono i due ristoranti tedeschi inseriti nella classifica estesa.La Spagna è invece rappresentata dal ristorante Aponiente a El Puerto de Santa María (No.64), dall’Azurmendi a Larrabetzu (No.81) e dall’Enigma a Barcellona (No.82), mentre la città ospitante, Valencia, compare per la prima volta nella lista. Ci sono anche tre ristoranti londinesi, il Brat (No.53), il Core della chef Clare Smyth (No.71), rientrato quest’anno in classifica, e il Lyle’s (No.86).

 

Famiglie italiane sprecano quasi 20 kg di cibo all’anno

Famiglie italiane sprecano quasi 20 kg di cibo all’annoRoma, 8 giu. (askanews) – Gli italiani hanno sprecato nel 2018 in media 370 grammi alla settimana per famiglia di cibo, pari a quasi 20 kg per famiglia all’anno. E nel 2021 si è avuto un aumento dello spreco domestico che è arrivato a 420 grammi alla settimana per famiglia.

Il dato è allineato con quanto misurato in Olanda (365 g/settimana) e più basso di quanto rilevato in Spagna (534 g/settimana), Germania (534 g/settimana) e Ungheria (464 g/settimana). Ridurre le perdite e gli sprechi alimentari lungo l’intera catena di produzione è un’importante priorità politica, inclusa negli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs) per il 2030. Sono i dati dell’Osservatorio Sprechi alimentari del Crea Alimenti e Nutrizione, presentati da Laura Rossi, nutrizionista e coordinatore dell’Osservatorio e membro del comitato scientifico della SINU, al XLIII Congresso Nazionale della SINU Società Italiana di Nutrizione Umana.

In Italia si gettano maggiormente prodotti completamente inutilizzati (43,2% vs 31% della quantità sprecata), mentre si riscontra una minor propensione a gettare gli avanzi del piatto (14,6% vs 20,0%) ed anche i prodotti aperti, ma non finiti di consumare perché scaduti (30,3% vs 36%). Nel 2021 si è avuto un aumento dello spreco domestico che è arrivato a 420 g/settimana/famiglia. Si osserva un maggior spreco nelle famiglie monocomponenti. Inoltre, si riscontra una certa propensione di spreco alimentare nei segmenti di età più giovane e tra i nuclei familiari con maggiori disponibilità economiche. Di contro, la consapevolezza delle famiglie dell’impatto negativo dello spreco su diversi ambiti è piuttosto elevata. L’impatto economico è il più sentito (70%), di gran lunga superiore a quello sociale (59%) e ambientale (55%).

In un’ottica di maggiore consapevolezza e occhio ai consumi quotidiani, la SINU Società Italiana di Nutrizione Umana, in occasione del XLIII Congresso Nazionale, fornisce alcuni consigli, buone pratiche da mettere in atto nella vita familiare e quotidiana, per evitare lo spreco: pianificare il menù settimanale, definire le quantità da acquistare e cucinare, no agli acquisti d’impulso o in eccesso, fare sempre la spesa dopo mangiato e mai a stomaco vuoto, imparare a riconoscere se un alimento è ancora buono e a leggere l’etichetta, riutilizzare gli avanzi, seguire la Dieta Mediterranea e le porzioni consigliate di ciascun alimento, preferire monoporzioni o porzioni piccole e infine educare le nuove generazioni.

A Chieti focus su olivicoltura Appennini tra rilancio e abbandono

A Chieti focus su olivicoltura Appennini tra rilancio e abbandonoRoma, 8 giu. (askanews) – Quale futuro per l’olivicoltura tradizionale delle colline appenniniche? È questo il tema al centro della tornata organizzata dall’Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio che si terrà domani, venerdì 9 giugno a Casoli, in provincia di Chieti. Obiettivo: individuare un possibile percorso di rilancio e ammodernamento dell’olivicoltura tradizionale collinare della dorsale appenninica.

Con 207mila ettari tra Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e Molise che rappresentano il 21% del totale olivicolo nazionale in base ai dati del Censimento 2020, rischia infatti di divenire marginale dal punto di vista economico. Guidato dai ricercatori del Crea, l’ente di ricerca del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, e delle università di Teramo, Perugia, Molise e Gabriele d’Annunzio (Chieti-Pescara), il convegno vedrà la partecipazione del vicepresidente della Giunta regionale e Assessore all’Agricoltura della Regione Abruzzo, Emanuele Imprudente.

La sfida è quella di creare le condizioni per la diffusione sul territorio di modelli aziendali di successo, sfruttando le opportunità della presenza di abbondanti superfici olivicole e di un patrimonio di varietà tradizionali ad alto valore commerciale. L’olivicoltura delle colline appenniniche sconta, infatti, una forte frammentazione fondiaria e una rilevante assenza di irrigazione ma anche un elevato valore paesaggistico e ambientale nonché varietà autoctone che, con le giuste scelte, possono far sì di aumentare l’attuale bassa produttività affinché si scongiuri il rischio abbandono.

In Toscana ok a indirizzi su contrasto bracconaggio e ungulati

In Toscana ok a indirizzi su contrasto bracconaggio e ungulatiRoma, 8 giu. (askanews) – La Regione Toscana ha approvato gli indirizzi generali e gli indirizzi specifici di azione delle polizie provinciali e le modalità di monitoraggio per il 2023 per il contrasto a bracconaggio e ungulati.

Con l’approvazione della legge 70 del 2019 infatti la Regione deve ogni anno dare gli indirizzi specifici di azione alle polizie provinciali. Fra questi, ad esempio, fornisce un numero minimo di servizi in materia di vigilanza venatoria e ittica, così come rafforza il contrasto alle pratiche illegali nei confronti della beccaccia, e rafforza anche il coordinamento delle polizie provinciali in termini di controllo per i danni all’agricoltura e il contenimento delle specie ungulate in ambito urbano. “Anche quest’anno – ha detto la vicepresidente e assessora all’agricoltura Stefania Saccardi – la Regione Toscana garantirà tramite le Polizie provinciali e il loro coordinamento un attento controllo del territorio sia per quanto riguarda il contrasto al bracconaggio sia alla presenza di ungulati”.

Il presidente Gianni Lorenzetti ricorda che “permangono le difficoltà legate alla scarsità di risorse e alla mancata delega di alcune funzioni amministrative ma questo dialogo continuo e la collaborazione che è avviata auspichiamo – conclude – possano rafforzarsi nel tempo per consentire alle stesse polizie provinciali di operare attraverso linee guida chiare e strumenti efficaci per affrontare con determinazione queste problematiche, anche alla luce della riforma delle province incardinata proprio ieri in Parlamento”.

Coldiretti: legge delega su florovivaismo vale 2,6 miliardi

Coldiretti: legge delega su florovivaismo vale 2,6 miliardiRoma, 8 giu. (askanews) – La legge delega sul florovivaismo rappresenta “una opportunità per promuovere un settore cardine per l’economia italiana”. Il florovivaismo infatti vale oltre 2,6 miliardi di euro con il coinvolgimento di 27.000 aziende florovivaistiche attive in Italia su 30mila ettari coltivati che garantiscono il lavoro lungo tutta la filiera a 200.000 persone a livello nazionale. Così il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, in occasione del Consiglio dei ministri per l’approvazione della delega al Governo che consentirà di definire una cornice normativa organica al florovivaismo.

Per Coldiretti è fondamentale la previsione di criteri direttivi per l’articolazione della filiera florovivaistica distinguendo le attività agricole e quelle di supporto alla produzione e per definire l’attività agricola florovivaistica conformemente al dettato dell’articolo 2135 del codice civile. In attuazione della delega, il Governo – precisa la Coldiretti – dovrà anche definire le figure professionali che operano nel comparto florovivaistico, compresi i settori del verde urbano e periurbano, e disciplinare i Centri per il giardinaggio inquadrandoli all’interno della filiera florovivaistica. Si tratta di un settore dinamico particolarmente orientato alle esportazioni con un valore di 1,2 miliardi nel 2022, pari a quasi la metà del fatturato ma a pesare sono le importazioni balzate del 35% nell’ultimo anno toccando il massimo di sempre a quasi 900 milioni di euro, secondo analisi Coldiretti su dati Istat. A preoccupare – precisa la Coldiretti – sono da un lato gli effetti dei cambiamenti climatici che stravolgono i cicli produttivi e dall’altro l’aumento dei costi che colpisce i bilanci delle imprese.

“Con una differente politica del verde potremmo affrontare meglio anche l’aumento esponenziale dei costi”, spiega Prandini. “La valorizzazione del verde ha un importante peso economico, ma è ricopre anche un ruolo strategico per il benessere e la salute delle nostre comunità” conclude, nell’auspicare una celere approvazione del disegno di legge e dei decreti legislativi delegati, che il Governo dovrà adottare entro i due anni successivi.

Agricoltura, concluso PSRN 2014-2022: 2,8 mld per competitività aziende

Agricoltura, concluso PSRN 2014-2022: 2,8 mld per competitività aziendeRoma, 7 giu. (askanews) – Investire nell’efficienza della risorsa idrica per rispondere concretamente all’emergenza siccità. Tutelare e migliorare la biodiversità animale. E soprattutto proteggere il raccolto, gli animali, le piante, grazie a una grande campagna di incentivazione degli strumenti assicurativi.

Sono queste le fondamenta sulle quali è stato costruito il Programma di Sviluppo Rurale Nazionale (PSRN) 2014-2022, cofinanziato dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), di cui oggi a Roma sono stati illustrati i risultati nell’evento di chiusura organizzato dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Un piano da 2,8 miliardi che rappresenta una delle grandi leve strategiche per la competitività delle imprese agricole italiane. Quattro le priorità fondamentali: proteggere, stabilizzare, tutelare, investire, con l’obiettivo di accompagnare gli agricoltori italiani verso sistemi produttivi più moderni, flessibili e sostenibili da un punto di vista economico, sociale e ambientale. Un cammino che il Masaf intende continuare a perseguire con il nuovo ciclo di programmazione 2023-2027. L’adesione delle imprese agricole italiane al Programma è stata importante. Il Piano ha consentito di assegnare 2,2 miliardi di contributi agli agricoltori per l’adesione agli strumenti di Gestione del Rischio, una necessità – quella delle assicurazioni anticatastrofali – sempre più sentita dalle imprese a causa degli eventi estremi a cui devono fare fronte. A oggi, per tutte le campagne attivate (2015-2022) sono state ammesse a finanziamento 1.104.826 domande, per un importo di circa 2,1 miliardi di euro di cui il 95% già liquidato.

Grande attenzione da parte delle imprese agricole italiane anche alla misura destinata alle infrastrutture per l’irrigazione. Il Programma ha investito con forza sul miglioramento della capacità di accumulo delle acque e sulla riduzione delle perdite delle reti, rendendo così più efficiente l’uso dell’acqua dell’agricoltura italiana. Il Programma è andato a incidere su una superficie pari a circa 546.000 ettari corrispondente al 18% della superficie attrezzata per l’irrigazione. Complessivamente è stato ottenuto un risparmio idrico di circa 236 milioni di metri cubi per ogni stagione irrigua, l’equivalente di 94.000 piscine olimpioniche. Altra voce importante del PSRN è quella del miglioramento genetico del patrimonio zootecnico e la biodiversità animale attraverso la creazione di un sistema informatico in modalità “Open Data”. La piattaforma informatica è stata sviluppata nell’ambito del progetto LEO (Livestock Environment Opendata – Piattaforma Opendata per la Zootecnia) che raccoglie informazioni su circa 190 razze allevate in Italia, di cui 150 autoctone o a limitata diffusione. Un progetto in grado di mettere a disposizione degli allevatori una enorme quantità di informazioni utili per il miglioramento del potenziale genetico delle nostre razze e del livello quali-quantitativo delle produzioni zootecniche nazionali.